Littérature scientifique sur le sujet « Politiche di sicurezza europea »

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Articles de revues sur le sujet "Politiche di sicurezza europea"

1

Zetter, Roger. « La securitizzazione e le politiche europee in materia di asilo e rifugiati ». MONDI MIGRANTI, no 3 (mars 2010) : 7–25. http://dx.doi.org/10.3280/mm2009-003001.

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Résumé :
Anche se il numero di rifugiati e richiedenti asilo che fanno ingresso in Europa č diminuito rispetto al picco raggiunto all'inizio di questo decennio, il volume delle domande č ancora significativo e la questione č ancora di alta rilevanza sia a livello dei singoli Stati membri che della Commissione e dell'Unione Europea. Il processo di armonizzazione delle politiche di asilo e immigrazione e lo sviluppo della Diret-tiva sulle Qualifiche riflette il continuo impegno a "gestire" le migrazioni o almeno questo settore dell'immigrazione verso l'Europa. Questo articolo esplora i modi contraddittori attraverso cui la sicurezza umana dei rifugiati e dei richiedenti asilo in Europa si č intrecciata con politiche di piů ampio respiro in competizione tra loro. Si sostiene che i bisogni di sicurezza di questa particolare categoria di persone sono stati inseriti nella piů ampia cornice della gestione interna ed esterna delle migrazioni per salvaguardare il primato del mercato unico europeo. Allo stesso modo, le minacce esterne alla sicurezza europea poste da migranti e rifugiati/richiedenti asilo in particolare - una minaccia che risulta essere soprattutto percepita e simbolica, piuttosto che reale - sono state snaturate per sostenere una retorica politica e un'agenda nazionale e sovranazionale che subordina i bisogni di sicurezza dei rifugiati in nome del piů alto imperativo della "securitizzazione". Fondate sulla paura crescente nei confronti dell' "altro", entrambe queste traiettorie - sicurezza umana e securitizzazione - sono andate a detrimento delle persone che hanno piů bisogno di protezione. L'articolo analizza queste tendenze, le dinamiche contraddittorie tra interessi nazionali e sovranazionali, e le conseguenze per le per-sone messe a rischio a causa di queste politiche e di questi processi.
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Aitala, Rosario Salvatore. « Obiettivo : La magistratura italiana e il futuro della comunitŕ internazionale ». QUESTIONE GIUSTIZIA, no 3 (juillet 2009) : 106–15. http://dx.doi.org/10.3280/qg2009-003010.

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Résumé :
- 1. Introduzione2. Le politiche esterne dell'Unione europea fra politiche criminali, istanze di sicurezza e prospettive geopolitiche. Il caso dell'Albania3. L'impegno italiano nella stabilizzazione dell'Afghanistan. In particolare la costruzione dello Stato di diritto e della funzione giudiziaria.
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Moccia, Luigi. « Cittadinanza europea e spazio di libertŕ, sicurezza e giustizia ». CITTADINANZA EUROPEA (LA), no 1 (décembre 2010) : 115–34. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2010-001006.

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Résumé :
L'obiettivo dell'Unione di offrire ai suoi cittadini uno spazio di libertŕ, sicurezza e giustizia senza frontiere interne fa della cittadinanza europea, al di lŕ del suo valore ideale e simbolico, il terreno operativo su cui fondare un'Europa unita come unione di popoli e quindi di cittadini. In questa cornice di riferimento vengono segnalati i principali contenuti normativi, insieme con le strategie e prioritŕ politiche poste con i programmi pluriennali, da quello di Tampere a quello, per ultimo, di Stoccolma, in merito alla costruzione di tale spazio, quale spazio di coesione e integrazione tra popolazioni dei paesi membri (ma anche di protezione nei riguardi di stranieri, migranti e richiedenti asilo, provenienti da paesi terzi), cioč quale spazio comune di cittadinanza dell'Unione avente rilievo autonomo che, come tale, si aggiunge a quella nazionale.
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Ragionieri, Maria Pia, et Alessandro Chiarabolli. « Coexistence of GM Crops with Conventional and Organic Agriculture : the European approach ». RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA', no 2 (janvier 2013) : 145–59. http://dx.doi.org/10.3280/riss2012-002008.

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Résumé :
L'articolo presenta uno stato dell'arte delle politiche internazionali ed europee e una rassegna delle iniziative implementate dagli operatori privati per la sicurezza sanitaria nelle filiere agroalimentari. L'analisi č incentrata sugli effetti economici della combinazione degli approcci pubblico e privato in comparazione con i potenziali effetti in termini di riduzione del rischio sanitario a cui č esposto il consumatore. Partendo da una rassegna critica della letteratura economica e da un'analisi basata sugli strumenti della Nuova Economia Industriale, gli autori mostrano come, a determinate condizioni, l'obiettivo della sicurezza sanitaria nella filiere agroalimentari possa essere soltanto parzialmente conseguito per effetto di distorsioni economiche derivanti dall'effetto combinato di politiche pubbliche e standard privati.
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Gori, Umberto. « LA DIFESA EUROPEA : PROBLEMI E PROSPETTIVE ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 18, no 2 (août 1988) : 287–314. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200012211.

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Résumé :
IntroduzioneDopo oltre un quarantennio di «politica dello struzzo», o — al massimo — di tentativi falliti, gli Stati dell'Europa occidentale cominciano dolorosamente a rendersi conto che non è più possibile continuare a rimuovere dall'agenda delle priorità il problema della sicurezza e della difesa.
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Terzuolo, Eric R. « LA SICUREZZA EUROPEA DOPO IL TRATTATO SUGLI EUROMISSILI : LA PROSPETTIVA AMERICANA ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no 1 (avril 1989) : 91–112. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017500.

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Résumé :
IntroduzioneÈ abbastanza naturale che il Trattato INF sugli Euromissili firmato a Washington l'8 dicembre 1987 abbia aperto un ampio dibattito sui problemi del futuro della difesa europea. Infatti, il Trattato è ricco di nuovi elementi che rappresentano una rottura rispetto ai paradigmi consolidati nel campo del controllo degli armamenti. Anche osservatori normalmente critici verso l'amministrazione Reagan hanno ammesso che il Trattato INF creerà condizioni e prospettive nuove «eliminando una intera categoria di armi in cui entrambe le parti avevano effettuato investimenti economici e politici di grande rilievo, imponendo riduzioni asimmetriche al fine di raggiungere un risultato finale equo, stabilendo clausole di verifica precise e a carattere «intrusivo» e dimostrando che la strategia di «armarsi per discutere» può avere successo».
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Giorgi, Chiara. « Das faschistische System der sozialen Vorsorge im Spannungsverhältnis zwischen autoritären Maßnahmen und sozialer Integration ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no 1 (20 décembre 2017) : 44–62. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0005.

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Résumé :
Riassunto Il saggio ripercorre alcuni passaggi fondamentali inerenti lo sviluppo dello Stato sociale italiano durante gli anni del fascismo, inquadrandoli tanto nel dibattito storiografico piu recente, quanto nell’ambito di alcune issues nazionali e internazionali. In questo senso le politiche assicurative e previdenziali fasciste verranno prese in esame sia nel contesto piu complessivo della crescita delle politiche sociali degli anni Trenta (europee e non solo), sia in riferimento alle principali istituzioni italiane (in primis l’INFPS, l’Istituto nazionale fascista di previdenza sociale). In particolare il testo e teso a mettere in evidenza la centralita dell’esperienza fascista rispetto al consolidamento storico del welfare nazionale, i cui connotati originali si collocano proprio negli anni di costruzione del regime. Il periodo fascista pose infatti le basi di quel sistema cosiddetto „particolaristico-clientelare“ che si sarebbe poi sviluppato e intensificato nel secondo dopoguerra e che rappresenta, secondo varie voci storiografiche, il tratto piu distintivo della vicenda italiana. I dati conclusivi che emergono sono che, in relazione ad una media europea, l’Italia riusci a recuperare sotto il profilo quantitativo, aumentando la spesa per la sicurezza sociale e il grado di copertura assicurativa. Tuttavia, la cifra impressa dal regime al welfare nazionale ne avrebbe segnato gli sviluppi successivi, facendo emergere la centralita dell’esperienza fascista in ordine alle caratteristiche (e alle dimensioni) di quest’ultimo. Secondariamente, la riorganizzazione avvenuta sotto il fascismo dell’ambito assicurativo e previdenziale - in ordine all’estensione delle forme di tutela, del numero degli assistiti e soprattutto in materia di sistematizzazione - riguardo per lo piu gli aspetti gestionali. Invariata resto una politica di differenziazione delle spettanze che anzi venne accentuata e utilizzata dal regime ai fini del controllo sociale. Il fascismo infatti moltiplico forme e regimi assicurativi diversi e differenziati, nella misura, nella qualita e nel tempo. La ricostruzione delle vicende previdenziali italiane nel periodo tra le due guerre e cosi inserita in un piu ampio contesto sia geografico (europeo e d’Oltreoceano), sia economico, politico e sociale.
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Giorgi, Chiara. « Das faschistische System der sozialen Vorsorge im Spannungsverhältnis zwischen autoritären Maßnahmen und sozialer Integration ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no 1 (5 mars 2018) : 44–62. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0005.

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Résumé :
Riassunto Il saggio ripercorre alcuni passaggi fondamentali inerenti lo sviluppo dello Stato sociale italiano durante gli anni del fascismo, inquadrandoli tanto nel dibattito storiografico più recente, quanto nell’ambito di alcune issues nazionali e internazionali. In questo senso le politiche assicurative e previdenziali fasciste verranno prese in esame sia nel contesto più complessivo della crescita delle politiche sociali degli anni Trenta (europee e non solo), sia in riferimento alle principali istituzioni italiane (in primis l’INFPS, l’Istituto nazionale fascista di previdenza sociale). In particolare il testo è teso a mettere in evidenza la centralità dell’esperienza fascista rispetto al consolidamento storico del welfare nazionale, i cui connotati originali si collocano proprio negli anni di costruzione del regime. Il periodo fascista pose infatti le basi di quel sistema cosiddetto „particolaristico-clientelare“ che si sarebbe poi sviluppato e intensificato nel secondo dopoguerra e che rappresenta, secondo varie voci storiografiche, il tratto più distintivo della vicenda italiana. I dati conclusivi che emergono sono che, in relazione ad una media europea, l’Italia riuscì a recuperare sotto il profilo quantitativo, aumentando la spesa per la sicurezza sociale e il grado di copertura assicurativa. Tuttavia, la cifra impressa dal regime al welfare nazionale ne avrebbe segnato gli sviluppi successivi, facendo emergere la centralità dell’esperienza fascista in ordine alle caratteristiche (e alle dimensioni) di quest’ultimo. Secondariamente, la riorganizzazione avvenuta sotto il fascismo dell’ambito assicurativo e previdenziale – in ordine all’estensione delle forme di tutela, del numero degli assistiti e soprattutto in materia di sistematizzazione – riguardò per lo più gli aspetti gestionali. Invariata restò una politica di differenziazione delle spettanze che anzi venne accentuata e utilizzata dal regime ai fini del controllo sociale. Il fascismo infatti moltiplicò forme e regimi assicurativi diversi e differenziati, nella misura, nella qualità e nel tempo. La ricostruzione delle vicende previdenziali italiane nel periodo tra le due guerre è così inserita in un più ampio contesto sia geografico (europeo e d’Oltreoceano), sia economico, politico e sociale.
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Gualandri, Mario, Roberta Fida et Francesco Avallone. « Benessere Organizzativo in un campione di Aziende Sanitarie italiane ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 1 (mars 2012) : 61–85. http://dx.doi.org/10.3280/pds2012-001005.

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Riassunto In ambito scientifico e nelle politiche sociali europee il benessere organizzativo č divenuto uno dei principali temi di discussione, in particolare per i contesti sanitari che, data l'elevata complessitŕ delle dinamiche organizzative, mostrano un elevato rischio per il benessere organizzativo. Questo puň incidere sullo stress e sul benessere dei lavoratori. Il presente contributo esamina i fattori lavorativi della salute organizzativa in un campione di Aziende Sanitarie Locali (Asl) italiane. A tal fine sono stati utilizzati i dati relativi ad una ricerca nazionale su circa 8000 dipendenti (Multidimensional Organizational Health Questionnaire) differenziati per aree geografiche e per genere. I risultati mostrano che i fattori con maggiore effetto sui disturbi psicosomatici, sullo stress e sulla soddisfazione lavorativa sono il carico di lavoro, la sicurezza, il conflitto e l'apertura all'innovazione. Inoltre in tutte le aree geografiche e maggiormente per le donne la percezione dell'equitŕ ed il carico di lavoro risultano piů problematici. Per il Sud Italia e le Isole, ulteriori criticitŕ risultano la percezione della sicurezza e del comfort dell'ambiente. Infine, i risultati evidenziano una percezione di bassa soddisfazione e di alto stress in tutti i lavoratori delle aree geografiche e maggiormente nelle donne.
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Stefanizzi, Sonia, et Valeria Verdolini. « Le metamorfosi dell'ordine pubblico : il concetto di sicurezza urbana ». SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no 3 (décembre 2012) : 103–36. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-003007.

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L'articolo propone un'analisi critica delle recenti politiche di sicurezza urbana adottate in Italia, e i riverberi socio-giuridici di queste pratiche normative. In particolare nel saggio vengono verificate le relazioni tra i differenti strumenti, le finalitŕ degli stessi (manifeste e latenti) e le relazioni tra i molti attori che sono deputati al governo della sicurezza oggi e i tentativi di "spartizione" tra enti del monopolio legittimo dell'uso della forza. Si esaminano, in particolare, gli effetti della riforma del titolo V in materia di sicurezza, il "Pacchetto sicurezza", la "stagione" delle Ordinanze Comunali e la loro dichiarata incostituzionalitŕ.
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Thèses sur le sujet "Politiche di sicurezza europea"

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Paladini, Luca <1970&gt. « Gli accordi di politica estera e di sicurezza comune dell'Unione Europea ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/109/1/tesi_paladini_pdf.pdf.

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Paladini, Luca <1970&gt. « Gli accordi di politica estera e di sicurezza comune dell'Unione Europea ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/109/.

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Compatangelo, Francesco. « Olive da tavola : aspetti qualitativi, tecniche di produzione e politiche commerciali delle DOP e IGP in Italia e nell'Unione Europea ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Résumé :
Questo elaborato ha lo scopo di fornire una visione d’insieme sull’argomento delle olive da tavola, partendo dalla definizione del prodotto, descrivendo le differenti fasi del processo produttivo, affrontando alcuni temi di sicurezza alimentare legati al suo consumo e concludendo con il metodo per l’analisi sensoriale elaborato dal Consiglio Oleico Internazionale. Il primo capitolo ha l’obiettivo di introdurre il tema in questione, riportando le caratteristiche compositive e nutrizionali proprie dell’oliva da tavola. Successivamente sono approfonditi i principali metodi di trasformazione impiegati, evidenziando quelle che possono essere le possibili alterazioni ed introducendo l’utilizzo di colture microbiche selezionate per migliorare l’avvio alla fermentazione. Il secondo capitolo descrive le classificazioni introdotte nella norma commerciale COI/OT/NC n. 1 del 12/2004 e le principali cultivar da tavola diffuse nel mercato italiano e in quello spagnolo. Sono inoltre argomentati i temi delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografiche protette in Europa, con particolare attenzione verso le olive italiane e spagnole. Segue una panoramica sulla situazione dei mercati mondiali, europei ed italiani negli ultimi anni per concludere con un accenno alle possibili frodi alimentari che interessano tale prodotto. Il terzo ed ultimo capitolo è incentrato soprattutto sull’analisi sensoriale, illustrando nello specifico (formazione del panel di giudici, il foglio di profilo, il vocabolario da utilizzare) il metodo elaborato dal COI nel novembre del 2011 per valutare e classificare le olive da tavola.
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SARDELLA, BARBARA. « LA COOPERAZIONE NEI SETTORI DELLA POLITICA ESTERA E DI SICUREZZA COMUNE E IN QUELLO DELLA GIUSTIZIA E DEGLI AFFARI INTERNI ANALISI DELLA PRASSI ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2002. http://hdl.handle.net/10077/14652.

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PIROZZI, NICOLETTA. « L'UNIONE EUROPEA E LA GESTIONE DELLE CRISI DOPO LISBONA : UN NUOVO MODELLO PER AFFRONTARE LE SFIDE ALLA SICUREZZA NEL XXI SECOLO ? » Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1803.

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Résumé :
L’obiettivo di questa tesi è di valutare che tipo di modello per la gestione delle crisi l’Unione Europea (UE) ha elaborato attraverso l’adozione e l’attuazione del Trattato di Lisbona, ma anche di capire che impatto ha prodotto la sua interazione con lo scenario internazionale di sicurezza. L’analisi è condotta a tre livelli: (1) strategico – elaborazione o revisione di concetti, politiche e documenti quadro; (2) istituzionale – creazione e riorganizzazione delle strutture di riferimento e dei processi decisionali; (3) operativo – pianificazione e gestione delle missioni civili e militari sul terreno. Lo scopo finale è quello di verificare se l’approccio dell’UE alla gestione delle crisi può considerarsi efficace per affrontare i possibili scenari futuri e come possa essere migliorato sulla base delle esperienze più recenti.
The objective of this thesis is to assess what kind of crisis management model the European Union (EU) has elaborated through the adoption and implementation of the Treaty of Lisbon and what is the impact produced by its interaction with the international security context. The analysis is conducted at three different levels: (1) strategic – elaboration or review of concepts, policies and framework documents; (2) institutional – establishment or reorganization of structures and decision-making process; (3) operational – planning and conduct of civilian and military missions on the ground. The final aim is to evaluate whether the EU’s approach to crisis management will be able to face up possible future scenarios and how this model might be improved on the basis of most recent experiences.
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PIROZZI, NICOLETTA. « L'UNIONE EUROPEA E LA GESTIONE DELLE CRISI DOPO LISBONA : UN NUOVO MODELLO PER AFFRONTARE LE SFIDE ALLA SICUREZZA NEL XXI SECOLO ? » Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1803.

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Résumé :
L’obiettivo di questa tesi è di valutare che tipo di modello per la gestione delle crisi l’Unione Europea (UE) ha elaborato attraverso l’adozione e l’attuazione del Trattato di Lisbona, ma anche di capire che impatto ha prodotto la sua interazione con lo scenario internazionale di sicurezza. L’analisi è condotta a tre livelli: (1) strategico – elaborazione o revisione di concetti, politiche e documenti quadro; (2) istituzionale – creazione e riorganizzazione delle strutture di riferimento e dei processi decisionali; (3) operativo – pianificazione e gestione delle missioni civili e militari sul terreno. Lo scopo finale è quello di verificare se l’approccio dell’UE alla gestione delle crisi può considerarsi efficace per affrontare i possibili scenari futuri e come possa essere migliorato sulla base delle esperienze più recenti.
The objective of this thesis is to assess what kind of crisis management model the European Union (EU) has elaborated through the adoption and implementation of the Treaty of Lisbon and what is the impact produced by its interaction with the international security context. The analysis is conducted at three different levels: (1) strategic – elaboration or review of concepts, policies and framework documents; (2) institutional – establishment or reorganization of structures and decision-making process; (3) operational – planning and conduct of civilian and military missions on the ground. The final aim is to evaluate whether the EU’s approach to crisis management will be able to face up possible future scenarios and how this model might be improved on the basis of most recent experiences.
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LOZZI, NICOLE. « POLITICHE DELLA SICUREZZA E ALLERTE ALIMENTARI NELL'UNIONE EUROPEA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/777.

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Résumé :
La tesi ha come finalità lo studio della sicurezza alimentare e del suo sistema di controllo nel contesto europeo. Per sicurezza alimentare qui s’intende da un lato, quell’insieme di disposizioni e di procedure previste dal legislatore, atte a garantire che gli alimenti a rischio non siano immessi sul mercato; dall’altro quel meccanismo predisposto per individuare i problemi di sicurezza degli alimenti e agire di conseguenza. Sicurezza alimentare, intesa dal punto di vista normativo, è sia l’ampia gamma di disposizioni che hanno un’incidenza diretta o indiretta sulla sicurezza degli alimenti e dei mangimi (come ad esempio i provvedimenti sui materiali e gli oggetti a contatto con gli alimenti, sui mangimi e su altri mezzi di produzione agricola a livello primario), sia un vero e proprio sistema inteso come meccanismo o insieme di procedure pensate per garantire la sicurezza degli alimenti. Tale apparato di tutela opera, tenendo in considerazione tutti gli aspetti della catena di produzione alimentare, come un unico processo, partendo dalla produzione, passando attraverso la trasformazione fino ad arrivare alla distribuzione e vendita dei prodotti. Oggetto principale di questa tesi è l’analisi del sistema di controllo alimentare, poiché non solo elemento integrante, ma soprattutto presupposto della sicurezza stessa. Precisamente, in Europa il sistema di sorveglianza si presenta come un meccanismo di allarme rapido per la notificazione di un rischio diretto o indiretto per la salute umana dovuto ad alimenti o mangimi, una sorta di rete di collegamento cui partecipano gli Stati membri, la Commissione Europea e l’Autorità per la sicurezza alimentare
The idea of research comparing the legal and policy choices which form the basis for the current agrofood safety systems derive from the observation of several cases of “food emergency”(such as BSE, dioxin contamination , bird flu, GMOs) and food alert, which occurred in the recent European history and have caused reactions and worries in public opinion. The study of the above mentioned events and the reflection upon the attitudes and the decisions about food safety made by the European Union institutions raised many different questions. First of all I wondered if this is only a European phenomenon or if it may also apply to overseas countries like the USA. I also wanted to investigate about science regulation policies ruling the safety system born to face feared or evident risks for public health (as a consequence of BSE), i.e. to understand how scientific knowledge is used in legal and policy choices and which are the political and social consequences. In effect, the emergencies, risks and uncertainties caused by the social implementation of science have increased the gap between society and institutions both at national and community level, generating mistrust not so much of scientific and technological progress but of the institutions themselves. The public isn’t only worried about “safety” meant as the likelihood of a damage occurring, but also about the unexpected social effects neglected by the institutions. Europe expressed its concerns about these situations by trying to fill the gap from different perspectives : • new governance of science; • subsequent new regulatory and policy model of science; • expertise and its credibility; • more collective decision making processes Such steps are fundamental to generate and new idea of science governance which connects the need of a more democratic science with that of a more involving society . The Democratization of science implies the acquisition by institutions of several scientific opinions involving all of the aspects of knowledge in order to obtain decisions making processes meeting social needs and, consequently, closer to citizens.
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LOZZI, NICOLE. « POLITICHE DELLA SICUREZZA E ALLERTE ALIMENTARI NELL'UNIONE EUROPEA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/777.

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Résumé :
La tesi ha come finalità lo studio della sicurezza alimentare e del suo sistema di controllo nel contesto europeo. Per sicurezza alimentare qui s’intende da un lato, quell’insieme di disposizioni e di procedure previste dal legislatore, atte a garantire che gli alimenti a rischio non siano immessi sul mercato; dall’altro quel meccanismo predisposto per individuare i problemi di sicurezza degli alimenti e agire di conseguenza. Sicurezza alimentare, intesa dal punto di vista normativo, è sia l’ampia gamma di disposizioni che hanno un’incidenza diretta o indiretta sulla sicurezza degli alimenti e dei mangimi (come ad esempio i provvedimenti sui materiali e gli oggetti a contatto con gli alimenti, sui mangimi e su altri mezzi di produzione agricola a livello primario), sia un vero e proprio sistema inteso come meccanismo o insieme di procedure pensate per garantire la sicurezza degli alimenti. Tale apparato di tutela opera, tenendo in considerazione tutti gli aspetti della catena di produzione alimentare, come un unico processo, partendo dalla produzione, passando attraverso la trasformazione fino ad arrivare alla distribuzione e vendita dei prodotti. Oggetto principale di questa tesi è l’analisi del sistema di controllo alimentare, poiché non solo elemento integrante, ma soprattutto presupposto della sicurezza stessa. Precisamente, in Europa il sistema di sorveglianza si presenta come un meccanismo di allarme rapido per la notificazione di un rischio diretto o indiretto per la salute umana dovuto ad alimenti o mangimi, una sorta di rete di collegamento cui partecipano gli Stati membri, la Commissione Europea e l’Autorità per la sicurezza alimentare
The idea of research comparing the legal and policy choices which form the basis for the current agrofood safety systems derive from the observation of several cases of “food emergency”(such as BSE, dioxin contamination , bird flu, GMOs) and food alert, which occurred in the recent European history and have caused reactions and worries in public opinion. The study of the above mentioned events and the reflection upon the attitudes and the decisions about food safety made by the European Union institutions raised many different questions. First of all I wondered if this is only a European phenomenon or if it may also apply to overseas countries like the USA. I also wanted to investigate about science regulation policies ruling the safety system born to face feared or evident risks for public health (as a consequence of BSE), i.e. to understand how scientific knowledge is used in legal and policy choices and which are the political and social consequences. In effect, the emergencies, risks and uncertainties caused by the social implementation of science have increased the gap between society and institutions both at national and community level, generating mistrust not so much of scientific and technological progress but of the institutions themselves. The public isn’t only worried about “safety” meant as the likelihood of a damage occurring, but also about the unexpected social effects neglected by the institutions. Europe expressed its concerns about these situations by trying to fill the gap from different perspectives : • new governance of science; • subsequent new regulatory and policy model of science; • expertise and its credibility; • more collective decision making processes Such steps are fundamental to generate and new idea of science governance which connects the need of a more democratic science with that of a more involving society . The Democratization of science implies the acquisition by institutions of several scientific opinions involving all of the aspects of knowledge in order to obtain decisions making processes meeting social needs and, consequently, closer to citizens.
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Cavarzeran, Pietro <1991&gt. « Attività agricola e sicurezza alimentare nelle politiche dell'Unione Europea ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/17826.

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Résumé :
Il lavoro, partendo da una puntuale definizione del concetto di food security, analizza l'impatto delle politiche europee nel sostenere il sistema di approvvigionamento di beni alimentari all'interno dell'Unione. Particolare attenzione è rivolta al ruolo svolto dai produttori agricoli ed dalle loro forme associative. Si è dunque proposta un'approfondita analisi da un lato dei vantaggi derivanti dall'associazionismo economico nel rafforzare la posizione dei produttori all'interno delle filiere di approvvigionamento e dei mercati agricoli, dall'altro delle forme di deroga all'applicazione del diritto della concorrenza europeo garantite dai Trattati UE e dai Regolamenti della Politica Agricola Comune (PAC).
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BENEDETTO, F. DI. « LA PROTEZIONE DEI SETTORI STRATEGICI EUROPEI ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/345493.

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Résumé :
“The Protection of the European Strategic Sectors”. The kind of protection that is at the heart of this doctoral thesis is the defence of the strategic companies established in the European Union (EU) from takeovers by foreign investors, that is to say investors from countries which are not part of the European Economic Area. This work aims, on the one hand, at outlining the main features of a screening mechanism of foreign investments at the EU level and, on the other, at identifying the proper legal basis in the EU Treaties for its establishment. Chapter 1 contains a non-exhaustive list of the European strategic sectors which consist in all the economic sectors in which the EU or its Member States have adopted rules to limit foreign investors’ right to acquire participations in strategic companies for reasons of public security. Indeed, the Court of Justice of the EU (CJEU) used the expression “strategic sectors” in relation to undertakings whose activities are deeply linked to the protection of public security. The EU notion of public security contains both internal and external security, but also the production of goods and the supply of services which are essential for the very existence of a country. Chapter 2 provides a comparative study of the present situation of strategic enterprises’ protection in three EU Member States (Germany, Italy and France). It shows that a fragmented landscape of foreign investment control rules adopted by national authorities represents both a constraint to an efficient internal market of capital movements, and a limit to an effective protection of the European strategic sectors. By contrast, an EU foreign investment control mechanism could lead to a less fragmented system of strategic companies’ protection, which would be able to encourage foreign investments. At the same time, a single EU body of foreign investment control should be more efficient in order to protect EU public security. Moreover, unlike Member States measures such as “golden shares”, this mechanism could enjoy a greater degree of compatibility with the fundamental freedoms of the Treaties. In effect, the CJEU recognises a “presumption of conformity” with the freedoms of movement to the EU secondary legislation which pursues objectives of general interest like the protection of public security. Chapter 3 analyses the most significant experience of foreign investment control at the global level, the Committee on Foreign Investment in the United States, in order to understand if it could be a suitable model for the establishment of a similar body in the EU, the Committee on Foreign Investment in the EU (CFIEU). Once outlined the key aspects of the CFIEU, chapter 3 focuses on the search of the most proper legal basis in the EU Treaties for its establishment. The study tries to demonstrate that Article 207(2) TFEU on unilateral measures of Common Commercial Policy (CCP) could be the right legal basis for the creation of the CFIEU. Indeed, after the Lisbon Treaty, the CCP has become an exclusive competence of the EU which also encompasses the admission and the treatment of foreign direct investments. In conclusion, chapter 3 tries to figure out the implications of the establishment of the CFIEU both on Member States competences (especially their exclusive competence on national security by virtue of Article 4 TEU), and on the international obligations undertaken by the EU towards third countries, with particular reference to the World Trade Organisation rules and international investment law.
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Livres sur le sujet "Politiche di sicurezza europea"

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Serena, Giusti, et Locatelli Andrea 1974-, dir. L' Europa sicura : Le politiche di sicurezza dell'Unione europea. Milano : EGEA, 2008.

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Clementi, Marco. L'Europa e il mondo : La politica estera, di sicurezza e di difesa europea. Bologna : Il mulino, 2004.

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Daviddi, Giorgio. Verso un'eurozona della difesa : Sviluppo delle flessibilità istitutionali nelle politiche europee di sicurezza e difesa. Roma : Edizioni Nuova cultura, 2012.

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Carla, Monteleone, dir. Politiche di sicurezza e cambiamento globale. Milano, Italy : FrancoAngeli, 2012.

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5

1950-, Padoan Pier Carlo, dir. Politiche monetarie e politiche di bilancio nella Comunità Europea. Bologna : Il Mulino, 1988.

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La politica di sicurezza esterna dell'Unione europea. Padova : CEDAM, 2005.

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La sicurezza come diritto di libertà : Teoria generale delle politiche della sicurezza. [Padova] : CEDAM, 2012.

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Francesca, Longo, dir. L'Unione europea e il "cerchio di amici" : Sicurezza europea e politica di vicinato. Milano : Giuffrè, 2008.

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Francesca, Longo, dir. L'Unione europea e il "cerchio di amici" : Sicurezza europea e politica di vicinato. Milano : Giuffrè, 2008.

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L'Unione europea attore di sicurezza regionale e globale. Milano, Italy : FrancoAngeli, 2010.

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Chapitres de livres sur le sujet "Politiche di sicurezza europea"

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Genesin, Maria Pia. « Sostenibilità ambientale, sicurezza alimentare e politiche dell’Unione europea nel quadro degli obiettivi dell’Agenda 2030 ». Dans Religioni e sviluppo sostenibile, 49–69. Accademia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.4000/books.aaccademia.9795.

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Actes de conférences sur le sujet "Politiche di sicurezza europea"

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Cedroni, Anna Rita. « Roadmap per una citta sostenibile : Vienna ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7915.

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Résumé :
Al di là di più di duemila anni di tradizione storica, l’Austria, ha mostrato con coraggio, fin dall’entrata nella Comunità Europea, il suo sviluppo economico così come la sua modernità e la sua apertura verso l’esterno. La dinamicità culturale e tecnologica della sua capitale, l’ha resa uno degli esempi più apprezzati da tutta l’Europa fin dall’inizio di questo secolo. In poco più 15 anni, Vienna è diventata di fatto la città europea con la migliore qualità della vita. Il merito di tale successo è dato sicuramente da due componenti fondamentali: la stabilità politica del Paese e il metodo di gestione dei processi di pianificazione territoriale e urbana. L’attuale sviluppo del territorio mostra come alla base di tale qualità i fattori prevalenti siano l’architettura, ma anche le politiche urbanistiche territoriali. Sta di fatto, spiega un recente rapporto del comune di Vienna sul tema risparmio energetico e sostenibilità, che per garantire e mantenere una tale qualità della vita, occorre tener conto di tre costanti essenziali nelle dinamiche dei processi di sviluppo urbano: il rinnovamento, la ristrutturazione e l’espansione. Tali elementi consentono poi il confronto con modelli europei culturalmente più avanzati. La tutela dell’ambiente e del patrimonio ambientale si inseriscono in questo processo come una delle sfide più importanti che scaturiscono da tale confronto. Questo paper si prefigge di trattare l’esperienza viennese, ripercorrendo il lungo, ma rapido processo di cambiamento cominciato all’inizio degli anni Ottanta. Strumento generale di pianificazione urbanistica, il Piano di Sviluppo della Città (Stadtentwicklungsplan), ha costituito e costituisce tuttora lo strumento decennale di previsione e di programmazione energetica a livello urbano e territoriale, stabilendo le direttrici strategiche di espansione, di ristrutturazione e di rinnovamento della Città e del suo hinterland. Ma l’esclusività di tale strumento, è da vedere nell’anticipazione di temi come il consumo energetico, la sostenibilità e nell’individuazione della tutela ambientale, come questione prioritaria da includere nei programmi d’intervento da attuare a breve termine. Infatti, con la formulazione del primo Programma KliP (Klimaschutzprogramm) (1999–2009) e, successivamente, del secondo Programma KliP (2010-2020), vengono elaborati dei “pacchetti” di provvedimenti con obiettivi ben definiti, come per esempio la riduzione del 21%, a persona, dei gas di emissione e di gas propellenti rispetto ai valori rilevati nel 1990. Gli strumenti con i quali raggiungere tali obiettivi sono: la riduzione del fabbisogno energetico, l’introduzione di fonti di energia ecosostenibile, l’uso di materiali biologici nell’edilizia pubblica e privata a grande e piccola scala, ma soprattutto, gli interventi sulla mobilità, sulla gestione dei rifiuti e sulla protezione del paesaggio. Accanto ai Piani di Sviluppo, Il Programma SEP (Städtische Energieeffizienz-Programm), definisce le linee generali da seguire nella gestione della politica dei consumi energetici a lungo termine, ovvero fino alla fine del 2015. I risultati portano già nel 2011 ad un aumento della quota di energia rinnovabile del 10% del volume totale del consumo di energia. Tra gli incentivi ci sono quelli rivolti alla realizzazione di centrali elettriche, inceneritori per il riciclo di materie dalle quali ricavare energia, mentre un ruolo sempre più importante è dato dall’uso della geotermia, e dell’energia solare. La continuità programmatica culmina nella formulazione di un progetto unitario, SMART CITY WIEN, che riunisce ben dieci gruppi differenti di interessi, istituzioni pubbliche, enti privati, centri universitari di ricerca, ecc., attorno ad una visione a lunga scadenza: Smart Energy vision 2050. Al centro della tavola rotonda le tematiche: lo sviluppo della popolazione, l’ambiente, i metodi di gestione, l’economia, l’energia e la mobilità. Accanto a queste, sostenibilità, partecipazione, diversità, efficienza di risorse, sviluppo regionale integrato come pure sviluppo economico equilibrato sono gli elementi fondamentali per la preparazione delle decisioni future.
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Ortolani, Chiara. « Morfologia urbana, trasporti, energia : indicatori di impatto ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7910.

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Résumé :
La mobilità svolge un ruolo vitale per il mercato interno, per l’occupazione e, più in generale per la qualità della vita dei cittadini. Rivolgendo l'attenzione al contesto mondiale, europeo e nazionale si vede come sia divenuta una necessità sempre crescente: la mobilità media per persona in Europa, misurata in passeggeri-chilometro per abitante, è aumentata del 7% tra il 2000 e il 2008 e si prevede che nel 2050 i passeggeri-km nell’Europa OECD saranno il doppio rispetto al 2000. Per ciò che riguarda il trasporto merci la domanda ha continuato a crescere oltre il PIL negli ultimi dieci anni (EC, 2011). L’attuale modello di trasporto è basato però sull'uso dei combustibili fossili e sul predominio del trasporto su strada, sia per le merci che per i passeggeri (EC, 2011) e inoltre una larga parte della mobilità oggi esistente potrebbe essere evitata (McLellan & Marshall, 1998). Di conseguenza, tale modello è responsabile del 23% dell’energia consumata in Europa. Circa i tre quarti dipendono dal trasporto su strada (IPCC, 2007) e il consumo energetico, in questo settore, si stima che aumenterà circa dell’80% entro il 2030. In conseguenza del fatto che l’energia consumata in questo settore proviene per il 96% dal petrolio e dai suoi derivati (IPCC, 2007; EC, 2011) questo stesso è responsabile di elevate emissioni di CO2 e altre sostanze clima-alteranti, dell'aumento della temperatura e di rilevanti problemi di salute nelle popolazioni esposte (U.S. EPA, 2010). La forte dipendenza dal petrolio potrebbe inoltre portare a conseguenze severe sulle possibilità di approvvigionamento di merci e spostamento dei cittadini, sulla sicurezza economica e la competitività globale ed europea nei decenni futuri (EC, 2011; U.S. Joint Forces Command, 2010). La maggior parte degli spostamenti sono interni alle aree urbane e, per il settore dei trasporti, queste sono le aree che influiscono di più sui cambiamenti climatici e sui consumi energetici globali. La città può essere assimilata ad un organismo (Samaniego & Moses, 2008) e gli spostamenti che si compiono in essa, affinché siano efficaci, devono avvenire attraverso una rete che rappresenti una configurazione ordinata di relazioni -o connettività- (Capra, 1996) che implica una certa forma, una struttura definita (con il rispettivo schema) e uno o più processi specifici (Samaniego & Moses, 2008). Le caratteristiche che osserviamo oggi negli organismi sono il risultato di milioni di anni di evoluzione verso l’ottimizzazione delle strutture: minimizzazione dell’energia spesa per la distribuzione delle risorse e massimizzazione del rendimento. Tendono quindi a minimizzare il loro grado di entropia. Per arrivare ad una configurazione del tessuto connettivo urbano che possa minimizzare il suo grado di entropia è necessario innanzi tutto individuare un insieme di indicatori sulla base dei quali sia possibile caratterizzare lo spazio stesso e che rendano possibili analisi dinamiche della morfologia urbana. In quest’ottica, questo contributo si pone quindi come obiettivo quello di individuare un primo set di indicatori significativi derivati dal confronto tra le caratteristiche delle reti vascolari di un organismo e il tessuto connettivo urbano. The mobility plays a very important role for the internal market, employment and, more generally, the citizens’s life quality that takes great advantages from an effective and sustainable transport system. In the last twenty years, mobility has become an ever increasing necessity: the average mobility per capita in Europe, measured in passenger-kilometres per capita, is increased by 7% between 2000 and 2008 and it is expected that in 2050 the passenger-km OECD Europe will double compared to 2000. Furthermore demand for resources and food is continued to grow well beyond the GDP over the past decade (EC, 2011), enhancing thus the freight. The current transport model that responds to this mobility demand, which also includes a large part of trips that could be avoided (McLellan & Marshall, 1998), is based on the dominance of road transport and use of fossil fuels (EC, 2011), both for freight and transport of passengers. As a conseguence this transport model is accountable for 23% of energy consumed in Europe, and about three quarters of which depends on road transport (IPCC, 2007) It is estimated that energy consumption in this sector will increase by around 80% for 2030. In this sector, the energy consumed originates of 96% from oil and its products (IPCC, 2007; EC, 2011; Lerch, 2011). Therefore, the transport sector is responsible for high emissions of CO2 and other climate-altering gases, for the temperature increase and for significant health problems in population directly exposed to oil-derived pollutants(U.S. EPA, 2010). The strong dependence on oil may also have important consequences on the resource supply and mobility of citizens for the next decades (EC, 2011; U.S. Joint Forces Command, 2010). The majority of trips are internal to the urban areas that are affected by this congestion, local air pollution, road accidents and social harms. Finally, urban trips have a major influence on climate change and energy consumption at the global level. Samaniego & Moses (2008) show the similarities existing between cities and organisms. Urban trips are effective if are done through a network representing an ordered configuration of relationships -connectivity-(Capra, 1996) which implies a particular shape, definite structure and one or more specific processes. The characteristics that are observed in organisms today are the result of millions of years of evolution that led to optimized structures that tend to minimize the energy cost for resource allocation thus maximizing their productivity. Therefore, the organisms tend to minimize their degree of entropy. To arrive at a configuration of urban connective tissue that can minimize its level of entropy is first necessary to identify a set of indicators on the basis of which it is possible to characterize the space and make possible dynamic analysis of urban morphology. In this context, the aim of this contribution is to identify a first set of meaningful indicators derived from a comparison of the characteristics of the vascular networks of an organism with the urban connective tissue.
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