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Borek, Dariusz. « Wykonywanie władzy karania w instytutach zakonnych w świetle aktualnego Kodeksu Prawa Kanonicznego ». Prawo Kanoniczne 48, no 3-4 (10 décembre 2005) : 175–200. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2005.48.3-4.09.

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Résumé :
Nell’articolo è stata presentata la normativa riguardante l’esistenza e l’applicazione del potere coercitivo nella Chiesa con particolare riferimento agli Istituti Religiosi. Il primo punto del lavoro è stato dedicato alla presentazione degli argomenti che spiegano l’esistenza del potere coercitivo nella Chiesa. Nel secondo punto dello studio è stato analizzato il potere che esiste negli Istituti Religiosi. Nel terzo punto si analizza il potere coercitivo che viene esercitato negli Istituti Religiosi secondo attuale Codice di Diritto Canonico nella triplice funzione della potestà di governo. Lesercizio del potere coercitivo nella funzione legislativa consiste nella possibilità di emanare le leggi penali. La potestà coercitiva nella funzione amministrativa comprende sia la possibilità di emanare i precetti penali sia la possibilità di fare la dichiarazione oppure la inflizione delle pene tramite la procedura penale stragiudiziale. La scelta tra la via amministrativa e giudiziale spetta all’Ordinario. Il potere coercitivo esercitato nella funzione giudiziale significa la possibilità di fare la dichiarazione o l’inflizione delle pene tramite il processo penale giudiziale. L’ultima parte dello studio è stata dedicata alla problematica della dimissione dall’Istituto Religioso. Avendo in considerazione il carattere forzoso della dimissione si potrebbe pensare che la dimissione è una delle sanzioni penali, non mancano pero gli argomenti che fanno pensare che la dimissione non puo essere inserita tra le sanzioni penali in senso stretto. Nel caso della dimissione dal Istituto si tratta piuttosto della procedura sui generis amministrativa, avente come scopo la protezione sia L’Istituto intero che i singoli religiosi incluso anche quello che viene dimesso.
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2

Dammacco, Gaetano. « Riflessioni sul diritto di satira e i suoi limiti ». Studia z Prawa Wyznaniowego 23 (30 décembre 2020) : 101–21. http://dx.doi.org/10.31743/spw.10355.

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Résumé :
La satira è un paradigma estremo della libertà di espressione, ma esistono incertezze sulla sua definizione concettuale e sulla relativa disciplina giuridica. Lo sviluppo della comunicazione ha prodotto numerose figure letterarie simili tra loro come la cronaca (una registrazione impersonale e non interpretativa di fatti accaduti), la critica (analisi soggettiva e giudizio relativi a fatti accaduti) e la satira (critica sarcastica di personaggi, comportamenti, modi di fare individuali con scopo di denuncia sociale). Gli elementi che caratterizzano la satira, sviluppatisi nel corso dei secoli, sono sostanzialmente due: attenzione alle contraddizioni (della politica, della società, della religione, della cultura) e intento moralistico per promuovere un cambiamento sociale. La satira religiosa colpisce il potere ecclesiastico e le sue contraddizioni, ma colpisce anche i simboli religiosi e i contenuti delle religioni. Ne conseguono differenti conseguenze giuridiche. Quando colpisce il patrimonio di fede dei credenti essa non è accettabile. La satira religiosa genera una specie di conflitto tra differenti valori costituzionali, e cioè tra il diritto alla libera espressione del pensiero e il diritto alla reputazione e alla tutela del sentimento religioso. Il diritto di satira in generale è riconosciuto dagli ordinamenti giuridici (sia internazionali, sia nazionali) come diritto soggettivo di rilevanza costituzionale, che deriva dalla libertà di espressione e di pensiero. Pensiero, coscienza e religione – per esempio nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea – sono omologhi (come beni giuridici o valori etici). Pertanto pensiero, coscienza e religione non possono essere in contrapposizione tra loro. Notevoli incertezze esistono sulla disciplina giuridica del diritto di satira, che non può mai offendere i diritti fondamentali della persona, la sua dignità, la sua reputazione. La Carta di Nizza ha favorito un orientamento, che considera il diritto di libera espressione nella sua forma più ampia ed espansiva. È tuttavia sempre stato affermato il valore prevalente dei diritti umani fondamentali, che non possono essere offesi dall’esercizio del diritto di satira. Negli ordinamenti giuridici nazionali, la forza del diritto di satira consiste nel riconoscimento del suo rango costituzionale, ma anche nei limiti che deve avere. La giurisprudenza ha elaborato i vincoli “formali”, tra i quali i più importanti sono il limite della continenza e della funzionalità.
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Tyburowski, Krzysztof. « Wkład Damazego w Kościelne i świeckie umocnienie władzy papiestwa ». Vox Patrum 46 (15 juillet 2004) : 211–22. http://dx.doi.org/10.31743/vp.6751.

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Résumé :
Il papa Damaso I (366-384) si presenta come uno dei piu grandi pontefici neł periodo dełła Chiesa antica. Con ła sua persona sono łegati diversi awenimeti che fecero dalia Chiesa un organismo importante e forte nel mondo antico. Da una parte grazie a lui l'insegnamento cristiano divenne piu vicino al popolo (ad es. Finflusso su Girolamo a proposito della traduzione della Bibbia in latino, l'introduzione del latino alla liturgia), dalFaltra invece la sua politica sia alFinterno della Chiesa, sia alFesterno di lei consolidarono ii potere papale sia dal punto di vista ecclesiastico sia quello civile. L'articolo presente vuole occuparsi soprattutto di quell'uitimo problema. Il rafforzamento del potere papale fu causato dalie diverse circostanze: dalie capacita personali di Damaso, dai suoi probierni personali legati sia ai tumulti delFinizio del suo pontificato, sia dalie calunnie di cui Damaso fu oggetto, dalia situazione politica e religiosa della Chiesa nelFImpero Romano. Con la sua persona sono legati i primi seri privilegi da parte dello stato concessi sia alle istituzioni ecclesiastiche sia al clero. Dal punto di vista religioso invece Damaso ha dei meriti notevoli nella lotta contro le eresie del suo tempo e soprattutto nelFargomentazione teologica delFimportanza della Sede Apostolica di Roma.
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Bender, Niklas. « Zum Verhältnis von Staat und Religion bei Dante : Das heikle Beispiel König Sauls ». Deutsches Dante-Jahrbuch 97, no 1 (24 octobre 2022) : 83–108. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2022-0002.

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Riassunto L’opera dantesca è attraversata da un rapporto conflittuale tra pensiero politico e religioso, tra monarchia universale (concetto chiave nella Monarchia) e visione religiosa del mondo (essenziale alla Commedia). La vicenda di Saul occupa una posizione di rilievo in questo rapporto: simbolo del potere terreno, scelto da Dio e dal suo profeta Samuele come primo re d’Israele, Saul cade in disgrazia, per venire poi sostituito da Davide. L’articolo presenta la storia biblica e la sua ricezione presso quattro autori fondamentali del pensiero teologico e politico medievale per analizzare in seguito la rappresentazione dantesca dell’esempio di Saul, nel Purgatorio (canti X e XII) e nei trattati. Da una parte Saul, contrapposto a Davide, funge da figurazione della superbia, dall’altra costituisce un’eccezione, un intervento diretto di Dio nel campo politico.
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Cantoni, Lorenzo. « Su alcune dimensioni del suicidio. Il caso dell'Emilia-Romagna. » Medicina e Morale 43, no 6 (31 décembre 1994) : 1143–60. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1002.

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Nell'articolo si affronta il problema del suicidio muovendo dal caso specifico dell'Emilia-Romagna, la regione italiana con il maggior numero di suicidi. La differenza tra i dati nazionali e quelli emiliani denotano, inoltre, una divergenza che conosce nell'ultimo periodo il suo picco massimo: non solo in Emilia-Romagna ci si suicida percentualmente di più, ma con un incremento maggiore rispetto a quello medio del Paese. Per l'analisi del fenomeno, l'Autore indica due percosi: l'exitus e il reditus. Il primo propone alcune interpretazioni di carattere socio logico, psicologico e filosofico. Riprendendo il frame durkheimiano, si nota come il suicidio si accompagni a fenomeni di disgregazione, o di indebolimento, a livello di tutte le diverse comunità in cui la persona vive: familiare, religiosa, sociale, economica, politica. L'analisi della dimensione psicologica rivela l'esistenza di una sindrome presuicidale, caratterizzata da tre aspetti: chiusura esistenziale, autoaggressività repressa, fantasie suicide. La dimensione filosofica favorevole al suicidio è indicata come quella mentalità che attribuisce all'uomo ogni potere sulla propria vita. Il secondo cammino, di reditus, intende disegnare un percorso di uscita, di allontanamento dal suicidio, riandando ai tre livelli- sociale, psicologico e filosofico/religioso - che la prima analisi ha mostrato importanti per la comprensione del fenomeno.
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Saje, Andrej. « Abusi sessuali e spirituali nella Chiesa Cattolica ». Studia Teologiczno-Historyczne Śląska Opolskiego 40, no 2 (30 octobre 2020) : 69–85. http://dx.doi.org/10.25167/sth.2195.

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Résumé :
L’abuso sessuale è ogni azione non verbale, verbale o fisica con cui si viola la dignità e si oltrepassano i confini di un’altra persona di qualsiasi età o sesso allo scopo di raggiungere il piacere sessuale o di compiere violenza. Parliamo di abuso spirituale quando in un contesto religioso viene violata la dignità della persona, per cui essa non gode più della sua piena autonomia. Ciò accade in modo manipolativo e senza il consenso del singolo, per cui sotto il pretesto della spiritualità nel senso più ampio della parola lo si umilia o annulla.La violenza sessuale e quella spirituale sono due diversi tipi di abuso che possono avvenire in modo indipendente l’una dall’altra, ma in entrambi i casi si tratta della questione dell’esercizio del potere e dell’autorità. L’abuso spirituale in ambiente religioso è spesso il preludio dell’abuso sessuale ed è meno studiato del primo. Sulla base di una descrizione storica dello sviluppo delle prescrizioni giuridiche nel trattamento della dinamica e della natura di entrambi i tipi di abusi, l’articolo propone alcune soluzioni, giungendo alla conclusione che gli abusi sono anche un problema strutturale della Chiesa, che offre agli autori degli abusi un ambiente favorevole a selezionare le vittime e la possibilità di nascondere quanto commesso.
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Coccopalmerio, Domenico. « Globalizzazione giuridica e costituzione afgana ». FUTURIBILI, no 1 (mars 2011) : 178–86. http://dx.doi.org/10.3280/fu2011-001012.

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Résumé :
L'Autore presenta i caratteri e il significato delle costituzioni che i re e i presidenti dell'Afghanistan hanno elaborato, per porre l'attenzione sull'ultima Costituzione del 2004 che cerca di sintetizzare tradizione e modernitŕ della societŕ afgana. La prima Costituzione afgana risale al 1923, promulgata dal re Amanullah. La proposta dello stato, avanzata da questa Costituzione, č quella monarchica. La seconda Costituzione č del 1931, ed č promulgata da Mohammad Khan, ed č chiamata Usulmana- a asasi. Essa comincia con l'invocazione "Nel nome di Allah il piů misericordioso". La terza Costituzione č del 1964, ed č intitolata "Qamu-e asasi". Č una costituzione piů moderna delle precedenti e vuole essere la "legge statale". Nel 1977 viene discussa ed emanata una nuova Costituzione, in seguito alla risoluzione del 1973 di Daoud, appoggiato da esercito e partiti marxisti. Tale Costituzione č centrata sul Presidente della repubblica. L'Autore tuttavia mette in risalto e discute la Costituzione del 2004, in quanto "globalizzazione giuridica", che risulta stratificata in tre parti; infatti vi č un frontespizio di carattere teologico: la religione di stato č l'Islam, e nessuna legge puň essere contraria ai principi della religione islamica. La seconda parte č lo scheletro istituzionale, che č fondato sui principi illuministici e gallicani delle costituzioni occidentali. Poi vi č la terza parte che regola la societŕ civile. Fra i tre modelli in realtŕ, come detto, il prevalente č quello religioso. Su questa Costituzione basa il suo potere anche Hamid Karzai.
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Cipriani, Roberto. « Religione e sport. Tra rito e spettacolo ». El Futuro del Pasado 6 (1 octobre 2015) : 87–111. http://dx.doi.org/10.14516/fdp.2015.006.001.003.

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Sono numerosi i punti di contatto e le affinità fra religione e sport. Il che avviene sin dai tempi più antichi. Esemplare è il caso della Grecia, dove non a caso sono sorte le Olimpiadi in un contesto e con motivazioni a carattere tipicamente religioso.La stessa ripresa dei Giochi Olimpici nel 1896 rappresenta un momento di svolta per la storia dello sport ma evidenzia anche le ragioni profondamente etiche (e religiose) che animavano il loro fondatore, il barone de Coubertin.Oggi sotto diverse forme ed in situazioni favorevoli il legame fra religione e sport si va rafforzando tanto da poter verificare la presenza di riti, preghiere, formule, gesti, simboli e ruoli tipicamente religiosi anche in avvenimenti sportivi, nel corso della loro preparazione come nelle fasi successive allo svolgimento delle competizioni.Vari studi sul campo mostrano che specialmente entro modelli d’ispirazione cristiana vigono e si diffondono pratiche religiose che accompagnano da vicino le dinamiche relative all’organizzazione di gare in diversi sport, a partire dai momenti fondativi per giungere sino ai processi di legittimazione delle memorie del passato.Soprattutto nel campo del calcio esistono forme di divismo, movimenti parareligiosi e culti propiziatori ed esorcistici tesi ad ottenere risultati agonistici continuamente positivi.
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Fantuzzi, Gianni. « L'uso della violenza come ricerca dell'impossibile. Ipotesi interpretative per un intervento psicoanalitico ». GRUPPI, no 2 (octobre 2010) : 119–26. http://dx.doi.org/10.3280/gru2009-002013.

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Résumé :
Come ha sottolineato Renato de Polo: "Con la violenza ci si prefigge di conseguire degli obiettivi impossibili: ogni gruppo esige di affermare la propria purificazione assoluta attribuendo la colpa all'altro per mezzo della proiezione di tutto il male su di esso". Partendo da questo spunto, si sostiene l'ipotesi che il perpetuarsi del conflitto tra israeliani e palestinesi derivi, oltre che da motivazioni geo-politiche ed economiche, anche da cause psicologiche. L'attribuzione del male e della distruttivitŕ all'altra parte ha lo scopo di purificarsi e di liberarsi dal pericolo che il proprio potenziale maligno potrebbe danneggiare anche le persone amate. L'ulteriore riflessione che viene proposta in questo lavoro riguarda il fanatismo religioso: esso permette di affermare la prospettiva di pensiero secondo la quale se il colpevole č l'altro, viene in tal modo accordata la propria purificazione e assecondato il proprio ruolo di vittima, acquisendo il diritto di uccidere l'avversario in nome del Dio. Nella lotta contro i nemici, il gruppo esporta all'esterno la minaccia di morte e assume su di sé il potere di uccidere in nome della giustizia, diventando cosě una sorta di divinitŕ. Il gruppo costituisce infatti la fonte di un sogno fondamentale che dispensa l'illusione di trascendere il limite della morte individuale. In questo contesto, la psicoanalisi con il proprio setting, oltre alle concettualizzazioni relative all'inconscio, ai processi proiettivi e al transfert, puň offrire un contributo specifico alla comprensione di questo argomento, fornendo strumenti di modulazione e di regolazione nei conflitti tra i gruppi. Il presupposto per fruire di questo contributo č innanzitutto la destituzione dell'odio e del diritto di uccidere come giustificazione alle proprie rivendicazioni.
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Saj, Marek. « Prawna strona ślubu posłuszeństwa ». Prawo Kanoniczne 53, no 3-4 (15 octobre 2010) : 29–41. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2010.53.3-4.01.

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Résumé :
L’obbedienza religiosa che i membri degli istituti religiosi s’impegnano con il voto a praticare, si basa sull’insegnamento e sull’esempio di vita di Gesù Cristo. Tutta la sua vita costituisce il fondamento e la radice di questo consiglio evangelico. Perciò i religiosi assumono l’obbedienza nello spirito di fede e di amore verso Cristo che proprio per amore dell’uomo si fece obbediente al Padre fino alla morte. Accanto agli elementi strettamente teologici, importanti per capire e praticare questo consiglio, l’obbedienza religiosa possiede anche i suoi elementi giuridici, descritti nel diritto canonico della Chiesa e concretizzati nel diritto proprio degli istituti. L’essere obbedienti a Dio si manifesta nell’obbedienza alla volontà dei superiori. Proprio loro, in quanto rappresentanti di Dio, possono dare ordini ai propri subordinati, in accordo con le costituzioni dell’istituto. Avendo tali competenze devono, però, esercitare il proprio potere sempre come servizio alla comunità ed essere un esempio di fedeltà alla vocazione e di fervore nella sua realizzazione. Insostituibile è il ruolo che nella comune ricerca della volontà divina gioca il dialogo. La legislazione di ogni istituto lo mette ben in rilievo. Siccome l’obbedienza è uno dei più importanti elementi della vita religiosa, la sua mancanza può produrre serie conseguenze canoniche, perfino l’esclusione dall’istituto.
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Saj, Marek. « Prawna strona ślubu posłuszeństwa ». Prawo Kanoniczne 53, no 1-2 (9 janvier 2010) : 129–45. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2010.53.1-2.07.

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Résumé :
L’obbedienza religiosa che i membri degli istituti religiosi s’impegnano con il voto a praticare, si basa sull’insegnamento e sull’esempio di vita di Gesù Cristo. Tutta la sua vita costituisce il fondamento e la radice di questo consiglio evangelico. Perciò i religiosi assumono l’obbedienza nello spirito di fede e di amore verso Cristo che proprio per amore dell’uomo si fece obbediente al Padre fino alla morte. Accanto agli elementi strettamente teologici, importanti per capire e praticare questo consiglio, l’obbedienza religiosa possiede anche i suoi elementi giuridici, descritti nel diritto canonico della Chiesa e concretizzati nel diritto proprio degli istituti. L’essere obbedienti a Dio si manifesta nell’obbedienza alla volontà dei superiori. Proprio loro, in quanto rappresentanti di Dio, possono dare ordini ai propri subordinati, in accordo con le costituzioni dell’istituto. Avendo tali competenze devono, però, esercitare il proprio potere sempre come servizio alla comunità ed essere un esempio di fedeltà alla vocazione e di fervore nella sua realizzazione. Insostituibile è il ruolo che nella comune ricerca della volontà divina gioca il dialogo. La legislazione di ogni istituto lo mette ben in rilievo. Siccome l’obbedienza è uno dei più importanti elementi della vita religiosa, la sua mancanza può produrre serie conseguenze canoniche, perfino l’esclusione dall’istituto.
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Santoro, Roberta. « Educazione religiosa, disagio e minori. Commento alla sentenza della Corte di Cassazione italiana del 24 maggio 2018, n.12954 ». Studia z Prawa Wyznaniowego 21 (18 décembre 2018) : 413–22. http://dx.doi.org/10.31743/spw.182.

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Il presente lavoro ha ad oggetto una pronuncia emessa dalla Suprema Corte di Cassazione, con la recente sentenza del 24 maggio 2018, n.12954, che ha posto l’accento su tematiche riguardanti i minori e la loro educazione religiosa. La vicenda, definendo questioni inerenti alla separazione in presenza di minore, tratta il complesso argomento dell’intesa tra i genitori circa l’educazione da impartire (nello specifico quella religiosa), analizzando la legittimità del comportamento del padre di imporre alla figlia minore una religione diversa da quella dalla stessa praticata con la mamma, rilevando soprattutto l’aspetto del disagio, lamentato dalla stessa minore nel praticare questo “nuovo” culto. L’analisi, inoltre, porta a considerare che la scelta e la pratica di una religione rientra nella manifestazione del diritto di libertà religiosa, tutelato dall’art. 19 della Costituzione, conseguentemente, a poter ritenere ammissibile un autonomo diritto di libertà religiosa da parte del figlio minore, e a domandarci se l’esercizio di questo diritto possa contrastare con la divergente decisione di uno o di entrambi i genitori.
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Tronina, Antoni. « Władza Boga nad światem a ład moralny według Księgi Hioba ». Verbum Vitae 14 (14 décembre 2008) : 57–70. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1483.

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Nella cosmogonia vicino-orientale l’ordine politico si riflette in tutto il cosmo. In confronto eon tale concezzione del potere, Israele ha elaborato un altro modelio della creazione, armonizzato eon suo monoteismo rigoroso. Deutero-Isaia era propagatore precipuo di questa fede nel potere universale di Jahve. Il Libro di Giobbe, redatto nell’epoca dell’impero persiano, contiene un testimonio splendido del dibattimento sul probierna della ricompesa e della sofferenza. Immagini mitologici di combattimento delle divinità sono stati applicati ad illustrare il superamento di Jahvè sulle potenze del caos. La sapienza di Jahvè e il suo incrollabile governo guarantirono la stabilità del mondo creato e l’ordine morale. La giustizia (mishpat) divina costituisce fonadamento del potere politico e dell'ordine morale nel mondo.
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Parodo, Ciro. « Come incarnazioni delle stelle, illuminano la morte. Lo Zodiaco come simbolo dell’eternità del potere aristocratico nei calendari figurati romani ». MHNH. Revista Internacional de Investigación sobre Magia y Astrología Antiguas, no 19 (22 décembre 2019) : 217–54. http://dx.doi.org/10.24310/mhnh.vi19.15415.

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La caratteristica principale dei calendari astrologici illustrati romani consiste nella rappresentazione dei dodici mesi dell’anno, raffigurati come personificazioni dei rispettivi segni zodiacali e delle relative divinità tutelari, parzialmente sostituite, nella Tarda Antichità, dalle immagini delle divinità collegate alle principali festività religiose mensili. Obiettivo di questo contributo è l’analisi delle dinamiche socio-culturali e dei meccanismi di comunicazione visuale attraverso i quali i membri delle classi sociali più elevate utilizzano le immagini dello Zodiaco nei calendari figurati per veicolare l’idea dell’eternità del loro potere e del loro status elevato,sulla base di prototipi culturali e modelli iconografici derivati dall’arte ufficiale imperiale.
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Kotecki, Dariusz. « Władza świecka w świetle Apokalipsy św. Jana ». Verbum Vitae 14 (14 décembre 2008) : 173–97. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1487.

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Résumé :
L'articolo affronta il tema della relazione dei cristiani al potere temporale civile alla luce dell'Apocalisse di san Giovanni. L'autore dell'Apocalisse presenta il potere civile come un sistema terrestre che vuole escludere dalla vita sociale Dio stesso. Giovanni lo fa tramite tre immagini: una bestia dal mare (13,1-10), un'altra bestia dalla terra (13,11-18) e la grande prostituta (17-18). Questi tre personaggi vengono descritti come i servi di satana. L'analisi delia simbologia di tutti i tre quadri ci ha portato alla conclusiane che il primo personaggio rappresenta lo stato che vuole essere adorato e cosi occuppare il posto appartenente a Dio stesso, il secondo si riferisce alla propaganda di tale stato, infine la figura della grande prostituta e una descrizione dell'aspetto consumistico della societa umana. L'emanazione storica di questi tre immagini fu sicuramante nei tempi dell'Apocalisse l'impero romano. Il cristiano vivendo in tale sistema deve essere consapevole della sua potenza e sapere che cosa bisogna fare con questo sistema che crea un contesto omogeno negativo e trova la sua ultima manifestziane nella consumistica citta di Babilonia. Il potere dello stato, della sua propaganda, del consumismo non possano occupare nella vita dei cristiani il posto di Gesu Cristo, l'unico salvatore de l mondo.
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Korzec, Cezary. « Prorok wobec zła i władzy (2 Sm 12,9) ». Verbum Vitae 14 (14 décembre 2008) : 17–38. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1477.

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Résumé :
L’intervento di profeta Natan, racontato nel 2 Sam 12, smaschera Davide come committente della morte di Uria. Il male commesso e stato possibile grazie al potere reale del re di Israele. La situazione e una tra le molte racontate dalla Bibbia: il male trova spesso appoggio nel potere. Nell’articolo viene offerta una analisi detagliata del testo di Am 2,6-8 sotto questo aspetto. Il male che perverte la vita di Israele trova l’appoggio nelle istituzioni che sono state convocate per protteggere la santitià della vita del popolo di Dio. Nelia visione profetica della vita di società di cui testimoniaza offre Am 2,6-8 il male non e qualcosa banale o accidentale. È un vero proggetto portato avanti grazie all’esistenza delle vere strutture che ne danno appoggio.
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Bianchi, Maria. « Il potere curativo della giustizia : un'esplorazione dei rapporti tra psicologia analitica e diritti umani ». STUDI JUNGHIANI, no 52 (novembre 2020) : 38–52. http://dx.doi.org/10.3280/jun52-2020oa9896.

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Résumé :
Esiste un archetipo della giustizia? E se esiste quale immagine ne danno le mitologie delle diverse culture? Come un tale archetipo ha contribuito alla formazione delle visioni religiose e filosofiche alla base dei diritti umani? La teoria dei tipi psicologici di C.G. Jung può far luce sulla tensione esistente tra legge e giustizia? La giustizia ha un potere curativo? L'autrice propone elementi di risposta alle domande poste per dimostrare l'importanza di abbinare l'azione legale a un approccio psicoterapeutico junghiano nel trattamento delle vittime di violazioni dei diritti umani.L'articolo presenta la progressiva convergenza tra il diritto relativo ai diritti umani e la psicologia, così come le similitudini tra il lavoro di chi opera nel campo dei diritti umani e nella pratica analitica.
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Bianchi, Maria. « Il potere curativo della giustizia : un'esplorazione dei rapporti tra psicologia analitica e diritti umani ». STUDI JUNGHIANI, no 52 (novembre 2020) : 38–52. http://dx.doi.org/10.3280/jun2-2020oa9896.

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Résumé :
Esiste un archetipo della giustizia? E se esiste quale immagine ne danno le mitologie delle diverse culture? Come un tale archetipo ha contribuito alla formazione delle visioni religiose e filosofiche alla base dei diritti umani? La teoria dei tipi psicologici di C.G. Jung può far luce sulla tensione esistente tra legge e giustizia? La giustizia ha un potere curativo? L'autrice propone elementi di risposta alle domande poste per dimostrare l'importanza di abbinare l'azione legale a un approccio psicoterapeutico junghiano nel trattamento delle vittime di violazioni dei diritti umani.L'articolo presenta la progressiva convergenza tra il diritto relativo ai diritti umani e la psicologia, così come le similitudini tra il lavoro di chi opera nel campo dei diritti umani e nella pratica analitica.
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Selvaggi, Caterina. « Potere e affetti nel cinema di Marco Bellocchio fino a "Vincere" : il contrappunto ». PSICOBIETTIVO, no 2 (mars 2010) : 157–78. http://dx.doi.org/10.3280/psob2009-002011.

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Résumé :
L'autore analizza alcuni celebri films di Marco Bellocchio ("L'ora di religione", "I pugni in tasca", "La balia", "Enrico IV", "Il principe di Homburg", "Il gabbiano", "Buongiorno notte" e "Vincere"), individuando lo stile espressivo del regista che privilegia l'opposizione e insieme riconosce il legame degli opposti, il contrappunto tra immagini e dialoghi, insieme a rumori e suoni. L'importanza della comunicazione non verbale che puň contrastare con l'immagine o con i dialoghi stessi, in particolare č rintracciata soprattutto nel rappresentare situazioni familiari complesse, simili in modo sorprendente a quelle che, nella terapia della famiglia, vengono considerate "famiglie invischiate". In particolare č in evidenza il rapporto tra potere e affetti che appare rapporto di opposizione tra le persone e si rivela perň anche rapporto di legame difficilmente scindibile.
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Bassi, Jacopo. « La periferia ecclesiastica ortodossa nel Sud-Est europeo negli anni Venti e Trenta. Il caso dell'Epiro e dell'Albania ». MONDO CONTEMPORANEO, no 3 (avril 2011) : 5–24. http://dx.doi.org/10.3280/mon2010-003001.

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Résumé :
La caduta dell'Impero ottomano comportň un mutamento anche nelle relazioni interne al mondo cristiano ortodosso. La creazione e il consolidamento degli Stati nazionali balcanici e delle Chiese ortodosse autocefale posero le basi per la ridefinizione dei confini giurisdizionali delle Chiese nazionali. Negli anni Venti e Trenta l'Albania e la Grecia cercarono di manovrare le istituzioni religiose ortodosse per esercitare pressione sul Patriarcato ecumenico: obiettivo delle azioni diplomatiche greche e albanesi era quello di spostare l'influenza culturale esercitata dalle istituzioni religiose sulle popolazioni dell'area dell'odierna Albania meridionale, abitata in prevalenza da fedeli ortodossi. Lo Stato greco era desideroso di poter avanzare rivendicazioni su questi territori: la difesa della popolazione ortodossa rappresentava una giustificazione ideale. La zona oggetto della disputa divenne cosě una, contesa tra la tradizionale giurisdizione patriarcale, la nascente Chiesa ortodossa albanese e la Chiesa di Grecia, desiderosa di ereditare da Costantinopoli il prestigio e il retaggio storico della cristianitŕ orientale.
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Stasiak, Sławomir. « Jaki ma być nasz stosunek do władzy ? » Verbum Vitae 14 (14 décembre 2008) : 153–72. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1486.

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Résumé :
Le Lettere Pastorali, come risulta gia dal titolo, contengono un certo numero delie istruzioni che riguardano la vita delle comunita ecclesiastiche a Efeso e sull'isola di Creta. Tra questi indizi troviamo anche quelli che riguardano il comportamento verso le autorita civili (l Tm 2,2; Tt 3,1). Queste devono essere rispettate ma sotto la condizione di compiere il loro dovere, cioe garantiscono la convivenza pacifica di tutti i cittadini. La chiesa primitiva fu consapevole del funzionamento delle istituzioni dello stato, tra questi la schiavitu (cf. Tt 2,9-10; 1 Tm 6, 1-2). In testi soprannominati non abbiamo trovato l'accentazione di quel fatto, ma soltanto le indicazioni per i cristiani che anche nello stato di schiavitu devono annunziare al mondoGesu Cristo. Un altro tema che riguarda il potere e il comportamento nel raduno dei cristiani. Per questa volta si tratta del potere d'insegnare.Dall'analisi di 1 Tm 2,11-14 risulta che ił comportamento della donna che ascolta, impara e poi parla, e "un atteggiamento tipico" del discepolo. Invece il comportamento del uomo che insegna e guida la comunita, e ''un atteggiamento tipico" del maestro. Tutto questo ha un collegamento stretto con Unico Sovrano( cf. 1 Tm 6, 15-16) e con il Suo regno (2 Tm 4,2.18) che raggiungera la pienezza la fine dei tempi.
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Imbruglia, Girolamo. « Osservazioni conclusive ». SOCIETÀ E STORIA, no 134 (février 2012) : 735–40. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-134005.

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L'elemento che accomuna i saggi di Morales, Melai e Bianchini, presentati nel seminario La Compańía de Jesús y la cultura del siglo XVIII (Instituto Internacional Xavier María de Munibe di Azkoitia, 26-27 giugno 2009), č costituito dall'analisi dell'azione della Compagnia di Gesů nella seconda metÀ del XVIII secolo, prima e dopo la sua soppressione. Tale azione č colta in tre momenti significativi: la pratica missionaria nelle riduzioni del Paraguay descritta da una testimonianza coeva, le strategie educative accampate in Francia dagli ex-gesuiti e infine la difesa e l'apologia dell'attivitÀ evangelizzatrice in Sud-America. La discussione sulla Compagnia di Gesů fu uno dei motivi che accompagnň l'intera parabola dello sviluppo della cultura illuminista; la prospettiva proposta dai tre saggi privilegia l'epoca della dissoluzione della Compagnia, soprattutto in riferimento al suo ramo spagnolo. Quel dibattito affrontň, al di lÀ della polemica politica contingente, la questione piů generale della natura dello stato d'antico regime; i saggi qui discussi ci fanno sentire la voce del potere monarchico assoluto, che si fondava sul tradizionalismo, sul nesso e non sulla separazione di religione e politica.
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Malina, Artur. « Dotyk miłosierdzia (Mk 2,1-12) ». Verbum Vitae 3 (14 janvier 2003) : 119–37. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1955.

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Résumé :
Le guarigioni operate da Gesu diventano occasione per dimostrare il suo potere sul male che opprime gli uomini. Il senso di questi miracoli non si limita alla liberazione degli uomini da mali fisici. L'autorita di liberare gli uomini dai peccati viene inquadrata nel contesto dell'attivita taumaturgica a benificio degli infermi. La direzione della trasmissione di contagiosita dall'impuro al puro, riaffermata frequentemente nella Scrittura, e invertita di cento ottanta gradi: il lebbroso invece di contaminare Gesu, diventa purificato immediatamente dopo essere toccato da lui (1,41-42). L'accusa di bestemmiare, motivata dagli scribi con l'unicita di Dio (2,6-7), deve cedere al riconoscimento della sua autorita di rimettere i peccati, avvalorata dalla guarigione del paralitico (2,8-11). Alla contestazione del suo comportamento nei confronti dei peccatori egli rivela lo scopo di tutta la sua missione di salvezza nei loro confronti (2, 15-17).
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Barbagallo, Salvatore. « Poteri municipali e religiosi nella Lecce barocca : santi patroni e identità urbana ». Revue d'Histoire Ecclésiastique 108, no 1 (janvier 2013) : 165–98. http://dx.doi.org/10.1484/j.rhe.1.103420.

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Rosik, Mariusz. « Władza przekazana uczniom (Mt 28,16-20) ». Verbum Vitae 14 (14 décembre 2008) : 109–34. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1481.

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Résumé :
Sembra ovvio, che alla fine del suo vangelo (Matt 28,16-20) Matteo allude al suo inizio (Matt 1-2). I paralellismi sono sia di carattere letterario, sia quello tematico (il dominio di Dio, la presenza di Dio nel mezzo del suo popolo, l'incontro personale con Gesu, l'adorazione di Gesu e il motivo di Galilea). Uno dei temi principali e il tema del potere esercitato dai discepoli. Cristofania descritta da Matteo serve all'edificazione della Chiesa, che si compone dai discepoli di Gesu. Le analisi fatte dall'autore conducono alla conclusione, che il vero discepolo di Gesu deve essere la persona, che si sottomette al dominio di Dio i rimane sempre nella sua presenza, la persona che ci tiene tanto all'incontro personale con il suo Maestro e si dirige verso "Galilea"- il luogo simbolico, segnato da Cristo Risorto, dove il discepolo deve ,,fare altri discepoli" tramite l'insegnamento e il battesimo.
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Filip-Gherman, Viorel. « Chiesa e società in Transilvania all’inizio del XX secolo. La confutazione del prete come preliminario per il passaggio al neoprotestantesimo : il caso della parrocchia Mașca (zona di Lăpuș, provincia di Maramureș) ». Journal of Church History 2020, no 2 (1 décembre 2020) : 69–85. http://dx.doi.org/10.24193/jch.2020.2.5.

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Résumé :
Riassunto: Il presente saggio offre un contributo documentario significativo al fine di capire meglio i “rapporti di potere” a livello delle comunità rurali della Transilvania della seconda metà del XIX secolo ed all’inizio del successivo. In base ad una documentazione rintracciata attraverso ricerche su fondi d’archivio, collocati presso il Servizio Distrettuale Maramureș degli Archivi Nazionali della Romania, viene presentato “il dossier” di un conflitto locale protrattosi per un periodo lungo e che finì per indebolire l’identità confessionale iniziale di una comunità rurale del nord della Transilvania, rendendo così possibile il passaggio ad un’altra confessione religiosa, ad una protestante, nel caso di cui ci stiamo occupando. Si tratta della parrocchia ortodossa romena Mașca (che cambiò il nome dopo la seconda guerra mondiale, diventando Răzoare), dove il giovane prete Ioan Dobre fu incaricato, nel 1905, anche dell’incombenza di insegnante nella scuola locale, gestita appunto dalla stessa parrocchia ortodossa del villaggio. Questo episodio fu l’inizio di un rapporto teso tra il sacerdote, il comitato della parrocchia locale e il rispettivo decanato ortodosso (con sede nella città di Dej, capoluogo di provincia prima e dopo il 1918), che peggiorò durante il tempo e che si prolungò a lungo. Questo stato di cose fece sì che la Mașca fosse una delle parrocchie della zona di Lăpuș (distretto di Maramureș), più segnata dal passaggio al neoprotestantesimo.
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Di Nepi, Serena. « L'apostasia degli ebrei convertiti all'islam. Dalle carte del sant'uffizio romano (secoli XVI-XVIII) ». SOCIETÀ E STORIA, no 138 (novembre 2012) : 769–89. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-138005.

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Résumé :
La costituzione apostolica Antiqua Iudaeorum Improbitas (1581 e 1593) costituě un importante tassello nella storia delle relazioni tra gli ebrei italiani (o ebrei che in Italia abitavano) e l'Inquisizione romana. Grazie a questa disposizione, infatti, la Congregazione del Sant'Uffizio fu investita formalmente di pieni poteri di controllo sugli ebrei, allo scopo di conservare e proteggere quei principi di fede quae sunt communia tra ebraismo e cristianesimo. Tale assunto fu immediatamente usato per sorvegliare ogni aspetto della vita ebraica, dalle questioni di natura strettamente religiosa fino alla trattazione delle materie di ambito genericamente culturale o, addirittura, economico. Nella vasta gamma di casi affrontati su questa base, spiccano i viaggi degli ebrei nei territori turchi ed ogni conversione all'Islam; anche l'apostasia dall'ebraismo, infatti, venne considerata un tradimento di quei principi. Leggendo le confessione spontanee rese dagli ebrei, i dubbi e le risposte a questi stilati dai consultori sulla base della letteratura giuridica e della trattazione di casi precedenti, č possibile riflettere da una nuova prospettiva sia sulla storia degli ebrei italiani nell'etÀ del ghetto, sia sull'evoluzione della stessa Inquisizione romana.
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Vodičar, Janez, et Józef Stala. « Kateheza v službi vzgoje za kulturo poklicanosti ». Bogoslovni vestnik 79, no 4 (2019) : 1087–96. http://dx.doi.org/10.34291/bv2019/04/vodicar.

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Poklicanost je vedno teže povezati s konkretnim poklicem. Zgodovinski oris razumevanja poklicanosti omogoči razumevanje nujnosti vzpostavljanja nove poklicne kulture. Biblično in teološko ozadje nas usmeri v razumevanje novih prizadevanj cerkvenega učiteljstva, da bi razširilo v preteklosti ozko razumevanje poklicanosti. Vedno bolj smo prepričani, da je božji klic v temelju vsakega krščanskega življenja. Klic, ki prihaja od zunaj, ni v nasprotju z osebnimi potrebami, hrepenenji. Prav vzgoja za kulturo poklicanosti vodi k zmožnosti, da povežemo klic od zunaj z notranjo držo posameznika. Kateheza, ki želi slediti svojemu temeljnemu namenu, mora slediti vzgoji za kulturo poklicanosti. Predstavimo tudi konkretne poteze takšne kateheze.
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Renzi, Francesco, et Andrea Mariani. « Monasteri, vescovi e papato nel XII secolo. Il caso dell’esenzione papale di San Salvador di Grijó (1139-1195) ». Hispania Sacra 74, no 149 (24 juin 2022) : 89–103. http://dx.doi.org/10.3989/hs.2022.07.

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Résumé :
El objetivo de este artículo es estudiar la exención del monasterio portugués de San Salvador de Grijó durante el siglo XII. A través del análisis de los privilegios de Inocencio II, Lucio II, Eugenio III y Celestino III, intentaremos mostrar por un lado cómo la construcción de la exención del monasterio fue el resultado de la interacción entre los canónicos de Grijó, los obispos de Oporto, Braga, Coímbra y el Papado, y por el otro cómo el monasterio, a pesar de la exención, permaneció, sin embargo, bajo el poder de orden del ordinario diocesano. [it] L’obiettivo di questo articolo è lo studio dell’esenzione del monastero portoghese di San Salvador di Grijó nel corso del XII secolo. Attraverso l’analisi dei privilegi di Innocenzo II, Lucio II, Eugenio III e Celestino III, cercheremo di mostrare da un lato come la costruzione dell’esenzione del monastero fu il risultato dell’interazione tra i canonici di Grijó, i vescovi di Porto, Braga, Coimbra e il Papato, e dall’altro come il monastero, nonostante l’esenzione, rimase comunque sotto il potere d’ordine dell’ordinario diocesano.
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Grassi, Davide. « SINDACATO E CONSOLIDAMENTO DEMOCRATICO ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 28, no 2 (août 1998) : 321–55. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200026010.

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Résumé :
IntroduzioneLe recenti transizioni democratiche in America latina e nell'Europa del Sud hanno messo in evidenza la speciale posizione dei sindacati tra le forze della società civile che reagiscono con un'accresciuta mobilitazione all'avvio della liberalizzazione in seno a regimi autoritari (Berins Collier e Mahoney 1997). Le organizzazioni sindacali, infatti, hanno generalmente la capacità di promuovere, in momenti critici, una mobilitazione più ampia ed efficace rispetto ad altri gruppi sociali. Esse non solo possiedono reti organizzative che, attraverso strutture più o meno permanenti, facilitano lo svolgimento di proteste e dimostrazioni, ma possono anche contare su schiere di militanti con specifici interessi in comune e su identità collettive politicamente definite. A differenza di gruppi come le organizzazioni degli studenti e le associazioni religiose o di quartiere, inoltre, i sindacati possono colpire e danneggiare direttamente l'economia attraverso rivendicazioni salariali e scioperi (Valenzuela 1988, 3; Cella 1990, 17). La concomitanza delle transizioni politiche più recenti con una perdurante e diffusa crisi economica e con ripetuti tentativi di stabilizzazione e riforma hanno reso ancora più temibile questa capacità. Utilizzando poteri coercitivi garantiti dallo stato, o la semplice forza della persuasione, il sindacato, d'altra parte, può convincere la propria base ad aspettare sino a che le riforme producano dei risultati, contribuendo così a ridurre i livelli del conflitto sociale (Przeworski 1991, 181).
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Missagia, Andrea, et Feliciano Tosetto. « La Madonna Lactans tra Cristianesimo ed Islam. La vita di un motivo attraverso devozione popolare, arte ed élite politiche ». Eikon / Imago 11 (1 mars 2022) : 93–105. http://dx.doi.org/10.5209/eiko.76107.

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Résumé :
Esplorando dal punto di vista storico, antropologico e artistico l'incredibile successo e diffusione del motivo della Madonna Lactans, il presente scritto si propone di indagare le dinamiche politiche associate al motivo stesso e alla devozione ad esso correlata. Il motivo è un utile punto di accesso per indagare quali orizzonti simbolici, soprattutto legati alla corporeità, vengano attivati nel difficile rapporto tra élite di potere e cultura popolare nello stabilire la legittimità politica. Questa indagine si prefigge di esplorare questo rapporto in diversi contesti socio-culturali del Mediterraneo arricchendo l'analisi tramite una comparazione tra la censura post-tridentina sul motivo e la ripresa del tema nell’impero mughal tra il secolo XVI ed il XVII.
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Bartoli, Elisabetta. « Lettere di donna : vita privata e pubblica nelle raccolte di modelli del XII secolo ». De Medio Aevo 10, no 2 (24 août 2021) : 387–99. http://dx.doi.org/10.5209/dmae.75380.

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Résumé :
La scrittura di lettere è stata molto praticata anche in ambito femminile. Questo contributo, dopo una rapida esposizione dei problemi metodologici legati ai materiali epistolari, si concentra sul secolo XII, periodo in cui si afferma l’ars dictandi. I modelli epistolari elaborati e raccolti dai maestri mostrano donne comuni che scrivono lettere come esercizio quotidiano e costante. Abbiamo epistole di donne laiche e di donne che hanno scelto la vita monastica; i temi trattati sono l’amore, il matrimonio, la casa e la famiglia, il monastero, l’esercizio del potere. L’articolo analizza vari modelli epistolari, alcuni inediti, per mostrare i contenuti e la varietà delle lettere quotidiane femminili nel XII secolo.
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Vázquez-García-Peñuela, José María. « GIUSEPPE LEZIROLI, Relazione fra Chiesa cattolica e potere politico. La religione come limite del potere (Cenni storici), G. Giapichelli Editore, Torino, 1994, 177 pp. » Ius Canonicum 36, no 72 (5 février 2018) : 781–82. http://dx.doi.org/10.15581/016.36.17113.

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Le Tourneau, Dominique. « G. LEZIROLI, Relazioni fra Chiesa cattolica e potere politico. La religione come limite del potere (Cenni storici), G. Giappichelli Editore, Torino 1996, 3º ed., 191 pp. » Ius Canonicum 39, no 78 (10 janvier 2018) : 789–92. http://dx.doi.org/10.15581/016.39.16541.

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Lombardi, Michela. « Antigone come Tobit : disobbedire al decreto del re. La realtà del potere tra etica, religione e politica ». Wiener Studien 127 (2014) : 33–46. http://dx.doi.org/10.1553/wst127s33.

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Lijphart, Arend. « PRESIDENZIALISMO E DEMOCRAZIA MAGGIORITARIA ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no 3 (décembre 1989) : 367–84. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008637.

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Résumé :
IntroduzioneNel suo noto saggio su Democracy, Presidential or Parliamentary: Does it Make a Difference? — ampiamente diffuso e da considerarsi ormai una sorta di classico non pubblicato — Juan Linz (1987, 2) osserva correttamente che gli scienziati della politica hanno trascurato le importanti differenze istituzionali e comportamentali tra regimi parlamentari, presidenziali e semipresidenziali e che, in particolare, queste differenze «ricevono solo scarsa attenzione nei due più recenti lavori di comparazione delle democrazie contemporanee», cioè Comparative Democracies di G. Bingham Powell (1982) e il mio Democracies (Ljiphart 1984). Una ragione per cui il presidenzialismo risulta relativamente trascurato nel mio libro è che nell'universo di 21 democrazie ivi considerato — definito da quei paesi che hanno avuto una ininterrotta esperienza di governo democratico approssimativamente dalla fine della seconda guerra mondiale — compare un solo chiaro caso di governo presidenziale (gli Stati Uniti) e due casi più ambigui (la V Repubblica francese e la Finlandia). Retrospettivamente ritengo di aver applicato i miei criteri in modo troppo stretto e che avrei dovuto includere anche l'India e il Costa Rica tra le mie democrazie «prolungate». Quest'ultimo avrebbe costituito un quarto caso di presidenzialismo. Powell fa ricorso ad una definizione meno esigente di democrazia (un minimo di 5 anni di democrazia nel periodo dal 1958 al 1976), il che gli mette a disposizione altri 4 casi di presidenzialismo: Venezuela, Cile, Uruguay e Filippine.Vorrei essere ancor più esplicitamente critico sul mio libro del 1984: la debolezza principale non è tanto lo scarso spazio dedicato al contrasto tra presidenzialismo e parlamentarismo (circa 12 pagine su 222, cioè un po’ più del 5% del libro) ma piuttosto il fatto che la discussione non è sufficientemente integrata con la comparazione della democrazia maggioritaria e consensuale, che costituisce il tema principale del lavoro. In particolare, ho definito presidenzialismo e parlamentarismo in riferimento a due caratteristiche contrastanti, ignorando una terza cruciale distinzione, ed ho poi legato il contrasto presidenziale/parlamentare ad una sola delle differenze tra democrazia consensuale e maggioritaria, ignorando il suo impatto su numerose altre distinzioni. L'obiettivo di questo articolo è correggere queste lacune e stabilire la connessione generale tra il contrasto presidenziale/parlamentare e quello maggioritario/consensuale.Come Linz, il mio atteggiamento sarà critico verso il presidenzialismo, ma tale critica si baserà su argomenti in parte diversi. L'argomento principale di Linz (1987, 11) riguarda «la rigidità che il presidenzialismo introduce nel processo politico e la flessibilità di gran lunga maggiore di questo processo nei sistemi parlamentari». Concordo pienamente con Linz e, in aggiunta, sono d'accordo che rigidità e immobilismo costituiscono i più seri punti deboli del presidenzialismo. In questo articolo la mia critica si concentrerà su una ulteriore debolezza della forma presidenziale di governo: la sua potente inclinazione verso la democrazia maggioritaria e il fatto che, nel gran numero di paesi in cui un naturale consenso di fondo è assente, appare necessaria una forma di democrazia consensuale invece che maggioritaria. Questi paesi comprendono non solo quelli caratterizzati da profonde fratture etniche, razziali e religiose, ma anche quelli con intense divisioni politiche che originano da una storia recente di guerra civile o dittatura militare, enormi diseguaglianze socio-economiche e così via. Inoltre, nei paesi in via di democratizzazione o di ri-democratizzazione le forze non-democratiche devono essere rassicurate e riconciliate ed è necessario fargli accettare l'idea non solo di abbandonare il potere, ma anche di non insistere nel pretendere il mantenimento di «domini riservati» di potere non-democratico all'interno del nuovo, e per gli altri versi democratico, regime. La democrazia consensuale, che è caratterizzata dalla condivisione, dalla limitazione e dalla dispersione del potere, ha molte più probabilità di raggiungere questo obiettivo che non il diretto dominio maggioritario. Come Philippe C. Schmitter ha suggerito, democrazia consensuale significa democrazia «difensiva», che per le minoranze etno-culturali e politiche risulta meno minacciosa dell' «aggres-sivo» governo maggioritario.Tratterò questo tema in tre fasi. In primo luogo definirò il presidenzialismo in riferimento a tre essenziali caratteristiche. In secondo luogo mostrerò che, specialmente come risultato della sua terza caratteristica, il presidenzialismo ha una forte tendenza a rendere la democrazia più maggioritaria. Infine, esaminerò le varie caratteristiche non-essenziali del presidenzialismo — caratteristiche che, benché presenti di frequente, non sono elementi distintivi della forma di governo presidenziale — ed il loro impatto sul grado di consensualità o maggioritarietà della democrazia.
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Podeszwa, Paweł. « "Wy dajcie im jeść" (Mt 14,16) ». Verbum Vitae 12 (14 décembre 2007) : 59–71. http://dx.doi.org/10.31743/vv.1443.

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Résumé :
La pericope della moltiplicazione dei pani e dei pesci per i cinquemila (14,13-21), abbreviata da Matteo e limitata all'essenziale, si articola in quattró parti: il resoconto introduttivo sulla situazione d'emergenza (v. 14); il dialogo preparatorlodi Gesu con i discepoli (vv. 16-18); la preghiera di benedizione di Gesu e la distribuzione dei pani (v. 19); la dimostrazione conclusiva del miracolo (vv. 20-21). Il testo matteano sottolinea la forte partecipaziane dei discepoli di Gesu, che agiscono in qualita di intermediari tanto nella parola quanto anche nell'azione di aiuto. La narrazione ha un importante significato cristologico e parenetico. Gesu rivela ai discepoli i suoi poteri, e il Signore della comuniti, che rende partecipi della sua autorita i discepoli che devono imparare a vincere lo scoraggiamento e la difficolta per essere in grado di spartire con altri.Leggeodo la narrazione della moltiplicazione dei pani e dei pesci, scopriamo anche il senso profondo dalla vocazione sacerdotale: il riconoscere che Cristo ancora oggi continua ad esortare i suoi discepoli ad impegnarsi in prima persona: "Date loro voi stessi da mangiare" (Mt 14, 16). La vocazione sacerdotale e quella di essere, insieme a Gesu, pane spezzato per la vita del mondo.
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Kampmann, Christoph. « Rechtswahrung als Selbstzweck ? Zur päpstlichen Politik im Dreißigjährigen Krieg 1633–1635 im Spiegel neupublizierter Quellen ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 98, no 1 (1 mars 2019) : 31–44. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2018-0005.

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Résumé :
Riassunto Il contributo esamina (riferendosi ai volumi dei „Nuntiaturberichte aus Deutschland“ pubblicati di recente) la politica curiale durante la Guerra dei Trent’anni, in particolare nella sua fase svedese fino alla pace di Praga (1630–1635). Questi anni sono significativi, perché a partire dal 1633/34 si constata, da parte del governo imperiale, una disponibilità al compromesso decisamente maggiore in proposito del diritto religioso. Si pone il quesito di come la curia abbia valutato questo fatto. Le fonti considerate confermano i giudizi finora formulati dagli storici (tra gli altri Konrad Repgen e Robert Bireley) secondo cui la Curia era contraria a fare concessioni alla parte protestante sul piano confessionale. Appare però un secondo aspetto della politica condotta dalla Curia verso l’Impero, vale a dire una profonda diffidenza nei confronti dell’imperatore, sospettato di perseguire un accordo confessionale soprattutto per poter continuare a condurre, dopo una riconciliazione all’interno dell’Impero, la guerra contro la Francia con la stessa intensità. La Curia era evidentemente convinta che per la politica di Vienna fosse prioritaria l’unità della Casa d’Austria e la subordinazione agli interessi della Spagna. Nel complesso l’analisi mette in dubbio che la linea della Curia come attore politico indipendente nelle relazioni esterne europee fosse caratterizzata da un così forte contrasto tra le posizioni tese per principio alla salvaguardia del diritto da un lato e l’adozione di una politica flessibile dall’altro. Dal punto di vista della Curia la salvaguardia del diritto non sembra essere stato solo un fine in sé, come neppure l’agire politico in maniera flessibile era indipendente dall’osservanza di fondamentali principi di diritto. Qui si apre un campo di ricerche future che vanno ben oltre la politica curiale verso l’Impero e possono prendere importanti spunti dai volumi del carteggio dei nunzi ora pubblicati.
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De Cicco, Maria Cristina. « Diritti fondamentali e minori dal punto di vista del civilista. Quale tutela ? Doi : 10.5020/2317-2150.2015.v20n3p917 ». Pensar - Revista de Ciências Jurídicas 20, no 3 (29 décembre 2015) : 917–40. http://dx.doi.org/10.5020/23172150.2012.917-940.

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Résumé :
Partendo dal tema centrale dell’incontro, “Violenza e diritti umani: il ruolo delle ONGs e delle OGs nella rielaborazione, da parte dei ricercatori, delle politiche pubbliche sulla lotta contro le aggressioni ai diritti umani”, si vuole affrontare la questione relativa allo sfruttamento del lavoro minorile. Parlare di diritti umani e di dignità dell’uomo, oggi, è sempre di piú un’esigenza pressante. Invero, la dignità dell’uomo è un concetto caratterizzato da assolutezza: ogni uomo, pertanto, in quanto tale, è degno quanto qualsiasi altro uomo, a prescindere dalla razza, dalla nazionalità, dalla religione e dalla condizione sociale. L’accoglimento del concetto secondo il quale i diritti umani e, quindi, la dignità dell’uomo integrano un valore assoluto, fa sí che i medesimi diventino la misura attraverso la quale poter anche valutare la qualità dello sviluppo c.d. «sostenibile». La dignità dell’uomo, dunque, è da ascrivere nell’àmbito dei princípi inderogabili del nostro ordinamento, principio di ordine pubblico costituzionale. Conferma di tale assunto, inoltre, nell’àmbito del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, si ha dall’art. II-61, articolo di apertura e posto al vertice del catalogo dei diritti fondamentali, secondo il quale «La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata». La clausola generale di dignità, dunque, peraltro già presente in molteplici testi normativi sopranazionali ed interni, viene a costituire uno dei princípi cardine del sistema italo-comunitario, un valore normativo di rilevanza sovraordinata, in antitesi al quale si pone, al contrario, una logica economicistica, esclusivamente produttivistica, ispirata al profitto e, quindi, al mercato, affermerebbe il primato del mercato e della produzione anche a costo di violare la dignità dell’uomo e i diritti umani.
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Ponnamma, Pooja, G. Manasa, M. S. Sudarshana, M. Murali et C. Mahendra. « In Vitro antioxidant, antibacterial and phytochemical screening of Cochlospermum religiosum (L.) Alston - A potent medicinal plant ». Tropical Plant Research 4, no 1 (31 janvier 2017) : 13–19. http://dx.doi.org/10.22271/tpr.2017.v4.i1.003.

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Brentano, Robert. « Chiesa e potere nella Toscana del Quattrocento.Roberto Bizzocchi ». Speculum 65, no 3 (juillet 1990) : 615–16. http://dx.doi.org/10.2307/2864046.

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Lockwood, Rose. « Potens et Factiosa Femina ». Augustinian Studies 20 (1989) : 165–82. http://dx.doi.org/10.5840/augstudies1989208.

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Ng (吴海辉), David H. F. « Constructed Identities and Potent Imaginaries ». Mission Studies 39, no 3 (5 décembre 2022) : 354–75. http://dx.doi.org/10.1163/15733831-12341863.

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Résumé :
Abstract This paper offers a missiological reflection on the construction of Mainland Chinese ethnic and racial identity. Through a survey of scholarly literature on both the ethnic classification project in Mainland China and “yellow” as a racial designator in Western imagination, this article demonstrates their fluid, constructed, and imagined nature in the context of power, inequality, and vulnerability. While these imposed constructions are contested and negotiated, they are also, to varying extents, shared and accepted. This article also argues that such constructed identities and imaginaries can powerfully shape our understanding and encounter with others in our increasingly diverse and interconnected world. For the Christian, Jesus’ humble, self-giving, sacrificial love and service should shape our identity and relationship with others in ways that transcend our inherited ethnic and racial identity constructions. As citizens of heaven, Christians – in both their attitudes and practices – should thus model an alternative to the ethnic and racial division and brokenness already evident in the church and the world.
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Chopelin, Paul. « Francesco Dei, La Chiesa senza leggi. Religione e potere secondo un vescovo della Rivoluzione francese (1791-1794), Brescia, Morcelliana, coll. Storia (65), 2014, 162 p. » Chrétiens et sociétés, no 22 (22 mai 2015) : 281–83. http://dx.doi.org/10.4000/chretienssocietes.3923.

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Cumbo, Cristina. « "Iuxta formam aquaeductus" : quelle proprietà private al confine con l’acquedotto Traiano-Paolo sulla via Aurelia Antica ». De Medio Aevo 10, no 2 (2 septembre 2021) : 519–35. http://dx.doi.org/10.5209/dmae.76515.

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Résumé :
Lungo la via Aurelia Antica, a partire dall'epoca cristiana, si sviluppano alcuni nuclei catacombali, noti attraverso le fonti. Mentre due di essi – San Pancrazio e Calepodio – sono stati scoperti negli anni passati, altri due – quello dei due Felici e di Processo e Martiniano – non sono mai stati rinvenuti. Con il presente articolo si propone una lettura aggiornata della situazione, esaminando anche altre aree private che presentano caratteristiche storico-archeologiche interessanti, nello specifico la zona occupata dal Santuario di Schoenstatt, dalla proprietà CONSEA s.r.l. e dalla Fondazione Piccolomini. Quel che emerge è un quadro variegato, che si fonda sull'analisi di testi scientifici, ma anche su sopralluoghi effettuati e sull'esame di documentazione archivistica. La conoscenza del territorio si rivela, quindi, fondamentale per poter provare a ricostruire un contesto in parte rimasto forse inesplorato e in parte, purtroppo, distrutto nel corso dei secoli, modificato dalle stratificazioni urbanistiche.
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Villar, José R. « Egidio Romano, Il potere della Chiesa, Città Nuova, Roma 2000, 393 pp., 14,4 x 21, ISBN 88-311-1023-3. » Scripta Theologica 33, no 1 (7 novembre 2017) : 299. http://dx.doi.org/10.15581/006.33.12882.

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Čatić, Ivica. « Giudizio e annuncio di un incontro nuovo ». Diacovensia 30, no 3 (2022) : 407–32. http://dx.doi.org/10.31823/d.30.3.5.

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Résumé :
La seconda parte dell’articolo si occupa del contenuto semantico delle sequenze testuali riconosciute nella tappa precedente. Qui infatti intendiamo esaminare il significato dei singoli termini o costruzioni nell’ambito biblico e specialmente nel Vangelo di Matteo per poter proporre un significato appropriato alla nostra pericope. Dopo l’identificazione dei destinatari ai quali Gesù si rivolge, la nostra analisi si concentrerà su due questioni imposte dal testo: il giudizio ed un eventuale cambiamento del destino. Poiché il discorso di Gesù si rivolge a Gerusalemme ed ai suoi figli sempre in seconda persona plurale, è opportuno soffermarsi sulla vera identità dei destinatari. In poi la nostra analisi si concentrerà su due questioni imposte dal testo: il giudizio ed un eventuale cambiamento del destino cioè annuncio di un incontro nuovo. Secondo gli risultati del nostro lavoro, il messaggio di 23,39 manifesta una soluzione duplice: poiché Gesù non fu riconosciuto nella sua identità messianica durante l’entrata nella città santa in 21,1-11, conseguentemente l’Eulogēmenos che Gerusalemme non gli ha pronunziato rimane come il fondamento dell’abbandono e, nello stesso tempo, la condizione dell’incontro nuovo in 23,38-39. Al livello dell’insieme del Primo Vangelo, il nostro testo fa parte di una visione delle due comunità d’Israele nella polemica. Con parole di giudizio e della salvezza condizionata Matteo si rivolge a quella parte che ha rifiutato Gesù. La parte d’Israele che l’ha accolto appare di nuovo in 27,53 dove i santi risuscitati entrano nella città santa. In questo modo l’evangelista sottolinea la linea della continuità nella storia della salvezza e della fedeltà di Dio alle sue promesse verso Israele. Mt 23,37-39 segnala una svolta e punto in quale Gesù ha reso manifesto questa divisione. Nello stesso tempo, ha offerto possibilità per recuperazione del fallimento. In questo modo il Signore permette ai figli di Abramo di realizzare il compito per il quale sono scelti nell’AT. Il messaggio della nostra pericope aveva importanza anche per la comunità matteana. Nel contesto dei rapporti difficili tra Chiesa e giudaismo, essa presenta un invito ai cristiani riconoscersi nella stessa linea dei profeti e di stesso Gesù. In quanto il suo incontro con il popolo giudaico rimane dipendente dalla loro conversione, il testo evangelico presenta anche un appello alla Chiesa a dare il suo impegno a questa conversione.
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Faggion, Lucien. « Filippo Maria Paladini. «Un caos che spaventa ». Poteri, territori e religioni di frontiera nella Dalmazia della tarda età veneta. Venise, Marsilio, 2002, 504 p. » Annales. Histoire, Sciences Sociales 59, no 4 (août 2004) : 880–82. http://dx.doi.org/10.1017/s0395264900019934.

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Hamilton, Alastair. « Ludovico Castelvetro. Letterati e grammatici nella crisi religiosa del Cinquecento. Atti della XIII giornata Luigi Firpo Torino, 21–22 settembre 2006 Gli eretici di Modena. Fede e potere alla metà del Cinquecento ». Church History and Religious Culture 90, no 1 (2010) : 116–18. http://dx.doi.org/10.1163/187124110x506608.

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Bonnet, Piero A. « Diritto e potere nel momento originario della «potestas hierarchica» nella Chiesa. Statto della dottrina in una questione canonisticamente disputata ». Ius Canonicum 15, no 29 (27 mars 2018) : 77–158. http://dx.doi.org/10.15581/016.15.20561.

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Résumé :
Notum est quod thema de origine potestatis in Ecclesia necnon de relationibus inter potestatem et ius, inter sic dictum momentum sacramentale et iuridicum, inter ius divinum et ius humanum, Samper particulari attentione ex parte doctrinae canonicae gavisum esto Post Concilium, obviis de causis, haec quaestio iterum proposita est tamquam elementum praevium et fundamentale super quod in alterutro sensu fundamenta totius structurae iuridicae Ecclesiae iacere possibile sit. Positio quae quoad hanc quaestionem sumatur necessario in maiorem partem solutionum repercutit quae posterius pro concretis suppositis, situationibus, institutionibus, etc., sugeruntur. In hoc contextu amplum et documentatum opus Petri A. Bonnet inseritur. Etiamsi observationes personales frequentes sint, tamen auctor directe visionem generalem positionum doctrinalium recentiorum super thema oferre praetendit. Cohaerenter cum fine persecuto, opus circa sequentia capita evolvitur: 1) Doctrina traditionalis et theoria de duplici origine potestatis hierarchicae in Ecclesia. 2) Duplex linea organizationis ecclesiasticae (Hervada et Souto). 3) Doctrina de complementarietate potestatum (Mörsdorf). 4) Bertrams et doctrina de unitate potestatum. In fine, per modum conclusionis, sermonem generalem introductionis resumendo, proprium sententiam de re, quae in controversiam venit, breviter ponit, praefiniendo hoc modo etiam propriam mentem circa positiones doctrinales anteriores
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