Littérature scientifique sur le sujet « Primo dopoguerra »

Créez une référence correcte selon les styles APA, MLA, Chicago, Harvard et plusieurs autres

Choisissez une source :

Consultez les listes thématiques d’articles de revues, de livres, de thèses, de rapports de conférences et d’autres sources académiques sur le sujet « Primo dopoguerra ».

À côté de chaque source dans la liste de références il y a un bouton « Ajouter à la bibliographie ». Cliquez sur ce bouton, et nous générerons automatiquement la référence bibliographique pour la source choisie selon votre style de citation préféré : APA, MLA, Harvard, Vancouver, Chicago, etc.

Vous pouvez aussi télécharger le texte intégral de la publication scolaire au format pdf et consulter son résumé en ligne lorsque ces informations sont inclues dans les métadonnées.

Articles de revues sur le sujet "Primo dopoguerra"

1

Strinati, Valerio. « Aspetti del regionalismo italiano del primo dopoguerra ». MONDO CONTEMPORANEO, no 1 (septembre 2013) : 5–42. http://dx.doi.org/10.3280/mon2013-001001.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
2

Mura, Salvatore. « Il notabilato in Sardegna. Dall'Unità al primo dopoguerra ». SOCIETÀ E STORIA, no 167 (mars 2020) : 95–121. http://dx.doi.org/10.3280/ss2020-167004.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
3

Valbousquet, Nina. « Antisemitismo italiano e cattolici integralisti nel primo dopoguerra ». PASSATO E PRESENTE, no 102 (septembre 2017) : 68–91. http://dx.doi.org/10.3280/pass2017-102004.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
4

Detti, Tommaso. « Il primo dopoguerra in Italia : una guerra civile ? » PASSATO E PRESENTE, no 84 (octobre 2011) : 176–81. http://dx.doi.org/10.3280/pass2011-084012.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
5

Ginelli, Francesco. « L’Africano Maggiore nella storiografia italiana del primo dopoguerra. » Myrtia 37 (28 novembre 2022) : 189–204. http://dx.doi.org/10.6018/myrtia.549081.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
6

Mancebo Roca, Juan Agustín. « Breve historia de la cocina italiana de la primera mitad del siglo XX ». Res Mobilis 12, no 15 (28 janvier 2023) : 309–13. http://dx.doi.org/10.17811/rm.12.15.2023.309-313.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
7

Mangiameli, Rosario. « L'Università e la politica. Dal primo al secondo dopoguerra ». ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, no 1 (septembre 2019) : 153–63. http://dx.doi.org/10.3280/asso2019-001014.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
8

Benegiamo, Marcello, Paola Nardone et Natascia Ridolfi. « L'Ansaldo dei Perrone e la Romania nel primo dopoguerra ». SOCIETÀ E STORIA, no 159 (février 2018) : 117–49. http://dx.doi.org/10.3280/ss2018-159005.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
9

Di Bartolo, Francesco. « La riforma del latifondo nella Sicilia del primo dopoguerra ». QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no 4 (décembre 2010) : 121–54. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-004005.

Texte intégral
Résumé :
Nel primo dopoguerra in Europa i governi procedevano a riforme redistributive della terra, in Italia si tentava la via delle bonifiche tramite l'Opera nazionale combattenti. In questo contesto la Sicilia fu il principale banco di prova per sovrapporre a ordinamenti latifondistici privi di investimenti un sistema di conduzione economica modellato sulla tradizione del cooperativismo, piů corrispondente alle esigenze di una moderna societŕ capitalista. Il piano di riqualificazione del territorio si poneva l'obiettivo di aggredire il latifondo con una moderna legislazione sugli espropri e i contratti a miglioria. Tuttavia l'esempio siciliano ci consente di concludere brevemente che il progetto basato sulla diffusione della conduzione cooperativistica e sostenuta dall'intervento pubblico naufragň a causa di un ceto politico locale poco attrezzato ad accogliere le sfide dello sviluppo capitalistico.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
10

Sabbatucci, Giovanni. « Il fallimento del liberalismo e le crisi del primo dopoguerra ». Mélanges de l’École française de Rome. Italie et Méditerranée 114, no 2 (2002) : 711–21. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.2002.9880.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.

Thèses sur le sujet "Primo dopoguerra"

1

Pizzamei, Daniele. « Monthly report : la società triestina nel primo dopoguerra, 1945-1947 ». Bachelor's thesis, Università degli Studi di Trieste, 2004. http://hdl.handle.net/10077/21667.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
2

Bernucci, Eleonora. « Lione l'italiana. L'immigrazione italiana a Lione dal primo dopoguerra alla seconda guerra mondiale ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7079/.

Texte intégral
Résumé :
La tesi si ripropone di analizzare la figura dell’immigrato italiano nella Lione del Periodo interbellico. Partendo da considerazioni generali sull’immigrazione in Francia, il primo capitolo fornisce una visione generale sulla percezione degli stranieri oltralpe e indaga su come essi vengano confrontati a una società che li inquadra in rigide classificazioni identitarie, favorendo o meno la loro integrazione a seconda della nazionalità. Svolte queste premesse, il secondo capitolo è incentrato sugli italiani stanziatisi nel capoluogo della regione Rodano-Alpi. Con una prima analisi sulle principali aree di provenienza dei migranti, l’attenzione viene successivamente spostata sulle zone di arrivo, esaminando soprattutto i nuclei periferici che si sviluppano attorno alle grandi industrie, spesso in condizioni igieniche e ambientali del tutto precarie, e che accolgono la maggior parte dei lavoratori italiani. Il terzo capitolo si focalizza sul delicato gioco di equilibri tra fascismo e antifascismo. Se, da un lato, il regime tenta di controllare la vita dei cittadini italiani all’estero, coinvolgendo i consolati italiani, le associazioni cattoliche, sportive e musicali, dall’altro, i fuoriusciti e gli ambienti di sinistra vogliono allontanare gli italiani dalla sfera di influenza fascista. Un attento approfondimento è dedicato ai protagonisti di questi scontri e ai loro ideali. Gli anni ’30 sono caratterizzati da una serie di avvenimenti che influenzano significativamente la vita dei singoli migranti. Innanzi tutto, la Grande Depressione, che scatena aspre reazioni di xenofobia, obbligando numerosi immigrati al rientro in patria. Ma non solo, l’adesione italiana al Fronte popolare e alla guerra civile spagnola sono altri oggetti di studio del quarto capitolo. Il quinto capitolo conclude infine questo percorso. Incentrato sulla Seconda guerra mondiale, analizza gli immigrati italiani divisi tra occupazione tedesca, regime di Vichy, esercito e Resistenza francese.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
3

Palu', Enrico <1983&gt. « Feste da ballo e musicisti nel trevigiano tra primo dopoguerra e anni 80 ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10369.

Texte intégral
Résumé :
L'elaborato si occupa della pratica del ballo nel territorio trevigiano fra il 1920 e il 1980 circa, prendendolo in considerazione secondo alcuni punti di vista. Per prima cosa, attraverso la consultazione del settimanale diocesano trevigiano "La vita del popolo" e attraverso il confronto con altri studi, ci si è occupati di comprendere quale fosse il rapporto tra il ballo, la Chiesa, la politica e le autorità, almeno fino al secondo Dopoguerra, dopo il quale sembra non ci siano più stati problemi riguardo a questo argomento. Nel secondo capitolo si è cercato di comprendere quali siano stati e come siano cambiati i luoghi e le occasioni di ballo nell'arco dei sessant'anni presi in considerazione. L'ultima parte della tesi, il terzo e quarto capitolo, si occupa maggiormente della storia del lavoro dei musicisti da ballo e dei costruttori o riparatori di strumenti musicali; e quindi, soprattutto attraverso interviste a testimoni, si è cercato di capire come e in quali contesti si imparassero questi mestieri, quali ne fossero le difficoltà, quali strumenti siano stati maggiormente utilizzati e a quali repertori siano stati legati. Dall'elaborato emerge il panorama di una società trevigiana in un periodo di grandi cambiamenti, in cui da una dimensione rurale si è passati a una dimensione industriale, e in cui anche i divertimenti e la pratica del ballo hanno subito notevoli trasformazioni dovute all'avvento di nuovi repertori, nuovi strumenti musicali, nuove modalità di organizzare le sagre e le feste da ballo nei locali.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
4

Gobet, Andrea. « La socialdemocrazia austriaca e la riflessione politica sul primo dopoguerra italiano (1918-1927) ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10011.

Texte intégral
Résumé :
2012/2013
La ricerca ha per oggetto la riflessione della socialdemocrazia austriaca sulle vicende politiche del primo dopoguerra italiano, segnate dall’imposizione del regime fascista, e le sue ripercussioni sulla vita della Repubblica austriaca, nell’arco di tempo compreso tra la fine della prima guerra mondiale e il 1927, significativo momento di passaggio nella storia della Prima Repubblica austriaca. Il lavoro ha permesso di osservare le prime fasi dello sviluppo del fascismo italiano attraverso la lente di un Paese straniero, valutandone in questo modo, attraverso il caso di studio rappresentato dal partito socialdemocratico austriaco, la percezione esterna e gli effetti politici al di fuori dell’Italia. Sul piano delle fonti, è stata esaminata principalmente la pubblicistica socialdemocratica dell’epoca, integrando il materiale edito con le fonti d’archivio relative al partito socialdemocratico conservate presso il Verein für Geschichte der Arbeiterbewegung di Vienna. La ricerca ha incluso inoltre l’analisi di una parte ben delimitata delle fonti diplomatiche attinenti al rapporto tra Austria e Italia, vale a dire i materiali delle rappresentanze diplomatiche austriache in Italia, conservati presso l’Österreichisches Staatsarchiv, e gli incartamenti della rappresentanza diplomatica italiana a Vienna dell’Archivio storico-diplomatico del Ministero degli Affari Esteri italiano. In entrambi i casi l’attenzione è stata rivolta agli aspetti prettamente politici presenti nella documentazione, con l’obiettivo di recuperare gli elementi fondamentali della comunicazione diplomatica ufficiale, come termine di confronto rispetto alle informazioni e alle interpretazioni offerte dai socialdemocratici austriaci a proposito delle vicende italiane. Dal punto di vista tematico, l’interesse principale ha riguardato il problema della democrazia nel periodo infrabellico, nei suoi aspetti istituzionali e politico-culturali, con particolare attenzione al ruolo dei movimenti socialisti, del fascismo italiano e dei fascismi, della violenza politica e delle diverse forme di pensiero antidemocratico.
XXVI Ciclo
1985
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
5

Londero, Igor. « Felice Ippolito intellettuale e grand commis - La ricerca nucleare in Italia dal dopoguerra al primo centrosinistra ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/8618.

Texte intégral
Résumé :
2011/2012
Lo studio della fisica nucleare in Italia ebbe il suo mito fondativo nelle vicende dei “ragazzi di via Panisperna”, dal nome della via romana in cui sorgevano i laboratori diretti da Enrico Fermi. Dopo aver raggiunto la fama mondiale (in particolare con il Nobel per la fisica di Fermi nel 1938), il gruppo fu disperso a causa della politica (sia razziale che scientifica) del regime fascista. Mentre Fermi ed altri, espatriati in America, davano il proprio determinante contributo alla realizzazione della bomba atomica, in Italia rimase il solo Edoardo Amaldi che, nel dopoguerra, si trovò ad essere, nel Paese e fuori, un fondamentale punto di riferimento per la fisica italiana. Nell’immediato dopoguerra, a fronte di un sostanziale disinteresse del Governo italiano in materia di ricerca, furono le industrie elettriche private a muovere i primi passi verso la ricerca e lo sviluppo della tecnologia nucleare, concedendo il proprio appoggio ad alcuni giovani ricercatori del Politecnico di Milano che diedero vita al CISE (Centro Informazioni Studi Esperienze). Parallelamente, la “comunità dei fisici” iniziava a ritagliarsi un proprio spazio autonomo di manovra. Nel 1951 i gruppi universitari che si occupavano di fisica fondamentale diedero vita all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) mentre l'anno successivo, non senza attriti con il CISE, il Ministero dell'Industria appoggiò la creazione del Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari (CNRN), incaricato di promuovere e occuparsi della fisica nucleare applicata. Alla presidenza fu nominato Francesco Giordani, chimico napoletano legato all'IRI ed agli ambienti del neo meridionalismo. Il Comitato, che solo nel 1960 fu mutato in CNEN (Comitato Nazionale per l'Energia Nucleare) ottenendo la necessaria personalità giuridica, dovette costantemente far fronte alle difficoltà derivanti dalla propria fragilità istituzionale e dalle continue tensioni con l'industria elettrica privata. Ciononostante, sotto la guida del suo Segretario Generale Felice Ippolito, riuscì a dar vita ad importanti realizzazioni (come il Sincrotrone di Frascati o il Centro di ricerche nucleari di Ispra) e diede l'impulso fondamentale che portò alla costruzione, nei primi anni '60, delle prime centrali nucleari in Italia. Questo “periodo aureo” della fisica nucleare applicata iniziò a finire nell’agosto del 1963 quando una dura campagna stampa prese a mettere in discussione le gestione di Ippolito che si ritrovò al centro di un “caso” che da mediatico si fece ben presto giuridico e portò, nel marzo del 1964, all'arresto del Segretario Generale del CNEN per irregolarità amministrative. “Il caso Ippolito”, lungi dall’essere solo un processo per un isolato caso di malversazione, di fatto sancì la fine della ricerca e dello sviluppo del nucleare in Italia, facendo piazza pulita non solo dei progetti di nuove centrali atomiche, ma anche di un certo tipo di gestione degli enti pubblici che aveva fatto dell’elasticità amministrativa il proprio punto di forza, laddove in seguito si impose la burocratizzazione e la lottizzazione politica. Nella tesi in esame ho tentato di individuare, all'interno di un campo di ricerca così vario e così ricco di spunti collocati a cavallo di più discipline storiche (storia e filosofia della scienza, dell'economica e dell'industria, della cultura e della politica, delle relazioni internazionali), alcuni snodi focali ed emblematici che permettessero di sviluppare un percorso di indagine su quello che appariva come un meraviglioso tentativo di far recuperare all'Italia il tempo perduto a causa del regime fascista, in termini di sviluppo tecnologico e scientifico, ma anche culturale e politico. Tale tentativo ottenne risultati di rilievo mondiale nel dopoguerra ma andò incontro ad una nuova sconfitta, nei primi anni '60, quando emerse l'incapacità dello Stato di riformare se stesso per tener dietro ai rapidi mutamenti, non solo tecnici, che la tecnologia d'eccellenza pretende per mantenersi tale. Fin dall'inizio ho individuato in Felice Ippolito il trait d'union tra i fatti caratterizzanti le vicende trattate. Interessato alla ricerca nucleare quale geologo esperto in prospezioni minerarie, in seguito venne nominato Segretario Generale del CNRN e si trovò a rivestire un ruolo chiave, emblematico e rappresentativo, all'interno di un complesso ambiente culturale composto da intellettuali, scienziati ed alti funzionari che parteciparono ad una rete di rapporti all'interno della quale si elaborarono delle organiche strategie di sviluppo per il Paese. Ippolito divenne referente e portavoce di una comunità scientifica che si caratterizzava in quegli anni per il suo rapporto estremamente dialettico e consapevole con tutte le componenti della società, dalla classe politica al mondo dell'industria e dell'economica, dal mondo della cultura alle classi subalterne. Per comprendere l'incontro tra Ippolito e la comunità dei fisici, ho ritenuto di iniziare la tesi con un accenno all'esperienza dei “ragazzi di via Panisperna” e di Enrico Fermi, in particolare. La partenza in treno di Fermi per Stoccolma, il 6 dicembre 1938, dove avrebbe ritirato il premio Nobel prima di espatriare negli Stati Uniti (in fuga dalle leggi razziali ma soprattutto dall'incapacità del regime fascista di comprenderne e sostenerne le iniziative), è stata presentata come evento simbolico e metaforico della perdita di un primo “treno per la modernità” da parte dell'Italia. L'attenzione è stata posta soprattutto su chi rimase sulla banchina di quella stazione, ovvero Edoardo Amaldi, che pur con molti dubbi alla fine scelse di rimanere in Italia diventando il punto di riferimento per eccellenza, in virtù del suo carisma scientifico ed umano, della comunità dei fisici italiani nel dopoguerra. In particolare ho messo in evidenza il rafforzarsi in Amaldi di un punto di vista autonomo su quello che doveva essere il rapporto tra la ricerca scientifica ed il mondo della politica e dell'industria. Mentre oltreoceano Fermi delegava al Governo la valutazione etica e la gestione dei risultati del proprio lavoro scientifico, in Italia il suo allievo Amaldi fin dal dopoguerra iniziò a tessere una rete di rapporti, con l'industria e le aziende controllate dallo Stato, caratterizzati da alcuni principi imprescindibili. Quando gli industriali elettrici privati lo chiamarono al CISE, Amaldi pose perentorie condizioni alla propria partecipazione, come la difesa della sua autonomia scientifica, il rifiuto di ogni principio di segretezza, ed il fatto che la ricerca doveva andare a beneficio dell'intera collettività e non a vantaggio di pochi gruppi privati. Dopo aver delineato alcuni elementi della figura di Amaldi, ho concentrato il mio interesse su Ippolito e sui suoi rapporti con l'ambiente culturale napoletano, liberale e meridionalista, di cui anche Francesco Giordani faceva parte. Attraverso la bibliografia e gli archivi dell'ente, ho esaminato la nascita del CNRN sull'asse Ippolito-Giordani-Pietro Campilli (il Ministro dell'Industria che sostenne il progetto) e di seguito l'insorgere delle tensioni con il CISE e l'industria privata. L'obiettivo è stato di mettere in evidenza l'estrema “coerenza” dell'incontro tra i fisici rappresentati da Amaldi e la politica scientifica portata avanti da Ippolito e Giordani, capaci di soddisfarne sia le ambizioni tecnico scientifiche che etiche e politiche. Con un capitolo intermedio, su tematiche di politica nucleare internazionale, ho introdotto il tema dell'iniziatica Atoms for peace, lanciata dal Presidente americano Eisenhower, che prospettava una politica di disarmo atomico fondata sulla socializzazione della tecnologia nucleare ad uso civile. Rinunciando a proporre un inquadramento storiografico e critico complessivo, ho scelto di render conto della rappresentazione offerta da uno dei protagonisti di quegli anni, ovvero il francese Bertrand Goldschmidt, che influenzò grandemente il punto di vista di Ippolito e degli Amici del Mondo (cui Ippolito si legò) e che oggi testimonia in maniera particolarmente efficace il clima di “euforia atomica” che determinò allora fondamentali scelte di politica energetica europea. L'iniziativa Atoms for Peace diede l'occasione ad Ippolito di avviare un'intesa collaborazione con l'ambiente culturale che ruotava attorno alla rivista «Il Mondo» diretta da Mario Pannunzio e che in quel momento si presentava come la fucina, di stampo liberale radicale, dei progetti politici che portarono in seguito al Centrosinistra. Ripercorrendo le pagine della rivista ho messo in evidenza un percorso di progressiva presa di coscienza sulla questione nucleare. Se fino all'iniziativa Atoms for Peace erano considerate solo le applicazioni militari di tale tecnologia, in seguito e anche grazie all'intervento di Ippolito, il dibattito sul nucleare venne connesso alla questione della produzione energetica vista nella prospettiva della lotta contro i monopoli e per la nazionalizzazione del settore. Su questi temi centrali in quella fase politica (sulla nazionalizzazione del settore elettrico si giocò la battaglia fondamentale per il Centrosinistra), Ippolito in particolare, a metà degli anni '50, iniziò a tessere un discorso unitario tra crescente richiesta energetica, sviluppo della tecnologia nucleare e necessaria nazionalizzazione. Coerenti a questa linea iniziarono ad apparire su «Il Mondo» i “Dialoghi plutonici” di Ernesto Rossi che testimoniavano i rapporti sempre più stretti tra Ippolito e la rivista, nel contesto delle vicissitudini politiche che portarono alla nascita del Partito Radicale ed ai convegni degli Amici del Mondo “La lotta contro i monopoli” e “Atomo ed elettricità”. Usando gli atti dei convegni e analizzando i molti articoli in merito apparsi sulla rivista, ho messo in evidenza il processo che portò, a partire dalle posizioni antistataliste sempre sostenute sulle pagine di «Il Mondo» in particolare da Rossi, al definirsi della presa di posizione nazionalizzatrice espressa durante il convegno “La lotta contro i monopoli”. Del seminario “Atomo ed elettricità” ho ritenuto di particolare interesse l'identificazione operata dai relatori tra esigenze tecnico-scientifiche dell'energia nucleare e opzione nazionalizzatrice che portò ad una lettura prettamente politica delle scelte tecniche da operare in materia di filiere tecnologiche. Lettura che, come evidenzieremo, Ippolito non condividerà a favore di un approccio che preferisce le soluzioni particolari alle analisi universali. Atoms for Peace comporta un rilancio generale della politica nucleare italiana anche in termini di “gara atomica” tra ricerca e sviluppo pubblici e privati. In particolare, ho esaminato il crescente clima di ostilità tra il CNRN e l'industria privata (l'Edison in particolare) e le cause che portarono alle dimissioni di Giordani dalla Presidenza del Comitato. In un capitolo titolato “Come Mattei all'Agip” ho delineato le difficoltà istituzionali che dovette affrontare Ippolito da segretario plenipotenziario del CNRN ed il conseguente sviluppo di un modus operandi problematico che ebbe importanti conseguenze nella creazione del “caso” che sarebbe esploso. Tra le molte vicissitudini del CNRN ho seguito soprattutto il processo che portò alla costruzione delle prime centrali atomiche in Italia con particolar attenzione alla collaborazione tra CNRN e Banca Mondiale che portò alla costruzione della centrale di Garigliano e che sintetizzò istanze meridionaliste e nucleariste. Con il capitolo “Dal CNRN al CNEN” ho esaminato il percorso politico che portò alla nascita del CNEN nel contesto delle trattative per il primo Governo di Centrosinistra e della nazionalizzazione dell'energia elettrica. L'obiettivo è stato in particolare mettere in evidenza le tensioni che andarono delineandosi all'interno del nuovo ente elettrico, l'ENEL, tra le posizioni rappresentate dal Direttore Generale Angelini ed il consigliere Ippolito. Negli ultimi due capitoli ho riassunto in modo antologico l'aspetto più ampiamente trattato dalla storiografia esistente sul tema, ovvero il “caso” mediatico e giuridico che prese il nome del Segretario Generale del CNEN e che portò alla sua incarcerazione. Oltre alla fase processuale, ho ricostruito il quadro politico e gli avvenimenti che portarono alla messa in stato di accusa di Ippolito, nell'estate del 1963, ed alla sua incarcerazione l'anno successivo, che ebbero come diretta conseguenza il drastico ridimensionamento dei programmi nucleari del CNEN. Infine ho proposto un'analisi delle ipotesi interpretative date al “caso Ippolito” evidenziando anche alcuni aspetti che, per varie ragioni, non sono stati ancora indagati. In ultima analisi il presente studio tenta di mettere in luce la complessità della materia trattata che, pur prestandosi per molte ragioni alle semplificazioni complottistiche e dietrologiche di stampo giornalistico, risulta incomprensibile senza una contestualizzazione capace di connettere il percorso della fisica nucleare italiana (che a partire dall'esperienza dei “ragazzi di via Panisperna” tende a pensarsi e muoversi come una “comunità” portatrice di propri interessi e ideali), il dibattito filosofico, culturale e tecnico sulle ragioni e sui mezzi dell'intervento dello Stato nell'economia e sul ruolo di intellettuali e scienziati nella società, ed infine la storia politica italiana, europea ed internazionale che portò alla nascita del Centrosinistra.
XXIV Ciclo
1975
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
6

LANZANI, ARTURO SERGIO. « L' interpretazione dei contesti locali negli anni cinquanta : contributi all'indagine e alla progettazione territoriale dal dopoguerra ai primi anni sessanta ». Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 1990. http://hdl.handle.net/11578/278157.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
7

BARAGLI, MATTEO. « Dal podere alla piazza : famiglie, parrocchie e agitazioni bianche nelle campagne toscane (1917/1921) ». Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/2158/557488.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.

Livres sur le sujet "Primo dopoguerra"

1

Martino, E. Le marine nel primo dopoguerra (1945-1955). Roma] : Rivista marittima, 2002.

Trouver le texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
2

Pillot, Pier Paolo. Il primo dopoguerra nel Friuli occidentale (1919-1923). Pordenone : Concordia sette, 1997.

Trouver le texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
3

Bigi, Luciano. Una vita in marina dal primo al secondo dopoguerra. Milano : Fondazione Italo Zetti, 2003.

Trouver le texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
4

Ernesto Rossi e il sud Italia nel primo dopoguerra. Bologna : CLUEB, 2012.

Trouver le texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
5

Vento, Salvatore. Cattolicesimo sociale e politica : L'esperienza genovese del primo dopoguerra. Genova : Marietti, 1989.

Trouver le texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
6

Il movimento cooperativo in Italia nel primo dopoguerra (1918-1925). Milano, Italy : F. Angeli, 1986.

Trouver le texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
7

L'economia del lodigiano tra fine '800 e primo dopoguerra : Processi evolutivi prima della grande crisi. Lodi : PMP Edizioni, 2015.

Trouver le texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
8

Pompeo, Augusto. Forte Bravetta : Una fabbrica di morte dal fascismo al primo dopoguerra. Roma : Odradek, 2012.

Trouver le texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
9

Immaginare il femminile : Fraulein Else nella letteratura austriaca del primo dopoguerra. Milano : CUEM, 2007.

Trouver le texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
10

Cutolo, Francesco. Le cicatrici della vittoria : Frammenti di storia del primo dopoguerra italiano. Pistoia : I.S.R.Pt editore, 2019.

Trouver le texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.

Chapitres de livres sur le sujet "Primo dopoguerra"

1

De Grassi, Massimo. « Le mostre di Ca’ Pesaro e la scultura a Venezia nel primo dopoguerra ». Dans Storie dell’arte contemporanea. Venice : Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-199-7/002.

Texte intégral
Résumé :
This essay analyses the presence of sculptures at the exhibitions held at Ca’ Pesaro palace in 1919 and 1920. Studying works of art created by artists of the calibre of Arturo Martini and Napoleone Martinuzzi, a style or a general inclination can be identified, because otherwise very few documents certify that moment. In conclusion, a comparison is carried out between ancient and classical suggestions and monumental sculptures made by Martini and Martinuzzi in the 20s.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
2

Pescosta, Werner. « L’Accordo De Gasperi-Gruber e i ladini. Dinamiche sociali e politiche fra primo e secondo dopoguerra ». Dans Lektüren und Relektüren | Leggere, riflettere e rileggere | Nrescides letereres y letures critiches. Istitut Ladin Micurá de Rü, 2021. http://dx.doi.org/10.54218/festschrift.uk.395-428.

Texte intégral
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
3

Woźniak, Katarzyna. « Teatr Ludowy PRL jako przedmiot badań komparatystycznych zarys problematyki ». Dans Sperimentare ed esprimere l’italianità. Aspetti letterari e culturali. Doświadczanie i wyrażanie włoskości. Aspekty literackie i kulturowe. Wydawnictwo Uniwersytetu Łódzkiego, 2021. http://dx.doi.org/10.18778/8220-478-0.14.

Texte intégral
Résumé :
La definizione del “teatro popolare” rappresenta una sfida per gli studi comparati italo‑polacchi di teatro. Infatti, analizzando la situazione istituzionale del teatro polacco e quello italiano degli anni Sessanta e Settanta, la prima sfida è quella di tradurre il termine “ludowy” in italiano: si tratta di un teatro “per il popolo” nello stesso significato del “popolo” che ne dava la Repubblica Popolare Polacca? In altre parole, cercando la risposta a questa domanda, dobbiamo chiederci, come “sperimentavano” la popolarità / “ludowość” gli ambienti teatrali e istituzionali italiani e polacchi del secondo dopoguerra.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
4

Viggiano, Romina. « La Spagna nelle prime Biennali veneziane del secondo dopoguerra ». Dans Storie della Biennale di Venezia. Venice : Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-366-3/020.

Texte intégral
Résumé :
This essay aims to analyse the Spanish Pavilion at Venice Biennale in the years from 1948 to 1956. Rosalía Torrent calls this chronological arc años de travesía: from 1948 precisely because within the Biennales under Francoism (1938-76) it marks the passage to the commissioner of Luis González Robles, who materializes and exports a ‘modern’ image of Spain that justifies on a political level the tacit acceptance of the regime among the Western powers in defence of the ‘red danger’. The period shows the weakness of liberal hopes and the exploitation of art by the dictatorship.
Styles APA, Harvard, Vancouver, ISO, etc.
Nous offrons des réductions sur tous les plans premium pour les auteurs dont les œuvres sont incluses dans des sélections littéraires thématiques. Contactez-nous pour obtenir un code promo unique!

Vers la bibliographie