Articles de revues sur le sujet « Principio della domanda »

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Esposito, Gianluca Maria. « The Effect of the Principle of Two Levels in Administrative Judgment : On the Principio Della Domanda and Principio Dispositivo ». European Business Law Review 23, Issue 5 (1 octobre 2012) : 831–59. http://dx.doi.org/10.54648/eulr2012036.

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Résumé :
The main aim of this article is the mutual implication in the administrative process between the principle of the two levels of jurisdiction and the principio della domanda (the principle of the right to bring proceedings) and the principio dispositivo (the principle of the parties delimiting the scope of the case). The principio della domanda performs in the first instance all its legal significance, giving the parties the absolute rule on the issues that the Court should define. The principio dispositivo, on the contrary, presents it self in the administrative procedure in that particular form defined "principio dispositivo with an acquisitive method." The principle of two levels of jurisdiction and, in particular, the interpretation the Code of Administrative Procedure provides through the discipline of the appeal affect principio della domanda and principio dispositivo. On appeal, the parties do not have the power to bring new evidence or to produce new documents in respect to the first instance. Hence, it can be asserted that the power of the parties is compressed compared to that exercised in the first instance, while the power of investigation of the Court of its own motion, does not know a similar limitation.
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2

Corchia, Luca. « Il principio di inclusione nei nuovi processi deliberativi. Il caso della legge n. 69/2007 della Regione Toscana ». RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no 4 (novembre 2011) : 79–99. http://dx.doi.org/10.3280/sa2011-004006.

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Résumé :
Il concetto di "inclusione" fa riferimento alla domanda "chi partecipa?", ovvero alla questione cruciale di come vengono determinati in astratto e selezionati concretamente i soggetti della societŕ civile a cui viene demandata la deliberazione su taluni aspetti dei processi decisionali delle amministrazioni pubbliche. L'autore affronta i principali aspetti teorici e metodologici, confrontando le risposte della letteratura critica con le norme della legge n. 69/2007 della Regione Toscana. Dalla disamina emerge un insieme di scelte pregiudiziali che specifica cosa significhi democrazia deliberativa, come essa si realizzi nei processi partecipativi e quali misure vadano prese per evitare il consolidarsi di meccanismi sociali selettivi.
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Woźniak, Katarzyna. « Oltreuomo Bandini. Le avventure letterarie di “Sua maestà l’Io” ». Annales Universitatis Paedagogicae Cracoviensis | Studia de Cultura 9, no 3 (5 juillet 2018) : 228–35. http://dx.doi.org/10.24917/20837275.9.3.21.

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Résumé :
Nel 1908 Sigmunt Freud parlò di un particolare tipo di approccio alla scrittura, in cui il principio creativo era sottoposto alle leggi di “Sua maestà l’Io”. La proposta di Freud sembra una risposta efficace alla domanda sui motivi della straordinaria fortuna della letteratura di massa, ossia dei bestseller costruiti secondo uno schema narrativo di matrice fiabesca, dove il protagonista, di solito è un eroe o un’eroina senza peccato. Nel nostro saggio illustreremo questo meccanismo sull’esempio di Arturo Bandini, il personaggio di spicco della narrativa dello scrittore e sceneggiatore italo-americano John Fante.Nadczłowiek Bandini. Literackie przygody „Jej Wysokości Ego”W 1908 w pismach Sigmunda Freuda pojawia się zagadnienie szczególnego typu podejścia do twórczości literackiej, podporządkowanego prawom „Jej Wysokości Ego”. Propozycja Freuda zdaje się skuteczną odpowiedzią na pytanie o przyczyny nadzwyczajnej popularności literatury masowej, czyli bestsellerów tworzonych w oparciu o schemat baśni. W artykule autorka podejmuje próbę zilustrowania tego mechanizmu na przykładzie Artura Bandiniego, bohatera prozy Johna Fantego.
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4

Palazzani, Laura. « La formazione in Bioetica : modelli e contenuti ». Medicina e Morale 47, no 1 (28 février 1998) : 119–31. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.842.

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Résumé :
Il problema della formazione in bioetica è estremamente delicato e complesso e presenta due tipi di difficoltà, una di fatto, l’altra di principio. La difficoltà fattuale è legata alla giovane età di questa disciplina e, conseguentemente, alla mancanza di modelli consolidati di insegnamento; le difficoltà teoriche sono, invece, strettamente legate al carattere interdisciplinare (confronto e dialogo tra discipline diverse) e al pluralismo teoretico e pratico (pluralità di concezioni morali e giuridiche) che costituiscono la peculiarità della bioetica. La domanda che l’Autrice si pone è: quale formazione in bioetica? E soprattutto chi, come, quando, formare in bioetica? Ma soprattutto chi formare in bioetica? Occorre prima di tutto individuare i discenti ed operare una distinzione tra una formazione che tende al generale (ed è quindi diretta a tutta la società) e una formazione che tende allo specifico (rivolta a chi opera nel settore socio-sanitario e a chi non opera direttamente o indirettamente nella sanità). Il come formare in bioetica riguarda invece tre settori: il sapere (conoscenza dettagliata della ricerca scientifica e della tecnologia, applicata alla biologia e alla medicina, della struttura socio-sanitaria, della teologia e della filosofia), il saper fare e il saper essere (è importante sapersi calare dal piano teorico-conoscitivo a quello applicativo ed esperienziale, sia dell’agire, sia dell’essere). La questione del quando formare in bioetica non è stata ancora risolta. Anche quella del chi forma in bioetica è ancora in fase di sperimentazione: sarebbe auspicabile una équipe di docenti di materie diverse ma interagenti.
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5

De Salvia, Domenico, et Diego Rocco. « Assistenza psichiatrica e monitoraggio dei servizi. Il Registro dei casi di Portogruaro 1987-1990 ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 1, no 2 (août 1992) : 101–16. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00006631.

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Résumé :
RiassuntoSono descritte, con la stessa metodologia impiegata in quattro altre aree italiane sedi di Registro Psichiatrico dei Casi (RPC), le caratteristiche della catchment-area, del RPC, della struttura e dei principi del Dipartimento di Psichiatria di Portogruaro. II monitoraggio della domanda su 4 anni evidenzia tassi di prevalenza un anno (1045/100000 residenti adulti), di prevalenza un giorno (332/100000 residenti adulti) e di incidenza (250/100000 residenti adulti) inferiori a quelli dei RPC europei. II RPC di Portogruaro monitora l'attività svolta in strutture e servizi a differente gradiente assistenziale (residenziale ospedaliera, residenziale non ospedaliera, semiresidenziale, ambulatoriale, socioambientale, domiciliare, ecc), secondo il principio della continuità dell'assistenza fornita ai pazienti. II rapporto tra prevalenza annua non ospedaliera ed ospedaliera è nel 1990 di 5,5 a 1. II tasso di lungoassistiti è di 161/100000 adulti. La spesa globale del Dipartimento è lievemente diminuita dal 1987 al 1990.Parole chiaveservizi psichiatrici territoriali, registri psichiatrici dei casi, utilizzazione dei servizi.SummaryThe principles, structure, Psychiatric Case Register (PCR) and catchment-area of the Community Psychiatric Service of Portogruaro are described, using the same methodology employed in 4 other Italian PCRs. The monitoring of the demand over 4 years shows one-year prevalence rates (1045/100000 adult inhabitants), one-day prevalence rates (332/100000 adult inhabitants) and incidence rates (250/100000 adult inhabitants) lower than those of other european PCRs. Portogruaro PCR records data of the activities made in a comprehensive psychiatric service, which has multiple structures and services, offering different degrees of care: residential in and outside the hospital, semiresidential, in outpatient clinics, domiciliary, etc. The 1990 ratio between non-hospitalized and hospitalized users is 5.5 to 1. The rate of long-term patients is 161/100000 adult inhabitants. The costs of the Community Psychiatric Service slightly decreased during 1987-90 period.
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Pikor, Wojciech. « Zbawienie - zmaganie o Boże oblicze na twarzy Kaina (Rdz 4,1-16) ». Verbum Vitae 1 (1 juin 2002) : 29–40. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1309.

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Résumé :
Tra le diverse parole-chiavi della narrazione su Caino e Abele (Gen 4,1-16) si nota il termine «volto» (paneh) riferito a Caino (vv.5.6), a Dio (vv.14.16) e alla terra (v.14). Il passaggio dal volto «abbassato» al volto «alzato», oltre a costituire la trama dell’azione, diventa immagine dell’uomo sulla cui faccia risplende il volto di Dio. La prima parte dello studio si concentra sul senso dell’applicazione del termine «volto» a Dio: tale antropomorfismo mette in risalto diverse modalità (guardare, parlare, ascoltare) con cui Dio entra in rapporto con la diversità del creato. L’alterità come principio della creazione divina comporta anche la differenziazione dei rapporti che si stabiliscono tra Dio e i due fratelli, Caino e Abele. La parte successiva viene dedicata al volto abbattuto di Caino: si esamina le cause e le conseguenze di tale atteggiamento. Con il volto piegato il fratello maggiore nega l’alterità creata da Dio nel mondo e rifiuta di entrare in rapporto con quelli che sono diversi. Al fondo di tale relazione mancata si trova il rifiuto della diversità che penetra il suo mondo interiore di passioni e di sentimenti. L’ultima parte dell’analisi invece cerca di individuare il modo in cui Caino può alzare il suo volto e, di conseguenza, entrare in rapporto con Dio, con suo fratello, con la terra e infine con se stesso. Alla luce della domanda divina riportata nel v.7 si vede che tale passaggio richiede da Caino: (1) una parola che mette in ordine («domina») il suo mondo interiore; (2) la fiducia nella parola di Dio che vede la possibilità del suo «essere buono»; (3) l’accettazione del rapporto diverso di Dio con gli uomini, il quale esprime non la parzialità di Dio, bensì la sua approvazione dell’alterità presente nel mondo. In questa prospettiva il racconto su Caino e Abele si presenta come una lotta di Dio per la restituzione del suo volto sulla faccia di Caino.
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7

Balestrieri, Matteo, Giuliano Meneghelli et Michele Tansella. « Assistenza psichiatrica e monitoraggio dei servizi. Il Registro dei casi di Verona-Sud 1987-1990 ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 1, no 2 (août 1992) : 117–32. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00006643.

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Résumé :
RiassuntoSono descritte con la stessa metodologia impiegata in quattro altre aree italiane sedi di Registro Psichiatrico dei Casi (RPC), le caratteristiche della catchment-area, del RPC, della struttura e dei principi del Dipartimento di Psichiatria di Verona-Sud. II monitoraggio della domanda su 4 anni evidenzia tassi di prevalenza un anno (1010/100000 residenti adulti), prevalenza un giorno (306/100000 residenti adulti) e di incidenza (219/100000 residenti adulti) inferiori a quelli dei RPC europei. II RPC di Verona-Sud monitora l'attività svolta in strutture e servizi a differente gradiente assistenziale (residenziale ospedaliera, residenziale non ospedaliera, semiresidenziale, ambulatoriale, domiciliare, ecc), secondo il principio della continuità dell'assistenza fornita ai pazienti. II rapporto tra prevalenza annua non ospedaliera e ospedaliera è nel 1990 di 2,5 a 1. II tasso di lungoassistiti e di 130/100000 adulti. La spesa globale del Dipartimento è aumentata di circa il 25%, con un incremento da parte di tutte le componenti dell'assistenza.Parole chiaveservizi psichiatrici territoriali, registri psichiatrici dei casi, utilizzazione dei servizi.SummaryThe principles, structure, Psychiatric Case Register (PcR) and catchment-area of the Community Psychiatric service of South-Verona are described, using the same methodology employed in 4 other Italian PCRs. The monitoring of the demand over 4 years shows one-year prevalence rates (1010/100000 adult inhabitants), one-day prevalence rates (306/100000 adult inhabitants) and incidence rates (219/100000 adult inhabitants) lower than those of other European PCRs. South-Verona PCR records data of the activities made in a comprehensive psychiatric service, which has multiple structures and services, offering different degrees of care: residential in and outside the hospital, semiresidential, in outpatient clinics, domiciliary, etc. The 1990 ratio between non-hospitalized and hospitalized users is 2.5 to 1. The rate of long-term patients is 130/100000 adult inhabitants. All the components of the treatment contributed to the 25% increment of the costs of the South-Verona Psychiatric Service.
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Sobański, Remigiusz. « Znaczenie pojęcia osoby w kanonicznym porządku prawnym ». Prawo Kanoniczne 40, no 3-4 (10 décembre 1997) : 3–13. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1997.40.3-4.01.

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Résumé :
Nel concetto cristiano ogni uomo è una persona, cioè un essere dotato dell’intelletto e della volontà, e questo lo rende il soggetto dei diritti e dei doveri i quali hanno origine nella sua „natura” (in questo chi è) e percio universali, intangibili e inalienabili. L’uomo - la persona umana - nella immagine cristiana dei mondo creato prende il posto centrale e per questo „la persona umana è e deve essere il principio, il soggetto e l’obbiettivo di tutte le organizzazioni sociali”. Questa dignità personale si deve a tutti gli esseri umani - l’essere umano è ,,l’unica creatura sulla terra il quale Dio voleva per lui stesso”, è „un segno particolare dell’immagine Divina”, è capace dell’autodecisione e non si puó trattarla come un mezzo per raggiungere (un qualsiasi) scopo, ma sempre come un obiettivo in sé stesso („la norma personalistica”). Nella filosofia cristiana la persona è un concetto dinamico, comprendente sia la costituzione biopsichica che la realizzazione esistenziale della natura umana. Il diritto canonico riconosce e presume che ogni essere umano è una persona, ma li dove si parla semplicemente della persona umana indipendentemente dal fatto se essa è battezzata, di solito si usa la parola homo (ma nel c. 1086 § 1 la „persona” significa anche una persona non battezzata), invece la „persona” è un termine tecnico che significa il soggetto della capacità giuridica. In questo significato è stato usato il termine persona nel c. 96 CIC/1983 e (indipendentemente dalle differenze tra c. 87 CIC/1917 e c. 96 CIC/1983) bisogna notare il complementare c. 204. Ci si presenta una domanda: perché due volte si dice lo stesso? Nei documenti della Commissione per la revisione del Codice troviamo la spiegazione che nel secondo libro CIC si parla delle persone come dei membri del Popolo di Dio e non delle persone nel senso giuridico. Allora ci si presenta la domanda: in che senso - se non nel senso giuridico - si parla delle persone nel Codice del diritto? Gli autori che difendono quella doppia - diciamo: a doppio aspetto - presentazione fanno notare che il termine „persona” un termine giuridico, statico e formale, il suo punto di riferimento è l’ordine giuridico, invece „christifidelis” un termine teologico, dinamico, contenente i diritti e i doveri dei fedeli e il suo punto di riferimento è populus Dei. Secondo questo concetto la „persona” - diversamente da „christifidelis” - non sarebbe in grado di esprimere adeguatamente uguale, in quanto riguarda la dignità e l’azione, posizione giuridica dei fedeli nella Chiesa, della quale nel c. 208. „Christifidelis” costituisce - secondo questo concetto - il fondamento per la „persona”. Si ammette invero che la „persona” puó essere sostituita con „christifidelis”, ma meglio lasciare la „persona” perché (1) la „persona” riguarda anche le situazioni regolate non risultanti dal fatto del battesimo e (2) rende più facile la comunicativa e la compatibilità con il diritto secolare. Bisogna perô notare che nella Chiesa un uomo diventa una persona proprio tramite il battesimo e da questo punto di vista questi termini sono intercambiabili, nel c.96 non si parla della capacità giuridica in genere, ma si parla della capacità giuridica nella Chiesa, cio non esclude la capacità giuridica dei non battezzati. La capacità, della quale nel c. 96, è l’effetto del battesimo ed è inseparabile dall’incorporazione nella Chiesa, ma per questa capacità il fondamento costituisce la persona umana: la „personalità” canonica si fonda su quella naturale, non la distrugge - un battezzato non ha la doppia personalità (una naturale e altra cristiana), ma corne un uomo (battezzato) è una persona nella Chiesa. Un uomo diventa cristiano tramite il donare che si effettua nel momento di esprimere la fede e di ricevere il battesimo. Questo dono lo rende capace di agire -lo rende capace e anche destina. Questa ontica capacità di agire poi diventa approfondita e indirizzata tramite altri sacramenti. Nella Chiesa la capacità di agire non è un aggiunta alle altre caratteristiche e attributi dell’uomo, ma caratterizza lo status ecclesiastico di un fedele in cui i doni del battesimo e le predisposizioni congenite si uniscono in un insieme. Nella nuova situazione, risultante dal battesimo, si trova un singolo, concreto uomo - e in questo senso essa ha il carattere personale. Ma nello stesso tempo essa ha anche il carattere comunitario - non solo perché con il battesimo l’uomo entra nella comunità, ma soprattutto perché questa situazione risulta dall’esistenza e dall’azione della comunità. L’uomo non avrebbe provato i frutti della redenzione, se la Chiesa non avesse funzionato come uno strumento della salvezza. Nella Chiesa e tramite la Chiesa si realizza la storica e sociale realtà della partecipazione di Dio nel mondo tramite Cristo, nella Chiesa l’uomo prova le grazie redentrici e ricevendole viene coinvolto nell’attività della comunità la quale da la prova della verità e dell’amore. Entrato nel communio, grazie ai doni che aveva ricevuto e con questi doni è diventato il soggetto dell’attività della Chiesa. Proprio questo fatto si cerca di esprimere nel diritto con il concetto della persona. Christifidelis non è che la „persona in Ecclesia”. Questi termini non devono essere differenziati perché altrimenti la riflessione sull‘uomo nella Chiesa seguirebbe il doppio corso, uno giuridico e altro teologico. Senza dubbio, per quanto riguarda l’imagine dell’uomo nella Chiesa, bisogna prendere in considerazione tutto ció che sull’uomo pue dirci la filosofia, psicologia, biologia e sociologia, ma non si pué perdere dalla vista le teologiche conseguenze del battesimo e trattarle come se non meritassero l’attenzione giurudica.
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Schiavone, Gianfranco. « Il diritto d'asilo in Italia dopo il recepimento nell'ordinamento delle normative comunitarie. Uno sguardo d'insieme tra il de iure e il de facto ». MONDI MIGRANTI, no 3 (mars 2010) : 57–78. http://dx.doi.org/10.3280/mm2009-003004.

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L'articolo si concentra nell'analisi del diritto d'asilo in Italia dopo il recepimento nell'ordinamento di importanti direttive europee in materia, e in particolare della Direttiva recante norme minime sull'attribuzione della qualifica di rifugiato e di protezione sussidiaria, della Direttiva recante norme minime sulle procedure applicate ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di rifugiato e della Direttiva recante norme minime per l'accoglienza dei richiedenti asilo. Si presentano e analizzano gli aspetti piů significativi, o perché hanno introdotto i maggiori cambiamenti o perché, diversamente, troppo poco hanno inciso sugli "antichi mali" della situazione italiana in materia di asilo. L'articolo si sofferma in particolare sulla definizione di persecuzione, sulle diverse forme di protezione internazionale, sul principio di non respingimento, sulle diverse tipologie di accoglienza e infine sulla composizione delle Commissioni responsabili dell'esame delle domande di asilo.
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Micelli, Ezio. « Modelli di perequazione tra piano strutturale e operativo ». ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no 96 (septembre 2010) : 113–32. http://dx.doi.org/10.3280/asur2009-096005.

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L'obiettivo dello studio č di considerare l'effetto della nuova articolazione del piano urbanistico in piano strutturale e operativo sul metodo perequativo. Alcuni piani pongono l'enfasi sulla componente strategica del piano strutturale, delegando alla parte operativa i compiti legati allo sviluppo della principio perequativo; altri, al contrario, promuovono la centralitŕ del piano strutturale e in esso collocano le scelte rilevanti in tema di perequazione. Entrambi i modelli presentano limiti significativi. La soluzione puň essere cercata in scelte capaci di coniugare norme flessibili, capaci di adeguarsi all'evoluzione delle domande collettive, e tuttavia in grado di fissare i capisaldi del metodo perequativo.
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Spagnuolo Lobb, Margherita. « Lo sviluppo polifonico dei domini. Verso una prospettiva evolutiva della psicoterapia della Gestalt ». QUADERNI DI GESTALT, no 2 (avril 2013) : 31–50. http://dx.doi.org/10.3280/gest2012-002003.

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Rispondendo alla domanda "quale prospettiva sullo sviluppo č coerente con i principi della psicoterapia della Gestalt e dunque utilizzabile a livello clinico dai gestaltisti?", l'autrice afferma che ciň che serve al clinico non č tanto una teoria dello sviluppo in sé, ma una "mente evolutiva", ossia una mappa per comprendere come il passato si rivela nel presente, che possa aiutarlo a intuire sia l'evoluzione delle modalitŕ di contatto del paziente che il suo movimento interrotto, l'intenzionalitŕ di contatto bloccata che chiede di essere liberata nel presente. Presenta dunque un modello per osservare come le risorse del paziente sono ancora disponibili nella relazione o sono dormienti. La chiave concettuale di questo lavoro č lo sviluppo polifonico di domini, che l'autrice propone come una prospettiva epistemologicamente coerente di guardare, nel qui e ora della seduta, allo sviluppo del paziente, come una funzione del campo fenomenologico, allo scopo di sostenere l'eccitazione per il contatto che ha perduto la sua spontaneitŕ, nel quadro di riferimento della domanda di terapia del paziente. Descrive i domini gestaltici, le loro caratteristiche e i rischi che implicano nel caso di un confine di contatto desensibilizzato.
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Possenti, Vittorio. « La bioetica alla ricerca dei principi : la persona ». Medicina e Morale 41, no 6 (31 décembre 1992) : 1075–96. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1992.1082.

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Lo studio, premettendo che appare in questione il significato stesso dell'impresa etica nella vita umana, ritiene imprescindibile che l'uomo si interroghi sul significato dell"'esser morali", che l'Autore individua nella ricerca della luce del bene nell'ambito più generale dell'apertura all'essere. Da ciò si evince che le problematiche bioetiche basate su modelli di razionalità formali-astratte di tecniche logico-formali o sul "contrattualismo morale" conducono ad una bioetica povera di contenuto e di senso. Assume, perciò, valore emblematico e costituisce un crocevia imprescindibile per la soluzione di molti dei problemi delia bioetica, l'indagine meditante sulla persona nella sospensione della fretta. Le scienze biologiche non possono sapere alcunché della persona: ciò è di pertinenza del metodo filosofico, che è di tipo ontosofico. L'approccio che l'Autore ritiene consigliabile in bioetica al riguardo è, perciò, quello di operare uno "sguardo" antologico sulla realtà, la vita e l'essere uomini, dal quale sguardo emerga l'originalità e la specificità dell'essere persona: in una parola si tratta dell'approccio del "personalismo antologico''. Lo studio prosegue con l'analisi critica delle risposte filosofiche contemporanee alle seguenti due domande: "che cosa è persona?" e "chi è persona?" e si conclude con una sezione dedicata all'argomentazione in base a cui possibile attribuire lo status di persona all'embrione.
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Lombardi, Domenico. « L’essenziale nelle professioni sanitarie : riflessioni di un clinico ». Medicina e Morale 50, no 1 (28 février 2001) : 61–99. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.717.

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Nell’articolo vengono riportate alcune riflessioni sui principi di riferimento ed i comportamenti nelle professioni sanitarie. L’Autore ritiene che i mezzi idonei per qualificare il servizio al paziente e mantenere un alto livello di professionalità degli operatori siano tanto gli strumenti tecnico-scientifici quanto quelli etico-culturali, proprio al fine di una migliore soddisfazione della domanda di salute. Si discute inoltre sulle finalità della professione sanitaria e sulla qualità della vita, quest’ultima intimamente connessa al concetto di salute. Nella professionalità sanitaria sono distinte quattro parti: fisica, psichica, conoscitiva e volitiva e si indicano alcuni riferimenti per migliorarla. Riguardo poi all’atto professionale, questo è da considerare adeguato laddove libero e responsabile, ed ancora l’approccio olistico al malato è ritenuto il più proficuo, anche per lo specialista. Si tratta, poi, dello sviluppo della medicina specialistica e dell’attuale validità delle “discipline madri” (medicina interna e chirurgia generale) individuandosi altresì i requisiti che qualificano sia le strutture sanitarie sia la condotta degli operatori sanitari. Per l’aspetto sociale della medicina si accenna ai principi che dovrebbero regolare la sanità, in cui la salute non deve mai diventare merce di scambio. Infine si ribadisce l’essenzialità del rapporto fiduciario tra paziente ed operatore sanitario; in esso andrebbero privilegiati, oltre che la competenza del curante, anche la conoscenza umana ed il rispetto del malato nella sua ontologica unità somatica, psichica e spirituale. Sono riportati peraltro alcuni riferimenti legali ed etico-deontologici che dovrebbero guidare i comportamenti degli operatori sanitari.
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Bianchini, Sara. « Kant e la Rivoluzione Francese : liberali e/o reazionari fra passione e storia ». Argumentos - Revista de Filosofia, no 22 (18 novembre 2019) : 72–90. http://dx.doi.org/10.36517/argumentos.22.7.

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L’articolo nasce dal tentativo di trovare una connessione all’interno di parte della filosofia kantiana fra i tre termini di “passione”, “storia” e “Rivoluzione” (soprattutto francese). La sua intenzione fondamentale è quella di rispondere alle seguenti domande: che ruolo hanno le passioni nel sorgere della storia? E quale significato ha rappresentato la Rivoluzione Francese nel corso delle vicende umane? La ricerca si è occupata principalmente del commento di alcune delle nove tesi del testo kantiano Idea di una storia universale dal punto di vista cosmopolitico ma si è basata anche su altri testi del filosofo di Könisberg, quali Il conflitto delle Facoltà ed i Principi metafisici della dottrina del diritto. Essa si è articolata intorno ai seguenti punti: il ruolo della socievole insocievolezza nel far nascere la società e dunque la storia, il ruolo del popolo nel determinare la storia, la posizione kantiana a favore e poi contro la Rivoluzione Francese. Cercando di determinare se si possa mantenere una linea di sostanziale continuità, nonostante le differenze, nel pensiero kantiano sulla Rivoluzione Francese espresso nei testi sopracitati, l’articolo s’interroga anche sul rapporto fra procedere della ragione nella ricerca della conoscenza e della crescita morale, e filosofia della storia (ragionando particolarmente sul confronto fra l’idea di “fine” della storia e l’uso della ragione, un confronto mediato dal concetto di “organizzazione”).
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Bompiani, A. « Riflessioni etiche sulla produzione e commercializzazione di organismi animali e vegetali geneticamente modificati ». Medicina e Morale 49, no 3 (30 juin 2000) : 449–504. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.781.

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Résumé :
L’Autore esamina sotto l’aspetto etico il vasto dibattito in corso sulle biotecnologie, riferendosi in particolare agli organismi geneticamente modificati. L’Autore approfondisce l’attuale concorso delle biotecnologie allo sviluppo umano, soffermandosi sull’eticità della “manipolazione” della natura vivente secondo una visione antropocentrica moderata, nella adeguata tutela della biodiversità ambientale e di un sufficiente grado di benessere animale. L’articolo si sofferma poi sui “rischi”, che costituisce una delle principali domande etiche maggiormente avvertite dall’opinione pubblica. Riconoscendo la difficoltà attuale di una valutazione epidemiologica precisa del “rischio” derivante dall’uso di alimenti geneticamente modificati attualmente commercializzati per la salute umana, lo studio si conclude affermando che è necessario: 1. Promuovere una maggiore informazione pubblica sui temi complessi delle biotecnologie e degli organismi geneticamente modificati; 2. Sostenere il criterio della valutazione scientifica del rischio, adottando peraltro il “principio di precauzione” (che tuttavia va meglio specificato in senso giuridico nelle applicazioni biotecnologiche); 3. Prevedere uno sviluppo di armonici rapporti fra i diversi settori interessati dalle biotecnologie (produttori, università per le attività di ricerche e formazione, consumatori, etc.), anche mediante l’assunzione dei criteri di massima “trasparenza” e di facoltà di scelta; 4. Assicurare a tutti i popoli della terra i benefici che possono derivare dalle applicazioni biotecnologiche.
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Tinti, Maria Rosa, et Graziano Valent. « L'arte della formazione in psichiatria ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 1 (avril 2022) : 47–75. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2022-001003.

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Résumé :
Parlare di formazione in ambito psichiatrico significa affrontare un insieme di questioni che riguardano l'identità della psichiatria come espressione di un sapere e di una pratica che si riferiscono all'uomo, precisamente all'uomo che soffre. In altre parole, una riflessione sui contenuti e i principi metodologici che si ritengono idonei a formare gli operatori chiama in causa la domanda su quale sia la prima vocazione della psichiatria, quali siano, o debbano essere, i suoi presupposti e i suoi scopi. C'è da chiedersi anzitutto se l'oggetto di studio e di intervento di questa disciplina sia tale da giustificare la sua collocazione nel campo della medicina; se il compito della psichiatria si esaurisca nell'esercizio della competenza clinica o se non debba contemplare una responsabilità di carattere etico e politico, nel senso di una tensione a includere nel proprio campo d'azione e di ricerca il rapporto tra follia e normalità, tra le forme di cura della sofferenza mentale e i linguaggi di una cultura della salute mentale. Senza alcuna intenzione di fissare dei limiti a un discorso che necessita di rimanere aperto e fluente, si vuole riflettere sulle potenzialità della formazione intesa come esperienza di trasformazione che coinvolge il singolo operatore e l'intero gruppo curante. Partendo dalla domanda sul destino della psichiatria al cospetto delle sfide congenite alla relazione con la follia, la riflessione interroga il valore di un dialogo con la filosofia per uscire dal recinto angusto della clinica e restituire alla psichiatria il senso originario di un punto di vista privilegiato sull'essere umano. In ultimo, viene data testimonianza di un'esperienza di ricerca e formazione connaturata alla pratica terapeutica, quella che negli anni Novanta ha preso corpo dall'incontro tra la psichiatria di matrice basagliana del Centro di salute mentale di Orzinuovi e l'originale filosofia dialettica di Italo Valent.
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Ronfani, Paola. « Alcune riflessioni sulla responsabilitŕ genitoriale. Enunciati del diritto, rappresentazioni normative e pratiche sociali ». SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no 1 (juillet 2010) : 7–37. http://dx.doi.org/10.3280/sd2010-001001.

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Responsabilitŕ genitoriale - Diritto europeo - Cultura giuridica - Politiche sociali - Pratiche familiari. Giŕ da alcuni anni, nell'ambito del processo di integrazione europea, č in corso il tentativo di armonizzare la regolazione giuridica delle relazioni familiari. Fra i principi unificanti delle varie legislazioni ha assunto una posizione privilegiata il concetto di responsabilitŕ genitoriale, che č molto complesso e, sotto alcuni aspetti, anche ambiguo se si riflette, come si cerca di fare nell'articolo, sulle diverse implicazioni che questa nozione ha con saperi diversi da quello giuridico (filosofia, morale, psicologia, sociologia, scienza dell'educazione). In particolare, si evidenzia come nelle rappresentazioni oggi piů accreditate della responsabilitŕ dei genitori abbia assunto un'importanza rilevante la dimensione della cura e si analizza, in prospettiva critica, la convinzione che si č andata diffondendo nell'ambito delle scienze sociali e politiche, e che č stata recepita nelle azioni di gran parte dei governi, che l'indebolimento del legame sociale sia primieramente imputabile ad una insufficiente assunzione di responsabilitŕ dei genitori nei loro compiti educativi e disciplinari verso i figli. La responsabilitŕ genitoriale viene esaminata anche nella sua dimensione di pratica sociale che si presta ad essere considerata come un esempio emblematico del "diritto vivente". Sotto quest'aspetto, assumono un rilievo particolare le forme di genitorialitŕ, sociali o addizionali, delle famiglie ricomposte e omogenitoriali, che pongono i legislatori dinnanzi a domande che toccano lo statuto della filiazione.
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Michelacci, Lara. « modello per Pirandello : Capuana e gli spiriti ». Revista de Italianística, no 37 (30 décembre 2018) : 66–77. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-8281.v0i37p66-77.

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Résumé :
Il saggio analizza l’influenza di Capuana sull’opera di Luigi Pirandello. Dalle riflessioni sullo spiritismo, e dalle esperienze mediatiche: di scrittura automatica, Capuana elabora la teoria dell’allucinazione artistica e proclama il principio di un’arte che crea personaggi vivi, capaci di agire nella realtà come esseri autonomi. Tra il 1904 e il 1915, il giovane Pirandello raccoglierà alcuni spunti di quelle riflessioni, com’è evidente ne Il Fu Mattia Pascal, per la scena della seduta spiritica, e soprattutto nel racconto Personaggi e poi in Sei personaggi in cerca d’autore. Il mistero della perce- zione sensibile è il nodo comune dei due scrittori siciliani che, alle soglie del Novecen- to, sembrano passarsi il testimone sulle domande relative al principio della duplicità dell’essere.
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Tambone, Vittoradolfo, et Giampaolo Ghilardi. « Metafisica dello zigote / Embryo’s metaphysics ». Medicina e Morale 67, no 6 (25 janvier 2019) : 653–76. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2018.561.

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Résumé :
Il lavoro prende in considerazione gli aspetti teologici e filosofici dello statuto metafisico dell’embrione umano. Dapprima si analizzano le fonti magisteriali e teologiche del tema, cercando di dare risposta alla domanda sull’origine morale della questione. Si delinea quindi il profilo epistemologico del problema, analizzando l’aspetto ontologico del tema e volendo dare risposta alla domanda cosa/chi sia l’embrione. Per fare questo si sviluppano due vie investigative parallele: si valutano gli impliciti filosofico-teoretici che hanno determinato la storia del dibattito; si analizzano le caratteristiche biologiche dell’embrione inerenti alla sua trasformazione seguendo tre direttrici. I “Lo zigote si trasforma”; II “segue indicazioni interne (che dà a se stesso); III “l’appartenenza alla specie parentale”. Si studiano dunque i principi metafisici del mutamento di cui lo zigote è protagonista; l’entelechia che viene oggi riscontrata a mezzo delle nuove conoscenze biologiche disponibili in letteratura; il profilo genetico che ci permette di sviluppare nuove considerazioni sull’appartenenza di specie oltre a quelle sull’individualità. ---------- This work takes into account the theological and philosophical perspectives related to the Embryo’s Metaphysics. Therefore, we firstly outline the magisterial sources of the theme, aiming to give an answer to the issue on the moral origin of the question. We outline then the epistemological side of the problem, analyzing the ontology of embryo and therefore trying to answer the question: what/who is the embryo. In order to achieve this goal, we follow two pathways: we look at the theoretical and philosophical roots of the debate on the embryo’s status; we study embryo’s biology inherent her transformation along three main directions. I) Embryo transforms herself; II) Embryo follows internal directions she gives herself; III) Embryo performs this task according to her species. In the end, we study the metaphysical principles of movement according to the kinematic nature of the embryo together with her entelechy and the genetic profile, which allow us to shed new light on embryo’s species and individuality.
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Borek, Dariusz. « Uprawnienia i obowiązki ordynariusza w początkowej fazie wymiaru kar (kann. 1341-1342) ». Prawo Kanoniczne 50, no 3-4 (20 décembre 2007) : 255–90. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2007.50.3-4.08.

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Résumé :
In questo articolo vengono analizzati i canoni 1341 e 1342 del CIC/1983. Lanalisi viene fatta alla luce dell’attuale interpretazione dottrinale in materia della giusta applicazione delle pene. Canoni sottoposti all’analisi riguardano le competenze e gli obblighi del Ordinario nella fase iniziale dell'applicazine delle pene ecclesiastiche. Si tratta del momento molto importante nel iter dell’applicazione delle pene, e cioè della possibilità e necessità di iniziare il processo penale canonico e scelta del modo di procedere: giudiziale o amministrativo. La prima parte dell’articolo l’autore ha dedicato alla problematica del delitto canonico, della possibilità e della necessità del processo penale canonico. Ordinario prima di avviare vero processo penale (o quello in via giudiziale oppure quello in via amministrativa) deve avere la notizia almeno probabile del delitto. Non basta la notizia di qualsiasi violazione, ma è necessario che il comportamento denunciato sia incluso tra i delitti previsti nel diritto canonico. Soltanto così si può passare all’avvio del primo passo del processo e cioè all’indagine previa. Terminata questa si deve rispondere alle domande se il processo canonico è possibile e se questo processo è anche necessario. Può darsi, che, a causa della prescrizione dell’azione criminale, il processo non sarà possibile anche se ci fossero certe prove del delitto. A quanto pare una eccezione troviamo al riguardo dei delitti riservati alia Congregazine per la Dottrina della Fede. Secondo la concessione data dal Sommo Pontefice nel 2002 i delicta graviores, anche se sono passati in prescrizione, possono essere ripresi sulla fonadata petizione dei vescovi interessati. Alla luce della disposizione del can. 1341 si può dire che applicazione delle pene in Ecclesia diventa extrema ratio, e cioè la via che si puo intraprendere soltanto, quando l’autorità ha fatto inutilmente rifferimento ad altri mezzi di carattere pastorale. Un’altro punto dell’articolo viene dedicato all’analisi delle disposizioni che bisogna tenere conto nel momento della scelta della via giudiziale o amministrativa per applicare le pene. Seguendo le disposizioni del can. 1342 si deve notare che la via giudiziale dell’applicazione delle pene ecclesiastiche è la via normale ed obbligatoria. Ordinario per principio è obbligato di scegliere questo modo di procedere, inoltre la via giudiziale è obbligatoria per l’applicazione delle pene espiatorie perpetue. Obbligo di scegliere la via giudiziale potrebbe risultare anche dalla legge o precetto che vietano l’applicazione delle pene tramite la via amministrativa. Invece la via amministrativa è possibile da scegliere soltanto sotto la condizione, e cioè soltanto nel caso se ci fossero le giuste cause che si opponessro alla via giudiziale. Fermo restando però divieto di scegliere la via amministrativa nel caso diapplicazione delle pene espiatorie perpetue, come pure del divieto previsto nella legge o nel precetto. Come si può vedere dall’analisi dei elementi specifici del processo giudiziale e quello amministrativo, sia l’uno che l’altro possiede i strumnenti neccessari per garantire, che la pena diventi veramente l’applicazione di quello che e veramente „iustum et bonum” in caso concreto. Bisogna notare però che il processo in via giudiziale (grazie alla sua struttura) offre più garanzie per salvaguardare i diritti delle persone e per arrivare alla verità oggetiva. Invece il processo in via amministrativa (grazie alla procedura meno complessa) diventa più breve, più spedito e quindi non sottoposto troppo facilmente alla diffusione, e quindi sembra meglio garantire la salvaguardia di buona fama della persona giudicata.
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Breggia, Luciana. « L'efficienza (in)significante ». QUESTIONE GIUSTIZIA, no 1 (mars 2012) : 153–70. http://dx.doi.org/10.3280/qg2012-001008.

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1. Efficienza e principio di proporzionalitŕ2. Domande essenziali sull'efficienza3. Gli interventi statali per l'efficienza4. Le "leggi manifesto"5. L'efficienza e la giurisprudenza della Corte di cassazione6. La risorsa del tempo7. Il punto di vista degli Osservatori8. Le buone prassi secondo gli Osservatori9. I progetti sull'organizzazione10. Il benessere organizzativo11. Il ruolo dei dirigenti12. Progetti locali e modelli condivisi13. L'efficienza (in)significante.
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Skapinakis, Petros, et Glyn Lewis. « Epidemiology in community psychiatric research : common uses and methodological issues ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, no 1 (mars 2001) : 18–26. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008502.

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RIASSUNTOScopo – I principi epidemiologici sono alia base di molte ricerche mediche, in particolare di quelle concernenti la pianificazione e la valutazione dei servizi sanitari, comprese le ricerche di psichiatria sociale e di comunità. Scopo di questo lavoro è quello di effettuare una revisione relativa ad alcune comuni utilizzazioni dell'epidemiologia nelle ricerche di psichiatria di comunità e di discutere alcune questioni metodologiche che si presentano frequentemente nelle ricerche epidemiologiche relative ai setting comunitari. Metodo – Questa è una review della letteratura rilevante e delle ricerche in corso nel Dipartimento di Psicologia Medica dell'Università del Galles, Facoltà di Medicina. Risultati – Tra le varie utilizzazioni dell'epidemiologia nella sanità, quattro sono particolarmente rilevanti nei setting comunitari: l'accertamento dei bisogni di salute mentale della popolazione (vengono descritti quattro approcci: la raccolta di dati di routine, rilevamento dei pazienti esistenti, il rilevamento nella popolazione generale ed i modelli statistici), l'identificazione dei fattori di rischio della malattia, il contributo della prevenzione e la valutazione dell'efficacia clinica degli interventi di cura. Le questioni metodologiche più importanti includono l'inferenza di tipo causale, che in epidemiologia comporta la spiegazione dell'associazione tra esposizione e malattia (caso, bias, fattori confondenti, causalità inversa e causalità), la questione dei fattori confondenti e come tener conto di essi e questioni che sorgono nel contesto di specifici disegni di studio. Conclusioni – L'epidemiologia à divenuta un insieme di metodi utilizzati per rispondere ad un ampio settore di domande cliniche. La ricerca basata sulla popolazione è una parte senziale della ricerca clinica, ma le conoscenze epidemiologiche sono necessarie ai clinici per valutare e interpretare la letteratura scientifica.
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Volpi, Irene. « Il Corpus Rhythmorum Musicum Opportunità e prospettive di una edizione critica digitale ». Revista de Poética Medieval 33 (31 décembre 2019) : 99–120. http://dx.doi.org/10.37536/rpm.2019.33.0.69092.

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Il Corpus Rhythmorm Musicum (CRM) è un progetto ideato da Francesco Stella, che dà edizione critica dei rhytmhi – poesie latine medievali basate su un principio sillabico e accentuativo – che siano prodotti dal quarto al nono secolo e provvisti di almeno una melodia attestata nella tradizione manoscritta. A seguito della pubblicazione del primo volume e del CD-ROM (Firenze, SISMEL, Edizioni Del Galluzzo, 2007), contenenti canti di tradizione non liturgica, Luigi Tessarolo ha riprogrammato il database per il web nel 2011. Nel database, liberamente accessibile online (<http://www.corimu.unisi.it/>), per ogni rhythmus, oltre all’edizione digitale di poesie e musiche (curate da S. Barrett), è possibile visualizzare: tutti i manoscritti collazionati e le loro descrizioni; le trascrizioni di poesie e melodie nei diversi testimoni (insieme a quelle alfanumeriche e alle esecuzioni musicali dirette da G. Baroffio, curatore del reperimento delle trascrizioni moderne); le schede con il profilo storico, letterario ed ecdotico, quelle su versi e lingua. Da esse derivano le tavole linguistiche di C. Cenni, F. Sivo, P. Stoppacci e le statistiche lessicali, un repertorio delle forme ritmiche curato da E. D’Angelo e C. Pérez González e un menù di ricerca che permette di porre domande complesse al database. Si presentano in questa sede le possibilità d’analisi offerte dal CRM e si indaga sul ruolo svolto dall’elemento melodico nella formazione di questi componimenti. S’indicano, infine, alcuni studi sorti grazie al database, nonché i progetti in corso: l’edizione dei rhythmi computistici – su calendario, astronomia e metodo per calcolare la data della Pasqua – e gli inni ritmici.
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Miotto Altomare, Gianni, et Martino Beltrani. « La scuola dell’infanzia nel canton Ticino : sviluppi storici et modelli pedagogici ». Swiss Journal of Educational Research 25, no 2 (1 septembre 2003) : 211–34. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.25.2.4661.

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Dopo aver attraversato nel suo sviluppo storico tutti i diversi modelli che hanno accompagnato l’evoluzione delle strutture pedagogiche destinate alla seconda infanzia (l’asilo infantile, il Kindergarten, la Casa dei bambini montessoriana, la scuola materna), l’educazione prescolastica del Cantone Ticino, negli ultimi decenni, si è progressivamente avvicinata a una nuova visione del proprio compito educativo che ha poi assunto forma compiuta negli Orientamenti programmatici del 2000 che dettano i principi generali di quella che si è voluta denominare Scuola dell’infanzia.Si tratta di una visione dell’educazione del bambino contrassegnata da un organico itinerario di apprendimento che tenta di armonizzare i tratti caratterizzanti più positivi dei precedenti modelli per fornire risposte idonee ai bisogni di crescita del bambino nei diversi ambiti educativi della corporeità, della comunicazione verbale e non verbale, della vita affettiva e della sfera cognitiva. Partendo da alcune domande-chiave l’articolo ricostruisce i diversi passaggi attraverso i quali ha preso forma l’attuale struttura dell’educazione infantile per la fa-scia di età dai tre ai sei anni. Vengono pertanto esaminati i punti di forza e i meriti, mettendone, nel contempo, in evidenza i risvolti problematici su cui, alla ricerca di un migliore assetto, vale la pena di chinarsi ancora a riflettere. I punti specifici di osservazione qui assunti concernono la capacità di rispondere ai bisogni del bambino, il rapporto in cui la scuola dell’infanzia sa porsi rispetto alle richieste sociali, le coordinate pedagogiche di riferimento, la capacità istituzionale di porre il corpo docente in sintonia con i traguardi educativi che esso è chiamato a realizzare, la continuità educativa tra la scuola dell’infanzia e la scuola elementare.
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De Paula, Ignacio Carrasco. « Il concetto di persona e la sua rilevanza assiologica : i principi della bioetica personalista ». Medicina e Morale 53, no 2 (30 avril 2004) : 265–78. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.643.

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Résumé :
La Bioetica personalista è una riflessione che affronta le questioni etiche riguardanti la vita umana da una prospettiva che riconosce l’essere e la dignità della persona come valori assoluti, e, di conseguenza, pone come primum principium il rispetto incondizionato della loro inviolabilità e la tutela della loro libera espressione, in primis sul versante dei diritti umani. Nella prospettiva personalista il bonum, cioè il valore ultimo che misura l’agire morale, viene inteso come promozione dell’essere e della preziosità o dignità della persona in quanto persona. Il credente, sia esso un moralista, un filosofo, un bioeticista, o quant’altro, si trova a suo agio quando la sua mente percorre le vie della persona; egli, in altre parole, si sente particolarmente agevolato, similmente al pellegrino che dopo aver battuto sentieri impervi e sconosciuti, ritrova le strade familiari della sua casa. Nella dimora della persona, fede e ragione verificano la propria identità e forza, libere da patteggiamenti o da innaturali rinunce ai propri doveri e diritti; una morale personalista intesa come una sintesi organica e rigorosa è un desiderio che ancora si deve realizzare. Una Bioetica personalista dovrebbe, ad esempio, concedere maggiore spazio alla domanda propriamente etica, cioè se e perché l’embrione deve essere trattato come un qualsiasi essere umano, anche senza esplicitare il problema ontologico. Tre fondamentali ragioni possiamo addurre a fondamento della dimostrazione del primato valoriale della persona. La prima ragione è contenuta nella nota affermazione di S. Tommaso: “persona significat id quod est perfectissimum in tota natura, scilicet subsistens in rationali natura”. La dignità della persona trova qui un sostegno fortemente ontologico: chi è massimamente perfetto non può non essere riconosciuto e rispettato semper et pro semper, in ogni circostanza di tempo e di luogo, cioè in modo assoluto. Nessun valore creato - neanche il superamento di tutte le malattie e sofferenze - può reggere al confronto del valore di ogni singola persona. La seconda ragione fondativa è merito di I. Kant ed in fondo può essere interpretata come una applicazione della tesi di Tommaso d’Aquino: l’essere perfettissimum in tota natura resiste a qualsiasi tentativo di abbassarlo alla condizione di semplice strumento. Come dice il filosofo tedesco nel famoso paragrafo dei Fondamenti della metafisica dei costumi, la persona impone l’imperativo categorico di agire in modo da trattare l’umanità, in te e negli altri, sempre come fine e mai soltanto come mezzo. Infine, la terza ragione proviene da un brano molto noto, come i due precedenti, anche se poco utilizzato in ambito bioetico, forse per l’evidente contenuto teologico. Ci si riferisce alla definizione antropologica del documento conciliare Gaudium et spes che indica l’uomo come “la sola creatura in terra che Iddio abbia voluto per se stessa”.
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Binetti, Paola. « Etica della relazione terapeutica in psichiatria ». Medicina e Morale 49, no 1 (28 février 2000) : 85–102. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.751.

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Résumé :
L’etica pone alla psichiatria una serie di interrogativi molto precisi, che possono essere sintetizzati in una triade così strutturata definizione del quadro antropologico di riferimento: identificazione dei criteri di qualità della relazione terapeutica; consapevolezza che il contesto in cui il paziente inserito è contestualmente fattore di sofferenza e risorsa irrinunciabile. Le tre domande rispondono ad un’ottica multifocale che assume di volta in volta come punto di vista privilegiato Chi è il paziente; il Chi siamo del rapporto medico paziente; il Chi sono del contesto socio-familiare. Dalla conoscenza e dal rispetto reciproco scaturiscono modelli decisionali eticamente accettabili perché centrati su di una comune tensione verso il bene reciproco. Il rischio della manipolazione nella relazione terapeutica in psichiatria è però costantemente in agguato e scaturisce dalla sostanziale diffidenza nelle capacità dell’altro, sia sul piano della comprensione degli eventi che su quello della loro corretta gestione. Verità ed errore in psichiatria vanno analizzati nella concretezza delle situazioni individuali e vanno collocati nell’ottica della gradualità e della progressività con cui l’uomo si accosta alla conoscenza, sempre attraverso tentativi ed errori. Un aspetto etico irrinunciabile nella relazione in psichiatria è quello che permette al soggetto malato di potersi esprimere con piena autenticità, evitando sostituzioni indebite si da parte dei familiari che del personale sanitario. L’autenticità come espressione singolare della propria identità, accettata da sé stesso e sa chi prede incarico la sua sofferenza è un fattore terapeutico dei più importanti ed efficaci. Una decisione per essere eticamente valida deve essere presa in piena libertà e nel pieno rispetto della coscienza soggettiva, per questo è essenziale l’aiuto offerto al paziente perché esprima le sue scelte e gradatamente ne comprenda la rilevanza attraverso le conseguenze operative. La libertà nella relazione con il paziente psichiatrico va sempre intesa come una conquista continua, che lo psichiatra presidia senza manipolazioni falsificazionistiche. Il problema del rapporto tra eticità come responsabilità personale ed oggettività come referente normativo universale si chiarisce solo se ci si pone nell’ottica dei diritti umani: diritto a conoscere la verità, diritto a formulare scelte coerenti, diritto a ricevere l’aiuto necessario a riscattare la propria libertà da condizionamenti di vario tipo e genere. Ossia assumendo il principio della autonomia personale come fondamento della relazione di aiuto psico-terapeutico, anche quando l’autonomia presente come diritto va sostenuta fino al punto di acquisizione come altro nome quello della responsabilità verso sé stesso e verso gli altri.
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Howe, Martin. « Reflections on the Italian Law for the Protection of Competition and the Market ». Journal of Public Finance and Public Choice 8, no 2 (1 octobre 1990) : 135–45. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345081.

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Abstract La nuova legge italiana per la protezione della concorrenza e del mercato è oggetto di grande interesse nel Regno Unito, a motivo dell’intenzione del governo di modificare il sistema britannico di regolamentazione della concorrenza, soprattutto per quanto riguarda i cartelli.La nuova legge deve ancora essere presentata, ma un libro bianco è stato preparato dal governo.La necessità di cambiare la legislazione al riguardo è emersa, in parte, perché essa è piuttosto antica (la prima legge è del 1948) e per vari aspetti inefficace, ed in parte per la difficoltà di conciliarla con la regolamentazione comunitaria.L’industria britannica teme che la diversità tra sistema nazionale e sistema comunitario di tutela della concorrenza possa tradursi in procedure concorrenti e con risultati discordanti, cosa che metterebbe in svantaggio le imprese britanniche rispetto a quelle degli altri partners comunitari.È rimarchevole il fatto che la legge italiana sia non soltanto modellata sulla base della legge comunitaria, ma che essa affermi che la legge nazionale non sarà applicata quando la Comunità europea abbia giurisdizione.Nel Regno Unito, invece, si insiste sulla possibilità di compiere indagini a livello nazionale, pur accettando il primato della legislazione comunitaria, in caso di contrasto. Si ammette che pratiche o accordi vietati dalla Commissione non possono essere consentiti, ma si sostiene che possono essere vietati, a livello nazionale, accordi e pratiche ammessi a livello comunitario.Peraltro, l’apparentemente chiara distinzione contenuta nella legge italiana tra i compiti della legislazione nazionale e quelli della legislazione comunitaria rischia di venir meno tutte le volte che i due ordinamenti interpreteranno le leggi in modo diverso. Questa possibility era stata alla base dell’opposizione del Regno Unito al conferimento alla Commissione europea della giurisdizione esclusiva per le fusioni di «dimensione comunitaria».Il sistema britannico è basato sul concetto di «interesse pubblico», che è per sua natura impreciso, anche se esso viene applicato in modo pragmatico e flessibile, cosa da non sottovalutare se si tiene conto del fatto che in questo campo le opinioni convenzionalmente accolte possono cambiare.Vi sono tuttavia numerosi vantaggi in un sistema che, come quello italiano, è basato su proibizioni, e di essi tiene conto il libro bianco governativo: dà messaggi più chiari alle industrie su cosa sia consentito, conferisce poteri investigativi più precisi all’Autorità della concorrenza e può anche stabilire sanzioni per comportamenti illegali, con possibili effetti deterrenti.L’Autorità italiana dovrebbe dare assoluta priorità alla eliminazione degli accordi decisamente anti-concorrenziali, come quelli diretti alla fissazione dei prezzi, alle domande ed offerte concordate, ed alla suddivisione del mercato. Si tratta di accordi che hanno raramente una giustificazione di carattere efficientistico o di altra natura.I cartelli su cui è necessario concentrarsi sono quelli di carattere orizzontale, mentre i cartelli verticali non sembrano rilevanti, almeno di regola. Pertanto, l’avere inserito anche i cartelli verticali nella legislazione italiana (conformemente a quella europea) complica molto il lavoro dell’Autorità (a motivo dell’intenso lavoro burocratico che ne conseguira) senza effettivamente contribuire alla tutela della concorrenza, che potrebbe in questo caso avvenire attraverso il ricorso alla categoria dell’abuso di posizione dominante.Per quanto riguarda le concentrazioni, sebbene quelle orizzontali siano il modo più semplice mediante cui si può giungere all’abuso di posizione dominante, bisogna riconoscere che esse costituiscono una parte molto controversa della politica della concorrenza. Vi è il problema di stabilire le dimensioni della concentrazione da sottoporre a controllo, nonché quello della prevalenza di altre considerazioni, attinenti, per esempio, alla promozione dello sviluppo regionale, rispetto ai principii della concorrenza.A proposito delle concentrazioni, bisogna distinguere il caso in cui le attività in questione siano esposte alla concorrenza internazionale da quello in cui non lo siano. In quest’ultimo caso, gli effetti delle concentrazioni devono essere esaminati con attenzione maggiore, per verificare se possano aver luogo benefici sotto il profilo di una maggiore efficienza o sotto altri aspetti. Si tratta, comunque, di valutazioni molto complesse, che non possono risolversi con una semplice formula circa il tasso di concentrazione.La repressione dell’abuso di posizione dominante è indubbiamente una parte essenziale della legislazione per la tutela della concorrenza. Tale è quindi anche nel Regno Unito, dove peraltro l’inesistenza di proibizioni rende difficile ottenere effetti deterrenti. Peraltro, un limite all’accoglimento del sistema previsto dall’art. 86 del Trattato CEE (così come del corrispondente articolo 3 della legge italiana) è costituito dalla difficoltà di definire l’«impresa dominante” e, ancor più, l’«abuso», con la conseguenza che si rischia di rendere ancora più difficile la vita delle imprese, che si troverebbero di fronte al divieto di compiere atti «illegali” che non sono precisamente definiti.Sebbene siano state numerose nel Regno Unito le indagini in materia di abuso di posizione dominante, nella maggior parte dei casi esse hanno condotto alla conclusione della loro infondatezza. È probabile che l’Autorità italiana abbia esperienze analoghe.Per quanto possano essere diverse, da Paese a Paese, le leggi sulla concorrenza e gli stessi ordinamenti, nonché i sistemi economici e sociali, è sorprendente la somiglianza tra i problemi che le autorità responsabili della tutela della concorrenza si trovano di fronte.
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Biorcio, Roberto, et Paolo Natale. « LA MOBILITÀ ELETTORALE DEGLI ANNI OTTANTA ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no 3 (décembre 1989) : 385–430. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008649.

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IntroduzioneLo studio della mobilità elettorale si ricollega per diversi aspetti al dibattito sulle tendenze generali del mercato elettorale in Italia e alla problematica legata ai tipi di voto. Lo studio delle forme che può assumere la mobilità elettorale costituisce però, a nostro avviso, un tema dotato comunque di una sua autonoma specificità. Le forme che assume il passaggio da una scelta di voto ad un'altra dipendono sia dalle modifiche di posizionamento dei partiti nell'ambito della competizione elettorale, sia dalle modalità secondo cui i cittadini-elettori si rapportano ad essi e, più in generale, vivono il proprio rapporto con la sfera politica e le istituzioni.Si possono individuare nella scelta dell'elettore diverse componenti analitiche (cfr. Parisi e Pasquino 1977; Pizzorno 1983 e 1986, Mannheimer e Sani 1987), riconducibili, a nostro avviso, ad alcune peculiari logiche motivazionali. Si può cogliere anzitutto unalogica dell'identificazione,secondo cui l'elettore esprime adesione e solidarietà rispetto a qualche tipo di identità collettiva che ritiene rappresentata in una delle proposte di voto in competizione. Le identità collettive che costituiscono il referente necessario per questo tipo di logica motivazionale possono essere già presenti nella società — e semplicemente trascritte o trascrivibili in una delle possibili opzioni di voto — oppure essere costituite dal «discorso identificante» dei politici (Pizzorno 1983). Oppure ancora essere una combinazione di entrambe queste possibilità. Si può poi riconoscere nell'elettore l'esistenza di unalogica dell'utilità(o della razionalità strumentale rispetto allo scopo), quando il voto appare finalizzato a favorire (oppure ad ostacolare) tendenze politiche e/o provvedimenti specifici, in base ad un proprio calcolo degli interessi. Insieme a queste due, si può considerare una terza componente analitica nel comportamento elettorale — definibile comelogica della protesta— che esprime motivazioni prevalentemente «in negativo» rispetto al voto o rispetto al tradizionale sistema dei partiti; questa logica emerge quando i partiti esistenti non riescono a suscitare sufficiente identificazione nell'elettore, né a rappresentarne le domande sociali. La logica della protesta si può esprimere non solo con l'astensionismo (attivo o passivo), ma anche con il voto per alcuni dei «nuovi partiti» formatisi negli anni settanta e ottanta come espressione di diverse forme di protesta politica o sociale.È evidente che queste diverse logiche motivazionali possono coesistere nello stesso atto di scelta, con un peso che può variare in base alle caratteristiche dell'elettore, alla congiuntura politico-sociale e al tipo di elezione. Quello che interessa al nostro studio è la relazione fra queste logiche di voto ed i processi di mobilità elettorale: come il peso specifico delle diverse logiche motivazionali può fare variare siale probabilitàdi mutamento delle precedenti scelte di voto, siale formeed ilsensoche questo mutamento può assumere.La logica della identificazione — declinata nelle forme più diverse — costituisce ovviamente la base della fedeltà elettorale di partito o, almeno, di «area politica». Per gli elettori che nel voto esprimono soprattutto una esigenza di identificazione, la probabilità di mutamenti è ridotta, e l'abbandono delle precedenti scelte assume un carattere «traumatico», che si può leggere come segno di un generale processo di ri-orientamento politico-esistenziale. Il passaggio diretto ed immediato da una identificazione ad un'altra è un evento che si verifica raramente. Gli elettori che scelgono di non votare più per un partito in cui si erano identificati sperimentano una fase di relativa incertezza, nella quale possono acquistare maggior peso, almeno transitoriamente, le logiche della protesta o quelle del calcolo delle utilità.La logica della utilità si esprime in un «calcolo dei vantaggi» che si può riferire tanto a interessi individuali e particolaristici (voto clientelare), quanto a quelli di gruppo o di categoria, fino ad assumere come riferimento interessi più generali (voto di opinione). Il calcolo dei vantaggi di ogni scelta di voto è funzione delle caratteristiche specifiche e congiunturali delle diverse scadenze elettorali. Ci si può aspettare che quanto più pesa, nella scelta del singolo elettore, la logica della utilità, tanto più sono probabili, almeno in linea di principio, i cambiamenti delle opzioni di voto.Anche la logica della protesta, se non è accompagnata da forte identificazione in un partito vissuto come rappresentante significativo della protesta sociale, fornisce un notevole contributo alla instabilità elettorale: in questo caso è l'atto stesso di abbandono delle precedenti scelte partitiche che diviene il veicolo più importante per l'espressione del risentimento dell'elettore.Si è rivolta l'attenzione a diversi tipi di mutamento nel comportamento elettorale, analizzando in particolare:1)i cambiamenti di voto all'interno del gruppo dei 7-8 partiti tradizionalmente presenti — nel dopoguerra — nelle competizioni elettorali: la mobilità in questo caso può essere interpretata come l'esito di un giudizio razionale sugli effetti dell'opzione elettorale sul quadro politico, o su una serie di politiche specifiche;2)i cambiamenti di voto da uno dei partiti tradizionali alla esplorazione di nuove possibilità di espressione elettorale — nella scelta di votare, ad esempio, per uno dei partiti emersi negli anni settanta ed ottanta, o per qualcuna delle liste che si caratterizzano su specificheissues(pensioni, ecologia, identità regionali, ecc.);3)il cambiamento dal voto al non voto, che può essere letto come diminuzione del livello di identificazione (visto dal lato dell'elettore) o nella capacità di mobilitazione (visto dal lato del partito) di una determinata opzione partitica;4)il ritorno dal non voto (non partecipazione alla votazione o non espressione di voto valido) al voto per una delle liste presenti nella competizione elettorale, che può dipendere dalla accresciuta capacità di suscitare mobilitazione ed identificazione da parte di una delle forze politiche presenti, oppure dalla particolare rilevanza soggettivamente attribuita ad una specifica tornata elettorale.Lo studio empirico delle forme di mobilità elettorale presenta — come è noto — particolari difficoltà, sia perché ciascuna di esse coinvolge quote limitate del corpo elettorale sia, più in generale, per l'ovvio motivo che non sono disponibili registrazioni — a livello individuale — delle scelte di voto e delle loro variazioni fra una elezione e l'altra. A causa di tali difficoltà e per ovviare ai problemi specifici di ciascuna delle tecniche di analisi, nel nostro studio sulla mobilità elettorale 1983-87 abbiamo fatto riferimento a risultati di ricerche realizzate con diversi metodi: analisi di dati raccolti tramitesurvey,analisi di dati elettorali aggregati a vari livelli, stime dei flussi elettorali in alcune città e stime di flussi a livello nazionale basate sui dati rilevati in un insieme di sezioni-campione. E nostra opinione che sia legittimo e necessario utilizzare nella ricerca i diversi metodi a disposizione, con la consapevolezza dei vantaggi e dei problemi metodologici che ciascuno di essi pone: soltanto l'attenta comparazione dei risultati ottenuti da diverse fonti può convalidare o, nel caso, porre seri interrogativi sulle ipotesi sostantive via via formulate. In questa sede il nostro interesse è rivolto ai risultati ottenuti con le diverse metodologie, più che alla discussione delle metodologie stesse, per la quale rimandiamo ad altre sedi.
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Corsi, Michele. « Il limite, il bisogno e il desiderio ». EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no 2 (novembre 2020) : 65–88. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2020oa9311.

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Résumé :
L'articolo verte sulla triade limite, bisogno e desiderio. Partendo dal riconoscimento che il limite è consustanziale all'educazione. Anzi, che il limite è la meta-regola che dovrebbe ispirare le singole regole. Per passare, poi, ad analizzare il desiderio sulla scorta di Lacan, Freud e di altri Autori. Col desiderio che è altro dal piacere e dal godimento. E con l'oggetto del desiderio che è un fantasma o un'illusione. Col bisogno, infine, che è la risposta pedagogica al desiderio, definendo uno stato di urgenza reale, connotato fisiologicamente, del soggetto. Quello stesso bisogno, riconosciuto e limitato, che è la risposta a un godimento possibile e praticabile e, ugualmente, a una domanda ben posta e articolata. Un bisogno attualizzato, per quantità e qualità, dall'educazione. Nell'ottica delle tre grandi finalità dell'educazione: libertà, autonomia e responsabilità. E con la pedagogia medesima che non legifera, ma offre strumenti per il loro corretto esercizio. In grado così, il rapporto educativo, di educare i desideri, di sottometterli al principio del piacere e, laddove questo fallisse, di riportare il tutto al principio di realtà, faro e fondamento dell'educazione.
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Vingelli, Federica. « Architettura non estrattiva. Verso un'architettura senza sfruttamento di materia, energia, popoli ». CRIOS, no 21 (novembre 2021) : 86–92. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-021008.

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È possibile immaginare un'architettura e un modello di prosperità che non dipendano dalla continua estrazione ed esaurimento di risorse ed energia? La domanda è al centro di Non Extractive Architecure, un progetto multidisciplinare curato da Space Caviar, che elabora la visione di accademici e designers sulle relazioni tra le discipline del territorio e i principi capitalistici di accumulazione, sfruttamento e consumo. La dimensione del paesaggio risulta fondamentale in questa ricca piattaforma, indagata anche attraverso l'occhio esperto del fotografo Armin Linke. Il progetto vede l'organizzazione di una mostra (a Venezia presso Palazzo delle Zattere da Marzo 2021 a Gennaio 2022) e la pubblicazione di un volume omonimo, sui cui ragiona questo breve testo. L'obiettivo è ripensare un nuovo paradigma per un' architettura che sia in grado di non gravare sull'equilibrio del pianeta e dei popoli.
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Fregonara, Elena, et Alice Barreca. « Economics for sustainability : impacts on the real estate appraisal and economic evaluation of projects ». Valori e Valutazioni 29 (janvier 2022) : 5–22. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20212903.

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Résumé :
The aim of this piece of work is to present the recent developments of the discipline of Real Estate Appraisal and Economic Evaluation of Projects in relation to Sustainable Architecture and its design. The focus is on the principles borrowed from economics and, in particular, on the transition from a linear to a circular thinking and the related impacts on estimative theories and practices. Starting from the urgency of the underlying problems, Life Cycle Thinking is recalled within which the theories of the Green Economy, the Circular Economy and, recently, the Helical Economy are developed. The reasoning then recalls some passages of disciplinary evolution to include the public, environmental and social dimension. A methodological survey follows with attention to the recent – and now almost consolidated – approaches for projects evaluation and market analysis, attributable to international energy-environmental policies. In terms of the evaluation of new construction projects or retrofitting existing assets, the transition from the financial perspective, in terms of Linear Economy, to the perspective of economic-energy-environmental sustainability, from a Circular Economy perspective, is a central point. From the point of view of market analysis, the importance of exploring the impact of sustainable architecture on the values and dynamics of supply and demand is underlined. The results of the work show that the use of life cycle valuation is essential for the reuse of resources, but also for the containment of their consumption in the production phase. The use of tools capable of jointly analyzing energy and costs could guide decision-making processes between different design options, encouraging conversion and efficiency strategies, even in contexts of weak sustainability. Obiettivo del lavoro è presentare i recenti sviluppi espressi dalla disciplina dell’Estimo e Valutazione Economica dei Progetti in relazione all’Architettura sostenibile e alla sua progettazione. L’attenzione è posta sui principi mutuati dall’Economia e, in particolare, sul passaggio dalla visione lineare alla visione circolare e i relativi impatti sulle teorie e pratiche estimative. A partire dall’urgenza dei problemi sottostanti, viene richiamato il Life Cycle Thinking in seno al quale si sviluppano le teorie dell’Economia Verde, dell’Economia Circolare e, recentemente, dell’Economia Elicoidale. Il ragionamento richiama poi alcuni passaggi dell’evoluzione disciplinare per includere la dimensione pubblica, ambientale e sociale. Segue una ricognizione metodologica con attenzione agli approcci recenti - ma ormai consolidati - per la valutazione dei progetti e per le analisi di mercato, riconducibili alle politiche internazionali in materia energetico-ambientale. Sul versante della valutazione dei progetti di nuova costruzione o di retrofit del patrimonio esistente, centralità è posta sul passaggio dalla prospettiva finanziaria, in ottica di Economia Lineare, alla prospettiva della sostenibilità economico-energetico-ambientale, in ottica di Economia Circolare. Sul versante delle analisi di mercato, è rimarcata l’importanza di esplorare l’impatto dell’architettura sostenibile sui valori e sulle dinamiche della domanda e dell’offerta. I risultati del lavoro evidenziano come l'impiego della valutazione nel ciclo di vita sia fondamentale per il riuso delle risorse, ma anche per il contenimento del loro consumo in fase produttiva. L’uso di strumenti capaci di analizzare congiuntamente l’energia e i costi potrebbe orientare i processi di decisione fra opzioni progettuali diverse, incentivando strategie di conversione e efficienza, sia pure in contesti di sostenibilità debole.
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Santirocco, Emanuele. « Io e il gruppo nel mestiere di terapeuta e formatore ». RUOLO TERAPEUTICO (IL), no 114 (mai 2010) : 41–48. http://dx.doi.org/10.3280/rt2010-114004.

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La persona si struttura attraverso le relazioni che stabilisce dal primo mi- nuto di vita in avanti. Si tratta di transazioni di una certa qualitŕ emotiva, che includono odori, colori, suoni e che vengono interiorizzate dal bambino. Sono "innesti" psichici fondamentali per la crescita. Che, curiosamente, non mobilitano difese immunitarie. Tutto questo per segnalare il tema sconfinato e anche un po' misterioso delle comunicazioni da inconscio a inconscio. Ovvero il passaggio di vissuti e contenuti emotivi da una persona all'altra, che si manifestano anche nell'esperienza clinica. Nel lavoro di terapeuta e formatore, l'autore dichiara di trovarsi spesso alle prese con i suoi tormenti emotivi, nati dall'incontro con l'altro. Che, se adeguatamente trattati, costituiscono degli strumenti potenti per capire qualcosa in piů dell'interlocutore e di sé. Inoltre aggiunge di non essere affetto da pretese definitorie tese a catalogare cosa sia terapeutico e cosa invece formativo. Le domande che si pone quando incontra l'altro, paziente o collega che sia, sono: capisco la realtŕ umana che ho davanti? Sono in grado di fornire il mio aiuto, cioč di testimoniare una presenza? I ruoli di terapeuta e formatore condividono l'intento di governare la complessitŕ alla luce di determinati principi etici. Secondo l'autore, l'individuo e la tecnica coincidono, perché ritiene che in questo tipo di mestiere la soggettivitŕ critica sia un bene di prima necessitŕ. Inoltre aggiunge che chi porta un caso clinico, indipendentemente dal fatto che sia in formazione o in supervisione, ha un nervo scoperto. Il modello formativo cui fa riferimento l'autore č quello della supervisione di gruppo. Seguono alcuni casi clinici.
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Martini, Paolo, et Franco Domenici. « Assistenza psichiatrica e monitoraggio dei servizi. Il Registro dei casi di Arezzo 1987–1990 ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 1, no 1 (avril 1992) : 29–43. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00006527.

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Résumé :
RiassuntoSono descritte, con la stessa metodologia impiegata in altre 4 aree italiane, sedi di registri psichiatrici dei casi (RPC), le caratteristiche della catchment-area, del RPC, della struttura e dei principi del Servizio di Salute Mentale di Arezzo. II monitoraggio della domanda su 4 anni evidenzia che i tassi di prevalenza annua (1537/100000 15 + ) e un giorno (714/100000 15 + ), specie per le psicosi funzionali, hanno valori vicini ai RCP europei. Con la incidenza (256/100000 15 + ), i tassi indicano un coverage e una presa in carico dei principali bisogni psicopatologici di popolazione di area. II monitoraggio dei servizi offerti evidenzia la chiusura dell'OP nel 1989 con dimissione dei lungodegenti e 1'espansione considerevole delle attivita e degli utenti in molteplici strutture e servizi a differente gradiente assistenziale, residenziali (66/100000 15 + ospitati nel 1990), diurni (205/100000 15 + utenti nel 1990), di inserimento lavorativo, domiciliari, ambulatoriali e ospedalieri, che ruotano intorno a un Centro con équipe in mobilita e aperto 24h/24 e 7 gg./7. II rapporto tra prevalenza annua non ospedaliera e ospedaliera e nel 1990 di 20:1; l'intervento precoce e alternativo consente un tasso medio di ammissioni ospedaliere di 86/100000 15 + con SPDC ma senza reparto e senza nuovi lungodegenti. II tasso di lungoassistiti (541/100000 15 + ) e il pattern di utilizzo dei servizi indicano una risposta continuativa, flessibile e integrata ad utenti per il 90% viventi nel proprio ambiente. II costo del Servizio e pari alia spesa storica dell'OP, rapportato alia popolazione e all'indice di costo ISTAT.Parole chiaveservizi psichiatrici territoriali, registri psichiatrici dei casi, utilizzazione dei servizi.SummaryThe principles, structure, Psychiatric Case Register (PCR) and catchment-area of the Community Mental Health Service (CMHS) of Arezzo are described, using the same methodology employed in 4 other Italian PCRs. The monitoring of the demand over 4 years shows that the mean year prevalence (1537/100000 15 +) and day prevalence (714/100000 15 +) rates, especially for functional psychoses, are statistically close to European PCRs. Together with incidence (256/100000 15 +), those rates indicate full coverage and response to the principal psychopathological needs of the population of the area. The monitoring of the service shows: the closure of the psychiatric hospital in 1989 with the discharging of long-stay patients; the considerable expansion of activities and the number of users in multiple structures and services, offering different degrees of care; i.e. residential (66/100000 15+ users in 1990), day-centres (205/100000 15+ users in 1990), work emplacement, domiciliary care, out and in-patients. Those services revolve around the Centre (open round the clock, 7 days a week) with a mobile crisis intervention team. The ratio between hospitalized and non-hospitalized users is 1:20, for 1990; early and alternative intervention gives an average rate of hospital admissions of 86/100000 15+ in clinical and psychiatric beds but with no psychiatric ward and no new long-stay patients. The rate of long-term patients (541/100000 15 +) and the pattern of use of the services indicate an ongoing, flexible and integrated response to users needs, 90% of whom live in their own home environment. The costs of the CMHS work out equal to the former expenses of the psychiatric hospital, in ratio to inflation and the cost of living.
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Mastroeni, Antonino, et Maria Grazia Colombo. « Assistenza psichiatrica e monitoraggio dei servizi. Il Registro dei casi di Legnano 1987-1990 ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 1, no 2 (août 1992) : 85–99. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x0000662x.

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Résumé :
RiassuntoSono descritte, con la stessa metodologia impiegata in altre aree italiane sedi di Registro Psichiatrico dei Casi (RPC), le caratteristiche della catchment-area, del RPC, della struttura e dei principi dell'Unità Operativa di Psichiatria di Legnano. II monitoraggio della domanda su 4 anni evidenzia che i tassi di prevalenza annua (530/100000 residenti adulti) e un giorno (226/100000 residenti adulti) hanno valori inferiori ai RCP europei. I tassi di incidenza (152/100000 residenti adulti) sono diminuiti nel corso dei 4 anni considerati, mostrando la difficoltà dei servizi ad accogliere nuovi utenti. II rapporto tra prevalenza annua non ospedaliera ed ospedaliera è, mediamente, di 3,8 a 1. II tasso dei lungoassistiti è di 195/100000 residenti adulti, con un accumulo di quelli che vivono nel territorio, ma non di quelli che sono in Comunita. II costo dei servizi psichiatrici di Legnano è diminuito nella componente ospedaliera e semiresidenziale, mentre è aumentato in quella territoriale.Parole chiaveservizi psichiatrici territoriali, registri psichiatrici dei casi, utilizzazione dei servizi.SummaryThe principles, structure. Psychiatric Case Register (PCR) and catchment-area of the Community Psychiatric Service of Legnano are described, using the same methodology employed in 4 other Italian PCRs. The monitoring of the demand over 4 years shows that the mean year prevalence (530/100000 adult inhabitants) rates are lower than those of other European PCRs. Incidence rate (152/100000 adult inhabitants) have diminished, showing a difficulty of the psychiatric services in accepting new patients. The ratio between non-hospidalized and hospidalized users is 3.8 to 1. The rate of long-term patients is 195/100000 adult inhabitants; the rate of long-term patients living in the community is increasing over the years, whereas the similar rate of patients living in the community is increasing over the years, whereas the similar rate of patients living in the scheltered apartments is stable. The costs of the hospital-based and the semiresidential agencies decreased, while the cost of the community agencies increased.
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Volli, Ugo, Eduardo De Paula et Maurício Paroni De Castro. « DEZ PERGUNTAS MAIS UMA À THIERRY SALMON ». Revista Rascunhos - Caminhos da Pesquisa em Artes Cênicas 6, no 1 (1 avril 2019) : 42–49. http://dx.doi.org/10.14393/rr-v6n1-2019-05.

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Résumé :
Título: Dez perguntas mais uma a Thierry Salmon Resumo: Entrevista realizada no contexto das temporadas italianas do espetáculo Fastes-Foules, as questões e as reflexões seguem pertinentes a todo coletivo artístico: origens, referências, objetivos, princípios, procedimentos de trabalho; destacando como é possível encontrar uma estrada pessoal no teatro, como não estão esgotadas as capacidades objetivas de mudanças e de invenção cênicas. Palavras-chave: Fastes-Foules, Processo de Criação, Criação Coletiva, Espaço Cênico, Encenação. Titolo: Dieci domande più una a Thierry Salmon Riassunto: Intervista eseguita nel contesto dalla stagione italiana dello spettacolo Fastes-Foules, le domande e le riflessioni rimandano ai collettivi artistici contemporanei: origine, riferimenti, obiettivi, principi, processi di lavoro; sottolineando come sia possibile trovare una strada personale nel teatro, come non siano esaurite le capacità obiettive di cambiamento e di creazione scenica. Parole chiave: Fastes-Foules, Processo di creazione, Creazione Collettiva, Spazio scenico, Regia. Title: Ten questions plus one to Thierry Salmon Abstract: Interview conducted in a context of the Italian season of the Fastes-Foules production, the questions and the considerations remain relevant to all contemporary artistic collective: beginnings, references, aims, working processes; pointing out how it is possible to find a personal path in theatre, as the objective abilities of scenic change and creation are not exhausted. Keywords: Fastes-Foules, Creative process, Collective Creation, Scenic space, Staging.
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Interlandi, Gaetano, et Maria Grazia Sotera. « Assistenza psichiatrica e monitoraggio dei servizi. Il Registro dei casi di Caltagirone 1987–1990 ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 1, no 1 (avril 1992) : 45–60. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00006539.

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Résumé :
RiassuntoSono descritte, con la stessa metodologia impiegata in altre 4 aree italiane sedi di Registro Psichiatrico dei Casi (RPC), le caratteristiche della catchment-aerea, del RPC, della struttura e dei principi del Dipartimento di Psichiatria di Caltagirone. II monitoraggio della domanda su 4 anni evidenzia che i tassi di prevalenza annua (763/100000 residenti adulti) e un giorno (223/100000 residenti adulti) hanno valori inferiori ai RPC europei. I tassi di incidenza (281/100000 residenti adulti) indicano un afflusso di nuovi casi appartenenti a tutte le categorie diagnostiche. II RPC di Caltagirone monitora l'attività svolta in strutture e servizi a differente gradiente assistenziale: residenziale ospedaliera, residenziale non ospedaliera, semiresidenziale, ambulatoriale, domiciliare, ecc. II rapporto tra prevalenza annua non ospedaliera e ospedaliera è nel 1990 di 4,4 a 1. II tasso di lungoassistiti è di 122/100000 residenti adulti, con una tendenza ad un accumulo per quelli che vivono nel territorio, mentre vi è un calo di quelli che sono in Comunità. II costo del Dipartimento, che è andato riducendosi dal 1987 al 1990, è in buona parte da addebitare alle giornate di assistenza in Comunità.Parole chiaveservizi psichiatrici territoriali, registri psichiatrici dei casi, utilizzazione dei servizi.SummaryThe principles, structure, Psychiatric Case Register (PCR) and catchment-area of the Community Psychiatric Service of Caltagirone are described, using the same methodology employed in 4 other Italian PCRs. The monitoring of the demand over 4 years shows that the year prevalence (763'100000 adult inhabitants) and day prevalence (248'100000 adult inhabitants) rates are lower than those of other European PCRs. Incidence rate (248'100000 adult inhabitants) shows that new patients belong to all diagnostic categories. The PCR records data of the activities made in multiple structures and services, offering different degrees of care: residential in and outside the hospital, semiresidential, care in outpatient clinics, domiciliary care, etc. The ratio between non-hospitalized and hospitalized users is 4.3 to 1. The rate of long-term patients is 122'100000 adult inhabitants; the rate of long-term patients living in the community is increasing over the years, whereas the similar rate of patients living in the sheltered apartments is decreasing. The costs of the Service (which have decrease from 1987 to 1990) have to be attributed mainly to the costs of the treatment in sheltered apartments.
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Carraro, Mara, et Antonio G. Spagnolo. « Bioetica e Nursing. Il ruolo dell'infermiere nei trapianti d'organo ». Medicina e Morale 43, no 2 (30 avril 1994) : 333–47. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1023.

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L'articolo intende esaminare da una parte il ruolo infermieristico nei confronti dei familiari di un potenziale donatore di organi e dall'altra quello tra infermiere e malato ricevente. Nel primo caso l'infermiere svolge una duplice funzione: il momento di raccordo tra medici e familiari dopo che questi sono stati informati sulle condizioni del loro congiunto; l'assistenza al cadavere per cercare di conservare gli organi da donare fino all'espianto. Anche nel caso del rapporto tra l'infermiere ed il paziente ricevente, l'infermiere è chiamato a dare ulteriori informazioni e conferme al dialogo tra medico ed ammalato sia nella fase pre- che post-operatoria. Occorre, perciò, ma sono rari gli esempi, un protocollo d'intesa tra medici ed infermieri in modo da fornire all'ammalato una risposta integrata e completa. Nella professione infermieristica, fatta non solo di mansioni e compiti, ma anche di prestazioni relativamente autonome, si pone una domanda di eticità e di rettitudine dell'operato. Tenendo conto che all'infermiere si chiede un'assistenza attenta agli aspetti umani e relazionali della cura, è necessario allora che egli abbia un quadro di riferimento etico-deontologico, tale che lo aiuti ad acquisire. con altre complesse competenze, la capacità di orientare eticamente il suo lavoro. Tale quadro si individua nel modello etico personalistico. Rintracciato, allora, nel delicato rapporto tra i principi di autonomia e di beneficialità il nodo etico dell'assistenza infermieristica, questa risulterà eticamente adeguata quando opera con il pieno consenso del paziente ottenendo il miglior risultato terapeutico e nella consapevolezza che l'uomo è il valore massimo da tutelare.
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Zapata, Gabriela, María Irene Moyna et Michael Miller. « Interprofessional learning to enhance Spanish communication skills in Latinx pharmacy students ». EuroAmerican Journal of Applied Linguistics and Languages 9, no 1 (10 avril 2022) : 122–39. http://dx.doi.org/10.21283/2376905x.15.1.263.

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EN This case study focuses on an interdisciplinary educational experience in which university Pharmacy and Humanities early and late Spanish-English bilinguals were paired to translate questions related to sociobehavioral aspects of medication use. This work describes the personal and professional benefits reported by the translators and the prevailing themes from verbal negotiations. The participants were an undergraduate in Spanish, seven pharmacy professional doctorate students, and five Hispanic studies graduate students. After completing individual translations, students were paired and met virtually to create a final, collaborative version of their translation. Participants were subsequently invited to answer open-ended questions about their experience. Translators’ transcribed interactions and questionnaire responses became the basis for this article. Results show that the main reported perceived benefit was the participants’ improved language skills. The findings also suggest that length, quality, and richness of interactions depended on whether the members of the pairings exhibited mutual respect, curiosity, and empathy. Key words: INTERDISCIPLINARY INSTRUCTION, L2 SPANISH FOR PHARMACY STUDENTS, COMMUNITY-ORIENTED LEARNING, COLLABORATIVE TRANSLATION ES Este estudio de caso investiga una experiencia educativa interdisciplinaria en la que participaron 13 estudiantes universitarios, bilingües tempranos y tardíos en inglés y español, pertenecientes a las áreas de farmacia y humanidades. La investigación se centra en el proceso que siguieron los participantes, en parejas interdisciplinarias, para traducir un cuestionario sobre aspectos sociales y comportamentales concernientes al uso de medicamentos. Los participantes incluían una estudiante de licenciatura con especialización en español, siete estudiantes en un programa doctoral de farmacia y cinco estudiantes de posgrado en estudios hispánicos. Luego de realizar sus traducciones individuales, cada pareja de estudiantes se reunió virtualmente para crear una versión colaborativa final de la traducción. Al finalizar la tarea, se invitó a los participantes a responder una encuesta sobre su experiencia. Este artículo utilizó como datos las respuestas a la encuesta y las transcripciones de las interacciones de cada pareja. Los resultados indican que el beneficio principal fue la mejora de sus habilidades lingüísticas, y que la extensión, calidad y riqueza de las interacciones colaborativas dependía de si las parejas mostraban respeto mutuo, curiosidad y empatía. Palabras clave: INSTRUCCIÓN INTERDISCIPLINARIA, ESPAÑOL COMO SEGUNDA LENGUA PARA ESTUDIANTES DE FARMACIA, APRENDIZAJE ORIENTADO A LA COMUNIDAD, TRADUCCIÓN COLABORATIVA IT Questo studio si basa su un’esperienza formativa interdisciplinare in cui 13 studenti universitari bilingui precoci e tardivi di spagnolo-inglese sono stati accoppiati per tradurre domande relative ad aspetti socio-comportamentali sull’uso dei farmaci. Questo lavoro descrive i vantaggi personali e professionali riportati dai traduttori e i temi prevalenti delle loro negoziazioni verbali. I partecipanti erano uno studente universitario di spagnolo, sette dottorandi in farmacia e cinque studenti laureati in studi ispanici. Dopo aver completato le traduzioni individuali, i discenti si sono incontrati a coppie online per creare una versione finale e collaborativa delle loro traduzioni. In seguito gli stessi hanno risposto a domande a risposta aperta riguardo alla loro esperienza. Le trascrizioni delle interazioni e le loro risposte al questionario costituiscono i dati di questo articolo. I risultati mostrano che il beneficio principale riconosciuto dai partecipanti è stato il miglioramento delle competenze linguistiche; inoltre la lunghezza, la qualità e la ricchezza delle interazioni è dipesa anche dal fatto che i partecipanti abbiano mostrato rispetto, curiosità ed empatia reciproci. Parole chiave: ISTRUZIONE INTERDISCIPLINARE, SPAGNOLO COME LINGUA SECONDA PER STUDENTI DI FARMACIA, APPRENDIMENTO ORIENTATO ALLA COMUNITÀ, TRADUZIONE COLLABORATIVA
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Abreu, Eduardo João Gabriel Fleck da Silva, et Marcelo de Oliveira Fausto Figueiredo Santos. « Certezza del diritto ed esecuzione delle decisioni della Corte interamericana dei diritti dell’uomo : il caso “Gomes Lund e altri. (“Guerrigliero di Araguaia”) vs. Brasile” ». Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 9 février 2022, 78–104. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/legge/esecuzione-delle-decisioni.

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I valori della sovranità nazionale e l’obbligo di rispettare gli obblighi internazionali sono spesso scioccati. Per illustrare questa situazione, prendiamo il caso “Gomes Lund e altri. (‘Guerrigliero di Araguaia’) vs. Brasile”, giudicato nel 2010, ad esempio, considerando che, oltre a essere ancora in attesa di conformità da parte del paese, ha avuto la sua decisione contraddetta dai tribunali nazionali. In questo panorama, sorge la questione fondamentale sulla possibilità che lo Stato nazionale si stacchi dai suoi obblighi internazionali sotto la pretesa di sovranità, nonché sull’esistenza di criteri che possano guidare la condotta dello Stato e, quindi, fornire una maggiore prevedibilità, in considerazione del requisito costituzionale della certezza del diritto. L’obiettivo è rispondere a questa domanda dalla ricerca dei massimi organi della magistratura nazionale e dalla dottrina specializzata nei campi del diritto costituzionale e dei diritti umani. Lungo questo percorso, miriamo a comprendere la struttura e le particolarità del sistema interamericano, la forza coercitiva delle decisioni della Corte interamericana dei diritti umani e le caratteristiche giuridiche del requisito costituzionale della certezza del diritto nel comportamento dello stato in questa interazione tra diritto interno e internazionale. Ciò può essere concluso sull’applicazione obbligatoria delle decisioni del sistema regionale e sugli effetti deleteri che la loro inosservanza provoca al principio costituzionale della certezza del diritto, nonché sarà possibile cercare modi per cercare di superare questa impasse.
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« Diritto italiano. Cittadinanza ». DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no 3 (novembre 2010) : 150–55. http://dx.doi.org/10.3280/diri2010-003011.

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1. Consiglio di Stato 3.5.2010 n. 2499 - richiesta di cittadinanza italiana - decorso del termine biennale per la definizione del procedimento - limite temporale insuperabile solo per la richiesta di status civitatis di cittadini stranieri coniugati con cittadini italiani - esclusione di applicazione analogica.2. Consiglio di Stato 10.5.2010 n. 2815 - richiesta di cittadinanza italiana - silenzio protrattosi nel tempo - ricorso davanti al Tar regionale di residenza del ricorrente - regolamento di competenza - provvedimento che esplica efficacia sul territorio nazionale - foro della PA - declaratoria di competenza territoriale del Tar Lazio.3. Tribunale amministrativo regionale Lombardia 16.6.2010 n. 2321 - richiesta di cittadinanza per coniugio - presentazione prima dell'entrata in vigore della legge 94/2009 - rigetto per dichiarata inammissibilitŕ della domanda stante l'intervenuta nuova disciplina - mancata applicazione del principio tempus regit actum - illegittimitŕ del rigetto SCHEDA di Nazzarena Zorzella.
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Furnari, Marianna Gensabella. « Eutanasia : una questione di relazione ». Medicina e Morale 56, no 6 (30 décembre 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.297.

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L’impostazione classica della questione bioetica dell’eutanasia attraverso il paradigma dei principi conduce a risolvere la questione con un sì, se si privilegia il principio di autonomia, o con un no se si dà il primato al principio dell’indisponibilità della vita. Il saggio muove dalla proposta che sia possibile un altro approccio, basato sull’interazione, suggerita come linea metodica da Warren T. Reich, del paradigma dei principi con gli altri paradigmi della bioetica: l’esperienza, la cura, la virtù. Il primo momento è ripensare l’eutanasia come l’oggetto di una domanda che viene dalla sofferenza e che, come tale, va accolta ed interpretata in un contesto di relazione. A differenza del suicidio, non vi è qui un darsi la morte, ma un domandare la morte all’altro. L’attenzione etica va spostata dal far centro esclusivamente sull’autonomia al focalizzarsi anche e soprattutto sulla relazione, in particolare sulla complessità e le contraddizioni che segnano oggi la relazione tra il paziente e il medico. Anche se chiede una “cura” limite, paradossale che non può essere data, pena la contraddizione e il ribaltamento degli stessi fini della medicina, la domanda di eutanasia non può restare inevasa, ma deve essere accolta, ri-aperta con l’attenzione che il paradigma di cura impone, con l’humanitas che il paradigma di virtù ci consegna. L’attenzione etica all’esperienza di chi domanda la morte diviene il primo momento per trovare una conciliazione tra momenti apparentemente antitetici, come la sacralità e la qualità della vita, per cogliere la complementarità tra diritti apparentemente antitetici come il diritto ad essere lasciati soli e il diritto a non essere lasciati soli, per sostenere insieme la liberazione dal dolore fisico e la liberazione del dolore dell’anima. Spostando il punto di vista dalla libertà alla relazione, il saggio vuole indicare l’impossibilità etica di dire di sì all’eutanasia proprio sul versante della relazione, ponendo al tempo stesso l’accento non solo sulla responsabilità che il dire di sì comporta, ma anche sulle altre responsabilità di cui la domanda di eutanasia ci fa carico: le responsabilità che riguardano la situazione da cui trae origine, e le altre che riguardano ciò che rimane da fare per rispondere alla richiesta di aiuto e di cura che la domanda sottende. Con il movimento proprio dell’etica della cura, il saggio vuole proporre di non risolvere il dilemma in cui la questione bioetica dell’eutanasia sembra costringerci, rinunciando alla vita o alla libertà, ma di provare a ridefinire il contesto da cui il dilemma ha origine, in modo tale che sia possibile tenere insieme vita e libertà. ---------- Classical approach to the problem of the euthanasia, through the paradigm of the principles conducts to solve the matter with a yes, if the principle of autonomy is privileged, or with a no if the primacy is given to the principle of the unavailability of the life. This paper moves from the proposal that another approach is possible, based on the interaction, suggested as methodic line by Warren T. Reich, of the paradigm of the principles with the other paradigms of the bioethics: the experience, the care, the virtue. The first moment is to consider the euthanasia as the object of a question that comes from the suffering and that, as such, it must be welcomed and interpreted in a context of relationship. Unlike the suicide there is not here a killing oneself, but an asking other for death. The ethical attention must be moved from the exclusive center of autonomy to the relationship, particularly on the complexity and the contradictions that mark the physician-patient relationship between today. Even if it asks a limit “care”, paradoxical that cannot be given, or the aims of the medicine itself would be contradicted and overturned, the question of euthanasia cannot stay outstanding, but must be welcomed, opened again with the attention that the paradigm of care imposes, with the humanitas that the paradigm of virtue delivers us. The ethical attention to the experience of whom asks the death it becomes the first moment to find a conciliation among apparently antithetical moments, as the sacredness and the quality of the life, to gather the complementarity among apparently antithetical rights as the right to be left alone and the right not to be left alone, to sustain together the liberation from the physical pain and the liberation from the pain of the soul. Moving the point of view from freedom to relationship the paper wants to point out the ethical impossibility to say yes to the euthanasia just on the side of the relationship, at the same time setting the accent not only on the responsibility that saying yes means, but also on the other responsibilities of which the question of euthanasia ask us: the responsibilities derived by the situation and the others concerning what to answer to the help request and care that the question subtends. In the way proper of the ethics of the care, the paper proposes not to solve the dilemma of the euthanasia abdicating to the life or to the liberty, but trying to redefine the context from which the dilemma has origin, in such way that it is possible to hold together life and liberty.
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« Diritto italiano. Soggiorno ». DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no 2 (septembre 2011) : 230–42. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-002017.

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1. Consiglio di Stato Ad. Plen. 10.5.2011 n. 7 - regolarizzazione ex art. 1 ter l. 102/2009 - pregressa condanna ex art. 14, co. 5 ter TU n. 286/98 - non ostativitŕ della causa - contrasto con gli artt. 15 e 16 della direttiva 2008/115/CE (cd. direttiva rimpatri) - normativa europea direttamente applicabile - decisione della Corte di Giustizia del 28.4.2011 causa C-61/11 PPU El Dridi - non applicazione della normativa in contrasto da parte del giudice nazionale; abolitio criminis - retroattivitŕ ex art. 2 c.p. - effetti anche sui provvedimenti amministrativi - rapporto giuridici non definitivi - inapplicabilitŕ del principio tempus regit actum 2. Tribunale amministrativo regionale Emilia Romagna - 23.2.2010 n. 1339 - permesso di soggiorno - straniero soggiornante in Italia da 40 anni - attuale disagio sociale - persona sostenuta dai Servizi sociali - diniego di rinnovo del titolo per insufficienza reddituale - mancata valutazione del periodo di tempo trascorso, dei legami familiari e sociali - illegittimitŕ del diniego 3. Tribunale amministrativo regionale Lazio 3.11.2010 n. 33120 - permesso di soggiorno - procedimento per il suo rilascio - superamento del termine di conclusione del procedimento - silenzio della PA - illegittimitŕ - ordine giudiziale alla questura di provvedere; ritardo - risarcimento del danno - mancata allegazione probatoria - rigetto per genericitŕ della domanda 4. Tribunale amministrativo regionale Lombardia 1.2.2011 n. 325 - regolarizzazione - decorso del termine per la definizione del procedimento - silenzio della PA - ricorso avverso il silenzio - accoglimento per inutile decorso del termine; ostativitŕ delle condanne in capo al datore di lavoro - insussistenza; interesse giuridico anche del lavoratore all'informazione sull'esito del procedimento; ricorso avverso il silenzio - contestuale richiesta di risarcimento dei danni - necessitŕ di mutamento del rito processuale ex art. 117, co. 6 codice processo amministrativo 5. Tribunale amministrativo regionale Friuli Venezia Giulia 24.2.2011 n. 100 - regolarizzazione - ostativitŕ delle condanne ex artt. 380 e 381 c.p.c. - automatismo preclusivo - impossibilitŕ di valutare la lievitŕ o la gravitŕ del fattoreato e/o l'allarme sociale - sospetta illegittimitŕ costituzionale della norma per violazione dei principi di ragionevolezza, paritŕ di trattamento e adeguatezza - rinvio alla Corte costituzionaleRASSEGNA DI GIURISPRUDENZA6. Tribunale amministrativo regionale Emilia Romagna 25.5.2010 n. 211 - decreto flussi - nulla osta negato per asserita insufficienza reddituale del datore di lavoro - mancata valutazione del reddito attuale - illegittimitŕ; criteri di verifica della capacitŕ reddituale del datore di lavoro predeterminati dalla D.P.L. - procedimento di diniego di nulla osta - comunicazione preavviso di rigetto ex art. 10 bis l. 241/90 e s.m. - obbligo della PA di tenere conto dell'attivitŕ Partecipativa 7. Tribunale amministrativo regionale della Campania 19.1.2011 n. 362 - permesso CE per soggiornanti di lungo periodo - diniego per pregresse condanne ritenute automaticamente ostative - mancata valutazione della effettiva ed attuale pericolositŕ sociale e dei legami familiari - violazione della direttiva 2003/109/CE, dell'art. 8 CEDU e dell'art. 9 TU n. 286/98 - illegittimitŕ 8. Tribunale amministrativo regionale Sardegna 17.2.2011 n. 83 - permesso di soggiorno - diniego di rinnovo - mancata valutazione delle ragioni della mancata stipula del contratto di soggiorno con il richiedente la regolarizzazione - illegittimitŕ - omessa valutazione del principio che vieta di collegare la perdita del titolo di soggiorno alla perdita del lavoro
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Liborio, Fabrizio, et Pablo Requena Meana. « L’utilizzo del placebo secondo l’ultima versione della Dichiarazione di Helsinki. Dibattito fra due posizioni etiche ». Medicina e Morale 64, no 1 (28 février 2015). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2015.33.

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Résumé :
Nell’ottobre 2013, a Fortaleza (Brasile), durante la 64ª Assemblea Generale dell’Associazione Medica Mondiale (AMM) è stata approvata l’ultima versione della Dichiarazione di Helsinki (DoH), documento chiave nell’etica della sperimentazione sugli esseri umani, che nel 2014 ha festeggiato il suo 50° anniversario. Tra i punti di maggiore confronto spicca sicuramente quello relativo all’uso del placebo nella ricerca scientifica, soprattutto nei casi in cui sono già disponibili farmaci efficaci per le patologie oggetto di sperimentazione. La domanda di fondo riguarderebbe l’adeguatezza etica e le eventuali condizioni secondo cui si può offrire il placebo a dei pazienti che fanno parte del gruppo di controllo di un protocollo di ricerca su un nuovo farmaco, quando un trattamento efficace per quella malattia già esiste ed è utilizzato con un qualche beneficio. Nel nostro contributo viene offerto un attento esame delle due grandi correnti etico-scientifiche sull’argomento, anche alla luce dell’ultimo aggiornamento della DoH. La prima di quest’ultime, i cui principali autori sono F. G. Miller e H. Brody difende un uso esteso del placebo puntando sulla distinzione tra etica medica ed etica sperimentale. L’altra grande corrente, di cui sono rappresentanti di spicco B. Freedman, C. Weijer e S. Garattini, non vede una distinzione tra ricerca e medicina per l’obbligo del medico di offrire sempre i migliori standard di cura, e pertanto, limita l’utilizzo del placebo a pochi casi. Abbiamo quindi cercato di mostrare le seguenti tesi. 1. La problematicità della Dichiarazione, anche nel suo ultimo aggiornamento. Essa infatti da una parte promuove il principio di beneficenza, specificando che i pazienti coinvolti nella sperimentazione devono essere trattati allo stesso modo dei pazienti ordinari (art. 4), e dall’altra legittima i PCT nel caso di “convincenti e scientificamente solide ragioni metodologiche” (art. 33). 2. La scarsa considerazione rivolta alla DoH o una sua interpretazione in senso ampio e permissivo riguardo l’uso del placebo, da parte delle due agenzie del farmaco Food and Drug Administration (FDA) americana, e European Medicines Agency (EMA) europea. 3. La nostra preferenza per la posizione dell’uso limitato del placebo, sia per ragioni scientifiche sia perché più consona alla tradizione etica dell’obbligo terapeutico alla cura, e del principio di non disponibilità della persona. 4. L’ineccepibilità dal punto di vista teorico della DoH nella parte in questione – indubbiamente più vicina alla posizione dell’uso limitato del placebo – che però nella pratica risulta in una facile vulnerabilità a spinte economiche ed etiche lontane dallo spirito di beneficenza, che per 50 anni l’ha caratterizzata e distinta. ---------- In October 2013, at Fortaleza (Brazil), during the 64th General Assembly of the World Medical Association (WMA), the latest version of the Helsinki Declaration (HD) was approved, a key document in the ethics of experimentation on human beings, which in 2014 celebrated its 50th anniversary. Among the major controversial points certainly stands that relating to the use of the placebo in scientific research, especially in cases where effective drugs are already available for the pathologies which are the object of experimentation. The fundamental question concerns the ethical adequacy of and circumstantial conditions according to which the placebo can be offered to patients who are part of the control group of a research trial on a new drug, when an effective treatment for that disease already exists and is utilized with some benefit. Our contribution offers a careful examination of the two great ethical- scientific approaches to the question, especially in the light of the last updating of the HD. The first great approach, whose main authors are F.G. Miller and H. Brody, defend an extensive use of the placebo focusing on the distinction between medical ethics and experimental ethics. The other great approach, prominent representatives of which are B. Freedman, C. Weijer and S. Garattini, does not see a distinction between research and medicine for the obligation of the physician to always offer the best standards of care, and therefore, limit the use of the placebo to a few cases. We have thus tried to show the following propositions. 1. The problematic nature of the Declaration, even in its latest update. In fact, on the one hand, it promotes the principle of beneficence, specifying that the patients involved in the trial should be treated the same way as ordinary patients (art. 4), and on the other hand it legitimates the PCT in the case of “convincing and scientifically sound methodological reasons” (Art. 33). 2. The scarce consideration given to the HD, or a wide and permissive interpretation regarding the use of the placebo, by the two pharmeceutical agencies the American Food and Drug Administration (FDA) and the European Medicines Agency (EMA). 3. Our preference for the position of the limited use of the placebo, both for scientific reasons and because it is more consonant with the ethical tradition of the therapeutic obligation to care, and of the principle of non-disposability of the person. 4. The unacceptability from the theoretical point of view of the HD in the part in question – undoubtedly closer to the position of the limited use of the placebo – which however, in practice results in a facile vulnerability to economic pressures and distances ethics from the spirit of beneficence, that for 50 years has characterized and distinguished it.
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Eusebi, Luciano. « Il principio di autonomia. Prospettive di una ricostruzione non orientata in senso eutanasico ». Medicina e Morale 55, no 6 (30 décembre 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.337.

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Volendo sintetizzare la questione cui il principio di autonomia offre risposta, si potrebbe dire che esso attiene al riconoscimento dell’altro. Detto in altri termini e parafrasando Hanna Arendt, la domanda soggiacente è se siamo dei chi o dei che cosa. Dichiarare l’autonomia di ciascun soggetto umano significa, in questo senso, tener per fermo che non si può mai trattare tale soggetto come una cosa. Da ciò deriva la possibilità di una definizione pratica di ciò che debba ritenersi male: si ha male quando un individuo umano non è considerato come un interlocutore, come un tu, bensì, per l’appunto, come una cosa, cioè (solo) come un corpo, vale a dire quando è ridotto a strumento o a oggetto (passivo) di una manipolazione. È proprio della natura umana il prendere decisioni secondo coscienza, operando scelte eticamente responsabili: per cui lo stabilire rapporti con un individuo umano non può che proporsi come un rivolgersi, innanzitutto, al suo essere soggetto morale, cioè alla sua capacità di discernimento, al suo essere morale. L’affermazione del principio di autonomia implica, dunque, una ben precisa opzione etica, se non addirittura l’intuizione fondamentale di tutta la storia dell’etica: quella che, riconoscendo nell’altro, un soggetto morale comporta la rinuncia ad agire strumentalmente nei suoi confronti, aprendo, in questo modo, alla relazionalità. Ora, se il principio di autonomia individua sostiene che il soggetto umano non è riducibile a una cosa, ciò vale anche per il rapporto di ciascuno con se stesso. Da ciò deriva che il principio di autonomia, sebbene frequentemente si sostenga il contrario, non permette di giustificare la scelta del singolo di annullare il suo esistere, cioè il suo essere soggetto morale. Il che, tuttavia, non implica affermare l’assenza di limiti nell’intervento terapeutico. ---------- Wishing to synthesize the matter to which the principle of autonomy offers answer, it could be said that it concerns to the recognition of the other. In other words and Hanna Arendt paraphrasing, the underlying question is if we are some who or some what. In this sense, declaring the autonomy of every human subject means that it is important to fix that it is not possible to treat such subject as a thing. It follows that the possibility of a practical definition of what it has to be considered evil: we have evil when a human individual is not considered like an interlocutor, as a you, but, as a thing, in other words (only) as a body, that is the same when he is reduced to a tool or to a (passive) object of a manipulation. Making decisions according to conscience, operating responsible ethical choices, it is proper of the human nature: it derives that establishing relationships with a human individual can’t be considered as an addressing to his being as a moral subject, or to his ability of discernment, or otherwise to his moral being. The affirmation of the principle of autonomy implicates, therefore, one precise ethical option, if not even the fundamental intuition of the whole history of the ethics: the one that, recognizing in the other, a moral subject involves the renouncement to make it an instrument and opens the way to the relationships. Therefore, if the principle of autonomy says that we can’t reduce subject to a thing, it’s the same for the relationship that everyone has with himself. Its follows that the principle of autonomy, although people often say the contrary, doesn’t justify the choice of the single one to cancel his existence, that is his being a moral subject. Yet, it doesn't implicate to affirm the absence of limits in the therapeutic intervention.
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Mangione, Maria Addolorata. « L’inserimento tra le cure palliative di un trattamento ispirato alla logoterapia di V.E. Frankl ». Medicina e Morale 62, no 1 (28 février 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.107.

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La domanda di senso e le esigenze spirituali sono componenti essenziali dell’esperienza di persone che soffrono un disagio psicologico alla fine della vita. Un trattamento secondo la proposta di V.E. Frankl, una psicoterapia centrata sul significato o Logoterapia, riconosce delle specifiche indicazioni tra i malati terminali. Viene quindi proposto un breve esame della letteratura relativa alla fase iniziale dell’applicazione dei principi della logoterapia nella medicina palliativa. ---------- Issues of meaning and spirituality are essential components of the experience of persons suffering psychological distress at the end of life. Treatment according to the proposal of V.E. Frankl, a Meaning-Centered Psychotherapy or Logotherapy, recognizes specific indications of the terminally ill. It is therefore proposed a brief review of the literature relating to the initial phase of the application of the principles of Logotherapy in Palliative Medicine.
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Campello, Mônica Conte. « La negazione dell’omosessualità da parte dei dogmi teologici ». Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 25 février 2021, 58–93. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/teologia-it/dogmi-teologici.

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Perché l’omosessualità viene negata secondo dogmi teologici? Questo articolo mira a valutare le ragioni di questa negazione, presentandole basate sui propri testi equivalenti a dottrine, dogmi, ortodossia. A tal fine, utilizzerà le Sacre Scritture, i discorsi teologici rivolti alla comprensione biblica e tutto il materiale pertinente che può dimostrare e rispondere in modo soddisfacente all’affermazione del titolo. Inoltre, c’è anche la necessità di cercare una maggiore comprensione della questione dell’omosessualità riguardo al suo assalto a favore del suo riconoscimento socioreligioso come orientamento sessuale accettato i cui soggetti desiderano partecipare attivamente come membri o ministri delle chiese, liberi da qualsiasi pregiudizio. Attraverso un approccio descrittivo e una revisione bibliografica, cercheremo di comprendere tutte le loro confutazioni ai testi biblici, indagando la compatibilità delle loro interpretazioni a livello di imparzialità. È necessario affrontare la necessità di migliorare la conoscenza biblico-teologica (senza la quale non sarà possibile proseguire l’indagine per confutare o accettare le 12 sollevate in questo problema) nonché la necessità di migliorare la comprensione delle affermazioni riguardanti le questioni riguardanti l’omosessualità. È essenziale rispondere bilateralmente a tutte le domande a favore di un consenso tra le parti coinvolte in modo che ogni contraddizione argomentativa sia sradicata, dando luogo all’accettazione definitiva dell’una o dell’altra posizione. I principi di accettazione o non accettazione sorgono al fine di fornire a un veicolo soluzioni materiali e immateriali. Lo scopo finale di questo articolo è quello di soddisfare questa richiesta di intelligibilità sul problema in modo che, una volta riconosciuto, possa essere efficacemente risolto a favore di tutti coloro che sono coinvolti nella situazione del problema.
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Chiva, Luis. « Aspetti medici. Tecniche in uso per il trattamento della sterilità umana ». Medicina e Morale 62, no 5 (30 octobre 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.80.

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delle diverse tecniche di riproduzione assistita nel campo della infertilità umana. In tutti questi anni, sono emerse molte domande riguardo i limiti etici di questi trattamenti, ed i diritti dei pazienti e dei medici di forzare i confini dell’inizio della vita umana , mettendo a rischio la vita di milioni di embrioni umani. In questo ambito ci sono tre principi chiave per poter considerare le terapie mediche per le coppie sterili come un aiuto e non come una sostituzione dell’atto coniugale: in primo luogo, far sì che i rapporti sessuali avvengono come parte del trattamento; in secondo luogo, ottenere sistematicamente gameti della stessa coppia e non da donatori; e, infine, avere cura degli embrioni umani con lo stesso rispetto che merita un essere umano adulto. In base a questi principi, si possono individuare alcune tecniche di procreazione che non effettuano alcuna manipolazione dell’embrione: la stimolazione ovarica e il rapporto sessuale programmato, il trasferimento dei gameti e la coltura intravaginale di gameti. ---------- During the last three decades, we have witnessed the overwhelming growth of different assisted reproductive techniques within the field of human infertility. In all these years, many questions have emerged regarding the ethical limits of these treatments, and the rights of patients and doctors to push the boundaries of the commencement of human life, putting the life of millions of human embryos at risk. In this area there are three key principles to consider the medical therapy for infertile couples as an assistance and not as a substitution of the conjugal act: first, to encourage that sexual relations take place as part of the treatment; second, to systematically obtain the gametes from the couple themselves and not from donors, and finally, to take care of human embryos with the same respect as a human adult deserves. In accordance to these principles, there are some reproductive techniques without embryo manipulation: ovarian stimulation and programmed intercourse, gamete transfer and intravaginal culture of gametes (INVO).
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Casini, Carlo. « IV Rapporto del Movimento per la Vita Italiano sulla attuazione della Legge n. 40 del 19 febbraio 2004 per l’anno 2010 Esame e commento della relazione del Ministro della Salute presentato al Parlamento italiano il 28 giugno 2012 ». Medicina e Morale 61, no 4 (4 avril 2016). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2012.126.

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Résumé :
Il contributo è dato dall’esame e dal commento della Relazione del Ministro della Salute sull’attuazione della Legge 40 del 19 febbraio 2004 “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”, presentata, al Parlamento ai sensi dell’art. 15, comma 2 della legge stessa. Il Movimento per la Vita Italiano (MpVI) per valutare i dati di volta in volta riportati nei documenti ministeriali ha finora presentato quattro Rapporti al Parlamento: il primo nel 2007, il secondo nell'aprile 2009, il terzo a luglio 2011 e il quarto – oggetto del presente articolo – nell’agosto 2012. L’attenzione della Relazione ministeriale è rivolta soprattutto alla realizzazione del desiderio degli adulti di avere un figlio, in base allo scopo dichiarato dalla legge di “favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana”. Perciò la descrizione del percorso seguito dalle varie tecniche e gli incroci tra i vari dati a disposizione fanno riferimento prevalente alla coppia adulta. Tuttavia, si sottolinea nella Rapporto del “MpVI” non si deve sottovalutare l’art. 1 della legge indica l’altro fondamentale obiettivo della legge e cioè quello di: “assicurare i diritti di tutti i soggetti coinvolti compreso il concepito”. I soggetti di cui è doveroso tener conto non sono solo gli adulti desiderosi di avere un figlio, ma anche i figli fin dal primo momento della loro esistenza (proprio l’evento che le nuove tecniche intendono determinare), cioè fin dal momento del concepimento. L’articolato, documentato e ricco Rapporto del MpVI richiama sinteticamente l’impianto della normativa – seriamente alterato dalla sentenza costituzionale 151/2009 – e gli interventi giudiziari che lo riguardano; rimarca con forza la grande differenza – in ordine alla protezione del diritto alla vita – tra la morte dell’embrione dopo il trasferimento nelle vie genitali della donna e la sua soppressione deliberata, diretta, concordata, che avviene quando l’embrione, non trasferito nelle vie genitali della donna viene selezionato, reso oggetto di sperimentazione, distrutto, congelato; contesta la teoria del c.d. “diritto affievolito” con riferimento al diritto alla vita del concepito; si sofferma sulla necessità di rimuovere le cause impeditive della procreazione alternative alla procreazione artificiale (a questo proposito viene segnalata la significativa esperienza dell’Istituto Scientifico Internazionale Paolo VI di ricerca sulla fertilità e infertilità umana operante presso il Policlinico “A. Gemelli” di Roma dal 2003). Infine, il rapporto si conclude con alcune domande e proposte di lavoro rivolte al Ministro della Salute. Non vi è dubbio, comunque, che quella dello statuto giuridico dell’embrione umano non deve essere emarginata nella relazione annuale del Ministro: “se nell’attuazione della L. 40/04 vogliamo raggiungere un adeguato bilanciamento tra l’obiettivo di superare la sterilità e l’infertilità da un lato e il rispetto della vita dall’altro, occorre assolutamente valorizzare il principio dell’art. 1 che qualifica soggetto titolare di diritti il concepito, al pari degli altri soggetti coinvolti nella vicenda procreativa”. ---------- This article is the review and comment of the Report of the Italian Minister of Health on the implementation of Law 40, February 19, 2004 on medically assisted procreation, submitted to the Parliament under article 15 paragraph 2. The Italian Pro-Life Movement (MpVI) to evaluate the data from time to time within ministerial documents has up to now submitted four reports to Parliament: the first in 2007, the second in 2009, the third in July 2011 and the fourth – subject of this article – in August 2012. The Ministerial Report focuses mainly on the realization of the desire of adults to have a child, according to the stated purpose of the law of “helping to resolve problems arising from human sterility or infertility”. Therefore the description of the path followed by various techniques and the connections between the various available data refer mainly to the adult couple. However, it is observed in the Report of the (MpVI), we shouldn’t neglect the article 1 of the Law indicating another key objective of the same Law which is: “to ensure the rights of all subjects involved including the human embryo”. So, the subjects we must take into account are not only the adults longing to have a child, but also the children from the first moment of their existence (just the event that the new techniques intend to be determined), that is, from the moment of conception. The articulated, documented and rich Report MpVI recalls briefly the system of Law – seriously altered by constitutional judgment 151/2009 – and the judicial interventions concerning it; it strongly emphasizes the great difference – as for the protection of the right to life of human embryo – between the death of the embryo after transfer into the genital tracts of women and his deliberate killing, direct, agreed that occurs when the embryo is not transferred to the genital tract of women is selected, but he is destroyed, made the object of experimentation, frozen, selected; it desputes the theory of the so-called “Weakened Law” dealing with the right to life of the unborn child; it focuses on the need to remove the causes hindering human procreation alternative to artificial procreation (in this regard is reported significant experience of the International Scientific Institute Paul VI on research on fertility and infertility human, working at the Policlinico Gemelli in Rome since 2003). Finally, the Report of MpVI concludes with some questions and work proposals addressed to the Minister of Health. There is no doubt, however, that the legal status of the human embryo should not be neglected in the annual Report of the Minister: “if about the implementation of the L. 40/2004 we want to achieve an appropriate balance between the objective of overcoming infertility and infertility on the one hand and respect for life on the other, it is essential to enhance the principle of article 1 that qualifies human embryo subject holder of human rights, like the other subjects involved in the medically assisted procreation”.
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Bortolotti, Alessandro, et Simon Beames. « ‘ON MONDAY AFTERNOONS WE GO TO DISCOVER THE WORLD!’ : UNDERSTANDING A TRADITIONAL ITALIAN PRIMARY SCHOOL’S ADAPTATION TO A STUDENT-DRIVEN APPROACH TO LEARNING / IL LUNEDÌ POMERIGGIO ANDIAMO A SCOPRIRE IL MONDO : MODIFICAZIONI NELL’APPROCCIO SCOLASTICO TRADIZIONALE A FAVORE DI PERCORSI D’APPRENDIMENTO GUIDATI DAGLI ALUNNI IN UNA SCUOLA PRIMARIA ITALIANA ». European Journal of Education Studies 8, no 1 (24 décembre 2020). http://dx.doi.org/10.46827/ejes.v8i1.3502.

Texte intégral
Résumé :
Across the globe, increasing attention is being paid to curricular learning outside the classroom. While there is no Italian national outdoor learning policy, there is a growing wave of lecturers, teachers, schools, environmental education centres, who are developing this field. This paper examines one rural primary school’s attempts to incorporate learning outside the classroom into their rather conventional teaching practices. Michael Fullan’s seven premises of ‘change knowledge’ are employed to lend a deeper interrogation of the findings. Since the boundaries of inquiry were so clear, in terms of context, space-time, and people, a case study design was used. Data generation featured two principal methods and took place over a six-year period. First, there were open-ended interviews with each of the two principal educators; two focus group interviews with the entire staff team; and large focus groups with senior pupils. Field notes from participant observation and informal conversations were also used. The findings highlighted the importance of alliances between teachers, parents, and the wider community; the need for pupils to have the power to shape what is being learned; and the value of having pupil groups with different ages and abilities. The teachers stressed how crucial it was for pupils to learn how to critically refine the questions they were asking about their ‘places’. Further analysis of the data showed that Fullan’s premises of motivation and commitment, learning in context, capacity building, and persistence and flexibility were especially present. A livello globale, si registra un crescente interesse nello sviluppare il curriculum scolastico all’aperto. In Italia, pur non essendoci un diretto interesse da parte di organizzazioni centrali, si assiste comunque ad un’ondata di docenti, insegnanti, scuole, centri di educazione ambientale, che stanno vieppiù sviluppando questo settore. Il presente lavoro esamina gli sforzi di una scuola elementare rurale, al fine d’inserire l'apprendimento all’aperto nelle proprie pratiche didattiche, generalmente piuttosto convenzionali. Le sette premesse di Michael Fullan per "cambiare la conoscenza" sono state utilizzate per riflettere a fondo sui risultati ottenuti. Poiché i confini dell’indagine qui sviluppata erano molto chiari in termini di contesto spazio-temporale e personale, è stato adottato l’approccio dello “studio di caso”. I dati sono stati raccolti nell'arco di sei anni, attraverso due metodi principali. In primo luogo, si sono utilizzate interviste approfondite con ciascuno dei due insegnanti principali della scuola; due incontri di focus group con l'intero corpo insegnante; e focus group allargati a tutti gli alunni. Inoltre, sono state raccolte numerose note di campo provenienti sia dall'osservazione dei partecipanti, sia da conversazioni informali. In generale, i risultati hanno evidenziato l'importanza dell’alleanza tra insegnanti, genitori e con la comunità locale; la necessità che gli alunni abbiano la possibilità di essere coinvolti nella definizione dei contenuti d’apprendimento; il valore dei gruppi d’alunni con età e capacità diverse. Gli insegnanti hanno sottolineato quanto sia cruciale che gli alunni imparino ad affinare criticamente le domande che si ponevano sui loro "luoghi". Un'ulteriore analisi dei dati ha mostrato che le premesse di Fullan su motivazione, impegno, apprendimento nel contesto, sviluppo delle capacità, continuità e flessibilità, siano particolarmente presenti. <p> </p><p><strong> Article visualizations:</strong></p><p><img src="/-counters-/edu_01/0720/a.php" alt="Hit counter" /></p>
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