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Littérature scientifique sur le sujet « Polimeri porosi »
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Articles de revues sur le sujet "Polimeri porosi"
Jasiński, Bartłomiej, Małgorzata Uliasz, Grzegorz Zima et Sławomir Błaż. « Badania nad podwyższeniem odporności płuczek wiertniczych z uwagi na niekorzystne warunki złożowe podczas wierceń geotermalnych ». Nafta-Gaz 78, no 4 (avril 2022) : 274–87. http://dx.doi.org/10.18668/ng.2022.04.04.
Texte intégralRusman, Ade, et Nuning Vita Hidayati. « Pemanfaatan Mikroorganisme untuk Biodegradasi Mikroplastik ». MAIYAH 1, no 1 (17 mars 2022) : 66. http://dx.doi.org/10.20884/1.maiyah.2022.1.1.6655.
Texte intégralArsat, Rashidah, Mahyuddin Arsat, Michael Breedon, Kourosh Kalantar Zadeh et Wojtek Wlodarski. « Conductometric H2 Gas Sensor With Doped And Dedoped Electropolymerized Polyaniline Nanostructures ». Jurnal Teknologi, 21 mars 2012. http://dx.doi.org/10.11113/jt.v55.924.
Texte intégralThèses sur le sujet "Polimeri porosi"
SCARPA, ANTONIO. « Sensori nano-gravimetrici : riduzione del fattore umidità mediante polimeri porosi superficiali ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1094.
Texte intégralPEREGO, JACOPO. « Functional Porous Materials : Tailored Adsorption Properties, Flexibility and Advanced Optical Applications ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/263593.
Texte intégralThe research activity focused on the design, synthesis and characterization of porous organic and hybrid materials. Porous materials for selective gas adsorption and storage. Tailored porous organic frameworks bearing different functional groups have been investigated via gas adsorption analyses and in situ spectroscopic techniques to understand the interaction between the guest phase and the primary adsorption sites installed on pore walls. Specifically, aliphatic amines interact strongly with carbon dioxide molecules resulting in an isosteric heat of adsorption as high as 54 kJ/mol at low loading and this close-contact interaction has been characterized with 2D heterocorrelated NMR sppectroscopy. Hyper.crosslinked polymers and porous organic frameworks have been synthetized and their performance towards high pressure (up to 180 bar) methane adsorption have been evaluated to assess their potential applications in adsorbed natural gas technology (ANG). During a period at Bernal institute (Limerick, Ireland) under the supervision of Prof. M. J. Zaworotko, I developed novel switching metal-organic frameworks that display guest-induced phase transitions between close phases and a porous open phase. During the close to open phase transitions the coordination sphere of the zinc cations inside the structures changes from a square pyramidal to a tetrahedral geometry. Moreover, the threshold pressure for gas adsorption can be manipulated through a mixed-linker approach. These materials are currently investigated for applications in gas storage and separation. Metal-organic frameworks with intrinsic dynamics. Metal organic frameworks built up with rigid aliphatic linkers have been developed and their adsorptive and thermal properties fully characterized. These materials display ultra-fast rotational dynamic even at very low temperature. An in-depth solid state NMR study has been conducted to understand the fast rotation of the organic strut and the influence of guest species hosted inside the pores on its dynamic. Organic and hybrid materials for photonic applications. Emitting porous aromatic frameworks (ePAFs) nanoparticles containing highly fluorescent diphenylanthracene moieties have been developed. This materials display high photoluminescence quantum yield and a fast exciton diffusion inside the amorphous framework. When these nanoparticles are suspended in a solution of a suitable sensitizer the mixture display highly efficient sensitized triplet-triplet annihilation up-conversion with quantum yield up to 15 %. Moreover, PAFs with integrated sensitizers (i-ePAFs) display sensitized up-conversion working as an autonomous nanodevice. Metal-organic frameworks with diphenylanthracene units and zirconium oxo-hydroxo clusters have been developed and their luminescence and radioluminescence have been characterized. These nanocrystals have been embedded in polymeric matrixes to generate efficient and innovative scintillating materials with fast response for x-ray and gamma-ray detection.
Fiocco, Laura. « Silicate ceramics from preceramic polymers and fillers ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3424243.
Texte intégralL’attività di ricerca presentata in questa tesi ha riguardato la sintesi, la caratterizzazione e l’ottimizzazione di ceramici silicatici, realizzati a partire dalla pirolisi controllata di polimeri preceramici caricati con fillers inorganici. Sulla base di tale metodo di sintesi, i polimeri preceramici possono essere utilizzati come precursori per l’ottenimento di silice in virtù della loro conversione da polimeri a ceramici tramite reazioni termo-ossidative. Oltre al basso costo, alla larga disponibilità e alla semplicità di utilizzo, un ulteriore vantaggio riguarda la fabbricazione del ceramico finale dal punto di vista del processo. Infatti, il componente può essere formato sfruttando le convenzionali tecniche di formatura per i materiali polimerici, sfruttando la presenza di una componente polimerica nel sistema prima di imporne la reticolazione. Tali semplici tecniche di formatura includono anche la realizzazione di componenti densi, tramite pressatura, o di corpi altamente porosi, tramite stampaggio 3-D diretto o schiumaggio delle miscele preceramiche, prima di ceramizzarle. L’inserimento di fillers, che generalmente si suddividono in attivi e passivi, è considerata una delle più efficaci strategie per ridurre il ritiro dimensionale e la formazione di macrodifetti, che inevitabilmente hanno luogo durante la conversione da materiale polimerico a ceramico, permettendo la realizzazione di componenti relativamente spessi. Un approccio più innovativo relativo all’uso di fillers reattivi, invece, riguarda l’introduzione di fillers come precursori di ossidi che possano reagire completamente con il residuo ceramico dei precursori polimerici, piuttosto che finalizzati a compensare il ritiro dimensionale dei componenti. Dalle reazioni tra i precursori polimerici e i fillers reattivi durante la pirolisi, risulta la formazione di fasi cristalline specifiche, che generalmente non sono ottenibili in modo diretto dal semplice trattamento termico dei precursori polimerici. Seguendo tale processo di sintesi, la presente tesi di dottorato ha avuto come obiettivo lo studio delle applicazioni che tale tecnica potrebbe offrire, partendo da miscele a base di polimeri siliconici caricati con filler reattivi. In questo modo, i vantaggi derivanti dalla presenza di una componente polimerica, sfruttati soprattutto in fase di formatura, possono anche essere combinati con i vantaggi offerti dall’intero ciclo produttivo di ceramici da polimeri preceramici, portando alla realizzazione di componenti ceramici a temperature abbastanza basse (entro i 1200 °C) e evitando i metodi di sintesi più convenzionali. Nel presento lavoro di ricerca, i fillers incorporati nelle miscele preceramiche sono anche stati sfruttati come agenti schiumanti o formatori di fase liquida, permettendo rispettivamente lo schiumaggio diretto di componenti altamente porosi in un caso e l’ottenimento di vetro-ceramiche nel secondo. Ad ogni modo, come già spiegato, il fine principale dell’uso dei fillers, qui, è stato il loro utilizzo come precursori di ossidi, in modo da permettere, dopo ceramizzazione, la sintesi di fasi ceramiche cristalline di specifica composizione, direttamente ottenibili dalla reazione tra il residuo ceramico dei precursori polimerici e gli ossidi provenienti dalla decomposizione termica dei fillers reattivi. La tipologia di fillers può essere adeguatamente modificata a seconda della composizione finale desiderata; di conseguenza, un’enorme varietà di sistemai ceramici può essere realizzata semplicemente modificando le proporzioni e la composizione dei polimeri e dei fillers di partenza. La prima parte dei capitoli seguenti sarà imperniata sulla realizzazione di particolari ceramici e vetro-ceramiche molto conosciuti per le loro pronunciate proprietà biologiche, oltre che sulla loro formatura in strutture adeguate in applicazioni biomedicali come impianti per rigenerazione ossea. Infatti, parallelamente ai biovetri, altre formulazioni bioceramiche hanno ricevuto recentemente un interesse crescente nel campo biomedicale, in virtù della loro capacità di stimolare i tessuti biologici ad auto-ripararsi. Le formulazioni qui sviluppate appartengono prevalentemente ai sistemi di ossidi del tipo CaO-SiO2 o CaO-MgO-SiO2, ma alcune fasi cristalline sono anche state combinate tra loro per ottenere formulazioni composite, oppure sono state rivestite con altri materiali, come l’idrossiapatite, esibenti proprietà simili a quelle dell’osso naturale sotto il punto di vista sia chimico che strutturale, al fine di incrementarne ulteriormente la bioattività. In questo contesto, i materiali sviluppati sono stati caratterizzati non solo dal punto di vista microstrutturale, meccanico e fisico, ma è stato studiato anche il loro comportamento sotto il profilo biologico. Inoltre, sfruttando il concetto di multifunzionalità che caratterizza alcuni silicati, oltre alle profonde analogie in termini di struttura cristallina e di caratteristiche di processo, è stato possibile stabilire un filo conduttore tra i biosilicati sopra menzionati e altri silicati con altre applicazioni funzionali avanzate. In quest’ottica, la tecnologia è stata estesa ad altri silicati caratterizzati da proprietà dielettriche, luminescenti e refrattarie.
VAKIFAHMETOGLU, CEKDAR. « FABRICATION AND CHARACTERIZATION OF POROUS CERAMICS WITH HIERARCHICAL POROSITY ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3422377.
Texte intégralIl lavoro di ricerca esposto nella presente tesi riguarda la produzione di componenti porosi mediante l’uso di polimeri preceramici quali precursori iniziali. Durante una fase preliminare del lavoro di ricerca, sulla quale si è basata la produzione di ceramici cellulari derivati da polimeri, sono state studiate varie composizioni. Ceramici cellulari di SiOC aventi una morfologia complessa sono stati realizzati usando tre diversi tipi di precursori polisilossanici. La formazione di pori è stata attribuita alle differenti strutture dei polimeri, che hanno comportato differenti comportamenti durante la pirolisi (maggiore perdita in peso, diminuzione del volume e sviluppo di gas). In tale contesto, precursori polisilossanici sono stati reticolati, ridotti in polvere, setacciati e pressati al fine di ottenere campioni risultanti in monoliti di SiOC poroso, mediante pirolisi. I campioni ceramici cosí ottenuti esibivano valori di resistenza a compressione fino a 37,4 MPa (con una porosità pari a circa il 53% in volume). La pressatura isostatica a caldo ha consentito la formazione di campioni di SiOC(N) aventi piezoresistivitá estremamente elevata, compresa tra 100 e 1700 ad alte temperature (700-1000°C). Utilizzando un precursore polisilazanico, sono state prodotte schiume microcellulari di SiOCN e macrocellulari di SiCN, mediante l’impiego di fillers sacrificali o di un agente schiumante fisico. Le schiume presentavano una porosità prevalentemente interconnessa compresa tra ~60 e 80 vol% ed una resistenza a compressione compresa tra ~1 e 11 MPa. Utilizzando procedimenti simili, sono stati inoltre prodotti campioni monolitici porosi (70 vol%) di PDC contenenti boro. Al fine di produrre componenti ceramici derivati da polimeri, dotati di porosità gerarchica e di elevata area superficiale specifica (SSA), particelle di PMO (Periodic Mesoporous Organosilica) sono state immerse in un polimero polisilossanico schiumato e, mediante pirolisi, sono stati ottenuti campioni monolitici di SiOC permeabili dotati di una elevata SSA, pari a 137 m2/g. Mediante tale metodo, pirolisi catalizzata assistita (CAP), nanofili di nitruro di silicio, di ossinitruro di silicio o di carburo di silicio sono stati formati direttamente durante la pirolisi di campioni monolitici altamente porosi. L’aumento della temperatura di pirolisi ha provocato un aumento nella lunghezza e nella quantità di nanostrutture prodotte. Il meccanismo di crescita dei nanofili dipende dalle condizioni di pirolisi e dal tipo di catalizzatore. La presenza dei nanofili ha permesso di raggiugere elevati valori di SSA nei ceramici macroporosi, compresa tra 10 e 110 m2/g. Le diversità in tali valori sono state spiegate in termini di morfologia e quantità dei nanofili prodotti impiegando due diversi catalizzatori (Co e Fe). L’ablazione superficiale (etching) ad elevate temperature di ceramici di SiCN ha condotto a materiali contenenti carbonio amorfo o grafitico dotati di una struttura gerarchica bimodale dei pori (micro-mesopori con dimensione media dei pori di 3-11 nm) ed elevata SSA, fino a 2400 m2/g. La porosità risultante (dimensione dei pori, PSD e SSA) dipendeva fortemente dall’evoluzione della fase nanostrutturale del materiale PDC, nonché dalle condizioni di etching. La dimensione media dei pori aumentava all’aumentare della temperatura di pirolisi.
Muscelli, Wesley Cardoso. « Preparação e caracterização de materiais de carbono via termopolimerização de pré-polímero fenol-formaldeído ». Universidade de São Paulo, 2012. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/59/59138/tde-14092017-164746/.
Texte intégralThe present work reports on the investigation of reproducible route to synthesize carbon materials from phenolic resin take into account the structural and morphological features. The control or the resin composotion and the careful establinshing of the ramp heating were decisive for achievement the materials analogous to the glassy carbon (vitreous carbon) in a reproducicle way. The materials obtained materials revealed the glassy carbon structure with the presence of the superficial pores in the range of micrometers to nanometrers. In relation to the carbon materilas, they organized arrangement of the porous in the micrometric scale.
Fávaro, Marcelo Alves. « Síntese e caracterização da MOF NH2-MIL-125 (Ti) e sua aplicação como catalisador na reação de condensação de Knoevenagel / ». Araraquara, 2016. http://hdl.handle.net/11449/138193.
Texte intégralCo-orientador: Regina Célia Galvão Frem
Banca: Leandro Martins
Banca: Gregoire Jean-François Demets
Resumo: O interesse no estudo das MOFs ( Metal Organic Framework ) vem crescendo nos últimos anos, e isso pode ser explicado pela grande versatilidade química e potencialidades de aplicação desses materiais porosos. Possuem funçõe s que se estendem desde sensores, separação de gás, catálise, liberação controlada de fármacos, até aplicações elétricas e ópticas. Dentro desse contexto, o recente grupo de pesquisa criado no Instituto de Química da UNESP de Araraquara, denominado Applied MOFs busca a síntese e aplicação de MOFs, ZIFs e Bio - MOFs para diversas funções. Convém destacar que este é o primeiro trabalho do grupo na química das MOFs, e por essa razão, ele pretende também, na sua parte introdutória, apresentar o estado - da - arte des sa importante e atual área de pesquisa. Quanto à pesquisa desenvolvida nessa Dissertação, ela tem como base MOFs que contêm o ligante orgânico ácido 2 - aminotereftálico, as quais desempenham uma importante aplicação como catalisadores da reação de condensaç ão de Knoevenagel. Tal reação é utilizada para produção de moléculas complexas nas indústrias química e farmacêutica, como exemplo, a lumefantrina, um dos princípios ativos do medicamento antimalária Coartem, possui em sua síntese uma etapa em que duas mol éculas menores são condensadas para formação de uma maior. Neste trabalho, investigamos a influência de duas rotas sintéticas distintas bem como de diferentes precursores metálicos na preparação da MOF NH 2 - MIL - 125(Ti) . Os materiais foram obtidos via reação hidrotérmica ou assistida por microondas, usando como material de partida diferentes alcóxidos de titânio, e esses sólidos foram testados como catalisadores na reação de condensação de Knoevenagel envolvendo benzaldeído e cianoacetato de etila. Por possui r sítios ácidos e básicos, a MOF demonstrou alto desempenho na conversão do benzalde...
Abstract: The interest in the study of MOFs (Metal Organic Framework) has been growing in recent years, and this can be explained by the versatilit y and application potential of these porous materials. They have roles extend from sensors, gas separation, catalysis, drug delivery, electrical and optical applications. In this context, the recent research group created at the Chemistry Institute of UNES P Araraquara, called Applied MOFs, research the synthesis and application of MOFs, ZIFs and Bio - MOFs for various functions. It should be noted that this is the first work of the group in the chemistry of MOFs, and for that reason, it also intends, in its i ntroductory part, to present the state of the art of this important and current research area. As to research conducted in this thesis, it has as MOFs base containing the organic linker 2 - aminoterephthalic acid, which play an important application as catal ysts in the Knoevenagel condensation reaction. This reaction is used for production of complex molecules in the fine chemical and pharmaceutical industries, for example, lumefantrine, one of the active principles of the antimalarial drug Coartem, has in it s synthesis a knoevenagel reaction in one of the steps, where two smaller molecules are condensed to form higher. In this work, we investigated the influence of two different synthetic routes and different metal precursors in the synthesis of MOF NH 2 - MIL - 1 25 (Ti) . The materials were obtained via hydrothermal or microwave assisted reaction, using as a titanium source, two different alkoxides, and these solids were used as catalysts in the Knoevenagel condensation reaction involving benzaldehyde and ethyl cya noacetate. These solids have acidic and basic sites, because of this, the MOF showed high performance in the conversion of benzaldehyde, reaching a value of 96.02% in only 10 minutes of reaction. It is a novel application for that material...
Mestre
Baltieri, Rodrigo Cirillo. « Sintese de macro esferas porosas de amino polimero : aplicação em imobilização de biocompostos ». [s.n.], 1996. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/266481.
Texte intégralDissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Engenharia Quimica
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Resumo: Neste trabalho foram sintetizadas as resinas de N-metilolacrilamida e uréia- formaldeído a partir da reação de condensação da acrilamida e uréia, respectivamente, com o formaldeído. Essas resinas e o monômero de acrilamida foram utilizados na síntese de macro esferas porosas através do gotejamento de suas respectivas soluções em óleo de silicone quente. Foram sintetizadas esferas de poli (Nmetilolacrilamida), poli (uréia- formaldeído), poliacrilamida e poliacrilamidas recobertas por N-metilolacrilamida. As resinas assim como as esferas foram caracterizadas por espectroscopia de infra-vermelho(I.V.). As esferas foram ainda caracterizadas por microscopia eletrônica de varredura(MEV), poro simetria de mercúrio e área superficial (BET). As esferas de poli (N-metilolacrilamida), poli (uréia-formaldeído) e poliacrilamida apresentaram estruturas porosas como verificado por análises microscópicas, por poro simetria e pela área superficial. Sua principal utilização foi em Imunoensaios do tipo ELISA(Enzyme Linked Immunosorbent Assay), onde as esferas serviram como suporte para imobilização de imunoglobulina(lg) em análises de anti-imunoglobulina (a-Ig) de camundongo, marcada com peroxidase. As respostas destes testes foram analisadas em função da; variação da concentração de Ig e de a- Ig, variação do pH de imobilização e variação do polímero-suporte . Os resultados obtidos mostraram que as esferas sintetizadas apresentam boas respostas frente a imobilização de imunoproteínas, com exceção. da poliacrilamida a qual não foi possível analisar devido sua dissolução no meio reacional. Dentre as esferas testadas, as de N-metilolacrilamida apresentaram melhores resultados dando respostas até diluição de 1 :64000 de a-Ig e 1 J.lg/ml de solução de Ig para imobilização em pH 4,5. As esferas foram também analisadas quanto a sua capacidade de imobilizar a lipase para estudos posteriores de seu uso em reação de esterificação catalizada por esta enzima. A quantidade de lipase imobilizada foi maior em pH=4,O; porém as melhores propriedades catalíticas foram observadas em pH 7,0
Abstract: The work presented here concems the synthesis of N Methylolacrylamide (NMA) and Urea-formaldehyde (DF) resins through the polycondensation reactions of the acrylamide and urea with formaldehyde. Theses resins and the acrylamide monomers were used in the synthesis of macrospheres. Their solutions were dropped in hot silicon oil; after that macrospheres of poly (N-methylolacrylamide), poly (urea-acrylamide), polyacrylamide and polyacrylamide coated with N-Methylolacrylamide were obtained. The resins and the macrospheres were characterized by using infrared spectroscopy (FTIR). The macrospheres were analysed by scanning electron microscopy (SEM), mercury porosimetry and superficial area(BET). The macrospheres of poly (N-methylolacrilamide), poly (ureaformaldehyde) and polyacrilamide showed porosity as verified by electronic microscopy, mercury porosimetry and superficial area. The macrospheres were used in immunoassay, type ELISA(Enzime Linked Immunosorbent Assay), as support to immobilize mouse immunoglobulin(lg) in assays using mouse anti-immunoglobulin(a-Ig) labeled with horseradish peroxidase (HRP). The parameters as the pH of the imobilization, the concentration of Ig and a- Ig and the support were varied to analyse their influences in the ELISA assays. The polyacrylamide spheres were not analysed because they were soluble in the reaction medium, but the other macrospheres showed excell_nts results in the ELISA assays. The poly (N-metilolacrylamide) macrospheres showed the best results of all. Responses were obtained up to a diluition. In preliminary studies the macrospheres were used to immobilize lipase and then they were tested in the esterification reaction of the 3-Benzyloxy1,2-propenediol with vynil acetate. It was observed that the best pH value for the lipase immobilization is 4,0 but its catalytic efficiency was observed at pH=7,0
Mestrado
Ciencia e Tecnologia de Materiais
Mestre em Engenharia Química
Balena, Solange Pizzolatto. « Efeito de polimeros hidroretentores nas propriedades fisicas e hidraulicas de dois meios porosos ». reponame:Repositório Institucional da UFPR, 2012. http://hdl.handle.net/1884/27478.
Texte intégralZarbin, Aldo José Gorgatti 1968. « Novos nanocompositos obtidos pelas interações de compostos organometalicos e polimeros condutores com vidros porosos ». [s.n.], 1997. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/249019.
Texte intégralTese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Instituto de Quimica
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Doutorado
Serafim, Bruno Morais. « Microestruturas porosas de poli (metil metacrilato) depositadas/funcionalizadas por eletrofiação ». reponame:Repositório Institucional da UFPR, 2016. http://hdl.handle.net/1884/43518.
Texte intégralDissertação (mestrado) - Universidade Federal do Paraná, Setor de Tecnologia, Programa de Pós-Graduação em Engenharia e Ciência dos Materiais - PIPE. Defesa: Curitiba, 22/02/2016
Inclui referências : f. 120-122
Área de concentração: Engenharia e ciência de materiais
Resumo: Materiais poliméricos com grande área superficial por unidade de massa apresentam grande potencial de aplicação na detecção de doenças, drug delivery e engenharia de tecidos, assim como no desenvolvimento de sensores químicos e biológicos. Entretanto, a produção destes materiais é geralmente cara, demorada e/ou complexa. As técnicas de deposição conhecidas como Eletrofiação e Eletrospray são exceções, pois apresentam grande simplicidade experimental e baixo custo, permitindo a produção de nano/microestruturas poliméricas, como esferas, fios e membranas, com controle preciso da morfologia. Conforme já demonstrado por nosso grupo de pesquisa, uma simples alteração no aparato experimental desta técnica permite produzir as mesmas estruturas com a superfície funcionalizada. Neste trabalho foi estudada a produção e caracterização de microestruturas porosas de PMMA superficialmente funcionalizadas, com terminais hidroxilas acoplados às cadeias poliméricas, empregando a técnica de Eletrofiação com Ativação Superficial Induzida (EISA). O material produzido foi então utilizado em ensaios de detecções biológicas, no Instituto de Biologia Molecular do Paraná (IBMP), onde demonstrou-se a capacidade de detecção de amostras contaminadas com anticorpos de HIV. A simplicidade de produção destas estruturas, aliada ao baixíssimo custo do processo, garantem grande potencial de aplicação das microestruturas funcionalizadas de PMMA como substratos para ensaios biológicos de detecção de doenças.
Abstract: Polymeric materials with elevated surface area per unit mass have great application potential for diseases detection, drug delivery, tissue engineering, and in the development of chemical and biological sensors as well. However, the production of these materials is generally costly, time consuming and/or complex. Deposition techniques known as Electrospray and Electrospinning are exceptions, due to the great experimental simplicity and low cost involved, allowing the production of nano/polymeric microstructures, such as beads, fibers and membranes with precise morphology control. As it was already shown by our research group, a simple change in the experimental setup allows the production of the same structures with a functionalized surface. In this work, we present the production and characterization of surface functionalized PMMA microstructures, with hydroxyl groups attached to the polymer chains, using the Electrospinning Induced Surface Activation (EISA) technique. The material produced was used for biological assays at the Instituto de Biologia Molecular do Paraná (IBMP) and proved to be able to detect HIV infected samples. The simple procedures applied to produce these structures, associated with their low cost, are evidences of great potential for application as a disease diagnostic substrate.