Littérature scientifique sur le sujet « Rappresentazione di regole »

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Articles de revues sur le sujet "Rappresentazione di regole"

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Ricolfi, Luca. « LA GEOMETRIA DELLO SPAZIO ELETTORALE IN ITALIA ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, no 3 (décembre 1993) : 433–74. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022450.

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Résumé :
IntroduzioneQuante dimensioni sono necessarie per rappresentare le posizioni dei partiti italiani nello spazio elettorale? La classica rappresentazione dei partiti lungo un unico continuum, il cosiddetto asse sinistra-destra, è ancora attuale? E se non lo è, quali sono le dimensioni oggi pertinenti?Negli ultimi cinquant'anni il problema della unidimensionalità dello spazio elettorale ha sempre avuto un certo rilievo perché, dopo gli studi pionieristici di Black, Arrow e Coombs sul rapporto fra preferenze individuali e regole di scelta sociale, l'assunto di unidimensionalità è diventato, per così dire, il certificato di garanzia dei sistemi democratici. Solo assumendo uno spazio elettorale unidimensionale l'adozione della regola della maggioranza non incappa nel «paradosso del voto» su cui per primi, verso la fine del ‘700, avevano attirato l'attenzione Jean-Charles de Borda (1781) e il Marchese di Condorcet (1785).
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Michetti, Giovanni. « “Il mondo come puzzle” ». DigItalia 15, no 1 (juin 2020) : 26–42. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00002.

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Résumé :
Le nuove tecnologie offrono nuove e potenti possibilità di descrizione dei beni culturali nel web, contribuendo a rinnovare la natura, le funzioni e gli obiettivi dei tradizionali strumenti per la rappresentazione e la gestione del nostro patrimonio culturale in ambiente digitale. In particolare, il confronto con il catalogo nel web richiede un cambio di prospettiva: il catalogo non è una semplice enumerazione sulla base di modelli convenzionali e regole sintattiche che definiscono un paradigma ove non c‘è alcuno spazio per l‘anomalia, bensì una narrazione che attribuisce un senso ad una molteplicità di singolarità. Occorre cioè bilanciare da una parte il criterio ordinativo e le inevitabili rigidità imposte da linguaggi e modelli formali, dall‘altra l‘esigenza di dare spazio a prospettive e modelli diversi.
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Morales La Mura, Raul. « Cittadinanza e identitŕ come ethos e habitus ». MONDI MIGRANTI, no 2 (octobre 2009) : 163–76. http://dx.doi.org/10.3280/mm2009-002011.

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Résumé :
Discutere il concetto d'identitŕ e di cittadinanza non č mai un'operazione neutrale poiché le implicazioni politiche attraversano le nostre prese di posizioni di fronte al mondo. Mostrando la cittadinanza come il risultato di un rito istituzionale definiamo il comportamento e le regole di comportamento nella societŕ, ovvero l'ethos. Possiamo anche considerare l'identitŕ come l'espressione delle disposizioni interiori attraverso il processo di socializzazione, ovvero l'habitus. Infine, mostrando la sovrapposizione di questi due concetti all'interno di ogni gruppo d'individui sveliamo il meccanismo di conservazione del territorio dove si costruiscono, si conferiscono, si producono e si riproducono le argomentazioni di una rappresentazione integrata dell'unitŕ dei gruppi e dei loro interessi. Questo articolo aiuta a comprendere che la durabilitŕ di un territorio simbolico e fisico, all'interno del quale cittadinanza ed identitŕ sono costituiti, dipende dalla capacitŕ sociale di includere gli altri integrando i loro interessi. Č grazie a questa pratica sociali che la societŕ sino ad ora hanno assicurato la loro conservazione ed č inevitabilmente lungo questo processo che continueranno a farlo.
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Lorusso, Stefano. « Gestione delle aziende pubbliche : dal "principe" al valore pubblico ». ECONOMIA PUBBLICA, no 3 (novembre 2021) : 33–54. http://dx.doi.org/10.3280/ep2021-003002.

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Résumé :
Il contributo propone una analisi dei diversi approcci che hanno caratterizzato la gestione delle aziende pubbliche. Partendo dalle prime suggestioni di Machiavelli sono riportati i diversi approcci in modo cronologico, evidenziando per ciascun modello l'aspetto concettuale mag-giormente rappresentativo. Ogni modello risente dell'assetto istituzionale di rife-rimento che definisce priorità e finalità, ed è così che partendo dallo stato di dirit-to si arriva a quello che è comunemente definito lo Stato relazionale. Nel tempo cambia il focus dell'azione della pubblica, che dapprima si concentra sulle procedure e le regole per poi per poi focalizzarsi sui risultati. Negli ultimi an-ni, poi, nella gestione pubblica diventano rilevanti le istanze provenienti dai di-versi attori e organismi sociali intermedi. La prospettiva fondamentale diventa la costruzione di relazioni, interazioni collaborative e partenariati tra soggetti pub-blici e privati. Attraverso poi la metafora dell'analisi sistemica per ciascun mo-dello si evidenzia l'elemento costitutivo dell'organizzazione pubblica (struttura, meccanismi operativi e processi) che diventa predominante. In conclusione in ragione della rappresentazione fornita, il lavoro si sofferma sull'evoluzione del ruolo della popolazione di riferimento di ogni pubblica amministrazione.
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Camerota, Filippo. « Introduzione. La prospettiva come tema vitruviano = Introduction. Perspective as a Vitruvian Theme ». Espacio Tiempo y Forma. Serie VII, Historia del Arte, no 7 (13 décembre 2019) : 17. http://dx.doi.org/10.5944/etfvii.7.2019.26188.

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Résumé :
Con la diffusione della prospettiva lineare, l’architettura divenne uno dei principali temi di studio degli artisti rinascimentali. La necessità di rappresentare architetture credibili impose ai pittori di imparare a disegnare come gli architetti, combinando piante e alzati e applicando le regole proporzionali e morfologiche tramandate da Vitruvio. I trattati di prospettiva accolsero sistematicamente mirate istruzioni sul disegno degli edifici, così come i trattati di architettura dedicarono spazio alla rappresentazione prospettica, considerandola come una disciplina corrispondente a ciò che Vitruvio chiamava «scaenographia». A sancire lo stretto legame tra la prospettiva dei pittori e la scenografia vitruviana fu principalmente Daniele Barbaro che compose il suo celebre trattato di prospettiva come approfondimento del tema che tanto lo aveva impegnato nel suo altrettanto celebre commento a Vitruvio.AbstractWith the spread of linear perspective, architecture became one of the main disciplines studied by Renaissance artists. The need to represent credible architecture forced painters to learn how to draw like architects, combining plans and elevations and applying the proportional and morphological rules handed down by Vitruvius. The treatises of perspective systematically welcomed instructions on the design of buildings, just as the architectural treatises dedicated space to perspective representation, considering it as a discipline corresponding to what Vitruvius called «scaenographia». To establish the close link between the perspective of painters and the Vitruvian scenography was mainly Daniele Barbaro who composed his famous treatise on perspective as a deepening of the theme that had so busy him in his equally famous commentary on Vitruvius.
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Antonietti, Alessandro, et Carlo Cipolli. « Pensiero, immagini mentali e creatività ; in diversi stati di vigilanza : il contributo della scuola di Marcello Cesa-Bianchi ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 1 (mai 2021) : 45–64. http://dx.doi.org/10.3280/rip1-2021oa11597.

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Résumé :
Marcello Cesa-Bianchi ha svolto un ruolo importante nel favorire gli studi sperimentali degli psicologi italiani sulla funzione delle immagini visive all'interno del processo di pensiero creativo durante i diversi stati di vigilanza (veglia vigile, veglia rilassata, rêverie, addormentamento e sonno REM). Egli era partitodalla constatazione che la ricerca di soluzioni innovative per nuovi problemi artistici, scientifici o di vita quotidiana richiede una ricombinazione flessibile e creativa di alcune conoscenze pregresse. Questo articolo riporta le prove sperimentali a sostegno sia dell'assunto che le immagini mentali generate e trasformate intenzionalmente possono facilitare la soluzione dei problemi, sia delle successive ipotesisu come le strategie innovative e intuitive di manipolazione delle immagini mentali possano operare durante la veglia e altri stati di vigilanza. Dopo aver delineato sinteticamente i risultati degli studi in condizioni di veglia a sostegno di una stretta relazione tra la capacità di manipolare mentalmente le immagini in modo olistico e il pensiero creativo, vengono riportati i risultati di vari studi recenti i quali mostrano che l'intuizione (insight) che preannuncia la soluzione può avvenire durante il sonno così come nell'addormentamento, nella veglia rilassata e nella rêverie (mind wandering). Tutti questi stati di vigilanza favoriscono sia la diffusione dell'attivazione di nuclei di conoscenza episodica e semantica nelle reti associative (coinvolte anche nella produzione di sogni durante il sonno), sia la ristrutturazione della rappresentazione del problema attraverso il trasferimento di relazioni tra diversi tipi di informazioni. Soprattutto il sonno REM può funzionare come un periodo di incubazione in grado di aumentare i tassi di soluzione di compiti come la scoperta di regole matematiche nascoste e la risoluzione di anagrammi.Quasi tutti i risultati sperimentali confermano l'idea che un periodo di sonno – così come di veglia rilassata, rêverie o addormentamento – facilita la soluzione di problemi indipendentemente dalle loro caratteristiche artistiche, scientifiche o di vita quotidiana.
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Farnese, Maria Luisa. « Relazioni di convivenza : studio esplorativo sulle associazioni semantiche ». RISORSA UOMO, no 2 (février 2012) : 163–84. http://dx.doi.org/10.3280/ru2011-002003.

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Résumé :
L'aumento di frequenza e complessitŕ degli scambi sociali e la maggiore incertezza nelle regole di riferimento rende il tema della convivenza di crescente rilevanza nella letteratura recente di diverse discipline. Il contributo presenta il primo studio di una ricerca piů ampia e si propone di porre a confronto le concezioni della convivenza nei contesti lavorativi (livello organizzativo) e sociali (livello sociale). Attraverso un que- stionario a risposte aperte (2721 soggetti) sono state studiate le libere associazioni sul costrutto e sulle criticitŕ della convivenza negli ambienti lavorativi e sociali. L'analisi del contenuto del corpus di risposte ha consentito di individuare tre cluster sulle rappresentazioni del processo di vivere insieme e tre cluster sulle difficoltŕ del convivere nei contesti organizzativi e sociali.
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Mastropaolo, Alfio. « PARLAMENTI E PARLAMENTARI NEGLI ANNI OTTANTA ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 20, no 1 (avril 1990) : 29–71. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008947.

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Résumé :
IntroduzioneAll'interno di quello che si suole ormai definire il mercato politico, il successo degli interessi organizzati ha da qualche decennio a questa parte finito, com'é noto, per cancellare del tutto la tradizionale rappresentazione del parlamento quale baricentro del sistema politico. Superata la fase in cui l'insidia piò grave alle prerogative delle assemblee legislative veniva dai partiti politici, i grandi gruppi d'interesse funzionali hanno addirittura dato luogo ad un secondo circuito rappresentativo in pieno regola, postosi decisamente in concorrenza rispetto a quello della rappresentanza politica democratica, che ha nel parlamento il suo principale punto di transito.
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Pietropolli, Charmet Gustavo. « L'adolescente di fronte al suicidio : morte e creativitŕ di Narciso ». RICERCA PSICOANALITICA, no 1 (mars 2011) : 103–8. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2011-001007.

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Résumé :
Viene indagata, sulla base di una estesa attivitŕ clinica con adolescenti reduci da tentativi di suicidio, la relazione intercorrente fra la fragilitŕ narcisistica e le crudeli esperienze di depressione narcisistica che tale condizione promuove e la rappresentazione della morte. Decolla in questi casi una energica spinta creativa che regala alla morte un valore estetico elevato e la connota come soluzione di gran lunga piů valorizzante della vita. Il Sé suicidale vive ed opera in uno spazio chiuso del Sé privo di qualsiasi azione relazionale, ma quando si incontra con il terapeuta puň dare vita ad un nuovo Sé non suicidale, memore della relazione con la morte ma deciso a differirne l'avvento.
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Baraldo, Stefania, Emma Luciani, Alida Martignon, Amalia Mineo, Mariadele Santarone, Anna Tabanelli et Stefano Trinchero. « Riflessioni sulla difficile esperienza di supporto psicologico a migranti richiedenti asilo ». INTERAZIONI, no 1 (avril 2022) : 110–26. http://dx.doi.org/10.3280/int2022-001012.

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Résumé :
Gli autori riflettono sulle difficoltà di comprensione - tentativi di omologazione e fraintendimenti - e sui complessi meccanismi psichici che si verificano negli operatori dei centri di accoglienza per migranti e negli stessi psicoterapeuti deputati a fornire supporto psicologico. Si soffermano sulle manifestazioni di sofferenza post-traumatica di coloro che vivono il dramma dello sradicamento, del pericolo di vita, di forme di schiavitù, di assenza di progettualità e di brusca caduta dentro un mondo di cui non capiscono le regole. Un mondo che dicendo di ac-coglierli li controlla, li segrega, e all'improvviso li dimette dai centri di accoglienza supponendo in loro una capacità di adattamento, integrazione e resilienza. Le esperienze traumatiche spesso e per molto tempo non trovano parole né adeguate rappresentazioni simboliche, per cui "parlano" attraverso somatizzazioni, lamentele fisiche, richiami a modelli della cultura d'origine, con effetto di sconcerto e di impotenza in coloro che sono chiamati all'ascolto e alla comprensione. Le differenze culturali pongono, secondo gli autori, non soltanto problemi di corretta interpretazione dei disagi e dei sintomi riferiti, ma anche domande sull'adeguatezza del setting e delle chiavi interpretative in uso nella nostra cultura. Nell'articolo si fa riferimento ad alcuni approcci transculturali e alla necessità, per gli psicoterapeuti, di uno spazio condiviso di confronto su vissuti controtransferali, spesso pesanti come macigni che, se non compresi ed elaborati, possono indurre ad atteggiamenti di rinuncia e di evitamento.
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Thèses sur le sujet "Rappresentazione di regole"

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PISCHEDDA, DORIS. « Rule-guided behaviour : how and where rules are represented and processed in human brain ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2014. http://hdl.handle.net/10281/50374.

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Résumé :
Much of our behaviour is guided by rules defining associations between meaningful stimuli and proper responses. The ability to flexibly switch between rules to adapt to a continuously changing environment is one of the main challenges for the human cognitive system. Investigating how different types and combinations of rules are encoded and implemented in human brain is crucial to understand how we select and apply rules to guide our behaviour and react flexibly to a dynamic environment. The present thesis addressed the issue of where in the brain different types of rules are represented and how they are processed. Behavioural paradigms, functional magnetic resonance imaging, and multivariate pattern classification were combined to shed light on the cognitive mechanisms underlying rule processing and to identify brain areas encoding the contents of such processes. Using a priming paradigm, the first study assessed which types of associations (conditional, disjunctive, spatial, or quantified) could be activated automatically and trigger unconscious inferences. It proved that Modus Ponens inference is carried out unconsciously. The second study demonstrated that a condition-action rule instructed on a trial-by-trial basis and immediately marked as irrelevant causes significant interference effects when involuntarily triggered by target stimuli matching the condition in the rule. In the third study, using complex rule sets, we showed that rules at different level in the hierarchy of action control are encoded in partially separate brain networks. Moreover, we found that rule information is represented in distinct brain areas when different types of rules are encoded jointly. In the fourth study, we used rules composed using different logical connectives to expand the set of associations considered and to assess possible differences in rule representation and processing between rules with distinct logical forms. We found that separate brain areas encoded task rule information during rule representation and evaluation and that the involvement of these areas depended on the specific rule active in a trial. Taken together, our results suggest that conditional rules hold a special status in the human cognitive system, contributing to our knowledge on rule-guided behaviour.
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Cattarina, Giovanni. « Funzioni di Schur, jeu de Tacquin e regola di Littlewood-Richardson ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6921/.

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Résumé :
Con l'obiettivo di fornire una dimostrazione della regola di Litlewood-Richardson, si forniscono nozioni su: composizioni e partizioni, funzioni quasisimmetriche, funzioni simmetriche, funzioni di Schur, e rappresentazioni lineari. Al termine sono inseriti un paio di ritratti dei due uomini che sono stati storicamente fondamentali per la trattazione degli argomenti della tesi.
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D'Ademo, Nicole. « Modelli di memoria semantica e lessicale : studio modellistico dei meccanismi di apprendimento dipendenti dal contesto e dall'esperienza ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/13645/.

Texte intégral
Résumé :
Lo studio della memoria semantica gioca un ruolo importante nelle neuroscienze; in tale ambito i modelli teorici possono dare un contributo fondamentale per comprendere i meccanismi operanti. Il modello neurale presentato in questa tesi è una rappresentazione della memoria semantica e lessicale, che sfrutta la regola di Hebb per addestrare le sinapsi. Il principio alla base è che la semantica di un oggetto è descritta attraverso una collezione di proprietà, caratterizzate da una differente frequenza di occorrenza che determina il diverso grado di “salienza”. L’obiettivo del lavoro è quello di estendere un modello sviluppato negli anni precedenti (Ursino et al., 2015) e, analizzare il ruolo delle diverse proprietà nella costruzione di un concetto e il loro legame con la parola. Un aspetto innovativo è comprendere come la rappresentazione concettuale sia eventualmente dipendente da un contesto. Tutti i modelli sono stati addestrati con una soglia post-sinaptica variabile che dipende dall’attività del neurone presinaptico. Soffermandoci sulla regola di apprendimento è stato migliorato il concetto di salienza, evitando che una proprietà condivisa da molti concetti divenga saliente e sia attribuita erroneamente all’intera categoria. È stato simulato il concetto di contesto facendo uso della probabilità condizionata; realizzando una rete caratterizzata da proprietà context dependent e context independent. Le successive simulazioni, con la rete addestrata, hanno mostrato come, la rappresentazione semantica dipenda dal contesto. Infine è stato realizzato un modello per simulare soggetti diversi con differenti rappresentazioni semantiche. Ogni soggetto, ha mostrato, al termine della simulazione, una propria rappresentazione semantica della parola strettamente dipendente dall’esperienza personale.
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MAROLDA, MARTINA. « Le immagini al potere, le immagini del potere. La rappresentazione fotografica dell'architettura contemporanea nelle riviste italiane di settore (1928-1943) ». Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/2158/1030950.

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Résumé :
La tesi di dottorato di Martina Marolda, dal titolo "Le immagini al potere, le immagini del potere. La rappresentazione fotografica dell'architettura contemporanea nelle riviste italiane di settore (1928-1943)", pone alla base di tutto il lavoro di ricerca un riscontro diretto tra le fonti primarie - ovvero le otto testate oggetto di studio: “Architettura”, “L'Architettura italiana”, “Casabella”, “Domus”, “Emporium”, “Quadrante”, “Rassegna di architettura”, “lo Stile” e le due riviste estere di “Moderne Bauformen” e “L'Architecture d'Aujourd'hui” - e le fonti archivistiche. Dal recupero di documenti quali lettere, atti notarili, fotografe e testi originali l'autrice ripercorre la vita e l'evoluzione di ogni testata, i rapporti tra le stesse così come quelli con il regime. Attraverso il materiale fotografico di prima mano, la tesi ricostruisce la politica editoriale iconografica e l'orientamento visivo di ogni singola rivista grazie ai segni tipografici e alle annotazioni riportate sul verso delle immagini ma anche all'analisi dei materiali scelti e inclusi nelle pubblicazioni posti a confronto con quelli scartati. La verifica delle immagini fotografiche pubblicate nelle riviste attraverso gli originali presenti nei fondi archivistici consultati, ha permesso anche l'attribuzione certa delle stesse a determinati fotografi e dunque di ricostruirne l'autorialità. Tra gli archivi studiati dall'autrice si ricordano: l'Archivio Anna Maria Mazzucchelli, il Fondo Marcello Piacentini e il Fondo Roberto Papini, l'Archivio Pietro Maria Bardi, il Centro Studi Giuseppe Terragni, il Fondo Angiolo Mazzoni. Per i fotografi e gli architetti-fotografi sono stati determinanti: il Fondo Ico Parisi, l'Archivio Fotografico Pagano, il Fondo Anderson, l'Archivio Fotografico La Triennale di Milano. Lo stesso approccio metodologico è stato mantenuto anche per la rivista francese de “L'Architecture d'Aujourd'hui”. Dall'indagine dei fondi di coloro che hanno animato più direttamente la vita del periodico tra le due guerre, l'autrice ha prestato particolare attenzione a quelli di Pierre Vago, redattore capo, di Auguste Perret, di André Lurçat e di Le Corbusier, dai quali sono emersi carteggi e materiali fotografici originali di notevole importanza. La tesi di dottorato di Martina Marolda si muove su cinque nodi tematici principali, esplicitati in cinque diversi capitoli. Il primo capitolo pone in evidenza e ripercorre la vita e l'evoluzione delle nove riviste italiane studiate, dalla loro nascita alla loro dissoluzione. Si tratta di una vera introduzione metodologica che, attraverso il recupero e la ricostruzione delle fonti archivistiche, evidenzia connessioni, retroscena e aspetti inediti di una fervida stagione, ponendo in relazione l'attività dei periodici di settore con gli eventi socio-politici negli anni tra il 1928 e il 1943. Sono inoltre indagati tutti i tentativi, a volte portati a termine, di tentate fusioni e di accorpamenti tra un periodico e l'alto, dai quali emergono alcune figure di spicco, primo fra tutti l'architetto Marcello Piacentini. Infine sono ricostruite le tirature di alcune riviste principali per determinati anni tra il 1930 e il 1936, che sono utili a indicare la diffusione effettiva di “Casabella”, “Domus” e “Quadrante”. Il secondo capitolo indaga invece in dettaglio le riviste come oggetto fisico e dunque la loro materialità. Partendo dalla copertina, passando per gli interni e arrivando alla quarta di copertina, i periodici sono dunque analizzati da un punto di vista soprattutto grafico e tipografico attraverso un'ampia indagine storiografica e in continuo dialogo con i loro modelli visivi di riferimento, in particolar modo europei. L'impaginato e la griglia grafica, così come la tipografa, risultano infatti elementi imprescindibili e fondamentali per la lettura delle stesse: sono oltretutto il contesto in cui l'immagine fotografica trova la sua collocazione, rappresentando in definitiva il legante di questa con il testo. Un ultimo paragrafo è infine dedicato alle riviste come “oggetto da esposizione”, ovvero alla profusione di mostre di arte grafica negli anni Trenta, in Europa come in Italia, che portano in scena i periodici in qualità di vera opera d'arte, appendendoli a parete e allestendoli con modalità non canoniche e con artifici dedotti dalla grafica stessa. Il terzo capitolo entra invece nel vivo dell'immagine fotomeccanica, ovvero della fotografia pubblicata nei principali periodici italiani di settore indagati nel periodo compreso tra il 1928 e il 1943. Dopo aver preso in considerazione la tipografa e l'impaginato, si pone in relazione l'utilizzo delle immagini sia con gli artifici grafici che con i testi, trovando analogie e divergenze tra i diversi linguaggi e prendendo come esempio il caso rappresentativo della Mostra della Rivoluzione Fascista del 1932 per la risonanza mediatica che questa riscuote tra le pagine dei periodici nazionali. Inoltre si indagano anche i nessi e le diversità tra le varie immagini pubblicate: si riscontrano allora ricorrenze formali e semantiche o scelte iconografiche completamente diverse; la prevalenza dell'uso della fotografa rispetto al disegno o viceversa; la predilezione degli esterni o degli interni dei manufatti architettonici, così come la presentazione dei particolari o degli interi. Un paragrafo importante si ferma ad analizzare il “tempo” della fotografa, prendendo in considerazione particolari montaggi e soprattutto fotomontaggi, assai diffusi e dunque elemento narrativo fondamentale ad esempio in “Quadrante”. Infine, grafici e tabelle restituiscono scientificamente nomi di autori e di soggetti architettonici maggiormente rappresentati, a livello di immagine, e dunque più diffusi nelle riviste analizzate, in un'analisi di ricorrenze numeriche che delineano una vera e propria fortuna visiva di determinati architetti e manufatti negli anni tra le due guerre in Italia. Un ultimo paragrafo indaga in dettaglio i modelli iconografici stranieri presenti all'interno degli stessi periodici italiani, anche in questo caso con rigore scientifico e con ricorrenze numeriche: il risultato è un vero e proprio orientamento visivo di alcune riviste nazionali nei confronti di architetti esteri. Il quarto capitolo rappresenta il cuore della tesi: in questo contesto si analizzano dettagliatamente le immagini fotografiche pubblicate all'interno delle riviste per capire il peso da esse assunto per la definizione delle politiche editoriali iconografiche dei diversi periodici e soprattutto come elementi visivi discriminanti per la comunicazione e divulgazione dell'architettura negli anni Trenta. Dopo aver analizzato un primo e fervido dibattito storiografico, sorto in Italia negli Ottanta e che vede Italo Zannier tra i suoi principali fautori, l'autrice ne evidenzia i limiti, procedendo poi a una vera e propria definizione delle diverse politiche iconografiche espresse dalle testate italiane degli anni e che si esplicano attraverso un'analisi formale e contenutistica delle immagini più ricorrenti, soprattutto in riferimento ai programmi espressi dai direttori. In definitiva, si è voluto indagare come le parole si sono tradotte visivamente, se c'è stata una coerenza o meno negli intenti iniziali e soprattutto come ciascuna rivista abbia interpretato e comunicato l'architettura negli anni tra le due guerre, in un periodo che ha visto l'affermazione del fascismo e la sua svolta totalitaria. Infine viene messa in luce l'immagine divulgata di quattro tra gli autori più rappresentati all'interno delle riviste: Marcello Piacentini, Gio Ponti, Giuseppe Terragni e Giuseppe Pagano. Si analizzano allora le modalità di autorappresentazione, il loro rapporto con la fotografa pubblicata e commissionata e infine le analogie o le differenze con l'immagine che di essi viene data negli altri periodici. Il quinto e ultimo capitolo analizza invece due esempi di riviste straniere europee, geograficamente prossime e in stretto rapporto con quelle italiane per più motivi: “L'Architecture d'Aujourd'hui” per la Francia e “Moderne Bauformen” per la Germania. Due riviste significative in quanto espressione, la prima, di un paese in cui non si instaura un regime totalitario, mentre, è il caso della seconda, di una nazione dove invece irrompe il Nazionalsocialismo, dittatura ad ogni modo diversa dal fascismo in Italia. Due riviste inoltre importanti poiché si definiscono l'una tribuna della modernità, l'altra invece come portavoce del tradizionalismo o comunque del centrismo. Dopo aver dedicato un primo paragrafo alla rappresentazione fotografica dell'architettura francese e tedesca nelle riviste italiane, l'autrice affronta e delinea il progetto grafico così come la ricezione e divulgazione dell'architettura italiana all'interno di entrambi i periodici d'oltralpe, trovando differenze sia nell'impaginato che nella fotografa utilizzata. L'attenzione rivolta all'aspetto iconografico delle riviste, ha reso necessaria un'operazione di digitalizzazione (per pagina tipografica) e di catalogazione delle stesse, che ha portato alla raccolta di oltre 40000 immagini di architetture coeve (realizzate dal 1920 al 1943) e alla costituzione di un database a corredo della stessa tesi di dottorato. Tale banca di dati è risultata uno strumento fondamentale e indispensabile a tutto il lavoro per la sua estrema utilità e per la rapidità di consultazione. Tale database è interrogabile su più fronti, dal momento che ogni immagine è stata catalogata per nome dell'autore (architetto singolo o gruppo), soggetto, occasione/evento (concorso, esposizione), luogo, numero e tipo di rappresentazioni (disegno o fotografa), fotografo (autore dell'immagine), fascicolo della rivista e anno.
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SCOLARI, BALDASSARE. « State Martyr Representation and Performativity of Political Violence ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251176.

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L’indagine prende in esame l’uso e la funzione politica della figura del martire nello spazio pubblico contemporaneo. La ricerca, pur nel riferimento consapevole alla consolidata letteratura ormai classica sull'argomento, ha tra i propri riferimenti filosofici specificatamente la teoria del discorso di Michel Foucault, con la sua metodologia dell’analisi discorsiva, e segue un approccio transdiscipli¬nare fra scienze culturali e filosofia. Essa ha come punto di partenza, come caso di studio, la rappresentazione mediale del politico e statista democristiano Aldo Moro quale martire di stato durante e dopo il suo assassinio per opera delle Brigate Rosse nel 1978. La ricerca si sviluppa sulla scorta dell’ipotesi di una connessione fra procedure di legittimazione dell’autorità politica e delle strutture di potere e l’emergere della figura del martire di Stato. Le rappresentazioni martirologiche sono considerate pratiche discorsive performanti, attraverso le quali la morte di Moro viene ad assumere il significato di un martirio per lo Stato, la Repubblica Italiana e i valori democratici. L’ipotesi di lavoro è che, attraverso l’allocazione dello statuto di martire, la morte di Moro acquisisca il significato di un atto (volontario) di testimonianza della verità assoluta e trascendentale dei diritti umani, garantiti dalla costituzione (in particolare articolo 2 della Costituzione Italiana), così come della necessità dello Stato come garante di tali diritti. Attraverso questa significazione, la figura di Moro assurge inoltre a corpo simbolico dello Stato-nazione, legittimando lo stesso e fungendo da simbolo d’identificazione collettiva con la nazione. Si tratta qui di mettere in luce il rapporto intrinseco fra la figura del martire e una narrazione mitologica dello Stato, dove mito sta a indicare un «assolutismo del reale» (Absolutismus der Wirklichkeit). La ricerca vuole altresì mettere in luce la dimensione strumentale delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro, le quali hanno mantenuto e tuttora mantengono un’efficacia performativa nonostante il chiaro ed evidente rifiuto, espresso da Moro stesso, di essere sacrificato «in nome di un astratto principio di legalità.» La ricerca si propone di dimostrare la valenza di tale ipotesi di lavoro attraverso l’analisi dell’apparizione e diffusione delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro in forme mediali differenti nell’intervallo temporale di quattro decenni. Il corpus delle fonti preso in esame include: articoli di giornali e riviste, i documenti prodotti da Moro e della Brigate Rosse durante i 55 giorni di sequestro, trasmissioni televisive (documentari e reportage), opere letterarie e cinematografiche. La teoria discorsiva e l’analisi archeologico-genealogica sviluppate da Michel Foucault fungono da base teorico-metodologica del lavoro. Il taglio transdisciplinare dell’indagine rende necessaria la distinzione di due diversi piani di ricerca. In primo luogo, ci si pone come obiettivo di individuare e analizzare le diverse rappresentazioni come elementi di una formazione discorsiva il cui tema comune è la morte di Aldo Moro. Si tratta di operare una ricognizione, attraverso il lavoro empirico, dei modi di rappresentare l’uccisione di Aldo Moro e di individuare le regole che determinano ciò che può essere detto e mostrato a tale riguardo. In secondo luogo, a partire da qui, ci si propone di fare un’analisi critica dell’uso e della funzione del linguaggio e della simbologia di matrice religiosa all’interno della forma¬zione discorsiva presa in esame. L'obiettivo è di mettere così in luce non solo il dispositivo di legittimazione politica che presiede alla costruzione della figura del martire, ma anche la sua polivalenza.
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Livres sur le sujet "Rappresentazione di regole"

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Corsani, Gabriele, Leonardo Rombai et Mariella Zoppi, dir. Abbazie e paesaggi medievali in Toscana. Florence : Firenze University Press, 2014. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-645-9.

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Résumé :
Il volume raccoglie i contributi della giornata di studio tenuta il 16 giugno 2010 all’Università di Firenze su Abbazie e paesaggi medievali in Toscana, cioè sulle forme del territorio che hanno strutturato per secoli i modi di vita nelle campagne della nostra regione. Si afferma oggi una infatuazione per quel paesaggio, cui fa riscontro una mancanza di interesse per la sua conservazione o per trasformazioni rispettose delle regole che lo hanno prodotto. È quindi opportuno presentare, al vaglio del metodo storico, uno sguardo sintetico sul paesaggio medievale, dalle premesse di antica matrice alle ragioni economiche della formazione monastica e feudale fino alla comparsa di un nuovo assetto apprezzato per la sua utile bellezza, in un persistente sostrato di misteriosa affabulazione. La Toscana permette molteplici riscontri di ciò che effettivamente sopravvive del pervasivo ordine stabilito nel Medioevo anche per le sue esemplari rappresentazioni letterarie e iconografiche, coeve e moderne.
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Chapitres de livres sur le sujet "Rappresentazione di regole"

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Fiano, Maria. « Regine senza rituali. La rappresentazione di un sistema e delle sue devianze (mondo carolingio e ottoniano a confronto) ». Dans Haut Moyen Âge, 171–88. Turnhout : Brepols Publishers, 2007. http://dx.doi.org/10.1484/m.hama-eb.3.519.

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