Littérature scientifique sur le sujet « Rappresentazione, disegno, potere, architettura »

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Articles de revues sur le sujet "Rappresentazione, disegno, potere, architettura"

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Camerota, Filippo. « Introduzione. La prospettiva come tema vitruviano = Introduction. Perspective as a Vitruvian Theme ». Espacio Tiempo y Forma. Serie VII, Historia del Arte, no 7 (13 décembre 2019) : 17. http://dx.doi.org/10.5944/etfvii.7.2019.26188.

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Résumé :
Con la diffusione della prospettiva lineare, l’architettura divenne uno dei principali temi di studio degli artisti rinascimentali. La necessità di rappresentare architetture credibili impose ai pittori di imparare a disegnare come gli architetti, combinando piante e alzati e applicando le regole proporzionali e morfologiche tramandate da Vitruvio. I trattati di prospettiva accolsero sistematicamente mirate istruzioni sul disegno degli edifici, così come i trattati di architettura dedicarono spazio alla rappresentazione prospettica, considerandola come una disciplina corrispondente a ciò che Vitruvio chiamava «scaenographia». A sancire lo stretto legame tra la prospettiva dei pittori e la scenografia vitruviana fu principalmente Daniele Barbaro che compose il suo celebre trattato di prospettiva come approfondimento del tema che tanto lo aveva impegnato nel suo altrettanto celebre commento a Vitruvio.AbstractWith the spread of linear perspective, architecture became one of the main disciplines studied by Renaissance artists. The need to represent credible architecture forced painters to learn how to draw like architects, combining plans and elevations and applying the proportional and morphological rules handed down by Vitruvius. The treatises of perspective systematically welcomed instructions on the design of buildings, just as the architectural treatises dedicated space to perspective representation, considering it as a discipline corresponding to what Vitruvius called «scaenographia». To establish the close link between the perspective of painters and the Vitruvian scenography was mainly Daniele Barbaro who composed his famous treatise on perspective as a deepening of the theme that had so busy him in his equally famous commentary on Vitruvius.
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Thèses sur le sujet "Rappresentazione, disegno, potere, architettura"

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Vorotilov, Marianna. « Rappresentazione e indagine nel disegno di architettura ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Résumé :
Durante il processo progettuale l’architetto utilizza vari tipi di disegni, dal semplice schizzo per fissare un pensiero utile alla progettazione, ai disegni costruttivi, alle prospettive, alle assonometrie, al disegno esploso, ai fotomontaggi. In questa elaborazione saranno analizzati i diversi metodi di rappresentazione definendone le caratteristiche e le principali modalità di impiego, fornendo di volta in volta esempi di immagini esplicative sia di architetti noti, sia di lavori svolti durante gli anni della carriera universitaria. Nella prima parte il disegno architettonico viene definito come una costruzione su una superficie dello schema logico con il quale si dà senso alla realtà. Il disegno rappresenta dunque il modello, reso bidimensionale, di uno schema di relazioni, osservato, ipotizzato o progettato. Il primo capitolo sarà invece dedicato allo schizzo inteso come supporto all’invenzione e usato prevalentemente nelle fasi di apprendimento dell’attività progettuale: è un tipo di disegno che viene eseguito a mano libera, su carta o in digitale, per annotare e concepire gli spazi del progetto. In seguito verrà affrontato il tema dei disegni in proiezione piana. Una volta distinte le proiezioni parallele da quelle centrali, saranno analizzati quindi per primi i disegni in pianta e sezione poi, in un capitolo a parte, le assonometrie e gli spaccati assonometrici. Sarà infine dedicata una parte della relazione allo studio dei disegni tridimensionali, eseguiti al CAD e ai plastici realizzati a mano. Il loro uso integrato con il disegno consente maggiori livelli di astrazione e un migliore controllo dello spazio architettonico, garantendo così l’ottimizzazione dell’attività progettuale.
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Ippolito, Alfonso. « Interazione tra disegno e architettura digitale ». Doctoral thesis, La Sapienza, 2006. http://hdl.handle.net/11573/917279.

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PANI, BARBARA. « Le chiese a terminale piatto. Studio geometrico dimensionale e rappresentazione sul territorio ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2011. http://hdl.handle.net/11584/266260.

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PICCININ, GIULIA. « Le radici latine dell'arte stereotomica ». Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2022. https://hdl.handle.net/11578/320427.

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Résumé :
La tesi è dedicata alla stereotomia antica con particolare riguardo all’ambito latino. Con tale termine si indica quella tecnica costruttiva in pietra da taglio per la realizzazione di superfici voltate complesse, scienza che implica l’elaborazione concettuale della forma, dei manufatti e delle loro singole parti, nello spazio. Essa costituisce il bagaglio di saperi teorici e pratici relativi al disegno e all’apparecchiatura delle strutture voltate, utili alla loro configurazione finale. L’assenza fino all’epoca rinascimentale di trattati e disegni lascia intendere che tale pratica abbia origini relativamente recenti, portando gli studiosi a ipotizzare che quei casi di epoche più antiche, riconducibili alla stereotomia per le loro caratteristiche costruttive, fossero casi fortuiti. L’obiettivo della tesi è quello di avanzare un’ipotesi storiografica secondo la quale la pratica della stereotomia in antichità fosse legata ad una forma di artigianato locale, legato al territorio e ai materiali da lavorazione, un bagaglio di conoscenze pratiche trasmesse oralmente prima della loro più tarda traduzione in forma scritta. Il percorso di studio prevede l’analisi di tre opere, scelte come casi studio secondo le loro caratteristiche configurative e strutturali, per avvalorare tale tesi e si basa inoltre sullo studio della letteratura antica quale unica fonte testuale di riferimento, in assenza di manuali e capitolati scritti risalenti all’epoca classica e pre-classica presa in esame.
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DAVICO, PIA. « Il disegno per la rappresentazione dei segni del potere nell'architettura e nella città moderna : i casi della Russia e dell'Italia ». Doctoral thesis, 2000. http://hdl.handle.net/11583/2658094.

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Résumé :
L’idea per la tesi nasce da una mostra all’Accademia Albertina di Torino «L’URSS anni ’30. Paesaggi dell’utopia staliniana» in cui la ricca raccolta di disegni interpretava fedelmente dal punto di vista storico il binomio monumentalità-potere che diverrà l’esito della ricerca. Il mio studio analizza anzitutto i disegni, del Costruttivismo russo e del Futurismo, movimenti entrambi contrari al potere costituito, nei quali le forme dell’architettura e quelle della rappresentazione alternano fasi di accenni monumentalistici a fasi di sperimentalismo astratto. Situazione opposta viene poi verificata durante il regime staliniano in Russia e quello mussoliniano in Italia. Nella grafica la ricerca espressiva si concentra nell’esaltare i simboli del potere, caricando di valori simbolici le architetture, che trovano la loro principale valenza espressiva nella monumentalità. Attraverso due realtà contemporanee, confrontabili sia per alcuni aspetti legati al potere politico, sia per le manifestazioni espressive dei disegni d’architettura, dalla tesi sono emerse dinamiche fenomenologiche che hanno portato a verificare veri e propri canoni ideologico-stilistici adottati dai vari architetti, che definiscono il legame tra il potere e la rappresentazione, esaltando alcuni specifici caratteri estetici voluti dai detentori del potere.
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COLONNESE, Fabio. « Labirinto e architettura : la rappresentazione del percorso, il percorso come rappresentazione ». Doctoral thesis, 2003. http://hdl.handle.net/11573/471341.

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ANGELINI, ANDREA. « Architettura Rupestre. Problemi metodologici di rappresentazione ». Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11573/876864.

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MAROLDA, MARTINA. « Le immagini al potere, le immagini del potere. La rappresentazione fotografica dell'architettura contemporanea nelle riviste italiane di settore (1928-1943) ». Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1030950.

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Résumé :
La tesi di dottorato di Martina Marolda, dal titolo "Le immagini al potere, le immagini del potere. La rappresentazione fotografica dell'architettura contemporanea nelle riviste italiane di settore (1928-1943)", pone alla base di tutto il lavoro di ricerca un riscontro diretto tra le fonti primarie - ovvero le otto testate oggetto di studio: “Architettura”, “L'Architettura italiana”, “Casabella”, “Domus”, “Emporium”, “Quadrante”, “Rassegna di architettura”, “lo Stile” e le due riviste estere di “Moderne Bauformen” e “L'Architecture d'Aujourd'hui” - e le fonti archivistiche. Dal recupero di documenti quali lettere, atti notarili, fotografe e testi originali l'autrice ripercorre la vita e l'evoluzione di ogni testata, i rapporti tra le stesse così come quelli con il regime. Attraverso il materiale fotografico di prima mano, la tesi ricostruisce la politica editoriale iconografica e l'orientamento visivo di ogni singola rivista grazie ai segni tipografici e alle annotazioni riportate sul verso delle immagini ma anche all'analisi dei materiali scelti e inclusi nelle pubblicazioni posti a confronto con quelli scartati. La verifica delle immagini fotografiche pubblicate nelle riviste attraverso gli originali presenti nei fondi archivistici consultati, ha permesso anche l'attribuzione certa delle stesse a determinati fotografi e dunque di ricostruirne l'autorialità. Tra gli archivi studiati dall'autrice si ricordano: l'Archivio Anna Maria Mazzucchelli, il Fondo Marcello Piacentini e il Fondo Roberto Papini, l'Archivio Pietro Maria Bardi, il Centro Studi Giuseppe Terragni, il Fondo Angiolo Mazzoni. Per i fotografi e gli architetti-fotografi sono stati determinanti: il Fondo Ico Parisi, l'Archivio Fotografico Pagano, il Fondo Anderson, l'Archivio Fotografico La Triennale di Milano. Lo stesso approccio metodologico è stato mantenuto anche per la rivista francese de “L'Architecture d'Aujourd'hui”. Dall'indagine dei fondi di coloro che hanno animato più direttamente la vita del periodico tra le due guerre, l'autrice ha prestato particolare attenzione a quelli di Pierre Vago, redattore capo, di Auguste Perret, di André Lurçat e di Le Corbusier, dai quali sono emersi carteggi e materiali fotografici originali di notevole importanza. La tesi di dottorato di Martina Marolda si muove su cinque nodi tematici principali, esplicitati in cinque diversi capitoli. Il primo capitolo pone in evidenza e ripercorre la vita e l'evoluzione delle nove riviste italiane studiate, dalla loro nascita alla loro dissoluzione. Si tratta di una vera introduzione metodologica che, attraverso il recupero e la ricostruzione delle fonti archivistiche, evidenzia connessioni, retroscena e aspetti inediti di una fervida stagione, ponendo in relazione l'attività dei periodici di settore con gli eventi socio-politici negli anni tra il 1928 e il 1943. Sono inoltre indagati tutti i tentativi, a volte portati a termine, di tentate fusioni e di accorpamenti tra un periodico e l'alto, dai quali emergono alcune figure di spicco, primo fra tutti l'architetto Marcello Piacentini. Infine sono ricostruite le tirature di alcune riviste principali per determinati anni tra il 1930 e il 1936, che sono utili a indicare la diffusione effettiva di “Casabella”, “Domus” e “Quadrante”. Il secondo capitolo indaga invece in dettaglio le riviste come oggetto fisico e dunque la loro materialità. Partendo dalla copertina, passando per gli interni e arrivando alla quarta di copertina, i periodici sono dunque analizzati da un punto di vista soprattutto grafico e tipografico attraverso un'ampia indagine storiografica e in continuo dialogo con i loro modelli visivi di riferimento, in particolar modo europei. L'impaginato e la griglia grafica, così come la tipografa, risultano infatti elementi imprescindibili e fondamentali per la lettura delle stesse: sono oltretutto il contesto in cui l'immagine fotografica trova la sua collocazione, rappresentando in definitiva il legante di questa con il testo. Un ultimo paragrafo è infine dedicato alle riviste come “oggetto da esposizione”, ovvero alla profusione di mostre di arte grafica negli anni Trenta, in Europa come in Italia, che portano in scena i periodici in qualità di vera opera d'arte, appendendoli a parete e allestendoli con modalità non canoniche e con artifici dedotti dalla grafica stessa. Il terzo capitolo entra invece nel vivo dell'immagine fotomeccanica, ovvero della fotografia pubblicata nei principali periodici italiani di settore indagati nel periodo compreso tra il 1928 e il 1943. Dopo aver preso in considerazione la tipografa e l'impaginato, si pone in relazione l'utilizzo delle immagini sia con gli artifici grafici che con i testi, trovando analogie e divergenze tra i diversi linguaggi e prendendo come esempio il caso rappresentativo della Mostra della Rivoluzione Fascista del 1932 per la risonanza mediatica che questa riscuote tra le pagine dei periodici nazionali. Inoltre si indagano anche i nessi e le diversità tra le varie immagini pubblicate: si riscontrano allora ricorrenze formali e semantiche o scelte iconografiche completamente diverse; la prevalenza dell'uso della fotografa rispetto al disegno o viceversa; la predilezione degli esterni o degli interni dei manufatti architettonici, così come la presentazione dei particolari o degli interi. Un paragrafo importante si ferma ad analizzare il “tempo” della fotografa, prendendo in considerazione particolari montaggi e soprattutto fotomontaggi, assai diffusi e dunque elemento narrativo fondamentale ad esempio in “Quadrante”. Infine, grafici e tabelle restituiscono scientificamente nomi di autori e di soggetti architettonici maggiormente rappresentati, a livello di immagine, e dunque più diffusi nelle riviste analizzate, in un'analisi di ricorrenze numeriche che delineano una vera e propria fortuna visiva di determinati architetti e manufatti negli anni tra le due guerre in Italia. Un ultimo paragrafo indaga in dettaglio i modelli iconografici stranieri presenti all'interno degli stessi periodici italiani, anche in questo caso con rigore scientifico e con ricorrenze numeriche: il risultato è un vero e proprio orientamento visivo di alcune riviste nazionali nei confronti di architetti esteri. Il quarto capitolo rappresenta il cuore della tesi: in questo contesto si analizzano dettagliatamente le immagini fotografiche pubblicate all'interno delle riviste per capire il peso da esse assunto per la definizione delle politiche editoriali iconografiche dei diversi periodici e soprattutto come elementi visivi discriminanti per la comunicazione e divulgazione dell'architettura negli anni Trenta. Dopo aver analizzato un primo e fervido dibattito storiografico, sorto in Italia negli Ottanta e che vede Italo Zannier tra i suoi principali fautori, l'autrice ne evidenzia i limiti, procedendo poi a una vera e propria definizione delle diverse politiche iconografiche espresse dalle testate italiane degli anni e che si esplicano attraverso un'analisi formale e contenutistica delle immagini più ricorrenti, soprattutto in riferimento ai programmi espressi dai direttori. In definitiva, si è voluto indagare come le parole si sono tradotte visivamente, se c'è stata una coerenza o meno negli intenti iniziali e soprattutto come ciascuna rivista abbia interpretato e comunicato l'architettura negli anni tra le due guerre, in un periodo che ha visto l'affermazione del fascismo e la sua svolta totalitaria. Infine viene messa in luce l'immagine divulgata di quattro tra gli autori più rappresentati all'interno delle riviste: Marcello Piacentini, Gio Ponti, Giuseppe Terragni e Giuseppe Pagano. Si analizzano allora le modalità di autorappresentazione, il loro rapporto con la fotografa pubblicata e commissionata e infine le analogie o le differenze con l'immagine che di essi viene data negli altri periodici. Il quinto e ultimo capitolo analizza invece due esempi di riviste straniere europee, geograficamente prossime e in stretto rapporto con quelle italiane per più motivi: “L'Architecture d'Aujourd'hui” per la Francia e “Moderne Bauformen” per la Germania. Due riviste significative in quanto espressione, la prima, di un paese in cui non si instaura un regime totalitario, mentre, è il caso della seconda, di una nazione dove invece irrompe il Nazionalsocialismo, dittatura ad ogni modo diversa dal fascismo in Italia. Due riviste inoltre importanti poiché si definiscono l'una tribuna della modernità, l'altra invece come portavoce del tradizionalismo o comunque del centrismo. Dopo aver dedicato un primo paragrafo alla rappresentazione fotografica dell'architettura francese e tedesca nelle riviste italiane, l'autrice affronta e delinea il progetto grafico così come la ricezione e divulgazione dell'architettura italiana all'interno di entrambi i periodici d'oltralpe, trovando differenze sia nell'impaginato che nella fotografa utilizzata. L'attenzione rivolta all'aspetto iconografico delle riviste, ha reso necessaria un'operazione di digitalizzazione (per pagina tipografica) e di catalogazione delle stesse, che ha portato alla raccolta di oltre 40000 immagini di architetture coeve (realizzate dal 1920 al 1943) e alla costituzione di un database a corredo della stessa tesi di dottorato. Tale banca di dati è risultata uno strumento fondamentale e indispensabile a tutto il lavoro per la sua estrema utilità e per la rapidità di consultazione. Tale database è interrogabile su più fronti, dal momento che ogni immagine è stata catalogata per nome dell'autore (architetto singolo o gruppo), soggetto, occasione/evento (concorso, esposizione), luogo, numero e tipo di rappresentazioni (disegno o fotografa), fotografo (autore dell'immagine), fascicolo della rivista e anno.
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QUICI, Fabio. « La componente euristica del disegno nel progetto dell'architettura ». Doctoral thesis, 1999. http://hdl.handle.net/11573/388315.

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LA, MANTIA MARIELLA. « Riflessioni sull’immagine dell’architettura nella comunicazione pubblicitaria : modelli, metodi e tecniche di rappresentazione ». Doctoral thesis, 2007. http://hdl.handle.net/11573/433153.

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Livres sur le sujet "Rappresentazione, disegno, potere, architettura"

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Florio, Riccardo. Origini e permanenze della classicità in architettura : Un'esperienza di conoscenza, disegno e rappresentazione dell'architettura. Roma : Officina, 2004.

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Seminario di primavera (5th 1991 Palermo, Italy). Il disegno di architettura come misura della qualità : Atti del "quinto Seminario di primavera" organizzato dal Dipartimento di rappresentazione dell'Università degli studi di Palermo, Steri, Rettorato, 16, 17 e 18 maggio 1991. Palermo : S.F. Flaccovio, 1993.

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3

Seminario di primavera (3rd 1987 Palermo, Italy, and France, Italy). Architettura del bello, architettura del sublime : Le risposte del disegno : atti del "Terzo Seminario di primavera" organizzato dal Dipartimento di rappresentazione dell'Università degli studi di Palermo, Palazzo Steri, Centro di cultura scientifica Ettore Majorana di Erice, 28, 29 e 30 maggio 1987. Palermo : S.F. Flaccovio, 1989.

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4

La rappresentazione del progetto in architettura : Dal disegno manuale all'era virtuale. Pisa : ETS, 2013.

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Chapitres de livres sur le sujet "Rappresentazione, disegno, potere, architettura"

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Francesco Trimboli. « La strada come architettura. Le vie colonnate nelle terre di Efeso, Jerash, Petra e Palmira. Appunti per una rappresentazione ». Dans CONNETTERE - UN DISEGNO PER ANNODARE E TESSERE · CONNECTING - DRAWING FOR WEAVING RELATIONSHIPS. FrancoAngeli srl, 2020. http://dx.doi.org/10.3280/oa-548.154.

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