Articles de revues sur le sujet « Pianificazione economica »

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1

Sacchelli, Sandro, Christian Ciampi et Augusto Marinelli. « Pianificazione agroenergetica sostenibile : la modellistica come strumento di supporto alle decisioni ». RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA', no 2 (février 2013) : 49–68. http://dx.doi.org/10.3280/riss2012-su2005.

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Résumé :
Il presente lavoro si prefigge di delineare un quadro relativo alle metodologie di analisi che possono essere impiegate nei processi di pianificazione territoriale, per la caratterizzazione dei criteri di sostenibilitŕ e la quantificazione delle biomasse a uso energetico. Dopo aver definito una sintesi degli strumenti di pianificazione agroenergetica, presenti a livello nazionale, sono state esaminate alcune tra le piů diffuse tecniche di modellizzazione ambientale e socio-economica applicate per l'analisi quali/quantitativa della produzione e impiego di bioenergia di origine agro-forestale. A conclusione del lavoro vengono evidenziate possibili linee future di ricerca atte a favorire l'impiego degli strumenti di modellizzazione come Sistemi di Supporto alle Decisioni.
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2

Iannone, Fedele. « Analisi economica e pianificazione strategica della logistica terrestre containerizzata a livello regionale ». SCIENZE REGIONALI, no 1 (mars 2012) : 61–92. http://dx.doi.org/10.3280/scre2012-001003.

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Résumé :
L'articolo contiene i principali risultati di una ricerca volta a definire analiticamente e ad applicare empiricamente un modello di programmazione lineare di rete, multimodale, multiprodotto e con vincoli di capacitŕ, per l'analisi economica e la pianificazione della distribuzione terrestre dei container in import attraverso un sistema portuale ed interportuale regionale. Il modello č stato utilizzato per studiare le potenzialitŕ di ottimizzazione del sistema logistico campano.
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3

Fanfani, David, Giovanni Belletti et Marco Mancino. « La pianificazione del territorio agricolo periurbano. Le sfide per un recupero co-evolutivo urbano/rurale e per un governo integrato ». ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no 132 (novembre 2021) : 74–97. http://dx.doi.org/10.3280/asur2021-132004.

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Résumé :
La domanda di resilienza ed equita per gli insediamenti pone il tema del recupero della co-evoluzione "metabolica" e socio-economica fra dominio urbano e sistemi agro-ambientali. L'articolo, tramite una rilettura disciplinare e rilevando il valore di commons dei servizi eco-sistemici generabili dall'agricoltura, propone un quadro metodologico/operativo per una innovazione possibile nell'ambito della Pianificazione spaziale e dell'urbanistica e per una governance integrata di questi due domini.
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Santangelo, Saverio, et Francesca Perrone. « La pianificazione di area vasta tra promesse energetiche e scenari di sviluppo. Riflessioni sul caso Basilicata ». ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no 131 (novembre 2021) : 143–65. http://dx.doi.org/10.3280/asur2021-131-s1007.

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Résumé :
In Basilicata lo sfruttamento di giacimenti di petrolio da oltre due decenni non ha frenato l'esodo della popolazione, producendo poca occupazione e forte esposizione a rischi ambientali e di declino socio-culturale. Incertezza economica e inefficacia della pianificazione territoriale richiedono il rilancio del "governo del territorio", attraverso una maggiore condivisione delle scelte di sviluppo da parte delle comunità e un diverso approccio politico e culturale a livello regionale e nazionale.
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Santagata, Alessandro. « Un contributo al "modello di sviluppo emiliano" La "sinistra cattolica modenese" di Ermanno Gorrieri ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 263 (décembre 2011) : 271–96. http://dx.doi.org/10.3280/ic2011-263006.

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Résumé :
Il saggio illustra come, nella provincia di Modena, la pianificazione economica dell'amministrazione locale comunista e socialista, alla base della nascita dei distretti industriali, abbia beneficiato del contributo di una corrente locale della Dc: la "sinistra cattolica" guidata da Ermanno Gorrieri. L'azione di questo gruppo (che mirava principalmente all'industrializzazione delle zone depresse della Bassa padana, alla costruzione di infrastrutture e di attrezzature per il turismo nell'area appenninica) interagě con quella dell'amministrazione nell'elaborazione di un modello che sposava efficacemente sviluppo economico e sviluppo del welfare. Dopo aver ricostruito il percorso della "sinistra cattolica modenese" (dall'Azione cattolica alla Resistenza, al legame con la corrente di Dossetti) e la peculiaritŕ della sua cultura politica - ispirata a un'idea di "anticomunismo" democratico, concorrenziale rispetto al comunismo stesso -, l'autore ne analizza le vicende negli anni del boom economico e del primo centro-sinistra, segnati dalla discussione sulla programmazione economica. Il gruppo vi partecipň attivamente, costituendo un esempio di ricezione e rielaborazione "dal basso" della teoria dell'interventismo economico (filtrata attraverso le categorie di "Cronache sociali" e di Mario Romani).
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6

Renzoni, Cristina. « Il piano implicito : il territorio nazionale nella programmazione economica italiana 1946-'73 ». STORIA URBANA, no 126 (septembre 2010) : 139–68. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-126007.

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Résumé :
A partire dal secondo dopoguerra l'Italia elabora un numero considerevole di piani nazionali a lungo termine a carattere per lo piů settoriale. Piani infrastrutturali, agricoli, energetici, piani pluriennali per l'edilizia economica e popolare e per l'edilizia scolastica, piani di sviluppo economico rendono conto di uno sforzo consistente di pianificazione teso ad affrontare la stagione di grandi cambiamenti economici e culturali in cui il paese si trova immerso. In totale assenza di un piano territoriale alla scala nazionale, la maggior parte dei programmi pluriennali prodotti in quegli anni si occupa, in maniera piů o meno esplicita, di cittŕ e territorio e ne mette in campo letture e ipotesi di trasformazione. Il presente saggio focalizza l'attenzione sui documenti della programmazione economica italiana elaborati tra il 1946 e il 1973, in cui vengono riconosciute quattro figure prevalenti che hanno informato le scelte di piano sia a livello teorico che operativo. Il territorio italiano viene a fasi alterne letto come risorsa, come supporto, come veicolo di progresso, o, infine, come sfera quotidiana: quattro immagini che costituiscono un possibile strumento di interpretazione per analizzare le forme e i modi in cui il discorso urbanistico entra nella politica nazionale tra anni Cinquanta e Sessanta.
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Gori, AnnaRita. « A colloquio con Salazar. La pianificazione politica, economica e sociale dell'Estado Novo portoghese ». PASSATO E PRESENTE, no 96 (septembre 2015) : 117–25. http://dx.doi.org/10.3280/pass2015-096007.

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8

Coppola, V., L. Memoli, L. Brunese, M. Alfinito, M. Coppola et G. Vallone. « Analisi economica del costo dell'indagine RM effettuata con tomografi di diversa intensità ». Rivista di Neuroradiologia 11, no 1 (février 1998) : 79–84. http://dx.doi.org/10.1177/197140099801100110.

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Résumé :
Indipendentemente dalle prestazioni, sono stati valutati e confrontati i costi di gestione e di ammortamento di due apparecchiature per risonanza magnetica da 1 e 0,5 Tesla e si è ricavato il costo-medio per esame. Le condizioni lavorative sono state rappresentate in maniera ideale e i tempi tecnici standardizzati. Le nuove modalità di rimborso a prestazione, basata sulla verifica dei DRG deve obbligare a una preventiva valutazione strategica delle risorse da impiegare e dei costi da sopportare ai fini del raggiungimento del break even point. La modalità procedurale seguita deve rientrare nella pianificazione strategica delle risorse che tutte le amministrazioni devono effettuare preliminarmente alla indizione di una gara d'appalto.
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9

Iannone, Fedele. « Analisi multicriteria per la classificazione di interventi di potenziamento logistico dell'Area vasta pometina ». RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no 1 (mars 2011) : 5–42. http://dx.doi.org/10.3280/rest2011-001001.

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L'articolo affronta temi riguardanti il ruolo della logistica e del trasporto merci nei processi di pianificazione strategica territoriale, con riferimento all'Area vasta pometina, un'aggregazione di 18 comuni localizzati nel Lazio meridionale. In particolare, si č provveduto alla formulazione di alcuni schemi di analisi multicriteria per il confronto e la classificazione di interventi infrastrutturali rilevanti per il potenziamento logistico del territorio indagato, secondo le dimensioni d'indagine riguardanti l', la Compensazione, l'e la, identificate a livello teorico dalla recente letteratura di logistica economica.
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Martinico, Franco. « Il Nucleo di industrializzazione di Ragusa nel quadro della pianificazione territoriale siciliana ». STORIA URBANA, no 130 (octobre 2011) : 79–103. http://dx.doi.org/10.3280/su20011-130004.

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Le vicende dello sviluppo industriale in Sicilia, nel corso del secondo dopoguerra, sono accompagnate dalla redazione di numerosi piani e programmi di sviluppo, nel contesto del tutto peculiare dato dalla approvazione dello statuto speciale regionale (1946). Nella prima parte del saggio si analizza il ruolo attribuito al territorio ragusano in alcuni di tali piani e programmi di sviluppo, nel periodo compreso tra la fine degli anni '40 e la metŕ degli anni '70. Si pone in evidenza, in particolare, come le ipotesi di assetto della struttura economica regionale progressivamente spostino l'accento sullo sviluppo industriale delle aree costiere sud-orientali e sul potenziamento delle aree urbane maggiori. Le potenzialitŕ dello sviluppo industriale nella provincia di Ragusa, al contrario, appaiono sempre meno strategiche, nonostante la presenza di giacimenti petroliferi, il cui sfruttamento era cominciato dopo il 1953. A Ragusa si istituiscono dapprima una Zona industriale regionale e in seguito, ai sensi della legge 634/57, un Nucleo di industrializzazione. Il Piano per il Nucleo d'industrializzazione, redatto nel 1967, conferma l'avvenuta marginalizzazione di Ragusa rispetto ai piů intensi processi di sviluppo industriale concentrati nelle vicine aree siracusana e catanese; allo stesso tempo, perň, esso restituisce alcuni elementi che segnalano l'avvio di processi di sviluppo economico differenti, legati soprattutto alle risorse dell'agricoltura. La lettura proposta evidenzia questi aspetti in considerazione delle successive vicende, che vedono questo territorio superare la fase di crisi legata al lento ma progressivo declino dell'industria petrolifera, per orientarsi verso la filiera produttiva agroindustriale.
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Rainer Zitelman. « La forza del capitalismo. Un viaggio nella storia recente dei cinque continenti ». Il Politico 252, no 2 (19 janvier 2021) : 190–92. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2020.520.

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Résumé :
il volume qui in considerazione è una traduzione dall’ originale tedesco Kapitalismus is nicht das Problem, sondern die Lösung. In esso, Rainer Zitelmann, dottore di ricerca in storia e sociologia, affronta il tema del capitalismo e dell’anticapitalismo a partire dall’osservazione storico-empirica. in altre parole, si prefigge di esaminare cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato nell’adozione di misure favorevoli all’economia di mercato o, per contro, di pianificazione economica in un medesimo paese (Cina, Regno Unito, USA, Svezia), in paesi diversi ma caratterizzati dalla medesima storia e cultura (Cile e Venezuela, Repubblica Federale tedesca e Repubblica Democratica tedesca, Corea del Sud e Corea del Nord) e nel continente africano.
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Caruso, Nadia, Alessandro Delladio et Elena Pede. « Vuoti a rendere. Dublino e la gestione pubblica dei vuoti urbani ». TERRITORIO, no 95 (mai 2021) : 117–24. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-095013.

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Résumé :
A seguito della crisi economica del 2008, molti progetti di trasformazione urbana avviati negli anni precedenti hanno subito una forte decelerazione. La crisi ha avuto ripercussioni sui processi di pianificazione urbana, eclissando il potere decisionale delle istituzioni pubbliche già depauperato dall'affermarsi dell'approccio neoliberale e dal taglio di risorse finanziarie. L'articolo presenta l'esperienza di Dublino come interessante tentativo di regolamentazione e di controllo del fenomeno dei vuoti urbani da parte dell'attore pubblico. Seppure in un contesto fortemente neoliberale, gli strumenti introdotti dalla città per la gestione e il rilancio degli spazi abbandonati, unito ad altre politiche, hanno dato luogo a normative innovative per l'avvio di pratiche di uso temporaneo.
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Musarra, Gabriella. « Una nuova dialettica tra il piano e il progetto : i grandi progetti urbani ». ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no 104 (octobre 2012) : 51–73. http://dx.doi.org/10.3280/asur2012-104004.

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Résumé :
In risposta ai cambiamenti in corso nei sistemi insediativi e soprattutto alle modifiche che la societŕ manifesta, negli anni Novanta č stato possibile registrare un crescente cambiamento delle politiche urbane; ai problemi di qualitŕ della vita urbana, di deficit infrastrutturale e di servizi, le amministrazioni si trovano a dovere affrontare nuovi problemi che vanno dalla trasformazione della struttura economica delle cittŕ, al rilancio delle cittŕ e della loro capacitŕ attrattiva, al coinvolgimento di nuovi operatori economici e al reperimento di nuove risorse finanziarie per la trasformazione di essa. La riqualificazione nasce, quindi, non solo come azione di recupero e miglioramento dell'esistente, ma anche e soprattutto come processo di innovazione delle tecniche di intervento, delle modalitŕ di progettazione, delle politiche, delle forme di cooperazione e di coinvolgimento delle forze sociali. Nell'ambito delle strategie messe in campo dalle cittŕ per migliorare il proprio posizionamento competitivo, giocano un ruolo particolare i "Grandi Progetti", necessari a formulare programmi di ristrutturazione urbanistica e rigenerazione economica. Il progetto urbano, cosě inteso, non č né un piano urbanistico, né un progetto architettonico. Č uno strumento pragmatico che offre la possibilitŕ di operativitŕ immediata, un modo di intervento che investe gli strumenti di pianificazione e di progettazione e che si adatta ai gradi di certezza o di incertezza del contesto.
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Granata, Mattia. « Roberto Tremelloni. La politica dei ‘tecnici' per la ricostruzione dell'Italia liberata ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 259 (novembre 2010) : 191–215. http://dx.doi.org/10.3280/ic2010-259001.

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Résumé :
Le vicende che segnarono l'avvio della fase di ricostruzione nel Settentrione del paese, all'indomani della liberazione, ebbero in Roberto Tremelloni un protagonista al vertice della piů importante istituzione pubblica operante in ambito economico, il Consiglio industriale dell'Alta Italia (Ciai). L'ex ministero fascista della Produzione industriale, con i dipendenti comitati industriali, infatti, oltreché strumento di gestione della difficile fase di trapasso tra il periodo di guerra e il dopoguerra, divenne il fulcro di un nuovo progetto di lungo periodo. Nella visione dei loro sostenitori, i comitati industriali, articolandosi nei diversi settori produttivi, dovevano fungere da luogo di coordinamento nella distribuzione delle scarsissime materie prime in funzione di una ricostruzione coerente con indirizzi politici condivisi e, soprattutto, potevano assumere un ruolo di regolazione dell'economia produttiva in funzione di un progetto di pianificazione coerente con gli indirizzi moderni di politica economica seguiti nei paesi piů avanzati. L'epifania di una collaborazione fra l'opera dei ‘tecnici' e la politica, tuttavia, era destinata a svanire, stretta nella soffocante morsa degli interessi contrastanti.
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Pisani, Elena. « Recenti evoluzioni nella valutazione degli interventi di cooperazione allo sviluppo ». RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no 43 (février 2010) : 55–70. http://dx.doi.org/10.3280/riv2009-043005.

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Résumé :
L'articolo presenta un'analisi dei differenti approcci e criteri di valutazione nel settore della cooperazione allo sviluppo da parte del Ministero degli Affari Esteri italiano e delle Organizzazioni internazionali quali FAO, IFAD e dalla Commissione Europea (Europeaid). L'analisi considera in un primo momento l'evoluzione di modelli di pianificazione incentrati sulla fornitura di risorse (umane, finanziarie e materiali) e successivamente l'attenzione č posta su modelli maggiormente attenti al conseguimento sostenibile di obiettivi e risultati, attraverso l'adozione di approcci partecipativi. Sono, quindi, presentate specifiche problematiche legate alla valutazione delle iniziative di cooperazione allo sviluppo; le conclusioni segnalano la necessitŕ di un uso sistematico delle metodologie di valutazione economica degli investimenti che, al momento attuale, appaiono sottoutilizzante, specialmente da parte della cooperazione allo sviluppo italiana.
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Pasour, E. C. « Opportunity Cost, Sunk Cost, and Entrepreneurial Choice ». Journal of Public Finance and Public Choice 3, no 1 (1 avril 1985) : 19–30. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907117002.

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Résumé :
Abstract Nella teoria economica neo-classica vi sono ben pochi dubbi sul significato del concetto di «costo» di una qualsiasi azione: si tratta dell’altemativa più conveniente alla quale si deve rinunciare al fine di porre in atto quell’azione (costo di opportunità). Secondo quest’impostazione, il costo è un dato obiettivo e la sua determinazione è vista come un problema empirico.In questo scritto si contrappone a quella tradizionale un’interpretazione «soggettivista» del costo di opportunità, basata sull’aspettativa di colui che decide nei riguardi del valore di ciò che viene sacrificato.Il fatto che il costo abbia natura soggettiva ha profonde implicazioni per l’intervento pubblico, sia per quanto riguarda la pianificazione centralizzata che per quanto concerne l’analisi costi-benefici di politiche alternative. L’impossibilità di un’analisi obiettiva dei costi suggerisce la necessità per gli economisti di dare maggiore rilevanza nelle loro indagini al sistema istituzionale.
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Conti Puorger, Adriana, et Pierpaolo Napolitano. « Caratterizzazione socio-economica della regione Marche per sezioni di censimento ». RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no 2 (septembre 2011) : 30–59. http://dx.doi.org/10.3280/rest2011-002002.

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Résumé :
La suddivisione del territorio realizzata dall'ISTAT in occasione dei censimenti della popolazione e delle abitazioni, utilizzata inizialmente per finalitŕ organizzative e di gestione dell'operazione censuaria, ha assunto a partire dal 1981 una specifica valenza informativa, che risulta possibile finalizzare a una conoscenza di dettaglio del territorio. La disponibilitŕ di tale informazione rende possibile l'analisi territoriale al di lŕ della soglia dei confini amministrativi, rispondendo alla convinzione ormai diffusa che si debba entrare nei dettagli della struttura insediativa e residenziale per una proficua analisi del territorio regionale. L'obiettivo č l'identificazione delle morfologie sociali ed economiche descritte nel loro dispiegarsi sul territorio e analizzarle nelle loro reciproche interdipendenze, trasformando la grande mole di dati in una sintesi informativa fruibile. L'accresciuta potenza di elaborazione e di memorizzazione dei dati da parte degli strumenti HW e SW (Vickers e Rees, 2007), rende possibile l'applicazione di avanzati metodi statistici a insiemi di dati anche piů grandi di quelli qui considerati. La classificazione delle sezioni di censimento in tipologie socio-economiche fornisce uno strumento di lettura e interpretazione semplificata dei dati statistici, pur nelle dovute cautele suggerite dalle inevitabili scelte effettuate nel corso dell'analisi e dai possibili ulteriori miglioramenti con l'applicazione di metodologie piů complesse Una volta definite le tipologie, la ricerca sviluppa un'analisi multi-scala, sovrapponendo i risultati ottenuti dall'applicazione statistica con alcune principali partizioni territoriali che insistono sulla regione. Ricomporre le tipologie individuate a livello di sezione, a scala provinciale e comunale, come anche alla dimensione distrettuale e dei sistemi locali del lavoro, puň servire ad arricchire la loro interpretazione, come pure su un piano piů operativo, risultare di possibile ausilio alla stesura dei piani territoriali. In sede di conclusione si collegherŕ quanto analizzato a un contesto piů ampio per valutare la loro rispondenza alla volontŕ di orientare i territori verso uno sviluppo territoriale inteso, secondo le attuali tendenze delle pianificazione europea,.
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Padovano, Fabio. « The Budget Deficit in the Soviet Economic System : Origins and Perspectives* ». Journal of Public Finance and Public Choice 9, no 1 (1 avril 1991) : 41–56. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345199.

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Résumé :
Abstract Il deficit del bilancio dello Stato nelle economie a pianificazione centralizzata (in questo articolo, si prende in particolare considerazione quella dell’URSS) appare legato soprattutto alia crisi del settore produttivo. Questo settore costituisce, al tempo stesso, la principale fonte di entrate fiscali ed il destinatario del maggior volume di spese pubbliche; è quindi evidente che un calo della redditività delle imprese comporta per il bilancio un assottigliamento delle poste attive e un maggior esborso per spese a sussidio dell’economia. È proprio questo meccanismo che si suppone stia alia base del disavanzo, e i dati statistici sembrano confermare questa tesi.L’articolo, inoltre, esamina brevemente le cause principali della crisi del settore produttivo, individuate in una struttura dei diritti di proprietà che favorisce pratiche gestionali non efficienti ed in una politica di «credito facile» che consente di mantenere in vita le imprese non produttive.La constatazione della facilità con cui le aziende ricevono prestiti dalle banche fa inoltre supporre che il deficit pubblico sia stato finanziato in massima parte tramite emissione di moneta. L’andamento divergente del gettito fiscale rispetto al deficit ed il fatto che i titoli del debito pubblico non sono uno strumento finanziario diffuso nelle economie a pianificazione centralizzata sembrano dimostrare questa supposizione.La conclusione è che la monetizzazione del disavanzo - e la presenza stessa del disavanzo - pongono seri vincoli al processo di trasformazione delle economie a pianificazione centralizzata in economie di mercato.
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Baiocco, Ruben. « Attualità di Welwyn Garden City e della città giardino ». TERRITORIO, no 95 (mai 2021) : 42–52. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-095005.

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Résumé :
Il contributo propone una rilettura delle teorie di Howard. L'attenzione è posta sulla relazione fra pianificazione regionale o sub-regionale e progetto economico della città giardino, considerati presupposti imprescindibili del modello (anche spaziale). Ciò, mettendo in luce alcune affinità con il più recente dibattito sulla dimensione territoriale del progetto di comunità sostenibili. Successivamente, a partire dal racconto della designazione di Welwyn Garden City come città satellite londinese, il contributo mira a indagare la relazione fra pianificazione e disegno urbano in un progetto green-oriented ante litteram, in cui l'uso delle alberature assume un significato che supera la funzione eco-sistemica.
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Campagna, Michele. « Ontologia, informazione e pianificazione spaziale ». SCIENZE REGIONALI, no 1 (mars 2012) : 117–22. http://dx.doi.org/10.3280/scre2012-001005.

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Murgante, Beniamino. « Interoperabilitŕ semantica e pianificazione territoriale ». SCIENZE REGIONALI, no 3 (octobre 2011) : 135–44. http://dx.doi.org/10.3280/scre2011-003008.

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Ziegler, Volker. « Pianificazione urbana nella Renania superiore, dagli anni Venti alla ricostruzione : Karlsruhe, Strasburgo, Friburgo ». STORIA URBANA, no 129 (avril 2011) : 171–93. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-129007.

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Résumé :
Il saggio indaga i processi di pianificazione in Renania dagli anni venti del Novecento alla ricostruzione post-bellica, con particolare riferimento alle cittŕ di Karlsruhe, Strasburgo e Friburgo. L'analisi ha come punto di partenza il 1918, quando l'Alsazia torna alla Francia e s'interrompono le relazioni economiche transrenane. In questa regione, fragile e ricca di contraddizioni, gli ambiziosi programmi di trasformazione urbana, ma anche politica, furono fortemente influenzati da interessi nazionali, regionalismi e una molteplicitŕ di poteri locali. Ma il difficile processo di trasformazione, in una regione di confine, dunque molto contesa, fu anche guidato dalla questione dell'identitŕ nazionale e l'ambiguo concetto di. In questi anni la pianificazione territoriale assume un'importanza primaria nella competizione tra le cittŕ della regione. Il destino politico e urbanistico di cittŕ come Strasburgo o Karlsruhe, che devono essere collegate ai centri economici piů lontani nel cuore dei rispettivi paesi, fu condizionato da una politica di espansione territoriale, dall'irrompere della tecnica, dal tema della forma della modernitŕ; temi che, intrecciandosi a fatica con le questioni simboliche legate alle nuove identitŕ di questi luoghi, fanno da sfondo ai progetti urbanistici di questo periodo.
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Villarejo Galende, Helena. « Balance de una década de regulación de los grandes establecimientos comerciales en España ». Ciudades, no 10 (1 février 2018) : 39. http://dx.doi.org/10.24197/ciudades.10.2007.39-65.

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Résumé :
Nuove norme legislative sono state prodotte per risolvere i problemi sollevati dallo sviluppo dei nuovi formati commerciali. All’inizio, sono stati ispirati dal modello francese della legge Royer, con l’obiettivo di regolamentare le grandi strutture distributive. Dalla regolamentazione della localizzazione delle strutture si è quindi passati alla pianificazione del commercio, con i Piani per le attività commerciali, definendo le destinazione d’uso dei suoli e con i Piani per la modernizzazione del commercio, che sostengono attraverso aiuti finanziari gli imprenditori l’innovazione del settore. Gli obiettivi di questi strumenti sono strettamente settoriali e non tengono in alcun conto le relazioni con gli obiettivi della pianificazione e della progettazione urbanistica. La Direttiva Bolkenstein del 2006 ha avuto l’effetto di ridurre gli ostacoli nella localizzazione delle imprese economiche. L’autorizzazione per l’apertura di nuove strutture commerciali deve rispondere all’interesse generale (pianificazione, urbanistica, tutela dell’ambiente), favorendo il successo imprenditoriale.La regolazione di carattere amministrativo delle attività commerciali ha anche prodotto effetti non previsti, come il contenimento degli ipermercati a fronte dello sviluppo di supermercati e centri commerciali ed un processo di concentrazione delle imprese.
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Rotondo, Francesco. « Le ontologie come strumento di supporto alla pianificazione urbanistica ». SCIENZE REGIONALI, no 1 (mars 2012) : 123–30. http://dx.doi.org/10.3280/scre2012-001006.

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Presti, Claudia, Nicola Castellano et Luciano Marchi. « L'utilizzo dei dati contabili per la pianificazione economico-finanziaria : sviluppo della conoscenza e supporto decisionale ». MANAGEMENT CONTROL, no 3 (novembre 2021) : 16–40. http://dx.doi.org/10.3280/maco2021-003002.

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Carlucci, Fabio, Andrea Cirŕ et Carlo Migliardo. « Aree naturali protette e strumenti di analisi per la pianificazione degli investimenti ». SCIENZE REGIONALI, no 1 (mars 2012) : 93–116. http://dx.doi.org/10.3280/scre2012-001004.

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Il lavoro affronta l'ampia tematica dei sistemi di finanziamento delle aree protette. Prendendo spunto dalle politiche pubbliche messe in atto dall'Italia per la salvaguardia dei parchi naturali, si č cercato di valutare l'efficienza di un sistema di prezzi quale forma di finanziamento di tali siti. A tal fine, si č condotta un'analisi sulla disponibilitŕ a pagare dei potenziali visitatori di un parco situato in Sicilia, con il supporto di tecniche di tipo Contingent Valuation e l'applicazione di modelli di Stated Preferences per le indagini sulle caratteristiche socio-economiche e le preferenze individuali dell'attuale domanda eco-turistica.
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Guala, Chito. « Ereditŕ e implicazioni dei Mega eventi ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 96 (décembre 2011) : 15–34. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-096002.

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Résumé :
L'Autore analizza la crescente competizione internazionale per ospitare Mega eventi (ad esempio le Expo o i Giochi olimpici). L'ereditŕ di un Mega evento č evidente attraverso la costruzione o il recupero di nuove strutture, il miglioramento del trasporto pubblico, la riqualificazione del sistema ricettivo nella cittŕ e nella regione che lo ospitano, con il fine di attirare altri eventi a larga scala, incrementare il turismo e lo sviluppo economico: gli effetti riguardano l'identitŕ e la visibilitŕ del Luogo. La pianificazione del post-evento deve avvenire nella fase precedente, dato che per la comunitŕ locale l'ereditŕ č piů rilevante dell'evento in sé.
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Barbara, Sibilio Parri. « Uno strumento di gestione del patrimonio culturale : il caso dei siti UNESCO ». ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no 2 (janvier 2012) : 307–33. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-002006.

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Résumé :
I siti inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale posti sotto la tutela dell'UNESCO sono caratterizzati dalla presenza di un ricco patrimonio culturale immerso in un ambiente naturale e/o in localizzazioni urbane di alta qualitŕ. In ognuno di essi gli operatori sono impegnati nella progettazione, prima, e nella realizzazione, poi, di un processo di valorizzazione, processo particolarmente complesso per piů motivi. Per affrontare questa complessitŕ e superare le difficoltŕ che ne derivano puň risultare efficace l'attivazione di un processo di pianificazione, programmazione e controllo. In questa direzione si č mosso il nostro Paese - ma non solo - rendendo obbligatorio, con la legge 77 del 20 febbraio 2006, la redazione del Piano di Gestione il cui obiettivo primario č quello di "garantire l'identificazione, la tutela, la conservazione, la valorizzazione e la trasmissione alle generazioni future del patrimonio". In sostanza, il Piano di gestione č proposto come uno strumento di governo politico ed economico nel medio-lungo termine del sito, strumento che puň agevolare e guidare l'ideazione, la progettazione, l'attuazione e il controllo di progetti di tutela e valorizzazione del patrimonio. Il suo impiego si č tradotto prevalentemente nella programmazione di iniziative culturali di tutela e conservazione affiancate da azioni di valorizzazione, per lo piů a breve termine, con un apprezzabile impatto economico sul territorio. La sensazione che si ricava dall'osservazione della realtŕ č che ancora manca la capacitŕ e la sensibilitŕ di utilizzare il Piano di gestione in modo adeguato: non č stata formulata una pianificazione che coniughi nel lungo termine le tante dimensioni interessate e non č compresa la sua natura di meccanismo operativo. Sembra che la sua redazione sia effettuata soprattutto per adempiere ad un obbligo normativo.
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Corda, Gian Paolo. « Le implicazioni macro-urbanistiche delle reti di mobilitŕ sulla pianificazione a scala comunale ». TERRITORIO, no 59 (novembre 2011) : 15–22. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-059003.

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Résumé :
Nel caso di studio si esaminano le potenzialitŕ derivanti al contesto urbano dalla posizione privilegiata che deriva dai collegamenti ferroviari del Sempione e del Gottardo, potenziati dai nuovi trafori, e dal possibile rilancio dell'aeroporto della Malpensa. Sul piano macrourbanistico, l'interesse deriva dal fatto che queste condizioni risultano strategiche per garantire un piů equilibrato assetto regionale, capace di superare l'insufficienza delle relazioni tra le cittŕ di corona della Lombardia e di valorizzare il sistema economico milaneselombardo nel suo complesso. L'occasione č stata quella di verificare come la predisposizione di un Pgt debba muoversi non solo in coerenza con un assetto pianificatorio sovraordinante ma come possa concorrere a sviluppare le potenzialitŕ derivanti da un assetto urbano e contribuire al perfezionamento di un grande sistema di cittŕ di rango europeo, non esaurito dalla sola Milano e dall'area urbana centrale.
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Mirabelli, Maria, et Antonella Coco. « Pianificazione territoriale e innovazione istituzionale : l'esperienza di una cittŕ del Mezzogiorno ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 122 (juin 2011) : 153–63. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122011.

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Résumé :
Le autrici soffermano l'attenzione sul processo di costruzione del Piano Strategico Cosenza-Rende. La metodologia che conduce alla formazione di un piano strategico si basa su un processo decisionale inclusivo al quale partecipano tutti i soggetti protagonisti della crescita del territorio. L'intento delle autrici è stato quello di verificare la qualitŕ dei processi avviati e, in particolare, l'effettivitŕ dei processi diattuati e utili ad identificare scenari praticabili e linee d'azione atti a sostenere lo sviluppo e la trasformazione del sistema urbano. Si è cercato di comprendere caratteristiche ed efficacia del processo diavviato e, soprattutto, se le strategie e le azioni che ricorronosi sono rapportate nelle intenzioni e nelle azioni concrete ai bisogni della cittŕ rappresentando un effettivo percorso di innovazione.
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La Notte, Alessandra, Giorgio Arduino, Franca Sordi et Gianluigi Truffo. « La contabilizzazione di emissioni e concentrazioni degli inquinanti in atmosfera utilizzando conti ambientali e chain modeling ». ECONOMICS AND POLICY OF ENERGY AND THE ENVIRONMENT, no 3 (avril 2010) : 109–39. http://dx.doi.org/10.3280/efe2009-003006.

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Résumé :
Le tematiche relative alla sostenibilitŕ ambientale sono caratterizzate da approcci interdisciplinari. Fra i vari strumenti che tentano di integrare le componenti economiche e le componenti ambientali si menzionano i conti integrati economici e ambientali le cui diverse tipologie sono contenute nel manuale SEEA. Fra i diversi moduli di contabilitŕ ambientale attualmente presenti ed utilizzati NAMEA č la matrice ‘ibrida' atta a contabilizzare i prelievi e le emissioni delle attivitŕ produttive e delle famiglie sull'ambiente. In questo lavoro si presentano i risultati dell'applicazione NAMEA in relazione alle emissioni in atmosfera nella regione Piemonte, provincia di Torino e comune di Torino. L'utilizzazione di database ‘raccolti' su territorio permette, oltre ad una puntuale analisi descrittiva e strutturale della matrice NAMEA, anche un collegamento con simulazioni relative alle concentrazioni degli inquinanti. Infatti l'utilizzo dell'Inventario Regionale delle Emissioni in Atmofera rappresenta il punto di contatto fra le cause generatrici delle emissioni elaborate attraverso NAMEA e l'effetto sull'ambiente in termini di concentrazioni elaborate attraverso la modellistica a catena. Va premesso che il processo che partendo dalle emissioni porta alle concentrazioni degli inquinanti non č lineare, tuttavia l'elaborazione di NAMEA a livello locale e la visualizzazione congiunta di emissioni e concentrazioni puň aiutare l'amministratore locale nella pianificazione di azioni da implementare sul territorio per migliorare la qualitŕ dell'aria.
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Serraglio, Riccardo. « Pedrinhas Paulista. Una colonia di emigranti italiani in Brasile negli anni della ricostruzione postbellica ». TERRITORIO, no 91 (juin 2020) : 128–37. http://dx.doi.org/10.3280/tr2019-091013.

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Résumé :
Nel 1952 la Compagnia Brasiliana di Colonizzazione e Immigrazione Italiana istituì la colonia agricola di Pedrinhas Paulista, riservata a lavoratori provenienti dall'Italia. L'architetto Rosario Megna curò la pianificazione urbana e territoriale del nuovo insediamento attenendosi ai principi della razionalità e dell'economia. Nel mezzo del latifondo organizzò un villaggio all'interno del quale erano distinti settori per gli edifici comunitari, per i quartieri residenziali e per gli impianti di trasformazione dei prodotti agricoli. Le case per i lavoratori, sia quelle disposte nell'area urbanizzata sia quelle nelle aree agricole, furono dotate di accessori adeguati alle condizioni locali. Le soluzioni urbanistiche e architettoniche elaborate da Megna hanno posto le basi per il successo della colonia di Pedrinhas, che al giorno d'oggi è una città di circa tremila abitanti sostenuta da una fiorente economia agricola.
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Scarano, Gianluca. « Sindacato e cambiamento tecnologico nella piccola e media impresa italiana. Un'indagine sul Veneto ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 163 (août 2022) : 249–68. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-163013.

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Questo contributo si concentra sul ruolo dei sindacati nel contesto dell'implementazione delle tecnologie legate a "Industria 4.0" a livello delle PMI. A tal proposito, sono state condotte interviste a rappresentanti sindacali di alcune imprese del settore metalmeccanico del Veneto, sia a livello di impresa che di terri-torio. Le evidenze sono state organizzate sulla base di tre dimensioni: adattamento delle imprese rispetto ai cambiamenti provenienti dall'ambiente esterno; compe-tenze dei dipendenti; atteggiamento e supporto del management e della proprietà. I risultati mostrano come ci sia un legame tra prospettive dell'innovazione tecnologica e futuro delle strategie contrattuali sul territorio. Ulteriori considerazioni chiamano in causa la debolezza dei processi formativi, la scarsa pianificazione e condivisione delle scelte aziendali.
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Anessi Pessina, Eugenio, Americo Cicchetti, Federico Spandonaro, Barbara Polistena, Daniela D’Angela, Cristina Masella, Giuseppe Costa et al. « Proposte per l'attuazione del PNRR in sanità : governance, riparto, fattori abilitanti e linee realizzative delle missioni ». MECOSAN, no 119 (novembre 2021) : 89–117. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2021-119005.

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Résumé :
Il PNRR è un documento di alta visione e di allocazione di importanti risorse di investimento per il SSN che devono garantire valore entro 5 anni, per ottenere l'effettivo riconoscimento finanziario da parte della EU e giustificare l'aumento del debito per le generazioni future. La partita attuativa è, quindi, solo iniziata e durerà 5 anni: un tempo breve in cui occorre definire la progettazione esecutiva per ogni misura, costruire pianificazioni regionali, attuare le politiche nelle singole aziende sanitarie locali. Il successo non può allora considerarsi scontato, richiedendo grande coesione di intenti, da perseguirsi con un forte impegno finalizzato a creare convergenze e collaborazione istituzionale. Nell'ottica descritta, un gruppo di studiosi di economia, management e politiche sanitarie, appartenenti a sei università, ha ritenuto di confrontarsi sul tema, ed esperire il tentativo di trovare una convergenza di visioni sul futuro del SSN (e del suo ruolo nelle politiche economiche e sociali del Paese), da consegnare alla valutazione delle istituzioni e al dibattito scientifico. Questa spontanea iniziativa ha permesso di elaborare delle proposte attuative sulla governance e sul riparto del PNRR, sull'autonomia e i vincoli per le regioni e le loro aziende, sullo sviluppo dei fattori abilitanti e sulla progettazione organizzativa e operativa delle diverse missioni del PNRR.
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Galderisi, Adriana, et Scira Menoni. « Rispondere alle sfide del post-evento : riflessioni e proposte operative ». CRIOS, no 21 (novembre 2021) : 46–57. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-021005.

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Résumé :
Il contributo affronta una delle fasi fondamentali del ciclo di gestione del post-disastro: la fase del recupero, collocata tra la fine dell'emergenza e l'inizio della ricostruzione e finora scarsamente esplorata e regolamentata, soprattutto nel contesto nazionale. Più specificamente, si esamina l'evoluzione del significato e del ruolo di tale fase in relazione all'evolversi del concetto di resilienza; quindi, sulla base della letteratura scientifica e di alcune esperienze pregresse, si evidenziano caratteristiche ed esigenze proprie di questa fase e si delineano alcune raccomandazioni e proposte operative per accrescerne l'efficacia. Raccomandazioni e proposte fanno principalmente riferimento alle modalità per garantire un'efficace pianificazione preventiva del recupero post-evento, ai criteri per innovare i modelli di governance e ai principali strumenti da mettere in campo per consentire la rapida transizione verso la ricostruzione.
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Gibelli, Gioia, et Riccardo Santolini. « Reti ecologiche e governo del territorio ». TERRITORIO, no 58 (septembre 2011) : 61–74. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-058009.

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Résumé :
Alla luce delle emergenze climatiche ed economiche, che spingono a riempire di contenuti concreti i concetti di sostenibilitŕ all'interno degli strumenti di pianificazione, si č attivata una profonda riflessione che ha portato a considerare la biodiversitŕ come un obiettivo da perseguire in quanto dimensione primaria dei sistemi naturali ma con funzione prioritaria di conservare un capitale naturale di qualitŕ, il cui ruolo č quello di garantire la durabilitŕ dei processi e la conservazione delle risorse per le generazioni future e di erogare una serie di servizi ecosistemici alle generazioni presenti. Il progetto di rete ecologica ligure (Rel) rappresenta, allo stato attuale delle conoscenze, i luoghi dove il capitale naturale č allocato. I Ptcp di nuova generazione vedranno le province impegnate nella ridefinizione dello scenario strategico di valorizzazione e conservazione del capitale naturale e nell'acquisizione e eventuale maggiore definizione delle cause di vulnerabilitŕ del sistema paesistico-ambientale.
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Poli, Daniela, et Elisa Butelli. « Una nuova ruralità periurbana nel cuore della città metropolitana : un parco agricolo multifunzionale in Riva sinistra d'Arno ». CRIOS, no 22 (mars 2022) : 30–43. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-022004.

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Résumé :
La globalizzazione e l'industrializzazione dell'agricoltura, accompagnate dall'urbanizzazione imponente delle aree metropolitane, hanno reso i contesti di vita sempre più fragili. La pandemia attuale non è che l'esito potente di un modello urbano insostenibile. Uno dei nessi più critici è quello del metabolismo del cibo, retto da reti lunghe legate alla grande distribuzione. Le forme di pianificazione resiliente del XXI secolo dovranno prevedere modalità capaci di reintrodurre il tema della produzione alimentare sana e di prossimità nelle proprie strategie e azioni. L'articolo illustra il progetto "Coltivare con l'Arno. Parco agricolo perifluviale" nei Comuni di Firenze, Scandicci e Lastra a Signa. Tramite un intenso processo partecipativo il progetto ha delineato i contorni di un parco agricolo multifunzionale, per dare risposta al bisogno di prossimità di una nuova ruralità periurbana, contribuendo a tempo stesso a individuare modalità di risoluzione delle criticità di un contesto fortemente urbanizzato. Parole chiave: bioregione urbana, ruralizzazione, parco agricolo, periurbano, prossimità, partecipazione.
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Rubans’ka, Yuliya, et Gianfranco Franz. « Geografia del potere e grandi progetti urbani in una cittŕ dell'ucraina ». ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no 104 (octobre 2012) : 123–39. http://dx.doi.org/10.3280/asur2012-104008.

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Résumé :
L'evoluzione delle politiche di sviluppo urbano nel contesto europeo degli ultimi decenni č stata caratterizzata da modifiche strutturali nelle relazioni di potere: dal governo della cittŕ, incentrato sulla pianificazione urbanistica e il piano regolatore si č passati a forme piů o meno articolate e solo in parte pluraliste di governance urbana, grazie alle quali importanti gruppi immobiliari, immobiliaristi improvvisati e free-riders, importanti gruppi industriali alleati con le grandi centrali del credito e della finanza, hanno trovato maggiori consensi politico-culturali e minori difficoltŕ procedurali nel dirigere, imporre e realizzare grandi progetti di trasformazione urbana. La progressiva crescita del mercato immobiliare, sostenuto e drogato dal mercato finanziario, ha facilitato la proposizione e la realizzazione di GPU, almeno fino al 2007/2008, anno del crack finanziario occidentale, dal quale sono rimasti parzialmente immuni Paesi emergenti le cui economie non erano state ancora tanto profondamente modificate dal sistema finanziario di Stati Uniti ed Europa occidentale. Con differenze di scala e di magnitudo una folta schiera di cittŕ europee e nordamericane si sono impegnate nella realizzazione di GPU, seguite in questo processo dalle principali cittŕ di Paesi emergenti o di potenze in via di consolidamento (Pechino, Shangai, San Paolo, Cittŕ del Messico ecc.). Anche cittŕ piccole e medie si sono impegnate nella sfida di innovare e trasformare i propri tessuti, la propria economia e il proprio rango urbano, investendo in progetti affidati molto spesso alle cosiddette "archistar" internazionali o a societŕ di progettazione parti- colarmente avanzate sui temi della costruzione ecologica e del risparmio energetico. Il presente saggio propone un caso studio particolarmente interessante, caratterizzato da dinamiche precipue e non riscontrabili in molti altri contesti: le recenti trasformazioni urbane nella cittŕ di Dnipropetrovsk (Nipropetrovsk), capoluogo dell'omonima regione, una delle cittŕ principali dell'Ucraina dal punto di vista economico, politico e culturale.
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Galli, Jacopo. « L’UCRONIA COSTRUITA DI LEONARDO BENEVOLO. IL RUOLO DELL’URBANIZZAZIONE PUBBLICA NEL PROGETTO DI SAN POLO A BRESCIA ». Proyecto, Progreso, Arquitectura, no 27 (2022) : 32–47. http://dx.doi.org/10.12795/ppa.2022.i27.02.

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L’articolo riscopre il progetto urbano realizzato dal famoso urbanista e storico Leonardo Benevolo per il quartiere di San Polo a Brescia focalizzandosi sul metodo dell’urbanizzazione pubblica, testato per la prima volta in Italia e, nonostante il successo economico e urbano dell’operazione, mai più riproposto in seguito. La prima sezione fornisce un inquadramento delle condizioni politiche e amministrative che portarono Benevolo a Brescia e del suo rapporto con Luigi Bazoli, illuminato assessore all’urbanistica. La seconda sezione descrive il cambio di paradigma apportato dall’urbanizzazione pubblica: una rivoluzione dei sistemi di proprietà fondiaria in Italia che mirava ad allinearsi ai principali paesi europei definendo un mercato delle aree urbanizzate di proprietà pubblica che abbassasse i prezzi di costruzione consentendo una pianificazione coesa dello sviluppo urbano. La terza sezione criticizza l’operazione progettuale sottolineandone gli indubbi meriti ma facendone emergere i limiti e le possibilità inespresse. La quarta sezione mostra come San Polo sia una ucronia, un frammento unico di una storia alternativa, illustrando come nel 1962 la proposta di riforma urbanistica nazionale elaborata da Fiorentino Sullo, che avrebbe fatto dell'urbanizzazione pubblica una legge statale, avesse sollevato così grandi preoccupazioni da provocare un tentativo di colpo di stato. La conclusione re-inserisce San Polo nella contemporaneità, verificando il valore urbano dell’operazione a cinquanta anni di distanza e cercando di riportare alla luce la lezione di Benevolo, inascoltata ma ancora valevole per le sfide odierne.
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Butera, Federico, et Fernando Alberti. « Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 1 (décembre 2012) : 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

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Résumé :
I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
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Colombetti, Elena. « Tecnologia, medicina e società : un gioco di alleanze e di tensioni ». Medicina e Morale 50, no 3 (30 juin 2001) : 491–508. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.727.

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All’interno dell’orizzonte delineato dal rapido progresso medico accompagnato dalla massiccia presenza della tecnologia nasce la necessità di ripensare la collocazione della medicina in relazione al più ampio contesto della società in cui essa è inserita. Esistono tensioni tra il bisogno di una copertura universale della medicina di base e il crescente costo delle prestazioni, tra i risultati teoricamente raggiungibili e la limitazione delle risorse, tra l’aspettativa individuale e l’impossibilità di sconfiggere definitivamente ogni malattia. Callahan, uno dei padri della bioetica nordamericana, pone l’accento sulla necessità di promuovere una medicina socialmente ed economicamente sostenibile e per far questo indica come categoria principale il concetto di limite. Si tratta di ripensare le priorità della società nel suo complesso, tenendo presente che in un contesto di risorse limitate la maggior spesa nel settore medico va comunque a scapito degli investimenti in un altro, e che il divario tra le fasce ricche e quelle povere della popolazione (rinvenibile sia all’interno dei singoli Paesi che tra nord e sud del mondo) richiedono una concreta attenzione che si traduce anche in una maggior sforzo per ampliare la copertura di base più che ad ulteriori sforzi nella linea di costosi interventi specialistici per patologie acute. La proposta è quella di elaborare un diverso modello di progresso medico che valuti i passi non esclusivamente in termini di benefici individuali, ma anche di effetti sulla salute della popolazione, che riconosca in questo campo l’importanza delle condizioni sociali, economiche e culturali, che sappia anche accontentarsi dei livelli raggiunti nello sforzo di migliorare la salute di persone che hanno già la più alta aspettativa di vita mai raggiunta nella storia. Tutto questo deve poi fare i conti con una duplice dimensione: da una parte non può dimenticare l’intreccio esistente con le strategie e la logica di mercato che si presenta come il naturale alleato del progresso tecnologico e della sempre più esigente domanda di prestazioni, ma che non può essere assunto come unica guida delle scelte di ambito pubblico, dall’altra deve tener presente che la visione liberale o comunitaria da cui si parte per la pianificazione dell’organizzazione sociale e politica porta ad esiti molto diversi. In ultima analisi l’accettazione della finitezza, che la proposta di Callahan richiede, porta a strutturare una gerarchia di valori, ma questo comporta a sua volta una solida fondazione ontologica capace di sollevarsi al di sopra di una visione biologico-meccanicistica del problema in oggetto.
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Mancini, Elena. « Diritto alla salute, equità e governance delle malattie neglette e della povertà / Right to health, equity and governance of neglected diseases and poverty ». Medicina e Morale 65, no 4 (6 octobre 2016) : 477–93. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.444.

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L’articolo esamina la salute quale diritto umano fondamentale nelle principali Carte internazionali. Sarà in particolare ricostruito il percorso storico-concettuale che ha portato al riconoscimento della natura complessa e inclusiva del diritto alla salute. Il fallimento delle politiche sanitarie mirate a sconfiggere singole malattie - come avvenuto nel caso della malaria - ha imposto una maggiore attenzione verso i determinanti sociali della salute, dando origine ad un processo che ha portato a concepire la salute quale problema di equità internazionale la cui soluzione richiede la realizzazione di condizioni sociali, economiche e ambientali e la promozione di libertà umane fondamentali. Il diritto a godere del più alto livello di salute ricomprende oltre al diritto all’accesso a cure mediche e a farmaci di qualità, anche la disponibilità di misure igieniche, di corrette informazioni sanitarie e la protezione di libertà fondamentali quali la libertà dall’esclusione sociale e il possesso di titoli per l’accesso concreto alle cure essenziali primarie. Viene proposta una interpretazione dei diversi modelli di giustizia sanitaria elaborati per l’individuazione delle priorità nella utilizzazione delle risorse sanitarie, nella pianificazione degli interventi anche a livello internazionale e per la valutazione dei risultati da questi conseguiti in termini di equità e di protezione dei diritti umani. Sono esaminati gli indicatori e i parametri utilizzati per monitorare la progressiva realizzazione del diritto alla salute e l’efficacia degli interventi internazionali nel promuovere l’accesso universale alle cure con particolare attenzione alle strategie di contrasto delle malattie neglette e della povertà. In particolare viene illustrato il modello delle libertà sostanziali quali “capacitazioni” teorizzato da Amartya Sen e sviluppato da Martha Nussbaum nelle sue possibili applicazioni nell’ambito dell’accesso universale alle cure e delle possibili linee di azione della solidarietà internazionale.----------The aim of this article is to study health as a fundamental right in the main International Charters. We want to underline the historical and conceptual way that led to the recognition of the complex and inclusive nature of right to health. The failure of some sanitary policies supposed to defeat some illnesses – as it happened for malaria fever – obliged to give a better attention towards the social and economic determinants of health and consider the process that led to a new meaning of health: health as a problem of international equity. To realize this goal, is necessary, first of all, to understand social, economic and environmental conditions and to promote fundamental human freedoms. The right to enjoy a good level of health means not only to have the right to access to medical treatments or to high qualities medicines, but also to have a high level of sanitary measures and a correct sanitary information and to enjoy the right of freedom in order to avoid social exclusion and to obtain the access to primaries health treatment. In this article there is a proposal to help a better interpretation of the different models of justice in health care which are supposed to define equity in allocating main resources that are necessary to the international planning of the interventions. The results reached by international health policies are evaluated with regard to equity and protection of human rights. This proposal analyses the indicators and the parameters used to realize and control the progressive realization of the right to health and the impact of the international interventions used in order to promote a universal access to treatments; in particular it examines the strategies used against the neglected tropical diseases. In details it explains the model of substantial freedoms as capabilities, as it has been theorized by Amartya Sen and developed by Martha Nussbaum, used in their possible applications with regards to universal access to treatments and also to feasible international solidarity actions.
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Acampa, Giovanna, et Claudia Mariaserena Parisi. « Cultural heritage management : optimising procedures and maintenance costs ». Valori e Valutazioni 29 (janvier 2022) : 79–102. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20212907.

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Résumé :
The management of maintenance activities is an ongoing concern for facility managers in the existing building sector due to its complexity and uncertainty. This applies all the more to cultural heritage as protection, preservation and enhancement are a priority in order to keep the artistic and cultural value of historical assets for future generations. In addition, problems related to the increasingly limited economic resources complicate maintenance management processes. Therefore, it has become a common standard to carry out maintenance activities only when actual emergencies occur, thus causing inefficiencies in the planning of Facility Management activities and an increase in maintenance costs. This paper shows a method to support the management decision-making in maintenance activities through Building Condition Assessment (BCA) processes integrated with Building Information Modeling (BIM) systems. The main objective is to develop a maintenance management strategy and support technicians in identifying maintenance priorities in a practical, simple and automated way in order to optimise procedures and costs. To achieve such a goal, the method proposes a BCA process that uses the following tools: 1) building breakdown structure according to UNI 8290 adapted to historic buildings; 2) a degradation level index and a technological and operational connection matrix to assess opportunity maintenance; 3) field inspections and data collection on Excel spreadsheets acting as external Database; 4) data management in BIM environment using Revit as BIM Authoring Software and Dynamo scripts as visual programming language (VPL) to link external Database to BIM model. The results highlight the important role of BIM in Facility Management of existing buildings and buildings of historical and cultural value by allowing the continuous update of information in a single BIM model for BCA purposes and shows a great potential to support facility managers in managing building maintenance activities and optimising costs. La natura complessa, incerta e dinamica della gestione delle attività di manutenzione è fonte di continua preoccupazione per i facility managers che operano nel settore del patrimonio edilizio esistente. In particolare, nel campo dei beni culturali, la tutela, conservazione e valorizzazione sono una priorità per preservare il valore artistico-culturale dei beni storici alle generazioni future. Purtroppo, alla complessa gestione della manutenzione si aggiungono problemi relativi alle risorse economiche sempre più limitate. In questa situazione infatti, sembra essere diventato uno standard comune intervenire con attività di manutenzione solo quando si presentano effettivi casi di emergenza, causando così inefficienze nella pianificazione delle attività del Facility Management e, conseguentemente, un aumento dei costi della manutenzione. Questo paper espone un metodo per supportare le scelte decisionali dei gestori nelle attività di manutenzione attraverso i processi di Building Condition Assessment (BCA) integrati ai sistemi di Building Information Modeling (BIM). L'obiettivo principale è sviluppare una strategia di gestione della manutenzione, dando ai tecnici il necessario supporto per individuare le priorità di intervento di manutenzione in modo pratico, semplice e automatizzato al fine di ottimizzare procedure e costi della manutenzione. Per raggiungere questo obiettivo, il metodo propone un processo di BCA che utilizza i seguenti strumenti: 1) scomposizione dell’edificio secondo la norma UNI 8290 adattata agli edifici storici; 2) un indice del livello di degrado e una matrice di connessione tecnologica e operativa per valutare manutenzioni di opportunità; 3) ispezioni in situ e raccolta dei dati su fogli di calcolo Excel che fungono da Database esterno; 4) gestione dei dati in ambiente BIM utilizzando Revit come BIM Authoring Software e scripts in Dynamo come linguaggio di programmazione visiva per il collegamento tra Database esterno modello BIM. I risultati della ricerca evidenziano l'importanza del ruolo del BIM nel Facility Management degli edifici esistenti e di pregio storico-culturale consentendo l'aggiornamento permanente delle informazioni in un unico modello BIM ai fini del BCA e mostra un grande potenziale per supportare i facility managers nella gestione delle attività di manutenzione degli edifici e nell’ottimizzazione dei costi.
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González-garcía, Rómulo Jacobo, Paloma Escamilla-Fajardo, Samuel López-Carril et Juan Nuñez-Pomar. « Percepciones de los residentes sobre el turismo deportivo : impactos, calidad de vida y apoyo al sector ». Cuadernos de Psicología del Deporte 20, no 2 (15 avril 2020) : 174–88. http://dx.doi.org/10.6018/cpd.388431.

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Résumé :
El sector del turismo deportivo recibe cada vez una mayor atención por parte de los distintos agentes sociales, teniendo un alto impacto en distintas esferas de la sociedad. El turismo no sólo afecta a las actitudes de los residentes hacia su desarrollo, sino también a su calidad de vida en general. Una vez que una comunidad o población se convierte en un destino turístico, la calidad de vida de los residentes locales se ve afectada por el desarrollo del mismo. Por consiguiente, es relevante conocer cuáles son las percepciones de los residentes respecto al impacto que causa el turismo deportivo. Por ello, el objetivo del presente estudio es analizar las percepciones de los residentes de Gran Canaria hacia los efectos del turismo deportivo, en ámbitos como su impacto, la calidad de vida y el apoyo al sector. Los resultados del estudio indican que, a mayores niveles de percepción positivos de los residentes sobre los impactos sociales, culturales, ambientales y económicos, hay un mayor apoyo hacia el desarrollo del turismo. Por otra parte, también se produce un efecto mediador significativo de la variable calidad de vida de los residentes, entre la relación de impactos percibidos y el apoyo al desarrollo del turismo activo y deportivo en Gran Canaria. Estos resultados posibilitan un mejor entendimiento de la perspectiva que los residentes tienen hacía el sector turístico deportivo, algo que puede ayudar a orientar futuras decisiones sobre la práctica, desarrollo y planificación del turismo deportivo. The sports tourism sector is receiving increasing attention from different social actors, having a high impact on different spheres of society. Tourism not only affects residents' attitudes towards their development, but also their quality of life in general. Once a community or population becomes a tourist destination, the quality of life of local residents is affected by its development. It is therefore important to know what residents' perceptions are of the impact of sports tourism. Therefore, the aim of this study is to analyse the perceptions of the residents of Gran Canaria towards the effects of sports tourism, in areas such as its impact, quality of life and support for the sector. The results of the study indicate that, at higher levels of positive perception by residents of the social, cultural, environmental and economic impacts, there is greater support for the development of tourism. On the other hand, there is also a significant mediating effect of the variable quality of life of the residents, between the relationship of perceived impacts and the support for the development of active and sports tourism in Gran Canaria. These results make it possible to better understand the perspective that residents have towards the sports tourism sector, something that can help guide future decisions on the practice, development and planning of sports tourism. O sector do turismo desportivo está a receber cada vez mais atenção por parte de diferentes actores sociais, tendo um elevado impacto em diferentes esferas da sociedade. O turismo não afecta apenas as atitudes dos residentes em relação ao seu desenvolvimento, mas também a sua qualidade de vida em geral. Uma vez que uma comunidade ou população se torna um destino turístico, a qualidade de vida dos residentes locais é afectada pelo seu desenvolvimento. Por conseguinte, é importante conhecer a percepção que os residentes têm do impacto do turismo desportivo. Portanto, o objectivo deste estudo é analisar as percepções dos residentes da Gran Canária sobre os efeitos do turismo desportivo, em áreas como o seu impacto, qualidade de vida e apoio ao sector. Os resultados do estudo indicam que, em níveis mais elevados de percepção positiva dos residentes sobre os impactos sociais, culturais, ambientais e econômicos, há maior apoio para o desenvolvimento do turismo. Por outro lado, existe também um efeito mediador significativo da variável qualidade de vida dos residentes, entre a relação de impactos percebidos e o apoio ao desenvolvimento do turismo ativo e desportivo na Gran Canária. Estes resultados permitem compreender melhor a perspectiva que os residentes têm em relação ao sector do turismo desportivo, algo que pode ajudar a orientar futuras decisões sobre a prática, desenvolvimento e planeamento do turismo desportivo. Il settore del turismo sportivo sta ricevendo un'attenzione crescente da parte di diversi attori sociali, con un forte impatto sulle diverse sfere della società. Il turismo influenza non solo l'atteggiamento dei residenti nei confronti del loro sviluppo, ma anche la loro qualità di vita in generale. Una volta che una comunità o una popolazione diventa una destinazione turistica, la qualità della vita dei residenti locali è influenzata dal suo sviluppo. È quindi importante sapere quali sono le percezioni dei residenti sull'impatto del turismo sportivo. Pertanto, l'obiettivo di questo studio è quello di analizzare le percezioni degli abitanti di Gran Canaria nei confronti degli effetti del turismo sportivo, in settori quali l'impatto, la qualità della vita e il sostegno al settore. I risultati dello studio indicano che, a livelli più elevati di percezione positiva da parte dei residenti degli impatti sociali, culturali, ambientali ed economici, vi è un maggiore sostegno allo sviluppo del turismo. D'altra parte, c'è anche un significativo effetto mediatore della variabile qualità della vita dei residenti, tra la relazione degli impatti percepiti e il sostegno allo sviluppo del turismo attivo e sportivo a Gran Canaria. Questi risultati permettono di comprendere meglio la prospettiva che i residenti hanno nei confronti del settore del turismo sportivo, cosa che può aiutare a guidare le future decisioni sulla pratica, lo sviluppo e la pianificazione del turismo sportivo.
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Parricchi, Monica. « Costruire cittadinanza economica : il ruolo della pedagogia ». MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni 10, no 2 (décembre 2020). http://dx.doi.org/10.30557/mt00141.

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Résumé :
Il rapporto tra pedagogia ed economia è sempre stato complesso: la difficoltà della cultura pedagogica nel dialogare con le scienze economiche ha portato la pedagogia a trascurare la questione, lasciando spesso argomenti dai risvolti educativi ad altre scienze. Comprendere l'economia è fondamentale per conoscere e governare alcune delle dinamiche della società odierna, di conseguenza l'economia deve far parte dell'educazione dei soggetti, in tutte le fasce d’età per la promozione della cittadinanza attiva. L'educazione economica come processo intenzionalmente finalizzato a fornire conoscenze e competenze relative alla gestione del denaro, costituisce una parte della cultura della cittadinanza, quella economica, che consente ai cittadini di diventare agenti consapevoli durante la loro vita personale e sociale. L'obiettivo finale dell'educazione economica, a partire dall’alfabetizzazione finanziaria, dovrebbe essere quindi la promozione, sia in famiglia che a scuola, della capacità di pianificazione, riconoscendo la natura del denaro come mezzo e non come fine, per la promozione del benessere personale e sociale.
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Corlaita, Alberto. « Pianificazione ambientale ed emergenza economica negli scenari della globalizzazione - DOI : 10.5752/P.2316-1752.2009v16n18/19p159 ». Cadernos de Arquitetura e Urbanismo 16, no 18+19 (7 mai 2010). http://dx.doi.org/10.5752/p.2316-1752.2009v16n18/19p159.

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« Urbanistica a Bologna ». TERRITORIO, no 57 (juin 2011) : 57. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-057006.

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Résumé :
Bologna ha approvato nel 2008 (Psc) e nel 2009 (Rue e Poc) i suoi nuovi strumenti di pianificazione, nel quadro definito dalla legge urbanistica regionale 20/2000. Il servizio compone uno sguardo articolato sulla stagione urbanistica bolognese attraverso tre principali mosse. La prima consiste in una lettura critica dei processi trasformativi in corso nel rapporto con i nuovi strumenti, entro un clima politico-amministrativo locale segnato dal commissariamento e in un piů generale quadro di crisi economica. La seconda fornisce una riflessione sui caratteri essenziali del nuovo progetto urbanistico per Bologna e della sua forma tecnica, e sulle intenzioni che li hanno animati; la terza, ad esito di un seminario, discute secondo punti di vista molteplici gli eventuali contenuti ‘di ricerca' rinvenibili nell'operazione bolognese.
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« Le politiche di localizzazione industriale in Italia tra anni Trenta e Sessanta. Intervista a Rolf Petri ». STORIA URBANA, no 130 (octobre 2011) : 193–220. http://dx.doi.org/10.3280/su20011-130008.

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Résumé :
Facendo riferimento agli scritti pubblicati da Rolf Petri (in particolare:, Milano, FrancoAngeli, 1990;, in «Meridiana. Rivista di storia e scienze sociali», 11 (1991), pp. 73-112;, Bologna, il Mulino, 2002), l'intervista ruota attorno alle questioni della continuitŕ e delle innovazioni che č possibile riconoscere nelle politiche per l'industria e l'industrializzazione attuate in Italia dopo la Seconda guerra mondiale. Nella prima parte dell'intervista si discute dei modelli e delle principali ipotesi teoriche che sostanziano il dibattito del secondo dopoguerra. Ricostruendo la genesi dei provvedimenti operati dalla Cassa per il Mezzogiorno, viene, in particolare, messa a fuoco la specificitŕ di una tradizione italiana dell'intervento pubblico in campo economico e si osserva come essa rielabori spunti e sollecitazioni che vengono dal dibattito internazionale. La seconda parte propone una riflessione piů specifica sulle relazioni tra politiche industriali e politiche insediative e di sviluppo territoriale, in rapporto alla questione urbana e all'emergente dibattito attorno alla pianificazione regionale. Infine, gli argomenti trattati nella parte conclusiva riguardano gli attori del processo d'industrializzazione in Italia e le loro culture.
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De Pieri, Filippo. « Commercio e cittadinanza nei quartieri 167 italiani. Alcune note di ricerca ». Storia e Futuro Giugno 2022, no 55 (20 septembre 2022). http://dx.doi.org/10.30682/sef5522e.

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Résumé :
L’articolo riflette sugli immaginari legati al commercio a partire da una ricerca in corso sulla pianificazione e realizzazione dei quartieri PEEP italiani. La legge 167 (1962) e una serie di provvedimenti successivi rappresentarono, nelle intenzioni dei loro promotori, un momento fondativo per la costruzione di una nuova generazione di quartieri a grande scala capaci di generare nuove forme di urbanità. Quale ruolo ebbe il commercio all’interno di un simile processo? Appoggiandosi a un piccolo numero di studi di caso, la ricerca enuncia l’ipotesi che portare il fuoco dell’osservazione sulla questione del commercio permetta di cogliere alcuni dei nodi irrisolti dietro le sperimentazioni del secondo dopoguerra intorno alla “grande dimensione”. A differenza di quanto accaduto in diverse esperienze internazionali del periodo nel campo dell’urban design, le culture architettoniche e urbanistiche italiane faticarono a riconoscere nell’emergente dimensione del consumo di massa il possibile fondamento di nuove forme di socialità e di cittadinanza. The article reflects on the images related to commerce, taking the lead from ongoing research on the planning and implementation of Italian PEEP (Plans for Economic and Public Housing) schemes. In the intentions of their promoters, Law 167 (1962) and a series of subsequent measures represented a founding moment for the construction of a new generation of large-scale residential neighborhoods capable of generating new forms of urbanity. What role did commerce play within such a process? Relying on a small number of case studies, the research formulates the hypothesis that focusing on the issue of commerce allows us to address some of the unresolved questions behind the post-World War II experiments around the issue of the grande dimensione (‘great dimension’). Unlike several international experiences of the time in the field of urban design, Italian architectural and urban cultures struggled to recognize in the emerging mass consumption the possible foundation of new forms of sociality and citizenship.
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