Littérature scientifique sur le sujet « Piana del Sele »
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Articles de revues sur le sujet "Piana del Sele"
Zicarelli, Fabio, Fiorella Sarubbi, Piera Iommelli, Micaela Grossi, Daria Lotito, Raffaella Tudisco, Federico Infascelli, Nadia Musco et Pietro Lombardi. « Nutritional Characteristics of Corn Silage Produced in Campania Region Estimated by Near Infrared Spectroscopy (NIRS) ». Agronomy 13, no 3 (23 février 2023) : 634. http://dx.doi.org/10.3390/agronomy13030634.
Texte intégralRusso, Enrico. « Short Channels : A Brand Strategy for the Piana del Sele ». Agriculture and Agricultural Science Procedia 8 (2016) : 494–98. http://dx.doi.org/10.1016/j.aaspro.2016.02.053.
Texte intégralAvallone, Gennaro. « Vivere al ribasso. L'occupazione degli immigrati nell'edilizia della Piana del Sele ». MONDI MIGRANTI, no 3 (décembre 2012) : 129–42. http://dx.doi.org/10.3280/mm2012-003006.
Texte intégralNaviglio, Daniele, Laura Le Grottaglie, Manuela Vitulano, Marco Trifuoggi et Monica Gallo. « Characterization of Essential Oil Components from Aromatic Plants that Grow Wild in the “Piana del Sele” (Salerno, Southern Italy) using Gas Chromatography-Mass Spectrometry ». Natural Product Communications 10, no 7 (juillet 2015) : 1934578X1501000. http://dx.doi.org/10.1177/1934578x1501000739.
Texte intégralD'Amore, R., A. D. Palumbo, L. Morra, A. Sozzi, A. Fusco et E. Lahoz. « AGRONOMICAL AND QUALITATIVE EVALUATION OF PROCESSING TOMATO CULTIVARS GROWN "IN PIANA DEL SELE" ». Acta Horticulturae, no 376 (décembre 1994) : 51–58. http://dx.doi.org/10.17660/actahortic.1994.376.4.
Texte intégralFaugno, Salvatore, Stefania Pindozzi, Collins Okello et Maura Sannino. « Testing the application of an automatic milking system on buffalo (Bubalus bubalis) ». Journal of Agricultural Engineering 46, no 1 (21 avril 2015) : 13. http://dx.doi.org/10.4081/jae.2015.437.
Texte intégralConti Puorger, Adriana, et Pierpaolo Napolitano. « Caratterizzazione socio-economica della regione Marche per sezioni di censimento ». RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no 2 (septembre 2011) : 30–59. http://dx.doi.org/10.3280/rest2011-002002.
Texte intégralKałowski, Julian. « Ewolucja prawodawstwa kościelnego dotyczącego instytutów zakonnych o ślubach prostych ». Prawo Kanoniczne 34, no 3-4 (10 décembre 1991) : 75–103. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1991.34.3-4.04.
Texte intégralGufoni, M. « Uphill/downhill nystagmus ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 6 (décembre 2017) : 513–18. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1403.
Texte intégralRossi, A., M. P. Fondelli, R. Mattei, D. Leone et P. Tortori Donati. « Le metastasi spinali in età pediatrica ». Rivista di Neuroradiologia 8, no 2 (avril 1995) : 223–34. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800214.
Texte intégralThèses sur le sujet "Piana del Sele"
Senatore, Alfredo. « Zone Migranti : un'etnografia della Piana del Sele ». Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2017. http://hdl.handle.net/10556/3025.
Texte intégralThe purpose of this investigation is not only to collect the orality of migrants but to make their "social knowledge" (Curcio, 2017). In order to extract this social knowledge, the use of the most functional qualitative method has been resorted to being able to come into contact with nearby but "submerged" worlds. Field work has been characterized, in fact, for the involvement of 37 persons in in-depth interviews and two focus groups (one at a CAS and another at one of the migrant households). Studying the temporary nature of migrant living in such spaces meant understanding the social criticalities of contemporary space and time. The words produced by Z., or J. and many others afflicted bodies, have resigned concepts such as border, margin, zone producing a crisis in the spatial sociological tradition. The theoretical crisis produced by these speeches could be investigated as life effects produced by the "migrant areas" through an ethnographic approach (Garfinkel 1964, Goffman, 1969, De Martino 1975, Geertz 2006, Palidda 2004). Thus, the analysis of categories of mobility, segregation and resistance was defined by defining the limits and potential of migratory tactics in urban transformation and subjectivity production. This study could not foresee the examination of the access, sharing and abandonment of migrant areas that are in fact determined by the entry and exit processes of border control zone (Bigo, 2013). In this sense, the sicuritation practices (Bigo, 2013) established by the Italian authorities and the transformation - including in the field of rights - of migrant labor have been examined. Analyzing the transformations - in quantity and quality - of the migrant work of the communities of the Piana del Sele, defining also the "social housing" access criteria. In this sense, it was useful to accommodate discursive transformations in segregation practices operated by local institutions, stakeholders and private individuals in the management of migrant flows. The research work has also focused on the investigation of governance strategies and control of migrant bodies and the deepening of the resilience practices that the migrants themselves implement. It was necessary to analyze the forms of migrant labor in the late-liberal system (Raimondi 2004, Ricciardi 2004) in order to achieve the objectives listed above. Migrants become a flexible absence (Palidda 2012, R. Sennet 2002) in the specific production of contemporary work. The precarious state of "migrant work" (Raimondi 2004; Ricciardi 2004) becomes an anticipatory and constituent formula for the global process of late-liberal (Palidda 2012). [edited by author]
XV n.s. (XXIX)
DI, PAOLA Gianluigi. « Caratterizzazione geologica e geomorfologica del settore litoraneo della Piana del F. Sele (Campania, Italia) e considerazioni circa la sua vulnerabilità costiera ». Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2011. http://hdl.handle.net/11695/66233.
Texte intégralNel 1990 il Mediterraneo aveva una popolazione costiera pari a 146 milioni e alcuni studiosi, nel 1998, avevano stimato che la popolazione urbana costiera avrebbe potuto aumentare di almeno altri 30 milioni di abitanti entro il 2025 con ulteriori 350 milioni di turisti all'anno (Hinrichsen, 1998). Nel 2005 il dossier redatto dall’UEP/MAP (Plan Bleu, 2005) ha ridimensionato tali valori, dimostrando che entro la stessa data saranno 20 milioni le persone che andranno ad aggiungersi alla popolazione residente, così come ulteriori 137 milioni di turisti si uniranno ai 175 milioni già presenti, e particolarmente i litorali. L’analisi di questi dati mostra inoltre che il 75% degli abitanti dei paesi prospicienti il Mediterraneo vive in aree costiere (in Italia il valore è compreso tra il 60 e il 70%). La fascia costiera italiana, che si sviluppa per oltre 7500 km, oltre ad essere caratterizzata da paesaggi di eccezionale valore naturalistico, ospita quindi anche una consistente parte delle risorse economiche nazionali, con importanti centri urbani e industriali, infrastrutture e attività turistiche. Gli scenari descritti, specie dopo i recenti report inerenti ai cambiamenti climatici in atto sull’intero globo (IPCC, 2007), hanno posto serie problematiche nella gestione della risorsa costiera e nella valutazione dei possibili rischi associati. Comprendere come la costa è destinata ad evolvere ha assunto perciò un’importanza strategica. Le ricerche interdisciplinari sviluppatesi nell’ultimo ventennio hanno messo in evidenza come gran parte delle pianure costiere mondiali (e quindi anche italiane) sono soggette al rischio erosione e allagamento per ingressione marina dovuta a fattori naturali (globali e locali) e antropici. Tra questi studi si porta l’attenzione del lettore al progetto VECTOR (Vulnerabilità delle coste e degli ecosistemi marini italiani ai cambiamenti climatici e loro ruolo nei cicli del carbonio mediterraneo), dal quale è nato l’argomento di questa tesi di dottorato. In questo lavoro è stato analizzato in dettaglio il litorale della Piana del F. Sele (Campania, Italia), contesto estremamente interessante al fine di comprendere l’evoluzione di una costa bassa e sabbiosa con concentrazione di importanti centri abitati (Salerno), aree turistiche imponenti (sito archeologico di Paestum, litorale di Capaccio-Paestum, litorale di Eboli) e condizioni morfologiche tali da rendere l’area suscettibile ai cambiamenti del sistema costiero. La piana in questione, così come le altre piane campane, ha sperimentato negli ultimi 6 millenni un prevalente trend progradazionale ben documentato da più sistemi di cordoni dunali (ad esempio i cordoni di Laura e Sterpina descritti da Brancaccio et al., 1995 in Piana Sele). Le più interne datano circa 6000 anni e marcano la massima ingressione del mare durante l’Olocene. A partire dal XX secolo questo trend si è interrotto e molti tratti di costa risultano affetti da un’erosione anche molto marcata. Le cause vanno essenzialmente ricercate nel ridotto apporto sedimentario legato alle sistemazioni idraulico-forestali, ma soprattutto alla realizzazione di numerosi invasi artificiali lungo i principali fiumi alimentatori. La prova di ciò è ben evidenziata dalla trasformazione delle foci fluviali dei principali corsi d’acqua, le quali si sono rapidamente modificate da fluvial dominated a wave dominated. A questo va aggiunta la forte antropizzazione dei litorali che si è avuta in particolare dopo la seconda guerra mondiale a seguito sia dello sviluppo turistico che di quello urbanistico. Partendo da tali presupposti l’obiettivo principale del presente lavoro è la determinazione delle caratteristiche morfologiche, sedimentologiche e delle dinamiche evolutive del tratto di costa sabbioso compreso tra le foci dei fiumi Solofrone e Picentino al fine di valutarne lo stato di vulnerabilità costiera. Una prima fase dello studio è stata dedicata ad un’approfondita ricerca dei dati bibliografici, cartografici e aero-fotogrammetrici inerenti l’area. L’analisi bibliografica ha permesso di individuare i tratti salienti dell’evoluzione geomorfologica, che appare requisito essenziale per la comprensione degli eventi morfogenetici e delle dinamiche recenti della costa. L’analisi cartografica e aero-fotogrammetrica, basata essenzialmente sul reperimento di documenti inerenti l’ultimo secolo, ha consentito di delineare l’evoluzione storica della linea di riva. In particolare sono state adoperate carte storiche dell’IGMI (Istituto Geografico Militare Italiano) del 1870, 1908, e 1954, la cartografia CasMez (Cassa del Mezzogiorno) del 1975, la CTR (Carta Tecnica Regionale) della Regione Campania del 2004, le foto aeree del 1944, 1954, 1984, 1998 e 2004. I documenti raccolti sono stati organizzati, corretti e adattati mediante l’uso di un software GIS (ArcGis ver. 9.2). In particolare è stato indispensabile l’orto-rettifica mediante un programma preposto (Erdas ver. 9.1) precedentemente l’utilizzo delle foto aeree. La seconda fase è consistita nella raccolta di dati originali mediante un lavoro di campagna, durante il quale, con l’utilizzo di un sistema di posizionamento DGPS (GNSS R6), si è rilevata la linea di riva al 2009 e la topografia di vari profili longitudinali di spiaggia. E’ stato inoltre fatto uno studio con lo scopo di definire gli aspetti sedimentologici caratterizzanti i differenti contesti geomorfologici riconosciuti per i profili esaminati: sono stati prelevati 48 campioni lungo il litorale del Golfo di Salerno, su ognuno dei quali è stata eseguita un’analisi granulometrica, con relativa interpretazione statistica. I rilievi topografici sono stati successivamente correlati alle caratteristiche tessiturali dei sedimenti essendo questo passaggio fondamentale e propedeutico alla comprensione dei fenomeni morfo-evolutivi della costa: i sedimenti che costituiscono la spiaggia sono condizionati dalla dinamica litoranea in quanto, lungo gli assi di transito longitudinali e trasversali, le componenti granulometriche tendono a convergere verso il fondale in cui si trovano mediamente in equilibrio sotto l’azione del moto ondoso. Una fase fondamentale del lavoro è stata la valutazione del clima marittimo (wave climate) sia al largo che lungo costa, mediante l’applicazione di modelli fisici. Si è risaliti al tipo di ondazione incidente sulla Piana del Sele, così come si è giunti alla valutazione degli effetti di essa sulle spiagge con il calcolo di parametri specifici, quali il run-up e il set-up. Le informazioni raccolte hanno dato una chiara lettura e una dettagliata caratterizzazione dell’intera fascia rivierasca compresa tra Salerno e Agropoli (SA) e soprattutto sono state la base per l’implementazione di una nuova metodologia di analisi per la valutazione della vulnerabilità costiera. Il metodo ha permesso di realizzare una carta della vulnerabilità costiera potenziale, così come di effettuare valutazione e cartografie su range temporali più ampi: infatti, considerando gli scenari previsti dall’IPCC (2007) su 25 e 50 anni, è stato possibile introdurre tali parametri e costruire carte della vulnerabilità costiera proiettata su tali anni. Di seguito si da una panoramica sulle operazioni e i risultati ottenuti mediante l’esecuzione delle singole fasi di lavoro. L’analisi comparata delle linee di costa ricavate dall’indagine aereo fotogrammetrica e cartografica ha messo in chiara evidenza che, durante il XX secolo, è possibile individuare almeno 3 fasi evolutive. La prima, che va dal 1870 al 1908, mostra una costa in progradazione, in modo particolare alle foci dei fiumi Sele, Tusciano e Picentino, con trend che raggiungono i 5,50 m/a. Tale fase s’inverte completamente durante il lasso cronologico compreso tra il 1908 e il 1984, con valori di arretramento che tendono ad accentuarsi tra il 1975 e il 1985 (si nota che la foce del F. Sele arretrava con un tasso di 7,7 m/a). L’ultima fase va dal 1984 al 2009 (e con ogni probabilità continua ancora oggi), con la costa che tende all’equilibrio: infatti è possibile rilevare diverse aree in leggera progradazione e solo poche in arretramento (si tratta di quelle poste nelle vicinanze delle foce del F. Sele). Quest’analisi mostra in maniera decisiva che l’evoluzione della fascia costiera della Piana del F. Sele è strettamente legata agli apporti fluviali, basti notare che le aree fortemente influenzate dall’erosione sono proprio quelle prospicienti le aree di foce. Questo è certamente da mettere in correlazione alla drastica diminuzione degli apporti sedimentari causata dalla presa in alveo di materiale e alla costruzione di traverse e dighe. L’analisi effettuata sull’intero arco dei 140 anni ha mostrato che sulla zona costiera della Piana del F. Sele insiste una tendenza erosiva molto marcata, localizzata in modo particolare nei pressi delle foci del F. Picentino e del F. Sele, con valori di arretramento rispettivamente di 0,4 m/a e di 1,3 m/a. Per caratterizzare la morfologia e la morfometria della spiaggia emersa e sommersa, nonché gli aspetti sedimentologici sono stati effettuati 12 profili trasversali alla linea di costa in tratti rilevati del litorale. L’analisi morfo-sedimentaria della spiaggia ha messo in luce che l’intero settore è morfologicamente caratterizzato da spiagge ampie da un minimo di 20 m fino a un massimo di 80 m. Il settore sommerso della spiaggia è caratterizzato dall’esistenza di una grossa barra con relativo truogolo, mentre la pendenza della zona intertidale risulta marcata lungo la foce del F. Sele, attestandosi in media intorno al 13%, fino a digradare ad una pendenza vicina al 10% sul resto del litorale. Per le zone poste a S della foce del F. Sele, la pendenza della battigia è costante lungo l’intero tratto, attestandosi in media intorno all’11%. Nel settore di spiaggia indagato è presente un solco di battigia posizionato in media tra - 0,5 m e – 0,4 m. Lungo l’intero litorale la berma ordinaria è ben evidente, raggiungendo in alcuni tratti l’altezza di 0,6 m con stacchi di pendenza tra battigia e berma molto evidenti. Questo non vale per le berme di tempesta, che sono spesso cancellate dall’azione antropica e dove visibili, lo sono in maniera non sempre marcata. Il sistema dunale è in gran parte conservato, ma non sempre è in buone condizioni. Infatti in taluni casi (concentrati nella porzione meridionale del sistema e nella parte centrale) è possibile constatare che esistono almeno due a più ordini di dune, molto estesi a S e molto reincisi nei pressi della foce del F. Sele, mentre nella zona compresa tra la foce del F. Tusciano e Salerno la duna è quasi completamente scomparsa e/o estremamente antropizzata. Le analisi granulometriche effettuate sui campioni prelevati sulla spiaggia intertidale mostrano che le taglie dei granuli comprese tra 0,39 mm e 0,45 mm (sabbia media) sono prevalenti nei settori più vicini alla foce del F. Sele, mentre verso N si rivela la presenza di materiale ciottoloso: infatti si raggiungono valori compresi tra 0,69 mm e 0,97 mm (sabbia grossolana) nel tratto di costa centrale da Campolongo alla foce del torrente Asa. La parte più prossima a Salerno è invece caratterizzata da un tipo di sedimento estremamente ciottoloso. Nei settori meridionali e centrali arriva a valori di 0,55 mm (sabbia grossolana). Un dato anomalo, che mostra come questo litorale possa essere localmente condizionato dall’apporto di sedimento alloctono è il dato massimo del coefficiente di appuntimento che raggiunge il valore di 10,63 (valore molto alto se si tiene conto che Folk & Ward, 1957 propongono come limite massimo per questo indice il valore 3). Mediante gli studi effettuati sulla condizione del clima marittimo è stato possibile valutare l’ondazione prevalente con le relative altezze d’onda e periodo medio. Analizzando le serie ricavate alla boa di Ponza è stato possibile rilevare che l’altezza d’onda significativa media è pari a 4,34 m, con un periodo di 7,76 s. È stato valutato anche l’effetto della massima mareggiata della serie analizzata corrispondente a quella del 26\12\1999, con valori di altezza d’onda pari a 6,90 m e periodo di 11,94 s. La direzione prevalente è invece SSW-NNW. Tali valori hanno permesso di giungere al calcolo di parametri a loro strettamente legati, come la profondità di chiusura, pari a 7,714 m (11,191 m per la massima mareggiata registrata). Inoltre è stato valutato anche il set-up e il run-up d’onda incidenti per ogni profilo indagato con una media lungo tutta la costa della Piana del Sele pari a 0,05 m per il primo e 1,65 m per il secondo. C’è da dire che anche in questo caso possiamo notare settori con caratteristiche d’energia molto differenti: il run-up infatti varia da un massimo di 2,07 m a un minimo di 0,91 m, che vuol dire un’ondazione che può arrivare ad invadere la spiaggia emersa per valori compresi tra il 24% e il 101%. Sui profili di spiaggia analizzati è stato possibile realizzare anche opportune valutazioni previsionali sul trend evolutivo della costa in seguito al previsto innalzamento del livello marino (IPCC, 2007), applicando modelli matematici e morfologici capaci di valutare l’arretramento atteso. Per il caso preso in considerazione sono stati ricavati i diversi parametri utili a questo calcolo analizzando il regime meteo marino per il periodo compreso tra gli anni 1989 e il 2008 e i singoli profili topografici della spiaggia agganciati ai rilievi batimetrici eseguiti con rilievo single-beam. In particolare si è giunti a valutare l’arretramento da Sea Level Rise applicando due metodologie morfologiche e adottando il dato d’innalzamento del livello marino calcolato dal Antonioli & Leoni (2007) sulla base dei dati pubblicati dall’IPCC (2007). L’ arretramento medio atteso è stato stimato pari a 0,16 m/a (utilizzando Bruun, 1964) o a 0,23 m/a (Davidson-Arnott, 2005). L’insieme dei dati e delle informazioni ricavare sono state la base per la realizzazione di un modello in grado di valutare la vulnerabilità costiera lungo il settore di costa preso in esame. La vulnerabilità costiera, intesa come suscettibilità di un dato tratto litoraneo ad essere inondato o eroso, è legata a numerose variabili che possono essere riassunte in tre blocchi principali: erosione, inondazione permanente e inondazione episodica. Esistono vari modelli per la valutazione e il confronto della vulnerabilità costiera in diversi contesti, metodi che vanno dal quantitativo al qualitativo. La metodologia proposta da Gornitz et al., 1997, per esempio, suggerisce il calcolo di un indice di vulnerabilità (CVI – Coastal vulnerabilità index) attraverso la parametrizzazione di elementi caratterizzanti un dato tratto litoraneo relazionati tra loro attraverso una regressione lineare multipla. Questa metodica, nonostante sia largamente utilizzata, ha il difetto di essere valida e sensata solo per ambiti territoriali e geografici molto vasti. Nel nostro caso, dunque, si è cercato di adottare la “filosofia” di questo metodo, apportando però sostanziali modifiche che lo rendessero idoneo alla caratterizzazione di sistemi costieri di piccola estensione, incrementando e perfezionando sensibilmente le variabili da analizzare e avvalendoci dell’uso di un sistema GIS (ArcGis 9.2 della ESRI). Si è giunti alla proposta di un nuovo indice di vulnerabilità (IVC) basato sulla valutazione dell’Erosione Potenziale e dell’Inondazione Potenziale e di due indici di vulnerabilità costiera (IVC25 e IVC50) che tengono in considerazione l’effetto del Sea Level Rise (S.L.R.) su 25 e 50 anni. Come per la metodologia dell’USGS la correlazione finale dei singoli indici avviene utilizzando la regressione lineare multipla, e il valore finale dell’indice utilizzando la relazione , già identificata e sperimentalmente provata da Gornitz et al., 1994. Il tratto maggiormente vulnerabile alle forzanti costiere studiate sono le aree comprese tra l’ospedale di Campolongo fino all’area in cui sorge il Molo Sirena, comprendendo interamente la foce del F. Sele. Quasi il 44% delle spiagge appaiono contraddistinte da una vulnerabilità costiera da alta a molto alta. L’applicazione di un nuovo modello regionalizzato e studiato per aree ristrette ha dato la possibilità di identificare e parametrizzare le caratteristiche principali del tratto litoraneo dell’unità fisiografica delle Piana del Sele, in modo particolare in merito alla sua erodibilità potenziale, al suo grado di suscettibilità all’inondazione e quindi alla sua vulnerabilità costiera. Appare un metodo molto semplice e dettagliato, adatto all’applicazione preliminare su qualsiasi contesto costiero e per questo un utile strumento di pianificazione territoriale.
TAVERRITI, SARA BIANCA. « L'AUTOCONTROLLO PENALE. RESPONSABILITÀ PENALE E MODELLI DI AUTONORMAZIONE DEI DESTINATARI DEL PRECETTO ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/619498.
Texte intégralOne of the crucial challenges of Criminal Law in the new millennium is to deal with the complexity of contemporary society. The traditional approach based on the State monopoly on criminal matters keeps abreast no longer with the scientific-technological sophistication and the rate of changes in criminal behavior in the era of globalization. In this scenario, we witness the rise of Self-Regulation as an auxiliary tool of crime prevention, whose main goal is to fill the vacuum and to compensate for the rapid obsolescence of state legislation. Compliance Programs, Anti-Bribery Plans, Clinical Guidelines are some of the elements of a diverse constellation of cases in which preventive measures, behavioral rules, surveillance, and sanctions are issued and enforced by a legislator who coincides with the recipient, and which is often a private actor. Nevertheless, the ambivalence of Self-Regulation lies in the fact that – in the face of some positive externalities promised – this paradigm could jeopardize some of the fundamental principles of Criminal Law. The aim of this work is to provide a critical analysis of such phenomenon in order to verify the compatibility of Self-Regulation with the Rule of Law and to assess its efficacy in deterring and detecting misconducts.
Livres sur le sujet "Piana del Sele"
Mannaggia la miserìa : Storie di braccianti stranieri e caporali nella piana del Sele. Roma : Ediesse, 2009.
Trouver le texte intégralMuro, Alessandro Di. La Piana del Sele in età normanno-sveva : Società, territorio e insediamenti (ca. 1070-1262). Bari : M. Adda, 2005.
Trouver le texte intégralFresolone, Giuseppe. I paradossi del sogno svelato : Lotte contadine, riforma agraria e preindustrializzazione nella Piana del Sele tra il 1945 e il 1958. Mercato S. Severino (Salerno) : Edizioni del Paguro, 2004.
Trouver le texte intégralJoseph, Haydn. L'anima del filosofo, ossia, Orfeo ed Euridice : Dramma per musica, Hob. XXVIII:13 = Die Seele des Philosophen, oder, Orpheus und Eurydike. Kassel : Bärenreiter, 2000.
Trouver le texte intégralLa vera storia di Anna dai capelli rossi : Ovvero, Anne dei Verdi Abbaini. Milano : Mursia, 1986.
Trouver le texte intégralGli antichi casali di Battipaglia nella piana del Sele. [Napoli] : Electa Napoli, 2007.
Trouver le texte intégralActes de conférences sur le sujet "Piana del Sele"
Nunziata, F., M. Migliaccio, J. M. Lopez Sanchez, L. Mascolo, G. Mazzarella et G. D'Urso. « C-band polarimetric SAR measurements for the monitoring of growth stages of corn fields in the piana DEL Sele zone ». Dans IGARSS 2015 - 2015 IEEE International Geoscience and Remote Sensing Symposium. IEEE, 2015. http://dx.doi.org/10.1109/igarss.2015.7326543.
Texte intégralSalomone, Veronica. « Strategie di sopravvivenza : riciclare – rigenerare – includere nella città mediterranea ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8013.
Texte intégralMaria Giusto, Rosa, et Mario Buono. « Digitisation and Enabling Technologies for Inclusive Use of Cultural and Environmental Resources : Italian Cultural Itinerary ». Dans 13th International Conference on Applied Human Factors and Ergonomics (AHFE 2022). AHFE International, 2022. http://dx.doi.org/10.54941/ahfe1001417.
Texte intégral