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Laino, Giovanni. « Immigrazione straniera e attività commerciali a Napoli ». TERRITORIO, no 100 (novembre 2022) : 104–6. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100012.

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Résumé :
I tre contributi che compongono questo servizio restituiscono gli esiti di un'indagine sul rapporto tra attività commerciali e popolazione straniera a Napoli, in un contesto nel quale questa relazione si dà con caratteri di originalità. Dopo questa introduzione, il primo testo fornisce un quadro sistematico costruito su base statistica e quantitativa, circa entità del fenomeno e distribuzione dei commercianti stranieri nella città. Il secondo declina invece l'indagine con gli strumenti dell'analisi qualitativa. L'articolo conclusivo riassume gli esiti dello studio e ne sviluppa alcune ipotesi interpretative.
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Malina, Artur. « Ewangelia a bluźnierstwo przeciw Duchowi świętemu (Mk 3,29 ; 12,40) ». Verbum Vitae 2 (14 décembre 2002) : 109–26. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1329.

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Résumé :
L’avvertimento sulla privazione eterna della remissione dei peccati (3,29) e l’annuncio di una punizione massima per gli scribi (12,40) sembrano contrastare fortemente con la comprensione del vangelo come Lieta Notizia. Le parole di Gesù costituiscono però l’occasione per rivelare che la sua persona e attività, legate all’opera dello Spirito Santo, portano la remissione di tutti i peccati e di tutte le bestemmie. In questo modo l’atteggiamento richiesto dagli uomini di fronte a Gesù e al suo insegnamento diventa fondamentale per il loro rapporto con Dio. Il contenuto essenziale del Vangelo, concepito come Lieta Notizia, è che in Gesù si fonda definitivamente questo rapporto. Il castigo di cui parla Gesù nel suo ultimo discorso pubblico viene dalla perdita dei benefici annunciati e portati da Lui.
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Arrieta, Juan Ignacio, et Artur Miziński. « Prałatury personalne i ich relacje do struktur terytorialnych ». Prawo Kanoniczne 43, no 3-4 (10 décembre 2000) : 85–115. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2000.43.3-4.04.

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Résumé :
L’abituale rapportarsi tra i vescovi messi a capo delle distinte Chiese particolari o coetus fidelium deve considerarsi un normale esercizio del loro ministero episcopale, e rientra nello spirito di collegialità e nella reciproca sollicitudo che ogni vescovo deve coltivare verso la missione affidata singolarmente agli altri confratelli. Tali rapporti assumono una rilevanza particolare nel caso di strutture complementari, poiché i fedeli ai quali rivolgono la loro attività pastorale sono necessariamente fedeli di una Chiesa particolare. Avendo l’organizzazione delle comunità e la determinazione delle funzioni episcopali un prevalente carattere territoriale, pare giustificato far ricorso alle strutture personali soltanto davanti alla necessità di sviluppare una coerente attenzione pastorale in settori che in altro modo rimarrebbero insufficientemente coperti. In realtà, il rapporto tra strutture gerarchiche è indissociabile dal rapporto tra le rispettive funzioni episcopali о le relative missioni canoniche, allo stesso modo come il discorso sulla „communio ecclesiarum” è parallelo a quello sulla sacramentalità dell’episcopato. Questo tipo di rapporto avviene, principalmente, per una doppia ragione. Da una prospettiva di fatto, a causa della natura non statica delle comunità di fedeli, che interpellano in continuazione diverse giurisdizioni e missioni episcopali. Ma soprattutto, il rapporto tra strutture ha luogo a causa della natura stessa della funzione episcopale, essenzialmente aperta agli altri colleghi nell’episcopato. E noto ehe le Prelature personali sono state ideate lungo i dibatti dei decr. Presbyterorum ordinis (n. 10). Per una migliore distribuzione del clero o per la realizzazione di speciali iniziative pastorali la Santa Sede puo stabilire „speciales dioceses vel praelature personales”. II can. 297 CIC rappresenta l’unica norma соdiciale che fa cenno al raccordo tra queste strutture. II precetto rinvia agli statuti di ogni prelatura per indicare il modo di allacciare tali rapporti, stabilendo comunque un principio generale: al vescovo diocesano spetta il diritto di dare il proprio consenso perché l’attività pastorale di una prelatura personale possa avviarsi nella diocesi. Oltre a queste considerazioni generali, la normativa canonica lascia agli statuti ogni ulteriore determinazione dei rapporti tra il vescovo diocesano e la prelatura. La missio canonica del prelato è determinata negli statuti della prelatura, i quali, a loro volta, nel circoscrivere l’ambito della discrezionalità del prelato, delineano contemporaneamente il rapporto con la legislazione del territorio. Lesercizio della giurisdizione da parte del prelato personale tiene conto dell’appartenenza simultanea dei propri fedeli laici alla comunità territoriale, ecclesiologicamente primaria e teologicamente diversa rispetto dell’appartenenza alla prelatura. Tuttavia, la prelatura personale, come la Chiesa locale, è struttura gerarchica autonoma, i cui rapporti con le Chiese particolari si pongono su un piano di coerenza con il rispettivo compito ecclesiale. La competenza delle due giurisdizioni sulle stesse persone postula, di conseguenza, un qualche coordinamento о intesa fra funzioni episcopali. Perciò, come capita con le altre circoscrizioni personali, le norme speciali di ogni prelatura - 1’atto pontificio di erezione o gli statuti - dovranno delineare quale sarà il modo di rapportarsi ambedue le giurisdizioni, se in forma cumulativa, sussidiaria о com-plementare. Infine si può dire che i rapporti tra la prelatura e le strutture territoriali rientrano in buona misura nei seguenti criteri generali: a) primo, la normale sottomissione nel contesto della comunione ecclesiale dell’attività della prelatura alla legislazione territoriale emanata dall’autorità competente che, a volte, sarà quella del vescovo diocesano, e altre volte, invece, quella della conferenza episcopale; b) secondo, il fatto che la prelatura rappresenta una struttura giurisdizionale, episcopale, autonoma, che deve agire in funzione delle finalità pastorali prefissate dalla Santa Sede, e che rappresentano il contenuto della missio canonica del prelato, e la regola voluta dal Capo del Collegio per rapportarlo con l’episcopato territoriale; c) terzo, che l’unità della prelatura, avente carattere universale, richiede un minimo di omogeneitò di regime attorno ai fattori di propria identità, compatibile con la pluralité di legislazioni territoriali con le quali essa si trova in contatto. La primazia della legislazione territoriale risponde ad un principio generale di comunione ecclesiale valido per qualunque attività pastorale da svolgere nell’ambito di una Chiesa particolare.
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Saraceno, Benedetto, Corrado Barbui, Alessandra Bedoni, Graziella Civenti et Lucilla Frattura. « Evaluation of dehospitalization policies of the former psychiatric hospitals of Regione Lombardia. QUALYOP study results. I : Structural resources, organizational procedures and activities ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 5, no 1 (avril 1996) : 59–71. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00003948.

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RIASSUNTOScopo — Lo studio QUALYOP si prefigge tre obiettivi: 1) descrivere la situazione dei 12 ex ospedali psichiatrici lombardi in relazione a caratteristiche strutturali e organizzative e all'andamento di ammisioni/dimissioni e decessi dei pazienti ricoverati; 2) descrivere la qualita di strutture, organizzazione e attivita dei reparti; 3) descrivere le caratteristiche socio-demografiche, cliniche e le potenzialita riabilitative della popolazione ricoverata. I dati presentati in questo articolo si riferiscono ai primi due obiettivi. Disegno - Studio descrittivo-valutativo. Gli ospedali sono stati vistitati nell'arco di sei mesi (luglio-novembre 1994) da un gruppo di ricercatori-rilevatori in una data concordata con i rispettivi direttori. Sono state utilizzate quattro fonti di informazione e documentazione: scheda ospedale, scheda reparto, scheda paziente, documentazione fotografica delle strutture. Setting - I 12 ex-ospedali psichiatrici pubblici della Regione Lombardia in funzione alia data della rilevazione (Bergamo, Brescia, Castiglione delle Stiviere, Codogno, Como, Cremona, Limbiate, Mantova, Milano, Sondrio, Varese, Voghera). Principali misure utilizzate - È stato utilizzato un gruppo di indicatori che forniva informazioni sulle strutture, sull'organizzazione della vita di reparto e sulle attività svolte. I giudizi di qualita sono stato espressi in relazione a criteri espicitati a priori. I reparti sono stati quindi raggruppati in tre tipologie a seconda del livello di adeguatezza delle strutture, dell'organizzazione e delle attività. Risultati - I 12 ospedali psichiatrici pubblici della Lombardia risultano costituiti da 63 reparti che accolgono complessivamente 2752 ricoverati. La situazione risulta estremamente eterogenea nei diversi ospedali che si differenziano per affollamento dei reparti, rapporto operatori-pazienti, decremento negli anni della popolazione ricoverata e numero di nuove ammissioni. La valutazione della qualita strutturale, organizzativa e delle attivita evidenzia che il 70% dei reparti e inadeguato o gravemente inadeguato dal punto di vista strutturale, mentre più del 70% è inadeguato o gravemente inadeguato dal punto di vista organizzativo e delle attività che vi si svolgono. Conclusioni - Lo studio dimostra la fattibilita di valutazioni di programmi di sanita pubblica utilizzando criteri non riferiti a dati di efficacia ma formulati a partire da valori etici, senso comune, eventi non ammissibili, risultati di studi quasi-sperimentali ed esperienza. I dati cosi raccolti permettono di concludere che le politiche di superamento dell'ospedale psichiatrico sono estremamente carenti nella maggior parte dei casi e che la ricoversione esclusivamente strutturale degli immobili, in molti casi assolutamente necessaria, non è tuttavia sufficiente a garantire un reale superamento. Molto più urgente sembra essere la necessita di formare e motivare il personale di assistenza e amministrativo.
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Maffia, Andrea. « Fare scuola a casa in tempi di lockdown : l’esempio dei problemi moltiplicativi ». Didattica della matematica. Dalla ricerca alle pratiche d’aula, no 11 (18 mai 2022) : 52–67. http://dx.doi.org/10.33683/ddm.22.11.3.

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Attraverso due studi di caso, si propone una riflessione sull’attività matematica individuale che i bambini della scuola primaria svolgono a casa e su come l’interazione con i genitori influenzi tale attività. Dopo aver presentato una breve rassegna della letteratura sul tema del “fare scuola a casa” e del rapporto dei genitori con i compiti di matematica dei figli, si analizzano qualitativamente dati raccolti durante il lockdown e relativi a due studenti di classe terza della scuola primaria italiana.
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D’Elia, Costanza. « Pasquale Villani : la coerenza di un eclettico umanista ». SOCIETÀ E STORIA, no 171 (février 2021) : 187–98. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-171010.

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L'articolo mira a delineare il percorso intellettuale e umano di Pasquale Villani, gettando luce sulla ricchezza della sua attività scientifica. Emerge il profilo di uno studioso attento a far confluire in una rinnovata storia del Mezzogiorno l'attenzione alle più importanti dinamiche storiografiche del periodo e a potenziare il rapporto fra storia e scienze umane. A una visione d'insieme, Villani è rimasto fedele al paradigma di una storia economico-­sociale che ha declinato nel rifiuto di ogni dogmatismo, ideologico o metodologico, e nell'apertura alle suggestioni tanto della microstoria che del cultural turn degli ultimi decenni.
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Palmieri, A. « Aspetto RM atipico in sclerosi multipla ». Rivista di Neuroradiologia 6, no 2 (mai 1993) : 223–26. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600216.

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Viene presentato un caso di sclerosi multipla in cui alla RM era presente un reperto atipico costituito da una immagine anulare ipointensa nel contesto di una ampia zona lesionale caratterizzata dalla tipica iperintensità nelle sequenze a lungo TR/TE. Tale aspetto, di cui esistono solo tre esempi in letteratura, sembra essere in rapporto con il momento evolutivo della malattia esprimendo verosimilmente sia sul piano morfologico che su quello clinico una fase attiva della placca di demielinizzazione. Si segnala pertanto l'interesse del reperto per la sua rarità e perché possibile indice di attività della lesione.
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Pogliani, Laura. « Memoria e futuro per i cimiteri milanesi. Un contributo di ricerca e progetto ». TERRITORIO, no 95 (mai 2021) : 158–69. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-095017.

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I cimiteri sono luoghi di lutto e memoria individuale e collettiva, di culto, di testimonianza architettonica, artistica, paesaggistica, ma sono anche ecosistemi contraddistinti da varietà ecologica e biodiversità. Territori in divenire, narrano la crescente diversificazione dei bisogni e dei valori culturali e simbolici degli abitanti, in relazione al presente e al futuro. La recente revisione del Piano regolatore dei cimiteri milanesi costituisce un'occasione per riflettere su queste condizioni e potenzialità e per rilanciare un progetto di multiculturalità e diversificazione ecologica degli spazi per la metropoli attuale. Il contributo sviluppa qualche spunto di riflessione ulteriore sul rapporto tra ricerca universitaria e attività amministrativa, nella costruzione di una proposta attenta all'innovazione dei processi.
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Andreula, C. F., A. N. M. Recchia-Luciani et A. Carella. « Attività di placca e dose ottimale di Gd-DTPA in RM per la diagnosi di sclerosi multipla ». Rivista di Neuroradiologia 7, no 6 (décembre 1994) : 859–73. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700602.

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L'introduzione del mezzo di contrasto in risonanza magnetica nello studio della Sclerosi Multipla (SM) ha accresciuto la sensibilità e la specificità della tecnica, individuando l'attività infiammatoria di quelle placche che evidenziano assunzione di contrasto paramagnetico (Gadopentato Dimeglumina, Gd-DTPA), con il relativo accorciamento dei tempi di rilassamento e l'aumento del segnale in T1. Tale caratteristica propone la possibilità di una verifica della disseminazione nel tempo delle lesioni, disseminazione che, combinata con la disseminazione spaziale (individuata già dall'esame di base anche in virtù della multiplanarietà) permette fin dal primo esame di definire la diagnosi di SM. L'aumento della intensità di segnale di una lesione avviene in proporzione all'incremento della dose di mdc paramagnetico utilizzata, fino a 0,3 mmol/Kg di peso corporeo. Scopo del nostro lavoro è individuare la dose ottimale di mdc paramagnetico in RM nel sospetto diagnostico di SM, per eliminare il sospetto di falsi negativi ingenerato nella pratica quotidiana a fronte di un quadro clinico e di un quadro RM fortemente suggestivi. Sono stati eseguiti esami pre- e post-contrasto in 150 pazienti con Sclerosi Multipla sospetta o definita. Dopo la prima dose di Gd-DTPA introdotta endovena, con tecnica a bolo, alla posologia di 0,2 ml/Kg di peso corporeo, sono state effettuate scansioni T1, immediatamente dopo la somministrazione. Quindi, è stata somministrata una seconda dose di Gd-DTPA endovena, sempre alla posologia di 0,2 ml/Kg di peso corporeo con tecnica a bolo, dopo la quale sono state ripetute le medesime scansioni T1, a distanza di 3–5 minuti dalla somministrazione della prima dose. Nel gruppo totale di pazienti che hanno mostrato impregnazione di placca (71 = 47,33%), il rapporto tra i casi con impregnazione dopo dose singola (6 casi = 4%), e quelli con impregnazione dopo doppia dose (65 casi = 63,33%) è stato dell '11,825 (incremento proporzionale 1082,5%). Nel corso del nostro lavoro, abbiamo distinto le placche in cinque «tipi», in base al differente segnale RM e al comportamento dopo somministrazione di mdc. L'aumento della dose permetterebbe un miglior rapporto contrasto/rumore, con il rilievo di lesioni di dimensioni al limite della rilevabilità, nonchè una maggiore «confidence» di rilevamento per una migliore delineazione delle lesioni, e dunque della diagnosi per immagini. Obiettivo finale del lavoro è una possibile revisione del protocollo diagnostico della SM, con l'introduzione della RM con doppia dose di Gd-DTPA in tutti i casi di sospetto clinico di patologia demielinizzante, nella speranza di una possibile drastica riduzione del tempo necessario per giungere alla definizione diagnostica.
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Salomon, Xavier F. « The goldsmith Pietro Spagna (1561–1627) : ‘argentiere’ to Cardinal Pietro Aldobrandini (1571–1621) ». Papers of the British School at Rome 74 (novembre 2006) : 339–70. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003305.

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L'OREFICE PIETRO SPAGNA (1561–1627): ‘ARGENTIERE’ PRESSO IL CARDINAL PIETRO ALDOBRANDINI (1571–1621)Documenti inediti dell'Archivio Aldobrandini a Frascati e dell'Archivio Doria Pamphilj a Roma ci permettono di esplorare la produzione artistica dell'orefice Pietro Spagna (1561–1627). Questo articolo sintetizza ciò che è noto su Spagna e discute per la prima volta l suo rapporto con il nipote del papa Clemente VIII, il cardinale Pietro Aldobrandini (1571–1621), e con altri membri della famiglia Aldobrandini. Poiché nessun lavoro di Spagna è stato identificato finora, la registrazione della sua attività ci consente di comprendere la ragguardevole gamma di oggetii prodotti da uno dei più abili orefici di Roma all'inizio del 1600 e dalla sua bottega in via del Pellegrino.
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Benelli, Gianfranco. « Il boat and breakfast tra ricettività turistica e nautica da diporto ». RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, no 19 (février 2018) : 38–55. http://dx.doi.org/10.3280/dt2017-019002.

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La legge della Regione Sardegna in materia di turismo, emanata nel 2017, ha previsto una nuova tipologia di sistemazione extra-alberghiera, il boat and breakfast, ovvero un'attività consistente nell'ospitalità a bordo di imbarcazioni da diporto ormeggiate in un porto. La questione è se possano esserci analogie con l'istituto del bed and breakfast e se tale attività sia compatibile con la disciplina della nautica da diporto, particolarmente rigida rispetto all'uso commerciale delle imbarcazioni. Si possono delineare due possibili modelli di boat and breakfast, senza e con fine di lucro, non potendosi prescindere dai contratti di charter per la disciplina del rapporto tra cliente ed operatore. Alcune ulteriori problematiche sono legati al raccordo tra le competenze regionali nell'area del turismo e le competenze statali in materia di nautica da diporto.
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Caprioli, Agnese. « Il curatore speciale del minore disabile ». MINORIGIUSTIZIA, no 4 (juillet 2022) : 86–95. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-004010.

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Il curatore speciale più volte si trova ad affrontare situazioni critiche in cui alla vulnerabilità della minore età si associa la vulnerabilità della disabilità. L'impegno del curatore, la sua attività e le modalità di esercizio della funzione non richiedono compiti ulteriori e non è necessario un differente esercizio della funzione; il rapportarsi con un minore richiede già alcune specifiche accortezze, per cui l'approccio resta e resterà immutato nel rispetto della fragilità e della specialità che già di per sé presenta la minore età. Sarà poi la specificità della situazione, così come già accade riguardo ad ogni minore, a dettare le «regole» del rapporto, tempi e modalità di approccio e di relazione differenti a seconda dei casi e delle particolari fragilità.
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Mouritsen, Henrik. « Pits and politics : Interpreting colonial fora in Republican Italy ». Papers of the British School at Rome 72 (novembre 2004) : 37–67. http://dx.doi.org/10.1017/s006824620000266x.

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POZZI E POLITICA: INTERPRETANDO I FORA DELLE COLONIE NELL'ITALIA REPUBBLICANAL'articolo affronta il rapporto tra Roma e le sue colonie in Italia nel periodo repubblicano attraverso un'analisi dei fora delle colonie e, in particolare, di una serie di pozzi trovati a Cosa, Alba Fucens, Fregellae e Paestum. Le moderne interpretazioni di queste strutture come parte della messa in opera pratica e rituale dei luoghi in cui si tenevano le assemblee popolari viene valutata criticamente e vengono chiariti i problemi metodologici e pratici che riguardano l'applicazione di questa teoria ai resti archeologici. L'esistenza di un modello romano specifico viene messa in discussione, così pure l'applicabilità delle descrizioni antiquarie degli spazi inaugurati (templa) alle strutture coloniali. I pozzi sembrano troppo eterogenei per essere collocati entro un unico modello esplicativo e probabilmente servivano ad un numero vario di attività sia pratiche che rituali.
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Cocchi, Angelo, Graziella Civenti, Antonio Lora et Roberto Blaco. « «Durata» degli interventi territoriali nei servizi psichiatrici della Regione Lombardia ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 2, no 2 (août 1993) : 129–35. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00006886.

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RiassuntoScopo - Valutare la «durata» degli interventi territoriali, ovvero il tempo che intercorre tra un intervento territoriale e l'altro, nei servizi psichiatrici della Regione Lombardia nei 1990, e porla in relazione alle diverse figure professionali e ad alcune variabili di risorse e di attività ricavate dal sistema informativo psichiatrico regionale. Disegno - Analisi descrittiva dei dati contenuti nell'archivio computerizzato del sistema informativo psichiatrico regionale. La «durata» è stata calcolata in base al rapporto tra le ore di lavoro erogate nelle strutture territoriali e il numero di interventi effettuati nei 1990 e, dopo essere stata depurata dalle osservazioni anomale, è stata correlata a variabili di struttura, personale e attivita. Setting - Le 52 Unità Operative di Psichiatria della Regione Lombardia nei 1990, il cui bacino di utenza è costituito da 99 USSL per comples"sivi 7.600.000 abitanti. Risultati - È emersa una marcata variabilità della «durata» nelle diverse USSL e nelle diverse figure professionali. La «durata» si riduce con Paumentare del numero di pazienti in carico, di interventi effettuati e dei locali presenti nelle strutture, mentre rispetto ad altre variabili quali le ore di lavoro erogate l'andamento non è lineare. Conclusioni - Sebbene questo indicatore non fornisca informazioni sulla qualita delle prestazioni erogate, esso può rappresentare per i servizi un utile punto di partenza per riflessioni anche a carattere valutativo. La «durata» degli interventi infatti rappresenta un utile indicatore quantitativo dell'efficienza operativa di un servizio, owero della capacita di effettuare gli interventi voluti con un risparmio di risorse o di effettuare il maggior numero di interventi con lo stesso impegno di risorse.
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Galli, Pier Francesco, et Alberto Merini. « Logica dell'interpretazione in psicoterapia (1964) ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 3 (août 2022) : 477–90. http://dx.doi.org/10.3280/pu2022-003006.

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Dopo una introduzione che inquadra storicamente questa relazione che fu tenuta nel 1964, vengono fatte alcune riflessioni sulla logica dell'interpretazione in psicoanalisi e più in generale nell'attività clinica. Tra gli aspetti che vengono discussi vi è il ruolo dell'intuizione nella clinica e quello della capacità di previsione in termini di probabilità. Viene anche accennato al rapporto tra attività clinica e ricerca in psicoterapia. (Questo testo è la trascrizione della registrazione di una relazione tenuta a braccio al Quarto corso di aggiornamento del Gruppo Milanese per lo Sviluppo della Psicoterapia - che dagli anni 1970 si chiamerà Psicoterapia e Scienze Umane - dal titolo "Problemi teorici e casi clinici", Milano, 1-4 maggio 1964; dopo la relazione è riportato il dibattito con gli interventi di Silvano Arieti, Enzo Codignola, Franco Fornari, Luigi Frighi, Pier Francesco Galli, Mario Moreno, Diego Napolitani ed Enzo Spaltro).
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Minello, Alessandra, et Concetta Russo. « Dentro lo schema. Accademiche italiane tra ricerca e didattica ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 160 (août 2021) : 88–109. http://dx.doi.org/10.3280/sl2021-160005.

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Il lavoro accademico si divide tra ricerca, didattica e attività amministrative. Dopo la riforma Gelmini, la ricerca ha un peso rilevante ai fini dell'avanzamento di carriera. Secondo la letteratura, le donne sono più propense ad assumersi i compiti di insegnamento e quelli amministrativi, in virtù di un gender scheme che le vede più portate per queste mansioni. Le donne hanno meno probabilità di raggiungere posizioni apicali e le raggiungono più lentamente. In questo articolo esploriamo il ruolo attribuito dalle accademiche italiane ai compiti di didattica, indagando i percorsi di adattamento/resistenza alle nuove regole di competizione. Attraverso quindici interviste qualitative emerge che la didattica è considerata un elemento di ancoraggio: le intervistate percepiscono il rapporto diretto con gli studenti come indispensabile al raggiungimento della soddisfazione professionale, o considerano l'investimento in questo ambito come una potenziale porta di accesso alla carriera accademica. Alcune hanno subito richieste pressanti sia per l'espletamento di compiti di didattica sia amministrativi.
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Da Roit, Barbara, et Francesco E. Iannuzzi. « Trasformazioni del lavoro operaio tra mutamento tecnologico e contesto socioproduttivo. Una ricerca nella manifattura veneta ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 158 (novembre 2020) : 137–57. http://dx.doi.org/10.3280/sl2020-158007.

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Partendo dal presupposto che i contesti sociali e produttivi influiscano sugli effetti della trasformazione tecnologica, l'articolo analizza le esperienze soggettive dei lavoratori della manifattura veneta a seguito delle trasformazioni introdotte nella transizione verso Industria 4.0. Attraverso casi studio, la ricerca mette a fuoco il rapporto tra lavoratori, processi, organizzazione produttiva e vita quotidiana, prestando attenzione alle aspettative, percezioni ed esperienze che i lavoratori associano alla qualità del lavoro. La trasformazione tecnologica contribuisce alla costruzione di nuove istanze di soggettività osservabili nell'aumentato interesse dei lavoratori per gli aspetti espressivi e relazionali del lavoro e nella ridefinizione del valore associato alle diverse attività quotidiane. Tuttavia, non sempre queste istanze trovano adeguate risposte sul terreno dell'innovazione organizzativa, creando tensioni e insofferenza tra i lavoratori.
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Di Lullo, A. M., M. Scorza, F. Amato, M. Comegna, V. Raia, L. Maiuri, G. Ilardi, E. Cantone, G. Castaldo et M. Iengo. « An “ex vivo model” contributing to the diagnosis and evaluation of new drugs in cystic fibrosis ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 3 (juin 2017) : 207–13. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1328.

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La fibrosi cistica (FC) è una malattia autosomica recessiva causata da mutazioni nel gene CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane conductance Regulator). Finora sono state descritte circa 2000 mutazioni, ma per la maggior parte di esse è difficile definirne l’effetto senza complesse procedure in vitro. Abbiamo effettuato il campionamento (mediante brushing), la cultura e l’analisi di cellule epiteliali nasali umane (HNEC) utilizzando una serie di tecniche che possono aiutare a testare l’effetto delle mutazioni CFTR. Abbiamo eseguito 50 brushing da pazienti FC e controlli, e in 45 casi si è ottenuta una coltura positiva. Utilizzando cellule in coltura: i) abbiamo dimostrato l’espressione ampiamente eterogenea del CFTR nei pazienti e nei controlli; ii) abbiamo definito l’effetto di splicing di una mutazione sul gene CFTR; iii) abbiamo valutato l’attività di gating di CFTR in pazienti portatori di differenti mutazioni; iv) abbiamo dimostrato che il butirrato migliora in modo significativo l’espressione di CFTR. I dati provenienti dal nostro studio sperimentale dimostrano che l’uso del modello ex-vivo di cellule epiteliali nasali è un importante e valido strumento di ricerca e di diagnosi nella studio della FC e può anche essere mirato alla sperimentazione ed alla verifica di nuovi farmaci. In definitiva, in base ai nostri dati è possibile esprimere le seguenti conclusioni: 1) il prelievo delle cellule epiteliali nasali mediante brushing è applicabile senza alcuna anestesia ed è ben tollerato da tutti i pazienti affetti da FC (bambini e adulti), è scarsamente invasivo e facilmente ripetibile, è anche in grado di ottenere una sufficiente quantità di HNECs rappresentative, ben conservate, idonee allo studio della funzionalità di CFTR; 2) la conservazione delle cellule prelevate è possibile fino a 48 ore prima che si provveda all’allestimento della coltura e ciò permette di avviare studi multicentrici con prelievi in ogni sede e quindi di ottenere una ampia numerosità campionaria; 3) la coltura di cellule epiteliali nasali può essere considerata un modello adatto a studiare l’effetto molecolare di nuove mutazioni del gene CFTR e/o mutazioni specifiche di pazienti “carriers” dal significato incerto; 4) il modello ex-vivo delle HNECs consente inoltre di valutare, prima dell’impiego nell’uomo, l’effetto di farmaci (potenziatori e/o correttori) sulle cellule di pazienti portatori di mutazioni specifiche di CFTR; tali farmaci possono modulare l’espressione genica del canale CFTR aprendo così nuove frontiere terapeutiche e migliori prospettive di vita per pazienti affetti da una patologia cronica come la Fibrosi Cistica; 5) la metodologia da noi istituita risulta essere idonea alla misura quantitativa, mediante fluorescenza, dell’attività di gating del canale CFTR presente nelle membrane delle cellule epiteliali nasali prelevate da pazienti portatori di differenti genotipi; in tal modo è possibile individuare: a) pazienti FC portatori di 2 mutazioni gravi con un’attività < 10% (in rapporto ai controlli -100%), b) soggetti FC portatori contemporaneamente di una mutazione grave e di una lieve con un’attività tra 10-30%, c) i cosiddetti portatori “carriers”- eterozigoti - con un’attività tra 40-70%. In conclusione la possibilità di misurare l’attività del canale CFTR in HNECs fornisce un importante contributo alla diagnosi di FC, mediante individuazione di un “cut-off diagnostico”, ed anche alla previsione della gravità fenotipica della malattia; quindi quanto rilevabile dalla misura del suddetto canale permette di prospettare per il futuro la possibilità di valutare meglio i pazienti per i quali il test del sudore ha dato risultati ambigui (borderline o negativi). La metodica da noi sperimentata consente anche di monitorare i pazienti durante il trattamento farmacologico, valutando in tal modo i reali effetti delle nuove terapie.
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Graziani, Lorenzo. « Passare il limite : funzioni espressive e implicazioni filosofiche della metalessi ». ENTHYMEMA, no 31 (1 février 2023) : 302–18. http://dx.doi.org/10.54103/2037-2426/18434.

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Résumé :
Dal punto di vista narratologico, la metalessi si definisce come una trasgressione della gerarchia narrativa in cui un elemento appartenente a un livello superiore si trova ad agire a uno inferiore e viceversa. Il presente saggio offre un’analisi delle funzioni espressive e delle implicazioni filosofiche della metalessi. Viene principalmente sottolineata la sua capacità di illustrare – attraverso i mezzi propri della letteratura – problematiche del pensiero di interesse capitale. Il paradossale attraversamento di livelli che la caratterizza compare infatti in attività intellettuali situate in territori abbastanza distanti da quello della creazione artistico-letteraria – come logica, metafisica, filosofia del linguaggio e psicoanalisi. Nostro obiettivo è dimostrare che le potenzialità espressive della metalessi vanno ben oltre la rappresentazione del problematico rapporto tra fatto e finzione in quanto la struttura metalettica riproduce narrativamente una serie di operazioni mentali compiute dal pensiero umano ogni volta che va alla ricerca dei propri limiti.
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DE STASIO, Loreta. « DE STASIO, L. (Universidad del País Vasco) : DISCUSSIONE SULLA TRADUZIONE DI ‘QUESTI FANTASMI’, DI E. DI FILIPPO : ‘CON DERECHO A FANTASMA’, VERSIONE SPAGNOLA DI JAIME DE ARMIÑÁN E MESSA IN SCENA DI FERNANDO FERNÁN GÓMEZ ». TRANSFER 7, no 1-2 (18 janvier 2022) : 105–25. http://dx.doi.org/10.1344/transfer.2012.7.105-125.

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In questo studio ci occupiamo della traduzione in lingua spagnola dell’opera di Eduardo Questi fantasmi (1945), realizzata da Jaime de Armiñán nel 1959 espressamente per la messa in scena ad opera di Fernando Fernán Gómez con il titolo Derecho a fantasma. Già dal titolo, tradotto in spagnolo in modo libero, si vuole fondere lo sconosciuto, il magico, il surreale, il mistero, dell’opera con l’idea di locale familiare —come si diceva una volta delle camere delle pensioni con “uso cucina”—, per trattare in modo umoristico una commedia che serve come metafora universale della crisi dei valori che vive l’uomo del secondo Novecento, anche se ritrae in chiave grottesca la tragedia delle penurie e le disillusioni della Napoli dell’immediato dopoguerra, alla fine degli anni ’40. Il rapporto descritto in questa traduzione è tra la parola di Eduardo, di Jaime di Armiñán e di Fernando Fernán Gómez e le loro poetiche che derivano dalle loro visioni del mondo, del teatro e della vita del loro tempo, e anche dalla loro interpretazione e dalla ricezione di questo testo che propongono al pubblico spagnolo. Gli ultimi due autori sono tra i primi a diffondere l’opera di Eduardo in Spagna e questo esercizio avrà ripercussione nella loro attività.
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Pireddu, Mario. « Media literacy, coding e cittadinanza digitale : apprendere e costruire con le tecnologie ». Revista Espaço Pedagógico 26, no 2 (10 mai 2019) : 338–51. http://dx.doi.org/10.5335/rep.v26i2.8704.

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Résumé :
Il complesso rapporto tra educazione e tecnologia digitale può essere compreso se è chiaro il ruolo delletecnologie nell’ecosistema di rete che abitiamo. Le tecnologie non sono strumenti o aiuti esterni al corpo umano, ma agenti di trasformazione delle nostre strutture mentali e corporee. Il concetto di fluidità computazionale aiuta a superare i limiti delle teorie relative al pensiero computazionale: il coding può essere visto a tutti gli effetti come una forma di espressione e di padronanza di un linguaggio, secondo un approccio incentrato sulla progettazione, il pensiero critico e la creatività. Lo scopo delle attività di coding non è imparare abilità e concetti base dell’informatica, ma l’espressione di se stessi attraverso ambienti di sviluppo creativo. Padroneggiare il coding aiuta a sviluppare il proprio pensiero, a sviluppare la propria espressività e a sviluppare la propria identità. La fluidità computazionale ha a che fare non solo con la comprensione dei concetti computazionali e delle strategie di risoluzione dei problemi, ma anche con la capacità di saper creare e sapere come esprimersi con le tecnologie digitali per contribuire attivamente alla società verso una piena cittadinanza digitale.
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CONRY, YVETTE. « LAMARCK, PENSEUR DE FRONTIÈRE1 ». Nuncius 9, no 2 (1994) : 559–92. http://dx.doi.org/10.1163/182539184x00955.

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Abstract<title> RIASSUNTO </title>È una presentazione generale dell'opera di Lamarck, opera sviluppatasi al confine fra campi e attività diversi: filosofia naturale, speculazione sulla natura e le leggi della vita, problemi tecnici della descrizione e classificazione dei materiali dei musei e delle collezioni, insegnamento al Muséum appena riformato, ambizioni ideologiche e patriottiche di un sapere unitario fondato scientificamente. Lamarck, pensatore di frontiera, era profondamente radicato nei suoi diversi ambienti. La struttura del Muséum, del resto, favoriva la reciproca fecondazione delle idee e discipline. Alla luce di un esame dei condizionamenti materiali e istituzionali di cui l'opera di Lamarck risentì, vengono considerati i suoi aspetti più importanti: la ricerca del sistema naturale di classificazione, il passaggio dalla botanica alla zoologia, l'idea di serie, il problema della diversità biologica, il trasformismo, il concetto di «organizzazione» (in tutte le sue implicazioni politiche, amministrative e pedagogiche, oltre che biologiche), la sistematizzazione del sapere, l'impostazione naturalistica delle questioni filosofiche e morali, il rapporto con i colleghi (in particolare con Cuvier).
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Rurale, Flavio. « "L'affetto disordinato verso le patrie" : i gesuiti tra ideale universalistico e prassi "nazionalista" nell’Europa del ‘600 ». Librosdelacorte.es, no 24 (28 juin 2022) : 316–46. http://dx.doi.org/10.15366/ldc2022.14.24.013.

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Il saggio intende affrontare il tema delle fedeltà plurime e “nazionali” che caratterizzano l’agire politico dei padri della Compagnia di Gesù nelle corti cattoliche del XVII secolo. In particolare analizza la crisi del rapporto con il re cattolico e le relazioni sempre più strette con la monarchia francese volute dal generale Claudio Acquaviva a partire dalla conversione di Enrico IV. La storia seicentesca dei gesuiti evidenza scelte coerenti con gli interessi nazionali perseguiti dai sovrani presso le cui corti operarono; direi anzi con i singoli partiti cortigiani. Ne esce così ridimensionata l’idea di una ordine religioso alle dipendenze del papa. L’indagine è condotta anche attraverso l’analisi dell’attività e degli scritti di alcuni docenti gesuiti di Milano e Venezia del secondo ‘600, interessati al confronto e al dibattito non solo coi loro studenti ma anche con esponenti dei ceti sociali impegnati in attività politiche, economiche e diplomatiche. Infine il saggio evidenzia l’acuirsi della contestazione verso la Compagnia di fine XVII secolo, da parte di altri ordini religiosi e della curia romana.
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Cargnello, G. « Ricerche volte a definire il paradigma e un prontuario “completo” di descrittori materiali, immateriali, …(ora oltre 150000) base della “Carta della Sostenibilità Universale Olistica MetaEtica 4.1C.17.18” : Descrittori che vanno oltre l'immaginabile, oltre “la terra, i cieli e gli universi” ». BIO Web of Conferences 12 (2019) : 01006. http://dx.doi.org/10.1051/bioconf/20191201006.

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Relativamente alla “sostenibilità” facendo seguito alle ricerche pregresse, ultimamente abbiamo coinvolto oltre 3500 signori italiani e non italiani che vanno dai ricercatori ai semplici, umili ma colti, illuminati ed illuminanti cittadini, nonché teologi, filosofi, psicologi, sociologi, moralisti, umanisti, ambientalisti, economisti, politici, amministratori, imprenditori, tecnici, …. Queste attività e ricerche hanno definito un paradigma sulla sostenibilità e reso possibile scrivere un prontuario “completo” di descrittori (ora oltre 150000: compresi quelli materiali ed immateriali, “fisici” e “metafisici”, spirituali e non spirituali, dei credenti e dei non credenti, degli atei, dei “credenti atei”, dell' “humanae sàpere” compresi, …, “MetaEtici 4.1C”) prima, mai visti i quali, pure, vanno oltre l'immaginabile, oltre “la terra, i cieli, gli universi, i multiversi, …”. Paradigma e prontuario che hanno pure attinto, come dovevano attingere da: “Dichiazione di Stoccolma”, “Rapporto di Brundtland”, ONU, UNESCO, CE, OIV, SQNPI, VIVA, EQUALITAS, GiESCO 2015, GiESCO 2017, Tergeo, Magis, SOStain, Prowine, ECO-Prowine, Ita.Ca/Gea.Vite, Vino Naturale, Dinamic wine, Vino Libero, New Green Revolution, Organic wine, VinNatur …e dai vari progetti, programmi, protocolli, regolamenti, associazioni, norme sulle “sostenibilità”, nonché, ed in particolare, dall' “humanae sàpere”. Queste attività e queste ricerche sono risultate fondamentali per scrivere, come è stata scritta, la “Carta della Sostenibilità Universale Olistica.MetaEtica 4.1.18 Liberi ma nel Condizionamento Democratico Naturale Universale Olistico.MetaEtico 4.1C” secondo la così detta “Grande Filiera Metaetica 4.1C” del Conegliano Campus 5.1C, la quale carta è risultata rappresentare, pure, un' importante opportunità spirituale, culturale, relazionale e di sensibilizzazione per ulteriori riflessioni e approfondimenti dell'anima, culturali, “di vita”, “Politici”, terminologici, concettuali, relazionali, metodologici teorici di base ed applicativi in generale e in particolare, ad esempio, per chi opera: 1-sulla “sostenibilità” intesa come “Sostenibilità Universale Olistica.MetaEtica 4.1.18 Liberi ma nel Condizionamento Democratico Naturale Universale Olistico. MetaEtico 4.1C”, 2-sulla fondamentale indispensabile urgente: 2.1-massima sburocratizzazione, totale alla fine, sburocratizzazione già in corso, 2.2-per eliminare il conflitto di interessi, eliminazione, già in atto, 3-sulle auto-dichiarazioni 4.1C, auto-certificazioni 4.1C e auto-garanzie 4.1C sburocratizzanti, responsabili, veritiere, facilmente controllabili, garantite “MetaEticamente 4.1C” già in fase applicativa le quali non escludono innovativi, rivoluzionari, originali interventi di terzi “MetaEtici 4.1C”, 4- e non per ultimo, ma in primis, attività e ricerche condotte per contribuire a rendere tutto, ogni sistema “Libero nel Condizionamento Democratico Naturale Universale Olistico.MetaEtico Sostenibile 4.1C”.
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Nuzzolese, Emilio, Lucia Tattoli et Francesco Lupariello. « L'odontoiatra sentinella nel maltrattamento e trascuratezza dei minorenni ». MINORIGIUSTIZIA, no 1 (juillet 2021) : 94–103. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-001010.

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Gli odontoiatri e gli igienisti dentali durante la loro attività professionale e rapporto di cura con pazienti minorenni possono intercettare condizioni suggestive di maltrattamento. Il viso e il collo rappresentano, infatti, in più del 50% dei casi quelle aree anatomiche dove è possibile riconoscere segni di possibile maltrattamento fisico. Inoltre, le cure odontoiatriche come la seduta di igiene orale professionale possono evidenziare chiari indici di trascuratezza dentale, anch'essa forma di nocumento per l'armonico sviluppo psico-fisico del bambino e della bambina. Il contrasto del maltrattamento e della trascuratezza dei minori non può quindi rinunciare al ruolo sentinella che anche gli operatori sanitari di una struttura odontoiatrica possono offrire nella protezione di bambini e adolescenti, al di là delle responsabilità medicolegali e deontologiche sottese. Tale obiettivo potrà essere raggiunto più efficacemente attraverso idonei percorsi di sensibilizzazione al fenomeno del maltrattamento promossi da odontoiatri forensi, attraverso il coinvolgimento degli ordini professionali, delle Università e delle associazioni di categoria, ponendo così anche la medicina odontoiatrica e l'odontoiatria forense come risorse complementari nei gruppi di lavoro, di studio e di intervento finalizzati alla prevenzione e contrasto del maltrattamento sui minori.
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Trotta, Emanuela. « Locus amoenus : dalla noia come vuoto di senso e svalorizzazione di sé alla solitudine come pienezza di vita ». QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no 111 (février 2021) : 291–300. http://dx.doi.org/10.3280/qua2020-111013.

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La diffusione del coronavirus ci ha obbligato ad affrontare non solo la precaria e fragile condizione dell'esistenza umana, ma anche l'incapacità di gestire sé stessi e il proprio tempo, mettendo in risalto la futilità di tante nostre attività, e della loro natura strumentale, consistente nel tenerci distanti da quel vertiginoso vuoto che ognuno è per sé stesso. La solitudine pone l'individuo in una condizione di completa nudità di fronte a sé stesso e alla propria esistenza, diventa espressione di un disagio culturale, sociale e relazionale, mentre dovrebbe essere una peculiarità posi-tiva. In un mondo saturo di informazioni, la solitudine, dovrebbe rappresentare la possibilità di ritrovare il silenzio dentro la propria anima, e in questo silenzio risco-prire la nostra condizione esistenziale. Quest'articolo propone una riscoperta del valore del silenzio, non solo come strumento per richiamare l'uomo contemporaneo a sé stesso, ma anche, parados-salmente come possibile modalità comunicativa. Solo chi è sceso in profondità, nella propria solitudine, è veramente capace di comunione con gli uomini. Questo è l'uomo che abita il silenzio. Così percepito, il silenzio, non è vuoto, ma pienezza, perché apre l'uomo all'incontro. L'esperienza della solitudine costituisce la prezio-sa possibilità di prendere coscienza di ciò che è veramente importante: gli altri, la socialità. Sarebbe questo il lascito costruttivo, ristabilire le priorità, promuovere la possi-bilità di rinnovamento e ristrutturazione di sé, come base necessaria su cui instaurare un rapporto autentico con l'Altro.
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Brezzi, Camillo. « Le voci dei «senza storia» ». REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), no 37 (21 juillet 2022) : 95–110. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2022.7057.

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Nel 1984, Saverio Tutino, famoso giornalista, decide di fondare a Pieve Santo Stefano, un piccolo paese della Toscana, un archivio finalizzato alla raccolta, conservazione catalogazione delle scritture della «gente comune» per evitare la dispersione di un patrimonio documentario unico. Il progetto, ha un riscontro decisamente positivo: il patrimonio vede un continuo incremento tanto da contare attualmente più di 9.000 testimonianze, inviate in prima persona dagli autori o dai loro familiari e amici. Pagine e pagine di diari, memorie, carteggi costituiscono un vero monumento nazionale della memoria e toccano diverse fasi storiche e tematiche. Negli ultimi anni, l’Archivio ha avviato una serie di iniziative che ne caratterizzano sempre più la specificità e ha stabilito un proficuo rapporto con il mondo universitario, dando vita a programmi di ricerca e a significative iniziative, nell’intento di porre i diari nel quadro del rinnovato dibattito scientifico prodotto dalle diverse discipline. L’Archivio è anche promotore di attività editoriali volte a coinvolgere non solo gli studiosi ma a un pubblico più ampio. Oltre alla conservazione e alla schedatura informatizzata, l’Archivio ha realizzato la digitalizzazione dei manoscritti, ha aperto portali e siti e ha dato vita al Piccolo museo del diario.
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Berardi, Donato, Filippo Galimberti, Antonio Pergolizzi et Michele Tettamanzi. « La transizione ecologica : dalle persone alle politiche e viceversa ». ECONOMIA PUBBLICA, no 3 (novembre 2021) : 159–81. http://dx.doi.org/10.3280/ep2021-003007.

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Résumé :
È necessario ricostruire i modelli di produzione e di consumo, abilitando il reddito come strumento in grado di generare sostenibilità. Tra gli strumenti atti a misura-re la relazione tra ambiente e sviluppo economico vi sono la curva di Kuznets e il disaccoppiamento: il primo indaga i modelli di consumo e il rapporto che inter-corre fra il reddito pro capite e l'inquinamento prodotto da ciascun cittadino quale relazione tra reddito e diseguaglianza sociale. L'ipotesi di questa teoria è che al crescere del reddito pro capite l'impatto ambientale cresca fino a segnare un picco, per poi decrescere disegnando una curva ad "U rovesciata". Il disac-coppiamento, invece, si occupa dei modelli di produzione e ha un'accezione più ampia, studiando l'esistenza di un sistema nel quale il benessere e la qualità della vita delle persone possono crescere senza generare ulteriore pressione sull'ambiente: in altre parole, quando alla crescita economica non corrisponde un aumento proporzionale della produzione di rifiuti da parte delle attività eco-nomiche. Il progresso tecnologico è chiamato a trovare il modo di coniugare il miglioramento del tenore di vita con la tutela dell'ambiente. Se i modelli di con-sumo saranno orientati all'ambiente anche la produzione vi si dovrà adeguare. È questo il senso più intimo della transizione ecologica.
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Fortunato, S., F. Forli, V. Guglielmi, E. De Corso, G. Paludetti, S. Berrettini et A. R. FetonI. « Ipoacusia e declino cognitivo : revisione della letteratura ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no 3 (mai 2016) : 155–66. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-993.

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Résumé :
La perdita dell’udito legata all’età o presbiacusia è un deficit correlato al processo irreversibile di invecchiamento che riconosce una patogenesi multifattoriale. Crescenti osservazioni hanno collegato la presbiacusia a una rapida progressione del declino cognitivo e incidentalmente con la demenza. Molti aspetti della vita quotidiana degli anziani sono stati collegati alle loro capacità uditive, mostrando che la perdita uditiva incide sulla qualità della vita, i rapporti sociali, le capacità motorie, gli aspetti psicologici, la funzione e la morfologia di specifiche aree cerebrali. Studi epidemiologici e clinici confermano l’ipotesi di un legame tra queste condizioni e questo lavoro ha lo scopo di fare il punto sui meccanismi patogenetici che sostengono tale associazione. Lo sforzo di un lavoro congiunto tra otorinolaringoiatri, audiologi, neurologi e cognitivisti è quello di chiarire gli aspetti comuni, le possibilità di diagnosi e di intervento precoce al fine di ridurre gli effetti dell’uno sull’altro di questi processi degenerativi. Le osservazioni sperimentali e cliniche si concentrano su differenti aspetti: in primo luogo la deprivazione uditiva per lungo tempo può avere un impatto negativo sulle prestazioni cognitive diminuendo la qualità della comunicazione che porta all’isolamento sociale e la depressione e quindi facilitare la demenza. Al contrario, le capacità cognitive limitate possono ridurre le risorse cognitive disponibili per la percezione uditiva, aumentando così gli effetti della perdita dell’udito. Inoltre, questa associazione può rappresentare la conseguenza di una ‘causa comune’ nella patogenesi del deficit uditivo e del sistema nervoso centrale. Infatti, molti dei fattori eziopatogenetici sono comuni, quali le cause microvascolari della malattia (es. diabete, aterosclerosi, ipertensione). La sfida di questi anni è quella di aumentare le conoscenze sui rapporti tra invecchiamento cerebrale e cognitivo ed ipoacusia, grazie anche ai progressi del neuroimaging. Sorprendentemente pochi dati sono stati pubblicati sull’utilità delle protesi acustiche nel cambiare la storia naturale di declino cognitivo. La protesizzazione e gli impianti cocleari possono migliorare le attività sociali e la sfera emotiva, la comunicazione e quindi più in generale la funzione cognitiva, con un globale impatto positivo sulla qualità della vita. Lo scopo di questo lavoro è quello di fornire le informazioni attualmente disponibili in letteratura su rapporto tra declino cognitivo e deficit uditivo nell’anziano, fornendo nuovi spunti di ricerca per il futuro.
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Grandi, Silvia. « Cooperazione decentrata tra la Regione Emilia-Romagna e Stato Del Paranà per lo sviluppo del cooperativismo e delle filiere agroalimentari di qualità : Il caso del Programma Brasil Próximo ». Revista Movimentos Sociais e Dinâmicas Espaciais 6, no 2 (27 novembre 2017) : 73. http://dx.doi.org/10.51359/2238-8052.2017.231109.

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La cooperazione tra aree subnazionali, comunemente chiamata cooperazione decentrata o più recentemente “partenariato territoriale” nella nuova legge italiana per la cooperazione allo sviluppo (L. 125/14), assume di solito un ruolo marginale in termini finanziari ma può risultare molto rilevante in termini di efficacia ed influenza nelle policy per lo sviluppo locale. È quanto emerge del programma Brasil Próximo in cui cinque Regioni italiane (Umbria, Marche, Toscana, Emilia-Romagna, Liguria) hanno creato, tra il 2004 e il 2015, un articolato sistema di relazione e di progettualità in un’ottica di cooperazione di transizione post-aid. L’obiettivo si è concretizzato con l’attivazione di un vasto network, di rafforzamento e sviluppo di politiche e strumenti, di creazione di reciproche opportunità - anche commerciali - e di interventi tesi ad accompagnare processi endogeni di sviluppo locale sostenibili capaci di intervenire sui problemi socio-economici derivanti da una squilibrata distribuzione della ricchezza. In particolare questo paper pone l’attenzione sul rapporto della Regione Emilia-Romagna con lo Stato del Paranà analizzando le attività svolte per il rafforzamento di politiche e di progetti pilota volti a sostenere i piccoli produttori nelle filiere agroalimentari attraverso la crescita delle microimprese, delle PMI, del sistema fieristico locale specialistico e del cooperativismo. Un approccio sostanzialmente basato sulle persone, sulla condivisione delle buone prassi maturate nel territorio regionale e sulla mise en reseau. I dilemmi sempre aperti dopo la conclusione anche dei progetti di cooperazione considerati di successo sono: è stato veramente sostenibile? Cosa significa sostenibile per le parti in gioco? Quanto la politica influisce nella sostenibilità di questi processi?
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Alessi, Cristina, Francesca Malzani, Fabio Ravelli et Maria Luisa Vallauri. « L’emergenza COVID-19 in Italia e il diritto del lavoro ». TRABAJO, PERSONA, DERECHO, MERCADO. Revista de Estudios sobre Ciencias del Trabajo y Protección Social, no 1 (2020) : 223–39. http://dx.doi.org/10.12795/tpdm.2020.i1.09.

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Il contributo analizza le misure italiane adottate nel periodo dell’emergenza Covid per cercare di far fronte alle necessità, da un lato, di protezione della salute e, dall’altro, di continuità nell’erogazione delle attività lavorativa e dei servizi, prendendo in considerazione la regolazione del lavoro che potremmo qualificare in Spagna come lavoro a distanza, sotto il profilo dell’orario (e il suo controllo da parte dell’impresa), della prevenzione dei rischi o degli obblighi aziendali in tema di necessaria formazione professionale nell’uso di strumenti informatici. Questo modo di rendere la prestazione lavorativa viene riportato al lavoro agile, una modalità che esisteva prima della pandemia in quanto espressamente contemplata dalla legge, anche se la situazione della crisi sanitaria ne ha cambiato non solo la fisionomia ma anche il tipo di utilizzo. In questo modo, la domanda che inevitabilmente deve essere posta è: è questo un modo di lavorare che offrirà solo una risposta congiunturale alla situazione di emergenza vissuta o, al contrario, questa opzione sarà valorizzata in futuro con effetti permanenti? Nella seconda sezione dell’articolo, vengono analizzate le condizioni per richiedere congedi per la cura di disabili e bambini. La ratio dei permessi è strettamente connessa con la decisione del Governo di chiudere scuole e centri diurni. Infine, vengono esaminate altre misure adottate al fine di garantire il mantenimento del rapporto di lavoro, che consistono in una serie di divieti di procedere al licenziamento collettivo durante un determinato periodo di tempo, nonché misure economiche riconosciute a specifici soggetti (liberi professionisti o lavoratori agricoli, tra gli altri).
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Mattozzi, Ivo. « Il museo nel curricolo di storia : una questione di trasposizione didattica ». Educar em Revista, no 58 (décembre 2015) : 69–85. http://dx.doi.org/10.1590/0104-4060.43470.

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Riassunto Negli ultimi anni si sono diffusi i musei, ne sono stati creati molti, si è rinnovata la museografia, si è diffusa l'idea della didattica museale e sono usciti molti libri a tal proposito. I musei offrono dappertutto servizi didattici o educativi, molti alunni vengono condotti nei musei. Tutto bene, dunque, potremmo dire: una battaglia cominciata qualche decennio fa è ormai vinta. Il problema è che le offerte che partono dai servizi didattici museali in gran parte non si integrano nel curricolo di formazione storica, obbediscono a logiche e preferenze che nascono all'interno del museo da parte di educatori che non si pongono il problema del curricolo, gran parte dell'offerta consiste in visite guidate e giochi svolti con materiali poco efficaci dal punto di vista formativo. Da parte della scuola l'aumento della fruizione dei servizi museali c'è stato, ma non s'è generalizzata l'idea di usare didatticamente i musei a portata di uscita. Gli alunni che entrano in contatto con i musei sono una minoranza e sempre prevale la scuola primaria... Nella scuola secondaria l'interesse per i musei scema. In questo contesto il nostro scopo è valorizzare la didattica museale in funzione della formazione storica curricolare. Farla cessare di essere un episodio o un progetto. Vorremmo che gli educatori museali elaborassero offerte nell'ottica del curricolo e che gli insegnanti fossero in grado di incardinare l'esperienza di apprendimento mediante il museo entro il piano di lavoro annuale anche nella scuola secondaria di II grado. Perseguiremo lo scopo usando musei archeologici e storici. Non offriamo laboratori riguardanti musei d'arte. Ma le procedure e le attività che proporremo possono essere trasferite agevolmente ai musei d'arte. Lo scopo può essere perseguito a condizione di: a) pensare il curricolo continuativo e verticale; b) pensare i musei in rapporto all'apprendimento della storia; c) pensare il collegamento tra essi; d) pensare la trasposizione didattica funzionale ai processi di insegnamento e di apprendimento della storia.
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Curcuruto, Claudia. « „… la buona corrispondenza de gl’animi è quella che facilità tutti i negozii“ ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 98, no 1 (1 mars 2019) : 303–25. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2018-0014.

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Riassunto Sullo sfondo della complessa trama politica europea del Seicento, il presente contributo si propone di analizzare la Nunziatura Apostolica come risorsa amministrativa e politica nei processi di produzione e circolazione del sapere nel complesso rapporto tra la Curia romana e, in particolare, la Sacra Congregatio Concilii, e le chiese locali. Allargando la prospettiva e consultando fonti che finora non state prese in considerazione, si possono rilevare alcuni elementi costitutivi. L’attenzione è focalizzata soprattutto sulla Nunziatura di Vienna nella seconda metà del XVII secolo, e lo studio si concentrerà in particolare su uno dei grandi diplomatici pontifici di questo periodo, Francesco Buonvisi (1626–1700) che, tra 1675–1689, ricoprì la carica di nunzio apostolico presso la corte dell’imperatore Leopoldo I. In questo contesto è possibile esplorare le rappresentazioni del papa come strumento indispensabile per ottenere e gestire le informazioni. Trattare il nunzio apostolico come attore offre la possibilità di comprendere meglio i diversi processi della „diplomazia“, i suoi doveri e le sue attività nella nunziatura apostolica dell’età moderna. Il ruolo del nunzio papale presso la corte imperiale si presenta come „connettore“ tra due realtà (divergenti), come partner indispensabile per la Congregazione del Concilio, la Curia romana e il papa nell’amministrare la giustizia, nonché come importante mediatore per la promozione e l’esecuzione dei decreti di riforma del Concilio di Trento a livello locale. I nunzi apostolici non sono solo „oggetti“ di comunicazione della Curia romana o del papa, ma partecipano attivamente e con grande efficacia al governo della Chiesa e alla comunicazione tra Roma, le rispettive corti, e le diocesi dell’orbis catholicus.
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Ruggeri, Mirella, Nazario Santolini, Marco Stegagno, Giuseppe Imperadore et Rosa Bruna Dall'Agnola. « Metodi ». Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 8, S5 (mars 1999) : 21–26. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000368.

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Résumé :
Verona-Sud è un'area che include la parte meridionale della città di Verona e 3 piccoli paesi situati nelle vicinanze. In essa vive una popolazione di circa 75.000 abitanti. I processi di immigrazione determinati dallo sviluppo industriale hanno provocato una crescita notevole della popolazione nel periodo 1951-1971, ma da allora i valori sono rimasti piuttosto stabili, con un leggero calo della popolazione totale. Il rapporto tra i sessi è tale per cui ogni 100 femmine vi sono 95 maschi; circa il 50% dei residenti è coniugato. Circa il 44% della popolazione adulta ha una attività economica, che si svolge soprattutto nel terziario (62% del settore economico).I servizi psichiatrici a cui si possono rivolgere i residenti di Verona-Sud sono costituiti dal Servizio Psichiatrico Territoriale (SPT), da due cliniche private e un servizio per le tossicodipendenze. Il SPT è la principale agenzia psichiatrica di Verona-Sud ed è quella presa in considerazione in questo studio; ad essa si rivolge circa il 70% dei pazienti psichiatrici residenti nell'area di Verona-Sud e praticamente la larga maggioranza di pazienti con disturbi psichici gravi. Il SPT è entrato in funzione nel maggio 1978 ed è gestito dall'Istituto di Psichiatria dell'Università di Verona. I principi che stanno alla base della sua organizzazione sono quelli del riferimento ad una popolazione geograficamente definita, della continuità terapeutica dell'intervento, svolto quanto più possibile sul territorio, e della presa in carico longitudinale. Gli obiettivi e le caratteristiche dell'intervento svolto dal SPT sono descritti in vari lavori (Balestrieri, 1990; Tansella, 1991, 1993; Burti & Tansella, 1995; Tansella & Ruggeri, 1996).
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Eusebi, Luciano. « Il diritto penale di fronte alla malattia ». Medicina e Morale 50, no 5 (31 octobre 2001) : 905–28. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.736.

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Viene discusso il ruolo del consenso rispetto alla qualificazione giuridicopenale del trattamento medico-chirurgico. Si sostiene che il principio di autodeterminazione non può costituire unico criterio orientativo per risolvere le problematiche etiche e giuridiche oggi emergenti in ambito biomedico, configurandosi altrimenti il pericolo di una medicina puramente contrattualistica e difensiva, ovvero concepita non come scienza (umana), ma come mero insieme di abilità tecniche. Sono in questo senso evidenziate varie situazioni in merito alle quali il riferimento al consenso è impossibile o inadeguato. Si mette in luce, del resto, come sia coessenziale al concetto moderno di democrazia il confronto teso a definire convergenze su ciò che risulti fondamentale per la tutela della dignità umana, e dunque a definire linee-guida condivise circa settori di attività particolarmente delicati. In particolare vengono sviluppate motivazioni pertinenti anche in un contesto laico e pluralista al fine di mantenere fermo il divieto giuridico dell’eutanasia sia passiva che attiva, nell’ottica di un approccio solidaristico alla sofferenza: approccio che dalle normative favorevoli all’eutanasia risulta inevitabilmente compromesso. In questo senso, è individuato un limite intrinseco al diritto nell’impossibilità di autorizzare giuridicamente una relazionalità inter-soggettiva – come quella fra medico e paziente – giocata per la morte. La questione dell’eutanasia viene tenuta distinta, ovviamente, dai problemi attinenti all’accanimento terapeutico e alla proporzionalità dell’intervento medico. In rapporto alla permanente validità giuridica del principio di indisponibilità della vita uno specifico approfondimento è dedicato all’interpretazione dell’art. 32, 2° comma, della Costituzione italiana. Sono altresì presi in considerazione problemi concernenti i soggetti incapaci, il ruolo della norma sullo stato di necessità, i compiti assolti dai comitati etici ospedalieri (anche con riguardo alla responsabilità dei relativi membri) e la necessità di nuovi modelli giuridici intesi alla prevenzione degli eventi medici “avversi”.
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Bausch, Luca. « I ruoli del formatore tra tradizione e ricerca di una nuova identità ». Swiss Journal of Educational Research 27, no 2 (1 septembre 2005) : 253–67. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.27.2.4706.

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La modularizzazione dei percorsi costituisce una risposta alla crescente domanda di flessibilizzazione e individualizzazione della formazione. Se da un lato questi processi sono forieri di un potenziale di emancipazione considerevole, dall’altro possono generare insicurezza e dipendenza, tali da rendere auspicabile l’introduzione di misure atte a ricomporre l’eterogeneità di percorsi composti da unità più o meno indipendenti e quindi portatrici di logiche interne di volta in volta diverse. Dalle nostre riflessioni – che, a partire dalle esperienze condotte presso l’ISPFP, si incentrano sulle funzioni che i professionisti della formazione sono chiamati ad assumere in questi nuovi contesti – sembrano emergere tre ruoli di formatore: il manager, il docente e l’accompagnatore. Se al primo competono principalmente compiti legati alla struttura dei percorsi e alla loro gestione, al docente – la cui attività si esplica normalmente all’interno del quadro ben definito di un modulo – spetta di ristrutturare la conoscenza (tendenzialmente privata del suo referente naturale, la disciplina) secondo nuovi criteri d’ordine, ad esempio il profilo di competenza mirato. Sempre maggior rilevanza assumono le funzioni legate all’accompagnamento che trovano il loro terreno di applicazione negli aspetti relazionali (punti di riferimento per la persona in formazione) e nel supporto ai processi di apprendimento (metacognizione, impiego di strumenti di formazione diversificati). L’azione formativa tende dunque a concentrarsi sui suoi aspetti metodologici e relazionali con una particolare attenzione ai processi di attribuzione di senso che, nel contesto di strutture modulari, non possono più essere dati per scontati.Le funzioni che caratterizzano i tre profili emersi possono combinarsi in maniera diversa in rapporto alle situazioni contingenti e in particolare alla tipologia di percorso modulare. Questo ci pone di fronte ad una serie di interrogativi relativi ai processi di costruzione dell’identità professionale: se la tendenza emergente è quella di una suddivisione del lavoro che vede le tre figure sempre più specializzate nei rispettivi settori di competenza, quali sono le rappresentazioni e attese indotte nelle persone in formazione? Quale la percezione, in termini di identità, che il formatore può avere di se stesso in quanto professionista?
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Zanon, Vittorio. « Ubuntu, io sono perché noi siamo. Empowerment di gruppo per giovani nigeriane vittime di tratta ». WELFARE E ERGONOMIA, no 2 (janvier 2021) : 98–112. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-002008.

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Dal 2016 in Veneto ed in particolare a Verona si è registrato un enorme aumento di nigeria-ne vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Come servizio sociale del Comune di Verona, all'interno delle azioni del Progetto NAVe Network Antitratta per il Veneto è emersa l'esigenza di essere più efficaci negli interventi dei vari attori coinvolti nel progetto di aiuto alle ragazze per molte difficoltà nella creazione di relazioni interpersonali di fiducia, con conseguenti esiti fallimentari dei percorsi di assistenza, dovuti sia a limiti dei dispositivi di intervento sia alle sempre più complesse problematiche rilevate (scarsa motivazione, com-portamenti adolescenziali, esiti da traumi, aborti, atti autolesivi, tentati suicidi, ricoveri ospe-dalieri, allontanamenti, comportamenti a rischio e devianti, uso inconsapevole dei social net-work, ecc.). C'era l'esigenza di mettersi in discussione e modificare approcci e modalità di intervento, al fine di essere più efficaci nei percorsi di inclusione individuali, cambiare pro-spettiva e rimettere al centro le vere protagoniste dei percorsi di inclusione. Si è quindi scelto di fare un lavoro di gruppo tra minorenni e neomaggiorenni in carico al servizio sociale. Puntando su accettazione incondizionata e autodeterminazione delle perso-ne, si è avviato un percorso di empowerment di gruppo per accompagnare le giovani nige-riane vittime di tratta seguite in un percorso pedagogico antioppressivo di liberazione. Le attività sono condotte e facilitate da tre assistenti sociali, una mediatrice linguistico cultu-rale nigeriana e da una ragazza nigeriana con funzione di peer educator. Da settembre 2018 si sono organizzati incontri di 4-5 ore ogni sei settimane. Come scelta di conduzione delle attività si è scelto di non dare eccessiva strutturazione agli incontri e di utilizzare delle tecniche di animazione per facilitare un clima informale che age-volasse le relazioni e la libera espressione. L'obiettivo principale non è quello di trasmettere contenuti, ma di stimolare un processo di maturazione e consapevolezza del sé. Il messaggio esplicitato da subito era molto chiaro: «come sistema pubblico di assistenza siamo molto in difficoltà: abbiamo bisogno che siate voi stesse a farci capire come aiutarvi meglio». Le ra-gazze hanno così compreso il ruolo di partecipazione attiva richiesto; contemporaneamente la sfida per il servizio sociale ed i sistemi di accoglienza è stata quella di mettersi maggior-mente in gioco, per ridare fiducia alle ragazze e riconoscere loro competenze e capacità nell'autodeterminarsi. Da loro è inizialmente emersa una propensione a concentrarsi su temi legati al presente ed al futuro (la vita in comunità, la stabilizzazione nel territorio italiano, il lavoro, ecc.) ed una tendenza ad evitare tematiche più dolorose (il passato, il viaggio e l'esperienza di tratta, il rapporto con la Nigeria, ma anche in qualche modo il riconoscimento/consapevolezza di uno status di vittima che necessita di protezione). Si sono coinvolti negli incontri vari soggetti esterni soggetti della rete dei servizi, anche di tipo istituzionali (Questura, servizi specialistici sociosanitari, ecc.), affrontando alcune tematiche scelte dalle ragazze (le regole delle comunità, i documenti, la salute, le emozioni, le relazioni interpersonali, ecc.). Dopo un anno e mezzo, si individuano alcuni iniziali indicatori di esito: continuità della pre-senza e partecipazione attiva agli incontri, clima del gruppo, interazioni tra le ragazze all'interno e fuori dal gruppo, creazione di vicinanza e fiducia verso le istituzioni, tenuta dei percorsi di inclusione, maggiore attenzione, consapevolezza e disponibilità a mettersi mag-giormente in gioco, oltre ad un allargamento e coinvolgimento attivo da parte di servizi so-ciosanitari pubblici.
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Wallace-Hadrill, Andrew. « The social spread of Roman luxury : sampling Pompeii and Herculaneum ». Papers of the British School at Rome 58 (novembre 1990) : 145–92. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200011636.

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LA DIFFUSIONE SOCIALE DEL LUSSO NEL MONDO ROMANO: IL CAMPIONE DI POMPEI ED ERCOLANOIn quest'articolo si cerca di verificare in rapporto all'evidenza archeologica l'assunto, incontrato in Cicerone e in altre fonti, che il lusso proprio di unaélitesi diffuse per imitazione nella societá romana. II metodo adottato è quello di esaminare un campione di più di 200 abitazioni a Pompei ed Ercolano mettendo in relazione la loro estensione, l'uso, gli elementi architettonici e decorativi. L'analisi del campione ha suggerito questi primi risultati:1) La diversità nella struttura dell'abitato e l'ampio spettro di dimensioni fra edifici è una caratteristica dominante a Pompei ed Ercolano. Ciò potrebbe riflettere una diversità sociale fra gli abitanti.2) Non esiste alcuna chiara distinzione fra case residenziali e non residenziali. L'impiego di aree a scopo commerciale o per l'orticoltura è largamente diffuso nelle abitazioni che hanno funzioni di ricezione sociale.3) Atri e peristili sono ampiamente diffusi e indicano la presenza di aree di ricezione.4) Si riscontra una progressiva diffusione dell'apparato decorativo in case di tutte le dimensioni, con una concentrazione di elementi di maggior pregio in quelle più ampie.5) Esiste un forte legame fra elementi decorativi e presenza di atri e peristili a confermare il nesso fra decorazione e attività sociale.6) Si può riscontrare un'evidente diffusione di elementi del decoro in tutte le abitazioni, in particolare in quelle più piccole, senz'atrio, fra la fine della repubblica (I e II stile) e l'inizio dell'età imperiale (III e IV stile).7) L'analisi degli elementi di IV stile suggerisce una progressiva “banalizzazione” del lusso associato alla sua diffusione sociale.Sebbene questo campione può evidenziare solamente risultati provvisori, da verificare con più ampie e sofisticate basi di dati e con l'inclusione dell'evidenza materiale, l'analisi indica la potenzialità del materiale campano, capace di fornire una base per l'interpretazione sociale del fenomeno della trasformazione culturale che, partendo dall'Italia romana, si estende a tutto l'impero.
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Gainotti, Sabina, et Antonio G. Spagnolo. « Test genetici : a che punto siamo in Europa ? A margine del Rapporto e delle Raccomandazioni della Commissione Europea sugli aspetti etici, giuridici e sociali dei test genetici ». Medicina e Morale 53, no 4 (31 août 2004) : 737–66. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.631.

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Il 6 e 7 maggio 2004 a Bruxelles ha avuto luogo un congresso organizzato dalla Commissione Europea per stimolare la riflessione sulle implicazioni etiche, sociali e giuridiche legate allo sviluppo e all’utilizzo dei test genetici. Gli Autori riferiscono sulle conclusioni di quelle due giornate, dedicate alla lettura ed alla discussione di 25 raccomandazioni proposte da un gruppo di lavoro multidisciplinare composto da politici, accademici, rappresentanti dell’industria e di organizzazioni volontarie di pazienti di vari paesi dell’Unione. La qualità dei test genetici disponibili, l’accuratezza dei loro risultati, le condizioni di accesso ai test e ai trattamenti (soprattutto per le persone con malattie rare), l’utilizzo appropriato dei campioni e dei dati, il consenso informato ed il rispetto della privacy, il counselling genetico pre e post test, il rischio di discriminazioni sulla base del genere e dell’etnia: questi sono solo alcuni dei problemi emersi in sede congressuale. Le 25 raccomandazioni della Commissione Europea si differenziano per certi versi da altri documenti e dichiarazioni internazionali, soprattutto per quanto riguarda lo “statuto” assegnato ai dati genetici (“eccezionalità” genetica); secondo il Gruppo di lavoro che ha scritto le raccomandazioni l’informazione genetica non è diversa dagli altri dati medici, e dunque dovrebbe essere trattata allo stesso modo. È pur vero però, che i test genetici offrono nuove informazioni e conoscenze che potranno complicare non solo il rapporto tra medico e paziente, ma anche quello tra paziente e familiari. Con l’aumento dei test genetici ci sarà bisogno di riferimenti chiari ed accettabili per tutte le parti coinvolte: medici, pazienti e familiari avranno bisogno di riferimenti per risolvere problemi pratici, per conciliare i vari diritti dei pazienti (ad es. i diritti di sapere o di non sapere, di condividere le informazioni o meno), e doveri dei medici (dovere di mantenere il segreto professionale e proteggere la privacy, ma talvolta anche il dovere di avvertire). Il consenso informato dovrà aiutare le persone a comprendere in modo adeguato tutte le implicazioni di un test, dalle sue possibili conseguenze a livello familiare e sociale, alla classificazione e all’uso dei suoi dati clinici e genetici per le ricerche future. Quando poi l’ “oggetto” di studio non è più il singolo individuo, ma gruppi ristretti di persone (ad es., negli screening genetici), sarà necessario un “consenso di gruppo”, mentre gli studi sulle popolazioni riguarderanno le società in senso lato. Infine rimane un interrogativo importante: tutti questi cambiamenti aumenteranno il livello di costo della sanità? Molti sono gli scenari e gli sviluppi possibili, ma questi non dipendono solo dai progressi della scienza. Per far si che i benefici di queste innovazioni superino i rischi corsi dagli individui e dalla società, sarà importante creare un quadro normativo responsabile, che sappia accompagnare e misurare le varie attività di implementazione dei test genetici, sia a livello dei singoli Stati, sia a livello dell’Unione Europea.
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Furlan, Enrico, Corrado Viafora, Nadia Oprandi et Sabrina Cipolletta. « Creare e coordinare una rete regionale di comitati etici per la pratica clinica. Risultati e lezioni apprese da uno studio qualitativo svolto in Veneto / Establishing and coordinating a regional network of healthcare ethics committees. Findings and lessons learnt from a qualitative research in the Veneto Region (Italy) ». Medicina e Morale 68, no 1 (10 avril 2019) : 11–23. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2019.564.

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Mentre i comitati etici per la ricerca sono diffusi in tutta Italia, comitati etici esclusivamente dedicati alla pratica clinica sono piuttosto rari. Un’eccezione significativa è costituita dalla Regione Veneto, ove il governo regionale ha promosso fin dal 2004 la creazione di una rete di oltre 20 comitati etici per la pratica clinica (CEPC), al servizio di una popolazione di circa 5 milioni di abitanti. Questa notevole esperienza, tuttavia, non era stata finora studiata. Per colmare tale lacuna, sono stati progettati e realizzati quattro focus group (FG), al fine di indagare le opinioni di componenti esperti di questa tipologia di comitati, relativamente al modo in cui operano, alla rilevanza del lavoro svolto dai CEPC e ai bisogni da soddisfare per migliorare la qualità del servizio. L’analisi qualitativa di quanto emerso dai FG ha portato all’identificazione di tre temi principali, che sono presentati e discussi, vista la rilevanza che potrebbero avere per simili reti: 1) una dicotomia tra la rilevanza dei CEPC, sperimentata dai componenti dei comitati stessi, e lo scetticismo che circonda questi organismi; 2) una mancanza di omogeneità tra comitati, sia in merito alla loro attività principale, sia rispetto al loro rapporto con la direzione e al modo in cui sono selezionati i componenti; 3) la consapevolezza che i CEPC hanno bisogno di coordinamento e supporto. Dopo aver proposto un’interpretazione di questi temi, vengono offerte alcune raccomandazioni alle istituzioni sanitarie che volessero istituire una rete di CEPC che contribuisca a radicare e rafforzare la riflessione etica all’interno del mondo sanitario. ---------- While research ethics committees (RECs) are well established and widespread all over Italy, self-standing healthcare ethics committees (HECs) are relatively rare. A notable exception is the Veneto Region, where the Regional Government has promoted the creation of a network of over 20 HECs since 2004, serving a population of approximately 5 million inhabitants. This remarkable undertaking has not, however, been studied yet. To fill this gap, four focus groups (FGs) have been designed and carried out to investigate the opinions of expert HEC members as to the way HECs operate, the relevance of the work performed by the committees, and their most important needs in order to improve the quality of the services they provide. The qualitative content analysis has led to the identification of three main recurrent themes, which are presented and critically discussed, since they may be relevant for similar networks: 1) a dichotomy between the perceived importance of the ethics committee by HEC members and the widespread scepticism or indifference among healthcare professionals; 2) a lack of homogeneity among committees, as to their main activity, their relationship with the management of the hosting institution, and the way HEC members are recruited; 3) the awareness that these HECs need stronger coordination and support. After proposing an interpretation of these main themes, we conclude by giving recommendations to healthcare institutions wishing to set up a network of HECs with the aim of rooting and straightening ethical reflection within the healthcare setting.
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van Meerhaeghe, Marcel A. G. « Protection of Competition in Belgium* ». Journal of Public Finance and Public Choice 8, no 2 (1 octobre 1990) : 93–101. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345036.

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Abstract Le recenti leggi sulla concorrenza introdotte in alcuni Paesi europei sono basate sulle norme comunitarie. È questo il caso della legge italiana del 10 ottobre 1990 e del progetto di legge belga del 10 settembre 1990.In Belgio è in vigore la legge 27 maggio 1960 contro l’abuso di posizione dominante, mentre non hanno concluso l’iter parlamentare altri progetti di legge sulla politica della concorrenza elaborati successivamente.Pertanto, il testo da esaminare (confrontandolo con la legge italiana e anche con quella comunitaria) è il progetto di legge del settembre 1990.Un primo problema è dato dal fatto che il Trattato di Roma non definisce il concetto di «concorrenza». Questa lacuna caratterizza anche molte leggi nazionali, inclusa quella belga del 1960, che contiene definizioni alquanto approssimative di «abuso» e di «posizione dominante». Il progetto di legge definisce solo tre concetti: «undertaking», «posizione dominante” e «ministro». Neppure la legge italiana fornisce definizioni.Il progetto di legge propone l’istituzione di un «Consiglio della concorrenza», con compiti sia di decisione circa attività anti-concorrenziali, sia di consultazione, di sua iniziativa o su richiesta del Ministro degli affari economici.Il consiglio è composto di dodici membri, di cui sei (compreso il presidente ed il vice-presidente) appartenenti alla magistratura ed altri sei designati sulla base della loro specifica competenza. Dodici membri supplenti sono designati sulla stessa base. Le nomine durano sei mesi e sono effettuate su deliberazione del Consiglio dei ministri. È facile immaginare che la Commissione sulla concorrenza sarà sottoposta a notevoli pressioni politiche. Inoltre, si prevede una commissione di consiglieri, rappresentanti le parti sociali, la cui consultazione ritarderà certamente le procedure.Il sistema previsto dalla legge italiana sembra preferibile, sia perché assicura una maggiore indipendenza dal potere politico, sia perché è più agile.Per quanto riguarda le operazioni di concentrazione, il progetto belga richiede una percentuale della quota di mercato (il 20%) che è inferiore a quella prevista dalla regolamentazione CEE (il 25%) ed inoltre il fatturato minimo richiesto, pari ad un miliardo di franchi belgi, appare eccessivamente basso, anche confrontato con quello della legge italiana, che è circa 15 volte più elevato e da commisurare ad un prodotto interno lordo cinque volte maggiore.Le procedure previste dal progetto belga (come, peraltro, anche quelle comunitarie) sembrano richiedere un eccessivo lavoro burocratico, anche a danno della riservatezza.Uno dei timori suscitati dalla regolamentazione comunitaria, attraverso le deroghe ai divieti di comportamento anticoncorrenziale, è quello di voler dar luogo a politiche industriali o sociali, piuttosto che ad una politica della concorrenza. In una parola, vi è il rischio che prevalga la «politica” vera e propria.Per quanto riguarda i rapporti tra normativa comunitaria e leggi nazionali, è possibile che ambedue siano applicate, purché non venga pregiudicata l’applicazione uniforme delle norme comunitarie.Le autorità nazionali possono vietare accordi rispetto ai quali la Commissione abbia dichiarato di non intervenire. Oltre a svolgere un ruolo di consulenza nei riguardi della Comunità, gli Stati possono inserirsi nel procedimento comunitario. Di fatto, per gli attori puo essere preferibile ricorrere alla magistratura, la quale può decidere il pagamento dei danni, anziché limitarsi ad imporre multe, come fa la Commissione.Con riferimento al sistema belga, si può dubitare che un Paese con un territorio così limitato possa regolamentare le concentrazioni, le quali sono già oggetto di normative comunitarie.Appare inoltre sorprendente, sia nel rapporto belga che nella legge italiana, l’assenza di norme che sopprimano il controllo dei prezzi.Poiché sia la legge italiana che il progetto belga si basano sulla normativa comunitaria, per fame una valutazione complessiva bisogna fare riferimento a quest’ultima, la quale si fonda sulla legislazione anti-trust statunitense che, tuttavia, negli ultimi anni e stata sottoposta a numerose critiche.Appare sempre piu di frequente che monopoli ed oligopoli non siano cosl preoccupanti come si pensava in passato. In particolare, un sistema oligopolistico può essere nella sua essenza concorrenziale.Non sembra quindi opportuno che, di fronte ad una revisione sostanziale di molte idee tradizionali in tema di funzionamento dei mercati, la Commissione e gli Stati membri accentuino il controllo delle concentrazioni.La politica comunitaria non sembra aver avuto un’evoluzione logica e coerente. In passato le concentrazioni mediante fusione venivano incoraggiate; dopo le si è considerate con diffidenza.Gli stessi concetti di «mercato rilevante», «pratiche concertate» e «posizione dominante” sono cambiati nel corso del tempo.Data l’ispirazione liberale del Trattato di Roma, la determinazione del «valore economico” dovrebbe essere lasciata al mercato, senza porsi il problema di identificare prezzi che siano «eccessivi». Anche per quanto riguarda gli accordi di distribuzione esclusiva, non sono chiari i danni che potrebbero conseguirne.In conclusione, le autorità nazionali farebbero meglio se cercassero d’influire sulla politica comunitaria della concorrenza piuttosto che adottarla senza i necessari approfondimenti.
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Bartoli, Gabriella. « Psicologia, arte, attività espressive ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 2 (octobre 2021) : 203–15. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12607.

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Viene ricostruito il clima culturale che favor&igrave; un primo accostarsi della psicologia accademica bolognese al fenomeno artistico. Tra i fattori facilitanti: gli stretti rapporti fra i maestri tedeschi della Gestalt e gli artisti del Bauhaus nel periodo 1911-1933; nonch&eacute;, nei primi anni Sessanta, entro la scuola di Renzo Canestrari, gli scambi tra i gestaltisti italiani e gli esponenti di avanguardie artistiche come "Arte Programmata" e "Nuova Tendenza". Ne scaturirono iniziative di ricerca messe in opera da un gruppo di allievi nelle Universit&agrave; di Bologna e, in seguito, di Roma Sapienza e Roma Tre. Furono inoltre introdotte nel corso di laurea DAMS di Bologna due nuove discipline ("Psicologia dell'arte" e "Psicologia della musica"), poi attivate in altri atenei. In parallelo vennero condotti numerosi studi teorici e sperimentali sui linguaggi artistici e i processi creativi, d'invenzione e fruizione; studi i cui risultati sono stati apprezzati sul piano internazionale per l'integrazione dei metodi e l'interdisciplinarit&agrave; delle competenze.
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Scivoletto, Chiara. « Giustizia minorile e partecipazione sociale : qualche riflessione sulla mediazione penale ». SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no 3 (décembre 2012) : 55–67. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-003004.

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La mediazione penale č una attivitŕ fondata sulla logica della negoziazione attraverso cui si mira non solo alla gestione della situazione giuridica violata, ma anche alla ricomposizione dei rapporti sociali tra gli individui. La mediazione penale minorile permette all'autore di reato minorenne e alla sua vittima di divenire protagonisti attivi della gestione del conflitto che li oppone. Alla luce dei risultati di una ricerca, sinteticamente riportati nell'articolo, pare possibile affermare che la mediazione consente di aprire nella dimensione processuale penale uno spazio per le vittime che resterebbe altrimenti loro negato. Infatti la mediazione penale minorile ha offerto sia agli autori che alle vittime l'occasione per esprimersi e riconoscersi. Essa si presta dunque a divenire un laboratorio di partecipazione sociale, specie laddove venga praticata nella dimensione tra pari.
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Sabbatini, Marco, et Evgeniya Litvin. « La Comunità europea degli scrittori e l'Urss dal disgelo agli anni Settanta ». MONDO CONTEMPORANEO, no 2 (mai 2021) : 45–63. http://dx.doi.org/10.3280/mon2020-002003.

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L'articolo prende in esame le attività della Comunità europea degli scrittori (Comes) attiva tra il 1958 e i primi anni Settanta, colta nel periodo di cambiamento dei rapporti tra Italia e Urss durante il disgelo. Nata allo scopo di migliorare i rapporti tra scrittori europei e del resto del mondo, l'organizzazione prestò particolare attenzione al blocco socialista dell'Est Europa. Ideata da G.B. Angioletti, la Comes arrivò ad accogliere oltre 2.000 membri, tra cui noti scrittori, quali Sartre, Ungaretti e Golding. L'Italia ebbe un ruolo fondamentale nella nascita e nella gestione della Comunità. Vengono qui analizzati i documenti della organizzazione e la corrispondenza del segretario generale della Comes, G. Vigorelli, con i rappresentanti dell'Unione degli scrittori sovietici: Surkov, Tvardovskij, Bazan, Brejtburd. Le attività della Comes comprendevano l'organizzazione di congressi con la partecipazione di delegazioni sovietiche, la promozione di incontri internazionali di scrittori anche in Urss, la proposta di regolamentare in modo comune i diritti d'autore, la sensibilizzazione sul tema dei diritti civili, il sostegno agli scrittori vittime della censura e di repressioni politiche.
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Franceschelli, Vincenzo. « Le origini del diritto del turismo e "Il Diritto Turistico" di Bortolo Belotti ». RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, no 2 (août 2011) : 45–48. http://dx.doi.org/10.3280/dt2011-002004.

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Résumé :
Scopo del saggio č far riscoprire alla comunitŕ scientifica il volume "Il Diritto Turistico" di Bortolo Belotti. Il volume, pubblicato nel 1919, in oltre seicento pagine cerca di ricostruire il sistema di regole che attengono al turismo "nella legge, nella dottrina e nella giurisprudenza". L'opera - che noi studiosi di diritto del turismo possiamo eleggere come primo tentativo di esposizione, con pretese di completezza, della nostra materia - č suddivisa un quattro parti. La prima tratta delle persone nel rapporto turistico (pp. da 23 a 83). La parte seconda tratta delle cose nel rapporto turistico (pp. da 85 a 124). La terza parte tratta delle obbligazioni nel rapporto turistico (pp. da 127 a 492), e la quarta ed ultima della "attivitŕ turistica nel rapporto pubblico" (pp. da 493 a 609). Il volume non ha avuto - nella storia del diritto del turismo - particolare fortuna. Quasi introvabile, č difficile rinvenirne copie nelle biblioteche pubbliche e universitarie. Merita, perň, di essere riscoperto.
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Avallone, Gennaro. « Le relazioni territoriali nella evoluzione della sociologia urbana e rurale italiana ». STORIA URBANA, no 135 (février 2013) : 119–33. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-135006.

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Résumé :
L'analisi sociologica si č costruita nel tempo attorno ad alcuni nuclei tematici, tra i quali quello dei cambiamenti socio-territoriali ha rappresentato un riferimento permanente, sul quale si č costruito uno specifico campo disciplinare, quello della sociologia urbana e rurale. Il testo presentato si pone l'obiettivo di evidenziare l'importanza che il tema delle relazioni territoriali ha avuto nella storia della sociologia urbana e rurale in Italia, presentando alcune emblematiche attivitŕ di ricerca. Questo approfondimento viene realizzato nella prima parte, in cui si presentano le trasformazioni intervenute nei rapporti tra cittŕ e campagna fino all'affermazione della cittŕ diffusa. A questo intento si associa un secondo obiettivo, che č quello di individuare, e attualizzare con riferimento ai mutamenti territoriali piů recenti, alcune significative ricorrenze tematiche. In particolare, nella seconda ed ultima parte del testo, l'attenzione si concentra su tre dimensioni, relative ai caratteri dei legami sociali, al nesso tra mutamenti territoriali e processi migratori e al rapporto tra urbanizzazione, ambiente e salute, rilevando la necessitŕ di approfondire, mediante la ricerca sul campo, le modalitŕ di produzione dello spazio urbano e le popolazioni che ne sono protagoniste.
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Loner, Arnaldo. « Il lavoro del medico : La legge, la deontologia ». CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no 4 (22 mars 2022) : 248–54. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-4-5.

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Gli esseri umani stanno insieme, vivono insieme. Sono milioni nelle grandi capitali, poche migliaia nei piccoli centri. Il loro stare vicini cagiona e promuove incontri, relazioni, rapporti. Anche contrasti. Sono necessarie delle regole, una disciplina. Questo per ogni settore delle molteplici attività umane. La sanità rappresenta un elemento essenziale nella vita delle comunità e sussiste una particolare necessità di regolamentare compiutamente lo svolgimento di questa indispensabile attività di protezione della vita e della salute dell’uomo. Lo stato, con il parlamento e le istituzioni locali provvedono a disciplinare in modo dettagliato con specifiche disposizioni legislative il funzionamento delle organizzazioni sanitarie e il lavoro degli operatori sanitari. Vi sono numerose leggi che obbligano tutti i cittadini, non soltanto gli addetti alla sanità, all’applicazione ed al rispetto delle disposizioni.
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Pozzetti, Roberto. « Nuovi scritti d'amore, fra e-mail e SMS ». ATTUALITŔ LACANIANA, no 9 (avril 2009) : 44–52. http://dx.doi.org/10.3280/ala2009-009005.

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Résumé :
- L'epoca contemporanea si caratterizza, fra l'altro, per la rilevanza inedita conferita alla dimensione del cambiamento. La flessibilitŕ, condizione ormai essenziale nel mondo del lavoro, si traduce sovente nell'inquietante fenomeno della precarietŕ fra contratti a progetto ed attivitŕ interinali. Precarietŕ che si ripercuote nel campo dell'affettivitŕ determinando degli amori liquidi, in perenne mutamento, che alternano connessioni a disconnessioni, incontri fugaci e virtuali all'evitamento del legame sociale. L'attualitŕ di questa tematica viene trattata in riferimento al nesso fra l'amore e la scrittura, sviluppato da Lacan nel Seminario XX. Tanto lo scritto quanto l'amore hanno la funzione di supplire all'inesistenza del rapporto sessuale. Parole chiave: cambiamento - flessibilitŕ - precarietŕ - inesistenza del rapporto sessuale.
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Grenci, Michelangelo. « Clinica nel sociale : l'esperienza presso un centro di accoglienza per migranti. Riflessioni ed emozioni fra luci e ombre ». GRUPPI, no 1 (octobre 2020) : 155–69. http://dx.doi.org/10.3280/gruoa1-2020oa10491.

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Résumé :
L'autore descrive la propria esperienza clinica in un Centro di Accoglienza Straordinario (CAS) per migranti, evidenziandone il contesto organizzativo e il rapporto con le istituzioni. Partendo dal tema migratorio, si descrivono le attivit&agrave; clinico-psicologiche in connessione con le complesse forme e livelli gruppali operanti, esplicitamente e implicitamente, nel servizio. Si individuano infine i costrutti di "perturbante" e "perversione relazionale" come utili a promuovere una rilettura riflessiva dell'esperienza.
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Lenassi, Nives. « Alcune osservazioni sull’uso dei paradigmi verbali nell’italiano L2 : l’italiano per gli affari ». Linguistica 61, no 2 (30 décembre 2021) : 79–95. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.61.2.79-95.

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Nella produzione dei testi di corrispondenza italiana i comunicatori sloveni provenienti dal mondo del lavoro spesso affrontano con insicurezza la verbalizzazione dei complessi rapporti aspettuali, temporali e modali previsti dal sistema verbale italiano. Tali insicurezze sono evidenti sia nei testi redatti dai parlanti con un’elevata competenza linguistico-comunicativa sia in quelli composti da comunicatori che possiedono un repertorio linguistico più limitato. Questi ultimi sono anche più propensi a comporre messaggi molto sintetici, con una gamma piuttosto ristretta di paradigmi verbali anche nelle situazioni in cui le esigenze e gli scopi comunicativi richiederebbero la redazione di un testo più esteso. Visti i disagi dei non madrelingua, ci si è chiesti quanto spazio dedicano vari libri di testo per l’italiano per gli affari alle attività il cui obiettivo è lo sviluppo della competenza relativa alla conoscenza e all’uso dei paradigmi verbali nell’ambito della corrispondenza commerciale. La ricerca dimostra che – in dipendenza da vari parametri quali il livello QCER dei singoli libri di testo, il loro orientamento più o meno comunicativo, l’importanza ascritta alla corrispondenza commerciale ecc. – possiamo constatare notevoli differenze tra i materiali analizzati in quanto alla presenza delle attività e ai paradigmi verbali trattati in esse. Un numero maggiore di attività e una loro distribuzione proporzionata nella prassi glottodidattica potrebbe sensibilizzare gli utenti/apprendenti a un’attenzione più focalizzata e accurata nel riconoscere l’insieme degli elementi che stimolano l’uso di singoli paradigmi verbali nei testi di corrispondenza commerciale. L’obiettivo di tale approccio ovvero sensibilizzazione è quello di giungere prima a una comprensione adeguata dei testi e dopo a una stesura dei messaggi pragmaticamente efficaci.
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