Littérature scientifique sur le sujet « Pratiche di pace. Milan »

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Articles de revues sur le sujet "Pratiche di pace. Milan"

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D’Amico, Stefano. « An Ephemeral King : Political Power and Urban Space in Spanish Milan ». CHEIRON, no 1 (février 2022) : 13–38. http://dx.doi.org/10.3280/che2021-001002.

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Résumé :
Nel XVI e XVII secolo, mentre ambiziose riorganizzazioni principesche del tessuto urbano trasformarono la maggior parte delle città italiane, Milano rimase sostanzialmente invariata. Nel tentativo di assicurarsi pace e stabillità in una regione essenziale dal punto di vista strategico per il sistema imperiale, la corte di Madrid abdicò a buona parte del potere locale a favore del patriziato e della Chiesa. Questo articolo suggerisce che i sovrani spagnoli, in uno sforzo volto a non inimicarsi le elites urbane, si astennero anche dall'esibire il loro potere nella fabbrica cittadina attraverso nuovi sviluppi urbanistici, la costruzione di edifici maestosi o semplicemente l'esibizione di loro ritratti, e limitarono la loro presenza simbolica alle periodiche cerimonie reali e ad architetture effimere.
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Dover, Paul M. « Nadia Covini. “La balanza drita” : pratiche di governo, leggi e ordinamenti nel ducato sforzesco. Milan : Franco Angeli, 2007. 368 pp. index. bibl. 荤25. ISBN : 978–88–464–8675–2. » Renaissance Quarterly 63, no 2 (2010) : 639–41. http://dx.doi.org/10.1086/655291.

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Gentili, Anna Maria. « Mozambico dalla guerra alla pace : Storia di una mediazione insolita. By Roberto Morozzo Della Rocca. Cinisello Balsamo (Milan) : Edizioni San Paolo, 1994. Pp. 300. 32,000 Lire (ISBN 88-215-2902-9). » Journal of African History 37, no 3 (novembre 1996) : 522. http://dx.doi.org/10.1017/s0021853700035842.

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« Diritto italiano. Espulsioni ». DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no 2 (septembre 2011) : 164–75. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-002012.

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Résumé :
1. Giudice di pace di Cremona 5.4.2011 - espulsione - presupposto rifiuto rilascio permesso soggiorno - direttiva cd. rimpatri - rischio di fuga - motivazione proposta di espulsione del questore - contraddizione con altri atti adottati dalla PA - erronea motivazione su circostanze indicative del rischio assunto - eccesso di potere - illegittimitŕ derivata - annullamento 2. Giudice di pace di Milano 26.4.2011 - espulsione - direttiva cd. Rimpatri - rischio di fuga - motivazione - eccesso di potere - annullamento 3. Giudice di pace di Alessandria 10.5.2011 - espulsione - direttiva cd rimpatri - immediata applicabilitŕ - rischio di fuga - indici presuntivi - carenza disciplina di legge nazionale - annullamento 4. Giudice di pace di Palazzo San Gervasio 9.6.2011 - trattenimento in CIE - proroga - provvedimento collettivo.NOTA di Guido Savio, La proroga del trattenimento dei "57 tunisini" a Palazzo San GervasioRASSEGNA DI GIURISPRUDENZA5. Giudice di pace di Belluno 10.12.2010 - espulsione - pratica rinnovo del permesso oltre il termine di scadenza - motivazione provvedimento basata sul mero ritardo - illegittimitŕ 6. Giudice di pace di Firenze 11.2.2011 - espulsione - sottoscrizione - vice prefetto non vicario - delega - necessitŕ - assenza - annullamento
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Decleva, Enrico. « MILANO CITTÀ DI ESPOSIZIONI ». Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Incontri di Studio, 21 décembre 2016. http://dx.doi.org/10.4081/incontri.2016.251.

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Résumé :
Milan is the Italian city that, from the years following Italian unification onwards, has continually organized the highest number of expositions, exhibitions, trade fairs and reviews of productive sectors, in addition to the most varied kinds of activities. Such indefatigability, even in the most diverse of situations, is indicative of how well its formula has functioned. This paper is mainly about the Universal Exposition of 1881, the city’s first opportunity to present its achievements and to project a self-image as a productive, well-administered city that was proud of its ability to get things done, and capable of keeping pace with the rhythms of development and transformation that went along with modernity. Yet Milan could also be a modern city without destroying its ties with tradition and without forgetting – in terms of social welfare and humanitarianism – the weakest and least fortunate. Before the War in Europe irreparably changed its frame of reference, the International Exposition of 1906 was the second central event through which the city could look back with satisfaction on the route it had taken and the results it had achieved.
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D’Agostino, Francesco. « Per una convivenza tra i popoli : pluralismo e tolleranza ». Medicina e Morale 55, no 3 (30 juin 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.352.

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Résumé :
L’articolo propone l’antico tema della convivenza tra i popoli, quanto mai attuale al giorno d’oggi, per il fatto che ci troviamo di fronte a nuove forme di conflitto, non gestibili con vecchi parametri concettuali, che impongono di riflettere sul come sia possibile una società multiculturale. Le strade ipotizzabili per una convivenza a carattere interculturale e interreligioso sono soltanto tre: la via dell’assimilazione, la via della marginalizzazione e la via dell’integrazione: le prime due sono state abbondantemente sperimentate in diversi contesti politico-nazionali e mostrano da tempo tutti i loro limiti, la terza via è quella che, molto faticosamente, si cerca di mettere alla prova in molti paesi del mondo di oggi ed è quella che richiede un significativo impegno intellettuale e di buona volontà (politica e morale). Un punto essenziale che qualifica il modello dell’integrazione è il primato della persona, secondo due linee: il primato della persona sullo Stato di cui sia cittadina e il primato della persona sulla comunità di cui essa sia un membro. La persona è intesa nel suo essere soggetto in relazione, giacché essa manifesta tutte le proprie potenzialità donandosi all’altro e non chiudendosi autoreferenzialmente in se stessa. Questo è il fondamento autentico di ogni progetto di pace, che prima ancora di essere un progetto politico possiede il carattere di un autentico progetto antropologico. Tale relazionalità chiede, pertanto, di essere garantita. Garante della relazionalità è proprio il diritto, quale forma di esperienza umana costitutivamente relazionale. Lo Stato dovrà operare per garantire la relazionalità multietnica, attraverso l’assunzione di un atteggiamento di imparzialità, distinguendo i valori elaborati dalle culture, e le pratiche sociali ad essi corrispondenti, in almeno tre categorie: quella dei valori che appaiono semplicemente tollerabili, quella dei valori che meritino di essere ritenuti rispettabili e quella, infine, dei valori che per la loro forza intrinseca debbano essere qualificati come condivisibili L’aspetto più arduo concerne l’integrazione, i suoi limiti e quindi la tolleranza verso le culture. Occorre, infatti, fissare i confini della tolleranza che dovrà essere sempre condizionata, argomentata, dinamica, credibile e dovrà, infine, possedere un carattere dialogico. ---------- The article proposes the ancient theme of the cohabitation between peoples, very actual nowadays, for the fact that we have to face new forms of conflict, not manageable with old conceptual parameters, that impose to reflect on how a multicultural society is possible. The roads for an intercultural and interreligious cohabitation are only three: the way of assimilation, the way of the marginalization and the way of the integration: first two have been abundantly experimented in different political- national contexts and they have shown for time all their limits, the third way is that which, very laboriously, many countries of the world of today are trying to test and it requires a meaningful intellectual engagement and good (politics and moral) will. An essential point that qualifies the model of the integration is the primacy of the person according to two lines: the person’s primacy on the State of which it is citizen and the person’s supremacy on community of which it is a member. The person is understood in his being subject in relationship, since it manifests the whole own potentialities giving itself to the other and not closing in itself. This is the authentic base of every project of peace, that possesses the character of an authentic anthropological project even before being a political project. Such relational nature, therefore, must be guaranteed. Guarantor of the relational nature is really the law, as form of human experience constitutively relational. The State must operate to guarantee the multiethnic relational nature, through the assumption of an attitude of impartiality, distinguishing the values elaborated from cultures and the social practices corresponding to them, in at least three categories: that of the values that appear simply tolerable, that of the values which deserves to be thought respectable and, finally, that of the values which must be qualified as shareable for their intrinsic strength. The most arduous aspect pertains to the integration, its limits and therefore tolerance toward cultures. Needs, in fact, fixing the confinements of tolerance that must be always conditioned, deduced, dynamics, believable and, finally, it must possess a dialogical character.
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Thèses sur le sujet "Pratiche di pace. Milan"

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BOZZI, FRANCESCO. « LE SPIRE DELLA VIPERA. ADERENTI E ADERENZE DENTRO E FUORI LO STATO VISCONTEO-SFORZESCO FRA TRE E QUATTROCENTO ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/825485.

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Résumé :
La tesi si propone di mettere in luce gli aspetti più caratteristici e rilevanti dei trattati di aderenza nella loro declinazione visconteo-sforzesca, con l’obiettivo di evidenziare lo sviluppo e, soprattutto, i caratteri innovativi di un legame che, destinato a perdurare nell’età moderna, offre una rinnovata chiave interpretativa dei processi genetici di una “nuova” statualità alla fine dell’età di mezzo. Vincoli elastici, flessibili e ritagliati direttamente sulle base delle contingenze in cui venivano stipulati, i trattati di aderenza (o colleganza, accomandigia, raccomandazione, …) conobbero una vasta diffusione nell’Italia bassomedievale e rinascimentale, in particolar modo dalla metà del XIV secolo, e avevano lo scopo di coordinare i principali poteri degli scacchieri italiani e le realtà minori che allignavano dentro o al di fuori degli stessi, in particolar modo i signori rurali o, in qualche caso, le comunità: riassumendo ai minimi termini, il principalis si vedeva infatti garantito sostegno militare, mentre l’adherens riceveva protezione e legittimazioni di vario tipo. L’utilizzo che i signori – e poi i duchi – di Milano fecero di tale strumento risulta di grande interesse, in quanto Visconti prima e Sforza poi ricorsero con particolare costanza al legame sia per consolidare i processi di state-building interni allo stato, sia i processi di espansione esterni ai confini del principato. Sin dalla metà del Trecento, infatti, i signori di Milano utilizzarono frequentemente i trattati di aderenza per individuare alleati direttamente a ridosso – se non addirittura all’interno – dei territori nemici. Tale meccanismo fu particolarmente sfruttato durante l’età di Gian Galeazzo Visconti, che rese la pressione dei suoi aderenti quantomai efficace contro le potenze avversarie (in particolare Firenze) innervando di sostenitori aree strategiche come la Romagna e la Lunigiana. Con la morte del primo duca di Milano nel 1402 il vincolo attraversò un lungo periodo di crisi, dovuto alla debolezza di Giovanni Maria Visconti, e fu solo in seguito alla sua violenta scomparsa (1412) che Filippo Maria Visconti poté ricostruire, al pari dello stato, anche la rete di aderenti, declinata dal terzo duca in senso difensivo piuttosto che offensivo. Nel momento in cui la dinastia si estinse e il ducato cadde nelle mani degli Sforza, il legame si ritrovò inserito all’interno dei delicati equilibri della Lega italica: l’aderenza divenne così un modo non più per aggredire i nemici o per difendersi, per definire e profilare la propria sfera di influenza, ormai in qualche modo “stabilizzata” e non più sottoposta a eccessivi scossoni. Dal punto di vista nei processi di state-building, invece, il legame mantenne caratteristiche costanti nel corso del tempo: tramite le accomandigie i signori e i duchi di Milano riuscirono infatti a meglio vincolare a sé le animate famiglie signorili che punteggiavano gli spazi dello stato, in particolare in aree come il Piemonte e l’Emilia. Lì i trattati, che pure non persero le loro caratteristiche militari, rivelarono tutto il loro potenziale come elementi di coordinazione e di disciplinamento: la loro fortuna risiede proprio nelle loro caratteristiche elastiche, che se da una parte rendevano il vincolo così costruito instabile, dall’altra ne sostanziano l’effettiva modernità, e che ne garantirono la lunga durata (seppur con alterne fortune) ancora per tutto il ‘500 e oltre.
The research proposes to investigate the most characteristic and relevant aspects of the treatises of adherentia under the Visconti and Sforza, with the aim of highlighting the development and, above all, the innovative characteristics of a bond which, destined to last in the modern age, offers a new interpretative key to the genetic processes of a "new" statehood at the end of the Middle Age. Those treaties were elastic, flexible and tailored directly on the basis of the contingencies in which they were stipulated, and the bonds of adherentia (or collegatio, accomandatio, recomendisia, and so on) knew a wide diffusion in medieval and renaissance Italy, especially from the middle of the 14th century: they had the aim of coordinating the main powers of the Italian chessboards and the minor realities inside or outside them, especially the rural lords or, in some cases, the communities; summing up, the principalis was guaranteed military support, while the adherens received protection and legitimations of various kinds. The use that the lords – and then the dukes – of Milan made of this instrument is of great interest, as Visconti and Sforza resorted with particular constancy to the link both to consolidate the state-building processes inside the state and the expansion processes outside the principality's borders. Since the middle of the fourteenth century, in fact, the lords of Milan frequently used treaties of adherentia to identify allies close to – or even inside – enemy territories. This mechanism was particularly exploited during the age of Gian Galeazzo Visconti, who made the pressure of his adherentes as effective as possible against the opposing powers (in particular Florence) and made strategic areas such as Romagna and Lunigiana a source of supporters. With the death of the first duke of Milan in 1402 the bond went through a long period of crisis, due to the weakness of Giovanni Maria Visconti, and it was only after his violent death (1412) that Filippo Maria Visconti was able to rebuild, like the state, the network of adherentes, which the third duke declined in a defensive rather than offensive way. When the dynasty became extinct and the Duchy fell into the hands of the Sforza, the bond found itself inserted within the delicate equilibrium of the Italic League, thus becoming a way no longer to wage war, but was rather used to define and profile the spheres of influence, now somehow "stabilised" and no longer subject to excessive shocks. From the point of view of the state-building processes, on the other hand, the bond maintained constant characteristics over time: through the accomandigie, the lords and dukes of Milan managed to better bind the restless noble families that dotted the spaces of the state, particularly in areas such as Piedmont and Emilia. There the bonds, which did not lose their military characteristics, revealed all their potential as elements of coordination and discipline: their fortune resides precisely in their elastic characteristics, which, if on the one hand made the bond so constructed unstable, on the other, substantiated its effective modernity, which guaranteed its long duration (albeit with alternating fortunes) throughout the fifteenth century and beyond.
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BETTINELLI, MARTA FRANCESCA. « La città ambientata. Idee e pratiche di nature nel quartiere Isola di Milano ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2018. http://hdl.handle.net/10281/190340.

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Résumé :
The thesis is concerned with exploring the relationship between man and the environment in contemporary urban landscapes. It was written following my ethnographic research, conducted between May 2014 and December 2015 in the Milanese “Isola” district, located near the city centre, whose geography was greatly changed in recent years due to a grand urbanistic project. This work is meant to analyse discourses and practices produced by social actors, who contribute to the social construction of the Isola environment to various degrees: the city council, but also architects, planners, and citizens leading ordinary lives. I wished to examine environmental representations of nature and knowledges that emerged from planning two public green spaces, managing a community garden, acts by a solidarity purchase group, a mobilization against cutting down certain trees in the neighbourhood, and floods from a nearby river that flows underground. The first chapter is concerned with the theoretical outlooks that lay the foundations for my research questions. I especially focused on presenting the social and cultural process of denial of relatedness with the environment, which is rooted in the contemporary urban reality. The second chapter is concerned with analysing representations that essentially identify nature in town as urban greenery, facing the different meanings this notion would assume when perceived by people living in the neighbourhood and city councils; moreover, it faces ideas and visions on contemporary town embedded in projects for urban greenery. The third chapter is concerned with projects and ideas to stem the flow of the river Seveso and the floods that run through the neighbourhood periodically (three times in 2014 alone). I wished to analyse the relationship between man, technology and environment during a crisis, when techosocial imbroglios (Latour) stop functioning properly, causing problematic natural agents kept far from people and their lives to reemerge.
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Livres sur le sujet "Pratiche di pace. Milan"

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Cengarle, Federica, et Maria Nadia Covini, dir. Il ducato di Filippo Maria Visconti, 1412-1447. Economia, politica, cultura. Florence : Firenze University Press, 2016. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-895-8.

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Résumé :
La dominazione di Filippo Maria Visconti in Lombardia (1412-1447) fu il risultato di un tentativo, solo parzialmente riuscito, di ricomporre i vasti territori già dominati dal primo duca, Giangaleazzo Visconti. Per trentacinque anni, il terzo duca di Milano governò uno stato ampio, ricco e prospero, ne rafforzò le istituzioni, coltivò alte ambizioni monarchiche e proclamò idee di pace, di concordia e di giustizia. L’uso delle armi e della diplomazia e il serrato confronto con gli attori politici, sociali ed economici del dominio furono gli strumenti adottati per rafforzare e consolidare il dominio ducale. Gli autori di questo volume illustrano i modelli politici sottostanti all’esercizio dell’autorità del duca, i modi di relazione che si stabilirono tra autorità e sudditi, la costruzione dell’apparato simbolico e ideologico, la committenza artistica del principe, la politica ecclesiastica e le vicende religiose del ducato sullo sfondo dei concili di Costanza e Basilea. Sono inoltre analizzati alcuni specifici momenti della politica ducale: gli atti di dedizione del 1412, l’assetto geopolitico fissato nel 1435 dopo la vittoria di Ponza, la crisi degli ultimi anni del ducato caratterizzata dalla spietata esecutività delle pratiche di governo. Il libro, in definitiva, vuole offrire una visione più approfondita e problematica della dominazione del terzo duca di Milano, che nei suoi chiaroscuri risulta essere un momento importante della stabilizzazione degli assetti dello stato regionale lombardo.
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Giani, Gjlla. L' Arco della pace di Milano. Milano : Di Baio, 1988.

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1953-, Generali Dario, et Ratcliff Marc, dir. From makers to users : Microscopes, markets and scientific practices in the seventeenth and eighteenth centuries : proceedings of the International Workshop on the History of Microscopy = Dagli artigiani ai naturalisti : microscopi, offerta dei mercati e pratiche scientifiche nei secoli XVII e XVIII : atti del Convegno internazionale di storia della microscopia : Milan, October 13-14, 2004. [Florence, Italy] : L.S. Olschki, 2007.

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Path, James. Come Smettere Di Pensare Troppo : Le Regole d'Oro e le Tecniche Pratiche per Eliminare il Sovrappensiero, Vivere Nel Presente e Raggiungere la Propria Pace Interiore. Independently Published, 2022.

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Cure, George. Come Smettere Di Pensare Troppo : Una Guida per Eliminare il Sovrappensiero. Tecniche Pratiche e Mini-Abitudini per Alleviare l'Ansia, Eliminare il Pensiero Negativo e Ottenere la Pace Mentale. Independently Published, 2021.

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Bastri, Metin. Come Smettere Di Pensare Troppo : La Guida Definitiva per Eliminare il Sovrappensiero e Raggiungere la Pace Mentale. Tecniche Pratiche e Mini-Abitudini per Alleviare l'Ansia e lo Stress, Eliminare il Pensiero Negativo e Liberare la Mente. Independently Published, 2022.

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Chapitres de livres sur le sujet "Pratiche di pace. Milan"

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Della Misericordia, Massimo. « Signorie e relazioni interstatali. Pratiche, legittimazione e contestazione del potere locale lungo la frontiera alpina dello stato di Milano (XV secolo) ». Dans La signoria rurale nell’Italia del tardo medioevo. 3 L’azione politica locale, 67–87. Florence : Firenze University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-427-4.05.

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Résumé :
This essay analyzes the ways in which rural lordship was legitimized, maintained and sometimes contested in the late Middle Ages. The focus is not on the local societies and the political competition within the regional state, but rather on the position of seigneurial power in the interstices of international relations. Specifically, the dynamics of the frontier allowed the lords to enforce their power, but produced situations that put their authority in risk, providing opportunities for their subjects to contrast it. Political brokerage is the key to exploring the competition and the relationship between a variety of local actors and the state authorities. The source I selected is the Carteggio sforzesco, consisting of the written correspondence between these protagonists. From this viewpoint and thanks to records rich in narrative and descriptive contents, I will try to reconstruct economic tensions, military instability, the need for diplomatic agreements and for individual protection, that define the relationship between the Duchy of Milan, Valais, Switzerland and Grisons. Finally I will go into depth in the case-study of Val Formazza, where the domination of the lords family was in decline during the 15th Century, while local protagonists of this diversified local world – highlanders of lower social conditions settled in a peripheral valley forming an ethno-cultural minority of German speakers – were capable.
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Actes de conférences sur le sujet "Pratiche di pace. Milan"

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Pucci, Paola. « Pratiche di mobilitá e fonti digitali : opportunità e limiti dei dati di traffico telefonico ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7925.

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Résumé :
I cambiamenti nelle pratiche di mobilità nei territori della città contemporanea costituiscono un’utile chiave di lettura del processo di trasformazione dei tempi, dei luoghi e dei modi della vita sociale e dei programmi di attività che concorrono a strutturare il territorio. In questa prospettiva - che assume la mobilità come dispositivo di lettura delle trasformazioni urbane e sociali (Urry, 2005) - la sfida che si pone riguarda la disponibilità di fonti utili a restituire la variabilità spazio-temporale delle pratiche di mobilità con continuità temporale. In questo contesto, un valido supporto ai metodi tradizionali di rilevamento viene da fonti digitali, riconducibili alle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, di cui il paper descrive potenzialità e limiti, con particolare riferimento ai dati di traffico telefonico. A partire dai risultati di una ricerca empirica condotta dal Dastu Politecnico di Milano sui dati di telefonia mobile della rete di Telecom Italia (Manfredini, Pucci, Tagliolato, 2012 e 2013), il paper evidenzia le possibili applicazioni di tali fonti per l’analisi, la visualizzazione e l’interpretazione delle pratiche di mobilità e dei ritmi d’uso degli spazi urbani, utili per costruire politiche per la mobilità più efficaci ed eque, poiché meno generaliste. Changes in mobility practices are a useful tool to describe urban transformations in times, places, social life and work programs, as well as a structural element of contemporary cities. This is because mobility is cause and consequence of changes in the organization of everyday life (Urry, 2000). With the aim to reading the density of urban spaces usages and urban mobility practices, a valid support of conventional urban analysis methods comes from digital data sources (mobile phone data, ICT, digital traces acquired by social media).This paper focuses on the potentialities and limits offered by mobile phone data to a reading of the site practices and rhythms of usage of the contemporary city by identifying the principal mobile practices of different urban populations in Milan Urban Region. Starting from the results of a research carried out at the Dastu, Politecnico di Milano, using mobile phone data provided by Telecom Italia (Manfredini, Pucci & Tagliolato, 2012 and 2013) we will demonstrate how new maps, based on the processing of mobile phone data can represent spatialized urban practices and how they can give new insights for analyze space-time patterns of mobility practices. In the paper, the identification of temporary urban populations through mobile phone data (density of the calls and origin - destination traces of the calls) has not only a knowing purpose, but it is the condition for recognize new claims referred to “communities of practice”, by which to build mobility policies incisive, also because not generalist.
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