Littérature scientifique sur le sujet « Polo culturale Le Clarisse »

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Articles de revues sur le sujet "Polo culturale Le Clarisse"

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Repetto, Manuela. « La scuola come polo educativo e socio-culturale nell’era pandemica del COVID-19 ». Media Education 11, no 2 (2 novembre 2020) : 49–59. http://dx.doi.org/10.36253/me-9673.

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Résumé :
The school and the institutions of the local community play a complementary role on how the educational system currently works, as well as on its desired transformation. In light of the changes that the pandemic imposes on a structural and regulatory level, it is necessary to reorient reflection and research also on pedagogical models that can facilitate a transformation process already underway before the pandemic and that the current situation brings to the fore. One way could be to favor the contamination between formal knowledge and the repertoire of knowledge and educational practices spread throughout the territory. In this mutual contamination, the role of digital technologies and educational media appears crucial, which will be explored in this contribution by defining, through a taxonomic model, some scenarios on the possible educational initiatives that arise from the alliance between school and territory. These scenarios, in addition to offering solutions to address the risks posed by the pandemic situation, represent an opportunity to innovate the educational system.
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Pedrazzi, Rebecca. « L’Intelligenza Artificiale per il riuso dei patrimoni digitali : stato dell’arte e prospettive future ». DigItalia 18, no 2 (décembre 2023) : 92–98. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00077.

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Résumé :
Nell’era dei big data, del web 3.0, della cultura digitalizzata in alta definizione, abbiamo a disposizione nuovi strumenti e nuove tecnologie atti a creare inedite modalità di fruizione per il nostro patrimonio digitalizzato. Vengono qui presentati alcuni case studies virtuosi sull’impiego dell’IA per creare connessioni interdisciplinari e per il riuso del patrimonio culturale digitalizzato: da Art Explorer (MET Museum) al progetto Smart Archive Search (Polo del ‘900 di Torino). Una riflessione sulle potenzialità e sulle criticità offerte dai Metaversi e un approfondimento conclusivo sul riuso del patrimonio come dataset impiegato dagli AI Artists per creare opere d’arte.
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Migliorelli, Giorgia, et Maria Adelaide Ranchino. « La Biblioteca Centrale “G. Marconi” del CNR nel Polo delle scienze SBN ». DigItalia 15, no 1 (juin 2020) : 87–98. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00006.

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Résumé :
La Biblioteca Centrale del CNR nel corso degli anni ha raccolto un cospicuo patrimonio documentario che è stimato oggi complessivamente intorno ai 600.000 volumi, di cui circa 150.000 di antiquariato scientifico con un eccezionale valore storico-culturale. Le opere possedute abbracciano diversi ambiti e in particolare si focalizzano sulla ricerca scientifica, il progresso tecnico, la storia del pensiero scientifico e le pubblicazioni edite dal CNR o finanziate con il suo contributo, con particolare riguardo alla documentazione dei primati scientifici e tecnici italiani. Per dare massima visibilità alla grande varietà tematica di cui sono costituite le sue collezioni, la Biblioteca Centrale ha intrapreso l’iter per entrare a far parte della rete SBN. Nel corso del 2016 ha aderito al Polo EVE dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia, rinominato successivamente “Polo delle scienze”, con l’idea di realizzare una rete bibliotecaria del CNR e rendere fruibile il vasto patrimonio bibliografico e documentale dell’Ente ad oggi rintracciabile solo su cataloghi locali disponibili online e di aprirsi ad altri enti di ricerca creando un unico punto di accesso al vastissimo patrimonio documentale scientifico italiano.
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González Muñoz, Isabel Mª. « Los hermanos García Merchante : una familia al servicio de la Iglesia deSevilla en el siglo XVIII ». Anuario de Historia de la Iglesia Andaluza 3 (30 mai 2010) : 139–66. http://dx.doi.org/10.46543/ahia.1003.1007.

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Résumé :
Durante muchos años se ha pensado en la falta de formación del clero en las centurias precedentes. Poco a poco, gracias a una labor de investigación en los archivos eclesiásticos, se van desempolvando la realidad hasta ahora desconocida. Las iglesias diocesanas tuvieron como objetivo la dignificación de sus presbíteros tanto en su instrucción cultural como espiritual, así como en sus rentas. En estas páginas tratamos el tema de la formación y de la vocación religiosa en el siglo XVIII, ejemplarizado en una familia extraordinaria de la vega sevillana. De los siete hermanos García Merchante, procedentes de Alcalá del Río, cinco siguieron la carrera eclesiástica: tres como presbíteros y dos como religiosas clarisas.
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Zambrano, Virginia. « Un’indagine nella retorica : dalla vulnerabilità sociale di Zola alla deumanizzazione di Kafka ». ANAMORPHOSIS - Revista Internacional de Direito e Literatura 1, no 2 (28 février 2016) : 247. http://dx.doi.org/10.21119/anamps.12.247-265.

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Résumé :
Per i giuristi, mettere in relazione diritto e letteratura è importante. La congiunzione dei due elementi permette di corrodere la dogmatica giuridica, desacralizzare e restituire il diritto alla propria misura e alla misura dell’etica. Ciò che, infatti, la letteratura insegna, rispetto all’assetto astrattamente codificato del diritto, è l’inesistenza di leggi generali nell’esperienza vissuta. Ne consegue che le condanne, come le assoluzioni, sono inevitabilmente imperfette: siamo tutti in qualche modo colpevoli, ma anche, secondo diverso angolo di lettura, tutti innocenti. E se i decreti di colpevolezza assoluta appaiono inadeguati nelle opere di Proust, Musil e Hofmannsthal, non diversa è la situazione che si respira nell’universo di Kafka e di Zola. A questa prima decostruzione del diritto se ne aggiunge una seconda, ancor più radicale, relativa non più ai suoi limiti, ma alla stessa essenza del diritto. Non solo il sistema normativo non riesce ad incasellare nelle proprie griglie una realtà umana sfuggente ad un ordine prefissato, ma, tutt’altro che situarsi al polo opposto della violenza criminale, confina ambiguamente con essa. In questo senso, l’intersezione fra diritto e letteratura insegna che le situazioni individuali vanno sempre calate in quel caleidoscopio sociale, culturale, storico, economico, che condiziona i nostri atti non meno della nostra volontà.
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Zambrano, Virginia. « Un’indagine nella retorica : dalla vulnerabilità sociale di Zola alla deumanizzazione di Kafka ». ANAMORPHOSIS - Revista Internacional de Direito e Literatura 1, no 2 (28 février 2016) : 247. http://dx.doi.org/10.21119/anamps.12.247-265/original_language.

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Résumé :
Per i giuristi, mettere in relazione diritto e letteratura è importante. La congiunzione dei due elementi permette di corrodere la dogmatica giuridica, desacralizzare e restituire il diritto alla propria misura e alla misura dell’etica. Ciò che, infatti, la letteratura insegna, rispetto all’assetto astrattamente codificato del diritto, è l’inesistenza di leggi generali nell’esperienza vissuta. Ne consegue che le condanne, come le assoluzioni, sono inevitabilmente imperfette: siamo tutti in qualche modo colpevoli, ma anche, secondo diverso angolo di lettura, tutti innocenti. E se i decreti di colpevolezza assoluta appaiono inadeguati nelle opere di Proust, Musil e Hofmannsthal, non diversa è la situazione che si respira nell’universo di Kafka e di Zola. A questa prima decostruzione del diritto se ne aggiunge una seconda, ancor più radicale, relativa non più ai suoi limiti, ma alla stessa essenza del diritto. Non solo il sistema normativo non riesce ad incasellare nelle proprie griglie una realtà umana sfuggente ad un ordine prefissato, ma, tutt’altro che situarsi al polo opposto della violenza criminale, confina ambiguamente con essa. In questo senso, l’intersezione fra diritto e letteratura insegna che le situazioni individuali vanno sempre calate in quel caleidoscopio sociale, culturale, storico, economico, che condiziona i nostri atti non meno della nostra volontà.
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Fiorani, Valeria Piacentini. « OMAN AS POLE OF CULTURAL, MERCANTILE AND ECONOMIC BUSINESS BETWEEN EAST AND WEST ». Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Incontri di Studio, 13 juillet 2017. http://dx.doi.org/10.4081/incontri.2017.276.

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Résumé :
Per capire l’importanza dell’Oman come polo culturale e mercantile e, allo stesso tempo, come perno politico e strategico nelle relazioni fra Oriente e Occidente, non si può prescindere dalla sua configurazione geografica e dal habitat umano che caratterizzano questa regione, di cui si accenna brevemente in questo discorso e in quello che segue. Si tratta di peculiarità che hanno avuto un profondo impatto sulla vita e la storia della regione per oltre cinque millenni, facendone un unicum nel contesto culturale dei mari che lo circondano e della stessa Penisola Arabica. Le evidenze archeologiche che stanno venendo alla luce confermano il ruolo dell’Oman come crocevia delle vie di terra e di mare. Per quanto riguarda l’Occidente europeo, fino a circa il secolo diciannovesimo viaggiatori ed esploratori descrivevano l’Oman come uno scatolone di sabbia, sassi e rocce – quanto più di inospitale potesse esserci – sprofondato nella nebbia delle leggende Bibliche della Regina di Saba e delle miniere di Re Salomone. Tuttavia, riesaminando alcuni documenti dagli archivi Italiani, e la ricca letteratura contemporanea in lingue Araba e Persiana (essenzialmente cronache, resoconti di viaggiatori e geografi, e codici commerciali), emerge un’immagine ben diversa, e le fonti, anziché contraddirsi, si integrano perfettamente. Da questi emerge l’importanza della posizione strategica dell’Oman all’imboccatura del Golfo, una posizione che, anziché dar vita a una florida pirateria, evolvette in una oculata politica di intese e alleanze matrimoniali con i paesi gravitanti sui mari circostanti, quali i potentati della fascia costiera Iranica e del Balochistan meridionale, l’India e l’Asia sud-orientale, e le coste orientali dell’Africa. E quando le relazioni fra popolazione delle coste omanite e comunità del hinterland si strutturò in equilibri sociopolitici e complementarità di servizi, allora l’Oman divenne il vero e proprio perno di nuove realtà politiche che diedero vita a veri e propri sistemi di terra e di mare. Nel discorso che segue, si esaminano alcune fasi ben precise della storia Omanita, quali il periodo del dominio Buyide (X secolo CE), il sistema politico costruito dai turchi Selgiuchidi (XIXIII secolo CE), e il regno di Hormuz fino all’arrivo dei Portoghesi (XVI secolo CE). Questi si distinguono per alcune realtà ben puntualizzate dalle fonti letterarie e le evidenze archeologiche, realtà che – si può dire –costituiscono l’identità dell’Oman fino ai giorni attuali. Ad esempio: l’interazione fra le genti del mare e le genti del hinterland, basata su una complementarità di rapporti e “servizi”; l’abilità di alcuni sovrani di evitare di essere coinvolti “a favore” o “contro” in caso di conflitti regionali, e di perseguire una politica basata sulla “inclusività” e non sulla “esclusività”; donde anche, la vitalità e il cosmopolitismo che regnò in determinate corti, e il dinamismo della popolazione che le circondava, fatta di comunità che convivevano attivamente fra loro in un vivace rapporto inter-religioso, inter-culturale e inter-etnico. Una realtà ben viva ancora oggi. Se poi si paragonano questi aspetti con determinate tradizioni del pensiero Islamico, è possibile rapportare queste realtà all’influenza del pensiero Ibadita sulle comunità Omanite, come verrà esplicitato nel discorso che segue.
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Thèses sur le sujet "Polo culturale Le Clarisse"

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Vecchio, Chantal Julie Dorothy, et Claudia Zignani. « Un nuovo polo culturale per la città di Rimini ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/12520/.

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Résumé :
Il progetto si sviluppa nell'ottica di riqualificare un'area urbana dismessa nel comune di Rimini, adiacente all'aeroporto nella zona Miramare, ai confini con l'attiguo comune di Riccione. Sono state di seguito analizzate le sue criticità e di conseguenza sono state identificate delle aree più circoscritte collocate in punti strategici al cui interno sono state individuate tre tipologie di intervento: ridefinizione dei bordi attraverso la ricucitura del tessuto urbano costruito, collocazione di poli attrattivi per creare una nuova centralità e infine ridisegno dei principali vuoti urbani risultanti dalla nuova configurazione dell'area. In seguito ad indagini condotte a scala urbana è emersa la mancanza di un polo culturale di rilevanza e dimensioni significative riguardante il settore universitario che è risultato essere in sempre maggiore crescita, pertanto si è ritenuto necessario collocare all'interno dell'area una serie di nuove strutture per la cultura e l'università, potenziandole tramite la riqualificazione delle due ex colonie assegnando loro nuove destinazioni d'uso. A saturazione del nuovo complesso universitario si è ritenuto opportuno creare un grande parco verde che fungesse come polmone e fulcro dell'intera area di progetto, una zona dedicata al settore ricettivo nelle immediate vicinanze dell'aeroporto, una stazione intermodale che fungesse come passaggio diretto tra le due zone altrimenti divise, un nuovo complesso residenziale dedicato anche agli studenti, una nuova biblioteca universitaria e un edificio adibito a centro sportivo. Si sono poi identificati diversi temi progettuali che hanno sostenuto e meglio definito la tipologia di interventi effettuati.A seguire infine sono stati trattati in maniera più dettagliata i progetti riguardanti la stazione intermodale e il complesso universitario, descrivendone i caratteri architettonici e le scelte progettuali e di riferimento che hanno portato alla loro conformazione definitiva.
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Taverni, Diletta <1992&gt. « Nuovo polo internazionale culturale lungo la Via della Seta : il caso di Dunhuang ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16338.

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Résumé :
La fama delle Grotte di Mogao (Dunhuang) ha permesso che fosse iscritto nella lista UNESCO nel 1987, seguito da un incremento dei visitatori a partire dagli anni novanta. La risposta dell’Academy (ente a gestione del sito, DRA) alla sfida crescente è stata all’avanguardia nella media di altri siti cinesi sottoposti alle stesse pressioni date dal fenomeno turistico, rendendo la DRA un esempio nazionale da imitare. Nel 2019 la Cina ha guadagnato il primato nei siti iscritti nella lista a titolo di patrimonio dell'umanità (55 siti) rendendo evidente agli esponenti del Partito come questo primato possa essere un'occasione per proporre la Cina come leader mondiale nella protezione e gestione dei siti culturali. L'attenzione verso il settore culturale non è nuova nelle strategie del partito comunista cinese. Dopo anni turbolenti e una crescita in tempi record, la società socialista cinese si è evoluta in forme inaspettate rispetto a quelle avviate dal 1949. Oggi, con lo sviluppo e la ricchezza raggiunti, è il momento per ricollegarsi alla storia millenaria di cui la Repubblica Popolare Cinese ne è il frutto. Il passato è infatti un elemento fondamentale per orientarsi verso il futuro luminoso promesso dall'iniziativa strategica della Nuova Via della Seta (One Belt One Road). Alla luce di questo contesto, nella ricerca verrà analizzato quali sono i fattori che rendono il sito una meta sempre più internazionale. Questa dimensione è considerata alla luce di più aspetti: - le risposte gestionali date dalla DRA al pericolo crescente di un turismo di massa senza precedenti nel sito di Mogao; le ricadute economiche (infrastrutture e servizi) che hanno cambiato la città di Dunhuang e la sua regione (dimensione economica). - La spinta che la cultura esercita come soft politic per quanto riguarda la riqualificazione di zone depresse e povere (controlli di potere su Regioni - Xinjiang - strategicamente importanti per la stabilità nazionale); l'accentramento di energie e interessi per portare avanti piani di azione politici con partner internazionali (dimensione geopolitica). - lo sviluppo delle industrie culturali e creative che guardano all'iconografia di Mogao per trarre ispirazione e raggiungere nuovi fruitori fuori dalla Cina (musica, spettacolo e moda); il significato simbolico della riqualificazione del passato nella cultura cinese (dimensione culturale). L’obiettivo è quello di delineare una panoramica in un’area che è estremamente importante nella politica internazionale, il Centro Asia. Un’area che diventa uno snodo logistico chiave fra Europa e Asia, collegate dall’eredità storica di antiche vie sulle quali vengono proposte nuove strategie per la crescita economica dei Paesi che condividono questo patrimonio, tangibile e intangibile.
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Zago, Ilaria <1998&gt. « Architettura contemporanea e promozione culturale globale. Il caso del polo museale dell'Isola di Saadiyat ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21979.

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Résumé :
Oggetto della tesi è l’analisi del ruolo dell’architettura contemporanea come motore di riqualificazione e rilancio economico dei contesti urbani tra dimensioni extra e innovazione funzionale, in particolare a partire da una crescente centralità del Medio Oriente che, attraverso strategie e sfide architettoniche, sta portando gli Emirati Arabi Uniti ad emergere come luogo culturale deputato a livello internazionale. In tal senso, paesi considerati come regioni periferiche della cultura si stanno trasformando in destinazioni primarie per l'arte grazie ad ingenti finanziamenti e prestigiose acquisizioni. La tesi si sviluppa partendo da un’osservazione ravvicinata delle città di Abu Dhabi e Dubai, finalizzata a cogliere i caratteri di rilancio economico in contesti urbani in rapida crescita e, quindi, le molteplici strategie adottate dagli Emirati Arabi Uniti sia in ambito culturale che in ambito urbanistico. La strategia urbana attualmente adottata da parte delle città di Abu Dhabi e di Dubai utilizza un approccio quasi sempre votato ad uno sviluppo sostenibile delle nuove opere realizzate, puntando ad un funzionamento evoluto della vita negli spazi pubblici, in particolare in quelli destinati alle attività culturali. Il distretto dell’Isola di Saadiyat, insieme al District 2020, dimostrano, infatti, come lo sviluppo dei centri culturali possa trasformare tali politiche in strategie spaziali urbanistiche. Attraverso l’analisi dell’emergente polo museale dell’Isola di Saadiyat ad Abu Dhabi nella tesi vengono studiati tre differenti approcci progettuali inerenti la contemporaneità, quindi la relazione tra le differenti soluzioni architettoniche e la pertinenza delle stesse con le esigenze museali rispettivamente nel Louvre Abu Dhabi Museum (2006-2017), progettato da Jean Nouvel, nel Guggenheim Abu Dhabi (in fase di realizzazione), progettato da Frank O. Gehry e ne Museo Nazionale Zayed (in fase di realizzazione), progettato da Norman Foster. Queste grandiose architetture - realizzate in collaborazione con prestigiose istituzioni internazionali quali il Louvre Museum di Parigi, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York e il British Museum di Londra – sono state pensate per conciliare la promozione culturale locale con quella globale e, allo stesso tempo, stanno contribuendo alla riqualificazione di intere aree urbane, sia rivoluzionando il concetto stesso di museo (in taluni casi considerato alla stessa stregua di un’opera d’arte), sia agendo come motore nei processi di rilancio economico dei relativi contesti urbani in cui sorgono, dimostrando a tutti gli effetti le potenzialità dell’architettura contemporanea nella qualificazione di contesti urbani finora anonimi, fino a trasformare gli stessi in centri di diffusione culturale internazionale.
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Conti, Claudia, et Giorgia Maltoni. « L'Aquila 2010 : Quartiere Santa Maria di Farfa : Residenze e Polo culturale nel "Parco dei sensi" ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amslaurea.unibo.it/1655/.

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Résumé :
L’analisi condotta sulle condizioni geo-morfologiche dell’intera regione abruzzese e in particolare della città de L’Aquila ha evidenziato l’importanza del contesto paesaggistico territoriale che non può che essere assunto come riferimento progettuale per rinnovare il rapporto tra uomo e natura, soprattutto in una realtà come quella aquilana dove sono il paesaggio naturale e la struttura morfologica che permangono come fattori costanti nel tempo, nonostante le trasformazioni attuate dalla società o dagli eventi sismici che da sempre caratterizzano la storia della città e che rappresentano quindi due elementi in grado di restituire l’identità stessa della popolazione. Questa caratteristica rappresenta il pretesto per un approfondimento sul paesaggio dal punto di vista percettivo: è infatti l’uomo che nel corso dei secoli modifica fortemente il proprio territorio e la percezione che ha di esso. L’obiettivo di tale studio è quello di riuscire a cogliere, in fase progettuale, l’essenza del luogo, il carattere peculiare delle diverse suggestioni che i cittadini aquilani potranno riaffermare come parte della propria identità. Considerate tali premesse, il progetto propone il disegno di un nuovo parco urbano collocato entro le mura lungo l’intera lunghezza dell’area oggetto di studio; l’obiettivo è quello di collegare i poli verdi preesistenti del Parco del Castello e del Parco del Sole e contemporaneamente di ridefinire il lacerato rapporto tra centro storico e prima periferia eleggendo il verde ad elemento capace di una relazione attiva con il contesto urbano, con la possibilità di contribuire alla coesione sociale, alla sensibilizzazione ai temi ambientali e al miglioramento dell’offerta dei luoghi di ritrovo. Il nuovo parco ospiterà architetture legate alla musica e al teatro, temi da sempre di notevole importanza per la città, come testimoniano le numerose strutture che prima dell’evento tellurico arricchivano il patrimonio culturale della città. Per evitare che funzioni di così notevole importanza per la città corrano il rischio di essere progressivamente relegate verso la periferia ed i centri minori, il progetto propone di integrare all’interno del nuovo parco una serie di attività quali laboratori teatrali e foresterie per attori, centro ricreativo, biblioteca e sala espositiva, conservatorio, attività commerciali e residenze, disposti secondo una successione lineare da nord a sud. Tale intervento sarà integrato dalla realizzazione di un complesso di residenze,costituito da tre corpi lineari disposti secondo il naturale declivio del terreno, lungo l’asse est-ovest, in corrispondenza del prolungamento dei tracciati storici secondari. Si viene a creare, quindi una sorta di struttura a pettine, nella quale le aree verdi adibite ad orti e gli spazi costruiti si compenetrano definendo un vero e proprio filtro tra città storica e quella suburbana. La disposizione dei diversi edifici e la presenza in ognuno di essi di uno spazio pubblico esterno, sono pensati in modo tale da creare una successione di spazi collettivi, suggerita in risposta all’assenza di attrezzature pubbliche all’interno del quartiere preesistente. Il progetto prevede, infatti di dare maggiore spazio alle attività pubbliche, investendo sulla realizzazione di luoghi e di spazi per l’incontro e la collettività, che rappresentano un necessità primaria per ogni città ed in particolare per L’Aquila post sisma. Contestualmente al parco che costituisce una sorta di asse verde sviluppato in direzione nord-sud, il progetto si estende anche in direzione perpendicolare, lungo la direttrice est-ovest, attraverso la riqualificazione dell’asse storico di via San Bernardino, cercando di restituire ad esso ed alla monumentale scalinata omonima la valenza storica progressivamente perduta nel corso degli anni. Pertanto, il progetto prevede la ridefinizione di entrambi i lati della scalinata oggi abbandonati al verde incolto ed in particolare la realizzazione, lungo il lato orientale, di un nuovo polo culturale, costituito da una biblioteca ed una sala espositiva. Il nuovo edificio, assume un ruolo cardine all’interno del progetto, rappresentando uno dei punti di collegamento tra città storica e verde pubblico. Il complesso nasce dall’incontro di cinque elementi lineari disposti in modo tale da assecondare il naturale dislivello del terreno e da consentire la realizzazione di due ampi spazi pubblici: uno verde, pensato come prolungamento del parco, sul quale si affaccia l’ampia sala di lettura della biblioteca ed uno pavimentato, ai piedi della scalinata, delimitato da un portico a doppia altezza. Il nuovo edificio, consente inoltre di creare un belvedere dal parco verso la città storica, evocando una suggestione cara agli abitanti della città.
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Garavini, Giorgia. « Un nuovo polo culturale per la città. Riqualificazione energetico-funzionale dell'ex deposito ATR a Forlì ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3473/.

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Résumé :
Oggetto di questa tesi di laurea è la riqualificazione funzionale ed energetica di un'autorimessa per corriere costruita a Forlì nel 1935 dal geom. Alberto Flamigni e di proprietà dell' ATR, Agenzia per la Mobilità della provincia di Forlì-Cesena. Al deposito per corriere sono annessi dei piccoli capanni adibiti a magazzini ed una palazzina per uffici costruita negli anni '50, non facente parte del progetto originale. Oggi l'intero complesso risulta in disuso e la richiesta espressa dall'Amministrazione Comunale di Forlì è quella di adattare il comparto per ospitare funzioni musicali, d'intrattenimento e cultura, pensando anche ad un collegamento col manufatto storico dell'Arena Forlivese; quest'ultima, costruita negli anni '20, è situata ai margini del lotto in esame, risulta di proprietà privata ed oggi versa in condizioni di grave degrado. Uno dei fini del progetto, sul filo conduttore delle richieste dell'Amministrazione, è quello di mantenere l'involucro originale dell'edificio, su cui grava anche un vincolo storico, essendo stato progettato durante il periodo fascista ed avendo forti richiami alle soluzioni architettoniche adottate da Marcello Piacentini. Si è quindi deciso di lavorare al suo interno, al fine di creare dei nuclei indipendenti che ospitano le nuove funzioni di auditorium, mediateca, spazio espositivo, sale prova, camerini, mantenendo invece intatto il perimetro in mattoni facciavista con basamento in travertino. Il fronte esposto a sud, essendo stato originariamente pensato come mero elemento di chiusura, senza basamento e sistema di rivestimento ma semplicemente intonacato, si distacca dal resto dell'involucro ed è stato perciò oggetto di maggiori modifiche, in relazione anche al nuovo orientamento d'ingresso pensato per il comparto: l'Amministrazione Comunale ha infatti espresso il desiderio di modificare il percorso di accesso all'edificio, dal fronte nord su piazza Savonarola al fronte ovest su via Ugo Bassi. Il progetto ha adottato un approccio integrato dal punto di vista formale e costruttivo, ponendo particolare attenzione al rispetto e alla valorizzazione della struttura esistente: uno dei punti forti dell'ex deposito è infatti la sua copertura in travi reticolari in c.a. con shed vetrati orientati a nord. Tale sistema di copertura è stato mantenuto per favorire l'illuminazione degli spazi interni, isolato termicamente ed integrato con dei pannelli diffusori che garantiscono una luce uniforme e ben distribuita. Dal punto di vista funzionale e distributivo il progetto ha risposto a criteri di massima flessibilità e fruibilità degli ambienti interni, assecondando le esigenze dell'utenza. Mantenendo la finalità del minimo intervento sull'involucro esistente, nel piano terra si è adottata una tipologia di ambienti open space che delimitano il doppio volume dello spazio espositivo, pensato come un semplice e neutro contenitore, allestibile in base al tipo di mostra ed alla volontà degli organizzatori. Particolare attenzione è stata rivolta alla scelta della tipologia costruttiva per l'auditorium ed i volumi adibiti a sale prova, camerini e depositi, adottando elementi prefabbricati in legno assemblati a secco. Si sono studiati anche i sistemi impiantistici al fine di garantire un elevato livello di comfort interno e nel contempo un considerevole risparmio dal punto di vista energetico. Durante le varie fasi di avanzamento e messa a punto del progetto è stata posta grande attenzione all'aspetto acustico, dalla scelta della forma della sala al trattamento superficiale per garantire un'ottima resa prestazionale, parametro imprescindibile nella progettazione di un adeguato spazio musicale. Altro elemento preso in considerazione a scala locale e urbana è stato quello della sistemazione del cortile a sud, oggi asfaltato ed utilizzato come semplice parcheggio di autobus, al fine di trasformarlo in parco pubblico fruibile dagli utenti del complesso culturale e nel contempo elemento di connessione con l'Arena, tramite un nuovo sistema di orientamenti e percorsi.
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Del, Bianco Caterina. « Una nuova sede per il Centro Studi Vitruviani di Fano e Museo Archeologico. Progetto di un polo culturale sulle rovine di Fanum Fortunae ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amslaurea.unibo.it/2429/.

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Résumé :
Questa tesi di laurea nasce da una collaborazione con il Centro Studi Vitruviani di Fano, un’associazione nata il 30 Settembre 2010 nella mia città. Le note vicende riguardanti la Basilica vitruviana di Fano fanno della città adriatica il luogo più autorevole per accogliere un Centro Studi Internazionale dedicato all’opera di Vitruvio. Questa associazione è nata come contenitore di riferimento per eventi e iniziative legate al mondo della classicità intesa come momento storico, ma anche come più ampio fenomeno non solo artistico che interessa trasversalmente tutta la cultura occidentale. La creazione di un’istituzione culturale, di fondazione pubblico-privata, con l'obiettivo di porsi a riferimento internazionale per il proprio ambito di ricerca, è notizia comunque rilevante in un periodo in cui lo Stato vara l’articolo 7 comma 22 di una legge che ribadisce la fine dei finanziamenti agli enti, agli istituti, e alle fondazioni culturali. Il Centro Studi Vitruviani dovrà diventare presto sede di momenti scientifici alta, borse di studio, occasioni divulgative, mostre, iniziative didattiche. L’alto livello scientifico mi si è presentato subito chiaro durante questi mesi di collaborazione con il Centro, quando ho avuto l’occasione di incontrare e conoscere e contattare personalità quali i Professori Salvatore Settis, Pierre Gros, Howard Burns, Antonio Corso, Antonio Monterroso e Piernicola Pagliara. Attualmente nella mia città il Centro Studi ha una sede non adeguato, non è fruibile al pubblico (per problemi accessi in comune con altri Enti) e non è riconoscibile dall’esterno. L’attuale sede è all’interno del complesso conventuale del S.Agostino. Il Centro Studi mi ha proposto di valutare la possibilità di un ampliamento dell’associazione in questo edificio storico. Nel mio progetto è stato previsto un processo di acquisizione totale del complesso, con un ripensamento dell’accesso riconoscibile dall’esterno, e un progetto di rifunzionalizzazione degli spazi interni. È stata inserita un’aula per la presentazione di libri, incontri e congressi, mostre ed esposizioni, pubblicazioni culturali e specialistiche. Il fatto interessante di questa sede è che l’edificio vive sulle rovine di un tempio romano, già visitabile e inserite nelle visite della città sotterranea. Fano, infatti, è una città di mare, di luce e nello stesso tempo di architetture romane sotterranee. L’identità culturale e artistica della città è incisa nelle pieghe dei suoi resti archeologici. Le mura augustee fanesi costituiscono il tratto più lungo di mura romane conservate nelle città medio-adriatiche. Degli originari 1750 metri, ne rimangono circa 550. Di grande suggestione sono le imponenti strutture murarie rinvenute sotto il complesso del Sant’Agostino che hanno stimolato per secoli la fantasia e suscitato l'interesse di studiosi ed appassionati. Dopo la prima proposta il Centro Studi Vitruviani mi ha lanciato una sfida interessante: l’allargamento dell’area di progetto provando a ripensare ad una musealizzazione delle rovine del teatro romano dell’area adiacente. Nel 2001 l’importante rinvenimento archeologico dell’edificio teatrale ha donato ulteriori informazioni alle ricostruzione di una pianta archeologica della città romana. Questa rovine tutte da scoprire e da ripensare mi si sono presentate come un’occasione unica per il mio progetto di tesi ed, inoltre, estremamente attuali. Nonostante siano passati dieci anni dal rinvenimento del teatro, dell’area mancava un rilievo planimetrico aggiornato, un’ipotesi ricostruttiva delle strutture. Io con questo lavoro di Tesi provo a colmare queste mancanze. La cosa che ritengo più grave è la mancanca di un progetto di musealizzazione per inserire la rovina nelle visite della Fano romana sotteranea. Spero con questa tesi di aver donato materiale e suggestioni alla mia città, per far comprendere la potenzialità dell’area archeologica. Per affrontare questo progetto di Tesi sono risultate fondamentali tre esperienze maturate durante il mio percorso formativo: prima fra tutte la partecipazione nel 2009 al Seminario Internazionale di Museografia di Villa Adriana Premio di Archeologia e Architettura “Giambattista Piranesi” organizzato nella nostra facoltà dal Prof. Arch. Sandro Pittini. A noi studenti è stata data la possibilità di esercitarci in un progetto di installazioni rigorosamente temporanee all’interno del sedime archeologico di Villa Adriana, grande paradigma per l’architettura antica così come per l’architettura contemporanea. Nel corso del quarto anno della facoltà di Architettura ho avuto l’occasione di seguire il corso di Laboratorio di Restauro con i professori Emanuele Fidone e Bruno Messina. Il laboratorio aveva come obiettivo principale quello di sviluppare un approccio progettuale verso la preesistenza storica che vede l'inserimento del nuovo sull'antico non come un problema di opposizione o di imitazione, ma come fertile terreno di confronto creativo. Durante il quinto anno, ho scelto come percorso conclusivo universitario il Laboratorio di Sintesi Finale L’architettura del Museo, avendo già in mente un progetto di tesi che si rivolgesse ad un esercizio teorico di progettazione di un vero e proprio polo culturale. Il percorso intrapreso con il Professor Francesco Saverio Fera mi ha fatto comprendere come l’architettura dell'edificio collettivo, o più semplicemente dell’edificio pubblico si lega indissolubilmente alla vita civile e al suo sviluppo. È per questo che nei primi capitoli di questa Tesi ho cercato di restituire una seria e attenta analisi urbana della mia città. Nel progetto di Tesi prevedo uno spostamento dell’attuale Sezione Archeologica del Museo Civico di Fano nell’area di progetto. Attualmente la statuaria e le iscrizioni romane sono sistemate in sei piccole sale al piano terra del Palazzo Malatestiano: nel portico adiacente sono esposti mosaici e anfore sottoposte all’azione continua di volatili. Anche la Direttrice del Museo, la Dott.ssa Raffaella Pozzi è convinta del necessario e urgente spostamento. Non è possibile lasciare la sezione archeologica della città all’interno degli insufficienti spazi del Palazzo Malatestiano con centinaia di reperti e materiali vari (armi e uniformi, pesi e misure, ceramiche, staturia, marmi, anfore e arredi) chiusi e ammassati all’interno di inadeguati depositi. Il tutto è stato opportunamente motivato in un capitolo di questa Tesi. Credo fortemente che debbano essere le associazioni quali il CSV assieme al già attivissimo Archeclub di Fano e il Museo Archeologico, i veri punti di riferimento per questa rinascita culturale locale e territoriale, per promuovere studi ed iniziative per la memoria, la tutela e la conservazione delle fabbriche classiche e del locale patrimonio monumentale. Questo lavoro di Tesi vuole essere un esercizio teorico che possa segnare l’inizio di un nuovo periodo culturale per la mia città, già iniziato con l’istituzione del Centro Studi Vitruviani. L’evento folkloristico della Fano dei Cesari, una manifestazione sicuramente importante, non può essere l’unico progetto culturale della città! La “Fano dei Cesari” può continuare ad esistere, ma deve essere accompagnata da grandi idee, grandi mostre ed eventi accademici.
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Parisi, Letizia, Giulia Zazzi et Valentina Milanesi. « Proposta di Restauro, Conservazione e Valorizzazione del Complesso Birarelli ad Ancona ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23071/.

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Résumé :
Il progetto nasce dall’esigenza di riscoprire il valore di un luogo, oggi in disuso, dotato di un notevole potenziale panoramico, paesaggistico nonché storico; l’obiettivo è quello di restituirgli un’identità persa progressivamente nel tempo e riconsegnarlo alla città. L’approccio progettuale ha visto come punto di partenza l’analisi storica e inventiva dell’area e del contesto, questo ha permesso di intervenire in maniera consapevole nella realizzazione del progetto di restauro, conservazione e valorizzazione del Complesso Birarelli. “PoDiO” (Polo Direzionale Organizzativo del MiBACT) nasce dalla collaborazione con il Segretariato Regionale delle Marche, con l’obiettivo di creare un polo culturale del MiBACT ad Ancona. All’interno del Complesso è prevista la presenza di tre enti: l’Archivio di Stato, la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica e la Direzione Regionale dei Musei delle Marche. Nell’ottica di progettare, dal latino proiectare “gettare avanti” oltre il presente, consapevoli che: “non esiste restauro che non implichi una trasformazione” si è cercato di intervenire nell’assoluto rispetto dell’area e del manufatto, operando attraverso le logiche del restauro conservativo, considerando la fabbrica come palinsesto storico e mirando ad un mantenimento attivo nell’uso quotidiano. Un’ulteriore attenzione è stata posta al superamento delle barriere architettoniche; il tema dell’accessibilità è stato per noi una linea guida che ci ha accompagnato fin dall’inizio nel processo di progettazione. Ci siamo trovate di fronte a un’area ricca di dislivelli e salti di quota, esterni ed interni alla fabbrica, che aveva l’ambizione di diventare un luogo pubblico; abbiamo cercato di garantire una completa e fluida fruizione degli edifici e degli spazi esterni, fermandoci laddove rendere accessibile il luogo significava stravolgere la natura dell’area, cercando di trasformare le svariate situazioni di limite presenti in opportunità di scoperta per il visitatore di oggi.
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Livres sur le sujet "Polo culturale Le Clarisse"

1

Papa, Mauro. La collezione Gianfranco Luzzetti nel Museo delle Clarisse di Grosseto. Cinisello Balsamo, Milano : Silvana editoriale, 2019.

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Colesanti, Gemma Teresa, Blanca Garì et Núria Jornet-Benito, dir. Clarisas y dominicas. Modelos de implantación, filiación, promoción y devoción en la Península Ibérica, Cerdeña, Nápoles y Sicilia. Florence : Firenze University Press, 2018. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-676-7.

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Résumé :
Il volume è frutto della ricerca del progetto Claustra. Atlante della spiritualità femminile. Il libro si occupa dell’analisi del paesaggio religioso contrassegnato dalle comunità di clarisse e di domenicane. L’approfondimento della struttura territoriale dei vari regni avviene tramite cinque linee: la conoscenza di aree poco studiate nella topografia monastica femminile; la comprensione delle dinamiche fondazionali e il ruolo delle comunità di mulieres religiose; la dinamica dell’impianto urbano e i processi di comunicazione e di azione, creatori del paesaggio monastico; l’importanza del mecenatismo e del patrocinio femminile nei modelli fondazionali e nella promozione culturale; l’analisi delle pratiche devozionali e della cultura materiale delle comunità in un contesto funzionale, spaziale e performativo. El presente volumen es el resultado de la investigación del proyecto Claustra. Atlas de espiritualidad femenina. El libro se ocupa del análisis del paisaje religioso marcado por las comunidades de clarisas y dominicas. Desde una estructura territorial por reinos se abordan cinco lineas: el conocimiento de áreas poco estudiadas en la topografía monástica femenina; la comprensión de dinámicas fundacionales y el papel de grupos de mulieres religiosae; la dinámica de implantación urbana y los procesos de interacción creadores de paisaje monástico; la importancia del mecenazgo y patronazgo femenino en los modelos fundacionales y de promoción cultural; el análisis de las prácticas devocionales y la cultura material de las monasterios femeninos en un contexto funcional, espacial y performativo.
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Rovereto e il nuovo polo culturale. Rovereto (Trento) : Nicolodi, 2003.

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4

Bruccoleri, Francesco, Gianfranco Mazzani et Alessandro Marulli. Grammatica Del Dialetto Marcellinaro : La Parlata Che Deriva Dalla Medesima Radice Culturale e Genetica Dei Paesi Di Marcellina e San Polo Dei Cavalieri. Independently Published, 2019.

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5

Guardami : Il volto e lo sguardo nell'arte, 1969-2009 : esposizione realizzata nell'ambito delle iniziative del Polo Culturale Lugano, 25 ottobre 2009-21 febbraio 2010 = Look at me : faces and gazes in art, 1969-2009 : an exhibition organized as part of the programme of events scheduled by the Polo Culturale Lugano, 25 October 2009-21 February 2010. Cinisello Balsamo, Milano : Silvana, 2009.

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Rapports d'organisations sur le sujet "Polo culturale Le Clarisse"

1

Stumpo, Sergio. The Sustainability of Urban Heritage Preservation : Caso di studio : Siracusa, Italia. Inter-American Development Bank, août 2010. http://dx.doi.org/10.18235/0007766.

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Résumé :
La città di Siracusa è situata nella parte sud est della Sicilia, isola a sud dell'Italia. E' capoluogo di provincia e confina a nord con la provincia di Catania ed a ovest con la provincia di Ragusa. Catania rappresenta un polo industriale ed economico molto avanzato mentre Ragusa è una realtà culturale archeologica di grande pregio storico.
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