Littérature scientifique sur le sujet « Rappresentazioni mentali »

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Articles de revues sur le sujet "Rappresentazioni mentali"

1

Paternoster, Alfredo. « Putnam contro le rappresentazioni mentali : il caso della percezione ». Rivista di estetica, no 32 (1 août 2006) : 157–75. http://dx.doi.org/10.4000/estetica.2408.

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Aglioti, Salvatore Maria, et Ilaria Bufalari. « Trasformare le rappresentazioni mentali e neurali del corpo e del sé ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 1 (mars 2015) : 113–28. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2015-001009.

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3

Ceccherelli, Andrea. « Rappresentazioni mentali e serie interpretative. L’infinito e Alla luna in polacco ». Italica Wratislaviensia 13, no 2 (2022) : 15–34. http://dx.doi.org/10.15804/iw.2022.13.2.01.

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Résumé :
The article examines the Polish ‘translation series’ of two idylls by Giacomo Leopardi: L’infinito and Alla luna, focusing on selected linguistic and cultural factors behind the translators’ choices. In L’Infinito, one notices a recurrent difficulty in effectively rendering the alternation of the demonstratives questo and quello and the key metaphor of naufragare. In both cases, the purported Polish lexical counterparts fail to produce an adequate mental representation, and as a result the scene constructed by the translators hardly conveys the scene constructed by the author. For their part, the Polish versions of Alla luna display a striking interpretative tradition of the last verse, with the second che in ‘ancor che triste e che l’affanno duri’ understood by all translators in an optative sense (as a wish), rather than in a concessive sense. Having used the variantist approach to show that the intentio auctoris unequivocally provides a concessive phrase and that the intentio operis does not admit the stereotype of masochism (a degeneration of the topos of Leopardi as a Weltschmerz poet), I focus on the intentio interpretis (a specific form of intentio lectoris) and argue that this tradition of translatory infidelity stems not only from the probable reliance of each version on its predecessor(s) (typical of what textual philology calls ‘conjunctive errors’), but also – given the absence of such an interpretative tradition in other languages and cultures – from the Polish translators’s unconscious mental predisposition to accept such a misrepresentation. The roots of this predisposition are to be found in the history of Polish culture as it has been formed – and deformed – since the 19th century, when the cult of suffering became central to it.
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Barone, Lavinia, et Alessandra Frigerio. « Qualitŕ della disorganizzazione nelle rappresentazioni mentali d'attaccamento delle madri : uno studio pilota nell'ambito del maltrattamento ». MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no 3 (septembre 2009) : 39–50. http://dx.doi.org/10.3280/mal2009-003005.

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Résumé :
- Objective: this study focuses on the investigation of disorganized attachment in a group of maltreating mothers in order to identify potential risk factors of abusive parenting. Method: A sample of 10 "maltreating" mothers and a control group matched by age and socio-economic status were recruited. Mothers' attachment mental representations were assessed using the Adult Attachment Interview (AAI). The AAIs were coded by two different coding systems (i.e. Main et al. and Lyons-Ruth et al. systems) in order to fully investigate the disorganization of maternal states of mind. Results: Preliminary data show a significant percentage of disorganized attachment according to the new Hostile-Helpless classification system. Specifically, the hostile subtype was more frequent than other indicators of disorganization, thus showing potential implications related to abusive parenting.Key words: Adult Attachment Interview, disorganization, maltreatment, parenting.Parole chiave: Adult Attachment Interview, disorganizzazione, maltrattamento, genitorialitŕ.
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Nicolais, Giampaolo, Anna Maria Speranza, Simona Guarino et Cristina Trentini. « Rappresentazioni mentali materne e qualitŕ degli scambi diadici in un gruppo di bambini a rischio di maltrattamento ». MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no 3 (septembre 2009) : 51–63. http://dx.doi.org/10.3280/mal2009-003006.

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Résumé :
- Problem: maltreatment impacts on the quality of interactive exchanges, precociously putting the infant at risk for maladaptive outcomes. Method: research involved 37 mother-infant dyads at risk for maltreatment and 37 non-referred dyads. AAI has been administered to the mothers; furthermore, dyadic interactive exchanges were observed and video-recorded. Results: in comparison with the control group, the at-risk group shows a prevalence of disorganized models (X= 12,2; p < 0,01). Additionally, in the at-risk group an influence of maternal mental state on the interactive quality has been evidenced: dismissing mothers present lower sensitivity (F = 4,87; p < 0,01), whereas disorganized mothers express more negative affective states (F = 5,65; p < 0,01). Conclusions: early traumatic relational experiences influence maternal state of mind with respect to attachment, thus compromising the process of dyadic affective regulation.Key words: child maltreatment, traumatic experiences, attachment, dyadic interaction.Parole chiave: maltrattamento infantile, esperienze traumatiche, attaccamento, interazione diadica.
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6

Smaniotto, Cristina, Rachele Ceschin, Elena Gualtieri, Stefania Nai et Angelo Zappalà. « La nuova sfida della video psicoterapia su Internet ». QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no 47 (février 2021) : 121–36. http://dx.doi.org/10.3280/qpc47-2020oa11209.

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Résumé :
L'articolo valuta l'impatto del setting a distanza sulla relazione terapeutica. Gli autori valutano se l'alleanza terapeutica possa variare in funzione dei diversi contesti (on-line e in presenza) e se sia un fattore predittivo del buon esito della terapia anche negli interventi psicologici on-line. Successivamente, viene considerata la dimensione non verbale e corporea nella terapia vis à vis da remoto, definita in questo lavoro come Video Psicoterapia su Internet (VPI), approfondendo il tema della sintonizzazione e co-regolazione della diade, posta ora di fronte a uno schermo. L'articolo inoltre apre alcune riflessioni rispetto all'attenzione e alle rappresentazioni mentali del terapeuta e del paziente nel nuovo setting. L'analisi degli studi condotta dagli autori evidenzia come l'alleanza terapeutica non vari fra il setting on-line e quello in presenza e che nella terapia on-line l'alleanza terapeutica non sia un predittore del buon esito della cura. Gli autori auspicano inoltre un progredire della ricerca empirica per la valutazione dei trattamenti bottom-up nella VPI, tenuto conto dei limiti della dimensione non verbale e corporea in questo setting.
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Barcellona, Pietro. « Elogio del discorso inutile ». RUOLO TERAPEUTICO (IL), no 114 (mai 2010) : 28–40. http://dx.doi.org/10.3280/rt2010-114003.

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Résumé :
La nostra epoca tecnico-scientifica sembra ossessionata dalla risoluzione di problemi, pratici o teorici che siano. Saggisti, opinionisti e persino filosofi non resistono al richiamo delle sirene. Il dramma č che ai consulenti predicatori che forniscono ricette e soluzioni, fa da contraltare una schiera sempre piů vasta di individui disorientati e incapaci di prendere decisioni autonome. La ricerca della veritŕ, perň, č ben diversa dalla ricerca di rimedi efficaci, perché implica la creazione di un nuovo spazio mentale, dove pensieri ed emozioni si trasformano in nuovi pensieri ed emozioni. Di qui la scelta dell'elogio del discorso "inutile", che attiene alle trasformazioni soggettive, alle relazioni affettive, liberando lo spazio mentale dai vincoli del conformismo sociale e dall'etica del successo. Sono "inutili" tutti quei discorsi che riguardano la sfera psichica, che producono rappresentazioni mentali diverse e creano scenari differenti da quelli consueti. Si tratta di dialoghi interattivi, creativi, dove non č possibile distinguere chi dona da chi riceve e richiamano le riflessioni sul radicamento di Simone Weil, secondo cui sapere č comprendere e non apprendere. L'efficacia del comprendere ha a che vedere con la trasformazione del soggetto, attraverso il suo sguardo sul mondo. Il discorso "inutile" usa il linguaggio dell'eccedenza, che ci aiuta ad appezzare l'incalcolabile significato degli affetti, dell'amicizia, di tutto ciň per cui vale la pena di perdere la vita per ritrovarla piů ricca. Come la conversione di Paolo, ogni nuova visione del mondo č un'irruzione dell'impensato nella vita quotidiana. E l'impensato sta a testimoniare l'eccedenza. Possiamo considerare i percorsi psicoanalitici delle conversioni, perché si strutturano nel tempo attraverso la creazione di nuovi significati, che retroagiscono sulla storia del soggetto, rilanciandola in avanti.
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Ianì, Francesco. « Il corpo nella psicologia cognitiva ». PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no 1 (juin 2022) : 157–72. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-001012.

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Résumé :
Per definizione, la psicologia cognitiva sembra occuparsi di tutto ciò che non ha a che fare con il corpo: processi cognitivi, rappresentazioni mentali, tracce mnestiche etc. Nel presente articolo, l'autore cerca di evidenziare come invece, al-meno nelle ultime due decadi, il corpo sia entrato prepotentemente al centro del dibattito di tutte quelle discipline che ruotano attorno alla scienza cognitiva. La nascita della cosiddetta Embodied Cognition (EC) ha rappresentato per certi aspetti una piccola rivoluzione che ha mutato in modo radicale, quanto meno all'interno di specifici domini, il modo di intendere la mente. Pur in un'ottica critica, l'autore mira ad evidenziare come uno dei più grandi meriti dell'EC consista nell'aver minato alle fondamenta alcuni assunti insiti nella psicologia cognitiva, quali la netta distinzione tra conoscenza procedurale e dichiarativa, tra percezione e azione, e quella più generale tra l'ambiente percepito e le strutture cognitive at-traverso il quale esso viene rappresentato. L'autore mira a evidenziare come l'EC abbia quindi permesso di evidenziare l'estrema flessibilità, epistemologica e operativa, delle funzioni cognitive e la loro dipendenza dall'azione e dal corpo, distin-guendosi così da diverse teorizzazioni precedenti in cui il primato del ruolo del lin-guaggio non era mai stato messo in discussione.
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Gottken, Tanja. « Terapia Psicoanalitica Infantile breve (PaCT) per bambini che mostrano sintomi emotivi e disturbi dell'affettivitŕ ». INTERAZIONI, no 1 (juillet 2012) : 53–78. http://dx.doi.org/10.3280/int2012-001005.

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Résumé :
La Terapia Psicoanalitica infantile breve (PaCT) prevede 20-25 sedute psicoterapeutiche condotte in diversi setting (genitori e bambino insieme; bambino e genitori separatamente). Nel corso di tali sedute, terapeuta, genitori e bambino cercano di individuare e modificare il tema conflittuale centrale, mettendo in evidenza la relazione che definiamo "Triangolo di costellazioni Psicodinamiche" (ToP, Triangle of Psychodynamic constellations). Conformemente alle nozioni di terapia psicoanalitica, proponiamo due fattori di cambiamento. Innanzitutto, il trattamento intende modificare le rappresentazioni mentali ancora in essere nel bambino, come pure i conseguenti stili cognitivi-emotivi. In secondo luogo, si impegna a promuovere la mentalizzazione genitoriale (Fonagy et al., 2002) intorno al bambino tramite sedute con i genitori, con cadenza regolare (ogni 4 sedute). Nel gioco libero, intendiamo agire sul conflitto principale del bambino per integrarlo con tecniche basate sulla mentalizzazione, adattandole al livello di strutturalizzazione del bambino. Riteniamo che l'efficacia della PaCT dipenda in modo critico dal lavoro con i genitori, in particolare dal padre e dalla sua capacitŕ di "triangolare", ovvero di accettare in modo attendibile e fedele il ruolo di "terzo oggetto" al fine di consentire il distacco del bambino dall'oggetto primario che č la madre (Mahler, Abelin). Nonostante le difficoltŕ riscontrabili nell'applicazione concreta dei trattamenti psicodinamici senza epurarli della loro complessitŕ, abbiamo cercato di creare la PaCT in forma concreta. Auspichiamo pertanto di accrescere l'applicazione e l'accessibilitŕ dei trattamenti psicoanalitici, per una piů vasta gamma di setting (ad esempio, vantaggi per i tirocinanti), nonché per aiutare a valutare sistematicamente il risultato del trattamento attraverso sperimentazioni controllate, la prima delle quali č attualmente in corso presso la nostra clinica. Questo articolo illustrerŕ la PaCT attraverso del materiale clinico.
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Severino, Paolo. « Il ruolo della certificazione in psichiatria : effetti iatrogeni e funzioni terapeutiche ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 2 (juillet 2011) : 111–29. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2011-002009.

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Résumé :
L'articolo intende esaminare il problema della certificazione medica in generale e piů in particolare della certificazione psichiatrica e considerare il significato e la rilevanza di questa attivitŕ medica, le sue implicazioni psicologiche, giuridiche e sociali e il suo ruolo nell'ambito della cura. Un certificato puň accordare o negare importanti diritti all'individuo e avere nella vita del paziente una particolare rilevanza, influendo sul decorso della sua malattia, sulle sue scelte e sulla sua collocazione sociale. In analogia ad ogni altro atto medico, vengono considerati i potenziali rischi iatrogeni connessi alle certificazioni mediche. La proliferazione di richieste di certificazioni viene considerato come uno degli aspetti della generale medicalizzazione della vita che trasforma gli individui in potenziali pazienti finendo con il diminuire il livello di salute della societŕ nel suo complesso. Viene sostenuto il punto di vista che dietro la pratica della certificazione vi possono essere necessitŕ e rappresentazioni, spesso illusorie, di sicurezza e di difesa della comunitŕ da quanti mettono in pericolo l'ordine sociale. Viene quindi analizzata la peculiaritŕ della certificazioni in campo psichiatrico in relazione a problemi che riguardano la diagnosi e la prognosi delle malattie mentali, la mancanza di evidenti dati obiettivi, il linguaggio psichiatrico, il consenso alla certificazione e il contesto in cui si svolge la valutazione. Il lavoro arriva alla conclusione che č necessario che il medico, quando agisce con funzioni di tipo medico-legale, e lo psichiatra sviluppino una maggiore consapevolezza del potenziale iatrogeno e stigmatizzante della certificazione e degli scopi illusori che la societŕ sembra volergli attribuire, per affermare invece la sua funzione di strumento medico che integra gli atti strettamente tecnici della terapia, insostituibile nel far valere i diritti di persone che si possono trovare ad essere temporaneamente o cronicamente malate, privilegiando quelli che favoriscono l'autonomia e non la cronicitŕ e la dipendenza.
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Thèses sur le sujet "Rappresentazioni mentali"

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BAILO, LUCA. « Attribuzione di significato in situazioni di incertezza : costruzione delle rappresentazioni mentali, ragionamento probabilistico e risoluzione dei problemi ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/153292.

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La ricerca di un senso negli stimoli percepiti costituisce una spinta innata verso la comprensione di dati incerti. La casualità, intesa come la generazione di eventi non prevedibili il cui processo generatore non è sistematico, si contrappone a questa ricerca. Gli studi che saranno presentati in questo lavoro partiranno dall’indagare in che modo eventi casuali siano rappresentati, e previsti, quando presentati come frutto di differenti processi generativi e mostreranno come la comparsa della gambler’s fallacy sia fortemente influenzata dalle modalità di presentazione più che dall’alternanza dei risultati. Nonostante diverse serie casuali di eventi siano identiche in termini di alternanza e ricorsività, indizi che portano le persone a rievocare diversi processi generativi inducono differenti rappresentazioni del processo e pattern di risposta. Questa ricerca di significato si estende anche all’interpretazione di intenzioni altrui, considerabili come processi generatori di comportamenti. Uno studio di problem solving si propone di testare l’ipotesi che la ricerca di intenzioni sottese a una manipolazione casuale di informazioni abbia un effetto iatrogeno sui processi di risoluzione legati all’interpretazione di dati casuali.
The search for meaning in the perceived stimula constitutes an innate drive toward understanding uncertain data. Randomness, conceived as the generation of unpredictable events whose generating process is not systematic, is opposed to this research. The studies that will be presented in this work will start inquiring how random events are represented and expected when presented as the result of different generative processes and will show that results’ presentation is thightly bound to gambler’s fallacy’s and could influence response patterns more than stimuli alternation. Despite several random series of events are identical in terms of alternation and recursion, clues that lead people to evoke alternative generative processes induce different process representations and response patterns. This search for meaning is also extended to the interpretation of other people's intentions, which can be considered as generating processes. One problem solving study aims to test the hypothesis that the search for underlying intentions in a random manipulation of information has an iatrogenic effect on resolution processes related to the interpretation of random data.
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TRIMARCHI, PIETRO DAVIDE. « Rappresentazioni mentali della musica : studi comportamentali sull'interazione uditivo-motoria durante l'analisi dell'altezza dei suoni e brain imaging funzionale della rappesentazione del ritmo ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2011. http://hdl.handle.net/10281/19199.

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Résumé :
The experimental studies presented in this thesis concern two different research projects. The first one aimed to study the auditory-motor interaction in pianists with respect to the pitch-height processing. The second one aimed to study the neural underpinnings of musical rhythm subcomponents (Pattern, Meter and Tempo) processing. The auditory-motor interaction in pianists during pitch-height processing has been investigated by means of four behavioral experiments. In the first one, three group of participants (pianists, nonpianists musicians and non-musicians) were tested with a shape decision task where left-hand and right-hand responses were required; each visual stimulus was paired with an auditory task-irrelevant stimulus (high-pitched or low-pitched piano-timbre chords). Of the three groups, only pianists had longer reaction times for left-hand/high-pitched chords and right-hand/low-pitched chords associations. These findings are consistent with an auditory-motor interaction effect elicited by pitch dimension, as only pianists show an interaction between motor responses and implicit pitch processing. This interaction is consistent with the canonical mapping of hand gestures and pitch dimension on the piano keyboard. The second experiment was aimed to study the temporal dynamic of the emerged effect. We used the same experimental procedure of the Experiment 1, varying only the Stimulus Onset Asinchrony between the auditory and visual stimuli. The results shown that the effect was stable within a time-window of 0-400 ms. The aim of the third experiment was to study whether a spatial representation was involved in the effect emerged in Experiment 1. The same experimental task used in Experiment 1 was proposed to a fresh group of pianists, with the only difference that participants responded with their hands crossed. Using this manipulation the effect of association disappeared, suggesting that motor and spatial representation are involved at the same time. The fourth experiment was aimed to confirm the hypothesis that a spatial representation was involved in the effect emerged in Experiment 1. A fresh group of pianists was tested with the same task of Experiment 1 with the only difference that participants responded by pressing two pedals with their feet. The results replicate those of Experiment 1 and are consistent with the involvement of spatial representations. The second project was aimed to study the brain basis of musical rhythm perception. The temporal organisation of music is composed of distinct independent features such as Pattern, Meter and Tempo, and each feature has a different computational processing, likely requiring different neural mechanisms. Nonetheless, there is a lack of clear evidence at present to assess such differences. To this aim, the present study compared the neural basis of the perception of these rhythmic features. The functional brain activity of healthy musicians and non-musicians was recorded with positron emission tomography (PET) as they made covert same-different discriminations of pairs of rhythmic, monotonic musical sequences, or pairs of isochronous melodies. Brain activity observed here suggests that meter processing recruits a more cognitive, abstract, multi-modal (visualauditory) set of mechanisms, than does processing pattern or tempo. Pattern processing recruits a set of mechanisms involved in auditory and emotion information, and tempo processing engages mechanisms subserving somatosensory, premotor, and emotion information. Moreover, musicians seem to recruit higher level representations in temporal, occipital, and frontal areas, whereas nonmusicians use more sensory-motor, basal ganglia (putamen, caudate), and cerebellar mechanisms.
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IVANCICH, BIAGGINI valentina. « Deficit nei processi di rappresentazione mentale e di meta-rappresentazione nelle disabilità cognitive lievi in età evolutiva ». Doctoral thesis, La Sapienza, 2006. http://hdl.handle.net/11573/917169.

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Sommella, Silvia. « Il discorso sulla securitizzazione delle migrazioni. Un'analisi contrastiva nelle lingue italiano e tedesco ». Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1277101.

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Résumé :
La tesi mostra in che modo il nesso tra i concetti MIGRAZIONE e SICUREZZA viene trattato e costruito sulla base di un’analisi interlinguistica nelle due lingue italiano e tedesco in un corpus di resoconti stenografici dei dibattiti alla Camera dei Deputati in Italia e al Bundestag in Germania dall’inizio della cosiddetta “crisi migratoria” nel 2015 fino ad arrivare al 2019. Dalla prospettiva della linguistica cognitiva è stata condotta un’analisi empirica che ha compreso l’identificazione di frame metaforici, metafore da un punto di vista concettuale e grammaticale, e di rappresentazioni mentali. I discorsi politici e istituzionali ben si adattano a una ricerca del nesso tra MIGRAZIONE e SICUREZZA, prodotto principalmente da attori politici, e denominato nel discorso politico con il termine securitizzazione, sviluppato dalla Scuola di Copenaghen negli anni Novanta. Si tratta di un termine che vede la sicurezza come un risultato di un processo in cui, in questo caso, il fenomeno delle migrazioni viene trattato e costruito come pericoloso. Il nesso cognitivo-linguistico tra MIGRAZIONE e SICUREZZA in questa tesi mostra due prospettive: a) all’interno del corpus italiano una prospettiva predominante di numerosi frame e metafore quali MIGRANTI SONO CRIMINALI, MIGRAZIONE È CATASTROFE NATURALE, MIGRANTI SONO NEMICI, MIGRANTI SONO MERCE che descrivono la migrazione come una minaccia, SICUREZZA È CONTENIMENTO ESCLUSIVO DELLA MIGRAZIONE che descrive la sicurezza come interna, del paese e dei cittadini, per cui i migranti devono essere necessariamente allontanati dal paese di arrivo; b) all’interno del corpus tedesco (seppur presenti gli stessi frame) una prospettiva più frequente dell’uso del frame e della metafora SICUREZZA È CONTENIMENTO INCLUSIVO DELLA MIGRAZIONE che descrive i migranti come persone bisognose di protezione, le quali devono essere necessariamente incluse all’interno del paese di arrivo. Scelte lessicali, strutture sintattiche e rappresentazioni mentali che scaturiscono da tali cornici interpretative dipendono inevitabilmente dai diversi contesti storici, sociali, legislativi, culturali del paese di arrivo. L’ipotesi da cui parte questa tesi, secondo cui è il discorso sulle migrazioni a determinare il frame securitario, trova conferma principalmente per due motivi: a) se il paese di arrivo e i cittadini vengono minacciati da eventi che minano la sicurezza (come la criminalità, le catastrofi naturali, le invasioni), la risposta legittima consiste nel contenere tali eventi, nel rendere sicuri paese e cittadini; b) il CONTENIMENTO ESCLUSIVO viene lessicalizzato intorno a termini che principalmente riguardano l’immigrazione, il fenomeno migratorio, i migranti, la migrazione, in tedesco Einwanderung (o Zuwanderung), Einwanderer (o Zuwanderer), Migration, Migranten e ai frame CRIMINALITÀ, CATASTROFE NATURALE, COMMERCIO, laddove il frame GUERRA (it. contrasto, ted. Bekӓmpfung) si lega allo stesso frame CONTENIMENTO ESCLUSIVO (RIMOZIONE, SORVEGLIANZA, CONFINAMENTO etc.). Di conseguenza si osservano molteplici nessi cognitivi che avvengono simultaneamente quali per esempio MIGRAZIONE-CRIMINALITÀ-CATASTROFE NATURALE-COMMERCIO-CONTENIMENTO ESCLUSIVO, mentre nel caso del CONTENIMENTO INCLUSIVO, quest’ultimo viene lessicalizzato principalmente intorno a termini quali rifugiati, richiedenti asilo, in tedesco Flüchtlinge, Asylbewerber, dunque, in riferimento a coloro che vengono rappresentati come VITTIME all’interno del frame RAPPRESENTAZIONE DRAMMATICA, attivando così i soli due nessi cognitivi VITTIME-RIFUGIATI-CONTENIMENTO INCLUSIVO (SALVAGUARDIA, INCLUSIONE, TUTELA). Dal momento che nel corpus tedesco si rileva un uso molto più frequente dei termini Flüchtlinge e Asylbewerber è chiaro che il frame del CONTENIMENTO INCLUSIVO viene evocato molto più frequentemente rispetto al corpus italiano, dove termini quali immigrazione, migranti, migratorio sono centrali, focalizzandosi principalmente sull’evento della migrazione e meno sull’attore, nello specifico meno sull’attore che necessita e ha diritto di ricevere protezione. ENGLISH: The thesis shows how the link between the concepts MIGRATION and SECURITY is treated and constructed on the basis of an interlingual analysis in the two languages ​​Italian and German in a corpus of debates at the Camera dei Deputati in Italy and at the Bundestag in Germany from the beginning of the so-called "migration crisis" in 2015 up to 2019. From the perspective of cognitive linguistics, an empirical analysis was conducted that included the identification of metaphorical frames, metaphors from a conceptual and grammatical point of view, and of mental representations. Political and institutional discourses are well suited to a search for the link between MIGRATION and SECURITY, produced mainly by political actors, and referred to in political discourse with the term securitization, developed by the Copenhagen School in the 1990s. It is a term that sees security as a result of a process in which, in this case, the phenomenon of migration is treated and constructed as dangerous. The cognitive-linguistic link between MIGRATION and SECURITY in this thesis shows two perspectives: a) within the Italian corpus a predominant perspective of numerous frames and metaphors such as MIGRANTS ARE CRIMINALS, MIGRATION IS NATURAL DISASTER, MIGRANTS ARE ENEMIES, MIGRANTS ARE GOODS that describe migration as a threat, SECURITY IS EXCLUDING CONTAINMENT OF MIGRATION which describes security as internal, of the country and of the citizens, for which migrants must necessarily be removed from the country of arrival; b) within the German corpus (albeit present the same frames) a more frequent perspective of the use of the frame and the metaphor SECURITY IS INCLUDING CONTAINMENT OF MIGRATION which describes migrants as people in need of protection, which must necessarily be included inside the country of arrival. Lexical choices, syntactic structures and mental representations that arise from these interpretative frameworks inevitably depend on the different historical, social, legislative and cultural contexts of the country of arrival. The hypothesis from which this thesis starts, according to which it is the discourse on migration that determines the security frame, is confirmed mainly for two reasons: a) if the country of arrival and citizens are threatened by events that undermine security (such as crime, natural disasters, invasions), the legitimate response consists in containing such events, in making the country and citizens safe; b) EXCLUDING CONTAINMENT is lexicalized around terms that mainly concern immigration, the migratory phenomenon, migrants, migration and the frames CRIME, CATASTROPHE NATURAL, COMMERCE, where the WAR frame (It. contrasto, Ger. Bekämpfung) is linked to the same frame EXCLUDING CONTAINMENT (REMOVAL, SURVEILLANCE, CONFINEMENT etc.). Consequently, multiple cognitive links occur simultaneously such as for example MIGRATION-CRIME-NATURAL DISASTER-TRADE-EXCLUDING CONTAINMENT, while in the case of INCLUDING CONTAINMENT, the latter is lexicalized mainly around terms such as refugees, asylum seekers, therefore, in reference to those who are represented as VICTIMS within the DRAMATIC REPRESENTATION frame, thus activating only two cognitive links VICTIMS-REFUGEES-INCLUDING CONTAINMENT (SAFEGUARD, INCLUSION, PROTECTION). Since in the German corpus there is a much more frequent use of the terms Flüchtlinge (refugees) and Asylbewerber (asylum seekers), it is clear that the frame of INCLUDING CONTAINMENT is evoked much more frequently than in the Italian corpus, where terms such as immigrazione (immigration), migranti (migrants), migratorio (migratory) are central, focusing mainly on the event of the migration and less on the actor, specifically less on the actor who needs and has the right to receive protection.
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ROTONDARO, FRANCESCA. « Codifica della linea mentale dei numeri in età evolutiva e nell'adulto ». Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/11573/918839.

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Résumé :
La presenza di attività cognitive relative alla analisi e l’utilizzo di quantità numeriche nella vita di ogni giorno è pervasiva e ben radicata nella storia culturale della specie umana. La necessità dell’uomo di utilizzare il computo numerico di stimoli od eventi è testimoniata anche da reperti archeologici: sono stati ad esempio ritrovati ossa di animale sulle quali erano stati incisi dei segni per tenere il conto delle fasi lunari (Ifrah et al. 1994). Le situazioni durante le quali facciamo ricorso alla stima della numerosità di elementi ambientali sono diverse: a volte svolgiamo queste attività in modo volontario, utilizzando le tecniche di calcolo apprese culturalmente. Tuttavia, è questo da un punto dello studio delle basi funzionali della cognizione matematica è di grande interesse, gli studi più recenti hanno suggerito che il nostro sistema nervoso può svolgere una codifica molto più automatica della numerosità di stimoli ambientali. Tale codifica, sebbene permetta solamente delle stime più imprecise di quelle fornite dal calcolo matematica formale, ha grande valore adattivo in quanto, ad esempio, permette di stabilire rapidamente se la numerosità di un gruppo di stimoli (come quella di un gruppo di elementi commestibili per una specie animale) sia più o meno grande della numerosità di un gruppo di elementi alternativo. A seguito di una serie di osservazioni pionieristiche di Sir Francis Galton (Nature, 1880a; 1880b), varie evidenze sperimentali hanno più recentemente suggerito un forte legame tra rappresentazioni numeriche e la rappresentazione dello spazio. L’esempio più famoso di tale interazione sarebbe quello secondo il quale per eseguire semplici operazioni matematiche di uso quotidiano, come ad esempio paragonare od ordinare delle quantità numeriche, le persone ricorrano automaticamente all’uso di una linea mentale numerica (LMN) nella quale la serie crescente dei numeri naturali verrebbe ordinata secondo le abitudini di lettura culturalmente definite: nella nostra cultura occidentale che adotta uno stile di lettura “da sinistra a destra” le quantità numeriche più piccole verrebbero quindi poste alla sinistra di quelle più grandi (Seron et al., 1992; Dehaene et al., 1993). Partendo da una rassegna di dati introspettivi, psicologici, neuropsicologici e neurofisiologici, in questo lavoro di tesi sono stati investigati alcuni aspetti, spaziali e non spaziali, della rappresentazione delle magnitudo numeriche nel bambino e nell’ adulto. In particolare, negli studi sui bambini abbiamo cercato di capire come la rappresentazione delle magnitudo numeriche si evolva tra l’età prescolare e le ultime fasi del ciclo educativo di scuola elementare. Nel primo capitolo sperimentale, ci siamo proposti di verificare se, come proposto da alcuni autori (Longo e Lourenco, 2007), la LMN abbia veramente un orientamento intrinseco sinistra/destra oppure se tale tipo di orientamento venga elicitato da caratteristiche specifiche del compito da svolgere. Partendo dalle osservazioni riportate in uno studio di Longo e Lourenco (2007), nel quale era stata trovata una correlazione significativa tra il bias d’errore nella bisezione di linee visive ed il bias d’errore nella bisezione mentale di intervalli numerici (che però erano stati presentati con una chiara connotazione visuo-spaziale sinistra-destra), abbiamo indagato se la stessa correlazione è presente quando la bisezione mentale venga sulla base della presentazione verbale degli stessi intervalli numerici, presentazione che non ha quindi una esplicita connotazione visuo-spaziale sinistra-destra. Nel secondo capitolo sperimentale abbiamo valutato l’affidabilità di un compito di posizionamento visuo-spaziale di magnitudo numeriche, nel riflettere le modalità funzionali di rappresentazione “cerebrale” della serie dei numeri naturali. Recenti dati neurofisiologici, hanno infatti mostrato che i neuroni che codificano grandi numerosità sono più imprecisi di quelli che codificano piccole numerosità: i primi infatti mostrano risposte anche per le numerosità adiacenti mentre i secondi sono più selettivamente sintonizzati sulla loro numerosità preferita. In altre parole, le curve gaussiane che descrivono tali modalità di scarica sono più larghe per i neuroni con preferenza per le numerosità grandi e più strette per quelle con preferenza per piccole numerosità (vedi figura qui sotto pannello A). Quando tali gaussiane vengono rappresentate su una scala logaritmica, quello che si osserva, di conseguenza, è una normalizzazione ed equivalenza tra tutte le gaussiane descritte (figura sotto pannello B) (Nieder e Miller, 2003). Tali dati neurofisiologici hanno confermato, e precisato, alcuni modelli cognitivi precedenti (Gallistel, 2000) che avevano ipotizzato l’esistenza di tale tipo di rappresentazione per spiegare gli effetti di “size” e “distance” osservati in compiti di paragone approssimativo di magnitudo numeriche. In una serie di studi più recedenti è stato utilizzato un compito consistente nell’indicare, su di una linea visiva orizzontale la cui estensione indicava un intervallo numerico (ad es. 0-100), la posizione di un numero compreso nell’intervallo stesso (compito di Number-to-Position; Siegler & Opfer, 2003; Siegler & Booth, 2004; Booth & Siegler, 2006/2008; Berteletti et al., 2010/2012; Barth & Palladino, 2011; Ashcraft & Moore, 2011). Utilizzando questo studio, diversi autori (Siegler & Opfer, 2003; Siegler & Booth, 2004; Booth & Siegler, 2006/2008; Berteletti et al., 2010/2012; Barth & Palladino, 2011; Ashcraft & Moore, 2011) hanno osservato che nei bambini in età prescolare il posizionamento dei numeri segue un andamento logaritmico: i numeri più piccoli vengono collocati più a destra della loro posizione ideale, mentre quelli più grandi verrebbero progressivamente compattati verso l’estremo destro della linea (vedi Figura qui sotto, da Siegler e Booth, 2004). E’ stato proposto che tale andamento nel posizionamento spaziale dei numeri rifletta l’andamento logaritmico centrale delle rappresentazioni (i.e. gaussiane) numeriche documentato da Nieder e Miller (2003). Tuttavia, sulla base di una attenta analisi degli studi sino ad ora eseguiti, ci siamo accorti che in tutti i casi la frequenza di campionamento sperimentale dei numeri più piccoli era costantemente molto più alta di quella riguardante i numeri grandi. Inoltre la compressione logaritmica veniva osservata per range di grandi numeri (0-100 o 0-1000) ma era molto meno evidente, se non del tutto assente, in quei pochi studi che hanno testato range più piccoli (0-10). A partire da queste premesse, abbiamo eseguito uno studio nel quale abbiamo sistematicamente manipolato il bilanciamento delle frequenze di campionamento tra numeri piccoli e grandi ed utilizzato, sia range comprendenti numeri piccoli (0-10), che grandi (0-100). Come si vedrà, i risultati di questo studio hanno portato ad un forte ridimensionamento dell’affidabilità del compito di NtoP nel rivelare la rappresentazione centrale logaritmica delle magnitudo numeriche, indicata dai lavori di neurofisiologia sulle scimmie. Nel terzo studio abbiamo cercato di verificare se un effetto comportamentale, recentemente descritto nella performance degli adulti (Number Interval Position Effect, NIPE, Doricchi et al. 2009), sia osservabile anche in età prescolare e scolare. Il NIPE consiste nella variazione sistematica del bias d’errore, in un compito di bisezione mentale di intervalli numerici. Tale effetto dimostra che, a parità di lunghezze dell’intervallo numerico, il bias d’errore di bisezione cambia in funzione della posizione dell’intervallo nella decina. Ad esempio, nel caso di intervalli da 7 unità è positivo per gli intervalli all’inizio della decina (1-7) ed è negativo per gli intervalli alla fine della decina (3-9). Gli intervalli di ampiezze più piccole presentano un NIPE con andamento leggermente diverso (vedi Figura qui sotto). Nel terzo studio abbiamo voluto indagare se il NIPE sia già presente in età prescolare e si mantenga sostanzialmente inalterato lungo il ciclo educativo di scuola elementare fino all’età adulta. Come vedremo, i risultati di quest’ultimo studio ci hanno portato ad ipotizzare che il NIPE possa essere un riflesso diretto della rappresentazione “logaritmica” centrale delle magnitudo numeriche, rappresentazione che precede l’educazione al calcolo formale e che la specie umana condivide con altre specie animali. Verrà infine abbozzata una proposta di ricerca di modellistica computazionale tesa a verificare questa ipotesi che, qualora confermata, indicherebbe che il NIPE può essere utilizzato come indicatore delle proprietà funzionali della rappresentazione delle magnitudo numeriche e della loro codifica secondo una scala logaritmica.
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TAGLIAFERRI, FILOMENA VIVIANA. « La "curiosissima forma". il turco e la sua rappresentazione tra continuita' e cambiamento nell'italia di fine 600 e inizio 700 ». Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/2158/557497.

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Livres sur le sujet "Rappresentazioni mentali"

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Pittamiglio, Fabio. La città alta un metro : Capitale e percezione sociali : rappresentazioni mentali in famiglie con bambini di età prescolare. Milano : F. Angeli, 2003.

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1941-, Ammaniti Massimo, et Stern Daniel N, dir. Rappresentazioni e narrazioni. Roma : Laterza, 1991.

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3

L, Arcuri, Job Remo et Roncato Sergio, dir. Studi sulla rappresentazione delle conoscenze. Milano : UNICOPLI, 1985.

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4

Fiorillo, Gian Piero. Il nostro folle quotidiano : Indagine sulla rappresentazione della follia e della malattia mentale. Roma : Manifestolibri, 2002.

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5

Daniela, Corona, dir. Rappresentazioni della follia e contesti culturali : Narrazioni delle differenze. Palermo : Flaccovio, 2002.

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Realismo metafisico e rappresentazione mentale : Un'indagine tra Tommaso d'Aquino e Hilary Putnam. Padova : Il poligrafo, 2001.

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7

Federico, Braga Illa, dir. Livelli di rappresentazione : Percorsi tra il naturale e l'artificiale. Urbino : Edizioni QuattroVenti, 1997.

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8

Vita, Angela Maria Di, et Renata Mancuso. Oltre Proserpina : Identità, rappresentazioni sociali e disagio nel ciclo di vita femminile. Milano : F. Angeli, 2000.

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9

Corona, Felice. Mind mapping and working memory : La rappresentazione semantica mentale come mediatore tra conoscenza e sapere. San Cesario di Lecce (Lecce) : Pensa, 2012.

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10

Chiesi, Leonardo, dir. Identità sociale e territorio. Florence : Firenze University Press, 2009. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-8453-689-1.

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Résumé :
Identità sociale e territorio. Il Montalbano presenta un lavoro di ricerca sul rapporto tra abitanti e paesaggio nella campagna toscana. Il materiale raccolto si articola in testo, immagini e video in una rappresentazione polifonica delle basi territoriali dell'identità sociale del complesso collinare del Montalbano, che si estende tra Firenze, Empoli, Prato e Pistoia. Il tema dell'identità locale territoriale è trattato nelle sue varie articolazioni. Si analizza come è organizzata la relazione tra abitanti e loro territorio, prendendo in considerazione, in particolare, la memoria storica sedimentata nei documenti e nei ricordi degli anziani, e poi analizzando la percezione dei confini e dei luoghi di riferimento che contribuiscono a formare un'immagine mentale chiara e strutturata dell'area vasta del Montalbano. Si prendono inoltre in esame gli attori sociali che contribuiscono a fare il paesaggio: coloro che a vario grado, con azioni e micro-azioni quotidiane, continuamente riproducono quella complessa figura territoriale che tanto interesse suscita in chi vive o semplicemente attraversa il Montalbano. Abbinamento editoriale: volumetto introduttivo e CD-rom
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Chapitres de livres sur le sujet "Rappresentazioni mentali"

1

De Martino, Maria, Azzurra Mancuso et Alessandro Laudanna. « Variabili Rilevanti nella Rappresentazione delle Parole nel Lessico Mentale : Dati Psicolinguistici da una Banca-Dati di Nomi e Verbi Italiani ». Dans Proceedings of the Fourth Italian Conference on Computational Linguistics CLiC-it 2017, 125–30. Accademia University Press, 2017. http://dx.doi.org/10.4000/books.aaccademia.2390.

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