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Dondi, Mirco. « L'emittenza privata tra cambiamento sociale e assenza normativa (1976-1984) ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 298 (juin 2022) : 278–301. http://dx.doi.org/10.3280/ic298-oa1.

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Résumé :
Il saggio analizza la fase nascente delle televisioni private in Italia e l'autonoma evoluzione del sistema televisivo fino al consolidamento dei tre network nazionali Canale 5, Italia 1, Rete 4. I protagonisti di questa fase sono le piccole televisioni private, i grandi editori e i partiti. Le prime stazioni televisive sono spesso destinate a una breve vita, ma rappresentano un interessante fenomeno di costume che apre la strada ai grandi investitori. Sin dall'inizio degli anni Settanta i principali gruppi editoriali Rizzoli, Rusconi, Mondadori ai quali si aggiunge poi Silvio Berlusconi, entrano nell'emittenza televisiva con l'obiettivo di creare emittenti nazionali, un percorso che si compie attraverso strette relazioni con i partiti politici, soprattutto con la Democrazia cristiana e il Partito socialista. In una fase di piena trasformazione, l'assenza di una disciplina normativa, legata a un calcolo politico dei partiti, gioca a favore degli investitori più forti. La trasformazione dell'etere si accompagna a un processo di mutazione antropologica del pubblico, al quale concorre l'influsso della pubblicità. I mutati gusti del pubblico costituiranno un freno alla sistemazione del settore televisivo.
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Foot, John. « Inside the Magic Rectangle : Recent Research on the History of Television ». Contemporary European History 11, no 3 (31 juillet 2002) : 467–75. http://dx.doi.org/10.1017/s0960777302003089.

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Résumé :
Ada Ferrari and Gaia Giusto (eds.), Milano città della radio televisione (Milan: Francoangeli, 2000) 139pp., L 24,000 (pb) ISBN 88-464-1721-6.Chiara Giaccardi, Anna Manzato and Giorgio Simonelli, Il paese catodico. Televisione e identità nazionale in Gran Bretagna, Italia e Svizzera Italiana (Milan: FrancoAngeli, 1998) 135pp., L 24,000 (pb) ISBN 88-464-0734-2.Ralph Negrine, Television and the Press since 1945 Documents in Contemporary History, (Manchester: Manchester University Press, 1998), 212pp., £12.99 (pb) ISBN 0-7190-4921-0.Jeffrey S. Miller, Something Completely Different. British Television and American Culture (University of Minnesota Press, 2000), 208pp., £12.99 (pb), ISBN 0-8166-3241-3, £31.00 (hb) 0-1866-3240-5.Marie-Francoise Lévy (ed.), La Télévision dans la République. Les années 50, Collection ‘Histoire du temps present’ (Paris: IHTP/CNRS, Editions complexe, 1999), 242pp (pb), €18.30, ISBN 2-87027-730-X.Francesca Anania, Davanti allo schermo. Storia del pubblico televisivo (Rome: Carocci, 1997), 152pp., L 30,000 (pb), ISBN 88-430-0535-9.
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Vagni, Tito. « Servizio pubblico televisivo e politiche culturali della disabilità. Modelli di un immaginario consolatorio ». SALUTE E SOCIETÀ, no 2 (mars 2020) : 56–70. http://dx.doi.org/10.3280/ses2020-002005.

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Fusco, Francesca, et Maria Vittoria Dell'Anna. « La divulgazione linguistica in RAI : "Le parole per dirlo" ». Lingue e culture dei media 5, no 2 (29 janvier 2022) : 16–45. http://dx.doi.org/10.54103/2532-1803/17218.

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Résumé :
Il lavoro – che vuole essere un contributo agli studi su lingua italiana, televisione e divulgazione linguistica - si occupa del programma tematico sull’italiano Le parole per dirlo, in onda ogni domenica mattina su Rai 3 dal mese di ottobre 2020, condotto da Noemi Gherrero con la partecipazione dei linguisti Valeria Della Valle e Giuseppe Patota. Le parole per dirlo è al momento in tv l’unica trasmissione interamente dedicata alla lingua italiana, dato significativo tanto più in un contesto televisivo che dedica ai programmi linguistici uno spazio di gran lunga inferiore a quello occupato da altri generi della divulgazione scientifico-culturale. Il lavoro presenta il programma in seno alla programmazione linguistica Rai dagli esordi (metà degli anni ‘50 del ‘900) a oggi e a correlati fattori storico-culturali, sociolinguistici, comunicativi (fasi e caratteri del mezzo televisivo e sua evoluzione tecnologica; missione di servizio pubblico della Rai; la “lingua” come oggetto di informazione culturale), descrive struttura delle puntate e aspetti crossmediali, illustra le strategie della divulgazione e i temi linguistici privilegiati, anche con focus su puntate specifiche, riportate secondo gli usuali criteri di trascrizione del parlato televisivo. Osservazioni su lingua e tecniche divulgative si basano su un totale di 28 ore e 20 minuti di materiali audiovisivi. The essay deals with a thematic programme on the Italian language, Le parole per dirlo, broadcast every Sunday morning on Rai 3 since October 2020. The programme is presented by Noemi Gherrero with the participation of two linguists, prof. Valeria Della Valle and prof. Giuseppe Patota and it is currently the only TV programme entirely dedicated to the Italian language (a very significant fact in a television programming scenario in which programmes about the Italian language are given less space than other scientific and cultural outreach programmes). The work presents the programme within the Rai linguistic programming from its beginnings (mid 1950s) to the present day and takes into consideration historical-cultural, sociolinguistic and communicative factors (phases and characteristics of the television medium and its technological evolution; Rai's public service mission; "language" as an object of cultural information). It describes then the structure of the episodes and cross-media aspects, the strategies of dissemination and the discussed linguistic themes: the analysis focuses on specific episodes, reported according to the usual criteria of transcription of television speech. Observations on language and dissemination techniques are based on a total of 28 hours and 20 minutes of audiovisual materials.
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Gundle, Stephen. « Francesca Anania, Davanti allo schermo : Storia del pubblico televisivo, La Nuova Italia Scientifica, Rome, 1997, 151 pp., ISBN 88-430-0535-9 pbk, 22,000 Lire ». Modern Italy 3, no 1 (mai 1998) : 117–18. http://dx.doi.org/10.1017/s1353294400006633.

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Baczyński, Andrzej. « Zasady realizacji programów religijnych w mediach audiowizualnych ». Ruch Biblijny i Liturgiczny 57, no 3 (30 septembre 2004) : 203. http://dx.doi.org/10.21906/rbl.515.

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Résumé :
L’istruzione pastorale Communio et progressio dice brevemente in riguardo ai programmi religiosi nella radio e nella televisione: “Gli aspetti religiosi della vita umana devono prendere luogo degno e stabile nei programmi” (CP 149). Il termine programma religioso, benché spesso adoperato, non è troppo preciso e non corrisponde pienamente alla realtà televisiva, in cui funziona. Esso ricorre alla formula isolata dei programmi ristretti tematicamente. Non dobbiamo aggiungere, che questo tipo di qualificazione non è una soluzione migliore per la presenza della Chiesa in mass media, poiché limita il potenziale pubblico per causa della troppa specializzazione.La Chiesa vuole che tutti i programmi televisivi, liberi dalla falsità, trasmettano la verità sull’uomo e sul mondo, difendino la dignità umana e si dichiarino in favore del bene, della bellezza e della giustizia. I programmi che rispettano questi valori si trovano nel centro dell’interesse della Chiesa. Essi si riferiscono al contesto religioso, benché esso non sia chiaramente legato alla Chiesa oppure alla religione.Il programma religioso, dal punto di vista formale, si sottomette alle stesse regole come tutta la produzione televisiva. Il professionismo, la conoscenza della problematica televisiva, come pure del linguaggio audiovisivo, l’onesto lavoro e la competenza – sono fondamenti del lavoro degli autori dei programmi televisivi, anche di quelli detti religiosi. Il criterio basilare di valutare questi programmi è la loro relazione con la verità. Il diritto e il dovere principale di ogni sorte della trasmissione televisiva, secondo l’insegnamento della Chiesa, sono la sincerità, la veracità e la verità.
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Migone, Paolo. « Problemi di psicoterapia ». RUOLO TERAPEUTICO (IL), no 115 (octobre 2010) : 56–64. http://dx.doi.org/10.3280/rt2010-115006.

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Vengono discussi i motivi per cui nei mass-media č difficile fare una divulgazione scientifica di buon livello nei campi della psicologia e della psicoterapia. Spesso gli articoli di giornali o riviste divulgative e i servizi televisivi riportano informazioni superficiali, imprecise e soprattutto ad effetto allo scopo di attirare l'interesse del pubblico, anche se ciň comporta una disinformazione. A titolo di esempio vengono citati due articoli sulla psicoterapia comparsi su due riviste mensili italiane, e viene messa in evidenza la inesattezza delle informazioni contenute in questi articoli.
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Vellar, Agnese. « "Addicted to Passion". Performance spettatoriali nei pubblici connessi italiani ». SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no 40 (juin 2010) : 167–80. http://dx.doi.org/10.3280/sc2009-040013.

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Résumé :
"Addicted to passion". Performance spettatoriali nei pubblici connessi italiani di Agnese Vellar Nell'ultimo decennio Internet si č evoluto in una piattaforma multimediale e il Web ha raggiunto la massa critica. Da queste trasformazioni emergono nuove pratiche di consumo, di autorappresentazione e di interazione sociale, con protagoniste le giovani generazioni. All'interno dei "pubblici connessi" i fan di prodotti mediali condividono informazioni relative al proprio culto e costruiscono insieme "audience di pratica", recentemente evolutesi in un "collettivismo di rete". L'autrice propone di interpretare le culture di fan come starring systems: reti di performance spettatoriali multimediali e multisituate. Nello starring system i fan collaborano e competono per acquisire capitale sociale e culturale e dunque raggiungere visibilitŕ. Da tali attivitŕ emerge un flusso di produzioni creative che rifiniscono la relazione tra autori e spettatori. In questo articolo si descrive un'indagine sul fandom telefilmico italiano attraverso il caso di studio di "Italian Subs Addicted", una comunitŕ di fansubbing. Intepretando il fandom come uno starring system, l'autrice descrive l'emergere di un collettivismo di rete ironico e competente. I fan si autodefiniscono ironicamente "addicted", in quanto, essendo cresciuti guardando serie televisive, hanno acquisito la "dipendenza" ma anche la "passione" e il capitale subculturale che consente loro una decodifica critica e una produzione creativa.
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Mascio, Antonella. « Vestirsi di serie ». SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no 43 (septembre 2012) : 203–16. http://dx.doi.org/10.3280/sc2012-043014.

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L'articolo tratta di determinati usi che le audience fanno di specifiche serie televisive, in particolare di quelle che comprendono fra i propri sviluppi narrativi storie, ambiti o personaggi legati al tema della moda. L'elemento "moda" appare come una novitŕ: ha assunto una propria autonomia rispetto all'idea di "costume" e ha acquisito un ruolo significativo all'interno della narrazione mediale. L'ipotesi di fondo č che la moda (e l'abbigliamento) possano configurarsi come un livello meta- narrativo capace di attrarre specifici pubblici interessati non solo alle storie raccontate nelle serie, ma anche ai discorsi sulla moda, agli outfit dei personaggi, ai mondi possibili (in fondo non cosě distanti dalla realtŕ) che lŕ vengono mostrati e messi in scena.
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Piazzoni, Irene. « Il Pci e il "governo" delle televisioni negli anni del compromesso storico (1976-1979) ». SOCIETÀ E STORIA, no 173 (novembre 2021) : 493–520. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-173003.

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Negli anni della "solidarietà nazionale", per tutte le forze politiche italiane il "governo" del sistema televisivo, investito da un terremoto che ne disarticolava la geografia ridefinendo gli equilibri tra "mano" pubblica e soggetti privati, si pose come un ineludibile cimento. Tanto più ne fu investito il Pci, giunto nell'area della maggioranza e forte di una folta rappresentanza parlamentare. Qual fu il suo ruolo in quello snodo? Quali obiettivi il partito si proponeva? Quale la coesione interna con cui si mosse? Quali furono le strategie messe in campo? Quali i presupposti ideologici che le sostenevano? Quali gli alleati? Sono le questioni su cui l'articolo si interroga, ricostruendo la sintassi della concertazione tra i partiti cui il Pci si affidò e di cui fu protagonista. Ne emergono i nodi e le ragioni che portarono, anziché a una legge di regolamentazione, a un appeasement che si rivelò brodo di coltura di quelle storture che avrebbero generato l'anomalia del caso italiano.
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Raveggi, Patrizia. « Luciano Bianciardi e l’uva della collera ». Studia Polensia 9, no 1 (24 novembre 2020) : 175–84. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2020.09.01.08.

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Résumé :
Luciano Bianciardi pubblicò per testate diverse, negli anni tra il 1944 e il 1971, quasi mille articoli di natura estremamente varia, (elzeviri, rubrica delle lettere, critica televisiva, inchieste, cronache locali, pezzi sportivi), oltre ai suoi più noti romanzi e a opere di divulgazione storica dell’epopea risorgimentale: il tutto scritto nelle ore di riposo da quello che dal 1954 in avanti costituì il suo vero lavoro e fonte di reddito, un immane impegno traduttorio. Questo contributo individua nel percorso creativo dell’autore in parola, caratterizzato dalla tecnica del riuso di testi propri e altrui, da lui o tradotti o consultati per studio, una immagine balenatagli in mente durante il servizio militare, in guerra, sotto un bombardamento e da lui annotata poco a valle dell’evento in un suo Diario; tale immagine periodicamente riaffiora in altri scritti fino a fungere da conclusione del romanzo che lo avrebbe reso famoso.
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Aramini, Donatello. « George L. Mosse e la "nazionalizzazione delle masse" in Italia : un dibattito televisivo del 1976 ». MONDO CONTEMPORANEO, no 1 (avril 2010) : 79–95. http://dx.doi.org/10.3280/mon2010-001003.

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Résumé :
Sin dalla sua pubblicazione nel marzo 1975, il volume di Mosse La nazionalizzazione delle masse suscitň un intenso dibattito tra gli storici italiani, al punto da spingere la Rai a dedicare ad esso un'intera puntata della trasmissione Settimo Giorno, condotta da Enzo Siciliano. Il testo qui pubblicato rappresenta la trascrizione della trasmissione andata in onda il 18 gennaio 1976, nella quale Mosse rispose ad alcune domande e giudizi rivoltigli dal conduttore e da quattro importanti studiosi italiani (Franco Valsecchi, Aldo Garosci, Augusto Del Noce e Paolo Chiarini). Mosse spiegava i principali e piů innovativi punti presenti nella sua ricerca, come il ruolo della Rivoluzione francese, in quanto fenomeno da cui aveva preso avvio la politica di massa, e le profonde differenze ideologiche tra fascismo e nazismo. L'interesse del testo presentato sta nel fatto che si tratta di un documento capace di individuare alcuni frammenti di un intenso dibattito storiografico che proprio in quegli anni si stava sviluppando attorno alle tematiche inerenti il fascismo, il nazismo e, piů in generale, la metodologia da applicare allo studio e alla comprensione della storia del Novecento, e il ruolo al suo interno da attribuire all'irrazionalismo.
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Piacentino, Diego. « Funzioni e finanziamento di una rete radiotelevisiva pubblica. Le conclusioni di un rapporto al governo britannico* ». Journal of Public Finance and Public Choice 5, no 3 (1 octobre 1987) : 201–12. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907344406.

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Abstract In 1985 the British Government established a committee with the task of examining the financial problems of the BBC. This committee, chaired by Professor (now Sir) Alan T. Peacock, has produced a report (Report of the Committee on Financing the BBC, London, HMSO, 1986) which is a valuable piece of economic analysis, and one which, while centred on the main theme of the financing problems of the BBC, also offers a discussion of the working of the British broadcasting system as a whole.The present paper offers a review of the conclusions reached in the Report. The first point considered is the contention that the present organization is highly unstable (because subscription income, on which the BBC depends, cannot keep pace with the buoyancy of the advertising income that accrues to its private-sector competitor). In the second place, consideration is given to the measures which the Report suggests should be taken to relieve this instability promptly - though only temporarily. Finally, the solution proposed for the long term is also considered. This involves a far-reaching reorganization of the system, in connection with a sharp move towards subscription television.The part in which this long-term solution is proposed is found to be the least satisfactory in the Report. Indeed, subscription television might not be easily implemented on a general (or even a large) scale, given the very high costs involved; furthermore, if it were implemented, it might not produce the favourable effects on quality and range of programmes available indicated in the Report.
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Braga, Paolo. « Il racconto inclusive della disabilità e dell’autismo : i casi delle serie TV Speechless e Atypical ». Medicina e Morale 69, no 1 (20 avril 2020) : 23–47. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.606.

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L’articolo muove da una panoramica sulle criticità che storicamente hanno segnato il racconto audiovisivo della disabilità. Come mostrano report sull’industria cinetelevisiva e come sottolineano i Disability Studies, accanto ad una rappresentazione insufficiente della disabilità, c’è, quando l’argomento è affrontato, il diffuso scadimento nello stereotipo. A partire da questo dato generale, l’articolo considera la recente categoria critica dell’«inspiration porn». Coniata dagli attivisti dei diritti alla pari dignità, denuncia quei prodotti culturali in cui la persona con disabilità è riduttivamente ritratta al solo fine di suscitare i buoni sentimenti, l’auto-stima, la gratificazione del pubblico che non ha disabilità. Tuttavia, nell’offerta televisiva internazionale segnali di un’inversione di tendenza sono riscontrabili. L’articolo analizza due serie, Speechless e Atypical, che hanno provato a migliorare lo storytelling improntandolo al valore dell’inclusione. L’analisi, che incrocia un approccio etico di fondo con la prospettiva più tecnica della sceneggiatura, si concentra su due aspetti: come la storia rende conto del punto di vista della persona con disabilità, così da rivelare la complessità della sua esperienza personale; come la storia presenta l’inclusione come un obiettivo socialmente conseguibile e motivante. In sede di conclusioni, sulla scorta della differente qualità riscontrata nelle due serie, l’articolo suggerisce tre criteri generali per l’eticità del racconto sulla disabilità: il realismo referenziale, per una rappresentazione fedele al dato medico-terapeutico-sociale; il realismo ottativo, cioè una declinazione proattiva del dramma; il realismo antropologico, cioè l’attribuzione ad azioni e relazioni del loro significato oggettivo entro un disegno esaustivo di completamento personale.
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Zambon, Patrizia. « Presentare Buzzati (in tema di comunicazione letteraria) ». 8 | 1 | 2019, no 1 (21 avril 2021). http://dx.doi.org/10.30687/qv/1724-188x/2019/01/006.

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Pubblico qui il testo di un’intervista realizzata per un programma televisivo, un documentario dedicato a Dino Buzzati. Testo inedito che coniuga (si propone di coniugare) l’esigenza di correttezza e singolarità di un’interpretazione critica con quella di sintesi chiarezza e brevità richiesta dalla divulgazione di un argomento letterario.
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Miceli, Maria-Augusta, et Andrea Pezzoli. « Modalitt di Affidamento del Servizio Pubblico Televisivo : Effetti sul Canone e sulllEfficienza del Mercato della Raccolta Pubblicitaria (Organizing a Public TV Service : Effects on Subscription Fees and Advertising Prices) ». SSRN Electronic Journal, 2001. http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.2372964.

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Pernice, Laura. « Streammare l'opera lirica. Gli esperimenti di digital liveness del teatro musicale contemporaneo ». Connessioni remote. Artivismo_Teatro_Tecnologia 3, no 3 (28 décembre 2021). http://dx.doi.org/10.54103/connessioni/16828.

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La stagione pandemica del «lockdown theatre» (Gemini et al. 2021) ha avuto un impatto dirompente sulle procedure materiali ed evenemenziali di produzione degli spettacoli, e sulle loro modalità di fruizione da parte dei pubblici, “traslocate” dallo spazio fisico dei luoghi teatrali a quello smaterializzato dei media elettronici. In questo contesto inedito l’opera lirica ha potenziato la sua naturale vocazione alla multimodalità, nel segno di una «fenomenologia dello streaming» (Galla 2020) che ha trasformato la condizione di liveness del teatro musicale e performativo. Attraverso una mirata ricognizione dei più recenti e significativi esperimenti di mediatizzazione della performance operistica, tra cui i cartelloni di opere in streaming introdotti dalle istituzioni musicali (il Teatro digitale dell’Opera di Roma; #operaonthesofa del Regio di Torino, etc.) e le creazioni originali concepite per la fruizione online/televisiva (Il barbiere di Siviglia e La traviata di Mario Martone; A riveder le stelle di Davide Livermore; Il crepuscolo dei sogni di Johannes Erath; Alienati del Teatro Coccia), il contributo riflette sui gradienti di digital liveness dell’opera in video, sia in diretta che in differita; mettendo in relazione i presupposti epistemologici sulla liveness con la distintiva postura spettatoriale richiesta dallo spettacolo lirico, divisa tra «mimesi e astrazione» (Gallarati 2007) e tra i diversi livelli di ricezione attivi, che l’attuale fenomenologia dello streaming sta nettamente ridefinendo.
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