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Thèses sur le sujet « Problematiche aziendali »

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Donati, Alberto. « Analisi, problematiche e soluzioni relative ai rischi connessi ai dati aziendali ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20578/.

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Résumé :
Nel corso degli anni si è potuto vedere quanto i dati siano importanti per le aziende. I dati possono creare enormi guadagni (o danni) sia alle aziende medio/piccole sia alle grandi multinazionali. Non sempre le aziende si rendono conto di quanto i dati siano fondamentali per continuare a lavorare. Questa tesi vuole fare un’analisi della gestione dei dati e dei rischi ad essi connessi. Propone inoltre delle soluzioni su come prevenire i danni ai dati e un caso di un’azienda che è riuscita a non fallire nonostante un grave incendio che ha distrutto la sede. Negli anni sono stati creati diversi standard ISO relativi anche alla gestione delle informazioni e alla business continuity, alcuni dei quali vengono utilizzati in questo elaborato. In questo scritto viene illustrata la situazione relativa alla gestione dei dati di aziende e Pubbliche Amministrazioni. Inoltre, questa tesi illustra dei punti fondamentali del piano di Disaster Recovery. Questo piano è molto utile in caso di disastro di qualsiasi tipo per gestire al meglio la situazione.
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2

DELL'ERA, BARBARA. « Problematiche aziendali di dimensionamento delle navi da crociera fluviale in Europa ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2015. http://hdl.handle.net/10281/65445.

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Résumé :
La presente Tesi di Dottorato dal titolo “Problematiche aziendali di dimensionamento delle navi da crociera fluviale in Europa” ha l’obiettivo di identificare i fattori che influenzano il dimensionamento delle navi da crociera fluviale sulla base della letteratura manageriale e di un’analisi empirica di casi aziendali. Lo studio è focalizzato sulla nicchia delle crociere fluviali, che presenta specifiche problematiche di progettazione del prodotto rispetto alle crociere marittime. Partendo dalla descrizione della nascita e dell’evoluzione del fenomeno crociera, viene esaminato il prodotto turistico sia per il mercato di massa, sia per quello di nicchia; per finalità comparative, viene dapprima esaminata la tematica dell’impianto nave nel caso delle crociere marittime, con un focus sulle principali compagnie del settore. Successivamente, viene studiato il settore delle crociere fluviali, con particolare riferimento al mercato dell’Europa centrale ed occidentale. Attraverso un’attenta disamina dei principali operatori, vengono identificate le variabili collegate alla progettazione del prodotto crociera (segmento di mercato di riferimento, itinerario, destinazione, posizionamento del prodotto) e le rispettive implicazioni sul dimensionamento della nave. Si approfondisce ulteriormente il problema del dimensionamento, in rapporto ai consolidati modelli della letteratura manageriale; tale quadro concettuale è strumentale per identificare i fattori che influenzano la dimensione degli impianti nave dedicati alle crociere fluviali europee. Sotto il profilo metodologico, lo studio si è basato sull’impiego di dati della Cruise Lines International Association (CLIA) e sulla comparazione di casi aziendali concernenti i principali operatori del settore. Inoltre, l’analisi ha assunto quale riferimento i dati relativi ad indagini concernenti tour operator e agenti di viaggio, per delineare in misura più puntuale le specifiche problematiche aziendali, nonchè le rispettive implicazioni sul dimensionamento I risultati conducono all’identificazione dei vincoli operativi e ambientali che influenzano la dimensione dell’impianto nave. Tali variabili appaiono collegate alle strategie di crescita aziendale e alle politiche di posizionamento del prodotto, nonché risultano rilevanti per la formulazione di strategie di destination management.
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3

Zanin, Davide <1997&gt. « L'utilizzo del DDMRP per la risoluzione di problematiche aziendali : il caso Futura Serramenti s.r.l ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19775.

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Résumé :
La pianificazione dei fabbisogni materiali è un’attività fondamentale che svolge ogni azienda al suo interno. Il mercato attuale con cui le imprese devono confrontarsi è caratterizzato da una elevata variabilità della domanda dettata da una grandissima varietà di prodotti e da tempi di tolleranza del cliente molto ridotti rispetto al passato. Nel tempo le aziende hanno continuato ad utilizzare delle metodologie, per facilitare l’operato dei pianificatori, che non si sono sempre adattate ai cambiamenti dell’ambiente esterno. Ne è un esempio l’MRP (Material Requirement Planning), sistema di pianificazione nato negli anni ’60 e presente in larga scala nell’industria mondiale, le cui regole su cui è stato definito non sono più attuali. Per questo motivo, Carol Ptak e Chad Smith, hanno ideato un nuovo strumento, il DDMRP (Demand Driven Material Requirements Planning). Esso è un sistema ibrido tra i metodi push e quelli pull, tramite il quale si riesce a pianificare e gestire l’intera supply chain, grazie al posizionamento di buffer di materiali posizionati in particolari punti di disaccoppiamento. In questa tesi verrà inizialmente svolto un breve excursus storico riguardante i vari sistemi di pianificazione nel tempo, in particolar modo approfondendo le principali inadeguatezze dell'MRP in relazione al mercato moderno, in seguito, verrà presentato il DDMRP sia in ambito teorico che pratico tramite una simulazione di applicazione in una piccola impresa chiamata Futura Serramenti s.r.l.. Tale simulazione avrà come obiettivo quello di risolvere alcune problematiche dell'azienda riguardanti la gestione degli approvvigionamenti delle materie prime.
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4

Zannol, Barbara. « PROBLEMATICHE DI IMPLEMENTAZIONE DI SISTEMI PER LA GESTIONE DELLA CONOSCENZA NELLE ORGANIZZAZIONI Un'analisi dei Portali Aziendali ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3426963.

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Résumé :
The traditional idea that in order to guarantee the success of enterprises and organizations it is sufficient to manage the tangible aspects linked to products or services has long been surpassed. In organizations, the aspects concerning Knowledge Management, the real keystone for the competitive advantage of enterprises as well are more and more relevant. Furthermore, the development of Information & Communication Technology (ICT) has brought about a proliferation of data and information which are at the organizations’ disposal, so much as to generate a real informative-cognitive overload which has to be dealt with and managed. On the basis of this, many initiatives have been undertaken by organizations to codify, accumulate, spread and manage knowledge, mainly thanks to the use of new ICT applications. Hence the Knowledge Management (KM) trend was born. This concerns the methods and practices directed to the maintenance of the cognitive basis in the organization, the safeguard of the organizational memory, the constitution of a “knowledge repository” for activities of problem solving and processes of innovation, renovation of the internal competences, etc. (Simon, 1991; Hansen, 2002; Mc Demott & O’Dell, 2001; Hansen & Avital, 2005). The implementation of practices for Knowledge Management may concern very diverse fields and according to the context, influence and include the support of the ICT (Anand e al., 1998), of the organizational structure (Wenger e Snider, 1999), of human resources (Ulrich, 1998), and of strategy Grant, 1996). According to the results of a study done by KPMG, already in 2000 at least 81% of the companies leading in their fields with premises in Europe and in the USA had begun remarkable investments for the implementation of the Knowledge Management System (KMS) based on three main goals: to reach and maintain a competitive advantage, develop relations ad hoc with their own customers and eventually improve product innovation (KPMG, 2000). This trend can also be confirmed in Italy where, for the year 2007, the Information Technology (IT) market raised the underlined growth arriving at a turnover of 21.4 billion euros (Assintel, 2007). In the same way, the survey lead by HP (2007) in Europe has shown a growing awareness on the part of enterprises about the strategic role of the ICT. In fact, 55% of the PMI has declared to have a medium-long term strategy and 49% is willing to buy new solutions to optimize the internal processes. Even though this data clarifies the reasons why organizations invest (human and economic) resources in ICT, it must nevertheless be explained why many of these enterprises have met and still experience obstacles to Knowledge Management from a theoretical and practical point of view. The key element of KM is typically considered to be ICT. It has a variety of technologies at its disposal though it is not typically useful to solve the problem in a definitive way. Because of this it is necessary to reflect on the connections between knowledge, ICT and KM. This thesis tackles the matter with reference to a promising KM technology, the Corporate Portal. Our goal is to analyze the complex link between KM, strategy, organization and ICT. In particular, the goal is to analyze if and how a Portal project is linked to the role that the same organization gives to knowledge and then to KM. Consequently, this research proposes to study the present approach to Corporate Portal Projects from different organizations, so as to understand if and how the capacities of the Knowledge Management of these instruments can be combined with the strategic approaches and the organizational structures and what the planning problems, the strong and weak points, the different approaches and the solutions adopted in relation to the characteristics of every organization are. The first problem we face is the definition and classification of this technology, as a single definition does not exist, much less one suitable to recognize the role of KMS of Corporate Portal (CP). This thesis begins, therefore, by proposing a definition and a classification of Corporate Portal that goes beyond its typically considered purely technical characteristic and it focuses on the CP as KMS. A definition of CP is proposed which focuses on the capacities of these instruments as technologies apt to support the management of the inter-organizational and intra-organizational content flow. The second part focuses on the empirical verification of the planning problems of the CP in the different typologies of organizations seen as an explicit instrument for the efficient management of knowledge.
L’idea che per garantire il successo delle imprese e delle organizzazioni sia sufficiente gestire gli aspetti tangibili legati ai prodotti o servizi è stata ormai da tempo superata. Sempre più nelle organizzazioni sono rilevanti gli aspetti inerenti la gestione della conoscenza, vera chiave di volta anche per il vantaggio competitivo delle imprese. Inoltre, lo sviluppo dell’Information & Comunication Technology (ICT), ha portato ad una proliferazione dei dati e delle informazioni che sono a disposizione delle organizzazioni, tale da generare un vero e proprio overload informativo – cognitivo che va affrontato e gestito. Sulla base di ciò molte iniziative sono state intraprese dalle organizzazioni per codificare, accumulare, disseminare, e gestire la conoscenza, soprattutto grazie proprio all’utilizzo di nuove applicazioni ICT. E’ nato il filone del Knowledge Management (KM) che riguarda i metodi e le pratiche volte al mantenimento della base conoscitiva nell’organizzazione, la salvaguardia della memoria organizzativa, la costituzione di knowledge repository per attività di risoluzione dei problemi e processi di innovazione, il rinnovamento delle competenze interne, ecc. (Simon, 1991; Hansen, 2002; Mc Demott & O’Dell, 2001; Hansen & Avital, 2005). L’implementazione di pratiche per il Knowledge Management può riguardare ambiti molto diversi e, a seconda del contesto, influenzare e includere il supporto delle ICT (Anand & al., 1998), della struttura organizzativa (Wenger & Snider, 1999), delle risorse umane (Ulrich, 1998), della strategia (Grant, 1996). Secondo i risultati di una ricerca svolta da KPMG, già nel 2000 almeno l’81% delle compagnie leader nei propri settori con sedi in Europa e Stati Uniti aveva attivato cospicui investimenti per l’implementazione di Knowledge Management System (KMS) sulla base di tre principali obiettivi: raggiungere e mantenere un vantaggio competitivo, sviluppare relazioni ad hoc con i propri clienti e infine migliorare l’innovazione di prodotto (KPMG, 2000). Tale trend si conferma anche in Italia, dove, per l’anno 2007, il mercato dell’Information Technology (IT) ha rilanciato la crescita evidenziata arrivando ad un fatturato di 21,4 miliardi di euro (Assintel, 2007). Allo stesso modo, l’indagine condotta da HP (2007) in Europa ha rilevato una crescente consapevolezza delle imprese sul ruolo strategico delle ICT. Il 55% delle PMI ha dichiarato infatti di avere una strategia di medio – lungo periodo e il 49% è disposto ad acquistare nuove soluzioni per ottimizzare i processi interni. Sebbene questi dati chiariscano ampiamente le motivazioni per cui le organizzazioni investono risorse (umane e finanziarie) in ICT, rimane tuttavia da spiegare, dal punto di vista teorico e pratico perché molte di queste iniziative abbiano incontrato e tuttora sperimentino elevati ostacoli alla gestione della conoscenza. L’elemento chiave del KM è tipicamente considerato essere l’ICT. Tuttavia dispone di una varietà di tecnologie non prettamente volte a risolvere il problema del KM. Infatti, si è assistito ad una proliferazione di sistemi e tecnologie per il KM, ma nessuna in grado di risolvere il problema in modo definitivo. Da ciò si rende necessario riflettere sul legame tra conoscenza, ICT e KM. Questa tesi affronta la questione con riferimento ad una tecnologia di KM giudicata promettente, il Portale Aziendale. Si vuole analizzare il complesso legame tra KM, strategia, organizzazione e ICT. In particolare, l’obiettivo è analizzare se e come un Progetto di Portale sia collegato al ruolo che l’organizzazione stessa attribuisce alla conoscenza e quindi al KM. Il presente lavoro si propone, pertanto, di studiare l’attuale approccio ai Progetti di Portali Aziendali da parte di organizzazioni di tipo diverso, al fine di comprendere se e come le potenzialità di gestione della conoscenza di questi strumenti si possano combinare con gli approcci strategici e le strutture organizzative, e quali siano le problematiche progettuali e i punti di forza e debolezza, le tipologie di approccio e le soluzioni adottate in relazione alle caratteristiche di ciascuna organizzazione. Una prima questione affrontata riguarda il problema della definizione e classificazione di questa tecnologia, dato che non esiste una definizione univoca e tanto meno una atta a riconoscere il ruolo di KMS del Portale Aziendale (PA). Questa tesi inizia, pertanto, proponendo una definizione e una classificazione di Portale Aziendale che va al di là delle pure caratteristiche tecniche tipicamente considerate e si focalizza sul PA come KMS. Viene proposta una definizione di PA focalizzata sulle potenzialità di questi strumenti come tecnologie atte a supportare la gestione dei flussi di contenuti inter – organizzativi e intra – organizzativi. La seconda parte della tesi si propone di verificare empiricamente le problematiche progettuali dei Portali Aziendali nelle diverse tipologie di organizzazioni visti come strumento esplicito per la gestione efficace della conoscenza.
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Di, Stani Carmen. « Il welfare aziendale. Problematiche fiscali e inquadramento giuslavoristico ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2017. http://hdl.handle.net/10446/77201.

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Résumé :
L’obiettivo del presente elaborato è quello di ripercorrere le fasi che hanno caratterizzato lo sviluppo della materia del welfare aziendale da un punto di vista fiscale e giuslavoristico. Il percorso tracciato nel presente elaborato si divide in tre parti. Nel primo capitolo si indaga sulla nascita e sul progressivo declino del welfare state, ponendo l’accento sull’inevitabile affermarsi di forme alternative e integrative di welfare a sostegno del fabbisogno di risorse economiche da parte della macchina pubblica. Nel secondo capitolo viene affrontata la tematica fiscale e tributaria del welfare aziendale inteso quale insieme di prestazioni, opere e servizi di rilevanza sociale erogate dalle imprese a favore dei dipendenti, sia volontariamente che in forza di contratti di secondo livello. Dopo aver ripercorso le fasi che hanno caratterizzato la nascita e il conseguente sviluppo del welfare aziendale, quale forma alternativa e integrativa di welfare pubblico, si passa ad analizzare la tematica fiscale e giuslavoristica del welfare aziendale che a seguito dell’emanazione della Legge di Stabilità del 2016 (Legge 28 dicembre 2015 n. 208) ha subito un totale stravolgimento sia sotto il profilo concettuale che fiscale. Precedentemente all’emanazione della Legge di Stabilità del 2016, i diversi studi scientifici condotti sul welfare aziendale avevano messo in luce il fatto che esso fosse nato e si fosse sviluppato all’interno delle imprese su iniziativa volontaria dell’imprenditore, escludendo del tutto l’iniziativa contrattuale delle parti sociali. Prima del 2016, infatti, si delineava una chiara e netta distinzione tra le fonti del welfare, che si dividevano in volontarie (welfare aziendale) e negoziate con le parti sociali (welfare contrattuale). Con la Legge di Stabilità del 2016 il Legislatore ha completamente eliminato la differenza tra welfare aziendale unilaterale e contrattato, permettendo l’erogazione di prestazioni, opere e servizi a sfondo sociale sia attraverso un processo di contrattazione con le parti sociali, sia attraverso iniziative unilaterali e volontarie promosse dal datore di lavoro. La Legge di stabilità del 2016 può essere definita come una vera e propria “rivoluzione” del welfare aziendale dal momento che attraverso la riscrittura del comma 2 dell’articolo 51 del TUIR, il Legislatore oltre ad aver equiparato il welfare aziendale al welfare contrattuale, ha concesso anche la completa deducibilità dal reddito di impresa per il totale degli investimenti in welfare aziendale che il datore di lavoro dovesse effettuare in ottemperanza a disposizioni contenute in contratti di secondo livello. Nel terzo capitolo, infine, sulla base dei dati pubblicati sul “Dossier XVII Legislatura – Legge di Stabilità 2016 – Profili Finanziari A.C. 3444”, emanato dal Senato della Repubblica e dalla Camera dei Deputati nel novembre del 2015, sono stati analizzati gli effetti sui saldi di finanza pubblica determinati dalla riforma introdotta dalla Legge di Stabilità 2016 con riferimento alle misure di welfare aziendale.
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Minello, Andrea <1992&gt. « Il magazzino in una azienda manifatturiera : aspetti gestionali e problematiche fiscali ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11806.

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Résumé :
La tesi si propone di confrontare la gestione empirica del magazzino di un'impresa reale rapportandola con i metodi teorici proposti dalla dottrina (Es. Wilson/MRP) e da questo confronto far emergere pregi e difetti. Un altro obiettivo è lo studio di come la regolamentazione fiscale sulle scritture ausiliarie di magazzino vada a impattare sulla gestione nella pratica aziendale.
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7

Monetti, Pamela <1987&gt. « FARE BUSINESS IN CINA : OPPORTUNITÀ E PROBLEMATICHE PER LE PMI ITALIANE ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2098.

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Résumé :
La volontà delle piccole e medie imprese italiane di oltrepassare i confini nazionali e di competere sulla scena globale le pone di fronte alla necessità di individuare ed istruire "manager globali" capaci di relazionarsi in differenti ambienti organizzativi, competitivi e culturali. Essa risulta una prova notevolmente complicata, soprattutto in Cina, che, a causa della profonda diversità culturale, costituisce di frequente una delle minacce maggiori all’internazionalizzazione dell’impresa, e che incide profondamente sul disegno di gestione delle risorse umane, dal reclutamento alla retribuzione, fino alla formazione e alla pianificazione delle carriere. L’International Human Resource Management consiste in una tra le attività dell’impresa fondamentali per una vincente strategia nel mercato cinese, indipendentemente dalla modalità di internazionalizzazione adottata. Le difficoltà connesse all’individuazione di manager internazionali richiedono numerose analisi e valutazioni, spesso complesse, come l’international assignment, ovvero la gestione degli incarichi oltreconfine, oppure un adeguato adattamento degli espatriati al nuovo contesto sociale, culturale ed etico.
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8

Tremea, Sara <1995&gt. « Creare e trasferire Capitale Intellettuale : problematiche di valore nelle PMI familiari ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18982.

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Résumé :
Nell’era della knowledge economy i differenziali di performance e la creazione di valore derivano dall’intangible book value: per catturarlo, stante la scarsa considerazione in bilancio, occorre stimare il capitale economico. Trattandosi di un valore volatile e rischioso, il presente lavoro indaga le problematiche connesse allo sviluppo e al trasferimento di competenze e risorse immateriali, con un focus sui Family Business. Nel corso del primo capitolo verrà disegnato il quadro degli intangibles (cd Capitale Intellettuale) e introdotta la Resource-Based Theory, che per prima individua nelle risorse aziendali, specie immateriali, la chiave del vantaggio competitivo. I filoni di studio successivi, affrontati nel capitolo due e basati su competenze e conoscenza, forniranno la base teorica per indagare l’intricato rapporto tra piano individuale ed organizzativo, al fine di comprendere in che modo un’organizzazione può creare, sviluppare, mantenere, coordinare ed accrescere un patrimonio di conoscenze, competenze e risorse che sia proprio e distinto dai singoli membri, sviscerando in tale contesto il tema dell’apprendimento. Il focus del capitolo tre saranno le piccole e medie imprese di matrice familiare, nelle quali il complesso di risorse e competenze (familiness) rischia di sfumare con l’uscita del/i leader, assieme al valore aziendale. Dopo aver individuato, nel capitolo quattro, il rapporto tra intangibles generici e avviamento e le criticità del metodo DCF, l’elaborato terminerà con un case study che analizza il modo in cui il private equity gestisce il passaggio generazionale, trasferendo Capitale Intellettuale e valore.
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9

Stefanelli, Angela Isotta <1987&gt. « L'attività dell'Istituto Italiano di Cultura di Melbourne per l'anno 2012. Problematiche e specificità ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3673.

Texte intégral
Résumé :
L’istituto Italiano di Cultura di Melbourne si inserisce in una realtà specifica, dove la lingua e cultura italiana sono diffuse da tempi lontani. Allo scopo di mantenere i contatti con gli enti e le istituzioni locali e per sviluppare il dialogo culturale, l’Istituto di Melbourne ha attivato una serie di azioni e comportamenti. Attraverso una ricca programmazione annuale, l’Istituto si preoccupa di divulgare e promuovere sia la lingua che la cultura italiana. Gli eventi organizzati riguardano i più vari campi artistico-culturali: dalle letture di Dante alla musica popolare, dalle mostre d’arte agli spettacoli teatrali. È analizzata in questo lavoro la programmazione dell’Istituto di Melbourne per il 2012 e il panorama sociale ad esso collegato. Emerge nell’elaborato una sostanziale incompatibilità tra la cultura italiana contemporanea e la cultura dell’immigrazione di metà ‘900. Davanti a tale divergenza vediamo però come l’Istituto sia capace di adattarsi e mantenere vivi anche i contatti con la comunità italiana spesso tramite la partecipazione ad eventi culturali promossi per la “Little Italy” di Melbourne. Il segreto dell’Istituto per riuscire a realizzare la propria mission è quello di sapersi adattare alle diverse esigenze e rinnovare quotidianamente. Solo così è possibile mantenere vivi i rapporti sia con la comunità italiana sia con le istituzioni locali proponendo un’offerta che interessi tutte le realtà con le quali l’Istituto si rapporta.
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Rosa, Catia <1995&gt. « La problematica dei mutui ipotecari e la soluzione Re.O.Co ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16797.

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Résumé :
Dopo la crisi dei mutui sub-prime le interrelazioni tra il mercato immobiliare e il settore bancario sono diventate pericolose. Infatti, la debolezza del mercato immobiliare e l’aumento dei crediti deteriorati, in relazione alle inefficienze della giustizia italiana nel recupero degli immobili ipotecati, hanno contribuito all’adozione da parte della banca di requisiti prudenziali più stringenti e alla diminuzione della capacità di finanziare lo sviluppo e la crescita del Paese. Sebbene negli ultimi anni si stia assistendo a una diminuzione del rischio in capo alle banche e ad una ripresa delle transazioni immobiliari, il problema del recupero del credito in asta resta un problema attuale. In questo senso, lo strumento della Re.O.Co., che nasce con lo scopo di rimpossessarsi degli immobili a garanzia dei crediti, “proteggendo” il loro valore di recupero, e valorizzandoli successivamente sul mercato libero, appare in alcuni casi una valida soluzione e l’obiettivo dell’elaborato è proprio quello di dimostrarne la bontà, alla luce dei recenti interventi normativi e fiscali del Legislatore.
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Saccon, Veronica <1996&gt. « Informazioni di carattere non finanziario. Il D.Lgs. 254/2016 : introduzione alla disciplina e problematiche applicative ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17506.

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Résumé :
Il D.Lgs. 254/2016 introduce per la prima volta in Italia un obbligo di disclosure per l’informativa non finanziaria. Questo decreto legislativo recepisce nell’ordinamento italiano quanto previsto dalla Direttiva Europea n.95 del 22 ottobre 2014 (“Disclosure of non-financial and diversity information”) e supera le disposizioni previste nel D.Lgs. 32/2007. Sotto alcuni aspetti il D.Lgs. 254/2016 ha ampliato il contenuto della direttiva europea, producendo interessanti risultati in termini di informativa non finanziaria e promuovendo la diffusione di sistemi di rendicontazione sostenibile. L’elaborato esamina, in primo luogo, l’evoluzione normativa italiana ed europea inerente ai temi sulla reportistica non finanziaria e descrive in particolar modo il Decreto Legislativo n.254/2016 di recepimento della direttiva europea. L’esame dell’evoluzione normativa viene poi integrato con l’analisi della letteratura. Al fine di delineare il dibattito esistente nella letteratura scientifica più recente e sviluppare le ipotesi di ricerca, sono stati individuati, attraverso la banca dati Scopus, i contributi più recenti che hanno trattato la tematica oggetto di analisi. Utilizzando come metodologia di ricerca l’analisi del contenuto, sono state analizzate le relazioni consolidate sulla gestione e le dichiarazioni non finanziarie consolidate pubblicate da un campione di 22 gruppi di società italiane. L’analisi è stata effettuata per il periodo 2015-2018, cercando così di individuare gli effetti derivanti dall’introduzione della normativa che ha segnato il passaggio da un contesto volontario ad uno regolamentato. La ricerca si pone come obiettivo quello di verificare come è cambiata l’informativa fornita dalle imprese sia dal punto di vista della quantità delle informazioni fornite, sia dal punto di vista della qualità delle stesse, utilizzando alcune variabili volte ad indagare il volume di divulgazione, la completezza delle informazioni, la presenza di informazioni sfavorevoli e favorevoli all'impresa (bad/good news) e informazioni prospettiche.
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MULAS, LAURA. « Cost accounting nelle cooperative vitivinicole : problematiche e aspetti metodologici ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2012. http://hdl.handle.net/11584/266132.

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Résumé :
The knowledge of production costs represents an essential information for management in order to develop successful business strategies. In the case of cooperatives, these data are even more relevant as they allow the measurement of a company’s performance in relation to its very purpose, that is to say management’s ability to remunerate products conferred by partners more than their market value. In reality, however, cost accounting tools aimed at improving business competitiveness are scarce. This is mainly due to the high costs incurred for planning and managing such systems, the lack of specialist educational offer and executives’poor corporate culture, since the latter are more focused on technical functions rather than on managerial ones. The purpose of this research is to analyze the typical processes of a winery through the case study of a local cooperative, i.e. the Cantina Sociale di Dolianova. Understanding its processes and dyamics will be functional to the elaboration of a cost accounting pilot model aimed at calculating manufacturing costs. This pilot could serve as a guideline for cooperatives in the wine sector that want to improve their performance. This research brings innovation (to the relevant field of study) in two ways: in designing a cost accounting system based on the latest scholarly contributions, i.e. Time-Driven Activity Based Costing and in proposing the cooperatives a model targeted at determining an estimate of the minimum remuneration for their partners, which should be derived from sales revenues.
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Frezza, Andrea <1988&gt. « Private equity e leveraged buy out. Un investimento problematico : il caso Seat pagine gialle ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3939.

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Résumé :
La tesi analizza il private equity e la tipologia di investimenti che questi realizzano. In particolare, si approfondisce la tecnica del Leveraged Buyout. Nell'ultimo capitolo viene esaminato un caso aziendale di acquisizione effettuata da una cordata di private equity. L'azienda oggetto di tale acquisizione è la Seat Pagine Gialle. Si descrive l'operazione di Leveraged Buyout ed i risvolti che essa ha avuto per poi passare ad un'analisi finanziaria per capire l'impatto e le conseguenze di tale operazione dal punto di vista finanziario.
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Viale, Edoardo. « Il monitoraggio efficiente dell'analisi dei dati in una realtà aziendale : il caso Concorde spa ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12375/.

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Résumé :
La tesi vuole dimostrate l'utilizzo operativo di un'azienda(Concorde s.p.a.) nell'utilizzo di uno strumento informatico per prendere decisioni operative future strategiche. Dimostra come un'azienda di distribuzione, leader nel settore della telefonia mobile, che deve il suo successo anche grazie alle relazione con marchi di telefonia importanti e famosi, abbia deciso di distribuire un marchio completamente sconosciuto al mercato: Meizu. Nell'elaborato si evince come questo strumento informatico( DIGIMIND ) abbia dato la possibilità di far capire, a Concorde, quali fossero le esigenze mancanti dei consumatori e quindi di cercare un marchio che potesse soddisfarle. La tesi discute di chi sia concorde, descrive il brand Meizu, definisce lo strumento software DIGIMIND e soprattutto analizza l'utilizzo di Digimind per concorde nella distribuzione di un nuovo brand, Meizu. La grande novità sta nell'utilizzo di questo strumento per un'azienda già leader nel proprio settore. Vengono definiti i vantaggi operativi e strategici che è possibile avere nei confronti delle aziende concorrenti. Viene illustrato come oggi ci siano degli strumenti che riescano ad ottenere l'insieme di tutte le informazioni disponibili sul web , ma che fino adesso non era possibile gestire, al fine di ottenere un vantaggio economico, strategico e commerciale nel proprio lavoro di distribuzione. Viene dedicata una parte importante della tesi sulla descrizione di Digimind, sui dati che estrapola e su come questi dati possano essere considerati un vantaggio da parte di concorde.
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VILLA, PAOLO. « Problematiche fiscali connesse all'adozione dei principi contabili internazionali : la determinazione del reddito dei soggetti ias adopter ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/28222.

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Résumé :
Il presente lavoro affronta il tema della derivazione del reddito d’impresa per i soggetti IAS adopter alla luce della recente riforma operata con la legge finanziaria 2008 e delle ulteriori modifiche normative intervenute. Infatti, la scelta di utilizzare i principi contabili internazionali anche ai fini della redazione dei bilanci d’esercizio (e non solo per la redazione dei bilanci consolidati) ha avuto importanti conseguenze fiscali in quanto il reddito d’impresa viene determinato a partire dall’utile risultante dal conto economico e subisce inevitabilmente le prescrizioni contenute nei principi contabili adottati per la redazione del bilancio. Il decreto IAS 38/2005, introducendo l’obbligo dell’adozione dei principi contabili internazionali per alcune società e la facoltà per altre, ha di fatto comportato l’insorgere di una serie di importanti questioni in ambito fiscale, solo in parte risolte dal decreto stesso. Con la legge finanziaria 2008 il legislatore ha compiuto un radicale cambiamento di prospettiva, affrontando alcune delle questioni irrisolte, ma facendone insorgere altre, che hanno comportato l’emanazione del regolamento attuativo IAS, contenuto nel d.m. 1° aprile 2009, n. 48, e, più recentemente, gli interventi dell’Agenzia delle Entrate con la circolare n. 7/E del 28 febbraio 2011 e del Ministero dell’Economia con il d.m. 8 giugno 2011.
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Fren, Elena <1995&gt. « LA RAPPRESENTAZIONE IN BILANCIO DEL LEASING. ANALISI, EVOLUZIONE, PROBLEMATICHE E CONFRONTO SECONDO I PRINCIPI CONTABILI NAZIONALI ED INTERNAZIONALI : IL TRAGUARDO EPOCALE RAGGIUNTO CON L’ADOZIONE DEL “RIGHT OF USE” MODEL ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15944.

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Résumé :
Individuata l'operazione di leasing, si procede ad un' esamina dal punto di vista della sua rappresentazione contabile secondo i principi contabili nazionali ed internazionali. Si comprende quali sono state le esigenze evolutesi nel tempo per la sua raffigurazione in bilancio e come esse siano state man mano tramutate per superare alcuni limiti intrinseci ai fini di rispondere egregiamente alle finalità bilancistiche. Ad oggi, con l'IFRS 16, Leases, si è giunti ad un importante traguardo che, tramite il passaggio da un sistema basato sul "risk and rewards model" al "right of use model", ha portato, con specifico riguardo al bilancio del locatario, al superamento della distinzione epocale tra leasing operativo (contabilizzato col metodo patrimoniale) e leasing finanziario (contabilizzato col metodo finanziario) prevedendo un unico metodo di contabilizzazione (quello finanziario). Per molto tempo, infatti, l'eccessiva discrezionalità in capo al redattore del bilancio per la contabilizzazione della suddetta operazione, ha consentito per l’appunto di classificare il leasing come operativo al solo scopo di poter sottrarre dalla contabilizzazione quelle sfaccettature che potrebbero determinare, davanti ai diversi stakeholders, un impatto negativo sull’ immagine aziendale e sulla valutazione del suo generale stato di salute in termini di situazione patrimoniale-finanziaria e reddituale, potenzialità di performance e di crescita futura e profilo di rischio, producendo, dunque, in conclusione, un effetto informativo non appropriato circa i reali equilibri aziendali. Non a caso, infatti, gli studi in letteratura hanno dimostrato che, a parità di altre condizioni, le imprese locatarie che identificano un contratto di leasing come operativo ottengono indicatori economico-finanziari migliori rispetto a quelle che, al contrario, classificano le proprie operazioni come leasing finanziari e ciò è dovuto soprattutto perché, nel primo caso, non vi è prevista l’iscrizione del debito per leasing verso il locatore. Così, di fronte ad una crescente globalizzazione e davanti alla necessità di garantire un’efficiente informativa economica e finanziaria per il corretto funzionamento del mercato dei capitali, visti anche i problemi riconducibili alla scarsa comparabilità dei bilanci redatti con criteri difformi, IASB e FASB hanno avviato un processo di armonizzazione che, dopo più di dieci anni di lavoro, il 13 gennaio 2016, ha portato, nel contesto dei principi contabili internazionali IAS/IFRS, all'emanazione, appunto, dell' IFRS 16 (applicato dal primo gennaio 2019). Codesto standard sembrerebbe mettere a tacere, finalmente in maniera chiara ed esaustiva, tutte le falle riscontrate nella disciplina contabile dell'istituto previgente (IAS 17) e, molto probabilmente, avrà un ruolo rilevante anche nell'ancora retrogrado contesto nazionale italiano in quanto diverrà fonte di ispirazione primaria nella prossima futura (necessaria) revisione delle regole contabili concernenti la rappresentazione dell'operazione di leasing in bilancio.
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ROMAGNOLI, Valentina. « La gestione dei resi dei clienti come strumento per lo sviluppo del commercio elettronico delle aziende : il caso Santoni S.p.A ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251107.

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Résumé :
Il settore del commercio elettronico è un settore in sempre più ampio e rapido sviluppo. Le motivazioni possono essere molteplici ma sono sicuramente legate al cambiamento dello stile di vita delle persone e alla possibilità di accedere all’acquisto di beni che altrimenti sarebbe stato pressoché impossibile acquistare. La disciplina riguardante questo settore è anch’essa stata elaborata mano a mano che questo settore si è evoluto, per rispondere di volta in volta alle diverse necessità che si sono presentate. La disciplina è tutt’oggi ancora in evoluzione, soprattutto a causa del fatto che in questo settore ci sono molteplici forme contrattuali che vengono utilizzate per creare accordi commerciali dei più vari tipi, e ognuno dei quali prospetta problematiche diverse. In questo lavoro si parte dalla nascita e dallo sviluppo del commercio elettronico per analizzare l’evoluzione della disciplina associata. Dopodiché si analizza il tipo di contratto posto in essere tra la Santoni S.p.A. (noto marchio di calzature di alta gamma) e la Filoblu s.rl. (società veneta che si occupa della creazione e gestione di piattaforme e-commerce) per valutarne i punti cruciali. Dopo aver analizzato in dettaglio gli aspetti sopra citati, viene illustrata la disciplina delle denunce per difetto di conformità del bene e come queste vengono gestite dalla Santoni S.p.A., per passare poi all’analisi delle denunce per difetto di conformità degli ultimi 3 anni. Questo perché, come si noterà, questo è un campo in cui le problematiche sono controverse e gran parte della gestione viene lasciata alle ditte produttrici che si trovano di volta in volta di fronte alla scelta su come gestire il caso per rendere il cliente soddisfatto del servizio. La disciplina segue i suoi sviluppi e cerca di prevenire (per quanto possibile) situazioni sgradevoli sia per il fornitore del bene che per l’acquirente. L’entusiasmo mostrato dagli acquirenti per la comodità e la facilità dell’acquisto on-line, viene molto spesso smorzato dall’impossibilità di vedere e toccare con mano il bene oggetto della transazione, creando un senso di inquietudine legata alla qualità del bene che si sta acquistando. Per questo motivo, nel momento in cui un acquirente denuncia un difetto di conformità sul bene acquistato on-line o semplicemente la sua insoddisfazione su determinati aspetti del bene (colore, calzata, forma, ecc.), si attiva un meccanismo volto a valutare la presenza o meno di un eventuale difetto sul bene e di risolverlo nel modo più soddisfacente per l’acquirente. Dopotutto per un’azienda, gestire un negozio on-line equivale ad avere una vetrina di sé stessa attiva 24 ore su 24 e visibile a chiunque abbia un accesso al mondo di internet, e per questo motivo gestire i clienti che utilizzano questo tipo di servizio significa migliorare o peggiorare, in maniera esponenziale rispetto a quanto può avvenire in un negozio fisico, l’immagine percepita da ogni singolo acquirente. C’è però da dire che, in molti casi registrati, nonostante una perizia tecnica effettuata da operai specializzati sul prodotto venduto, la poca conoscenza dei processi di produzione dei singoli clienti, mette i venditori in situazioni difficili da gestire, in quanto il cliente non riesce a capire che quello che lui percepisce come un difetto in realtà non lo è, e che quindi non è imputabile all’azienda quello che lui crede che lo sia. Generalmente in questi casi, sempre per cercare di limitare degli inevitabili danni d’immagine, si offrono al cliente soluzioni alternative come resi gratuiti, omaggi di piccoli prodotti complementari o buoni sconto su acquisti successivi, ma sarebbe sicuramente necessaria una normativa completa e definitiva, che indichi in maniera risoluta come gestire casistiche particolari che si presentano frequentemente nella fase post-vendita. Viste le innumerevoli problematiche che si riscontrano frequentemente in questo ambito, la normativa a tutt’oggi presente non risulta essere sufficientemente soddisfacente per lo scopo a cui è stata creata. Come detto precedentemente, tutto il meccanismo che viene messo in atto all’interno di ogni azienda dopo una denuncia di difetto di conformità, si innesca per risolvere il problema ed evitare un inevitabile danno d’immagine, quindi si può concludere che, nonostante la presenza di una normativa (anche se ancora in via di sviluppo), l’arma migliore che un consumatore on-line può mettere in atto e che spaventa di più i venditori è sicuramente il danno d’immagine. Una cattiva recensione su un blog, un social network, o semplicemente un racconto di una brutta esperienza derivante da un acquisto on-line, può vanificare tutti gli sforzi fatti dal venditore per raggiungere una buona percezione del proprio marchio, e innestare un meccanismo a catena che non giova all’immagine aziendale.
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PETRINI, Maria Celeste. « IL MARKETING INTERNAZIONALE DI UN ACCESSORIO-MODA IN MATERIALE PLASTICO ECO-COMPATIBILE : ASPETTI ECONOMICI E PROFILI GIURIDICI. UN PROGETTO PER LUCIANI LAB ». Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251084.

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Con l’espressione “marketing internazionale” ci si riferisce a quell’insieme di attività adottate dall’impresa al fine di sviluppare o perfezionare la propria presenza sul mercato estero. Oggetto della presente ricerca è l’analisi degli aspetti problematici che tali attività sollevano sul piano giuridico: attraverso un approccio basato sull’integrazione della cultura economica del marketing d’impresa con quella più propriamente giuridica, l’indagine mira ad individuare le fattispecie di marketing rilevanti sotto il profilo giuridico e giuspubblicistico, ad analizzarne i profili che risultano più critici per l’impresa e proporre soluzioni concrete. La ricerca è stata condotta in collaborazione all’azienda Gruppo Meccaniche Luciani, che oltre ad essere un affermato fornitore di stampi per calzature, progetta design innovativi attraverso una sua articolazione organizzativa creativa, denominata Luciani LAB. L’impresa investe molto nell’innovazione, ed in questo senso, particolarmente significativo è stato l’acquisto di una potente stampante 3D, tecnologicamente all’avanguardia, che ha consentito all’azienda di progettare diversi prodotti, tra cui una borsa, realizzarli in prototipazione rapida, e successivamente renderli oggetto di specifiche campagne promozionali, illustrate nel presente lavoro. Viene evidenziato come queste rispecchino la peculiarità dell’approccio al marketing da parte della piccola/media impresa, descritto dalla dottrina maggioritaria come intuitivo ed empirico, distante da quello teorico e strategico del marketing management. La collaborazione con l’impresa partner del progetto ha costituito il riferimento principale per l’elaborazione del metodo con cui condurre la ricerca: l’azienda ha promosso i propri prodotti mediante diverse strumenti di marketing, come inserti pubblicitari su riviste, campagne di e-mail marketing e fiere di settore. Queste attività si distinguono tra esse non solo rispetto alle funzioni, alle differenti modalità con cui vengono impiegate e al pubblico cui si rivolgono, ma anche e soprattutto rispetto alla disciplina giuridica di riferimento: ognuna di esse infatti è regolata da un determinato complesso di regole e solleva questioni che si inseriscono in una specifica cornice giuridica. Al fine di giungere ad una sistematica trattazione dei profili giuridici connessi, si è scelto di classificare le diverse azioni di marketing in tre gruppi: quelle riferite alla comunicazione, quelle inerenti l’aspetto del prodotto e quelle che si riferiscono al cliente Per ognuna di queste aree si individua una precisa questione critica per l’impresa, e se ne trattano i profili problematici dal punto di vista giuridico. In relazione al primo gruppo, ovvero la comunicazione pubblicitaria d’impresa, si evidenziano le criticità connesse alla possibilità di tutelare giuridicamente l’idea creativa alla base del messaggio pubblicitario: si mette in discussione l’efficacia degli strumenti giuridici invocabili a sua tutela, in particolare della disciplina del diritto d’autore, della concorrenza sleale e dell’autodisciplina. Si prende come riferimento principale il contesto italiano, considerando la pluralità degli interessi pubblici, collettivi ed individuali coinvolti. Il secondo profilo d’indagine riguarda la disciplina giuridica riconducibile all’e-mail marketing, uno degli strumenti più diffusi di comunicazione digitale. L’invasività di questo sistema nella sfera personale dei destinatari impone l’adozione di adeguati rimedi da parte delle imprese per evitare di incorrere nella violazione delle disposizioni a tutela della privacy. Si trattano le diverse implicazioni derivanti dall’uso di tale strumento, in particolare quelle riferite al trattamento dei dati personali alla luce della normativa vigente in Italia e nell’Unione Europea, e connesse alle modalità di raccolta degli indirizzi e-mail dei destinatari potenzialmente interessati. Infine, la costante partecipazione alle fiere di settore da parte dell’azienda dimostra quanto l’esteriorità del prodotto costituisca uno strumento di marketing decisivo per la competitività aziendale, dunque grande è l’interesse dell’impresa a che il suo aspetto esteriore venga protetto dall’imitazione dei concorrenti. Il tema giuridico più significativo che lega il processo di marketing al prodotto dell’azienda è proprio la protezione legale del suo aspetto, ovvero la tutela del diritto esclusivo di utilizzarlo, e vietarne l’uso a terzi. L’aspetto di un prodotto può essere oggetto di protezione sulla base di diverse discipline che concorrono tra loro, sia a livello nazionale che sovranazionale, dei disegni e modelli, del marchio di forma, del diritto d’autore e della concorrenza sleale. Si è scelto di concentrare il lavoro, in particolare, sulla prima: si ricostruisce il quadro normativo e l’assetto degli interessi implicati dalla fattispecie, per arrivare ad evidenziare le principali criticità nell’interpretazione delle norme, sia a livello nazionale, che nell’Unione Europea. Si approfondiscono gli orientamenti di dottrina e giurisprudenza di alcune disposizioni chiave per l’applicazione della disciplina, quali gli artt. 6 e 7 del Regolamento CE, n. 6/2002, concernenti rispettivamente il «carattere individuale» e la «divulgazione», i due requisiti fondamentali per ottenere la registrazione e conseguente protezione giuridica del disegno. Tali nozioni sono soggette ad interpretazioni parzialmente difformi da parte dei giudici dei diversi Stati membri, e ciò contribuisce a minare l’applicazione omogenea della disciplina in tutto il territorio UE. In questo senso, viene messo in evidenza il ruolo chiave dell’orientamento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nell’interpretazione di tali concetti, avente l’effetto di uniformare l’approccio degli Stati. La Direttiva 98/71/CE ha introdotto la possibilità di cumulare la protezione conferita all’aspetto del prodotto dalla disciplina dei disegni e modelli con quella riconosciuta dalle altre normative. Tale previsione solleva questioni di rilievo sistematico e concorrenziale: ci si interroga su quali problemi di tipo sistematico e di concorrenza vengano sollevati dal riconoscimento su uno stesso prodotto della protezione sia come disegno che come marchio di forma, e sia come disegno che come opera dell’ingegno. In particolare nell’ambito del diritto dei marchi d’impresa e del diritto d’autore, le tutele hanno durata potenzialmente perpetua, diversamente dalla registrazione come disegno o modello, che garantisce la titolarità del diritto di utilizzare il proprio disegno in via esclusiva per un periodo limitato di massimo 25 anni. Questa differenza temporale rende il cumulo problematico sia a livello di coordinamento, che di concorrenza, poiché incentiva il sorgere di “monopoli creativi” sulle forme del prodotto. Il presente lavoro ha come obiettivo l’ampliamento della conoscenza sul tema del marketing con particolare riferimento ai profili giuridici che si pongono, con riguardo alla promozione del prodotto nell’ambito dell’Unione Europea. Si ritiene che il valore aggiunto e l’aspetto più originale della ricerca consista nella sua forte aderenza alla realtà della piccola/media impresa: tramite l’integrazione della ricerca giuridica e dello studio dei fenomeni di marketing si delineano i problemi pratici che questa si trova a dover affrontare nell’implementazione delle attività quotidiane di marketing. Tale indagine vuole essere utile a tutte le piccole/medie imprese che si trovano impreparate nell’affrontare le sfide poste dal marketing e nel conoscere le implicazioni giuridiche che da questo derivano.
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