Thèses sur le sujet « Prima età moderna inglese »

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1

SECHE, GIUSEPPE. « Cultura e circolazione libraria in Sardegna tra tardo medioevo e prima età moderna ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2014. http://hdl.handle.net/11584/266527.

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Résumé :
The aim of this thesis is that of contributing to improve the knowledge of the cultural history of Sardinia, with a particular focus on book circulation during a time of great intellectual, political and social change, such as the end of the XV and VI Century. Through the analysis of notary deeds, and particularly post mortem inventories, the first part of the study has reconstructed the structure and content of sixty-two private libraries, ten belonging to Church representatives, seven to lawyers, four to doctors or other categories related to public health, ten to women, seven to aricstocratic families and seven to other categories. The total number of volumes in this census exceeds 5000 units, while the different authors come up to almost 1260. In a number of cases the analysis conducted has allowed the investigator to outline brief biographical profiles, reconstructing family and professional relations as well as to bring to light the cultural context whereby Sardinian society evolved in those years. The second part of the dissertation has been devoted to the editorial production of the city of Cagliari between 1566 and 1600, with an emphasis on technical aspects of the typographic processes as well as on the circulation of the editions produced. Starting from 190 items and from archival sources, 86 editions have been described, 68 of which of secure identification and 18 for which ownership is probable or possible, two loose papers, which still today represents the only prove of draft printing.
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2

vitali, francesco. « PIER FRANCESCO GIAMBULLARI E LA PRIMA STORIA D'EUROPA DELL'ETA' MODERNA. RADICI POLITICO-RELIGIOSE DI UN'IDEA ». Doctoral thesis, La Sapienza, 2005. http://hdl.handle.net/11573/917448.

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3

Tosi, Brandi Elisa <1971&gt. « Il sarto tra Medioevo e prima Età moderna a Bologna e in altre città dell’Emilia Romagna ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5079/1/TOSIBRANDI_ELISA_TESI.pdf.

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Résumé :
Il lavoro di Elisa Tosi Brandi riguarda il mestiere del sarto nel basso Medioevo e si sviluppa utilizzando due prospettive differenti. Da un lato, infatti, si è deciso di seguire una tradizione di studi oramai consolidata, che privilegia l’indagine degli aspetti economici e politici, dall’altro si è scelto di non trascurare la storia dei prodotti degli artigiani. L’approccio utilizzato in questa tesi tiene insieme entrambe le prospettive di ricerca, tentando dunque di indagare i produttori e i prodotti così come le fasi e i metodi di lavoro. Ciò senza ignorare, da un lato, indagini di tipo politico, economico e sociale, poiché tali oggetti sono lo specchio della società che li ha ideati e creati e da cui non si può prescindere e, dall’altro, indagini di tipo tecnico, poiché gli oggetti sono rivelatori del complesso patrimonio di conoscenze artigianali. Partendo dal caso di studio della Società dei sarti della città di Bologna, la tesi di Elisa Tosi Brandi ricostruisce questo mestiere confrontando tra loro fonti inedite (statuti corporativi, matricole, estimi) e studi effettuati su altre aree italiane. La ricca documentazione conservata ha consentito di mettere in luce l’organizzazione di questo lavoro, di collocare abitazioni e botteghe nell’area del mercato e nel più ampio tessuto cittadino, di individuare i percorsi commerciali e di approvvigionamento. L’ultima parte della tesi offre l’analisi di alcune fonti materiali al fine di ricostruire le tecniche sartoriali medievali intrecciando tutte le fonti consultate: dai documenti scritti si passa pertanto agli abiti che offrono informazioni dirette sulle tecniche di taglio ed assemblaggio.
The work of Elisa Tosi Brandi concerns the tailor's craft in the late Middle Ages and it develops using two different perspectives. On the one hand, it was decided to follow a tradition of studies now consolidated, which gives priority to the investigation of economic and political aspects, on the other hand, it has chosen not to forget the history of the artisans products. The approach used in this thesis holds together both research perspectives, trying to investigate the manufacturers and products as well as the steps and methods of work. Starting from the case of study of the Tailor’s Guild in Bologna, the thesis of Elisa Tosi Brandi reconstructs this craft by comparing unpublished sources (statutes, matricole, estimi) and studies on other areas of Italy. The rich documentation preserved has allowed to highlight the organization of this work, to collocate houses and shops in the area of the market and in the broader fabric of the town, and to locate the commercial and supply routes. The last part of the thesis offers analysis of some materials sources in order to reconstruct the medieval tailoring techniques: from written records it goes therefore to the clothes that offer direct information on the techniques of cutting and assembling.
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4

Tosi, Brandi Elisa <1971&gt. « Il sarto tra Medioevo e prima Età moderna a Bologna e in altre città dell’Emilia Romagna ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/5079/.

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Résumé :
Il lavoro di Elisa Tosi Brandi riguarda il mestiere del sarto nel basso Medioevo e si sviluppa utilizzando due prospettive differenti. Da un lato, infatti, si è deciso di seguire una tradizione di studi oramai consolidata, che privilegia l’indagine degli aspetti economici e politici, dall’altro si è scelto di non trascurare la storia dei prodotti degli artigiani. L’approccio utilizzato in questa tesi tiene insieme entrambe le prospettive di ricerca, tentando dunque di indagare i produttori e i prodotti così come le fasi e i metodi di lavoro. Ciò senza ignorare, da un lato, indagini di tipo politico, economico e sociale, poiché tali oggetti sono lo specchio della società che li ha ideati e creati e da cui non si può prescindere e, dall’altro, indagini di tipo tecnico, poiché gli oggetti sono rivelatori del complesso patrimonio di conoscenze artigianali. Partendo dal caso di studio della Società dei sarti della città di Bologna, la tesi di Elisa Tosi Brandi ricostruisce questo mestiere confrontando tra loro fonti inedite (statuti corporativi, matricole, estimi) e studi effettuati su altre aree italiane. La ricca documentazione conservata ha consentito di mettere in luce l’organizzazione di questo lavoro, di collocare abitazioni e botteghe nell’area del mercato e nel più ampio tessuto cittadino, di individuare i percorsi commerciali e di approvvigionamento. L’ultima parte della tesi offre l’analisi di alcune fonti materiali al fine di ricostruire le tecniche sartoriali medievali intrecciando tutte le fonti consultate: dai documenti scritti si passa pertanto agli abiti che offrono informazioni dirette sulle tecniche di taglio ed assemblaggio.
The work of Elisa Tosi Brandi concerns the tailor's craft in the late Middle Ages and it develops using two different perspectives. On the one hand, it was decided to follow a tradition of studies now consolidated, which gives priority to the investigation of economic and political aspects, on the other hand, it has chosen not to forget the history of the artisans products. The approach used in this thesis holds together both research perspectives, trying to investigate the manufacturers and products as well as the steps and methods of work. Starting from the case of study of the Tailor’s Guild in Bologna, the thesis of Elisa Tosi Brandi reconstructs this craft by comparing unpublished sources (statutes, matricole, estimi) and studies on other areas of Italy. The rich documentation preserved has allowed to highlight the organization of this work, to collocate houses and shops in the area of the market and in the broader fabric of the town, and to locate the commercial and supply routes. The last part of the thesis offers analysis of some materials sources in order to reconstruct the medieval tailoring techniques: from written records it goes therefore to the clothes that offer direct information on the techniques of cutting and assembling.
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SALIS, MAURO. « Tra Sardegna e Catalogna. Artisti e committenti nella prima età moderna alla luce delle fonti documentali ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2014. http://hdl.handle.net/11584/266524.

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Résumé :
This research aims to investigate the relationship between artists and patrons and the dynamics of production, circulation, use of paintings in reference to Sardinia in the late fifteenth-early sixteenth century in its relations with Catalonia. The primary objective is to search out new data on episodes and steps considered fundamental in the art, the knowledge of which is limited by the lack of documentation and the small number of surviving works; complementary objective is to try to understand what was the nature of the artist-client relationship and how the mechanisms of production of the works and their circulation were configured and according to which patterns were transposed by the users. To go back to the circumstances that led to the creation of the art work is necessary to refer to a set of data that go beyond the canonical commission contracts of works. Any news about the actions, the movements and contacts of the patrons, the artistic operators, suppliers of raw materials (and therefore of producers and merchants) was (re)read and (re)analyzed to identify new elements that could expand the limited knowledge in our possession.
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BERTOLINI, MANUEL. « L'AFFETTO E LA SUA MISURA. LE AUTORITÀ ECCLESIASTICHE E LA REGOLAMENTAZIONE DELLA MUSICA NELLA PRIMA ETÀ MODERNA ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/217947.

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Résumé :
Is it possible to censure music? This question may sound rather extravagant, and this is perhaps why music is often overlooked in studies on ecclesiastical censorship in the early modern period, for it would seem that its very essence is incompatible with any form of control. In fact, the huge transformation the Catholic Church had to face, between the sixteenth and the seventeenth century, had a big impact on the music scene. Unavoidably, music was involved in the disputes between Catholics and Protestants as essential liturgical element. The musicologists have mainly studied the Council of Trent action, which seemed to be animated by the desire to remove the secular textual and melodic components from the church repertory. Therefore, Rome became the main center of production for sacred and spiritual music used in celebrations, devotional practices and also in teaching catechism. The case of the Society of Jesus is exemplar: music represent a powerful means of education in college programs, and a strategic tool in the catechesis work. To the enhancement of spiritual genres corresponds as well the will of ‘suppress’ the profane repertories. This is well documented during the age of Counter Reformation, by the variety of cases of ‘‘travestimento’’ which invest canzonette and madrigals. This attitude was also proved by some of the measures the ecclesiastical censure adopted against the vocal production since the seventies of the sixteenth century. In ancient Greek musical theory, harmony was seen as being endowed with a natural virtue capable of altering the rational faculties of the listener’s soul, to the extent of depriving that person of his freedom. The many ethical implications of this classical axiom featured in early modern theological debates. My thesis tries to provide a first answer to these questions by studying the conciliar decrees, the documents of the Index Congregation, the treatises on music and the manuals on demonology. These sources reveal musical censorship did not only involve zealous inquisitors battling with some licentious musician, but also the language of worship and the circulation of prohibited knowledge, which included dangers in the form of sounds that went beyond erotic seduction.
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7

Drago, Davide <1983&gt. « Banditismo e amministrazione della giustizia in Sicilia tra la fine del Medioevo e la prima età moderna ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1709.

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FALCHI, DELITALA CLAUDIA. « Fra diritto dei contratti e nascita di una nuova scienza : i trattati internazionali della prima età moderna ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2016. http://hdl.handle.net/11584/266658.

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Résumé :
The thesis will analyze the influence of contract law on theories regarding international treaties, developed in the XVI-XVII century by Pietrino Belli, Balthasar Ayala, Alberico Gentili and Ugo Grozio. Particular attention will be given to the traditional argument, which tends to diminish the contribution made by the precursors of international law, due to their excessive attachment to civil law and their alleged inability to view ius gentium as an autonomous science. Prima facie, the doctrinal works of the early modern period concerning international treaties appear deeply anchored in civil law- However, more in-dept study reveals the problems encountered by jurists in their attempt to govern interstate relations referring only to civil law, and their awareness of the intrinsic differences between the iuris gentium framework and the context in which individuals acted. The idea thus began to emerge that, although the norms of ius civile continued to represent an essential point of reference for the development of the principles of international law, they could not be transformed into interstate law in a purely mechanical way. They must instead be adapted to meet the specific necessities of peoples’ law and applied only if compatible with the general spirit of the latter. This laid the foundations for the consideration of the ius gentium not as a mere appendix of civil law, but as an independent discipline with its own specific principles and institutions.
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Di, Lenardo Isabella <1979&gt. « Artisti-mercanti-collezionisti : il ruolo delle comunità fiamminga e tedesca a Venezia nelle dinamiche artistiche della prima età moderna ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3007.

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Résumé :
Alcuni mercanti e agenti d’arte che facevano parte della comunità fiamminga e tedesca che risiedevano a Venezia ma erano in continuo movimento lungo le rotte commerciali tra il Nord e il Sud d’Europa, furono figure decisive per gli scambi artistici tra l’ultimo quarto del XVI secolo e il primo Ventennio del XVII. Questo studio ha indagato, proponendosi anche metodologicamente in modo nuovo, come la trama del network internazionale di cui questi mercanti, fini collezionisti e agenti d’arte facevano parte, sostanziasse la circolazione di artisti e opere d’arte. Grazie al focus su alcuni casi studio di pittori che giungevano in Italia per compiere il tradizionale percorso di apprendimento, è stato possibile ricondurre dati documentari inediti, e altri già acquisiti dalla storiografia artistica, in un nuovo quadro coerente di relazioni sociali, culturali, più specificatamente artistiche.
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DEBERNARDI, LEA. « Il fons pietatis e la fontana di giovinezza. Iconografia religiosa e temi profani fra tardo Medioevo e prima Età moderna ». Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2020. http://hdl.handle.net/11384/103838.

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Debernardi, Lea. « Il fons pietatis e la fontana di giovinezza : iconografia religiosa e temi profani fra tardo Medioevo e prima Età moderna ». Thesis, Université Paris sciences et lettres, 2020. http://www.theses.fr/2020UPSLP050.

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Résumé :
L’allégorie du fons pietatis, représentant une fontaine qui recueille le sang du Christ, apparaît dans l’art allemand, français et flamand vers le milieu du XVe siècle. Bien que plusieurs fois examinés par les historiens de l’art, l’origine et le développement de cette image continuent de susciter plusieurs questions. La ressemblance des représentations du fons pietatis avec celles de la fontaine de jouvence, thème considéré comme appartenant au domaine exclusif de l’art profane, interroge notamment les spécialistes. Afin d’éclairer les rapports entre ces deux images, l’analyse proposée dans ce travail croise l’histoire du fons pietatis avec celle de la fontaine de jouvence, en examinant l’usage et l’évolution de ces deux thèmes dans l’art et la littérature de la fin du Moyen Âge et du début de l’époque moderne. Il est ainsi possible de préciser la place de la fontaine de jouvence dans le réseau de références visuelles et littéraires qui ont marqué le développement de l’iconographie du fons pietatis. L’étude de ces images permet aussi de réfléchir sur les processus de création de nouvelles allégories religieuses apparues à la fin du Moyen Âge, aussi bien que sur l’évolution des catégories d’« art sacré » et d’« art profane »
Around the middle of the 15th century, an allegorical image known as the Fons Pietatis, representing a fountain filled by the blood of Christ, appeared in German, French and Flemish art. Despite having been repeatedly scrutinized by art historians, the origin and the development of this iconography still remain somewhat unclear. Scholars have been particularly puzzled by the close resemblance between representations of the Fons Pietatis and of the Fountain of Youth, an iconographical theme usually ascribed to the realm of secular art. In order to shed light on the relationship between these images, my thesis jointly examines the history of the Fons Pietatis and that of the Fountain of Youth, reconstructing the usage and the evolution of both these themes in late medieval and early modern art and literature. My aim, through this approach, is to achieve a better understanding of the place occupied by the Fountain of Youth in the network of visual and textual references that shaped the iconography of the Fons Pietatis. At the same time, my study offers an insight into the processes that guided the creation of late medieval religious allegories, as well as into the changing definitions of “sacred” and “secular art”
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Bustreo, Gian Paolo. « Le terre e le case dei frati : ricerca sui patrimoni dei conventi mendicanti trevigiani fra Medioevo e prima età moderna ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 1998. http://hdl.handle.net/10579/281.

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Cassioli, Marco. « Uno spazio di confine tra Liguria e Provenza : La Val Nervia nel basso medioevo e nella prima età moderna (secoli XII-XVII) ». Thesis, Aix-Marseille, 2014. http://www.theses.fr/2014AIXM3013.

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Résumé :
Le présent travail se propose de reconstruire la genèse et l'évolution de la frontière entre Provence et Ligurie et son impact sur les sociétés locales. L'enquête a choisi, pour zone spécifique, la vallée de la Nervia. Comprise entre les montagnes du Ponant ligure et de la région de Nice, elle a seule constitué pendant plus de cinq siècles (1262-1796) une marche entre deux entités étatiques souvent en conflit : la République de Gênes à l'est, la Provence angevine puis les domaines savoyards à l'ouest. La recherche n'a pas mobilisé moins d'un millier de documents répartis entre les archives de trois pays européens (France, Italie, Monaco). Pour le Moyen Âge, elle a mis d'abord en lumière l'importance tant économique que stratégique de la vallée. Elle a concurremment retracé les politiques menées dans la contrée par Gênes, par la Provence et par les Savoie en matière de communications routières, de production et d'échanges, comme de peuplement. Elle a autant considéré les relations complexes entre seigneurs et communautés. À cette première partie succède une analyse des sociétés locales au seizième siècle. Une attention particulière est accordée aux Doria de Dolceacqua et à leur rôle dans le développement « proto-industriel » du territoire, en tant que gros entrepreneurs dans les secteurs du vin, de l'huile d'olive et du papier. La diffusion de la Réforme dans les villages gouvernés par le duc de Savoie et le renouveau catholique post-tridentin se sont révélés comme d'autres thèmes majeurs. La dernière partie de la thèse se propose de déterminer jusqu'à quel point la présence d'une frontière influa sur la vie et sur les activités quotidiennes des habitants
This work aims to reconstruct the genesis and the evolution of the frontier between Liguria and Provence and its impact on local societies. The specific area of research is the Nervia Valley: the only, among the valleys of western Liguria and the region of Nice, to have constituted for more than five centuries (1262-1796) a frontier between two countries often in conflict, the Republic of Genoa in the east and Angevin Provence (later Savoy) in the west. Based on a thousand documents preserved at the archives of three European states (France, Italy and Monaco), the study firstly highlights both the economic and strategic importance of the Nervia Valley; the road network, economic and settlement policies pursued in this area by Genoa, Provence and the House of Savoy; the complex relations between Lords and communities. The second part of the work investigates the local societies in the Sixteenth century. Special attention is devoted to the Doria of Dolceacqua and to their role in the industrial development of the territory as wine, olive oil and paper entrepreneurs; to the diffusion of the ideas fostered by the Reformation in the villages governed by the duke of Savoy; and to the post-Tridentine Catholic renewal. The final part tries to assess to what degree the presence of a frontier influenced the life and daily activities of the inhabitants
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Peratoner, Alberto. « Indagine intorno alle origini dell'enciclopedismo moderno nei suoi fondamenti teorici : linee evolutive dell'aspirazione all'unificazione e sistematizzazione del sapere nella prima età moderna ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2003. http://hdl.handle.net/10579/591.

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Résumé :
L'interesse enciclopedico quale preoccupazione costante nell'età moderna si manifesta da un lato nell'avvertita esigenza di una decifrazione della struttura della realtà, dall'altro nel desiderio di un'inventariazione degli enti appartenenti ai diversi ambiti della natura da ordinare e riconoscere nella loro strutturazione reciproca. La ricerca muove i primi passi dal confluire quattrocentesco della riflessione logica e della mnemotecnica all'incontro del centro d'interesse che viene man mano formandosi e in cui ha larga parte la rinascita del lullismo. A queste si sommano la levitazione simbolica delle forme di conoscenza e la rinnovata coscienza artistica della modernità nascente, che determina anche figurativamente la dottrina dei 'luoghi' che col tempo assurgerà al ruolo di griglia di riferimento della sistematizzazione delle conoscenze. La triade dei platonici rinascimentali quattrocenteschi Cusano - Ficino - Pico della Mirandola sembra nel contempo consolidare e raccogliere queste aspirazioni ancora per molti aspetti sparse e 'puntiformi' in una solida concezione ontologica e antropologica in cui l'unità sostanziale della natura e la centralità dell'uomo rispetto ad essa quale microcosmo predispongono all'operazione enciclopedica che, se non viene ancora esplicitamente teorizzata come tale, nondimeno affiora più volte in forma di potenzialità dello spirito umano. Intanto importanti prospettive e orientamenti del rinnovamento dialettico e retorico dell'Italia del Quattrocento contribuiscono alla formazione della riflessione di Rudolf Agricola, destinata a una profonda influenza nel secolo successivo, e al volgere del secolo la logica si inclina sempre più a strumento di rappresentazione della realtà nelle sintesi dalla crescente connotazione metafisica di Lefèvre d'Etaples, Clichtowe e Bovillus. In quest'ultimo in particolare sembrano affiorare elementi-spia che rivelano la natura dell'aspirazione enciclopedica stessa come direttamente connessa al progressivo formarsi della coscienza della soggettività nel pensiero moderno. La più fitta ripresa del lullismo nel Cinquecento corrisponde ad un sensibile movimento di deriva magico-esoterica dell'ars e dell'intero progetto di unificazione del sapere, deriva che a partire da Agrippa e Murner, raggiunge alla fine del secolo la massima espressione nella complessa elaborazione di Giordano Bruno. Alla metà del Cinquecento, però, il parallelo sviluppo della riflessione dialettico-retorica dà luogo, con Pietro Ramo, ad un primo assestamento centrato intorno alla formulazione del 'metodo', destinato a notevoli echi ed influenze ancora nel secolo successivo, mentre nella seconda metà del Cinquecento si precisano la simbolica dei caratteri e comincia a farsi strada l'idea di Teatro del mondo come forma espositiva della conoscenza a carattere enciclopedico. The encyclopedical interest as a constant task in the modern age shows on the one hand the need of a deciphering of the reality structure, on the other the desire to inventory the beings belonging to the different nature frameworks to order and recognize in their disposition. The research move from the confluence, in the fifteenth century, of the logical reflexion and mnemonic arts on a new centre of interest, where a large part have the lullism renaissance. All that is joined by the symbolical levitation of the knowledge forms and the renewed artistical conscience of the dawning modern civilization, that determine also figuratively the 'topical' doctrine that gradually will take the place of a reference 'grill' for the knowledge systematization. The platonical triad of the fifteenth century, composed by Cusano, Ficino and Pico della Mirandola seems at the same time consolidate and gather up these aims still sprinkled in a sound ontological and anthropological conception where the substantial unity of Nature and the central position of man as a microcosm arrange the encyclopedical operation that, if it is still not explicitly theorized, it appears more times as a human spirit potentiality. Meanwhile some important perspectives of the dialectical and rhetorical renewal of Renaissance Italy contributes to the definition of the thought of Rudolf Agricola, that will have a deep influence in the following time. At th end of the fifteenth century the logic tend to became an instrument of representation of reality in the more metaphysical synthesis of Lefevre d'Etaples, Clichtowe e Bovillus. In Bovelles expecially seems to appear some element that shows the character of the encyclopedical aim as directly connected to the progressive growth of the subjective conscience in modern thought. A more intense revival of lullism in the sixteenth century correspond to a sensible magic-esoteric drift of the ars and of the entire project of unifing knowledge. This drift, from Agrippa and Murner, reach at the end of the century its maximum in the thought of Giordano Bruno. However in the mid of sixteenth century the parallel development of the dialectical­rhetorical reflexion produces, with Petrus Ramus, a first adjustment around the concept of 'method', still influent in the following century, while in the second half of the sixteenth century take shape the characters symbolic and begin to take place the idea of Theatrum mundi as an expositive form of the encyclopedical knowledge.
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BARATTA, LUCA. « 'Monstrum, prodigium, portentum' : nascite mostruose nella Street Literature dell'Inghilterra della prima età moderna ». Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/2158/1001716.

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Lifrieri, Sharon, Gaetano Roberto De, Attilio Vaccaro et Giuseppe Roma. « L'Alto Tirreno cosentino dal Medioevo alla prima età moderna : stato e conservazione degli edifici civili e religiosi ». Thesis, 2014. http://hdl.handle.net/10955/960.

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TOPPETTA, SILVIA. « L’Inquisizione a Modena nel primo Seicento ». Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1252659.

Texte intégral
Résumé :
La tesi ha come oggetto una storia istituzionale del tribunale dell’Inquisizione di Modena durante il primo trentennio della sua attività, a partire dall’istituzione della cosiddetta “nuova” Inquisizione nel 1598. Fino a quel momento il tribunale modenese era stato una vicaria del Sant’Ufficio ferrarese, ma, con la devoluzione della città alla Santa Sede, Modena assurge a capitale dei domini estensi e, contestualmente, a sede di un’Inquisizione generale. L’analisi impiega diversa documentazione per la ricostruzione del funzionamento e dell’attività del tribunale e dei suoi inquisitori, privilegiando l’aspetto del doppio controllo: quello del Sant’Uffizio sul tribunale modenese e quello di Modena sui territori sottoposti alla sua giurisdizione. Si fornisce anzitutto un breve stato dell’arte che, da una parte mette a fuoco alcuni punti salienti del dibattito storiografico sul tema dell’Inquisizione in Italia, dall’altra fornisce un ragguaglio delle principali pubblicazioni che si sono servite della documentazione relativa all’attività del tribunale modenese, in particolare di quella conservata presso l’Archivio di Stato di Modena. Viene dunque illustrata la situazione politica del ducato estense, territorialmente ridotto in seguito alla devoluzione di Ferrara e che subisce un totale riassestamento, non solo territoriale, ma politico, sociale e religioso. È fondamentale collocare l’attività dell’Inquisizione modenese entro le vicende del periodo per poter capire i meccanismi attraverso cui essa riuscì ad impiantarsi e ad esercitare il suo controllo, con le conseguenti negoziazioni e definizioni/ridefinizioni di rapporti, soprattutto tra potere politico e tribunale ecclesiastico che, a propria volta, non può essere pienamente inteso senza considerare quali fossero i rapporti dei duchi d’Este con Roma in quel momento di transizione. Altro aspetto importante da tenere presente è quello relativo ai rapporti tra vescovi e inquisitori. Attraverso l’analisi di documenti (soprattutto sinodi, carteggi e fascicoli del foro vescovile) si è potuto appurare che, negli anni in oggetto, non si verificarono episodi di conflitti o frizioni tra le due figure di giudici. I vescovi modenesi del primo Seicento mantenevano infatti un rapporto di collaborazione con gli inquisitori, dedicandosi principalmente a compiti pastorali e a ruoli diplomatici a servizio della famiglia ducale. Dopo aver presentato il contesto ed aver fornito alcune informazioni sugli istituti di conservazione presso i quali è stata condotta la ricerca, si entra nel vivo della trattazione, presentando l’attività degli inquisitori operanti durante il trentennio considerato attraverso la loro corrispondenza. Le lettere, sebbene siano espressione dell’istituzione - e quindi del punto di vista - dominante, offrono delle informazioni preziose circa la realtà di cui davano conto. Lasciano emergere, in effetti, alcune delle situazioni su cui si è voluto porre maggiore attenzione: i conflitti territoriali e di competenze con le diverse figure di ordinari nei territori sottoposti a diocesi diverse da Modena o nullius diocesis, ma anche problemi di carattere economico, legati alla condizione di povertà del tribunale. Ciò su cui tuttavia si insiste particolarmente sono i conflitti di natura giurisdizionale con la corte. Sebbene, infatti, il duca non fosse in una posizione di forza rispetto al Sant’Uffizio - e, quindi, rispetto ai giudici di fede locali - è pur vero che in talune situazioni si crearono delle frizioni e dei contrasti piuttosto accesi, soprattutto in materia di ebrei - data la tradizionale protezione accordata loro dai duchi estensi sin dal tempo di Ferrara capitale - e nei casi in cui ad essere coinvolti in reati spettanti l’Inquisizione fossero nobili e stipendiati del duca. Un aspetto, in particolare, merita di essere sottolineato all’interno di questo discorso: i rapporti del tutto peculiari dell’Inquisizione modenese con quello che era il personaggio politico più influente degli anni oggetto del presente studio: Giovanni Battista Laderchi, detto l’Imola. Era questi, infatti, ad essere l’interlocutore dei giudici di fede in diverse situazioni più di quanto non lo fosse lo stesso duca. L’esistenza di documentazione inquisitoriale (fascicoli e denunce) relativa a questo personaggio permette di avere un’idea del suo peso e della sua pericolosità, dal punto di vista del tribunale di fede. L’attività dei primi inquisitori generali di Modena coincide con la fine dell’emergenza ereticale che aveva caratterizzato la seconda metà del Cinquecento, ovvero con la fase dell’istituzionalizzazione dell’Inquisizione, che inizia ad orientarsi verso altri reati, varcando sempre più i confini del foro della coscienza per approdare verso la realtà del quotidiano, dei comportamenti, delle superstitiones, dei rapporti considerati più a rischio: fra tutti, quelli tra i confessori e le loro penitenti - che portarono ad una crescente attenzione nel perseguimento della cosiddetta sollicitatio ad turpia - e quelli tra cristiani ed ebrei. Dopo aver seguito le vicende attraverso la corrispondenza, si è tentata una ricostruzione dell’attività del tribunale e dei suoi giudici da un altro punto di vista, seguendo i processi veri e propri. Si sono quindi analizzati, a livello quantitativo - attraverso l’uso di un inventario - anche i tipi di reati commessi, per evidenziare l’evoluzione della stessa attività. A questo punto si è compiuto un passaggio ulteriore, mettendo a confronto questi ultimi dati con quelli emergenti dalla corrispondenza. Lo scopo di quest’analisi è quello di capire quali casi venissero comunicati - e per quali motivi - alla Sacra Congregazione e quale fosse, di conseguenza, il livello del controllo di Roma sull’Inquisizione modenese. Per dare un’idea concreta di alcuni dei temi trattati durante l’analisi, all’interno dell’ultima sezione si trova una selezione di casi di studio, che mostrano i modi concreti di procedere verso una serie di reati e verso differenti tipologie di imputati. Questo permette di capire quali fossero le situazioni che destavano l’attenzione degli inquisitori, o se piuttosto non intervenissero motivazioni particolari nel determinare il loro orientamento. In questo senso vanno tenuti presenti tutti gli elementi sottolineati nelle sezioni precedenti, in riferimento ai personaggi coinvolti (nobili, donne, ecclesiastici, ebrei, etc.), ai conflitti con la corte (nei casi di ebrei e nobili), alle tendenze generali dell’Inquisizione nel corso del XVII secolo. Si vedrà altresì quali erano i reati di eresia contro cui si procedeva - o non si procedeva più - a quest’altezza cronologica, quando l’eresia era stata ormai completamente debellata, sia in generale, che nel particolare, ossia in una delle realtà che più aveva contribuito ad allarmare Roma e da cui era scaturita la decisione di tornare a servirsi dei tribunali dell’Inquisizione. Nell’Appendice documentaria che chiude il lavoro si trovano trascritti tre documenti prodotti nel periodo in esame. Il primo è un modello di editto, che i cardinali della Sacra Congregazione avevano ritenuto di dover inviare a tutte le sedi inquisitoriali per uniformare la formazione degli editti. Gli altri due documenti, invece, sono due prontuari ad uso degli inquisitori: “Modo et ordine, che osserva il Reverendo Padre Inquisitore nell’essercitare il suo Officio nella Città di Modena” e “Contro di quai persone proceda il Santo Officio della Inquisitione”, ritenuti particolarmente interessanti in quanto pienamente rispondenti alle esigenze dell’analisi condotta: il primo si riferisce ai casi in cui erano coinvolti a vario titolo (come imputati o come testimoni) personaggi a servizio del duca e nobili legati alla corte; il secondo, invece, precisa quali casi fossero compresi entro le principali categorie di reati perseguiti dal tribunale dell’Inquisizione.
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