Articles de revues sur le sujet « Radar ad alta risoluzione »

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1

D'Aprile, P., N. Medicamento, M. Stefanelli, L. Spagnolo et A. Carella. « Studio dei nervi cranici con RM ad alta risoluzione ». Rivista di Neuroradiologia 10, no 3 (juin 1997) : 279–99. http://dx.doi.org/10.1177/197140099701000303.

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Résumé :
Attualmente la RM rappresenta la sola modalità di studio neuroradiologico dei nervi cranici e la sua introduzione nella pratica clinica ha rappresentato un grande progresso nella diagnostica in questo campo. Abbiamo effettuato una valutazione dell'anatomia RM dei nervi cranici utilizzando tecniche differenti, caratterizzate essenzialmente da alta risoluzione spaziale e di contrasto; esse (sia Turbo Spin Echo sia ad eco di gradiente) consentono di ottenere immagini di ridotto spessore, anche inferiore al mm, e risultano perciò di grande utilità nello studio delle fini strutture anatomiche. Nel nostro lavoro illustriamo le potenzialità diagnostiche di queste tecniche più recenti rispetto alle tradizionali tecniche Spin Echo nello studio dei nervi cranici la cui complessa patologia richiede al radiologo grande esperienza nella scelta delle sequenze e dei piani di studio più idonei per la valutazione del singolo nervo cranico.
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2

Bonetti, M., F. Prandini, R. Gasparotti, M. Crispino, R. Brembilla et S. Battaglia. « Quadro malformativo complesso della giunzione cranio-cervicale in paziente con Sindrome di Down ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 1 (février 1996) : 101–4. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900114.

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Résumé :
Nella Sindrome di Down sono di frequente riscontro malformazioni della giunzione cranio-cervicale. Gli autori descrivono un raro caso, riscontrato accidentalmente, di malformazione complessa della cerniera studiata con TC ad alta risoluzione.
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3

D'Aprile, P., G. C. Ettorre, N. Medicamento, P. Spagnolo, M. Stefanelli et A. Carella. « Anatomia del condotto uditivo interno : Tecnica di studio RM con sequenze 3D Turbo Spin Echo ». Rivista di Neuroradiologia 11, no 4 (août 1998) : 517–24. http://dx.doi.org/10.1177/197140099801100411.

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Résumé :
Le sequenze RM veloci possono essere utilizzate per effettuare studi ad alta risoluzione spaziale in tempi di acquisizione comparabili con le sequenze tradizionali. Le tecniche Turbo Spin Echo, rispetto a quelle ad eco di gradiente, risultano particolarmente indicate a questo scopo perché sono caratterizzate da una elevata risoluzione di contrasto delle immagini dipendenti dal vero T2, e non dal T2*. Esse presentano inoltre una minore incidenza di artefatti da suscettibilità magnetica, che può apparire uno svantaggio in determinate situazioni cliniche, ma che risulta invece assai utile nello studio RM dell'osso temporale, ove sono innumerevoli le interfaccie osso-aria. La possibilità di ottenere sequenze Turbo Spin Echo di spessore di strato inferiore al millimetro consente di effettuare uno studio dettagliato del condotto uditivo interno e delle strutture vascolari e nervose che lo percorrono.
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Bartolo, M., A. Armentano et G. Santoro. « Malformazione dell'orecchio interno in corso di Sindrome di Apert (Acrocefalosindattilia) ». Rivista di Neuroradiologia 6, no 4 (novembre 1993) : 489–91. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600412.

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Résumé :
In corso di Sindrome di Apert o Acrocefalosindattilia è possibile rilevare anomalie a carico dell'orecchio interno. Quando esse interessano il vestibolo o i canali semicircolari, sono asintomatiche. Gli autori, dopo un breve cenno sulla Acrocefalosindattilia e sulle più frequenti anomalie dell'orecchio interno, riportano un caso di Sindrome di Apert con associata malformazione bilaterale del vestibolo e del canale semicircolare laterale, studiato con TC ad alta risoluzione.
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5

Ettorre, G. C., P. D'Aprile, N. Medicamento, P. Spagnolo, M. Stefanelli et A. Carella. « Anatomia del labirinto cocleo-vestibolare Tecnica di studio RM con sequenze 3D Turbo Spin Echo ». Rivista di Neuroradiologia 11, no 4 (août 1998) : 507–15. http://dx.doi.org/10.1177/197140099801100410.

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Résumé :
La letteratura più recente ha dimostrato l'alta affidabilità diagnostica delle tecniche RM ad alta risoluzione nello studio dell'osso temporale. Lo sviluppo di sequenze 3D Turbo Spin Echo (TSE) con sezioni fino a 0,4 mm consente un elevato dettaglio anatomico anche tridimensionale del labirinto cocleo-vestibolare. L'utilizzo di idonee bobine di superficie centrate sulla regione dell'osso temporale e l'impiego di adeguati parametri di acquisizione permette di ottenere la migliore risoluzione spaziale e di contrasto, rendendo le sequenze TSE elettive soprattutto nello studio della patologia malformativa dell'orecchio interno. Tali sequenze sono preferibili alle Spin Echo tradizionali o alle sequenze Gradient Echo (CISS, GRASS etc.) per la minore incidenza di artefatti da suscettibilità magnetica dovuti alle innumerevoli interfaccie osso-aria dell'osso temporale e per la più elevata risoluzione spaziale e il più elevato rapporto segnale/rumore che esse offrono. Infine le sequenze TSE con TR e TF (Turbo Factor) molto alti consen-teno di ottenere un elevato contrasto liquor/nervi cranici che decorrono nel meato acustico interno.
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6

Cirillo, S., L. Simonetti, F. Di Salle, A. Lopez, R. Elefante et F. Smaltino. « Impiego dei mezzi di contrasto per via subaracnoidea in Tomografia Computerizzata ». Rivista di Neuroradiologia 1, no 2 (août 1988) : 185–90. http://dx.doi.org/10.1177/197140098800100210.

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Résumé :
L'iniezione di mezzo di contrasto per via intratecale in corso di Tomografia Computerizzata, è stata usata per vari anni, a livello dei distretti vertebro-midollare e cranio-encefalico per migliorare la definizione anatomica e per avere informazioni sulla dinamica liquorale. L'avvento degli apparecchi per Tomografia Computerizzata «ad alta risoluzione» e, negli ultimi anni, della Tomografia a Risonanza Magnetica, richiede una revisione delle indicazioni attuali e della validità di questa metodica.
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7

Lanci, Luca, William Lowrie et Alessandro Montanari. « Stratigrafia magnetica ad alta risoluzione del limite Eocene-Oligocene nella successione Umbro-Marchigiana ». Rendiconti Lincei 9, no 2 (juin 1998) : 103–23. http://dx.doi.org/10.1007/bf02904394.

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8

Lupo, F. A., S. C. Perfetto, G. Sticchi et A. Perrone. « Studio comparativo tra TC Cisternografia, TC ad alta risoluzione e Cisterno RM nella Rinoliquorrea ». Rivista di Neuroradiologia 13, no 5 (octobre 2000) : 703–10. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300505.

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Antonelli, M., A. Santoro, C. Colonnese, A. Pierallini°, M. Raguso et L. Bozzao. « I neurinomi del facciale nel segmento intrapetroso ». Rivista di Neuroradiologia 7, no 5 (octobre 1994) : 797–800. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700510.

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Résumé :
Nel presente lavoro viene riportato lo studio clinico e neuroradiologico di un caso di neurinoma primitivo del nervo facciale, affezione relativamente rara. L'insieme dei dati neuroradiologici (RM, TC e TC ad alta risoluzione) ha permesso una precisa diagnosi con una ottimale valutazione dell'estensione del tumore e dei rapporti con le strutture contigue, soprattutto con la catena ossiculare, consentendo un corretto approccio chirurgico e la radicale exeresi. I neurinomi endocranici rappresentano l'8% dei tumori cerebrali ed originano dalle cellule di Schwann dei nn cranici nel loro decorso prima dell'emergenza dal neurocrania. Nell '80% dei casi originano dalla componente vestibolare dell'VIII. Sono abbastanza rari i neurinomi che originano dagli altri nervi cranici e tra questi in particolare quelli del VII che possono localizzarsi lungo tutto il decorso del nervo; più spesso sono o extracranici o all'interno dell'osso temporale. Quelli a localizzazione intracranica possono originare in sede intrapetrosa od originare da cellule embrionali del ganglio genicolato ed estendersi in fossa cranica media. Nel nostro lavoro viene descritto un caso di neurinoma del facciale con localizzazione intrapetrosa a partenza dalle strutture del ganglia genicolato ed estensione nella fossa cranica media. Si sottolinea l'importanza delle metodiche d'immagini utilizzate, RM e TC, che hanno permesso di formulare una precisa diagnosi di natura e di estensione del tumore; di particolare utilità la TC ad alta risoluzione che ha documentato l'invasione della cassa timpanica da parte della neoplasia permettendone la completa asportazione.
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Pieralli, S., G. Scotti, E. Bianchini, F. Simionato et A. Mazza. « Utilità clinica della RM nello studio della regione sellare ». Rivista di Neuroradiologia 4, no 3_suppl (décembre 1991) : 89–99. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s318.

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Résumé :
Lo studio RM della regione sellare si avvale di una tecnica ormai standardizzata; le sequenze abitualmente realizzate sono Spin-Echo ponderate in T1 (SE T1W) (TR = 550, TE = 20, 4 acquisizioni), Field of view (FOV) <20 cm, matrice 256, secondo piani coronali e sagittali, con sezioni di 3 mm di spessore. Sezioni di spessore sottile, con alta matrice e FOV ridotto, dotate di buon rapporto segnale rumore potevano essere prodotte fino a poco tempo fa solo da apparecchi ad alto campo magnetico, ma attualmente anche dai più recenti apparecchi 0,5 T. Le sequenze Densità Protonica e T2W sono generalmente limitate allo studio di lesioni ad estensione extrasellare. I mezzi di contrasto paramagnetici vengono utilizzati sempre più frequentemente come completamento della indagine allo scopo di aumentare la sensibilità nei confronti di patologie di piccole dimensioni, introdurre ulteriori elementi di specificità e permettere una miglior delimitazione delle lesioni rispetto alle strutture viciniori. Sequenze Gradient Echo 3D, con acquisizione volumetrica, appaiono secondo i primi risultati molto promettenti 18in quanto permettono di ottenere sezioni di spessore fino ad 1 mm, ralmente contigue e senza effetti di interferenza o di volume parziale tra fette adiacenti, con possibilità di ricostruire successivamente immagini secondo piani diversi dalla orientazione originaria. In sintesi è stato possibile ottenere una buona risoluzione spaziale, necessaria per lo studio della sella e del suo contenuto, in una metodica caratterizzata da alta risoluzione di contrasto, dalla multiplanarità e dalla assenza di artefatti da osso e da amalgami dentari oltre che di radiazioni ionizzanti. Per queste ragioni la RM è attualmente l'esame di prima scelta nello studio delle patologie della regione sellare.
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Rigante, M., G. La Rocca, L. Lauretti, G. Q. D’Alessandris, A. Mangiola, C. Anile, A. Olivi et G. Paludetti. « Preliminary experience with 4K ultra-high definition endoscope : analysis of pros and cons in skull base surgery ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 3 (juin 2017) : 237–41. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1684.

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Résumé :
Negli ultimi venti anni la chirurgia endoscopica del basicranio ha osservato continui sviluppi tecnici e tecnologici. L’endoscopia 3D e l’ alta definizione (HD) 4K hanno fornito grandi vantaggi in termini di visualizzazione e di risoluzione spaziale. L’ ultra HD 4K, recentemente introdotta nella pratica clinica, determinerà i prossimi passi soprattutto nella chirurgica endoscopica del basicranio. I pazienti sono stati operati attraverso un approccio transnasale transfenoidale endoscopico, utilizzando un endoscopio Olympus NBI 4K UHD con ottica 4 mm 0 ° Ultra Telescope, lampada allo xeno 300 W (CLV-S400) predisposto per la tecnologia narrow band imaging (NBI) collegato con una videocamera ad un alta qualità unità di controllo (OTV-S400 - VISERA 4K UHD) (Olympus, Tokyo, Giappone). Due schermi, un 31 “Monitor - (LMD-X310S) e quello principale ultra-HD 55” a pollici ottimizzati per la riproduzione immagini UHD (LMD-X550S). In casi selezionati abbiamo usato un sistema di navigazione (Stealthstation S7, Medtronic, Minneapolis, MN, Stati Uniti). Abbiamo valutato 22 adenomi ipofisari (86,3% macroadenomi; 13,7% microadenomi). Il 50% non erano secernenti (NS), 22,8% GH, 18,2% ACTH, 9% PRLsecernenti. 3/22 erano recidive. Nel 91% dei casi abbiamo raggiunto la rimozione totale, mentre nel 9% la resezione subtotale. Un followup medio di 187 giorni, durata media del ricovero era 3,09 ± 0,61 giorni. Tempo chirurgico 128,18 ± 30,74 minuti. Abbiamo avuto solo 1 caso di fistola intraoperatoria a basso flusso senza ulteriori complicazioni nel follow up. Il 100% dei casi non ha richiesto emotrasfusione. La visualizzazione e l’alta risoluzione del campo operatorio hanno fornito una vista dettagliata di tutte le strutture anatomiche e patologie e permesso il miglioramento della sicurezza e l’efficacia della procedura chirurgica. Il tempo operatorio è stato simile a quello dell’endoscopio HD standard 2D e 3D, come la fatica fisica era paragonabile ad altri in termini di ergonomicità e peso.
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Triulzi, F., et G. Scotti. « La RM nella patologia sellare e parasellare ». Rivista di Neuroradiologia 1, no 1_suppl (avril 1988) : 75–93. http://dx.doi.org/10.1177/19714009880010s109.

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Résumé :
La Risonanza Magnetica (RM) ad alta intensità di campo (1.5 T), può attualmente ritenersi la tecnica di prima scelta nello studio della maggior parte della patologia ipofisaria e parasellare. L'estrema accuratezza offerta dalla RM nella definizione anatomica delle strutture sellari è di particolare utilità nello studio delle malformazioni dell'ipofisi e del peduncolo ipofisario e in tutte le piccole lesioni occupanti-spazio della regione sovrasellare. La RM ha inoltre recentemente dimostrato una superiore sensibiltà diagnostica rispetto alla Tomografia Computerizzata (TC) anche nello studio di microadenomi ipofisari. Superiore alla TC è pure la stadiazione pre-operatoria dei macroadenomi ipofisari, mentre anche le difficoltà fino ad oggi riscontrate nello studio dei meningiomi parasellari, caratterizzati da una scarsa risoluzione di contrasto all'esame RM di base, possono oggi essere risolte con l'utilizzo di mezzi di contrasto paramagnetici.
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Maglione, Pasquale, Claudio Parente, Raffaele Santamaria et Andrea Vallario. « Modelli tematici 3D della copertura del suolo a partire da DTM e immagini telerilevate ad alta risoluzione WorldView-2 ». Rendiconti online della Società Geologica Italiana 30 (février 2014) : 33–40. http://dx.doi.org/10.3301/rol.2014.08.

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Santino, P., et R. Petsch. « Le Sequenze Turbo Spin Echo ». Rivista di Neuroradiologia 7, no 1 (février 1994) : 71–80. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700111.

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Résumé :
Le sequenze spin echo sono fino al giorno d'oggi le più utilizzate nella tomografia con Risonanza Magnetica. Il loro principale vantaggio è l'alta sensibilita alle patologie delle immagine pesate in T2. Recentemente sono state introdotte nuove sequenze, denominate Fast Spin Echo o Turbo Spin Echo, a seconda dell'industria che le produce, le quali grazie ad un diverso modo di acquisire i dati permettono di ridurre i tempi di esame, mantenendo un contrasto simile alle immagini ottenute con le spin echo convenzionali. Lo schema di acquisizione diverso comporta delle piccole differenze con le immagini a cui sono abituati i neuroradiologi: segnale iperintenso del grasso anche nelle immagini pesate in T2; minore sensibilita agli artefatti da suscettibilità; presenza di altri artefatti, quali quello da troncamento o l'effetto bordo, visibili soprattutto se non si scelgono opportunamente i parametri. Tali sequenze si sono rivelate molto interessanti non solo per il risparmio di tempo, ma anche per gli studi in alta risoluzione o per applicazioni cliniche particolari.
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Fonda, C., et M. Antonello. « Base cranica : Anatomia neuroradiologica della patologia ». Rivista di Neuroradiologia 13, no 3 (juin 2000) : 307–26. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300303.

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Résumé :
La base cranica si suddivide in tre fosse, l'anteriore (FCA), la media (FCM) e la posteriore (FCP). Numerosi sono i forami che consentono il passaggio di componenti vasculonervose in comunicazione fra strutture endo ed extracraniche. La base cranica deriva da un'ossificazione encondrale a partire dal 40° giorno di gestazione. Dalla notocorda prende origine la cartilagine paracordale che dalla linea mediana si estende alla regione sellare ed ai primi somiti occipitali, derivati da tre rispettivi sclerotomi. Rostralmente e lateralmente alla placca paracordale si sviluppano le cartilagini polari, ipofisarie, dalla cui fusione deriva parte del corpo sfenoidale e la porzione posteriore dell'etmoide. Accanto alla placca cartilaginea mediana cosi formata si sviluppano, in sede paramediana, altre isole cartilaginee che completano la formazione della base cranica. Le metodiche di studio della base cranica sono diverse, dalla radiografia convenzionale, alla TC ad alta risoluzione ed a strato sottile, sia in acquisizione a strato singolo che volumetrica, con visualizzazione per tessuti molli e per osso, sul piano assiale o coronale diretto o attraverso l'impiego di ricostruzioni basate su algoritmi di riformattazione multiplanare o 3D-rendering. La risonanza magnetica, attraverso acuisizioni convenzionali od ad alta risoluzione in proiezioni multiplanari consente un'ottima definizione delle strutture molli ad estensione intra ed extracranica. L'impiego di preimpulsi di saturazione per l'eliminazione del segnale del tessuto adiposo (STIR, SPIR, FAT-SAT) consente di migliorare la visualizzazione delle alterazioni patologiche. La somministrazione di mezzo di contrasto appare necessaria qualora si sospetti un coinvolgimento neoplastico, primitivo o secondario o infettivo. L'angiografia in RM, diretta o contrast enhanced, appare necessaria sia per la valutazione dell'eventuale interessamento estrinseco dei vasi arteriosi e venosi, sia per la valutazione di situazioni malformative vascolari. La patologia della base cranica viene valutata, in primis, secondo criteri topografici. Vengono suddivise lesioni che interessano prevalentemente la fossa cranica anteriore, la fossa cranica media, la fossa cranica posteriore, le strutture delle linea mediana, della loggia sellare e delle logge cavernose. Vengono inoltre suddivise le lesioni ad origine intracranica ed estensione extracranica, le lesioni intrinseche della base e le lesioni extracraniche ad interessamento secondario della base. Tra le prime è compresa la patologia congenita con i cefaloceli della base, le cisti aracnoidee e le cisti dermoidi, la patologia neoplastica primitiva (craniofaringiomi, macroadenomi ipofisari, gliomi ottici, meningiomi e schwannomi). Frequente è la comparsa di lesioni secondarie, in particolare in sede sfenoorbitaria. Più rare le lesioni malformative vascolari (aneurismi, fistole durali, MAV). Tra le lesioni intrinseche della base cranica vengono comprese inoltre i cordomi, i condromi, i sarcomi, gli osteomi e le cisti colesteriniche, le malattie emolinfoproliferative, il rabdomiosarcoma. Sede elettiva trova nella base cranica la displasia fibrosa, la malattia di Paget e l'istiocitosi X. Tra le lesioni extracraniche ad interessamento della base cranica vengono incluse le forme infettive (sinusiti, micosi e l'otite esterna maligna), tra le neoplastiche l'angiofibroma masofaringeo, l'estesioneuroblastoma i carcinomi rinofaringei, e le lesioni secondarie. In tale capitolo vengono incluse altre forme quali la poliposi aggressiva ed il mucocele. L'affidabilità e la sensibilità delle medodiche suddescritte oltrepassa il 98%, laddove la specificità in funzione delle varie sedi ed aspetti morfologici può variare dal 72 al 100%.
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Campana, Andrea, Michele De Pasquale, Renato Perrotti, Marta Ravera et Michele Di Mauro. « Aritmie ventricolari minacciose in un paziente COVID non ospedalizzato : potenziale ruolo del monitoraggio remoto del pacemaker ». CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no 4 (22 mars 2022) : 258–63. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-4-7.

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Résumé :
Le aritmie rappresentano una delle principali complicanze dell’infezione da SARS-CoV-2. È stato riportato che i pazienti COVID-19 ospedalizzati che presentano aritmie hanno un maggior numero di comorbidità e frequentemente sviluppano una malattia più grave. Sono molto limitate, al momento, le conoscenze inerenti le aritmie “lifethreatening” in pazienti con COVID-19 non ospedalizzati. Un paziente di 74 anni, obeso, coronaropatico, portatore di pacemaker, diabetico ed iperteso, si ammalò di COVID nel gennaio 2021. I Sanitari preposti lo assegnarono al trattamento domiciliare con antibiotici, cortisone, eparina sottocute ed ossigeno-terapia. Alcuni esami diagnostici strumentali furono eseguiti dopo la ripetuta negativizzazione del tampone molecolare. La tomografia computerizzata ad alta risoluzione del torace rivelò il quadro di una recente polmonite e l’ecocardiogramma mise in luce verosimili esiti di una pericardite. L’interrogazione del pacemaker evidenziò, inaspettatamente, un sorprendente numero di aritmie ventricolari potenzialmente fatali, tre le quali tachicardie ventricolari sostenute e non sostenute, occorse durante la fase acuta e subacuta della malattia. Considerata la buona funzione contrattile del ventricolo sinistro e la causa transitoria delle aritmie, completamente regredite nei ripetuti follow-up successivi, non si ritenne di procedere ad “upgrade” ad ICD ed il paziente fu indirizzato al monitoraggio remoto (MR). Aritmie minacciose possono verificarsi nei pazienti COVID trattati a domicilio, particolarmente in quelli con comorbidità; nei portatori di pacemaker affetti da infezione da SARS-CoV-2, l’uso del MR può giocare un ruolo decisivo nella diagnosi precoce delle aritmie.
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De Matteo, E., R. Colombo, M. Meroni, B. Comini, G. Fracassi, L. Cavini, M. Olivieri et G. Deligios. « Delineation of burnt mountain forest areas by high-resolution satellite images ». Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 4, no 3 (20 septembre 2007) : 264–71. http://dx.doi.org/10.3832/efor0469-0040264.

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Virzì, Grazia Maria, Alice Bruson, Valentina Corradi, Massimo de Cal, Fiorella Gastaldon, Dinna N. Cruz, Maurizio Clementi et Claudio Ronco. « Analisi di Melt ad alta risoluzione (High Resolution Melt Analysis, HRMA) : nuovo metodo di screening per il gene PKD2 in famiglie con malattia autosomica dominante del rene policistico ». La Rivista Italiana della Medicina di Laboratorio - Italian Journal of Laboratory Medicine 8, no 3 (septembre 2012) : 168–75. http://dx.doi.org/10.1007/s13631-012-0061-0.

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Izzo, R., M. Muto et G. Fucci. « Spondilolisi e spondilolistesi : Stato dell'arte ». Rivista di Neuroradiologia 8, no 5 (octobre 1995) : 693–707. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800509.

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Résumé :
La spondilolistesi (SPL) è un'importante causa di lombalgia o lombosciatalgia nella popolazione adulta generale. E' infatti stimato che ben il 3–7% delle colonne lombari presentino almeno un focolaio di spondilolisi, principale causa della SPL, e che la SPL degenerativa ricorra in circa il 4% dei pazienti anziani. A causa di questa notevole frequenza la SPL è un reperto radiologico quasi quotidiano, a volte occasionale, ma che spesso necessita di un'attenta valutazione neuroradiologica, specie in presenza di disturbi radicolari o nei giovani atleti affetti da lombalgia cronica nei quali una diagnosi ed un trattamento precoce sono indispensabili per una ripresa più rapida possibile dell'attività agonistica. La semeiologia radiologica convenzionale e TC della SPL è ormai ben caratterizzata. La scintigrafia e soprattutto la SPECT si sono dimostrate molto valide nella diagnosi precoce delle spondilolisi in fase acuta, potendo rilevare la presenza di microfratture non ancora confluite in un vero e proprio difetto istmico. La RM ha un ruolo sempre più importante nello studio delle patologie lombo-sacrali, in cui viene sempre più spesso utilizzata come prima ed unica metodica. Se la TC ad alta risoluzione resta la migliore metodica per lo studio delle strutturee ossee, la RM, grazie all'adozione di sempre più sofisticate antenne di superficie, di matrici più ampie e di scansioni più sottili, consente uno studio sempre più dettagliato anche delle alterazioni ossee riguardanti l'arco vertebrale posteriore, mentre con la possibilità di studiare il rachide secondo piani sagittali, essa offre la migliore rap-presentazione dell'istmo interarticolare, della SPL, delle alterazioni a carico del canale spinale, dei forami e dei dischi.
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Ettorre, G. C., A. P. Garribba, A. Tirelli, P. Lavezzi, M. P. Bondioni et A. Chiesa. « L'impiego delle sequenze 3DFT-CISS nello studio RM dell'orecchio interno ». Rivista di Neuroradiologia 8, no 4 (août 1995) : 497–512. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800404.

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Résumé :
L'impiego in risonanza magnetica delle sequenze 3DFT-CISS consente una rappresentazione anatomica dettagliata delle strutture dell'orecchio interno grazie alle possibilità di ottenere strati sottili ad alta risoluzione spaziale e di contrasto. Gli autori riportano la loro esperienza nello studio dell'anatomia dell'orecchio interno mediante imaging RM con sequenze 3DFT-CISS ed analizzano, nei casi patologici, i risultati ottenuti comparativamente con sequenze Spin-Echo (SE) convenzionali. 126 pazienti con deficit uditivo neurosensoriale sono stati sottoposti a RM delle rocche petrose secondo un protocollo che ha previsto l'impiego di sequenze SE convenzionali e sequenze 3DFT-CISS. In tutte le rocche petrose giudicate normali le sequenze 3DFT-CISS hanno consentito una rappresentazione anatomica definita e dettagliata della coclea, del canale semicircolare laterale e del vestibolo nel 100% dei casi, del canale semicircolare posteriore e superiore rispettivamente nel 92% e nell'89% dei casi. Il VII nervo cranico e le branche cocleare, vestibolare superiore e vestibolare inferiore dell'VIII sono state identificate rispettivamente nell'89%, 95%, 80% ed 87% dei casi. Nei casi patologici l'apporto delle sequenze 3DFT-CISS è stato giudicato decisivo nelle malformazioni, nei conflitti neuro-vascolari e nell'otosclerosi cocleare obliterativa. La loro utilizzazione ha escluso nei casi di labirintite la presenza di un processo espansivo intralabirintico. Nella patologia espansiva del nervo acustico le sequenze 3DFT-CISS hanno consentito sempre l'identificazione del processo espansivo e sono risultate superiori alle sequenze SE T2 nella definizione spaziale del tumore, anche se non hanno fornito ulteriori informazioni rispetto alle sequenze SE T1 senza Gadolinio. Gli autori, in conclusione, ritengono che l'impiego delle sequenze 3DFT-CISS in associazione con sequenze SE T1 senza e con mezzo di contrasto possono rappresentare una ottima combinazione per un approccio RM di prima istanza in tutti i deficit uditivi neurosensoriali.
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Corona, P., D. Giuliarelli, A. Lamonaca, W. Mattioli, D. Tonti, G. Chirici et M. Marchetti. « Experimental comparison between coppice clearcuts observed by high resolution satellite images and administrative statistics in central-southern Italy ». Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 4, no 3 (20 septembre 2007) : 324–32. http://dx.doi.org/10.3832/efor0468-0040324.

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Beltramello, A., E. Piovan, P. G. Zampieri, F. Alessandrini, L. Rosta et A. Maschio. « Traumatologia della base cranica ». Rivista di Neuroradiologia 13, no 3 (juin 2000) : 421–25. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300311.

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Résumé :
Solo nel 6% dei casi le fratture del basicranio sono isolate mentre nella grande maggioranza (94% dei casi) rappresentano estensione di fratture della volta cranica. Un impatto frontale od occipitale determina una frattura decorrente lungo il piano sagittale mentre un traumatismo applicato al vertice è causa di frattura decorrente sul piano coronale. La sintomatologia delle fratture del basicranio è in relazione alla sede del traumatismo: quelle della base anteriore possono determinare anosmia, ecchimosi peri-orbitaria e rinoliquorrea, mentre le fratture del basicranio posteriore sono causa di emotimpano, ipoacusia, disfunzione vestibolare, paralisi periferica del nervo facciale ed infine otoliquorrea. È fuor di dubbio che l'evenienza di fistola liquorale è nettamente più frequente nei pazienti con fratture della base (11%) rispetto ai pazienti con trauma cranico generale (3%). L'incidenza di liquorrea risulta molto più elevata per le fratture del basicranio anteriore mediano: la TC ad alta risoluzione con scansioni coronali dello spessore di 1–3 mm. costituisce l'indagine di scelta, riuscendo a dimostrare la presenza di breccia ossea nel 70% dei casi: nei rimanenti, potranno utilmente essere eseguite la cisternografia MR, la cisterno-TC o la cisternografia con radionuclidi. Fistole carotido-cavernose o pseudo-aneurismi della arteria carotide interna possono essere la conseguenza di fratture del basicranio che interessino l'arteria nel segmento intra-petroso o intra-cavernoso: il trattamento endo-vascolare costituisce la modalità terapeutica di scelta per entrambe le evenienze. Infine, il coinvolgimento del basicranio posteriore può determinare fratture dell'osso temporale: più frequenti quelle longitudinali (70%–90%) decorrenti lungo il maggior asse della rocca petrosa, con decorso laterale alla capsula otica, spesso causa di ipoacusia trasmissiva (per interessamento del timpano o del complesso ossiculare) e talora di paralisi periferica del nervo facciale (20% dei casi). Meno frequenti (10%–30%), ma più gravi, le fratture trasversali decorrenti ortogonalmente al maggior asse della rocca petrosa, causa di ipoacusia neuro-sensoriale (per interessamento della coclea), vertigine, nistagmo od otoliquorrea (per interessamento dei canali semi-circolari) ed infine di paralisi del nervo facciale (50% dei casi).
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Ferretti, G., R. Ferretti, O. Junge et A. Schreiber. « An adaptive multilevel radial basis function scheme for the HJB equation * *This research work has been partially supported by the INDAM-GNCS project Metodi ad alta risoluzione per problemi evolutivi fortemente nonlineari and by TU Munich and Roma Tre University ». IFAC-PapersOnLine 50, no 1 (juillet 2017) : 1643–48. http://dx.doi.org/10.1016/j.ifacol.2017.08.331.

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Moroni, Anna. « VIDēRE EST CREDERE : LA STRUTTURA AD ALTA RISOLUZIONE DEL CANALE DEL PACEMAKER HCN4 ». Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Rendiconti di Scienze, 31 janvier 2022. http://dx.doi.org/10.4081/scienze.2021.776.

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Résumé :
HCN channels (HCN1-4) generate the If current that controls automaticity and rhythm of the heartbeat. Using single-particle electron cryo-microscopy (cryo-EM), we obtained the structure of HCN4, bound and unbound to the cAMP ligand and with the pore in open and closed configuration. Analysis of the structures reveals a coordination site for the Mg2+ ion which, by linking two domains of the protein, facilitates channel gating by cyclic nucleotides. The open pore configuration used in molecular dynamics simulations provided information on the mechanisms of permeation of K+/Na+ ions and on the mechanism of action of ivabradine, a drug used in the treatment of angina.
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