MAROLDA, MARTINA. « Le immagini al potere, le immagini del potere. La rappresentazione fotografica dell'architettura contemporanea nelle riviste italiane di settore (1928-1943) ». Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1030950.
Résumé :
La tesi di dottorato di Martina Marolda, dal titolo "Le immagini al potere, le immagini del potere. La rappresentazione fotografica dell'architettura contemporanea nelle riviste italiane di settore (1928-1943)", pone alla base di tutto il lavoro di ricerca un riscontro diretto tra le fonti primarie - ovvero le otto testate oggetto di studio: “Architettura”, “L'Architettura italiana”, “Casabella”, “Domus”, “Emporium”, “Quadrante”, “Rassegna di architettura”, “lo Stile” e le due riviste estere di “Moderne Bauformen” e “L'Architecture d'Aujourd'hui” - e le fonti archivistiche. Dal recupero di documenti quali lettere, atti notarili, fotografe e testi originali l'autrice ripercorre la vita e l'evoluzione di ogni testata, i rapporti tra le stesse così come quelli con il regime.
Attraverso il materiale fotografico di prima mano, la tesi ricostruisce la politica editoriale iconografica e l'orientamento visivo di ogni singola rivista grazie ai segni tipografici e alle annotazioni riportate sul verso delle immagini ma anche all'analisi dei materiali scelti e inclusi nelle pubblicazioni posti a confronto con quelli scartati.
La verifica delle immagini fotografiche pubblicate nelle riviste attraverso gli originali presenti nei fondi archivistici consultati, ha permesso anche l'attribuzione certa delle stesse a determinati fotografi e dunque di ricostruirne l'autorialità.
Tra gli archivi studiati dall'autrice si ricordano: l'Archivio Anna Maria Mazzucchelli, il Fondo Marcello Piacentini e il Fondo Roberto Papini, l'Archivio Pietro Maria Bardi, il Centro Studi Giuseppe Terragni, il Fondo Angiolo Mazzoni. Per i fotografi e gli architetti-fotografi sono stati determinanti: il Fondo Ico Parisi, l'Archivio Fotografico Pagano, il Fondo Anderson, l'Archivio Fotografico La Triennale di Milano.
Lo stesso approccio metodologico è stato mantenuto anche per la rivista francese de “L'Architecture d'Aujourd'hui”. Dall'indagine dei fondi di coloro che hanno animato più direttamente la vita del periodico tra le due guerre, l'autrice ha prestato particolare attenzione a quelli di Pierre Vago, redattore capo, di Auguste Perret, di André Lurçat e di Le Corbusier, dai quali sono emersi carteggi e materiali fotografici originali di notevole importanza. La tesi di dottorato di Martina Marolda si muove su cinque nodi tematici principali, esplicitati in cinque diversi capitoli. Il primo capitolo pone in evidenza e ripercorre la vita e l'evoluzione delle nove riviste italiane studiate, dalla loro nascita alla loro dissoluzione. Si tratta di una vera introduzione metodologica che, attraverso il recupero e la ricostruzione delle fonti archivistiche, evidenzia connessioni, retroscena e aspetti inediti di una fervida stagione, ponendo in relazione l'attività dei periodici di settore con gli eventi socio-politici negli anni tra il 1928 e il 1943. Sono inoltre indagati tutti i tentativi, a volte portati a termine, di tentate fusioni e di accorpamenti tra un periodico e l'alto, dai quali emergono alcune figure di spicco, primo fra tutti l'architetto Marcello Piacentini. Infine sono ricostruite le tirature di alcune riviste principali per determinati anni tra il 1930 e il 1936, che sono utili a indicare la diffusione effettiva di “Casabella”, “Domus” e “Quadrante”.
Il secondo capitolo indaga invece in dettaglio le riviste come oggetto fisico e dunque la loro materialità. Partendo dalla copertina, passando per gli interni e arrivando alla quarta di copertina, i periodici sono dunque analizzati da un punto di vista soprattutto grafico e tipografico attraverso un'ampia indagine storiografica e in continuo dialogo con i loro modelli visivi di riferimento, in particolar modo europei. L'impaginato e la griglia grafica, così come la tipografa, risultano infatti elementi imprescindibili e fondamentali per la lettura delle stesse: sono oltretutto il contesto in cui l'immagine fotografica trova la sua collocazione, rappresentando in definitiva il legante di questa con il testo. Un ultimo paragrafo è infine dedicato alle riviste come “oggetto da esposizione”, ovvero alla profusione di mostre di arte grafica negli anni Trenta, in Europa come in Italia, che portano in scena i periodici in qualità di vera opera d'arte, appendendoli a parete e allestendoli con modalità non canoniche e con artifici dedotti dalla grafica stessa.
Il terzo capitolo entra invece nel vivo dell'immagine fotomeccanica, ovvero della fotografia pubblicata nei principali periodici italiani di settore indagati nel periodo compreso tra il 1928 e il 1943. Dopo aver preso in considerazione la tipografa e l'impaginato, si pone in relazione l'utilizzo delle immagini sia con gli artifici grafici che con i testi, trovando analogie e divergenze tra i diversi linguaggi e prendendo come esempio il caso rappresentativo della Mostra della Rivoluzione Fascista del 1932 per la risonanza mediatica che questa riscuote tra le pagine dei periodici nazionali.
Inoltre si indagano anche i nessi e le diversità tra le varie immagini pubblicate: si riscontrano allora ricorrenze formali e semantiche o scelte iconografiche completamente diverse; la prevalenza dell'uso della fotografa rispetto al disegno o viceversa; la predilezione degli esterni o degli interni dei manufatti architettonici, così come la presentazione dei particolari o degli interi. Un paragrafo importante si ferma ad analizzare il “tempo” della fotografa, prendendo in considerazione particolari montaggi e soprattutto fotomontaggi, assai diffusi e dunque elemento narrativo fondamentale ad esempio in “Quadrante”.
Infine, grafici e tabelle restituiscono scientificamente nomi di autori e di soggetti architettonici maggiormente rappresentati, a livello di immagine, e dunque più diffusi nelle riviste analizzate, in un'analisi di ricorrenze numeriche che delineano una vera e propria fortuna visiva di determinati architetti e manufatti negli anni tra le due guerre in Italia.
Un ultimo paragrafo indaga in dettaglio i modelli iconografici stranieri presenti all'interno degli stessi periodici italiani, anche in questo caso con rigore scientifico e con ricorrenze numeriche: il risultato è un vero e proprio orientamento visivo di alcune riviste nazionali nei confronti di architetti esteri.
Il quarto capitolo rappresenta il cuore della tesi: in questo contesto si analizzano dettagliatamente le immagini fotografiche pubblicate all'interno delle riviste per capire il peso da esse assunto per la definizione delle politiche editoriali iconografiche dei diversi periodici e soprattutto come elementi visivi discriminanti per la comunicazione e divulgazione dell'architettura negli anni Trenta. Dopo aver analizzato un primo e fervido dibattito storiografico, sorto in Italia negli Ottanta e che vede Italo Zannier tra i suoi principali fautori, l'autrice ne evidenzia i limiti, procedendo poi a una vera e propria definizione delle diverse politiche iconografiche espresse dalle testate italiane degli anni e che si esplicano attraverso un'analisi formale e contenutistica delle immagini più ricorrenti, soprattutto in riferimento ai programmi espressi dai direttori. In definitiva, si è voluto indagare come le parole si sono tradotte visivamente, se c'è stata una coerenza o meno negli intenti iniziali e soprattutto come ciascuna rivista abbia interpretato e comunicato l'architettura negli anni tra le due guerre, in un periodo che ha visto l'affermazione del fascismo e la sua svolta totalitaria.
Infine viene messa in luce l'immagine divulgata di quattro tra gli autori più rappresentati all'interno delle riviste: Marcello Piacentini, Gio Ponti, Giuseppe Terragni e Giuseppe Pagano. Si analizzano allora le modalità di autorappresentazione, il loro rapporto con la fotografa pubblicata e commissionata e infine le analogie o le differenze con l'immagine che di essi viene data negli altri periodici.
Il quinto e ultimo capitolo analizza invece due esempi di riviste straniere europee, geograficamente prossime e in stretto rapporto con quelle italiane per più motivi: “L'Architecture d'Aujourd'hui” per la Francia e “Moderne Bauformen” per la Germania.
Due riviste significative in quanto espressione, la prima, di un paese in cui non si instaura un regime totalitario, mentre, è il caso della seconda, di una nazione dove invece irrompe il Nazionalsocialismo, dittatura ad ogni modo diversa dal fascismo in Italia. Due riviste inoltre importanti poiché si definiscono l'una tribuna della modernità, l'altra invece come portavoce del tradizionalismo o comunque del centrismo.
Dopo aver dedicato un primo paragrafo alla rappresentazione fotografica dell'architettura francese e tedesca nelle riviste italiane, l'autrice affronta e delinea il progetto grafico così come la ricezione e divulgazione dell'architettura italiana all'interno di entrambi i periodici d'oltralpe, trovando differenze sia nell'impaginato che nella fotografa utilizzata.
L'attenzione rivolta all'aspetto iconografico delle riviste, ha reso necessaria un'operazione di digitalizzazione (per pagina tipografica) e di catalogazione delle stesse, che ha portato alla raccolta di oltre 40000 immagini di architetture coeve (realizzate dal 1920 al 1943) e alla costituzione di un database a corredo della stessa tesi di dottorato. Tale banca di dati è risultata uno strumento fondamentale e indispensabile a tutto il lavoro per la sua estrema utilità e per la rapidità di consultazione.
Tale database è interrogabile su più fronti, dal momento che ogni immagine è stata catalogata per nome dell'autore (architetto singolo o gruppo), soggetto, occasione/evento (concorso, esposizione), luogo, numero e tipo di rappresentazioni (disegno o fotografa), fotografo (autore dell'immagine), fascicolo della rivista e anno.