Littérature scientifique sur le sujet « Prevenzione educativa »

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Articles de revues sur le sujet "Prevenzione educativa"

1

Siringo, Ferdinando. « Volontariato e scuola nella sfida educativa ». PSICOLOGIA DI COMUNITA', no 1 (septembre 2010) : 111–26. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-001010.

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Résumé :
L'azione del volontariato organizzato quale agenzia educativa, affiancata alla scuola, va assumendo centrale importanza per gli adolescenti. Nel testo si traccia un breve profilo delle associazioni di volontariato quale forma organizzativa spontanea presente nel welfare delle nostre comunitŕ; poi lo si descrive quale attore educativo; successivamente si descrive una metodologia di azione del volontariato organizzato connessa con l'azione della scuola, con particolare riferimento alle strategie di intervento per la prevenzione e la lotta alla dispersione scolastica e al disagio degli adolescenti, nonché alle azioni per l'educazione alla cittadinanza.
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Biagioli, Raffaella, José Gonzalez-Monteagudo et Clara Silva. « Il ruolo delle madri nella prevenzione della radicalizzazione dei giovani. Prospettive internazionali di ricerca educativa ». Rivista Italiana di Educazione Familiare 19, no 2 (23 décembre 2021) : 5–16. http://dx.doi.org/10.36253/rief-12357.

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Petrella, Andrea, Luisa Capparotto et Paola Milani. « La generazione di nuovi sostegni rivolti alla prevenzione della povertà educativa nella policy del Reddito di Cittadinanza ». SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, no 2 (septembre 2022) : 244–57. http://dx.doi.org/10.3280/siss2022-002016.

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Résumé :
L'articolo fa riferimento all'esperienza formativa rivolta ai case manager del Reddito di Cittadinanza, realizzata dall'Università di Padova, nella quale sono stati realizzati 914 project work. L'analisi di quelli focalizzati sul contrasto alla povertà educativa e sui bisogni dei bambini fa emergere il potenziale preventivo di questa misura e l'importanza di risposte comunitarie, stabili e innovative a questi bisogni.
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Mazzarese, Mattia, Caterina Primi et Maria Anna Donati. « La peer education è efficace per la prevenzione dei comportamenti di addiction in adolescenti e giovani adulti ? Una rassegna sistematica ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 1 (février 2022) : 61–90. http://dx.doi.org/10.3280/pds2022-001005.

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Résumé :
La peer education è un approccio molto diffuso a livello internazionale nell'ambito della prevenzione dei comportamenti a rischio negli adolescenti. Ciononostante, un solo studio ha indagato in modo sistematico l'efficacia di questo approccio nella prevenzione dell'uso di so-stanze. Lo scopo della presente rassegna sistematica consisteva nel sopperire a questa carenza valutando l'efficacia degli interventi di peer education rivolti alla prevenzione di comportamenti di addiction negli adolescenti, tra cui anche il gioco d'azzardo. Dopo aver analizzato gli articoli pertinenti identificati su quattro database (Google Scholar, PubMed, Scopus e PsycINFO), quindici studi rispondenti ai criteri di eleggibilità predefiniti sono stati inclusi nella sintesi qualitativa. Fra questi studi, sette erano focalizzati sul consumo di tabacco, quattro sul consumo di alcol, tre sul consumo di sostanze non meglio specificate e uno sul consumo di molteplici sostanze. Non è stato individuato nessuno studio rivolto alla prevenzione del gioco d'azzardo. La valutazione della qualità degli studi, condotta attraverso un apposito strumento standardizzato, ha fatto emergere molteplici criticità relative agli strumenti e alle metodologie di ricerca utilizzate. Solo tre studi possedevano i requisiti per essere classificati come qualitativamente moderati - gli altri sono stati classificati come deboli. Nei suddetti studi sono state riscontrate modeste evidenze di efficacia degli interventi nella preven-zione del consumo di alcol o tabacco. Complessivamente, gli interventi hanno però mostrato effetti significativi principalmente sulle conoscenze e in misura minore su atteggiamenti e com-portamenti. Pertanto, l'evidenza di efficacia del metodo della peer education nella prevenzione delle addiction negli adolescenti resta debole.
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Croce, Mauro, Francesca Cristini, Andrea Gnemmi et Luca Sacchi. « Peer education e prevenzione dell'Aids : piů responsabilità verso la propria salute ». PSICOLOGIA DI COMUNITA', no 2 (février 2011) : 99–112. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-002010.

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Résumé :
Lač una strategia di intervento usata in tutto il mondo nella prevenzione dell'AIDS. Il presente studio presenta la valutazione di efficacia di un progetto diper la prevenzione dell'AIDS/HIV nel Nord Italia (Verbania). Il progetto si proponeva di incrementare l'attribuzione causale interna sulla salute, emozioni negative intense nei confronti dell'HIV/AIDS, e di modificare le rappresentazioni sociali dell'HIV/AIDS. La valutazione di efficacia č stata condotta attraverso un disegno di ricerca pre/post quasi sperimentale. Un questionario autocompilato č stato somministrato a 212 studenti (112 studenti che hanno partecipato al programma e 100 studenti che hanno frequentato scuole nei quali non č stato attuato il progetto). Il questionario č stato compilato due volte, una prima dell'intervento ed una dopo la sua conclusione. I risultati mostrano che, dopo l'intervento, il gruppo sperimentale riporta una attribuzione causale interna significativamente piů alta. Inoltre, dopo l'intervento, i ragazzi del gruppo sperimentale riportano un piů alto livello di emozioni negative nei confronti dell'HIV/AIDS. Risultati contradditori emergono nei confronti delle ragazze che, dopo l'intervento, riportano un incremento delle rappresentazioni stereotipiche dell'HIV/AIDS. Al termine sono discusse le implicazioni dei risultati nella prevenzione dell'HIV/AIDS.
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6

Ciccone, Lino. « Aspetti etici della prevenzione della infezione da HIV ». Medicina e Morale 45, no 2 (30 avril 1996) : 271–79. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.915.

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Résumé :
L’Autore nota come a fronte di un sostanziale accordo sulla necessità della prevenzione della infezione da Human Immunodeficiency Virus (HIV) - responsabile della Sindrome da Immunodeficienza Acquisita (AIDS) -, esista poi una disparità di opinioni quando si deve precisare in cosa essa debba consistere. L’articolo si sofferma su alcuni dati di fatto: 1. l’AIDS non è più una malattia confinata a determinate categorie cosiddette “a rischio” (omosessuali, tossicodipendenti), ma è dilagata oltre; 2. l’HIV è un virus fragile, che può essere trasmesso solo attraverso forme di contatto profondo (rapporti sessuali, inoculo di sangue infetto (attraverso trasfusioni o scambi di siringhe infette), trasmissione materno-fetale); 3. un virus fragile come l’HIV è causa attuale di pandemia, conseguenza di una diffusa promiscuità sessuale. L’Autore ritiene, perciò, che una vera ed efficace prevenzione potrebbe essere attuata solo superando il diffuso comportamento sessuale promiscuo. Ogni altra soluzione - inclusa quella dell’utilizzo del profilattico (proposto come valido (erroneamente) mezzo di evitamento dell’infezione da HIV) - è “pseudo-prevenzione” e denota due idee di fondo: 1. il libertarismo sessuale come una conquista di libertà e di civiltà; 2. la pretesa impossibilità da parte delle persone di vivere una sessualità ben regolata, pur riconoscendone il valore. Nell’articolo si ritiene che alla base di una prevenzione che sia degna dell’uomo stiano due presupposti: 1. l’adeguata e corretta informazione; 2. l’educazione alla maturità responsabile da parte dell’individuo. E le strategie preventive devono correre a due livelli: personale (con l’insostituibile ruolo delle agenzie educative) e collettiva.
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Di Pietro, Maria Luisa. « Sessualità umana : verità e significato. Una guida per i genitori ». Medicina e Morale 45, no 2 (30 avril 1996) : 209–35. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.913.

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Résumé :
L’articolo si propone di commentare il recente documento del Pontificio Consiglio per la Famiglia (PCF) su Sessualità umana: verità e significato. Orientamenti educativi in famiglia, il quale intende porsi non come un trattato di teologia morale né di psicologia, bensì un momento di formazione per i genitori, anzitutto. L’Autore affronta poi i due aspetti cardine del documento pontificio: l’antropologia di riferimento e le indicazioni metodologiche. Sul primo punto, il riferimento fondamentale è la persona nella sua totalità di spirito e corpo. E la sessualità è vista come modalità dell’essere da una parte, e dimensione relazionale dall’altra. Essa, perciò, è segno di reciprocità e di complementarità, e come tale naturalmente strutturata all’apertura e al dono all’altro. Sulle indicazioni metodologiche, l’articolo nota che nel documento del PCF si sostiene l’opportunità di educare la persona alla differenza sessuale e alla vita nel senso di una educazione del sentimento morale, ovvero dell’educazione alla gestione responsabile della libertà. Tale opera deve poter avvenire nella famiglia, primo luogo educativo, ad opera dei genitori, eventualmente aiutati - in modo sussidiario e subordinato - da opportune agenzie educative. L’articolo si conclude con le indicazioni che il documento del PCF fornisce sulle modalità educative: 1. informare formando e formare informando, secondo i criteri della verità, dell’adeguazione e dell’individualizzazione, della progressività, della tempestività, della decenza e del rispetto del fanciullo; 2. la diversificazione per epoca di sviluppo e per vocazione dell’individuo; 3. l’affrontamento in termini educativi di situazioni impegnative, come l’omosessualità e la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale.
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Cristini, Francesca, Francesca Poser, Luca Scacchi et Angela Perri. « Quando la Peer education esce dalla scuola ». S & ; P SALUTE E PREVENZIONE, no 55 (décembre 2010) : 31–52. http://dx.doi.org/10.3280/sap2010-055002.

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Résumé :
La peer education č stata ampiamente utilizzata come strumento per la promozione del benessere e per la prevenzione dei comportamenti a rischio, tra cui in particolare il consumo di sostanze psicoattive ed i comportamenti sessuali a rischio. Il contesto elettivo di applicazione della peer education č tradizionalmente stato quello scolastico, tuttavia recentemente si č assistito ad una sua diffusione sempre maggiore anche nei contesti extra-scolastici. La ricerca inerente i progetti di peer education in contesti extra-scolastici č tuttavia ridotta rispetto allo studio dell'applicazione della peer education a scuola. Il presente lavoro ha lo scopo di illustrare alcune caratteristiche dell'applicazione della peer education in contesti scolastici ed extrascolastici. Le caratteristiche dei progetti realizzati al di fuori della scuola sono state estrapolate da un'analisi svolta su alcuni progetti di peer education, realizzati a livello nazionale e internazionale. Vengono evidenziate le peculiaritŕ e le differenze nell'applicazione della peer education nel tradizionale contesto scolastico ed in quello extra-scolastico, facendo riferimento in particolare ai progetti di prevenzione dei comportamenti a rischio. Sono quindi delineati vantaggi e limiti dell'applicazione della peer education nei due diversi contesti. Infine vengono sottolineate alcune criticitŕ nell'utilizzo della peer education al di fuori della scuola, quali in particolare la mancanza di specifiche linee-guida che permetterebbero una maggior comunicazione e coordinazione tra i progetti, il mancato riferimento a specifici modelli teorici, la carenza di rigorosi ed appropriati sistemi di valutazione dei progetti.
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Velasco, Veronica, et Luca Vecchio. « L'efficacia di un intervento educativo-promozionale per la prevenzione della guida in stato alterato ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 2 (juillet 2011) : 139–56. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-002009.

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Résumé :
Viene qui illustrato un intervento educativo-promozionale volto a prevenire la guida in stato alterato tra i giovani adulti. L'intervento č stato sviluppato facendo riferimento a un modello teorico che integra i modelli socio-cognitivi della psicologia della salute con la teoria delle. Esso si propone di rendere le persone consapevoli dei propri comportamenti e di accrescere le loro risorse personali, al fine di aumentare il controllo che possono esercitare sulle proprie decisioni e condotte. L'intervento č articolato in 7 unitŕ di lavoro, da implementare in piccoli gruppi, e prevede l'utilizzo di metodologie attive. L'efficacia dell'intervento č stata verificata confrontando i cambiamenti nei comportamenti e negli orientamenti verso la guida in stato alterato dei partecipanti con quelli riscontrati in un gruppo di controllo coinvolto in un intervento solo informativo. Per la valutazione si č fatto ricorso a metodologie quantitative e qualitative. I risultati hanno messo in luce come l'intervento sia stato in grado di modificare sia i comportamenti legati alla guida in stato alterato sia diverse determinanti psico-sociali che possono essere considerate antecedenti del comportamento attuale e futuro.
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Agneta, R., et M. Greco. « “Young Sentinels of the Coastal Pine Forest” : an education project to safeguard biodiversity and prevent forest fires ». Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 19, no 2 (30 avril 2022) : 12–17. http://dx.doi.org/10.3832/efor4061-019.

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Thèses sur le sujet "Prevenzione educativa"

1

Petterle, Serena <1989&gt. « La peer education. Uno strumento di prevenzione e promozione della salute ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8204.

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Résumé :
L'elaborato illustra la "peer education" come pratica educativa per favorire la diffusione di informazioni ed esperienze in un gruppo di pari. Nata nel mondo anglosassone, tale strategia si sta diffondendo attraverso numerosi progetti nel territorio italiano, soprattutto per quanto riguarda i temi delle malattie sessualmente trasmissibili e dell'uso di sostanze alcoliche e stupefacenti. La classe scolastica sembra rappresentare il gruppo di pari ideale per sviluppare percorsi di prevenzione e promozione della salute basati su questo metodo.
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2

SELLARI, GIUSEPPE. « La musica come strumento educativo : relazione e comunicazione in età prescolare : programma sperimentale per lo sviluppo dell’empatia e della prevenzione dei disturbi della voce nella scuola dell’infanzia ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. https://hdl.handle.net/2108/202613.

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Résumé :
L’empatia è definita come la capacità degli individui di riconoscere e condividere in modo vicario l’emozione provata da un altro individuo, che si traduce in un vissuto emotivo più consono allo stato d’animo dell’altro che al proprio e di comprenderne la situazione mettendosi nei suoi panni in modo sempre più raffinato nel corso dello sviluppo [Hoffmann 2001]. Fin dall’età prescolare, empatizzare con i vissuti dell’altro favorisce la messa in atto dei comportamenti prosociali adeguati [Eisenberg et al., 2006]. L’empatia, inoltre, aiuta a regolare il flusso delle emozioni negative e ridurre le manifestazioni aggressive verso i compagni [Eisenberg, Fabes 1998], favorisce la comunicazione e incoraggia l’accoglienza della diversità [Hoffman 2000]. Essa quindi è una capacità fondamentale per la costruzione di relazioni interpersonali positive e per il benessere dei bambini [Albiero, Matricardi 2006], che è importante promuovere con percorsi di formazione efficaci [WHO 1993]. Esaminando le principali esperienze nell’ambito dell’educazione vocale ed emotiva, e della prevenzione del disagio psicologico, è possibile notare come la maggior parte degli interventi in età prescolare siano solitamente affidati a una programmazione occasionale e carente. Spesso questi percorsi educativi sono basati su tecniche più cognitive in cui la dimensione verbale viene privilegiata a scapito di quella non verbale, ossia non viene preso in considerazione il “lavoro sul corpo” che rappresenta invece un’essenza fondamentale per lo sviluppo del proprio “io” emotivo. Una delle esperienze più coinvolgenti che la musica è in grado di offrire è quella di suscitare profonde emozioni e sentimenti significativi [Budd 1985; Davies 1994; Juslin-Sloboda 2001; Scherer, Zentner 2001; Juslin, Laukka 2004] seguendo una propria logica che è diversa da quella del linguaggio verbale [Nattiez 1989]. Questa capacità di elevare il livello della nostra vita emotiva [Sloboda 1985] non è l’unica peculiarità di quest’arte. La musica infatti, per i vari livelli di abilità sensorie e corporali a cui fa riferimento, può assumere una valenza formativa, educativa, curativa ed estetica di straordinaria importanza e favorire nei bambini, soprattutto in età prescolare, esperienze reali significative perché intimamente vissute [Shuter-Dyson 1999; Imberty 2002; Sacks 2008; Anceschi 2009; Baroni 2009]. OBIETTIVO Alla luce di queste riflessioni, nella presente ricerca si è voluto indagare se il percorso educativo Musica e BenEssere (che utilizza attività musicali d’insieme basate sull’ascolto e sulla produzione vocale e strumentale) fosse efficace nel migliorare l’empatia e la capacità vocale in un gruppo di bambini di quattro anni. METODO Partecipanti: 40 bambini di circa 4 anni frequentanti due classi di scuola dell’infanzia (20 gruppo sperimentale; 20 gruppo di controllo). Procedura: La ricerca è stata condotta in tre momenti: 1- pre-test (Ottobre 2009); 2- training; 3- post-test (Giugno 2010). Nella fasi di pre-test e post-test è stata svolta una visita foniatrica ed è stata proposta a ciascun bambino un’intervista autovalutativa per la misura dell’empatia sperimentata in risposta a picture stories in cui il protagonista provava gioia, tristezza, paura, rabbia (Albiero, Lo Coco 2001, ECSS- Strayer, 1987). Durante la fase di training (solo per il gruppo sperimentale) è stato svolto un percorso educativo (Musica e benEssere) di 24 incontri a cadenza settimanale di circa un’ora ciascuno. Seguendo il principio del “metodo attivo”, si è cercato di favorire momenti d’intensa interazione personale al fine di sollecitare e ampliare le possibilità di rapporti socio-affettivi e relazionali il più significativi e formativi possibili. Le attività di canto corale, di movimento e di musica d’insieme (con lo strumentario didattico) sono state proposte come momenti di scambio e di ascolto per permettere ai bambini, attraverso il confronto con gli altri, di avvalersi di un valido strumento di comunicazione alternativo al linguaggio verbale, di imparare a distinguere e sperimentare con il proprio corpo un orizzonte di relazioni emotive sempre più ampio e, allo stesso tempo, di arricchire le loro esperienze intra e interpersonali. RISULTATI PRINCIPALI E CONCLUSIONI I risultati indicano che il percorso educativo Musica e BenEssere è stato efficace nel migliorare la capacità vocale ed empatica dei bambini verso tutte le emozioni considerate (gioia, tristezza, paura, rabbia) e soprattutto verso emozioni di tono edonico negativo. Ciò è rilevante perché empatizzare con emozioni negative come tristezza e paura favorisce i comportamenti prosociali nei bambini, e empatizzare con la rabbia altrui riduce le loro condotte aggressive [Eisenberg et al. 2006; Hoffmann 2000]. La musica, che «è un gioco da bambini» [Delalande 1984], può pertanto rappresentare un’importante strumento utile a promuovere un positivo sviluppo interpersonale e sociale dei bambini e a migliorare il clima del gruppo classe
The definition of empathy is the ability of individuals to recognize and share in a vicarious way the emotion felt from another person, that is translated in an experienced emotion that is much more appropriate to the emotional mood of the other than to its own, and to understand the situation trying to put him/herself in the other’s shoe in a refined way in the course of development [Hoffmann 2001]. Since preschool age, empathizing with the experience of others help to apply the adaptation to prosocial behavior [Eisenberg et al., 2006]. Moreover, empathy helps to regulate the flow of negative emotions and reduces the aggressive effects towards friends [Eisenberg, Fabes 1991], it helps the communication and it encourages to welcome differences [Hoffman 2000]. So, this is the fundamental ability to build positive interpersonal relations and the well-being of children [Albiero, Matricardi 2006], and it is important to promote it with efficient training courses [WHO 1993]. Examining the principal experiences in vocal and emotional education, and to avoid psycological discomfort, it is possible to notice how often pedagogical approaches in the preschool years are lacking in precise programs. Often these educational courses are based on cognitive techniques where the verbal dimension is a privilege at the expense of the non verbal, and of the “body work” that, on the contrary, represents a fundamental essence for the development of children’s emotional “ego”. One of the most involving experiences that music can offer is to provoke profound and meaningful excitement and emotions [Budd 1985; Davies 1994; Juslin-Sloboda 2001; Juslin, Laukka 2004] following its own logic that is different from the verbal language [Nattiez 1989]. This ability to raise the level of our emotional life [Sloboda 1985] isn’t the only characteristic of this art. In fact music, for the different sensor and body ability level to which it refers, can adopt a formative worthiness (educational, curative and aesthetical) of extraordinary importance and can help children, especially in preschool age, to feel meaningful experiences [Shuter-Dyson 1999; Imberty 2002; Sacks 2008; Anceschi 2009; Baroni 2009]. AIM In the present research the authors examined the contents and the methods of the educational course Music and well-Being (that uses global musical activities based on listening, and on vocal and instrumental production) in order to check its efficiency in improving empathy and vocal ability in a group of four year old children. METHOD Partecipants: 40 children of about 4 years old that attend two primary school classes (20 experimental groups; 20 control groups). Procedure: The research has been done in three moments: 1- pre-test (October 2009); 2- training; 3- post-test (June 2010). In the pre-test and post-test stage they have realized a phoniatric visit and they have proposed to each child a self-value interview to measure the experimental empathy in answer to picture stories in which the protagonist would feel joy, sadness, fear, anger [Albiero, Lo Coco 2001; ECSS- Strayer, 1987]. During the training state (only for the experimental group) they did an educational course (Music and well-Being) made of 24 meetings week terms of about an hour each. Following the value of the “active method”, they have tried to favor personal harmony moments to arrive at the point, rush and extend the possibility of social-emotional relationships and relate the more meaningful and formative possible. The activities of choral singing, of movement and of making music together with Orff instruments have been proposed as moments to give the children a valid instrument of alternative communication to the verbal language, and to experiment with their own body a wide field of emotional relations and, at the same time, to enrich their intra and interpersonal experience. MAIN RESULTS AND CONCLUSIONS The results show the educative path Music and well-Being has been efficient in improving the empathic and vocal ability of children towards all emotions considered (joy, sadness, fear, anger) and above all towards emotions of negative hedonic tone. This is important because to empathize with negative emotions like sadness and fear helps prosocial behavior in children, and empathize with anger others reduce their aggressive behavior [Eisenberg et al. 2006; Hoffmann 2000]. Music, that «is a game for kids» [Delalande 1984], can represent an important instrument useful to promote a positive interpersonal and social development in children and to improve a positive atmosphere in the class group
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VASCIARELLI, ELENA. « Approcci didattici e tecnologie per la ri-ambientazione del processo educativo e dell’apprendimento nelle attività motorie e nell’Educazione fisica. La formazione dell’insegnante per la promozione della salute e la prevenzione ». Doctoral thesis, Università di Foggia, 2021. https://hdl.handle.net/11369/425868.

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Résumé :
Per affrontare i cambiamenti e le nuove esigenze che hanno investito i sistemi scolastici è opportuno valorizzare il capitale umano, formando i professionisti, e potenziare la qualità della didattica. Le trasformazioni delle modalità classiche di aggiornamento professionale devono basarsi sul rinnovamento del dispositivo di formazione. Il percorso formativo può essere supportato attraverso le tecnologie digitali, contribuendo, in questo modo, alla costruzione dell’identità di ruolo del docente e al miglioramento dell’apprendimento e della didattica. Rilievo, nel progetto di ricerca, è stato attribuito alle metodologie della ricerca educativa, ponendo attenzione alla ricerca documentaria, per ottenere risultati affidabili dalla letteratura e una sintesi delle migliori evidenze sull’argomento. Diversi autori valorizzano, nei loro studi, l’utilizzo dell’osservazione della pratica didattica per innovarla, poiché amplia le opportunità di sviluppo professionale, consente l’analisi e la riflessione sulle pratiche, favorisce l’osservazione dei contenuti, degli eventi e dei fenomeni collegati alla professionalità. La letteratura conferma l’utilità della video-analisi nella formazione dei docenti, allo scopo di incrementare gli standard professionali e facilitare l’innovazione delle strategie didattiche, elevando, di conseguenza, le performance del sistema scolastico. In ambito motorio e sportivo, la comprensione degli standard relativi alla salute, la valutazione dell’azione didattica, la ricostruzione del profilo metodologico dell’insegnante e la rielaborazione degli stili d’insegnamento possono essere potenziati, valorizzati e modificati tramite la video-analisi. I docenti di Educazione fisica, nello specifico, mediante la video-analisi riescono a individuare e valutare gli obiettivi, le unità di apprendimento, le modalità organizzative dei contenuti, le interazioni con gli studenti e gli stili d’insegnamento più idonei alle lezioni.
In order to face the changes and new needs that have affected the school systems, it is advisable to enhance human capital, train professionals, and enhance the quality of teaching. The transformations of the traditional methods of professional updating must be based on the renewal of the training device. The training path can be supported through digital technologies, thus contributing to the construction of the role identity of the teacher and the improvement of learning and teaching. In the research project, prominence was attributed to the methodologies of educational research, paying attention to documentary research, to obtain reliable results from the literature and a synthesis of the best evidence on the subject. Several authors value, in their studies, the use of observation of didactic practice to innovate it, as it widens the opportunities for professional development, allows analysis and reflection on practices, favors the observation of contents, events and phenomena connected to professionalism. The literature confirms the usefulness of video analysis in the training of teachers, in order to increase professional standards and encourage the innovation of teaching strategies, thus raising the performance of the school system. In the motor and sports fields, the understanding of health standards, the evaluation of the teaching action, the reconstruction of the methodological profile of the teacher and the reworking of teaching styles can be enhanced, enhanced and modified through video analysis. Specifically, physical education teachers, through video analysis, are able to identify and evaluate the objectives, the learning units, the organizational methods of the contents, the interactions with students and the teaching styles most suitable for the lessons.
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Da, Re Lorenza. « IL TUTORATO FORMATIVO COME STRATEGIA PER LA PREVENZIONE DEL DROP-OUT E PER IL MIGLIORAMENTO DEL RENDIMENTO ACCADEMICO DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI La tutoría formativa como estrategía para la prevención del abandono y la mejora del rendimiento académico en estudiantes universitarios ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3424334.

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Résumé :
This research illustrates the first steps of a new tutoring model experimentation in Padova University (Italy), aiming to tackle students’ academic failure and the drop-out phenomenon. The analysis of the theoretical national and international frameworks led to identify the Spanish model tutoría formativa de carrera (Álvarez, 2002) as an interesting strategy to improve student performance in Italian universities. In order to pursue the investigation’s aims, a mixed multiple method was used, with triangulation and integration of quali-quant approaches The Degree Courses (DCs) where the experimentation of Formative Tutoring began were selected according to an analysis of administrative data of 104 first-cycle DCs of Padova University. Starting from the data on the careers of students enrolled in the four-year period 2008/09-2011/12, three macro-categories of indicators were obtained for each course: students’ general characteristics, aspects of the drop-out phenomenon and performance levels. Three DCs with high drop-out and low performance rates were chosen as case studies, each representing one of three areas of the University’s formative offer (Sciences, Social Sciences, and Humanities). 120 students, 12 tutor teachers and 25 tutor students took part in the experimentation. The activities of Formative Tutoring were proposed to first-year students, with the aim to ease the transition between secondary school and university and to foster the integration in the university context. The experimental activities have been coordinated through an e-learning platform, which includes the tools to evaluate the activities and their effectiveness.
La ricerca intende sperimentare interventi di tutoring e peer tutoring al fine di potenziare negli studenti universitari alcune competenze trasversali ritenute utili a contrastare il drop-out e favorire il successo negli studi. Essa parte dalla definizione del quadro teorico di riferimento a livello nazionale e internazionale sui temi del drop-out e del tutorato universitario. Passa poi ad analizzare 104 Corsi di Studio triennali (CdS) dell’Università di Padova, sintetizzando i dati amministrativi sulle carriere degli immatricolati 2008/09-2011/12 attraverso tre macro categorie di indicatori: caratteristiche generali degli studenti, aspetti del drop-out, livelli di performance. Vengono selezionati 3 CdS con elevati tassi di drop-out come “casi studio”, in rappresentanza di 3 Aree scientifico-didattiche dell’offerta formativa dell’Ateneo (Scientifica, Sociale ed Umanistica). Su questi CdS l’analisi viene approfondita attraverso un’Indagine CAWI (Computer-Assisted Web Interviewing) sui 754 immatricolati nell’a.a. 2012/13 nei 3 CdS campione, per rilevare i fattori che maggiormente influenzano i percorsi universitari. Dopo aver analizzato il modello spagnolo di riferimento, viene avviata la sperimentazione. Sono coinvolti nella sperimentazione circa 120 studenti, 12 docenti e 25 studenti tutor. L’intervento consiste in un adattamento del modello spagnolo di tutoría formativa (TF) (Álvarez, 2002). Esso si realizza attraverso progetti mirati per gli studenti del primo anno: l’obiettivo é di favorire il passaggio dalla Scuola secondaria all’Università, attraverso una serie di attività che integrino diversi aspetti e diversi attori nelle azioni di accompagnamento. Da una parte, si offrono informazioni sui Servizi per gli studenti e si svolge un’azione di orientamento al loro corretto utilizzo, dall’altra si accompagnano gli studenti per tutto l’anno accademico con interventi di tutorato, svolti in piccoli gruppi, seguiti da un Tutor docente (tutoring) e da uno o più Tutor studenti (peer tutoring). Tutor docenti e Tutor studenti - che partecipano al TF su base volontaria - seguono un traning di formazione prima e durante la sperimentazione, con sessioni di formazione al ruolo di tutor e alla gestione della relazione educativa in qualità di tutor. Tutta l’attività é coordinata tramite una piattaforma e-learning in cui sono inseriti gli strumenti di valutazione dell’efficacia degli interventi realizzati. La valutazione é condotta mediante strumenti quali-quantitativi che coinvolgono i diversi attori del processo.
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MODESTI, Massimo. « Saperi e pratiche di prevenzione educativa nei centri diurni per minori e percorsi di preadolescenti figli d'immigrati ». Doctoral thesis, 2008. http://hdl.handle.net/11562/337700.

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Résumé :
A compimento avvenuto di un lavoro di ricerca, se esso è stato onesto e rigoroso, si assapora sempre il gusto della sorpresa: ciò avviene in misura massima quando la ricerca ha avuto vicissitudini alterne e ha percorso strade scoscese, com’è il caso del presente studio. Tale è la sensazione che mi ha pervaso nel corso della scrittura di questa tesi. È stato come veder germinare improvvisamente, dinanzi ai miei occhi, i semi che avevano riposato a lungo sotto una spessa coltre di terreno. Il tempo della semina era ormai passato e la cura che dedicavo alle piccole creature sepolte nella terra sembrava non dare alcun frutto. Eppure, mano a mano che lavoravo sui dati e scrivevo, qualcosa d’inatteso si preparava a fendere il terreno e ad emergere pian piano. Forma e colore della pianta portavano in sé qualcosa di unico, qualcosa di nuovo, che solo alla fine dell’intero processo ho potuto apprezzare. All’inizio del percorso, non avrei mai immaginato di ritrovarmi fra le mani ciò che oggi riconosco come risultato del mio lavoro. Forse non è l’esito che da principio avevo immaginato d’ottenere, ma è qualcosa che comunque mi sorprende. E ne sono felice. Parte delle ragioni per cui l’esito non corrisponde alle attese iniziali è sospeso al fatto che, nel passaggio dalla progettazione alla ricerca sul campo, l’impianto iniziale ha subito una decisiva virata verso l’etnografia. Altre ragioni, pertengono alla natura stessa dell’approccio etnografico il quale – come scrive Woods – “non sempre è un approccio guidato da specifici obiettivi, con linee sistematicamente programmate sin dall’inizio” (Woods, 2003: 46). Infine, alcune ragioni sono dettate dai limiti che ho incontrato cammin facendo e, quindi, dai necessari adattamenti che ha dovuto subire il piano di lavoro tracciato. In questa ricerca ho inteso esplorare alcuni nodi critici relativi all’impatto di una tipologia di servizi educativi rivolti a “minori a disagio” sui preadolescenti figli d’immigrati e sulle loro famiglie. Impatto inteso sia come innesto di potenziale trasformativo nei percorsi di questi giovani, sia come “riduzione del disagio” che si suppone essi stiano vivendo, sia come riverbero delle rappresentazioni, delle categorie mentali e dei saperi prodotti da educatrici ed educatori sul lavoro di prevenzione. Pratiche e saperi di prevenzione educativa sono l’oggetto sul quale, dopo un lungo percorso, si è concentrato il mio studio. Essi vanno intesi come quel pensare e quell’agire che educatrici ed educatori investono nel loro lavoro con i minori utenti del servizio. Per esplorare tali questioni, ho trovato particolarmente indicato, quale campo di ricerca, un servizio che negli ultimi anni ha avuto un rapido sviluppo nel territorio della città di Verona: il Centro diurno per minori. Sia perché esso annovera esplicitamente fra i suoi obiettivi quello della “prevenzione del disagio”, sia perché, fra i suoi utenti, ha visto crescere progressivamente la presenza dei figli di stranieri, ricongiunti o nati in Italia. Nella media tale presenza si attesta attorno al 50% e in un caso raggiunge il 61% sul totale dei ragazzi che fruiscono del servizio. La ricerca, che si è avvalsa di un approccio di tipo etnografico, è iniziata con l’accostamento alle pratiche mediante il metodo dell’osservazione partecipante in quanto un siffatto studio non poteva prescindere dalla frequentazione prolungata dei Centri diurni per minori. Successivamente, l’affinamento dell’osservazione mi ha condotto a considerare l’importanza dei presupposti epistemici ovvero le teorie da cui muovono le pratiche degli educatori e i saperi dell’esperienza (Jedlowski, 1994) che essi hanno maturato. Nel corso dell’analisi, le categorie semantiche emerse dai discorsi degli educatori hanno subito un lavoro di de-costruzione e di problematizzazione. Se all’inizio avevo assunto acriticamente concetti come quello di disagio e teorie come quella della prevenzione basata sul bilanciamento tra fattori di rischio e fattori protettivi, grazie al dialogo tra pratica di ricerca, riflessione, colloqui di supervisione e studio bibliografico, ho progressivamente acquisito consapevolezza della non neutralità di quei concetti e di quelle teorie. Mi sono accorto, soprattutto, che il fatto di dare per scontato il significato di quei concetti e teorie era un effetto creato dal terreno culturale comune che condividevo con educatrici ed educatori dei Centri diurni, la maggior parte dei quali erano stati – o sono – studenti dello stesso corso di laurea che ho frequentato io. Non bastava, quindi, procedere ad un lavoro di concettualizzazione come suggerisce Bezzi (2003: 225-272), ma è stato necessario scavare al di sotto della superficie e realizzare una fenomenologia dei saperi per cogliere tutte le implicazioni dell’uso di una certo linguaggio e delle relative categorie semantiche. Il lavoro fenomenologico sui concetti di disagio, rischio e prevenzione ha fatto emergere le categorie mentali grazie alle quali i professionisti dell’educazione interpretano le difficoltà delle famiglie immigrate e dei loro figli, e ha rivelato le modalità in cui essi pensano il lavoro educativo. I tentativi di dar risposta alla domanda sulle caratteristiche di tale lavoro e sul suo potenziale trasformativo per i figli d’immigrati, hanno svelato nuove questioni e generato nuove domande: che significato assume una presenza tanto ampia di figli d’immigrati fra gli utenti dei Centri diurni? Attraverso quali percorsi costoro raggiungono tali servizi e ne diventano utenti? Quale apparato concettuale, quali categorie mentali utilizza chi valuta il potenziale rischio di questi ragazzi e ragazze? Quale ruolo assumono i servizi sociali nel delineare i criteri di rischio e, quindi, nel decretare lo stato di necessità di tali minori? Quale consistenza dare all’ipotesi del disagio che sta a monte dell’inserimento nei Centri diurni? Nel corso dello studio ho rivolto un’attenzione particolare non solo alla generazione della teoria, ma anche alla costruzione del metodo grazie al quale evocare i dati. Una parte consistente di tale attenzione è stata dedicata all’autocomprensione epistemica (Mortari, 2007) e allo studio delle condizioni di produzione di tali dati ovvero alle circostanze e alle modalità in cui essi sono stati costruiti. In ciò consiste la riflessività che contraddistingue l’etnografia post-moderna: essa rappresenta la base della pratica ermeneutica (Marcus, 2000). Lo stile narrativo del resoconto permette di seguire la linea del pensiero e le vicende che hanno segnato il percorso di ricerca: gli sviluppi sono stati spesso notevoli e per nulla pianificati.
Non Disponibile
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FERRO, ALLODOLA VALERIO. « Un modello educativo di prevenzione. La formazione di professionisti della salute ». Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/2158/791053.

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Résumé :
La tradizione culturale della prevenzione, negli ultimi anni, si è espressa prevalentemente come cultura dell’informazione/comunicazione sugli effetti e le conseguenze delle malattie (campagne pubblicitarie, diffusione di materiale informativo, incontri con esperti, ecc.). Questo modello di azione, che riflette un paradigma biomedico di tipo quantitativo-statistico, risulta oggi in crisi, dal momento che non ha saputo produrre cambiamenti significativi degli stili di vita individuali. La matrice educativa della prevenzione -che non cade nel tentativo di isolare e categorizzare le cause degli eventi, in modo da poterli spiegare secondo un rigido ed “oggettivo” meccanismo di causa ed effetto - pone, dunque, la necessità di rivedere l’intervento come modello di formazione alla pratica riflessiva, nel quale sia il professionista che l’utente siano intesi come costruttori attivi e “vigili” del processo di conoscenza professionale e di tras-formazione di modelli di vita. La prospettiva epistemologica che abbiamo scelto, inoltre, si delinea come necessità di affrontare un nuovo modello formativo all’interno del quale si muovono tutte le figure sanitarie che riconoscono come identità di fondo “l’interazione con l’altro” e l’”aver cura dell’altro” , quindi gli aspetti di apprendimento del soggetto ed il riconoscimento della valenza educativa delle azioni di prevenzione e cura. Entro tale scenario, pertanto, si fa urgente una riflessione sugli aspetti impliciti che riguardano le epistemologie professionali degli operatori della cura e configurano -assieme agli aspetti codificati e tecnici- un’identità professionale.
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Livres sur le sujet "Prevenzione educativa"

1

Mangano, Antonino. Minori nel circuito penale : La prevenzione educativa. Manduria : P. Lacaita, 1995.

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2

Serio, Giuseppe, Antonio Pieretti et Luciano Corradini. Educazione alla salute tra prevenzione e orientamento. Cosenza : Pellegrini, 1992.

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3

Franco, Giori, dir. Adolescenza e rischio : Il gruppo classe come risorsa per la prevenzione. Milano : F. Angeli, 1998.

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4

Casadei, Maria Grazia, Michela Allevi et Graziana Alessandrini Verrecchia. Prevenzione e qualità della vita : Il ruolo degli educatori nel lavoro con i minori. Roma, Italia : Kappa, 2009.

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5

Passuello, Maria Grazia, et Valeria Longo. A scuola di genere : Esperienze di prevenzione della violenza di genere realizzate nelle scuole superiori. Milano, Italy : FrancoAngeli, 2011.

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6

Lombardo, Salvatore. Asili nido e scuole materne : Manuale di edilizia scolastica : orientamenti educativi, tipologie edilizie, organizzazione funzionale degli spazi, organizzazione degli spazi esterni, norme tecniche regionali e statali sugli asili nido, norme tecniche statali sulle scuole materne, norme di prevenzione incendi per l'edilizia scolastica (D.M. 26 agosto 1992). Palermo : Dario Flaccovio, 1994.

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Chapitres de livres sur le sujet "Prevenzione educativa"

1

Biagioli, Raffaella, Valentina Guerrini et Maria Grazia Proli. « LA PREVENZIONE DEI COMPORTAMENTI ANTISOCIALI, DEGLI ESTREMISMI E DELLA RADICALIZZAZIONE TRA I GIOVANI ATTRAVERSO LA FORMAZIONE DEI DOCENTI. L’ESPERIENZA DEL PROGETTO EUROPEO DIVE IN ». Dans Desafíos de la investigación y la innovación educativa ante la sociedad inclusiva., 1346–54. Dykinson, 2021. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv2gz3s4b.109.

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