Littérature scientifique sur le sujet « Quarto pacchetto »

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Articles de revues sur le sujet "Quarto pacchetto"

1

Lora, Antonio, Roberto Bezzi, Roberta Di Vietri, Anna Gandini, Franco Spinogatti et Carlo Zocchetti. « Packages of care in the Departments of Mental Health in Lombardy ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 11, no 2 (juin 2002) : 100–115. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x0000556x.

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Résumé :
RIASSUNTOScopo – Il lavoro ha lo scopo di individuare i pacchetti di trattamento erogati dai Dipartimenti di Salute Mentale, ponendoli in relazione sia alia diagnosi dei pazienti che all'intensità nell'utilizzo delle risorse. Disegno – Lo studio è stato condotto a partire dai dati raccolti dal Sistema Informativo Psichiatrico lombardo; il campione è formato da 55518 pazienti residenti in Lombardia e in contatto nel 1999 con i Dipartimenti di Salute Mentale, di cui sono stati rilevati nel corso dell'anno i contatti territoriali, semiresidenziali, residenziali e ospedalieri. Setting – I Dipartimenti di Salute Mentale della Regione Lombardia nel 1999. Principali misure utilizzate – Secondo uno approccio empirico, basato sull'esperienza dei ricercatori, sono stati definiti 15 pacchetti di cura; il pacchetto di cura “solo attivita territoriale” è stato ulteriormente distinto in sei macroattività; a ciascun pacchetto sono stati assegnati i pesi assistenziali. Risultati – Quattro pacchetti di cura (solo Ass. Territoriale, Ass. Ospedaliera e Ass. Territoriale, solo Ass. Ospedaliera, Ass. Semiresidenziale e Ass. Territoriale) da soli caratterizzano il 95% dei pazienti. Tre quarti dei pazienti vengono trattati solo nell'ambito territoriale, senza l'intervento di strutture ospedaliere, residenziali e semiresidenziali. I pazienti più gravosi, vale a dire i pazienti inseriti in un pacchetto con un peso medio maggiore di 5000, rappresentano solo il 4% degli utenti dei servizi. L'attivita residenziale sembra svolgere un ruolo sempre maggiore nella rete dei servizi psichiatrici (36% del peso assistenziale totale), mentre la schizofrenia si conferma la diagnosi di maggiore impatto per i servizi (59% del peso assistenziale totale). Dei pazienti trattati solo neH'ambito territoriale un terzo riceve unicamente interventi ambulatoriali medici e psicologi, mentre i due terzi restanti ricevono trattamenti integrati in cui l'attività clinica ambulatoriale si accompagna a interventi di carattere domiciliare, familiare, riabilitativo e sociale. Conclusioni – Nel modello territoriale di assistenza psichiatrica i pacchetti di cura più complessi e diversificati rappresentano l'eccezione piùttosto che la regola. I pacchetti più complessi e/o con maggior peso assistenziale si rivolgono ai pazienti che per la loro diagnosi sono definiti gravi.
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2

Cirillo, Giovanni. « "Vendita di pacchetti turistici" tramite Groupon e responsabilità per l'inadempimento dei servizi promessi ». RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, no 20 (octobre 2018) : 350–83. http://dx.doi.org/10.3280/dt2017-020009.

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Résumé :
La prima questione analizzata riguarda la scelta inadeguata della legge di riferimento operata dal giudice; una seconda importante questione riguarda invece la possibilità che una combinazione di servizi comprensivi di vitto e alloggio possa essere considerata un "pacchetto" secondo la definizione giuridicamente prevista: la relativa analisi, che viene effettuata attraverso lo studio degli "altri servizi turistici" - i.e. "non ancillarità" e "rappresentazione di una percentuale significativa" - è necessaria per giustificare l'applicabilità ratione materiae della legislazione sui "contratti del turismo organizzato" al caso di specie, cosa che non è assolutamente scontata, nonostante l'assenza di motivazioni da parte della sentenza su questo punto sembri suggerire il contrario. Quindi, il punto focale della decisione può essere messo in discussione: dopo aver tracciato una ricostruzione schematica del quadro delle categorie soggettive e dei rapporti contrattuali coinvolti nella "vendita di pacchetti", potremmo osservare, da un lato, la posizione assunta da Groupon corporation e, dall'altro, la natura dell'obbligazione non adempiuta. Poiché l'obbligo di eseguire i servizi inclusi nel pacchetto riguarda il "Contratto di viaggio organizzato", la cui parte non è Groupon corporation - che, invece, assume il ruolo di "rivenditore" (o "intermediario") - ma il titolare del resort, è discutibile se l'intermediario possa essere ritenuto responsabile della violazione degli obblighi dell'organizzatore: a questa domanda va risposto negativamente, perché, secondo l'interpretazione più persuasiva dell'art. 43 del "Codice del turismo", questi due soggetti non sono responsabili in solido, ma ciascuno di essi risponde solo per gli obblighi che ha personalmente assunto nei confronti del turista.
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3

Trasimeni, G., C. Di Biasi, A. Pingi, E. Polettini, L. Ceroni, A. D'Agostino et G. F. Gualdi. « Disgenesia callosa : Analisi RM di 34 casi e correlazioni con altre malformazioni associate ». Rivista di Neuroradiologia 5, no 3 (août 1992) : 349–55. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500306.

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Résumé :
Di 576 pazienti pediatrici studiati con RM, ne sono stati selezionati 82 con patologia malformativa cerebro-midollare, 34 dci quali presentavano patologia malformativa del corpo calloso (CC). In particolare sono stati osservati 20 casi di ipogenesia, 7 casi di agenesia e 7 di ipoplasia. In 22 casi (65%) vi erano altre malformazioni associate ed in 12 (35%) la malformazione callosa era singola. Le anomalie associate con maggiore frequenza sono state le malformazioni di Chiari e le anomalie della migrazione neuronale. I nostri dati sono in accordo a quanto descritto in letteratura e confermano la notevole frequenza con cui questa struttura «pacchetto» di connessione interemisferica è interessata nelle malformazioni cerebromidollari; la RM può essere utile per distinguere le forme disgenetiche da quelle in cui il danno si è stabilito successivamente.
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Giuliani, Carla Maria. « Sulla normativa antiriciclaggio e nozione di titolare effettivo : spunti di riflessione alla luce delle nuove proposte della Commissione UE ». Trusts, no 4 (4 août 2022) : 767–73. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.163.

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Résumé :
Sunto L’identificazione dei titolari effettivi è, sin dal 2005, un tema centrale nell’ambito della disciplina antiriciclaggio ed antiterrorismo. Nonostante la definizione di titolare effettivo sia contenuta a livello di direttiva e, nel tempo, non abbia subito modifiche significative, l’assenza di indicazioni sulle concrete modalità di implementazione dei criteri di ricerca dei titolari effettivi ha portato progressivamente i singoli Stati membri ad una divergenza di approccio tale da compromettere, di fatto, la trasparenza della titolarità effettiva. Nell’ambito del nuovo pacchetto normativo presentato dalla Commissione Europea ai fini dell’emanazione della cd. VI Direttiva antiriciclaggio, sono pertanto previste norme più dettagliate per individuare il titolare effettivo di società e altri soggetti giuridici ed è introdotto un approccio armonizzato per procedere all'identificazione della titolarità effettiva. Le novità non riguardano tanto la definizione di titolare effettivo, che rimane pressoché la stessa, quanto piuttosto l’applicazione dei criteri di identificazione dei titolari effettivi.
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Orti, Francesca. « Wedding package e danno da "vacanza rovinata" ». RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, no 35 (avril 2022) : 65–90. http://dx.doi.org/10.3280/dt2022-035005.

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Résumé :
Il Tribunale di Firenze ha respinto, per mancanza di prova, la domanda di risarcimento del danno da "vacanza rovinata" proposta da una coppia che, dopo aver acquistato un pacchetto turistico comprendente la celebrazione del matrimonio su una spiaggia delle Hawaii, aveva lamentato alcune carenze, quali: la vista della camera sul campo da Golf invece che sull'Oceano, come previsto nel catalogo, la celebrazione della cerimonia su una spiaggia diversa da quella pattuita; il mancato riconoscimento del matrimonio in Italia per as-senza della convalida dell'Apostille. L'A., delineato il quadro normativo e richiamati i precedenti giurisprudenziali in tema di "danno da vacanza rovinata" in relazione ai viaggi di nozze, ha rimarcato il dovere d'informazione dell'operatore turistico nell'asimmetria informativa col turista/consumatore, anche con riferimento ai profili di pubblicità ingannevole per mancato riscontro con il catalogo informativo
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Beltramello, A., et E. Piovan. « Malattie degenerative encefaliche ». Rivista di Neuroradiologia 4, no 3_suppl (décembre 1991) : 47–49. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s310.

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Résumé :
Nell'ambito delle malattie degenerative encefaliche viene compreso tutto quell'eterogeneo spettro di condizioni in cui il neurone muore, per cause sconosciute, e viene sostituito da glia. Qual è l'apporto della TC in queste manifestazioni patologiche? Normalmente il rilievo non va al di là del riconoscimento di un allargamento più o meno marcato del sistema ventricolare e degli spazi subaracnoidei, basali e corticali: il grado di perdita neuronale è solo inferito, è un rilievo indiretto. Le modificazioni rilevate alla TC cerebrale non hanno dimostrato alcuna correlazione con i test neuropsicologici. Nella valutazione del deterioramento mentale la TC è utile non tanto per stabilire una diagnosi di Alzheimer, quanto per escludere le altre cause di demenza che possono essere cause ad eziopatogenesi nota, quali l'AIDS, la demenza multinfartuale o le leucoaraiosi sostenute da demielinizzazione e ialinosi microvascolare della malattia di Bingswanger o, meglio, da cause note e chirurgicamente curabili, come l'ematoma sottodurale cronico o l'idrocefalo idiopatico dell'anziano cosiddetto «pacchetto» o da lesioni espansive gliali, quali il glioma del corpo calloso o l'oligodendroglioma frontale, o ancora da lesioni espansive benigne, a lenta crescita, quali i meningiomi della convessità frontale o della doccia olfattoria.
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De Dominicis, R., A. Pansini, P. Conti, G. Dal Pozzo, D. Caramella, R. Conti et G. Pellicanò. « Applicazioni della teleradiologia in Neurochirurgia ». Rivista di Neuroradiologia 5, no 3 (août 1992) : 371–76. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500310.

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Résumé :
La teleradiologia può contribuire ad evitare ritardi nella trasmissione dei dati acquisiti con esami diagnostici computerizzati e a rendere più tempestiva ed efficace la terapia. Inoltre con la teleradiologia è possibile ottimizzare l'interscambio di informazioni fra il diagnosta e il curante, con l'obiettivo finale di rendere sempre migliore l'assistenza al malato ed al tempo stesso fornire migliori opportunità di tipo didattico. Dal Novembre 1986 è operativo presso l'Università degli Studi di Firenze un sistema per la trasmissione di immagini di risonanza magnetica tra la Sezione di RM del Dipartimento di Fisiopatologia Clinica e la Clinica Neurochirurgica. Nel periodo novembre 1986 - novembre 1991, 97 esami RM dell'encefalo o della colonna sono stati trasmessi in tempo reale dalla RM alia Clinica Neurochirurgica. L'esperienza nell'uso di tale collegamento ha dimostrato che esso ha avuto un rilevante impatto sulla gestione del paziente neurochirurgico. Infatti in caso di esame negativo, è stato possibile disporre immediatamente la dimissione del paziente, evitando l'esecuzione di altri esami. Nel caso di esito positivo, è stato possibile sfruttare immediatamente i risultati dell'esame per accelerare il successivo percorso diagnostico o chirurgico del paziente. Un importante vantaggio del collegamento è stato inoltre di tipo didattico: infatti gli esami che venivano effettuati presso la Radiologia universitaria venivano generalmente seguiti «pacchetto» dai medici specializzandi in neurochirurgia, i quali avevano in tal modo la possibilità di studiare, ancor prima che in sala operatoria, il quadro anatomico relativo ai casi in esame. Essi avevano inoltre la possibilità di acquisire esperienza diretta della RM ed al tempo stesso delle recenti tecnologie dell'informatica e delle comunicazioni.
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Cottatellucci, Claudio, et Luca Villa. « Una sentenza che viene da lontano : la Corte di cassazione conferma l'applicazione dell'art. 31 co. 3 per tutelare nella sua integritŕ lo sviluppo psico-fisico dei minori stranieri ». DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no 1 (avril 2010) : 109–15. http://dx.doi.org/10.3280/diri2010-001007.

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Résumé :
Con la sentenza n. 22080/2009, seguita dopo poco dalla n. 823/2010 del 19.1.2010, la Corte di cassazione ha confermato l'orientamento dei tribunali per i minorenni che, concedendo l'autorizzazione ex art. 31 co. 3 TU d.lgs. n. 286/1998, riconoscevano i "gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico" del minore nei danni derivanti dall'allontanamento del genitore irregolare. Su questa decisione - molto attesa - con cui la Suprema Corte ha preso posizione su uno degli aspetti attualmente piů controversi della legislazione minorile, riflettono due magistrati minorili.Luca Villa, esaminate le varie tipologie di ricorsi ex art. 31, evidenzia gli effetti che ha avuto la legge 94/2009 (il c.d. pacchetto sicurezza) sull'insieme degli interventi del tribunale per i minorenni: l'inasprimento del trattamento del migrante potrŕ avere un effetto paradossale, ovvero anticipare le istanze ex art 31, magari su sollecitazione degli stessi servizi sociali, ed i provvedimenti del tribunale anche in situazioni che in seguito non risulteranno meritevoli. Tale situazione inoltre potrŕ portare (una volta che si accede all'interpretazione propugnata dalle sentenze della Cassazione che qui si commentano) i ricorsi ex art 31 numeri assoluti, e percentuali rispetto ai carichi degli uffici, difficilmente sostenibili.Claudio Cottatellucci esamina il richiamo alle fonti, ampiamente trattato nelle due sentenze che richiamano una trama di principi costituzionali in tema di diritti dei minori elaborata giŕ nel corso degli anni '70 dello scorso secolo, allora essenzialmente con riferimento alla condizione della minore etŕ, ancor piů dell'infanzia, ed ai temi della sua protezione e dell'abbandono, in un momento storico in cui l'Italia ancora era, o quanto meno si rappresentava, piů Paese di emigrazione che di immigrazione. Č infatti tutta direttamente riconducibile a questa elaborazione culturale, per tanti aspetti fondativa della giurisprudenza minorile, l'esplicitazione del "catalogo dei diritti" dei minori tracciato nelle due pronunce.
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De Nicola, M. « La TC della regione orbitaria ». Rivista di Neuroradiologia 4, no 3_suppl (décembre 1991) : 115–20. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s321.

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Résumé :
Il progresso tecnologico è impietoso: inizialmente nobilita certe metodiche e successivamente con l'avvento di nuove le mette da parte. Così accade anche per la tomografia computerizzata: diversi settori della patologia, una volta suo dominio incontrastato, sono oggi di pertinenza della RM come ad esempio la fossa cranica posteriore o la regione spinale. La regione orbitaria rimane a tutt'oggi di competenza pressoché esclusiva della TC, infatti la RM a tale livello non ottiene risultati migliori. La tecnica di esame TC prevede l'esecuzione di un «pacchetto» di scansioni sottili (1,5 – 2 mm) e contigue, eventualmente ingranate, di numero sufficiente a comprendere tutto il volume in esame, vale a dire l'intera regione orbitaria. Le scansioni vengono orientate di preferenza secondo il piano neuro-oculare che passa per il nervo ottico quando è in posizione di sguardo all'infinito, tuttavia la possibilità di rielaborare i dati relativi alle scansioni di base e quindi di ottenere ricostruzioni bidimensionali secondo altri piani (ad esempio secondo i piani di maggior sviluppo delle strutture intraorbitarie, come il nervo ottico ed i muscoli del cono) ci consente di scegliere, quale piano originale di scansione, anche un piano diverso da quello neuroculare. Sembra opportuno ribadire la priorità della TC a livello orbitario sia per motivi di ordine tecnico che diagnostico. Tuttavia è evidente la complementarietà di altre metodiche quali la RM in alcune situazioni patologiche ed è facile prevedere come nel tempo l'inesorabile progresso tecnologico consentirà alla RM di guadagnare terreno sulla TC soprattutto in relazione ad una maggiore specificità. Naturalmente entrambe non rappresentano l'unico strumento per risolvere tutte le problematiche cliniche: esse vanno correttamente utilizzate nell'ambito di un processo clinico diagnostico globale.
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Torres, Carine Correa, Franciolli da Silva Dantas Araújo, Amanda Alves Fecury, Euzébio Oliveira, Carla Viana Dendasck et Claudio Alberto Gellis de Mattos Dias. « Riserva, produzione, mercato e consumo di manganese brasiliano tra il 2010 e il 2013 ». Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 26 septembre 2018, 63–73. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/quimica-it/riserva-produzione.

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Di solito trovato allo stato solido, il manganese (Mn) è una sostanza metallica, è uno degli elementi più abbondanti della crosta terrestre, essendo associato ad altri elementi, formando vari tipi di minerali, ma ce ne sono pochi che compongono i minerali del minerale di manganese. L’estrazione, o estrazione mineraria, di minerale di manganese può essere effettuata con il metodo a cielo aperto con l’uso di escavatori meccanici, increspature, dragline o altre attrezzature, senza l’uso di esplosivi. Le riserve discusse nell’articolo si riferiscono alle riserve lavabili ufficialmente approvate dal Dipartimento Nazionale della Produzione Mineraria, trascurando quelle sotto la licenza, l’estrazione e l’autorizzazione dell’estrazione mineraria. La ricerca è stata condotta in sintesi minerali pubblicate dal Dipartimento Nazionale della Produzione Minerale – DNPM, i dati sono stati presi dai riassunti e compilati nel programma Excel del pacchetto Office di Microsoft Corporatoion, per ulteriori analisi. Sono stati utilizzati articoli scientifici dei database Di Google Scholar, Scielo e Periodicos Capes. È stato osservato che la produzione di manganese è strettamente correlata al mercato dei consumi, diminuendo o aumentando in base alle sue esigenze. Ciò che può influenzare il mantenimento del Brasile in una posizione privilegiata tra i principali produttori di manganese al mondo sono le sue riserve. Poiché si tratta di riserve grandi e ad alto contenuto in Brasile, lo sfruttamento del minerale di manganese diventa economicamente redditizio, aumentando la produzione, data la domanda del mercato interno ed estero dei consumatori. Gli stati che detengono la maggior parte della produzione sono Pará (70%), Minas Gerais (15%) e Mato Grosso do Sul (14,6%). Alla base dei risultati presentati, si comprende che il Brasile ha un potenziale sufficiente per essere in una posizione più vantaggiosa tra i principali produttori di manganese al mondo, a causa delle riserve di cui dispone. Nonostante abbia notevoli quantità, il Brasile deve ancora investire in ricerche che indica nuove riserve da età, in modo che la produzione brasiliana soddisfi la crescente domanda del mercato dei consumatori, soprattutto quando si riferisce all’esportazione dei suoi prodotti, poiché il suo aumento offre vantaggi al paese.
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Thèses sur le sujet "Quarto pacchetto"

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Infante, Pietro. « La regolazione nel settore del trasporto ferroviario e la nuova authority : esperienza inglese e spunti di riflessione ». Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2016. http://hdl.handle.net/11385/201096.

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Résumé :
Il sistema comunitario di regolazione del trasporto ferroviario. Il sistema inglese di regolazione del settore ferroviario. L'autorità di regolazione dei trasporti. Concorrenza e regolazione nel settore ferroviario: problemi e prospettive.
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RENGHINI, Cristina. « Il sistema di tutela brevettuale nell'Unione Europea : il Brevetto Europeo con effetto unitario e il Tribunale Unificato dei Brevetti ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251086.

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Dopo più di quarant’anni di tentativi tesi alla realizzazione di un titolo di protezione brevettuale “comunitario”, nel 2012 sono stati emanati due regolamenti, il n. 1257/2012 e il n. 1260/2012, attuativi di una cooperazione rafforzata tra ventisei Stati membri dell’Unione europea: essi creano un brevetto europeo con effetto unitario e ne disciplinano il regime di traduzione applicabile. L’anno successivo, venticinque Stati membri hanno firmato un accordo istitutivo del Tribunale unificato dei brevetti. I summenzionati strumenti normativi costituiscono il c.d. “pacchetto brevetti”, che entrerà in vigore una volta che almeno tredici Stati membri, tra cui Germania, Francia e Regno Unito, avranno ratificato l’Accordo. Rispetto al panorama attuale, caratterizzato da una frammentazione normativa e giurisdizionale, tale nuova architettura porterà indubbiamente notevoli vantaggi. Da un lato, infatti, i regolamenti europei introducono un “nuovo brevetto” che estende la sua efficacia oltre i confini nazionali; la portata della protezione e gli effetti saranno infatti uniformi in tutto il territorio degli Stati membri partecipanti. Dall’altro, il Tribunale unificato, competente a giudicare quasi tutte le controversie in materia brevettuale, si sostituirà ai giudici nazionali, garantendo l’uniformità della giurisdizione e delle decisioni. Tuttavia, il risultato ottenuto con il “pacchetto brevetti” non sembra essere adeguato agli obiettivi di unitarietà che le istituzioni europee e gli Stati membri si erano prefissati. Si tratta infatti di un quadro normativo complesso, che combina il diritto dell’Unione europea, il diritto internazionale (in particolare l’Accordo sul Tribunale unificato e la Convenzione sul brevetto europeo), e il diritto nazionale degli Stati membri, a cui gli atti citati rinviano in diverse occasioni, e che istituisce due strumenti, il brevetto europeo con effetto unitario e il Tribunale unificato dei brevetti, dalla natura assai controversa. Per tale ragione, la nuova normativa solleva molteplici questioni di natura costituzionale, in ordine alla compatibilità del nuovo sistema con l’ordinamento giuridico dell’Unione europea. Uno dei profili problematici di particolare interesse riguarda la cooperazione rafforzata in tema di tutela brevettuale unitaria, che sembra essere stata instaurata per eludere il dissenso di Italia e Spagna in relazione al regime linguistico applicabile. Inoltre, nei due regolamenti europei manca una vera e propria disciplina sostanziale, sollevando pertanto dei dubbi sull’effettiva “unitarietà” del nuovo brevetto. Infine, alcune caratteristiche del Tribunale unificato, quali la sua particolare struttura, il riparto interno delle competenze, il regime linguistico e la previsione di un periodo transitorio in cui è possibile ancora adire il giudice nazionale, si pongono in contrasto con il fine di unificazione giurisdizionale. A tali considerazioni si aggiunge che la decisione del Regno Unito di uscire dall’Unione europea potrebbe compromettere l’entrata in vigore del “pacchetto brevetti”. Obiettivo del presente lavoro è quello di analizzare in modo organico l’intera disciplina, nell’ottica di verificarne l’effettiva compatibilità con l’ordinamento dell’Unione europea. Solamente attraverso un approccio sistematico fondato sui principi e sugli strumenti dell’UE, si possono superare le attuali criticità che emergono dal “pacchetto brevetti”, nell’ottica di un effettivo miglioramento di tale nuova disciplina e del conseguente raggiungimento di una reale unitarietà nella tutela brevettuale.
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3

SBRANA, ALESSANDRO. « Faculty Development Centri di Professionalità Accademica (CPA) ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251175.

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Résumé :
mondo universitario ha subito un’ondata di cambiamenti che si possono ricondurre alla ricerca dell’eccellenza, declinata secondo le due dimensioni della valutazione e della rendicontazione. Tre sono quelli più evidenti: il primo, il passaggio da una ricerca curiosity driven a una ricerca funzionale al raggiungimento di risultati valutabili in tempi brevi; dalla ricerca pura a quella applicata, da un approccio problem-making a uno problem-solving, da una conoscenza come processo a una conoscenza come prodotto, da un modello disinteressato a uno utilitaristico (Barnett, 1994); il secondo, riguardante l’offerta formativa: dal momento che si è modificato il modo di concepire l’apprendimento; i curricula tendono a essere definiti in termini di risultati di apprendimento predefiniti (Blackmore, 2016); il terzo, peculiare della struttura amministrativa: dal momento in cui sono divenute essenziali una serie di nuove sovrastrutture (programmazione, valutazione, controlli, comunicazione) rispetto al mandato originario della struttura universitaria si registra un aumento consistente del personale delle strutture amministrative. Questi cambiamenti devono fare i conti con la perdita di prestigio della vita accademica, il cambiamento del ruolo dello studente, che è diventato sempre più importante e l’aumento delle procedure burocratiche che rischiano di ingessare un sistema un tempo caratterizzato da un’elevata autonomia. Per consentire alle strutture universitarie di affrontare le sfide culturali a partire dagli anni Settanta nelle università nord-americane si sono strutturate iniziative finalizzate allo sviluppo e alla promozione di una migliore offerta formativa. Tali iniziative vengono definite con l’espressione Faculty Development (FD), una policy accademica finalizzata a creare le condizioni per un miglioramento delle competenze di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività svolte in un ateneo. Nella realtà italiana emerge la mancanza di una vera politica di formazione al teaching per i ricercatori e i docenti universitari, per non parlare dell’esigenza di superare il pregiudizio, di gentiliana memoria, secondo il quale non è necessario apprendere a insegnare, ma sia sufficiente avere successo nella ricerca, cui si aggiunge nell’ultimo decennio una continua e affannata richiesta al personale accademico di azioni organizzative, valutative e documentali, che assorbono tempo e energie senza il supporto di adeguati apparati gestionali e senza predisporre indagini valutative capaci di misurare l’effettivo esito di tutte queste azioni. L’effetto finale è un evidente declino (Capano et al., 2017) dell’istituzione universitaria. Si può ipotizzare che la cultura del organizzazione propria del Faculty Development possa contribuire nel contesto italiano a fornire azioni a supporto del cambiamento: è quanto mai essenziale dotare gli atenei di risorse funzionali a riqualificare la vita accademica, fornendo al personale accademico gli strumenti necessari per performare una buona scholarship, realizzare un’efficace offerta formativa e attuare adeguate forme di terza missione, capaci di incrementare la vita culturale della comunità. Il presente studio si propone come un’analisi sistematica della letteratura sul tema del Faculty Development, che persegue l’obiettivo di sviluppare una disamina estesa dell’oggetto, in modo che l’esplicitazione della datità raccolta fornisca un’analisi del fenomeno che possa essere di supporto a un’avveduta educational policy nel campo della formazione universitaria. Nel contesto italiano ad oggi non esiste una cultura di attenzione ai contesti di apprendimento universitario. L’offerta formativa è concepita come offerta di pacchetti curriculari e la predisposizione delle condizioni di apprendimento per il conseguimento del titolo universitario si risolve nella organizzazione di una serie di lezioni, frontali o laboratoriali, senza che tutto questo sia innervato da una specifica intenzionalità didattica. Questa immagine poco confortante non intende affatto trascurare tutti i casi di buone prassi sviluppati nei vari corsi di studio, ma il buono che emerge è demandato all’impegno del singolo, senza che l’istituzione universitaria si interroghi sul come predisporre le condizioni per il potenziamento della qualità dei processi di apprendimento. A fronte di questa situazione la necessità di migliorare la qualità dell’insegnamento non è mai stata così stringente e sfidante come lo è oggi, in un clima di continuo cambiamento della formazione superiore. Nuove tendenze definiscono la formazione superiore, attraversando confini istituzionali e nazionali. Essi influiscono sul modo in cui un insegnamento efficace viene concettualizzato, condotto e supportato, valutato, valorizzato e riconosciuto. È necessario affrontare temi quali l’inadeguata preparazione per il lavoro accademico nei corsi di studio magistrali, l’incapacità dei docenti a trasferire competenze, la crescente complessità degli ambienti accademici, le attese e le responsabilità istituzionali, la necessità di preparare meglio gli studenti con bisogni diversi, e la necessità di stare al passo con i balzi della conoscenza e i cambiamenti nelle professioni. Migliorare la qualità della didattica è inoltre essenziale perché consente di ridurre il numero degli abbandoni. È venuto il momento di transitare da un’offerta formativa di tipo episodico a una prospettiva di esperienze di apprendimento in continuità nel tempo, per accompagnare la formazione dei docenti in un modo strutturalmente organizzato (Webster-Wright, 2009). Sulla base della rilevazione fenomenica, sono emerse le seguenti domande di ricerca: che cosa è il FD? Cosa consente di fare? Come si mette in pratica? Quali sono le potenzialità? Quali sono i limiti? Il FD ha il compito di incentivare i docenti ad interessarsi ai processi di insegnamento e apprendimento e a procurare un ambiente sicuro e positivo nel quale fare ricerca, sperimentare, valutare e adottare nuovi metodi (Lancaster et al. 2014). È finalizzato a promuovere cambiamento sia a livello individuale sia a livello organizzativo. Occupa un posto centrale il miglioramento delle competenze di teaching (Steinert, 2014). Due importanti obiettivi sono rappresentati dalla promozione delle capacità di leadership e di gestione dei contesti (Steiner et al., 2012). Una volta definite le metodologie del teaching, che possono essere oggetto di apprendimento da parte del personale accademico, è risultato necessario identificare le principali modalità formative che un centro di Faculty Development (FDc) dovrebbe mettere in atto per favorire l’apprendimento delle competenze didattiche. Per comprenderne la funzione reale è stato utile prendere in esame le attività proposte dai più importanti centri del panorama accademico nordamericano, analizzandone la struttura organizzativa, le risorse disponibili ed identificandone le due figure principali: il responsabile dell’organizzazione dei processi formativi e il responsabile della struttura. L’analisi dei casi ha consentito di evidenziare i molteplici servizi che possono essere forniti da un FDc. Questa analisi di realtà è risultata molto utile poiché ha offerto indicazioni pragmatiche ai fini di una politica accademica innovativa anche in ambito italiano. Alla luce degli argomenti sviluppati è stato possibile ipotizzare anche per gli atenei italiani l’istituzione di “Centri per la professionalità accademica”, indicando possibili iniziative da essi realizzabili, che potrebbero trovare spazio nella realtà del nostro paese.
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