Articles de revues sur le sujet « Poesia degli anni sessanta »

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1

Morlino, Leonardo. « LA SCIENZA POLITICA ITALIANA : TRADIZIONE E REALTÀ ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, no 1 (avril 1991) : 91–124. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009825.

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Résumé :
IntroduzioneAll'indomani del secondo conflitto mondiale Leoni fissa i connotati essenziali di una scienza politica da rifondare insieme alla democrazia in Italia (Leoni 1949-50 e 1980). Dopo quasi venti anni, Sartori ritiene che «la scienza politica italiana è semplicemente in fase di parto» (Sartori 1967, 699). Che cosa si può dire dopo piò di quaranta anni? Le domande a cui rispondere per disegnare un quadro della disciplina all'inizio degli anni novanta mi paiono le seguenti: come si forma la disciplina tra gli anni cinquanta e sessanta; come giunge ad autodefinirsi al momento in cui decolla, alla fine degli anni sessanta; quali siano le difficoltà del decollo e come queste incidano sul suo sviluppo successivo; quali le modalità di crescita e di istituzionalizzazione; quali i contenuti della disciplina in questi anni e quali i cambiamenti di quei contenuti; quale la rilevanza rispetto ai problemi politici esistenti; infine, quale bilancio complessivo sia possibile tracciare.
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Cannavacciuolo, di Laura. « Dopo il Boom. Romanzi napoletani negli anni Settanta ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 52, no 2 (14 février 2018) : 446–57. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818755365.

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Résumé :
Il saggio propone una investigazione degli sviluppi del romanzo d’area napoletana tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta del ’900. Si definiscono i temi dominanti dei principali romanzi pubblicati in questa stagione— Amore e Psiche, Tanto la rivoluzione non scoppierà, Dentro la Stella, Malacqua—, i modelli di riferimento, il contributo degli scrittori rispetto al dibattito teorico nazionale e internazionale. Infine, si analizza il rapporto degli scrittori in oggetto con le forme del Nuovo Romanzo e il filone del cosiddetto romanzo “apocalittico”.
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Lonergan, Corinna Salvadori, et Mario Martelli. « Letteratura fiorentina del Quattrocento : Il filtro degli anni Sessanta ». Modern Language Review 92, no 3 (juillet 1997) : 751. http://dx.doi.org/10.2307/3733459.

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Hajek, Andrea. « Book Review : Narrativa italiana degli anni Sessanta e Settanta ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 42, no 2 (septembre 2008) : 443–45. http://dx.doi.org/10.1177/001458580804200226.

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Baldassarri, Stefano Ugo, et Mario Martelli. « Letteratura fiorentina del Quattrocento. Il filtro degli anni sessanta ». Italica 74, no 3 (1997) : 419. http://dx.doi.org/10.2307/479948.

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Deplano, Valeria. « Dall'anticolonialismo all'antimperialismo : associazionismo e attivismo degli studenti africani nell'Italia degli anni Sessanta ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 299 (août 2022) : 225–51. http://dx.doi.org/10.3280/ic299-oa2.

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Résumé :
Con la fine degli imperi coloniali europei, l'afflusso di studenti universitari provenienti dai paesi di nuova indipendenza crebbe da entrambe le parti della Cortina di ferro. Questi si resero protagonisti di attività e mobilitazioni politiche tanto nei paesi del blocco orientale, quanto in Germania occidentale, Francia, Gran Bretagna. Gli studi su questi aspetti sono invece assenti per il caso italiano. Questo articolo intende proporre una prima ricostruzione della geografia dell'attivismo studentesco africano in Italia negli anni Sessanta, ricostruendone le modalità associazionistiche e proponendo una prima mappatura dei legami di tale attivismo con varie organizzazioni italiane, in particolare con alcuni gruppi studenteschi anticoloniali e con l'Ufficio centrale studenti esteri in Italia, di matrice cattolica. L'articolo mostra come, nel corso del decennio, negli interessi dei gruppi africani l'anticolonialismo venga sostituito dall'antimperialismo, e come l'associazionismo africano subisca un processo di radicalizzazione in parte connesso alla similare trasformazione del movimento studentesco italiano, e in parte connesso agli sviluppi della politica africana
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Viparelli, Irene. « La Teoria de A. Negri. Tra "Pensare Nella" e "Pensare Sulla" Congiuntura ». Perspectivas - Journal of Political Science, no 6 (1 décembre 2011) : 157–79. http://dx.doi.org/10.21814/perspectivas.32.

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Résumé :
Il presente articolo si propone di reflettere sull' evoluzione della teoria di Negri, dagli scritti "marxiani" degli anni Sessanta e Settanta, fino all´último testo, scrito in collaborazione con M. Hardt, Commonwealth. La nostra ipotese à che sia possibilecogliere la logica di sviluppo della teoria di Negri soltanto ipotizzando la sua apparteneza alla tradizione del pensiero rivoluzionario; una tradizione che si caratterizza per líntimo legame tra sviluppo teorico e movimento ciclico del capitalismo. Utilizzando il lessico althusseriano, abbiamo definito tale dinamica di svilluppo del pensiero rivoluzionario come alternarsi "pensare nella" e del "pensare sulla" congiuntura. La prima parte dell´articolo è consacrata all´analisi dei testi del cosiddetto "perioso operaista": tali testi, sia per la loro subordinazione alla specifica congiuntura italiano degli anni sessanta e alla crisi internazionale degli anni settanta, sia per la loro ricerca di una strategia politica adeguata alla lotta di classe in questo specifico contesto, non possono che essere considerati come espressione emblematica di un "pensare nella" conguintura. Nella seconda parte ci siamo occupati della produzione teorica di Negri, dagli scritti degli anni Ottanta fino a Multitude, mostrando come l'obiettivo fondamentale sia quello di portare "alla forma del concetto" una serie di intuizioni teoriche sviluppate nel corso della "riflessione congiunturale". Infine, nell'ultima parte, abbiamo formulato l'ipotesi che, con Commonwealth, si compia un nuovo "dislocamento teorico": la crisi finanziaria del 2008 impone a Negri di abbandonare nuovamente l'"astratto" terreno della riflessionare teorica, per immergersi nella "concretezza" della riflessione congiunturale, al fine di definire una strategia rivoluzionaria adeguata alle forze produttive contemporanee, alla Moltitudine biopolitica.
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Di Giacomo, Giuseppe. « Arte e realtŕ nella produzione artistica del Novecento ». PARADIGMI, no 2 (juillet 2010) : 87–104. http://dx.doi.org/10.3280/para2010-002007.

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Le avanguardie storiche degli anni Venti e le neo-avanguardie degli anni Sessanta tentano di superare la dimensione autonoma dell'arte e la distinzione tra arte e vita. Tuttavia, se nell'avanguardia storica l'arte rivela ancora l'"altro" della realtŕ, e in questo modo si contrappone all'esistente, le produzioni artistiche attuali sono invece caratterizzate da un "realismo acritico" che, negando ogni "altro", rinuncia alla possibilitŕ di trasformare l'esistente. Cosě, se l'avanguardia sognava di redimere la vita per mezzo dell'arte, la neo-avanguardia, invece, sostiene che č l'arte stessa a farsi vita nel momento in cui l'opera rinuncia alla "forma".
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Pasquini, Dario. « Tra il serio e il faceto. I giornali satirici italiani del dopoguerra 1944-1963 ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 262 (octobre 2011) : 75–96. http://dx.doi.org/10.3280/ic2011-262005.

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Il saggio ricostruisce nei suoi caratteri essenziali il contesto della stampa satirica italiana dal secondo dopoguerra agli anni sessanta. L'autore sostiene che la notevole fioritura di giornali satirici nella seconda metŕ degli anni quaranta sia da ricondurre al perdurare di una tradizione satirica che anche durante il fascismo era rimasta forte. Proprio il peso di questa tradizione, secondo l'autore, contribuě al fatto che a poco a poco le riviste orientate a sinistra scomparvero e le uniche testate satiriche a restare in circolazione furono di orientamento conservatore o neofascista. Tali giornali tuttavia si rivelarono incapaci di rinnovarsi, tanto che verso la metŕ degli anni sessanta l'intera stampa satirica italiana sparě in pratica dalla circolazione. Fra i giornali oggetto del saggio, sui quali vengono forniti numerosi dati riguardanti la tiratura, le vicende editoriali e la composizione della redazione, spiccano i conservatori "Candido" di Giovanni Guareschi e "Il Travaso" di Guasta; l'antifascista "Cantachiaro"; l'anticlericale "Don Basilio"; i neofascisti "Il Merlo giallo" di Alberto Giannini e "Asso di bastoni". Ritenendo inadeguate alcune interpretazioni che emergono dalla recente letteratura su Guareschi, l'autore pone l'accento sul rapporto di tipo affettivo ed esistenziale che legň lo scrittore al fascismo.
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Zanfi, Federico. « Il Progetto ’80. Un'idea di Paese nell'Italia degli anni sessanta ». Planning Perspectives 29, no 1 (2 janvier 2014) : 140–41. http://dx.doi.org/10.1080/02665433.2013.860815.

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Bruti Liberati, Edmondo. « LA MAGISTRATURA : LA “RADICALE SVOLTA” DELLA METÀ DEGLI ANNI SESSANTA DEL NOVECENTO ». Il Politico 251, no 2 (3 mars 2020) : 77–104. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.237.

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Résumé :
Nel 1964 Magistratura Democratica, un nuovo gruppo di giudici e procuratori, sostenne un "cambiamento radicale" all'interno dell'Associazione Nazionale Magistrati volto a far rispettare i nuovi principi della Costituzione democratica del 1948. Il "cambiamento radicale" sostenuto da Magistratura Democratica ebbe una forte influenza sulla dichiarazione finale redatta dal XII Congresso ANM organizzato a Gardone nel 1965. Per la prima volta le donne parteciparono al congresso: fino ad allora le donne erano scandalosamente discriminate nell'accesso alla magistratura. Studenti e movimento operaio (1968) scossero la società italiana e la magistratura non fu protetta. Gli anni tra il 1968 e il 1974, nonostante la "strategia della tensione" e le bombe (Milano Piazza Fontana 1969, Milano Centrale di Polizia 1973, Brescia Piazza della Loggia 1974), sono la stagione delle riforme, che riflettono il profondo cambiamento della società e danno un nuovo ruolo alla magistratura. La magistratura che nella seconda metà degli anni Settanta ha sfidato e combattuto il terrorismo e la mafia è stata la magistratura nata dal "cambiamento radicale" iniziato a metà degli anni Sessanta.
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Vertecchi, Benedetto. « Visalberghi e la pedagogia del Novecento. La svolta degli anni Sessanta ». CADMO, no 2 (décembre 2019) : 4–15. http://dx.doi.org/10.3280/cad2019-002002.

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Sapienza, Annamaria. « Oltre il testo. La sperimentazione teatrale napoletana negli anni Sessanta e Settanta ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 52, no 2 (22 avril 2018) : 631–47. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818757476.

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Résumé :
Negli anni ’60 e ’70 un aspetto particolarmente incisivo del teatro a Napoli è costituito dalle esperienze di ricerca condotte da alcune formazioni che, con diverse modalità, lanciano un chiaro segnale di rinnovamento. In nome di un più libero legame con la tradizione e rifiutando come unico il modello eduardiano, i gruppi sperimentali di questi anni generano un’autentica spinta vitale che, per la presenza di un patrimonio artistico stratificatosi nei secoli, assume particolari connotazioni all’interno del generale clima di rinnovamento del teatro italiano. Il rapporto acentrico con il testo drammatico costituisce una delle caratteristiche principali di questo processo nel quale, attraverso l’integrazione di espressioni proprie delle varie arti, la scrittura scenica è spostata sulla sfera del visivo. Il sTeatro, Napoli, Recitazione, Avanguardia, Sperimentazioneaggio intende tracciare la parabola dellã avanguardia teatrale napoletana nei due decenni che precedono la nascita della nuova drammaturgia (Moscato, Ruccello, Santanelli), ovvero, identificare i protagonisti di una generazione di artisti che si nega alla visione folklorica della cultura partenopea volgendo l’attenzione ai testi teorici (ad esempio le prime traduzioni degli scritti di Brecht e Artaud), alla drammaturgia straniera (Genet, De Ghelderode, Lorca, Ionesco, Beckett) e ai padri del Nuovo Teatro (Living Theatre, Grotowski), preparando l’humus germinale di una più serena relazione con il passato che consente la produzione testuale degli anni a venire.
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Bartolini, Stefano, et Peter Mair. « SPAZIO POLITICO E MOBILITÀ ELETTORALE ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 20, no 2 (août 1990) : 267–92. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009229.

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IntroduzioneIl problema della stabilità/instabilità elettorale è da tempo un tema centrale nell'analisi delle tendenze elettorali dei paesi dell'Europa occidentale. Tra la fine degli anni sessanta e la prima metà degli anni settanta una forte ondata di mobilità elettorale è sembrata scuotere un gran numero di sistemi partitici, minando i tradizionali allineamenti ed imponendo una profonda riconsiderazione di quelle tesi di stabilizzazione che fino a poco prima dominavano l'interpretazione delle determinanti della politica elettorale di massa. Nessuna delle principali famiglie politiche è rimasta immune da questo processo di trasformazione, nuovi partiti sono emersi a sfidare il lungo e consolidato predominio delle tradizionali alternative partitiche e il catalogo dei cambiamenti si è allargato quasi giornalmente, fino a far affermare in un recente studio che «il vecchio ordine sta cambiando» (Dalton, Flanagan e Beck 1984b, 451).
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Ciglioni, Laura. « Le guerre italiane nei rotocalchi degli anni Settanta ». MONDO CONTEMPORANEO, no 1 (avril 2010) : 121–64. http://dx.doi.org/10.3280/mon2010-001005.

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Il saggio ricostruisce le immagini delle guerre combattute dall'Italia nel XX secolo, e in particolare quelle della prima e della seconda guerra mondiale, diffuse presso l'opinione pubblica italiana negli anni Sessanta, attraverso l'analisi di otto rotocalchi di ampia diffusione e di differente orientamento: Famiglia cristiana, L'Europeo, Oggi, Tempo, Epoca, Vie nuove, L'Espresso e Gente. Analizzando tanto la natura di prodotto dell'industria dell'intrattenimento che di giornale di opinione, propria del rotocalco, l'autrice ne ricostruisce i diversi livelli di fruizione e individua in particolare tre processi che operavano nella struttura dei settimanali illustrati: mitizzazione, ideologizzazione e affabulazione. Accanto ad un sentimento di estraneitŕ verso le guerre nazionali che emerge quale mito comune a tutti i rotocalchi, l'autrice individua come dato dominante l'esistenza di memorie contrapposte e polemiche del passato nazionale (in particolare della Resistenza) presso l'opinione pubblica italiana del tempo. Il saggio analizza, infine, gli elementi di continuitŕ e di frattura di alcune di queste memorie nel tempo e il loro rapporto con il discorso politico pubblico proposto dalle forze politiche protagoniste del centrosinistra.
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Lamera, Federica. « LAURA NUDA : UN INTENSO RITRATTO FEMMINILE NEL CINEMA ITALIANO DEGLI ANNI SESSANTA. » Revista Internacional de Culturas y Literaturas, no 15 (2014) : 270–81. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2014.i15.20.

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Quando, nel 1961, uscì Laura nuda di Nicolò Ferrari (1927-2008), il giovane regista era considerato una delle maggiori promesse del cinema italiano dell’epoca e il suo film, destinato probabilmente a rappresentare l’Italia al festival di Cannes di quell’anno, avrebbe dovuto consacrarne definitivamente la fama già acquisita come apprezzato aiuto di Rossellini, Antonioni e Bolognini ed eccellente documentarista. La storia di Laura, raffinato quanto difficile ritratto psicologico di una figura complessa di donna, per la delicatezza dei temi trattati, considerati scabrosi, però entrò nel mirino della censura, finendo per essere boicottato e dimenticato, dopo essere stato proiettato in condizioni di semiclandestinità.
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Romano, Livia. « Aldo Capitini e la riforma della scuola pubblica nell’Italia degli anni Sessanta ». Espacio, Tiempo y Educación 5, no 1 (1 janvier 2018) : 201. http://dx.doi.org/10.14516/ete.209.

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This paper reconstructs Aldo Capitini’s years of militancy in the ADESSPI (Association for Defence and Development of the Italian Public School) in the 1960s. By exploring the author’s works (correspondence, university lectures, books, articles); various historical documents (including ministerial publications); critical literature and publications by the association itself, as well as other members of ADESSPI, the protagonist role that Capitini took on within the school reform movement of the 1960s emerges. He was instrumental in designing and drafting its policies, and using them as grounds for ADESSPI’s fight against parliamentary decisions and defence of a democratic school. In particular, he promoted the school-community as an omnicratic environment, in which all stakeholders would be involved in decision-making, as well as teaching (rather than preaching) religion, civic education and continuous teacher training. These were issues through which Capitini, by implementing concrete educational practices, hoped to realise his theory of the coexistence of everyone – the theoretical premise of a universal education; in his view schooling should provide every student with the tools to actively participate in democratic life. His ideas about the «School of the Future», tasked with combating authoritarianism without recourse to violence, was a source of inspiration for the student movement which, in 1968, fought for school to be a place of human emancipation.
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De Michele, Grazia. « Un antirazzismo mancato ? Classe e razza nel dibattito di area comunista su bambini meridionali e classi differenziali negli anni Settanta ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 297 (mars 2022) : 100–123. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-297-s1oa-005.

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Uno degli elementi caratterizzanti le migrazioni interne verso le città del triangolo industriale negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento è stato il razzismo antimeridionale. Nelle scuole elementari molti tra i figli dei nuovi arrivati vennero immessi nelle cosiddette classi differenziali anche grazie al supporto scientifico offerto da psichiatri, psicologi e assistenti sociali che, nello stesso periodo, definirono i bambini di origine meridionale come disadattati, in ragione di una supposta incapacità di adattarsi a un ambiente più progredito. Negli anni Settanta, il fenomeno venne sottoposto ad aspre critiche, ma il razzismo che l'aveva alimentato non fu riconosciuto come tale. L'articolo analizza i limiti del dibattito sviluppatosi tra educatori e intellettuali di area comunista, che lessero la discriminazione nei confronti degli alunni meridionali esclusivamente in termini di classe sociale secondo i dettami di un marxismo tipicamente eurocentrico. 
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di Cortona, Pietro Grilli. « LE CRISI POLITICHE NELL'EUROPA ORIENTALE ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 16, no 2 (août 1986) : 273–315. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200015951.

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IntroduzioneDegli otto regimi comunisti nati in Europa centro-orientale alla fine degli anni quaranta nessuno ha ancora abbandonato il campo marxista-leninista. L'unica reale trasformazione finora intervenuta è stata quella che ha segnato la fine dello stalinismo. Due di essi tuttavia (la Iugoslavia nel 1948 e l'Albania negli anni sessanta), usufruendo di alcuni vantaggi politico-strategici, hanno abbandonato l'area di influenza sovietica e acquisito una generale autonomia nelle politiche interna ed estera. Dei restanti sei regimi, tre subiscono l'impatto di crisi originate da fattori endogeni; negli altri si evidenziano al massimo sintomi di malessere interno (come la rivolta di Berlino Est nel 1953) o di crisi nei rapporti con l'URSS (le tentazioni autonomistiche della Romania).
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Paone, Sonia. « Il concetto di urban blight nelle politiche di Urban Renewal negli Stati Uniti ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 128 (juillet 2022) : 144–58. http://dx.doi.org/10.3280/sur2022-128012.

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L'articolo analizza la genesi del concetto di urban blight nel contesto delle politiche di urban renewal che sono state attuate negli anni Cinquanta e Sessanta nelle città degli Stati Uniti. L'obiettivo è quello di evidenziare le logiche discriminatorie che hanno accompagnato l'imposizione di questo termine nel dibattito pubblico e le sue conseguenze sull'allontanamento dalle aree centrali (inner city) delle città americane delle famiglie afroamericane. La costruzione dell'urban blight si inserisce quindi nel più ampio discorso sulla razzializzazione dello spazio che caratterizza l'esperienza urbana statunitense.
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Michelutti, Paolo. « Servitů militari e militarizzazione. Il Friuli Venezia Giulia 1949-1989 ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 267 (novembre 2012) : 291–307. http://dx.doi.org/10.3280/ic2012-267005.

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L'adesione al Patto atlantico nel 1949 significa per l'Italia una decisa scelta di campo nell'area delle potenze occidentali. Il contributo alla difesa comune trasforma il disegno dei confini nazionali che diventano confine dell'alleanza occidentale. Nel saggio si cerca di ricostruire la storia della militarizzazione del territorio di una regione di confine, il Friuli Venezia Giulia, attraverso l'utilizzo delle servitů militari, evidenziando come nel secondo dopoguerra la presenza militare dell'esercito italiano e delle basi Usa abbiano provocato resistenze e problematiche alla societŕ civile e alle istituzioni. Esaurita sul finire degli anni cinquanta la protesta ideologica del movimento dei Partigiani della pace, tra gli anni sessanta e gli anni settanta č stato il movimento dei sindaci dei comuni del Friuli Venezia Giulia, guidato da motivazioni economiche, a portare alla revisione del quadro normativo sulle servitů militari con la legge 24 dicembre 1976, n. 898.
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Morlino, Leonardo. « CONSOLIDAMENTO DEMOCRATICO : DEFINIZIONE E MODELLI ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 16, no 2 (août 1986) : 197–238. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200015938.

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IntroduzioneIl presente lavoro presenta, in maniera sintetica ed essenziale, un tema di ricerca e alcuni problemi ad esso connessi, la cui importanza è immediatamente evidente. Tra la metà degli anni settanta e l'inizio del decennio successivo si sono iniziati e, in parte o del tutto, conclusi, i processi di instaurazione democratica in paesi come il Portogallo, la Spagna e la Grecia nell'area mediterranea o come l'Argentina, il Brasile, l'Uruguay, il Però, la Bolivia nell'America meridionale o anche come il Messico, il Salvador, il Guatemala e l'Honduras nell'America centrale. Tutti questi paesi si sono trovati o si trovano ancora a dover affrontare il successivo problema di consolidare e rendere persistenti le proprie nuove strutture politiche. Per meglio valutare l'ampiezza del fenomeno basterà riflettere sul fatto che esso riguarda circa un terzo delle democrazie attualmente esistenti. Inoltre, i problemi del consolidamento sono stati cruciali per altre democrazie europee come l'Italia, la Germania, l'Austria, la Francia o, in un diverso contesto, come il Giappone tra la fine degli anni quaranta e l'inizio del decennio successivo, e per altri paesi dell'America Latina quali Colombia, Costa Rica e Venezuela tra gli anni sessanta e i primi anni settanta. Si tratta, dunque, non solo di un fenomeno attualmente molto ampio, ma anche di grande rilievo nell'immediato passato.
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Altissimi, Elisa. « Una risposta garantita al limone ! » XVI, 2021/1 (gennaio-marzo), no 1 (26 mars 2021) : 99–101. http://dx.doi.org/10.35948/2532-9006/2021.6497.

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I nostri lettori si domandano quali siano il significato e l’origine delle locuzioni garanzia al limone e garantito al limone. Riguardo a quest’ultima, un lettore riferisce di averla ascoltata per la prima volta in un vecchio spot di “Carosello” degli anni Cinquanta-Sessanta e di averla letta anche all’interno dell’opera Il giardino dei Finzi Contini di Giorgio Bassani, scritta nel 1962 ma ambientata nel 1938. Il lettore si chiede quindi come sia possibile che l’autore del romanzo possa attribuire a un personaggio un modo di dire, alla sua epoca, inesistente.
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Musella, Luigi. « Dalla storia economico-­sociale alla storia della società rurale. Un passaggio negli studi di storia contemporanea di Pasquale Villani ». SOCIETÀ E STORIA, no 171 (février 2021) : 175–85. http://dx.doi.org/10.3280/ss2021-171009.

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L'autore sottolinea il passaggio dalla storia economico-­sociale alla storia della società rurale nella produzione scientifica di Villani. Si sono considerate alcune pubblicazioni che meglio di altre evidenziano, prima, la sua partecipazione a quel dibattito che ci fu tra studiosi con una impostazione crociana e studiosi con una impostazione gramsciana e/o marxista nel corso degli anni cinquanta e sessanta;; poi, quella fase che lo portò a riprendere la lezione delle «Annales» attraverso l'esperienza dei «Quaderni Storici». In tale contesto, vengono esaminate le sue posizioni rispetto al dibattito tra Emilio Sereni e Rosario Romeo, l'atteggiamento nei confronti dell'impegno politico degli storici. L'adesione alle novità della storiografia francese lo portarono a una visione più ampia e complessa e all'uso della categoria di "società rurale".
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Venturi, Antonello. « Risorgimento e regno d'italia nella storiografia russa tra fine ottocento e primo novecento : n.i. kareev e e.v. tarle ». MONDO CONTEMPORANEO, no 3 (mars 2013) : 129–48. http://dx.doi.org/10.3280/mon2012-003004.

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Tarle sono tra i piů noti specialisti di storia europea nella Russia di fine Ottocento e di inizio Novecento. I loro testi di alta divulgazione di questi anni, che riflettono direttamente quel che si insegnava nelle universitŕ dell'impero, ben illustrano la loro idea della piů recente storia italiana. Forte č qui l'influenza del radicalismo politico russo degli anni Sessanta dell'Ottocento: chi veramente cambia l'ordine europeo č Napoleone III, Mazzini incarna il peso eccessivo della religione nella vita politica italiana, Cavour č anzitutto un nemico della rivoluzione popolare. Anche Garibaldi per Kareev č sostanzialmente l'uomo capace di unire l'elemento monarchico a quello popolare, piů che un rappresentante di quest'ultimo, anche se Tarle riprende invece il grande mito russo dell'eroe popolare. I primi anni del regno d'Italia riuniscono invece i due autori nella sconsolata visione di un paese povero, dalle forme sociali arretrate, afflitto dall'ignoranza e vittima di continue politiche anti-popolari.
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Comberiati, Daniele. « La colonia cinese : Le rappresentazioni culturali e letterarie della Concessione italiana di Tientsin nella letteratura e nella cultura italiana del Novecento ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 48, no 3 (10 août 2014) : 398–410. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814540421.

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Résumé :
Pur essendo stata breve e marginale rispetto alle altre esperienze coloniali, la Concessione italiana di Tientsin (1901–1947), unica esperienza di colonizzazione italiana in Asia, è interessante per le particolari dinamiche di decostruzione e ricostruzione dell’identità nazionale di cui è stata portatrice. Attraverso lo studio delle rappresentazioni letterarie e culturali di cui è stata oggetto (dai romanzi tardo-futuristi del collettivo marinettiano de I Dieci fino al fumetto Shanghai Devil di Gianfranco Manfredi, passando per le autobiografie degli ufficiali e per i testi degli esploratori, senza dimenticare di motivare “l’assenza” della Concessione italiana di Tientsin negli scritti sulla Cina degli scrittori degli anni Sessanta), la concessione cinese può, infatti, rappresentare una sorta di “laboratorio del colonialismo”, dove più evidenti sono le contraddizioni e i conflitti della presunta omogeneità nazionale. Nell’articolo, attraverso un’analisi diacronica e grazie all’apporto delle teorie postcoloniali e degli studi sulla razza, si passano in rassegna non solo i testi letterari su Tientsin, ma anche le dinamiche orientaliste e le rappresentazioni della razza e dell’identità italiana che essi mettono in gioco.
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Patriarca, Silvana. « "Vorrei la pelle nera" : cultura giovanile e sensibilit&agrave ; antirazziste nell'Italia degli anni Sessanta e S ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 297 (mars 2022) : 80–99. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-297-s1oa-004.

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Résumé :
Muovendo dai pochi testi di canzoni italiane che negli anni Sessanta esprimevano sentimenti antirazzisti, il saggio esplora la presenza e la natura di questi sentimenti nella cultura giovanile di quegli anni incentrando l'analisi su "Ciao 2001", un popolare settimanale musicale che cominciò le pubblicazioni in quel periodo. Utilizzando in maniera eclettica spunti interpretativi che derivano dalle teorie sull'appropriazione culturale e sulla "race consumption", il saggio mostra come il consumo di musica afroamericana e la fascinazione per i musicisti neri si accompagnassero a un interesse per le radici storiche di quella musica e per la storia, la condizione, e le lotte dei neri americani, che nel settimanale erano oggetto di molti servizi giornalistici. Il saggio infine considera alcune figure emergenti della scena musicale italiana degli anni Settanta di cui si occupò il settimanale — in particolare il jazzista napoletano-afroamericano James Senese e il cantautore napoletano Pino Daniele — per sottolineare l'appropriazione, non priva di stereotipi, del topos della "negritudine" da parte di quest'ultimo per far riferimento al razzismo interno di cui i meridionali erano vittime, ma anche a se stesso. Se in parte tale appropriazione si poteva giustificare, dall'altro impediva il riconoscimento di una specificità dell'oppressione dei neri e quindi una più profonda comprensione del razzismo antinero.
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Cappelli, Ottorino. « AMMINISTRAZIONE E POLITICA IN URSS NELLE ANALISI COMPARATE DELLA SCIENZA POLITICA OCCIDENTALE ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 18, no 1 (avril 1988) : 137–67. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017299.

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Résumé :
IntroduzioneAlla fine degli anni Sessanta la sovietologia era ancora un'«ibrida arte» orientata in senso interdisciplinare, priva di metodologie analitiche rigorosamente definite e in gran parte rinchiusa nei confini degli studi di area. Nei due decenni successivi alla seconda guerra mondiale era stato soprattutto il dialogo con la scienza politica in generale e con la politica comparata a rimanere penalizzato. Diversi erano gli approcci, le categorie, gli strumenti metodologici adoperati per analizzare i sistemi politici dell'est e dell'ovest. Tra le ricerche sull'URSS e gli studi politologici sull'occidente mancava un linguaggio disciplinare comune, non v'era simbiosi concettuale. Contribuivano a questa separatezza disciplinare sia la percezione di una assoluta estranietà tra «mondo socialista» e democrazie costituzionali, legata al contesto politico della guerra fredda, sia l'egemonia culturale del modello totalitario, fondato sul presupposto dell'unicità del sistema politico sovietico.
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Rizzo, Mario. « Sviluppo economico e formazione del capitale umano nell'Italia del "boom" : la Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Pavia ». STORIA IN LOMBARDIA, no 1 (avril 2022) : 210–24. http://dx.doi.org/10.3280/sil2021-001012.

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Résumé :
L'articolo ricostruisce le vicende che, a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, condussero alla fondazione della Facoltà di Economia e Commercio presso l'Università degli Studi Pavia, collocandole nel contesto del cosiddetto "miracolo economico". Dopo aver descritto le pressanti richieste in tal senso provenienti dal tessuto economico provinciale, si illustrano i complessi meccanismi politico-burocratici che videro impegnati fra Pavia e Roma numerosi attori pubblici e privati variamente interessati al successo dell'iniziativa, dalle autorità accademiche agli enti locali, dalle banche pavesi alla Camera di Commercio, dai funzionari ministeriali ad alcune figure politiche nazionali di primo piano.
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Parmeggiani (book author), Francesca, et Fabrizio Mari (review author). « Lo spessore della letteratura. Presenze neotestamentarie nella narrativa italiana degli anni Sessanta e Settanta ». Quaderni d'italianistica 29, no 2 (1 juin 2008) : 192–94. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v29i2.8482.

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De Benedictis, Michele. « Giulio Leone : l'ultimo dei bonificatori ». QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no 4 (décembre 2010) : 155–59. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-004006.

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Résumé :
Le grandi opere di bonifica, il cui culmine si č andato realizzando nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, hanno certamente contribuito a mutare il volto produttivo e sociale dell'agricoltura del Mezzogiorno. I successi conseguiti sono in larga misura da attribuire alla competenza e all'impegno professionale di un agguerrito nucleo di tecnici. Giulio Leone, recentemente scomparso, č stato, a pieno titolo, l'ultimo rappresentante di tale schiera. Il suo impegno professionale, a partire dagli anni Quaranta, ha interessato le realtŕ del latifondo siciliano e diversi comprensori dell'agricoltura campana. Alla conclusione del lavoro per la riforma agraria in Calabria, ha fatto seguito il prolungato impegno presso la Cassa per il Mezzogiorno, prima alla direzione del Servizio bonifiche e successivamente come Vicedirettore del medesimo istituto. Una lunga vita esemplare, sotto il profilo umano e professionale, che lo fa annoverare tra i grandi "tecnici" del meridionalismo contemporaneo.
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Marini, Luigi. « I ghiacci si sciolgono. Lo scongelamento del comportamento di voto nei tre sistemi scandinavi ». Quaderni dell'Osservatorio elettorale QOE - IJES 65, no 1 (30 juin 2011) : 67–119. http://dx.doi.org/10.36253/qoe-9776.

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Résumé :
I sistemi partitico-elettorali di Svezia, Danimarca e Norvegia sono stati tradizionalmente caratterizzati da un’alta stabilità e prevedibilità, ma nel corso degli ultimi decenni hanno conosciuto signifcative trasformazioni, con un aumento dell’incertezza, della volatilità e della frammentazione: tendenze comuni a molti paesi europei, ma sviluppate in Scandinavia con caratteristiche peculiari. Se le tradizionali fratture sociali si riflettevano fino agli anni Sessanta in un sistema partitico «congelato», secondo la celebre definizione di Lipset e Rokkan (1967), e in un assetto democratico «consensuale» (Lijphart 1984), dai primi anni Settanta emergono nuovi conflitti che destabilizzano l’arena elettorale. Il vecchio «sistema scandinavo a cinque partiti» (Berglund e Lindström 1978) con un partito socialdemocratico dominante si trova a fronteggiare vere e proprie valanghe, negli anni Settanta prima e negli anni Novanta poi, causate da fenomeni contingenti inseriti in un processo di mutamento di lungo periodo. Il declino della classe operaia e contadina, il dibattito sull’integrazione europea, la nascita di movimenti «post-materialisti» (Inglehart 1977), la crisi del welfare state e il tema dell’immigrazione producono profonde trasformazioni nel sistema politico, attraverso una serie di terremoti elettorali. Le vecchie alleanze politico-sociali sono scardinate e si fanno strada nuovi partiti, tra cui una forte destra populista, mentre la competizione elettorale, fattasi più uida ed incerta, tende oggi verso un assetto sostanzialmente bipolare e «maggioritario», più simile a quello degli altri paesi europei. Se un «modello scandinavo» ancora esiste, esso rappresenta oggi non più una singolare eccezione, bensì un caso esemplare di un processo di mutamento comune al più ampio contesto europeo.
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Tomatis, Jacopo. « Parole nuove. Il neologismo “cantautore” e l'ideologia del genere nella canzone italiana degli anni Sessanta ». IASPM@Journal 1, no 1 (15 avril 2011) : 1–28. http://dx.doi.org/10.5429/2079-3871(2010)v1i2.11it.

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Ovan, Sabrina. « Book Review : Tra coscienza e autocoscienza. Saggi sulla narrativa degli anni sessanta. Volponi-Calvino-Sanguineti ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 45, no 2 (septembre 2011) : 518–21. http://dx.doi.org/10.1177/001458581104500231.

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Casilio, Silvia. « RACCONTAMI LA MEGLIO GIOVENTÙ. LA GRANDE TRASFORMAZIONE DEGLI ANNI CINQUANTA E SESSANTA ATTRAVERSO LA FICTION ». Italianist 34, no 2 (juin 2014) : 201–18. http://dx.doi.org/10.1179/0261434014z.00000000073.

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Oppedisano, Francesca Rachele. « Ribelli dello Spirito tra estremo oriente ed estremo occidente ». Mnemosyne, no 5 (15 octobre 2018) : 13. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i5.13563.

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Résumé :
Durante gli Anni Sessanta del secolo scorso, all’apice dello sviluppo della cultura giapponese riformata secondo i canoni liberaldemocratici di stampo occidentale, lo scrittore giapponese Yukio Mishima (Tokyo 1925 - 1970) decide di deporre le armi della poesia e della letteratura per incarnare l’eroe della restaurazione. Contro la progressiva colonizzazione del mondo orientale da parte dell’occidente, Mishima oppone l’antico mondo dei guerrieri e dei samurai ribellandosi alla parola e ai suoi regimi discorsivi in quanto responsabili del radicale fraintendimento del soggetto, costantemente ecceduto da qualcosa che discorre e, soprattutto, legifera al suo posto. Nel 1970 Mishima porterà a termine il suo compito infliggendosi un taglio nello stomaco alla maniera dei samurai. Resta tra gli esempi più rimarchevoli di ribelli dello spirito.
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Guasco, Alberto. « Theodore Hesburgh e l'Istituto ecumenico di Tantur (1963-1978). Un contributo al cammino ecumenico ». MONDO CONTEMPORANEO, no 3 (septembre 2022) : 43–76. http://dx.doi.org/10.3280/mon2021-003002.

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Résumé :
L'inaugurazione ufficiale del Tantur Ecumenical Institute for Advanced Theological Studies di Gerusalemme (1972) è stata il coronamento del "sogno ecumenico" di Paolo VI, concepito dal pontefice nel corso del Concilio Vaticano II e del suo pellegrinaggio in Terra Santa del 1964, e realizzato tra gli anni Sessanta e Settanta grazie al contributo degli uomini e delle istituzioni più attive nel campo dell'ecumenismo. Tra loro, un ruolo decisivo ha giocato padre Theodore Hesburgh (1917-2014), presidente della Notre Dame University, messo a capo del progetto-Tantur da parte dello stesso Paolo VI. Grazie all'utilizzo di materiali d'archivio completamente inediti, il presente articolo intende ricostruire il ruolo di "manager", di "politician" e di "fundraiser" giocato da Hesburgh durante il tormentato cammino di nascita dell'Istituto gerosolimitano.
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Siclari, Alberto. « La religione come "poesia della vita" in Harald Hoffding ». SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no 34 (avril 2009) : 26–39. http://dx.doi.org/10.3280/las2009-034003.

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Résumé :
- Alberto Siclari La religiositÀ di Harald Hoffding, educato nella fede cristiana, si č risolta con gli anni nella fede nella conservazione della dimensione del valore, che giudicava essere condizione di possibilitÀ per l'esistenza umana. Questa fede, che valorizza l'autenticitÀ personale e promuove lo sviluppo di una societÀ di spiriti liberi e solidali, deve tuttavia misurarsi con il corso naturale delle cose e l'esperienza del tragico. La religione dei valori diffusi Roberto Cipriani L'ambito ascrivibile alla religione dei valori diffusi andrebbe dalla categoria definita come religione di chiesa critica a quella indicata come religione critica come allontanamento, dunque comprendendo sia una parte della religione di chiesa (quella meno corriva), sia tutto l'arco della religione diffusa, sia ogni forma di religione critica. Secondo gli esiti della cluster analysis vengono classificati come appartenenti alla religione di chiesa il 32% degli intervistati, alla religione diffusa (o modale) il 59,1%, alla non religione l'8,9%. La societÀ degli individui, n. 34, anno XII, 2009/1
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Maria Bianchi, Emmanuele. « La risicoltura pavese nel secondo dopoguerra : mercato, meccanizzazione, mano d'opera e trasformazioni colturali ». STORIA IN LOMBARDIA, no 1 (avril 2022) : 149–69. http://dx.doi.org/10.3280/sil2021-001009.

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Résumé :
Nel 1945 le risaie ufficialmente si ridussero, rispetto al '39, da 156.824 ettari a 97.035 in Italia e da 44.430 a meno di 23.000 in provincia di Pavia, con una perdita notevole soprattutto nell'ultimo anno. La risicoltura dipendeva dai mercati esteri per la collocazione delle eccedenze (circa il 50% del prodotto nazionale); inoltre, per combattere la disoccupazione a ogni azienda era imposto un forte carico di mano d'opera. I risicoltori erano per 2/3 affittuari e nei periodi di crisi faticavano ad aver un bilancio in attivo. La guerra di Corea (1950-53) tolse momentaneamente dal mercato un forte esportatore. La superficie nazionale e provinciale aumentò, ma dal '54 ricomparvero le difficoltà e il Ministero di Agricoltura, nel '56, fissò un limite di 140.000 ettari alla superficie (ridimensionamento). Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi Sessanta sempre più lavoratori agricoli trovarono impiego nel ramo dell'industria e dal '62 la superficie a riso tornò libera: in pochi anni la risicoltura cambiò volto, affrontando le difficoltà derivanti da una meccanizzazione ancora imperfetta e dalle nuove sfide del Mercato Europeo Comune.
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Di Giorgio, Michele. « Educare il poliziotto. Programmi, metodi e materiali per la formazione delle guardie di Pubblica sicurezza (1961-­1970) ». SOCIETÀ E STORIA, no 175 (avril 2022) : 39–83. http://dx.doi.org/10.3280/ss2022-175002.

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Résumé :
In questo articolo l'autore analizza la genesi e lo sviluppo del sistema di arruolamento e formazione per le guardie di pubblica sicurezza. La riforma del comparto di formazione fu probabilmente la più importante tra quelle che interessarono la polizia della Repubblica negli anni successivi al boom economico. L'autore dimostra come la Pubblica sicurezza, partendo da un sistema di formazione per il personale di base embrionale e inefficiente, si dotò nel corso degli anni sessanta di un comparto scuole piuttosto articolato ed efficiente, giungendo a strutturare programmi di formazione e materiali di studio complessi e originali. Nonostante questa imponente trasformazione del sistema di addestramento (che in parte interessò anche le modalità di reclutamento), come l'autore dimostra, la polizia non riuscì ad assicurare alle guardie di Pubblica sicurezza una formazione adeguata a rispondere alle sfide di una società in rapido cambiamento. Ciò avvenne, oltre che per una scarsa selezione del personale arruolato, soprattutto per una serie di disfunzioni organizzative e strutturali che comprimevano in maniera eccessiva il tempo di formazione e minavano l'efficienza delle nuove scuole di polizia.
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Parisi, Tania. « Non di solo pane ? Qualità del lavoro e soddisfazione per il proprio impiego : un approccio multidimensionale ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 161 (décembre 2021) : 148–70. http://dx.doi.org/10.3280/sl2021-161008.

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Résumé :
L'interesse per la qualità del lavoro è nato attorno agli anni Sessanta del Novecento con una peculiare commistione tra scopi istituzionali e di ricerca. La questione di che cosa si intenda con qualità del lavoro è lontana dall'essere risolta. Anzitutto, le dimensioni rilevanti per la sua misurazione hanno ancora un carattere largamente stipulativo e sono soggette a molti ripensamenti legati alle contingenze in cui vengono proposte. Inoltre, affidarne la valutazione ai lavoratori coinvolge un complesso intreccio di svariati fattori: individuali, culturali, sociali ed economici. Il saggio adotta la prospettiva della soddisfazione dei bisogni degli individui attraverso il lavoro. A partire dai dati della sesta wave della European Working Condition Survey, l'autrice propone un set di indicatori di qualità del lavoro e li mette in relazione con la soddisfazione generale per il proprio impiego.
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Alicata, Maria. « Tra intimità e ricerca di sé : Pia Epremian e il cinema sperimentale in Italia tra gli anni Sessanta e Settanta. » Boletín de Arte, no 40 (28 novembre 2019) : 245–53. http://dx.doi.org/10.24310/bolarte.2019.v0i40.5703.

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Il saggio vuole approfondire alcuni aspetti specifici della filmografia di Pia Epremian De Silvestri filmmaker nata a Chivasso in provincia di Torino nel 1942. Attraverso l'analisi dei suoi film è possibile ripercorrere la vicenda del cinema sperimentale in Italia che fiorisce nella seconda metà degli anni Sessanta epoca che vede nascere spazi di condivisione e collaborazione: collettivi di artisti, di cineasti come la Cooperativa Cinema Indipendente (1967-1971), di studenti, di femministe. Tra le poche donne filmmakerattive in quel periodo, i suoi lavori rispecchiano la ricchezza di questo momento storico tra produzione e sperimentazione artistica, dove la dimensione soggettiva e personale è predominante. Si tratta di un cinema girato in prima persona che caratterizza la sua produzione e che ha contribuito alla creazione di una nuova identità femminile.
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Inaudi, Silvia. « Welfare und Ernährungssicherheit : Die Unterstützungsprogramme der Amministrazione per gli aiuti internazionali (Aai) von der Nachkriegszeit bis in die 60er Jahre ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no 1 (20 décembre 2017) : 63–80. http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2017-0006.

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Riassunto :L’articolo propone una panoramica critica degli interventi socio-assistenziali posti in essere dal dopoguerra alla prima meta degli anni Sessanta dall’Amministrazione per gli aiuti internazionali (Aai): organismo singolare nel panorama assistenziale italiano per le sue caratteristiche di autonomia all’interno del complesso statuale e per la fitta rete di rapporti intessuti a livello internazionale. Sotto la guida del democristiano Lodovico Montini, l’Aai si fece portatrice di istanze di modernizzazione nell’ambito di una visione che intendeva coniugare la tradizione del cattolicesimo sociale con la moderna cultura anglosassone dell’auto-aiuto, e di un modello di Welfare promanante dallo Stato ma rispettoso dell’iniziativa privata. L’attuazione dei suoi programmi, nei quali rilevante fu la focalizzazione sull’infanzia e la gioventu e l’enfasi sull’aspetto pedagogico-formativo, si accompagno al costante supporto della professionalizzazione del personale preposto ai servizi socio-assistenziali. Per il ruolo del tutto peculiare che l’Aai ebbe nel panorama dell’assistenza pubblica italiana, analizzarne la genesi e l’operato significa anche riflettere sulle contraddittorie scelte in materia di intervento sociale da parte del governo italiano nel piu ampio contesto delle intersezioni fra welfare e guerra fredda.
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Inaudi, Silvia. « Welfare und Ernährungssicherheit : Die Unterstützungsprogramme der Amministrazione per gli aiuti internazionali (Aai) von der Nachkriegszeit bis in die 60er Jahre ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 97, no 1 (5 mars 2018) : 63–80. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2017-0006.

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Résumé :
Riassunto L’articolo propone una panoramica critica degli interventi socio-assistenziali posti in essere dal dopoguerra alla prima metà degli anni Sessanta dall’Amministrazione per gli aiuti internazionali (Aai): organismo singolare nel panorama assistenziale italiano per le sue caratteristiche di autonomia all’interno del complesso statuale e per la fitta rete di rapporti intessuti a livello internazionale. Sotto la guida del democristiano Lodovico Montini, l’Aai si fece portatrice di istanze di modernizzazione nell’ambito di una visione che intendeva coniugare la tradizione del cattolicesimo sociale con la moderna cultura anglosassone dell’auto-aiuto, e di un modello di Welfare promanante dallo Stato ma rispettoso dell’iniziativa privata. L’attuazione dei suoi programmi, nei quali rilevante fu la focalizzazione sull’infanzia e la gioventù e l’enfasi sull’aspetto pedagogico-formativo, si accompagnò al costante supporto della professionalizzazione del personale preposto ai servizi socio-assistenziali. Per il ruolo del tutto peculiare che l’Aai ebbe nel panorama dell’assistenza pubblica italiana, analizzarne la genesi e l’operato significa anche riflettere sulle contraddittorie scelte in materia di intervento sociale da parte del governo italiano nel più ampio contesto delle intersezioni fra welfare e guerra fredda.
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Todaro, Letterio. « La cultura dell’educazione e le sue trasformazioni nel passaggio critico degli anni Sessanta /Settanta : conversazioni con Carmen Betti ». Espacio, Tiempo y Educación 5, no 1 (1 janvier 2018) : 281. http://dx.doi.org/10.14516/ete.198.

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Carmen Betti è tra le figure di riferimento della ricerca italiana in area storico-educativa. Per diversi anni ha insegnato presso l’Università di Firenze, rappresentando con i suoi lavori e con i suoi studi, una voce autorevole e notevolmente qualificata nel panorama italiano della disciplina. L’incisività dei suoi lavori ha contribuito a rafforzare il riconoscimento di una tradizione che porta a individuare nella sede fiorentina una «scuola» di alto profilo dell’accademia italiana nell’ambito degli studi di storia dell’educazione. La sua ricerca ha evidenziato un costante impegno a segnalare lungo i sentieri della storia dell’educazione un cantiere aperto per la costruzione di valori civili, indicando quali criteri «orientatori» dell’impegno intellettuale che caratterizza il lavoro dello storico dell’educazione la tensione a legare la lettura storica dei processi formativi con i motivi della conquista collettiva di spazi di libertà, di democrazia, di emancipazione. Recentemente ha ricoperto la funzione di Segretaria del Centro Italiano per la Ricerca Storico Educativa, segnando con il suo impegno l’attivazione di importanti strumenti di raccordo a servizio della comunità scientifica italiana degli storici dell’educazione e offendo un contributo qualificante per spingere in avanti le piste della ricerca sul terreno della storia dell’educazione.Per dare avvio alla conversazione mi sembra perciò utile chiedere all’interlocutrice una breve presentazione del proprio percorso professionale e un aiuto nel ricordare, attraverso anche spunti di memoria personale, i punti salienti che hanno segnato l’evoluzione del suo profilo di studiosa.
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Green, Donald P., et Ian Shapiro. « TEORIA DELLA SCELTA RAZIONALE E SCIENZA POLITICA : UN INCONTRO CON POCHI FRUTTI ? » Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 25, no 1 (avril 1995) : 51–89. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200023339.

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IntroduzioneDalla pubblicazione diSocial Choice and Individual Valuesdi Kenneth Arrow nel 1951, si è avuta un'esplosione dell'approcciorational choicenegli studi di scienza politica. Negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta, la teoria della scelta razionale rappresentava poco più di un ramo secondario all'interno di una disciplina – la scienza politica – dominata da varie forme di analisi behaviorista e istituzionalista. Oggi, di contro, essa si è diffusa ben oltre le sue prime pubblicazioni e i suoi esoterici adepti. È ben rappresentata nelle principali riviste e convegni della disciplina, e i suoi sostenitori sono richiesti da tutti i più importanti dipartimenti americani di scienza politica. La teoria della scelta razionale ha esteso il suo ambito di applicazione oltre la teoria politica e la politica americana, dapprima negli studi di relazioni internazionali e più di recente nella politica comparata. A dire il vero, quasi nessuna area della scienza politica è rimasta immune dalla sua influenza. Un conteggio degli articolirational choicepubblicati dall'American Political Science Reviewdal 1952, presentato nella figura 1, attesta una crescita quanto-mai sostenuta. Invisibile nel 1952, a distanza di quarant'anni la scuola della scelta razionale annovera quindici articoli su quarantuno nella rivista di punta della disciplina.
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Palandri, Maria Mercedes. « Lo sport cattolico italiano, dalla fine del II guerra mondiale alle Olimpiadi del Sessanta ». El Futuro del Pasado 6 (1 octobre 2015) : 127–57. http://dx.doi.org/10.14516/fdp.2015.006.001.005.

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All’interno di una cornice che descrive la situazione storico-politica del primo II dopoguerra, la ricostruzione dello sport italiano prende l’abbrivo dopo la lunga parentesi del periodo fascista. Accanto al Comitato Olimpico Nazionale Italiano (Coni) emergono nuovi organismi che si occupano di sport e contribuiscono ad arricchire la società italiana, tra tutti spicca il Centro Sportivo Italiano (CSI).Questa ricerca ha lo scopo di indagare il contributo che l’organizzazione dello sport cattolico ha messo in campo a favore dello sviluppo del sistema sportivo nazionale. Dalla relazione privilegiata che papa Pacelli ha concesso al popolo sportivo cattolico elaborando con i suoi discorsi una concezione di sport «cristianamente e sanamente inteso», capace di guidarlo e orientarlo di fronte a questo fenomeno in continua espansione. Alla presentazione della figura di Luigi Gedda, presidente del Csi dal 1944, anno della sua fondazione, fino al 1960, anno della XVII Olimpiade romana, e che ha rappresentato il trait d’union tra le gerarchie ecclesiastiche, il Csi e lo sport. All’alacre attività del Csi degli anni Cinquanta che ha visto un sostanziale sviluppo del suo impegno e delle sue attività nei confronti del gioventù sportiva che si è concretizzato attraverso il riscontro di un maggiore numero di tesserati. Ma soprattutto all’operosa condotta portata avanti da questa organizzazione cattolica in prospettiva dei Giochi Olimpici di Roma del 1960 con la preparazione della Giornata Olimpica indetta dal Coni per diffondere lo spirito olimpico tra la popolazione in ogni luogo d’Italia e per sollecitare lo sviluppo di una coscienza critica di fronte al vasto analfabetismo motorio degli italiani.
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Calise, Mauro. « L'ISTITUZIONALIZZAZIONE DEL GOVERNO ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 17, no 2 (août 1987) : 209–31. http://dx.doi.org/10.1017/s004884020001666x.

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Résumé :
IntroduzioneIl concetto di istituzionalizzazione continua ad avere un'accoglienza difficile negli studi politologici. Da Bentley a Easton, la scienza politica si è sviluppata contrapponendo la politica come processo alla politica come stato, e non v'è dubbio che le istituzioni rafforzino il versante strutturale di questa dicotomia. Parlare di istituzioni in scienza politica pone l'accento sul fatto che i comportamenti tendono a cristallizzarsi, le azioni si oggettivizzano. Fino a risollevare il vecchio dubbio che le istituzioni obbediscano a una propria logica autonoma, tant'è che gli analisti delle politiche pubbliche sono tornati a chiedersi «perché la forma dovrebbe seguire la funzione». In America, si è cominciato a parlare di «new institutionalism» per richiamare l'attenzione sulla perdurante importanza dei fattori organizzativi nella vita politica. In contrasto con gli assunti behavioristi, «la maggior parte degli attori principali nei moderni sistemi economici e politici sono organizzazioni formali, e le istituzioni della legge e della burocrazia occupano un ruolo dominante nella vita contemporanea». Il tentativo di Huntington, alla fine degli anni sessanta, di fondare sul concetto di istituzionalizzazione una teoria empirica dello sviluppo politico sembra dunque approdato alla riscoperta delle istituzioni come gabbia del mutamento.
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Godino, Antonio. « La manualistica di Renzo Canestrari ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 2 (octobre 2021) : 175–87. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12605.

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Résumé :
Renzo Canestrari scrisse numerosi manuali e dispense di psicologia fra gli ultimi anni sessanta fino ai duemila. I suoi manuali trattavano i principali argomenti di psicologia generale ed alcuni argomenti di psicologia evolutiva, differenziale, comparata ed animale. Egli ebbe sempre l'obiettivo di fornire una informazione accurata non solo dei più recenti esempi di risultati sperimentali ma anche delle coordinate teoretiche all'interno delle quali essi erano stati raccolti. In questo modo egli cercò di associare l'acquisizione di informazioni utili per la futura carriera professionale con la crescita culturale degli studenti. Questa finalità didattica era associata a quella di valorizzare l'impatto teorico delle ricerche portate avanti dagli studiosi italiani nel periodo del dopoguerra. In questo articolo sono descritti dettagliatamente il contenuto, l'impatto culturale e la metodologia didattica dei quattro manuali più importanti (pubblicati nel 1970, 1974, 1984 e 1997).
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Costantini, Dino. « Metamorfosi dell'integrazione. Dalla non-discriminazione al razzismo ». SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no 41 (septembre 2011) : 39–56. http://dx.doi.org/10.3280/las2011-041004.

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Il termineha cominciato a essere impiegato nel nostro paese con riferimento all'integrazione sociale di gruppi minoritari solo a partire dagli anni sessanta, per sostituire il concetto ormai logoro di. Prendendo in esame le piů recenti normative italiane ed europee l'articolo mostra come le nuove politiche disegnino un ritorno, al di sotto di una terminologia rimasta immutata, alla concettualitÀ assimilazionista. Questo ritorno, in controtendenza rispetto alla progressiva giuridificazione e proceduralizzazione dell'appartenenza messa in moto dall'emergere nel secondo dopoguerra della politica dei diritti umani, sembra spingere le nostre societÀ politiche indietro verso una pericolosa ri-sostanzializzazione del concetto di cittadinanza in un processo che, lungi dall'aprire spazi di convivenza culturalmente plurali, sembra condurre concretamente verso una sempre piů spregiudicata e discriminante selezione migratoria funzionale a perpetuare quella sistematica inferiorizzazione economica e simbolica degli immigrati in cui consiste e di cui si nutre il razzismo istituzionale europeo.
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