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Rozen, Barbara, et Maksym Adam Kopiec. « LE PERSONE DISABILI NELL’ECONOMIA DELLA SALVEZZA DI DIO ». Forum Teologiczne 20 (13 décembre 2019) : 109–25. http://dx.doi.org/10.31648/ft.4808.

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Résumé :
“Le Persone disabili nell’economia della salvezza di Dio” è uno studio dedicato alla ricerca inerente il posto e il ruolo delle persone con varie disfunzioni nella e per la comunità ecclesiale. Il punto di riferimento risiede nei presupposti fondamentali dell’antropologia e della pedagogia cristiana. Nell’articolo è stato fatto il tentativo di approfondire teologicamente la risposta a tre domande: Chi è la persona disabile per la Chiesa? Che cosa la Chiesa può offrire a una tale persona? Che cosa la persona disabile può donare alla Chiesa? La ragione e il significato di questa riflessione fondata sulla Sacra Scrittura e sui risultati del pensiero critico e teologico derivano da una inclinazione sociale ancora attuale a trattare le persone malate come passive, quasi “inutili”. Proprio questo contesto stimola noi stessi e gli altri a ripensare, in prospettiva cristologica ed ecclesiologica, questo stato di cose. Anzi, la credibilità della Chiesa si fa più esplicita nella misura in cui essa si apre e tratta seriamente la questione della disabilità umana, dimostrando di vivere secondo lo spirito del Vangelo.
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2

Sagliocco, Elena, et Anna Celli. « Terapeuti, didatti, persone : diversi modi di incarnare la teoria in una prospettiva costruttivista ». QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no 31 (décembre 2012) : 5–16. http://dx.doi.org/10.3280/qpc2012-031001.

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Résumé :
Che cosa significa "incarnare la teoria"? In che relazione stanno il nostro modo di essere "persone" e il nostro modo di essere "terapeuti" e "didatti"? Che senso ha per ognuno di noi scegliere una teoria di riferimento piuttosto che un'altra? Quali le implicazioni circa il nostro modo di metterci in relazione con i nostri pazienti e con i nostri allievi? Partendo da queste domande abbiamo cercato di definire la posizione che assumiamo quando ci mettiamo in relazione con un paziente, e con i nostri allievi, trascendendo le dicotomie "personale- professionale" e "emotivo-cognitivo". Abbiamo provato a definire lo "stile terapeutico personale" e in che relazione sta con i presupposti teorici cui facciamo riferimento. A questo fine ci siamo servite sia della nostra esperienza di psicoterapeute, sia di una particolare esperienza fatta come didatte nell'ambito di un corso di specializzazione in psicoterapia. Abbiamo infine riflettuto su cio che differenzia lo spazio della terapia dall'esperienza che possiamo fare in una relazione personale che puo anche promuovere un cambiamento.
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3

Piccinni, Mariassunta, et Francesca Succu. « L'amministrazione di sostegno come strumento di supporto nel passaggio all'età adulta ». MINORIGIUSTIZIA, no 4 (juillet 2022) : 96–105. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-004011.

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Résumé :
Le autrici, individuate le coordinate normative di riferimento e presentati alcuni casi emblematici di ricorso a misure di protezione delle persone prive in tutto o in parte di autonomia nel passaggio dalla minore alla maggiore età, propongono una riflessione sul funzionamento delle misure di protezione, ed in particolare dell'amministrazione di sostegno, come strumenti di partecipazione del minore con disabilità nelle scelte che lo riguardano anche nella delicata fase di transizione verso l'età adulta.
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4

Bompiani, Adriano. « L'amministratore di sostegno a favore di persone impossibilitate a provvedere alla cura dei propri interessi ». Medicina e Morale 42, no 6 (31 décembre 1993) : 1171–88. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1993.1036.

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Résumé :
L'articolo illustra da un punto di vista eminentemente giuridico - con le sue ricadute etiche - un disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri nell'aprile 1993 riguardante l'istituzione della figura dell'amministratore di sostegno per le persone impossibilitate a provvedere alla cura dei propri interessi. Tale provvedimento legislativo appare di notevole importanza in speciale riferimento all'handiccapato psichico, del quale l'articolo illustra i fondamenti giuridici della protezione a lui dovuta. Il lavoro passa in rassegna, inoltre, le normative vigenti in altri Paesi sull'argomento.
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De Pace, Claudia, Fabrizio Stasolla et Giulio Lancioni. « Nuove tecnologie a sostegno del percorso educativo nella disabilitŕ cognitiva grave ». CHILD DEVELOPMENT & ; DISABILITIES - SAGGI, no 3 (avril 2012) : 121–31. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003020.

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Résumé :
Nel presente contributo verranno prese in considerazione le seguenti tecnologie: microswitch, VOCA, clusters di microswitch, programmi computerizzati per la scelta. I microswitch sono il mezzo piů efficace per consentire a persone con disabilitŕ multiple di relazionarsi con l'ambiente e di controllare fonti di stimolazione interessante. I VOCA forniscono a persone con disabilitŕ gravi e multiple (che non sono in grado di comunicare verbalmente) la possibilitŕ di formulare richieste sia finalizzate a cose da ottenere che a persone con cui interagire. I clusters di microswitch sono una risorsa fondamentale per apprestare programmi diretti contemporaneamente al consolidamento di risposte adattive e alla riduzione di comportamenti- problema. I programmi computerizzati per la scelta sono soluzioni tecnologiche che possono avvalersi di stimoli uditivi o visivi che costituiscono possibili target di scelta per persone che non hanno possibilitŕ di raggiungere direttamente tali stimoli nella realtŕ. Per ciascuna di tali tecnologie verrŕ fatto riferimento ad attivitŕ di ricerca giŕ effettuate nell'ambito della nostra attivitŕ scientifica.
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Caldin, Roberta, et Luca Decembrotto. « Disabilità, responsabilità dei contesti e della ricerca ». MINORIGIUSTIZIA, no 4 (juillet 2022) : 41–50. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-004005.

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Résumé :
La storia delle persone con disabilità può essere letta come un susseguirsi di normalità negate e di lotte per il riconoscimento dei diritti e il cambiamento dei contesti. La responsabilità di tali cambiamenti non può essere immaginata come prerogativa esclusiva delle persone con disabilità, ma appartiene a tutti coloro che abitano quei contesti, in particolare quelli esterni alla famiglia, in cui prendono forma le concrete opportunità di vita e di crescita. L'articolo propone di approfondire tali responsabilità facendo riferimento a tre tappe ideali, esaminando gli intrecci tra la scuola e la disabilità, il ruolo e le responsabilità dei contesti nella crescita dei giovani adulti con disabilità e le responsabilità di una ricerca orientata al cambiamento sociale.
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Riva, Nicola. « Diritti e procreazione assistita : le ragioni della legge n. 40/2004 ». SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no 1 (juillet 2010) : 39–64. http://dx.doi.org/10.3280/sd2010-001002.

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Résumé :
Procreazione medicalmente assistita - Legge n. 40/2004 - Diritti - Embrione - Biodiritti. L'articolo ricostruisce il dibattito parlamentare sulla legge italiana n. 40 del 2004 ("Norme in materia di procreazione medicalmente assistita") individuando gli argomenti normativi addotti a giustificazione delle norme in essa contenute. Emerge la centralitŕ del riferimento ai (presunti) diritti degli embrioni e delle persone che potrebbero nascere da PMA a scapito di quelli degli aspiranti genitori. Particolare attenzione č dedicata agli argomenti incentrati sullo status e i diritti degli embrioni e sulla necessitŕ di assicurare alle persone nate da PMA una "famiglia naturale". Nel paragrafo conclusivo sono svolte alcune considerazioni critiche circa gli argomenti emersi dalla ricostruzione del dibattito parlamentare.
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Kenda, Jana. « Grammatica inclusiva in italiano ». Linguistica 62, no 1-2 (23 décembre 2022) : 205–22. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.62.1-2.205-222.

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Résumé :
In caso di referenti animati, il genere grammaticale limitato alla dicotomia maschio/femmina non corrisponde con tutte le identità di genere. Ultimamente sono state create nel contesto dell’italiano (in contemporanea con numerosi altri idiomi) alcune strategie di neutralizzazione di genere mirate a offrire soluzioni linguistiche per chi non si identifichi con le categorie binarie di genere. Se le strategie in italiano standard sono state riprese dalle linee guida di varie istituzioni a livello europeo e nazionale, le strategie sub-standard, nate in grembo a comunità con schieramenti politici e sociali a favore delle tematiche legate alle comunità LGBTQIA+, sono mete di critiche da parte di personaggi pubblici, in primo luogo giornalisti/giornaliste, corpo docente universitario e personalità politiche, spesso con toni offensivi e derisori, se non del tutto irrispettosi. D’altro canto, il polo che promuove queste iniziative ribadisce che si tratta di esperimenti limitati a determinati contesti (soprattutto scritti, in riferimento a gruppi di persone indistinte per genere o quando si parla/si scrive di una persona non binaria o quando si fa riferimento a un individuo a prescindere dal genere). Questo studio propone una panoramica delle strategie e motivazioni che danno legittimità alla promozione del linguaggio rispettoso di genere.
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Voce, Valentina. « Licenza di uccidere. Per un’analisi critica delle tesi di Jeff McMahan / Licence to kill. For a critical analysis of Jeff McMahan’s theses ». Medicina e Morale 68, no 1 (10 avril 2019) : 67–82. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2019.568.

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Résumé :
Questo articolo prende in esame la riformulazione del concetto di persona, proposta dal filosofo Jeff McMahan in The Ethics of Killing, come embodied mind. La proposta teorica di McMahan ha una chiara valenza pratica perché, in accordo con una prospettiva funzionalista, identifica la persona con l’acquisizione delle sue capacità cognitive, tracciando una linea discriminatoria tra esseri umani: alcuni non sarebbero persone e pertanto non potrebbero condividere gli stessi diritti che “noi” persone abbiamo. McMahan sviluppa, sulla base di questa impostazione, una gerarchia etica che rende legittima l’uccisione di tutti quegli esseri umani che, a suo avviso, non si possono considerare persone come ad esempio embrioni, feti e individui in stato vegetativo. Il saggio, che rende conto di alcune interessanti annotazioni critiche svolte dalla filosofa Eva Kittay alla proposta di McMahan, si propone di valutare la consistenza teorica di questa teoria e di porla in riferimento alla questione etica e sociale connessa con la tutela dei diritti delle persone con disabilità cognitiva grave. Sulla base delle considerazioni svolte, si è giunti alla conclusione che le teorie di McMahan, e le conseguenze che ne derivano per l’etica pratica, vadano respinte in quanto la separazione tra la nozione di persona e quella di essere umano non risulta adeguatamente giustificata, essendo fondata su una mistificazione dell’uomo privato della sua fondamentale dimensione corporea. ---------- This article takes into account the redefinition of the concept of personhood as embodied mind, proposed by philosopher Jeff McMahan in his book The Ethics of Killing. McMahan’s theoretical proposal has clear practical implications because, according with a functionalist perspective, he identifies personhood with the acquisition of sophisticated cognitive abilities, drawing a discriminatory line among human beings: some are non-persons and therefore they do not share the same rights we persons have. Based on this approach, McMahan develops an ethical hierarchy that makes legitimate the killing of all human beings who, according to his theories, can not be considered as persons, such as embryos, fetuses, and individuals in a vegetative state. The essay, which considers some interesting critical annotations made by philosopher Eva Kittay to McMahan’s proposal, intends to evaluate the theoretical consistency of his theory and to connect it to the ethical and social matter of recognizing and protecting the rights of people with severe cognitive disability. On the basis of our considerations, we concluded that McMahan’s theories, and their consequences for practical ethics, should be rejected because the disjunction between the notion of personhood and that of human being is not properly demonstrated, being based on a mystification of mankind deprived of its fundamental bodily dimension.
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Merzagora, Isabella, Palmina Caruso et Guido Travaini. « Dilemmi etici dei professionisti sanitari e Covid-19 ». Medicina e Morale 70, no 4 (21 décembre 2021) : 409–16. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2021.948.

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Gli Autori hanno svolto una ricerca su un campione di 1.009 persone in tema di scelte etiche in periodo pandemico (aprile 2020) somministrando un apposito questionario online (web interviews). Di questo campione, il 10% ha dichiarato in sede di compilazione di svolgere una professione dell’area sanitaria. Partendo dall’analisi di questi dati e alla luce della letteratura di riferimento e delle raccomandazioni del SIAARTI/SIMLA “Decisioni per le cure intensive in caso di sproporzione tra necessità assistenziali e risorse disponibili in corso di pandemia da COVID-19”, gli Autori propongono alcune riflessioni in tema di dilemmi etici.
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Bronzini, Giuseppe. « Il reddito minimo garantito nell'Unione europea : dalla Carta di Nizza alle politiche di attuazione ». GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no 130 (juin 2011) : 225–45. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2011-130002.

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Il diritto al reddito minimo garantito č un diritto fondamentale di matrice europea perché cosě riconosciuto sia dalla Carta di Nizza che dalla Carta sociale europea. Inoltre, ledell'UE lo hanno da tempo previsto come base per la lotta all'esclusione sociale sino ad integrarlo nel 2007 nei principi comuni di, asse di riferimento anche per la nuova Strategia 2020, che ha preso il posto della. La natura di diritto sociale fondamentale, diretto a salvaguardare la dignitŕ della persona, come precisato in alcune recenti Risoluzioni del Parlamento europeo, esclude modalitŕ irragionevolmente condizionate e lesive dell'autonomia delle persone nella garanzia delle prestazioni. Nonostante le univoche indicazioni sovranazionali l'Italia č l'unico Paese dell'UE, insieme a Grecia ed Ungheria, a non avere alcuno schema di reddito minimo. Solo le Regioni hanno cercato di rispondere alle ripetute sollecitazioni dell'Unione, in particolare la Regione Lazio, con un provvedimento del 2009, ormai decaduto. Tuttavia, le emergenze determinate dalla crisi economica e dell'euro potrebbero spingere l'Unione ad adottare una normativa propria e vincolante che rafforzi la solidarietŕ e la coesione sociale interna.
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Bancheri, Salvatore. « Un viaggio nel mio nostos. La comunità siciliana globale di Delia tra tradizioni, teatro, dialetto ed italiese ». Italian Canadiana 35 (18 août 2021) : 129–51. http://dx.doi.org/10.33137/ic.v35i0.37223.

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L'articolo prende avvio da una riflessione privata sul sentimento del nostos che ha caratterizzato (e continua a caratterizzare) la vita di migliaia di italiani in emigrazione. La dimensione privata è però solamente un input per considerare il nostos e la sua valorizzazione anche da un punto di vista istituzionale e accademico, sia di ricerca letteraria che linguistica. Sono analizzate le opere in chiave migratoria della letteratura siciliana moderna e contemporanea, in particolare di due scrittori di Delia: Stefano Vilardo e Lina Riccobene. Sul piano linguistico è proposto un riferimento all’italiese come linguaggio creativo del nostos, una lingua a sé stante nello spazio linguistico italiano globale, capace di creare identità personale e sociale a gruppi di persone intragenerazionali.
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Chiodi, Sarah. « Cittŕ-campagna : abitare in-comune ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 97 (mai 2012) : 25–36. http://dx.doi.org/10.3280/sur2012-097003.

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L'abitare in cittŕ o in campagna puň identificare tipologie edilizie e insediamenti morfologicamente contraddistinti, ma in senso sociologico la complessitŕ del fenomeno dell'abitare porta con sé valori ed esigenze similari sia che si viva fuori o dentro la cittŕ compatta; tra queste esigenze emerge un certo "bisogno di comunitŕ". La questione dunque non č l'abitare in cittŕ o in campagna, ma l'abitare in-comune in un contesto sostenibile, che significa pensare ad un nuovo modo di abitare in riferimento a quel tipo di societŕ che si intende realizzare rendendo coerente lo sfruttamento delle risorse (naturali, umane, culturali, ecc.) con i bisogni attuali e futuri delle persone.
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Nadia Covini, Maria. « Consumi di pregio nel Quattrocento milanese : storicità e problemi della stima ». CHEIRON, no 1 (avril 2021) : 87–110. http://dx.doi.org/10.3280/che2019-001005.

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La stima del valore di beni appartenenti alle diverse categorie del con-sumo cospicuo poteva essere complicata da vari fattori, come l'eterogeneità dei pezzi e della loro qualità, o i cambiamenti del gusto e delle mode in vista di modelli di distinzione sociale. Con riferimento alla Lombardia del secondo Quattrocento, lo scritto considera il mo-mento della stima e delle sue valenze (legale, economica, morale e so-ciale), e riguarda alcune categorie significative di beni di lusso come gioie e pezzi di abbigliamento, libri manoscritti e a stampa, oggetti anti-chi e oggetti d'arte, per analizzare alcune peculiarità delle procedure di stima e individuare i più importanti cambiamenti rilevabili nel tempo; e per stabilire, inoltre, chi fossero le persone e le expertises ritenute adat-te a valutare le diverse tipologie di beni.
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Berišić Antić, Danijela, et Matea Maglica. « La nascita di un nuovo linguaggio nella pandemia ». SPONDE 2, no 1 (28 décembre 2022) : 93–110. http://dx.doi.org/10.15291/sponde.4091.

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La pandemia causata dal COVID-19 ha drasticamente cambiato la quotidianità delle persone. L’impensabile è diventato realtà. Sembra sempre più difficile immaginare di ritornare a vivere la "normalità". Il linguaggio, sottoposto a continui mutamenti, è diventato più ricco in un breve lasso di tempo. Ovviamente, non tutti i termini e i neologismi coniati durante la pandemia faranno in futuro parte dei dizionari ma alcuni verranno sicuramente registrati per segnare un’epoca che difficilmente sarà dimenticata. In questo contributo si è voluto riassumere ed analizzare cambiamenti subiti dal linguaggio sul piano lessicale. I termini, prima relativi esclusivamente al campo medico, hanno riempito le pagine dei giornali e il web e sono entrati a far parte del linguaggio comune dei cittadini. La nuova situazione che si è creata nel mondo dall’apparizione della pandemia è stata da ispiratrice per la creazione di neologismi, provenienti in gran misura dall’inglese. Il COVID-19 ha fatto creare tanto pessimismo tra le persone, le cose che prima erano scontate, non lo sono più, e c’è chi ha ritrovato l’ottimismo cercando di sdrammatizzare creando parole scherzose con i prefissoidi corona- e covid-. Oltre alle categorie summenzionate, nel presente contributo una parte è stata dedicata alle metafore sportive che vengono usate con il riferimento al coronavirus per attenuare la situazione difficile e dolorosa contro cui il mondo è andato in contro.
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Guglielmi, Dina, Alessia Paplomatas, Silvia Simbula et Marco Depolo. « Prevenzione dello stress lavoro correlato : validazione di uno strumento per la valutazione dei rischi psicosociali nella scuola ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 3 (novembre 2011) : 53–74. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-003003.

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Il presente lavoro ha l'obiettivo di presentare lo strumento Questionario sul Benessere a Scuola (QBS) e la relativa validazione. Il questionario č finalizzato alla valutazione dei rischi psicosociali e alla promozione del benessere organizzativo nella scuola. Partendo dall'analisi della letteratura e della normativa di riferimento e grazie al contributo di esperti del settore č stato predisposto un questionario per individuare i fattori di rischio psicosociale relativi al contesto e al contenuto lavorativo. Hanno risposto al questionario 953 persone che lavorano all'interno della scuola (82% docenti). I risultati mostrano la validitŕ e l'attendibilitŕ dello strumento proposto per valutare i fattori di rischio psicosociale nella scuola, segnalandone un possibile uso nella valutazione dello stress lavoro correlato. Gli stessi fattori permettono inoltre di discriminare diversi tipi di esiti (benessere, fatica mentale, ecc.). I risultati possono, quindi, essere considerati una conferma di quanto richiamato dalla normativa attuale in materia di sicurezza sul lavoro rispetto ai potenziali effetti delle caratteristiche del lavoro e dell'organizzazione del lavoro sulla salute dei lavoratori.
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Tagliavini, Giulio, et Lucia Poletti. « Microcredito e pandemia Covid-19 : la necessità di un percorso per la valutazione di impatto ». QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no 111 (février 2021) : 237–62. http://dx.doi.org/10.3280/qua2020-111011.

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Il microcredito è lo strumento finanziario più idoneo per l'aiuto alle famiglie in situazione di esclusione finanziaria ed economica. La pandemia Covid-19 tuttavia crea condizioni complessivamente poco idonee al microcredito. In ogni caso, gli effetti dei programmi di microcredito devono essere monitorati attentamente e, in particolare, in presenza di condizioni così speciali come quelle legate alla pandemia. L'impatto effettivo dei programmi di microcredito deve essere valutato me-diante una metodologia idonea a registrare sistematicamente gli effetti non eco-nomici, come la metodologia Social Roi. Tale metodologia è un buon riferimento anche per la progettazione di nuovi strumenti e nuovi interventi. Questo lavoro uti-lizza i risultati di valutazione di impatto acquisiti circa il microcredito per discutere le linee di intervento idonee alla situazione pandemica attuale. Il modello di busi-ness del microcredito risulta eccessivamente legato ai caratteri di una situazione individuale da migliorare, mentre nella fase pandemica occorre uno strumento si-stemico e massivo per contrastare il rapido peggioramento delle condizioni finan-ziarie di persone che non soffrivano, nel periodo precedente alla pandemia, di uno status di esclusione finanziaria. Tale caratteristica induce a modificare significati-vamente gli strumenti della microfinanza per l'applicazione in questa circostanza.
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Ruggiero, Rossana, Fermin Gonzales Melado, Giorgia Brambilla, Laura Palazzani, Stefano Kaczmarek, Michele Salata et Luigi Zucaro. « Decisioni per la cura del bambino piccolo nelle fasi critiche e terminali della vita ». Medicina e Morale 71, no 3 (3 novembre 2022) : 261–76. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2022.1210.

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L’articolo si basa sull’analisi comparativa di tre documenti: la Mozione del Comitato Nazionale di Bioetica su Accanimento clinico o ostinazione irragionevole dei trattamenti sui bambini piccoli con limitate aspettative di vita, la Legge del 22 dicembre 2017, n. 219 recante Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento e la Lettera Samaritanus bonus della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita. Nella consapevolezza della loro diversità è possibile individuare alcuni nodi centrali nella cura del paziente pediatrico nelle fasi critiche o terminali della vita: il problema della valutazione della qualità di vita; le cure di base di questi piccoli pazienti, con particolare riferimento: all’idratazione e nutrizione; alle cure palliative pediatriche; infine, al ruolo della famiglia nell’assunzione delle decisioni in ambito pediatrico. Gli autori presentano anche i punti di concordanza che emergono dall’analisi dei tre documenti dedicando attenzione al bambino piccolo con limitate aspettative di vita: guarire se possibile, curare e prendersi cura sempre e umilmente, riconoscere i limiti della medicina.
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Vázquez, Bandín Carmen. « Aspettami in cielo. Il processo del lutto in psicoterapia della Gestalt ». QUADERNI DI GESTALT, no 1 (octobre 2011) : 45–64. http://dx.doi.org/10.3280/gest2011-001005.

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Questo articolo presenta il risultato di venti anni di studi, ricerche ed esperienze con il lutto condotte e vissute dall'autrice. Dopo un'introduzione sul tema della morte, sulla letteratura psicologica esistente e di come la discussione su queste tematiche si sia evoluta nella societŕ, l'autrice presenta il suo originale modello gestaltico di sostegno a persone che hanno subito un lutto. Descrive le fasi di questo processo che vanno dalla negazione all'accettazione, passando per contrattazione, ira e tristezza, e riportando anche degli spezzoni di sedute che aiutano a comprendere quali emozioni accompagnano e coinvolgono terapeuta e paziente in questo viaggio verso la rinascita. All'interno di questo lavoro, l'autrice non dimentica di rivolgere la sua attenzione al lutto nei bambini, tema questo su cui generalmente gli adulti sono spesso in difficoltŕ. L'ultima parte dell'articolo fa riferimento a quanto sia importante la sensibilizzazione tanto dei professionisti quanto della gente comune al tema della morte e a come una sua rilettura gestaltica possa aiutare a vivere meglio, godendo pienamente delle proprie esperienze al confine di contatto.
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Velasco, Veronica, et Luca Vecchio. « L'efficacia di un intervento educativo-promozionale per la prevenzione della guida in stato alterato ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 2 (juillet 2011) : 139–56. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-002009.

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Viene qui illustrato un intervento educativo-promozionale volto a prevenire la guida in stato alterato tra i giovani adulti. L'intervento č stato sviluppato facendo riferimento a un modello teorico che integra i modelli socio-cognitivi della psicologia della salute con la teoria delle. Esso si propone di rendere le persone consapevoli dei propri comportamenti e di accrescere le loro risorse personali, al fine di aumentare il controllo che possono esercitare sulle proprie decisioni e condotte. L'intervento č articolato in 7 unitŕ di lavoro, da implementare in piccoli gruppi, e prevede l'utilizzo di metodologie attive. L'efficacia dell'intervento č stata verificata confrontando i cambiamenti nei comportamenti e negli orientamenti verso la guida in stato alterato dei partecipanti con quelli riscontrati in un gruppo di controllo coinvolto in un intervento solo informativo. Per la valutazione si č fatto ricorso a metodologie quantitative e qualitative. I risultati hanno messo in luce come l'intervento sia stato in grado di modificare sia i comportamenti legati alla guida in stato alterato sia diverse determinanti psico-sociali che possono essere considerate antecedenti del comportamento attuale e futuro.
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Ripullo, Maria Concetta. « Viaggio verso la fondazione della morale in Edmund Husserl ». Aoristo - International Journal of Phenomenology, Hermeneutics and Metaphysics 4, no 2 (22 août 2021) : 153–62. http://dx.doi.org/10.48075/aoristo.v4i2.27980.

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La fenomenologia husserliana è attraversata da una tensione etica indirizzata inizialmente a definirne il rigore “scientifico”; nelle fasi successive, del pensiero del Maestro, l’etica diventa tema specifico di riflessione all’interno di una “fenomenologia della ragione pratica” il cui riferimento essenziale è costituito da un valore intenzionato nel quale io ho, ed ogni io ha, l’origine. Questa assoluta Originarietà include “i modi di coscienza empatici e comprensivi” ed apre ad un eidos comune agli esseri umani come persone, eidos la cui evidenza fattuale è l’amore (personale ed etico) come “disposizione durevole verso gli altri verso l’intera umanità”, questa è un’idea che si trova nell’essere umano come formata “preontologicamente”. La riflessione su questa assoluta originarietà, consente al Nostro di trovare un fondamento comune intersoggettivo, un’idea che in quanto ontologicamente fondata può diventare, come Telos, trainante per la volontà: “scopo di tutti gli scopi… idea dell’essere soggettivo perfetto all’interno di una comunità totale intersoggettiva perfetta all’infinito”. Husserl denomina la teleologia come “forma di tutte le forme” nella quale si trova la soggettività.
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Ruggeri, Mirella, Nazario Santolini, Marco Stegagno, Giuseppe Imperadore et Rosa Bruna Dall'Agnola. « Misurazione della qualità della vita ». Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 8, S5 (mars 1999) : 16–18. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000344.

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Innumerevoli strumenti sono stati sviluppati con l'intento di fornire una misurazione della qualità della vita (vedi Gill & Feinstein, 1994, per una riflessione critica sui molti punti deboli degli strumenti più frequentemente utilizzati in medicina e Lehman, 1996, per la descrizione degli strumenti più frequentemente usati in ambito psichiatrico con persone con gravi disturbi mentali). In questa Monografia, citeremo solamente due fra gli strumenti a disposizione per misurare la qualità della vita: il WHO-Quality of Life ed il Lancashire Quality of Life Profile.Il WHO-Quality of Life (WHOQOL) è uno strumento messo a punto dalla World Health Organization, destinato a diventare uno dei punti di riferimento principali per la misurazione della qualità della vita. Esso è stato concepito al fine di poter essere utilizzato in culture ampiamente diverse fra loro; versioni adattate allo specifico contesto culturale sono attualmente in corso di sviluppo in molti centri in tutto il mondo (WHOQOL Group, 1995; 1998a). Questi centri sono stati innanzitutto coinvolti nel formulare una definizione consensuale del concetto di qualità della vita nelle diverse culture, e, successivamente, nel determinare, partendo dall'analisi di un numero molto elevato di possibili domande, la rilevanza degli ambiti indagati dal questionario nello specifico contesto culturale.
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Fassino, S., A. Ferrero, P. L. Marchesi et M. Mazzone. « Volontariato e assistenza a pazienti affetti da AIDS. Annotazioni su un gruppo di formazione per volontari ». Medicina e Morale 40, no 2 (30 juin 1991) : 283–92. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1991.1144.

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Résumé :
In relazione alle complesse dinamiche psico-sociali in cui i soggetti HIV positivi ed i pazienti di AIDS sono coinvolti, viene segnalata la necessità di un'adeguata preparazione specifica di tutto il personale d'assistenza: ci si sofferma nel caso particolare su quella degli operatori che presentano il loro servizio presso le associazioni del volontariato organizzato. Viene al proposito fatto riferimento ad un corso-pilota della durata di quattro mesi organizzato dalla Caritas di Torino in collaborazione con la II Cattedra di Clinica Psichiatrica dell'Università di Torino e la Società Adleriana Italiana Gruppi e Analisi. Il progetto formativo di questo corso si articola in due momenti distinti. Il primo è costituito dalla possibilità di fornire ai futuri operatori informazioni adeguate, mediante una serie di lezioni sui vari aspetti del problema AIDS. Il secondo momer to formativo si articola nei lavori susseguenti ad ogni lezione, attraverso incontri in piccoli gruppi (10-12 persone) eterocentrati sul compito, che consiste nel dover discutere sui vari aspetti della comunicazione col paziente, sotto la guida di due conduttori, e per la durata di circa un'ora. Si ritiene in sintesi che solo attraverso una partecipazione critica ed almeno sufficientemente consapevole i volontari possano svolgere il difficile compito di stare vicini ai malati di AIDS in una relazione di solidarietà autentica.
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Góralski, Wojciech. « Istotne obowiązki małżeńskie w świetle orzecznictwa Roty Rzymskiej : zarys problematyki ». Prawo Kanoniczne 52, no 3-4 (10 décembre 2009) : 215–28. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2009.52.3-4.10.

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La problematica degli obblighi essenziali del matrimonio presenta diverse questioni alle quali si cerca una risposta. Tanto di più, perchè nel can. 1095 CIC si fa riferimento espressamene agli obblighi essenziali del matrimonio (nn. 2 e 3). La più importante domanda è questa: quale è l’oggetto del consenso matrimoniale? Si può affermare che un’adeguata interpretazione del consenso si potrà fare solo se si considera il suo oggetto non tanto come un insieme di diritti e obblighi essenziali, quanto le persone stesse dell’uomo e della donna che si danno nella loro coniugalità, cioè, in quanto marito e moglie. Da questa prospettiva, i diritti e obblighi non sarebbero l’oggetto primario, ma la conseguenza giuridica della reale donazione coniugale. Uno dei compiti più ardui sia della dottrina sia della giurisprudenza è la determinazione di quali siano gli obblighi essenziali, intesi in modo analogo agli iura et officia del can. 1095, n. 2 CIC. Lo studio dell’autore è un’introduzione alla più approfondita ricerca sugli obblighi essenziali del matrimonio nella giurisprudenza della Rota Romana.
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Tramma, Sergio. « Terrorismo e radicalizzazione : orientamenti pedagogici ». EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no 1 (octobre 2021) : 54–67. http://dx.doi.org/10.3280/erp1-special-2021oa12467.

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Il terrorismo è un fenomeno che deve essere considerato presente anche nelle fasi nelle quali non si manifesta in maniera tragica ed evidente. In questi ultimi decenni il terrorismo prevalente è stato quello che fa riferimento alla tradizione islamica, interessando gli scenari globali e manifestandosi anche nei paesi occidentali, intrecciandosi con altri processi quali la globalizzazione asimmetrica, l'aumento delle diseguaglianze, l'occidentalizzazione del mondo. È un fenomeno che deve essere analizzato anche pedagogicamente, ponendo particolare attenzione ai processi di radicalizzazione cioè a quell'insieme di esperienze che portano le persone coinvolte ad aderire alle ideologie e ai metodi terroristici. Un'analisi che deve collocarsi in particolare nei territori urbani caratterizzati da forte marginalità economica e sociale, dove possono svilupparsi simpatie e adesioni nei confronti del terrorismo, in particolare da parte di persone che hanno nella loro storia familiare migrazioni da paesi a religione islamica. Il territorio è considerato il luogo nel quale le dinamiche globali e i fenomeni generali trovano la loro espressione nel "qui ed ora" della loro materialità quotidiana e diventano vita vissuta: dalle migrazioni internazionali ai processi di delocalizzazione, dalla omologazione culturale ai moti di resistenza a tale omologazione. Il terrorismo si sviluppa anche in opposizione alla modernità, e in questo è associabile a ogni forma di integralismo che si richiama a un passato caratterizzato da una presunta dimensione comunitaria di unione materiale e spirituale. Questione pedagogica centrale diventa quella delle appartenenze, e dei processi educativi che possono rafforzare o indebolire il senso delle appartenenze. Ciò che si auspica è un'educazione che fornisca ai soggetti strumenti per disvelare e criticare le proprie appartenenze e ricercare modalità radicali e non terroristiche di critica al presente.
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Ciliberti, Rosagemma, Chiara Bonzano, Paolo Petralia, Luca Lalli, Marta Licata, Franco Manti et Alessandro Bonsignore. « Survey condotta tra gli studenti di Medicina e quelli di Scienze Sociali sulla donazione del corpo a fini di ricerca e didattica ». Medicina e Morale 70, no 4 (21 décembre 2021) : 387–408. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2021.947.

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Résumé :
La legge italiana n. 10 febbraio 2020 “Norme in materia di disposizione del proprio corpo e dei tessuti post mortem a fini di studio, di formazione e di ricerca scientifica” mira a valorizzare la volontarietà della donazione del corpo (DC). In questo contesto assume rilievo il dibattito etico sul tema della donazione e sul suo significato profondo che pone in relazione la beneficialità con una visione relazionale dell’autonomia. Allo stesso tempo, non si possono trascurare le forti valenze simboliche che vengono attribuite al corpo. L’attuazione pratica della DC richiede, quindi, una strategia formativa ampia, capace di sviluppare l’assunzione di responsabilità rispetto al presente e alle generazioni future. In considerazione dell’importante ruolo che i medici, le professioni sanitarie e quelle sociali possono assumere nel promuovere tale pratica, è stata condotta un’indagine diretta a fare emergere le conoscenze e le convinzioni, presenti in tale ambito, tra gli studenti appartenenti alla Scuola Scienze Mediche e Farmaceutiche (SMF) e quelli frequentanti la Scuola di Scienze Sociali (SSS), nonché ad analizzare eventuali fattori che possono influenzare la DC. L’indagine ha evidenziato importanti carenze informative e formative su temi inerenti la cura, la donazione e il rispetto delle persone. Tali carenze risultano particolarmente significative per gli studenti appartenenti alla SMF che, quali futuri medici, potranno costituire un riferimento fondamentale per la diffusione della DC. Investire risorse economiche e intellettuali sulla competenza etica degli studenti può risultare un fattore di grande rilievo affinché la DC si configuri come una scelta responsabile, consapevole ed effettivamente praticata.
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Gallina, Annita. « Note a margine di uno scritto. William Ronald Dodds Fairbairn : "La rimozione e il ritorno degli oggetti cattivi (con particolare riferimento alle ‘nevrosi di guerra')" ». PSICOANALISI, no 2 (décembre 2021) : 37–53. http://dx.doi.org/10.3280/psi2021-002003.

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L'autrice commenta, in chiave storico-critica, il lavoro di William Ronald Dodds Fairbairn, scritto dopo l'esperienza avuta con pazienti affetti da disturbi psichici, conseguenti ai traumi subiti nel corso del secondo conflitto mondiale. Attraverso l'analisi del lavoro condotto da Fairbairn, con pazienti traumatizzati, viene mostrato come lo stesso giunse a formulare impor-tanti osservazioni intorno alla patologia schizoide e alla psicologia delle relazioni oggettuali. Quest'ultima innovativa concezione condusse alla stesura di un modello del funzionamento mentale organizzato intorno a strutture dinamiche operanti all'interno dell'Io/Sé. Attraverso l'attuarsi di processi di incorporazione, scissione e rimozione dell'oggetto materno, secondo la concezione di Fairbairn, si andava costituendo un Io frammentato impegnato in un proliferare di relazioni interne con oggetti compensatori. Metafora clinica che, a tutt'oggi, ben si presta a fornire un'interpretazione della patologia schizoide e che condusse alla creazione di un modello strutturale delle relazioni a fianco del preesistente modello pulsionale. La considerazione che la psicopatologia fosse un riflesso delle interferenze e difficoltà delle relazioni con gli altri e non la risultante di un conflitto inconscio tra impulsi tesi alla ricerca di piacere, apriva inoltre a nuove reinterpretazioni. Allo stesso modo la concezione di un Io, fornito di energia propria che persegue l'oggetto e non il piacere, conduceva a un modello di sviluppo che considerasse le vicissitudini della relazione materno infantile; sino a giungere alla concezione di Fairbairn, se-condo la quale, le esperienze traumatiche, avvenute durante l'infanzia, inducendo privazione esiterebbero in una condizione dove il non riuscire a sentirsi amati come persone condurreb-be a un sovrainvestimento in un mondo interno a discapito di relazioni di dipendenza, senza le quali non è possibile alcuno sviluppo
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Sobański, Remigiusz. « Znaczenie pojęcia osoby w kanonicznym porządku prawnym ». Prawo Kanoniczne 40, no 3-4 (10 décembre 1997) : 3–13. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1997.40.3-4.01.

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Nel concetto cristiano ogni uomo è una persona, cioè un essere dotato dell’intelletto e della volontà, e questo lo rende il soggetto dei diritti e dei doveri i quali hanno origine nella sua „natura” (in questo chi è) e percio universali, intangibili e inalienabili. L’uomo - la persona umana - nella immagine cristiana dei mondo creato prende il posto centrale e per questo „la persona umana è e deve essere il principio, il soggetto e l’obbiettivo di tutte le organizzazioni sociali”. Questa dignità personale si deve a tutti gli esseri umani - l’essere umano è ,,l’unica creatura sulla terra il quale Dio voleva per lui stesso”, è „un segno particolare dell’immagine Divina”, è capace dell’autodecisione e non si puó trattarla come un mezzo per raggiungere (un qualsiasi) scopo, ma sempre come un obiettivo in sé stesso („la norma personalistica”). Nella filosofia cristiana la persona è un concetto dinamico, comprendente sia la costituzione biopsichica che la realizzazione esistenziale della natura umana. Il diritto canonico riconosce e presume che ogni essere umano è una persona, ma li dove si parla semplicemente della persona umana indipendentemente dal fatto se essa è battezzata, di solito si usa la parola homo (ma nel c. 1086 § 1 la „persona” significa anche una persona non battezzata), invece la „persona” è un termine tecnico che significa il soggetto della capacità giuridica. In questo significato è stato usato il termine persona nel c. 96 CIC/1983 e (indipendentemente dalle differenze tra c. 87 CIC/1917 e c. 96 CIC/1983) bisogna notare il complementare c. 204. Ci si presenta una domanda: perché due volte si dice lo stesso? Nei documenti della Commissione per la revisione del Codice troviamo la spiegazione che nel secondo libro CIC si parla delle persone come dei membri del Popolo di Dio e non delle persone nel senso giuridico. Allora ci si presenta la domanda: in che senso - se non nel senso giuridico - si parla delle persone nel Codice del diritto? Gli autori che difendono quella doppia - diciamo: a doppio aspetto - presentazione fanno notare che il termine „persona” un termine giuridico, statico e formale, il suo punto di riferimento è l’ordine giuridico, invece „christifidelis” un termine teologico, dinamico, contenente i diritti e i doveri dei fedeli e il suo punto di riferimento è populus Dei. Secondo questo concetto la „persona” - diversamente da „christifidelis” - non sarebbe in grado di esprimere adeguatamente uguale, in quanto riguarda la dignità e l’azione, posizione giuridica dei fedeli nella Chiesa, della quale nel c. 208. „Christifidelis” costituisce - secondo questo concetto - il fondamento per la „persona”. Si ammette invero che la „persona” puó essere sostituita con „christifidelis”, ma meglio lasciare la „persona” perché (1) la „persona” riguarda anche le situazioni regolate non risultanti dal fatto del battesimo e (2) rende più facile la comunicativa e la compatibilità con il diritto secolare. Bisogna perô notare che nella Chiesa un uomo diventa una persona proprio tramite il battesimo e da questo punto di vista questi termini sono intercambiabili, nel c.96 non si parla della capacità giuridica in genere, ma si parla della capacità giuridica nella Chiesa, cio non esclude la capacità giuridica dei non battezzati. La capacità, della quale nel c. 96, è l’effetto del battesimo ed è inseparabile dall’incorporazione nella Chiesa, ma per questa capacità il fondamento costituisce la persona umana: la „personalità” canonica si fonda su quella naturale, non la distrugge - un battezzato non ha la doppia personalità (una naturale e altra cristiana), ma corne un uomo (battezzato) è una persona nella Chiesa. Un uomo diventa cristiano tramite il donare che si effettua nel momento di esprimere la fede e di ricevere il battesimo. Questo dono lo rende capace di agire -lo rende capace e anche destina. Questa ontica capacità di agire poi diventa approfondita e indirizzata tramite altri sacramenti. Nella Chiesa la capacità di agire non è un aggiunta alle altre caratteristiche e attributi dell’uomo, ma caratterizza lo status ecclesiastico di un fedele in cui i doni del battesimo e le predisposizioni congenite si uniscono in un insieme. Nella nuova situazione, risultante dal battesimo, si trova un singolo, concreto uomo - e in questo senso essa ha il carattere personale. Ma nello stesso tempo essa ha anche il carattere comunitario - non solo perché con il battesimo l’uomo entra nella comunità, ma soprattutto perché questa situazione risulta dall’esistenza e dall’azione della comunità. L’uomo non avrebbe provato i frutti della redenzione, se la Chiesa non avesse funzionato come uno strumento della salvezza. Nella Chiesa e tramite la Chiesa si realizza la storica e sociale realtà della partecipazione di Dio nel mondo tramite Cristo, nella Chiesa l’uomo prova le grazie redentrici e ricevendole viene coinvolto nell’attività della comunità la quale da la prova della verità e dell’amore. Entrato nel communio, grazie ai doni che aveva ricevuto e con questi doni è diventato il soggetto dell’attività della Chiesa. Proprio questo fatto si cerca di esprimere nel diritto con il concetto della persona. Christifidelis non è che la „persona in Ecclesia”. Questi termini non devono essere differenziati perché altrimenti la riflessione sull‘uomo nella Chiesa seguirebbe il doppio corso, uno giuridico e altro teologico. Senza dubbio, per quanto riguarda l’imagine dell’uomo nella Chiesa, bisogna prendere in considerazione tutto ció che sull’uomo pue dirci la filosofia, psicologia, biologia e sociologia, ma non si pué perdere dalla vista le teologiche conseguenze del battesimo e trattarle come se non meritassero l’attenzione giurudica.
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Bausch, Luca. « I ruoli del formatore tra tradizione e ricerca di una nuova identità ». Swiss Journal of Educational Research 27, no 2 (1 septembre 2005) : 253–67. http://dx.doi.org/10.24452/sjer.27.2.4706.

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La modularizzazione dei percorsi costituisce una risposta alla crescente domanda di flessibilizzazione e individualizzazione della formazione. Se da un lato questi processi sono forieri di un potenziale di emancipazione considerevole, dall’altro possono generare insicurezza e dipendenza, tali da rendere auspicabile l’introduzione di misure atte a ricomporre l’eterogeneità di percorsi composti da unità più o meno indipendenti e quindi portatrici di logiche interne di volta in volta diverse. Dalle nostre riflessioni – che, a partire dalle esperienze condotte presso l’ISPFP, si incentrano sulle funzioni che i professionisti della formazione sono chiamati ad assumere in questi nuovi contesti – sembrano emergere tre ruoli di formatore: il manager, il docente e l’accompagnatore. Se al primo competono principalmente compiti legati alla struttura dei percorsi e alla loro gestione, al docente – la cui attività si esplica normalmente all’interno del quadro ben definito di un modulo – spetta di ristrutturare la conoscenza (tendenzialmente privata del suo referente naturale, la disciplina) secondo nuovi criteri d’ordine, ad esempio il profilo di competenza mirato. Sempre maggior rilevanza assumono le funzioni legate all’accompagnamento che trovano il loro terreno di applicazione negli aspetti relazionali (punti di riferimento per la persona in formazione) e nel supporto ai processi di apprendimento (metacognizione, impiego di strumenti di formazione diversificati). L’azione formativa tende dunque a concentrarsi sui suoi aspetti metodologici e relazionali con una particolare attenzione ai processi di attribuzione di senso che, nel contesto di strutture modulari, non possono più essere dati per scontati.Le funzioni che caratterizzano i tre profili emersi possono combinarsi in maniera diversa in rapporto alle situazioni contingenti e in particolare alla tipologia di percorso modulare. Questo ci pone di fronte ad una serie di interrogativi relativi ai processi di costruzione dell’identità professionale: se la tendenza emergente è quella di una suddivisione del lavoro che vede le tre figure sempre più specializzate nei rispettivi settori di competenza, quali sono le rappresentazioni e attese indotte nelle persone in formazione? Quale la percezione, in termini di identità, che il formatore può avere di se stesso in quanto professionista?
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Bignamini, Angelo A. « La persona centro e misura di ogni sistema sanitario ». Medicina e Morale 51, no 1 (28 février 2002) : 81–99. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.713.

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L’organizzazione sanitaria è l’insieme delle strutture, funzioni e responsabilità che dovrebbe garantire l’adeguata gestione della sanità in un ambito definito. I soggetti coinvolti nel sistema sanitario sono le persone afferenti (sane e malate); gli operatori (medici e operatori sanitari non medici); l’ambito in cui esso viene attuato (società). Essa è quindi il punto di incontro di tre realtà eminentemente umane: la medicina, l’etica, la società. I requisiti per un’adeguata organizzazione sanitaria implicano perciò la coesistenza dei principi fondamentali della medicina, dell’etica, della convivenza sociale. La medicina pone al suo centro il bisogno dell’essere umano che incontra il limite ai propri diritti nativi alla vita (cioè la morte) e alla salvaguardia di salute e integrità (cioè la malattia). La convivenza sociale impone la ricerca di un equilibrio tra i bisogni di ciascuno e la capacità di risposta della collettività nel suo complesso, incluse anche le capacità spontanee di aggregazione e di servizio, secondo priorità dettate dalla natura del soggetto del bisogno (la persona umana malata) e non pregiudizialmente definiti dall’osservatore. L’etica tutela i diritti nativi del soggetto (quoad justum), quindi determina procedure coerenti con la natura di quanti implicati nella progettazione e gestione dell’organizzazione sanitaria. In un approccio bioetico ontologicamente fondato, i criteri primi sono quelli che si riferiscono ai soggetti autonomamente esistenti, quindi alle persone. Subordinati e dialoganti con questi sono i criteri secondi, cioè quelli relativi alle entità per sé non esistenti se non in dipendenza dell’essere dei soggetti autonomi: la società e, in ulteriore subordine, il “governo”, sia esso regionale, sia nazionale. Esistono visioni alternative, nelle quali i criteri principali sono invece quelli, di stampo illuminista, relativi alla “collettività”, allo “stato”, cui si debbono subordinare i singoli “individui”. Già l’utilizzo di “individuo” contrapposto a “persona” mette in luce come questo approccio sia ideologico (basato su ipotesi astratte definite a priori) anziché scientifico (basato sull’osservazione della realtà). I due approcci originano sistemi organizzativi della sanità contrapposti tra loro, con ruoli diversi anche per gli operatori e soprattutto per il medico. Nel modello illuminista di stato etico gli strumenti matematico-statistici e matematico- economicisti (DRG, EBM, linee guida) diventano gabbie interpretative (ideologiche) della realtà. Nel modello sociale tutti gli strumenti disponibili vengono impiegati come uno dei mezzi possibili, insieme a scienza, coscienza e compassione, per descrivere la complessa realtà della singola persona che si pone in relazione con il medico portando i propri bisogni di salute, espressi ed inespressi. Secondo la bioetica personalista il criterio giustificante di qualunque “sistema” e qualunque “organizzazione”, inclusa l’organizzazione della sanità, è il “bene” di tutti i soggetti (malati e operatori con pari dignità), che si manifesta nel rispetto dei loro diritti, primo fra tutti il diritto alla difesa di vita e integrità, alla salvaguardia della salute, al rispetto dei criteri morali e religiosi di ciascuno. In questo contesto la persona rimane l’elemento centrale di riferimento della “organizzazione”, il rispetto della natura della persona rimane la misura della sua validità, la possibilità del “bene” della persona resta il criterio di valore. Esperienze in atto con questa visione non sembra siano, peraltro, meno efficienti di quelle basate sulla visione opposta. In questo contesto il medico, essendo l’operatore più prossimo al soggetto, ha però anche la responsabilità di agire come difensore dei diritti del malato (funzione etica) nei confronti del sistema organizzativo, anziché essere semplicemente un “fornitore di servizi”, dato che la salute non può essere ricondotta a “prodotto” o “servizio”, né può comprimersi nella definizione di “cliente” o “utente” la persona malata.
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Schotte, Kerstin, et Brian Cooper. « Subthreshold affective disorders : a useful concept in psychiatric epidemiology ? » Epidemiology and Psychiatric Sciences 8, no 4 (décembre 1999) : 255–61. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008162.

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RIASSUNTOScopo - Negli ultimi anni si è sviluppata una consistente letteratura sui concetti di disturbi affettivi sotto-soglia, sub-sindromici, minori, brevi e ricorrenti e sulle loro applicazioni nelle ricerche sulla popolazione generate. Lo scopo di questa breve revisione della letteratura è quello di esaminare le definizioni è lo stato corrente di queste categorie, proposte in riferimento soprattutto alia depressione e di valutare il loro potenziale contributo alia psichiatria epidemiologica. Metodo - È stata effettuata una ricerca Medline sui suddetti quattro termini per il periodo 1965-1999. Sono state esaminate anche le referenze bibliografiche rilevanti contenute in tutte le pubblicazioni identificate. Risultati - In larga misura questi concetti sono stati sviluppati come risposta ai limiti nel sistema di classificazione DSM e, in minor misura, in quello ICD. I gruppi sono stati identificati per aver meno sintomi rispondenti ai criteri o una minor durata dei sintomi rispetto alle categorie diagnostiche «ufficiali». L'uso di queste definizioni ha dato luogo a stime di prevalenza che variano in modo più esteso. Conclusioni - Sono indispensabili metodi perfezionati per la classificazione di tutte quelle persone nella popolazione generale, che hanno bisogno di trattamento medico e di aiuto per disturbi psicologici, ma che non soddisfano i criteri operativi indicati dalle linee guida ufficiali. Ciò, comunque, non può essere attuato semplicemente abbassando le soglie operative in questi sistemi. Sono necessarie ulteriori ricerche sulle caratteristiche cliniche e psicosociali dei disturbi psichiatrici comuni. In molte società un setting favorevole è quello della medicina di base, dove sono già in corso iniziative per una classificazione pragmatica e globale dei problemi di salute della popolazione.
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Di Pietro, Maria Luisa, et Maria Loredana Furiosi. « Quale rispetto per la dignità della donna ? Alcune osservazioni in margine alla IV Conferenza mondiale sulla donna ». Medicina e Morale 45, no 1 (28 février 1996) : 15–42. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.917.

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Chiusi i battenti sulla IV Conferenza mondiale sulla donna, è giunto il momento delle valutazioni e dei progetti per il futuro. Una scena, quella della IV Conferenza mondiale sulla donna, divisa tra due diverse visioni della donna e di rispetto della sua dignità: la prima, che riconduce la donna ad una serie di ruoli sociali da conquistare con il rischio anche di perdere le caratteristiche dello specifico femminile; la seconda, che considera la donna e l’uomo persone umane di uguale dignità e co-protagonisti nell’importante compito di migliorare l’umanità: nell’affermare la parità la donna non perde, però, né rinuncia alla sua femminilità, al suo “genio”. La diversità dell’orizzonte antropologico ha informato tutta la discussione preliminare alla stesura della Dichiarazione finale: è quanto emerge da questo articolo, che analizza alcuni dei passaggi più dibattuti del Draft Platform fo Action. La debolezza, fin’anche la negazione, dell’affermazione dell’ugiaglianza in dignità e parità di diritti tra uomo e donna; la mancanza di una chiara definizione di famiglia; l’ambiguità nell’uso dei termini riguardanti la sessualità, la fertilità e la c.d. “salute riproduttiva e sessuale”; la propaganda di una pianificazione familiare da attuare con il ricorso alla alla contraccezione, sterilizzazione e aborto; l’identificazione dei programmi di prevenzione dell’infezione da HIV con l’uso dei profilattici; la mancanza di una presa di posizione contro l’aborto e di un chiaro impegno a favore della maternità; un’educazione sessuale ridotta alla sola informazione sneza alcun riferimento alla globalità e alla complessità della persona; questi e altri i punti di disaccordo, che sono stati superati solo in minima parte della Dichiarazione finale. Una conclusione, quella della IV Conferenza mondiale sulla donna, che ha deluso le aspettative, che tradito la fiducia di quanti speravano in una chiara e forte affermazione del rispetto della dignità e dei diritti della donna; un futuro, forse, ancora più deludente, se gli Stati prenderanno serie iniziative a favore delle donne, soprattutto quelle in situazione di disagio.
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Pignalberi, Claudio. « Learning to learn as life skills. The representation of Civil Service volunteers in a local context ». Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no 3 (31 décembre 2022) : 179–91. http://dx.doi.org/10.36253/form-13586.

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The relationship between learning/training has always been characterized by an undisputed complexity and marked by the plurality of adult dimensions, the multiplicity of relationship and communication situations, and the plurality and diversity of the contexts in which people live and with which they must deal. In this perspective, there is a formative interpretation of the concept of learning to learn, which is part of the eight European competencies, understood as the acquisition and self-awareness of personal learning processes. The paper, therefore, aims to present the role of the Third Sector as a reference context of the Italian lifelong learning system from the results of a research on universal civil service (UCC) in a local context. L’apprendere ad apprendere come life skills. La rappresentazione dei volontari del Servizio Civile in un contesto locale. Il rapporto fra apprendimento/formazione è sempre stato caratterizzato da una indiscussa complessità e contrassegnata dalla pluralità delle dimensioni adulte, dalla molteplicità delle situazioni di relazione e di comunicazione, dalla pluralità e diversità dei contesti nei quali le persone vivono e con cui si devono confrontare. In questa prospettiva si pone un’interpretazione formativa del concetto dell’apprendere ad apprendere, che rientra tra le otto competenze europee, inteso come l’acquisizione e l’autoconsapevolezza dei processi di apprendimento personali. Il contributo, pertanto, intende presentare il ruolo del Terzo Settore quale contesto di riferimento del sistema italiano di apprendimento permanente a partire dai risultati di una ricerca sul servizio civile universale (SCU) in un contesto locale.
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Elliott, Peter J. « La prospettiva etica nella Conferenza ONU di Pechino sulla donna ». Medicina e Morale 44, no 6 (31 décembre 1995) : 1175–82. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1995.957.

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L'articolo analizza quale sia stata l'etica dominante durante i lavori della recente IV Conferenza Internazionale sulla Donna svoltasi a Pechino dal 4 al 15 settembre 1995. In generale, durante tutte le Conferenze Onu - ed anche la manifestazione di Pechino non fa eccezione - ci si riferisce ad un'etica basata sul consenso fra tutte le nazioni secondo il principio del "minimo comun denominatore". Da questa premessa, ne deriva il ruolo importante svolto dai sostenitori di un'etica imperniata sul pragmatismo e l'utilitarismo, i quali rifiutano qualsiasi fondazione metafisica o religiosa. A queste correnti di pensiero si rifanno anche i movimenti femministi che a Pechino hanno improntato la stesura del documento finale (Piatform for Action). In esso traspare l'individualismo liberale che privilegia l'autonomia e l'autodeterminazione della donna, la quale può, ad esempio, arrivare al punto di negare al nascituro il diritto alla vita, perché considerato parte del corpo della donna e, quindi, ad essa soggetto. Termini come reproductive rights, reproductive health, fertility control, sexual rights, sexual orientation sono stati proposti durante la Conferenza secondo la logica sopra illustrata. Gli stessi diritti umani, così, non sono considerati giustamente quali principi universali fondati sul diritto naturale, bensì come adattamenti, vantaggi o privilegi concessi alle persone secondo il consenso sociale e lo sviluppo delle leggi. La Santa Sede - che ha partecipato sia alla fase preparatoria che ai lavori della Conferenza di Pechino - non ha mancato di far sempre presente - sia in riferimento al Documento preparatorio che alla Pllltfonn for Action - tutte le proprie riserve sulle dichiarazioni che non rispondono al pieno rispetto del principio dell'inviolabilità della vita umana fin dal momento del suo concepimento e dell'inalienabilità della dignità di ciascun individuo.
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Patrizia Galeri. « Training in the care of the common home : sustainable tourism as a driver for an integral ecology ». Form@re - Open Journal per la formazione in rete 21, no 2 (31 juillet 2021) : 21–35. http://dx.doi.org/10.36253/form-11329.

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The growing importance that the sustainability is experiencing, in relation to the territorial culture, highlights the need to educate people who will be able not only to guide territorial initiatives and resources, but also to create synergies among different subjects, increasing as a consequence the relational capital and diversifying sustainable touristic projects in order to respond to the characteristics of a fare development. Sustainable tourism and the education that lies at its basis are related to the interpretation of green economy current heuristic curves and outcomes, which offers the possibility of creating jobs and boosting innovative activities. Sustainable tourism, whose main features are here described and compared to other types of tourism, is strictly related to the topics and the issues concerning human development, being nowadays a powerful driver to increase placement. Formazione alla cura della casa comune: il turismo sostenibile come driver per un’ecologia integrale L’importanza sempre maggiore assunta dalla sostenibilità in riferimento alla cultura del territorio, evidenzia la necessità di formare persone capaci di orientare le iniziative e le risorse territoriali, di creare sinergie tra i molti soggetti, producendo un incremento del capitale relazionale e una diversificazione di progetti turistici sostenibili per rispondere alle esigenze di sviluppo equo e solidale. La prospettiva del turismo sostenibile e della sua formazione è connessa con un’interpretazione delle attuali curvature e risultanze euristiche della green economy, che offre possibilità per la creazione di lavoro, e di attività creativo-innovative. Il turismo sostenibile, di cui si offre una disamina dei contenuti e dei valori in parallelo ad altre forme di turismo, è in profonda sintonia con i temi e le prospettive dello sviluppo umano e rappresenta, oggi, uno straordinario driver per potenziare il placement.
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Teresa Giovanazzi. « For a culture of sustainability. Pedagogical reflection, educational professionalism 0-6 ». Form@re - Open Journal per la formazione in rete 21, no 2 (31 juillet 2021) : 160–68. http://dx.doi.org/10.36253/form-11330.

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Increasing awareness about the impending ecological crisis urges pedagogical research to project itself into the future and promote the training of human resources that is both responsible and aware of the educational value associated with the Environment. This paper, without claiming to be exhaustive, considers some challenges to transform the conditions of people and ecosystems within a culture of sustainability. Identifying balanced and authentic ways to inhabit the Earth is primordial to achieve the aforementioned objective and imply promoting effective educational actions through a new mindset between responsibilities and shared values. The governance of the educational ecosystem shall be the starting point with a particular focus on educational professionals 0-6. To make these multifaceted challenges a reality, the development of skills for professionals working in the educational and training services of childhood should be considered first. This is an unprecedented opportunity for the construction of sustainable skills that support the development of educational professionals 0-6 to take care of the environment. Per una cultura della sostenibilità. Riflessioni pedagogiche, professionalità educative 0-6 Assumere consapevolezza della rilevanza della crisi ecologica sollecita la ricerca pedagogica a proiettarsi nel tempo futuro, promuovendo una formazione delle risorse umane responsabile e consapevole del valore educativo dell’ambiente. Il presente contributo, senza pretesa di esaustività, si interroga sulle sfide di un cambiamento necessario nella prospettiva di migliorare le condizioni delle persone e degli ecosistemi, per una cultura della sostenibilità. Individuare modi più equilibrati e autentici per abitare la Terra implica promuovere azioni educative efficaci attraverso una nuova forma mentis, tra responsabilità e valori condivisi, muovendo dalla governance dell’ecosistema formativo con peculiare riferimento alle professionalità educative 0-6. Accostarsi alla realtà multiforme, a partire da chi opera nei servizi educativi e formativi dell’infanzia, richiede uno sguardo inedito nella costruzione di competenze sostenibili per lo sviluppo di professionalità educative 0-6 che sappiano prendersi cura dell’ambiente, nel segno dell’ecologia integrale.
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Charrier, Guy. « Parallèle entre la loi italienne pour la protection de la concurrence et le système français ». Journal of Public Finance and Public Choice 8, no 2 (1 octobre 1990) : 103–15. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345045.

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Abstract La nuova legge italiana per la protezione della concorrenza e del mercato presenta una notevole analogia, sia nei concetti che nei principali meccanismi applicativi, con le principali legislazioni dei Paesi membri della CEE e soprattutto con quelle che sono state introdotte negli anni più recenti.Il campo d’applicazione riguarda, almeno in principio, tutti i settori di attività, sia nel sistema italiano che in quello francese, poiché nessuna deroga è prevista, salvo per alcune particolari attività, come gli audio-visivi, la stampa, le banche e le assicurazioni.Questa estensione del campo di applicazione della legislazione si spiega con il fatto che essa riguarda tutte le pratiche anti-concorrenziali che vadano a detrimento del buon funzionamento del mercato e che tali pratiche siano suscettibili di provenire da tutti gli operatori economici.In Francia, peraltro, vige una distinzione tra comportamenti diretti a falsare il mercato, e che ricadono sotto le categorie di cartelli e di abuso di posizione dominante, di cui si occupa il Consiglio della concorrenza, e le pratiche restrittive, come il rifiuto di vendere, la subordinazione delle vendite, le discriminazioni e l’imposizione di prezzi, che sono di competenza dei tribunali perché in principio riguardano soltanto i rapporti tra imprese.Un secondo aspetto riguarda l’applicazione delle regole della concorrenza alle persone pubbliche. In principio, le disposizioni della legge italiana circa le imprese pubbliche (art. 8) e quelle della legge francese (art. 53) rispondono soltanto in parte alla questione. Nel diritto francese, quando una persona pubblica agisce da privato, è sottoposta alle leggi che riguardano il comportamento dei privati. Una difficoltà sorge, invece, quando questa persona pubblica, agendo nell’ambito dei suoi poteri, genera sul mercato effetti che danneggiano la concorrenza. Una recente sentenza del Tribunale dei conflitti ha concluso che le regole della concorrenza non si applicano alle persone pubbliche se non nella misura in cui esse diano luogo ad attività di produzione (di distribuzione o di servizi).La legge italiana non dà alcuna definizione del concetto di concorrenza nè dà alcun elemento che ne consenta la giustificazione economica. Altrettanto avviene con la legge vigente in Francia, ove sono i testi delle decisioni che forniscono indicazioni al riguardo.Il principio generate del divieto dei cartelli, come anche l’elenco dei casi suscettibili di costituire intese di carattere anti-concorrenziale, sono presentati in modo molto simile sia nella legge italiana che in quella francese. Ambedue riprendono, d’altronde, la formulazione dell’art. 85 del Trattato di Roma.Tutto fa pensare che l’Autorità italiana si troverà di fronte a casi analoghi a quelli di cui si è in varie occasioni occupato il Consiglio della concorrenza francese: cartelli orizzontali (accordi sui prezzi, sulla ripartizione dei mercati, sull’esclusione di un’impresa del mercato, ecc.); intese verticali (risultanti da accordi tra un produttore ed i suoi distributori nell’ambito di contratti di distribuzione selettiva o esclusiva); imprese comuni (la cui creazione può rientrare nel campo della proibizione di cartelli o costituire un’operazione di concentrazione); intese tra imprese appartenenti allo stesso gruppo (nel quadro dei mercati pubblici, il Consiglio ha ritenuto che non sia contrario alle norme concorrenziali, per imprese con legami giuridici o finanziari, rinunciare alla loro autonomia commerciale e concertarsi per rispondere a delle offerte pubbliche).Sull’abuso di posizione dominante, così come per i cartelli, i due sistemi italiano e francese presentano molte somiglianze. Tuttavia, contrariamente al diritto francese ed a quello tedesco, nella legislazione italiana non si fa alcun riferimento alle situazioni di «dipendenza economica». Peraltro, l’identificazione di questo caso è alquanto complessa e, sinora, il Consiglio non ha rilevato alcun caso che rientri nello sfruttamento abusivo di una situazione di dipendenza economica. Pertanto, si può forse concludere che il legislatore italiano sia stato, a questo riguardo, più saggio di quello francese. Più in generale, per quanto riguarda i casi di abuso di posizione dominante, il Consiglio deBa concorrenza ha seguito un’impostazione piuttosto tradizionalista.Anche sul controllo delle concentrazioni, il testo della legge italiana richiama quello francese e anche quello della normativa comunitaria, pur se è diversa la ripartizione delle competenze tra Autorità incaricata della concorrenza e Governo. Nella legge italiana, d’altra parte, vi sono delle norme relative alla partecipazione al capitale bancario che fanno pensare ad un dibattito molto vivo su questo tema.I livelli «soglia” per l’obbligo di notifica delle concentrazioni sono più elevati in Francia. Bisognerà poi vedere con quale frequenza il Governo italiano farà ricorso all’art. 25, che gli conferisce il potere di fissare criteri di carattere generale che consentono di autorizzare operazioni di concentrazione per ragioni d’interesse generale, nel quadro dell’integrazione europea.L’interesse delle autorità amministrative francesi nei riguardi delle concentrazioni, che un tempo era molto limitato, è divenuto più intenso negli anni più recenti, anche se i casi di divieto di concentrazioni sono stati sinora molto limitati.In conclusione, si può ricordare che un organismo competente in materia di protezione della concorrenza ha un triplice compito: pedagogico (attraverso la pubblicazione delle decisioni, delle motivazioni e delle ordinanze su questioni di carattere generale e sui rapporti attinenti al funzionamento del mercato), correttivo (per distogliere gli operatori economici da comportamenti anti-concorrenziali) e, infine, dissuasivo (poiché l’esperienza di applicazione delle leggi relative alla concorrenza dimostra che la loro efficacia dipende in modo decisivo dalla comminazione di sanzioni).
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Salibra, Luciana. « “ALTRE RICETTE DI PETRONILLA” (1937) : OSSERVAZIONI LINGUISTICHE ». Italiano LinguaDue 14, no 1 (28 juillet 2022) : 950–71. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18334.

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L’indagine si concentra sull’aderenza del ricettario al canone della prescrittività, evidenziandone i supporti lessicali, che fanno riferimento al ruolo dell’enunciatore e alla pressione sul destinatario, le forme verbali ricorrenti e gli allocutivi. Lo schema comune alle ricette è articolato in promessa – difficoltà e avvertimenti – risultato, con una promozione dei piatti che ricorda molto da vicino il messaggio pubblicitario: elativi, alterati, anafore, nell’ambito di una concezione della buona cucina i cui parametri sono l’economicità, la velocità e la facilità di realizzazione, la sostanziosità, la bontà al gusto, la novità, il “far figura”. Si è dato spazio in particolare alla dialogicità della parola di Petronilla: verticale, con la costante interpellazione delle lettrici riguardo al numero delle persone, alle difficoltà nel realizzare una pietanza, alle piccole preferenze nell’approntarla; orizzontale, all’interno del testo, fra i personaggi che compaiono e che interagiscono fra loro. Della fitta trama di domande fittizie alle lettrici si è ricercato il valore pragmatico e testuale, a partire da quelle con cui inizia la presa di contatto con le «amichette» fino allo stereotipato «Non v’ho detto?» che sottolinea, nel finale, il raggiungimento dei risultati promessi. Sulla base dell’impalcatura pragmatica e retorica e delle annotazioni di carattere metalinguistico (chiarimenti sul nome dei piatti e sulla loro origine, spiegazioni riguardanti la terminologia medica) la ricerca rintraccia alcune analogie, pur con le difformità lessicali che la diversità delle materie trattate impone, con la lingua dell’altro personaggio inventato dall’autrice, il dottor Amal. Other recipes by Petronilla (1937): linguistic observations The investigation focuses on the cookbook’s adherence to the canon of prescriptiveness, highlighting its lexical supports, which refer to the role of the enunciator and the pressure on the addressee, recurrent verbal forms and allocutives. The common pattern of the recipes is divided into promise-difficulty and warnings-result, with a promotion of the dishes that closely resembles the advertising message: elatives, alteratives, anaphora, in the context of a conception of good cooking whose parameters are affordability, speed and ease of preparation, substantiality, tastiness, novelty, and “making an impression”. Particular space was given to the dialogical nature of Petronilla’s words: vertical, with the constant questioning of the readers about the number of people, the difficulties in making a dish, the small preferences in preparing it; horizontal, within the text, among the characters who appear and interact with each other. Within the dense web of fictitious questions to the readers, the pragmatic and textual value has been sought, starting with those with which the contact with the “little friends” begins and ending with the stereotypical “Didn't I tell you?” that emphasizes, in the finale, the achievement of the promised results. On the basis of the pragmatic and rhetorical scaffolding and metalinguistic annotations (clarifications on the name of the dishes and their origin, explanations concerning medical terminology), the paper traces some similarities, albeit with the lexical dissimilarities that the diversity of the subjects dealt with imposes, with the language of the other character invented by the author, Dr. Amal.
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Furfari, Angela, et Valeria Caggiano. « INTRAPRENEURSHIP AND ORGANIZATIONS ». International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 4, no 1 (29 novembre 2016) : 503. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2014.n1.v4.637.

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Abstract.The subject of entrepreneurship is an area in constant evolution, is a valid form of combating the phenomenon of unemployment, representing a virtuous response against a labor market that requires high flexibility to all parties who work there. For Schwartz “value” is a concept that an individual has a trans-situational purpose, he argues that the values being desirable states transcend specific situations and depict regulatory models used to judge and choose between different ways of behaving, so act from the principles driving in people’s lives. The present study aims to investigate the presence of significant relationships between the variables related to entrepreneurial skills and values . The sample is represented by a group of 101 Italian workers including 85 men ( 84%) and 15 women (16 %), all day between the ages of 30 and 39 who work in the public transport company ATAC S.p.A. The focus of this study is represented by the subject and his being intra-company both within the working environment, with its action and its influence on the economy and the social reality in which it operates.Keywords: Intrapreneurship,organizations, valuesAbstract.Il tema dell’imprenditorialità è un’area in costante evoluzione, la quale viene coinvolta ed utilizzata sia dalla disciplina psicologica, economica,ma anche sociale per ovviare al fenomeno della disoccupazione. Un altro costrutto preso in considerazione è il ‘’valore’’il quale secondo Schwartz è un concetto che un individuo ha di uno scopo transituazionale, egli sostiene che i valori essendo stati desiderabili trascendono le specifiche situazioni e raffigurano modelli normativi impiegati per giudicare e scegliere tra diversi modi di comportarsi, e fungono, quindi, da principi guida nella vita delle persone. La presente ricerca si pone l’obiettivo di indagare la presenza di relazioni significative tra le variabili legate alle competenze imprenditoriali ed i valori, secondo la teoria di riferimento legata ai valori di Schwarz, S. H. e Bilsky, W. (1987). Partendo da quanto proposto da Lidaka (2012), ci si propone di individuare influenze significative da parte dei valori, sui tratti imprenditoriali considerati nella presente ricerca.Si vogliono pertanto esplorare i legami tra questi due aspetti fondamentali dell’essere umano: valori da una parte, tratti caratteriali e competenze imprenditoriali, dall’altra.Il campione è rappresentato da un gruppo di 101 soggetti, ai quali è stato misurato, attraverso la somministrazione del questionario, sia i valori che le competenze imprenditoriali che si inseriscono nella scelta lavorativa. I dati sono stati raccolti su un campione di 101 lavoratori italiani di cui 85 uomini (84%) e 15 donne (16%), tutti dì età compresa tra i 30 ed i 39 anni. Il focus di questo studio, dunque, è rappresentato dal soggetto e dal suo essere intraimprenditoriale all’interno del contesto lavorativo, dalla sua azione e dall’influenza sull’economia e sulla realtà sociale nella quale opera (Battistelli, Favretto, 2003).Keywords: Intrapreneurship- Entrepreneurship- Values- Locus of control- Self-efficacy-Engagment- Employ-ability- Proactive personality.
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Monaci, Massimiliano. « L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 2 (avril 2013) : 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Allegra, Antonio. « Per una epistemologia della persona ». PARADIGMI, no 3 (décembre 2010) : 191–97. http://dx.doi.org/10.3280/para2010-003014.

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Anche se epistemologia e persona sembrano, per piů di un aspetto, lemmi in franca opposizione tra di loro, non mancano spunti, per quanto relativamente minoritari, che tentano un avvicinamento tra questi ambiti. Ne vengono individuati alcuni, differenti ma convergenti, a partire da due opere recenti di Carlo Vinti e Carlo Gabbani e con riferimento al contesto degli attuali sviluppi della virtue epistemology (Sosa, Kvanvig).
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Romano, Lucio. « Educazione della sessualità ed adolescenti. Indagine conoscitiva ed antropologie di riferimento ». Medicina e Morale 49, no 6 (31 décembre 2000) : 1–30. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.772.

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L’importanza e l’attualità di un percorso educativo nell’ambito della sessualità si evince, nell’articolo, da una indagine conoscitiva svolta in un gruppo di adolescenti (648 studenti dell’ultimo anno della scuola secondaria superiore, con un’età media di 17.2 anni). Nella compilazione di un questionario anonimo, semiaperto, gli adolescenti intervistati hanno palesato una evidente, e statisticamente significativa, richiesta di partecipazione a programmi di educazione della sessualità e di formazione al sentimento morale. La dimostrazione di un bisogno educativo da parte degli adolescenti è dimostrata altresì dalla confusione tra informazione ed educazione, dal disagio nel coinvolgere i genitori o i docenti, ad esempio, nelle problematiche inerenti la sessualità a fronte di una supposta pretesa conoscenza di educazione della sessualità. Prevale, infatti, una cultura informata ad una antropologia naturalistica e a una ideologia liberalizzante che ha ridotto l’adolescente, e non solo, a mero fruitore di una sessualità intesa come bene di consumo dove non alberga alcuna morale che si basi sulla responsabile apertura verso l’altro: sessualità che si traduce in sesso, in sola genitalità dove la norma è costituita da ciò che è biologicamente morale, ovvero il dato statistico diventa legge e determina il valore. Dall’analisi del questionario si palesa la necessità, pertanto, di una educazione della sessualità che proceda nell’ambito di uno sviluppo integrale della persona, processo educativo da intendere come perfezionamento ed intervento a favore della persona nella sua globalità fisica psichica spirituale, ovvero educazione alla differenza sessuale, educazione affettiva e morale, educazione al valore della vita. I punti di riferimento imprescindibili per una corretta formazione della sessualità e del sentimento morale sono rappresentati dalla unitotalità della persona, apertura e oblatività dell’amore, complementarietà, inscindibilità della dimensione unitiva e procreativa, trascendenza oltre il sé, verso l’altro e verso l’Altro.
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Arcangeli, Giulia. « Dovere di protezione dell'albergatore per danni alla persona dovuta al fatto penale di terzi ». RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO, no 35 (avril 2022) : 105–29. http://dx.doi.org/10.3280/dt2022-035009.

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La High Court of Justice esamina un caso di richiesta di risarcimento del danno, fisico e psichico, subito dalle ospiti di un hotel aggredite da un estra-neo introdottosi durante la notte. Precisato il diverso approccio del modello degli ordinamenti anglosassoni sul tema della responsabilità dopo una breve disamina del contratto di albergo, si approfondiscono analogie e differenze sulla responsabilità dell'albergatore tra civil law e common law, facendo specifico riferimento agli "obblighi di protezione", con una proiezione sul possibile esito del giudizio in Italia
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Cipressa, Salvatore. « La professione infermieristica : considerazioni etico-deontologiche ». Medicina e Morale 52, no 2 (30 avril 2003) : 283–97. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2003.671.

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Per qualificare il servizio sanitario e per mantenere un buon livello di professionalità degli operatori sanitari sono necessari sia strumenti tecnicoscientifici, sia una adeguata formazione etico-culturale, che faccia riferimento ad una antropologia cristianamente fondata, che possiamo definire personalista. Si richiede che si abbia una visione integrale dell’uomo e della sua vocazione che “non è solo naturale e terrena, ma anche soprannaturale ed eterna”. Nell’articolo – facendo riferimento a questo modello antropologico – l’Autore delinea alcuni atteggiamenti e comportamenti morali che caratterizzano la professione infermieristica e tracciano l’identità e la figura professionale dell’infermiere. Ne segue che l’infermiere vive con umiltà e correttezza la sua professione, contribuisce a umanizzare l’assistenza sanitaria, considera l’ammalato una persona da amare, ama la vita e si pone a servizio di essa, si impegna in una formazione permanente e collabora con l’équipe medica. Egli è il buon samaritano dei nostri giorni, che si ferma accanto all’uomo ferito, facendosi suo “prossimo” nella carità (cf. Lc 10, 29-37). Nel suo rapporto professionale, l’infermiere è chiamato ad instaurare con la persona ammalata una relazione di aiuto vera, competente e terapeutica. Tale relazione costituisce l’essenza della professione infermieristica ed è una relazione particolare di natura etica, che possiamo definire “un incontro tra una fiducia e una coscienza. La ‘fiducia’ di un uomo segnato dalla sofferenza e dalla malattia e perciò bisognevole, il quale si affida alla ‘coscienza’ di un altro uomo che può farsi carico del suo bisogno e che gli va incontro per assisterlo, curarlo, guarirlo”. Per l’infermiere a cui sta a cuore il perfetto esercizio della professione infermieristica, Gesù Cristo è il modello etico-deontologico di riferimento per testimoniare la carità, che ha nella cura e nell’assistenza dei malati la sua peculiare espressione. Esercitando la sua professione con scienza e coscienza, l’infermiere esprime e testimonia la carità di Cristo.
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Comite, Ubaldo. « Responsabilità sociale e gestione etica dell'impresa tra profitto e primato della persona umana ». E-Theologos. Theological revue of Greek Catholic Theological Faculty 1, no 1 (1 avril 2010) : 21–36. http://dx.doi.org/10.2478/v10154-010-0003-9.

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Responsabilità sociale e gestione etica dell'impresa tra profitto e primato della persona umana Negli ultimi anni si è andato affermando in maniera crescente il concetto di responsabilità in ambito pubblico e privato. In tal senso, sia le imprese che le amministrazioni pubbliche hanno avviato in diversi contesti programmi di responsabilità sociale. Il punto di riferimento di imprenditori e manager non sono più, semplicemente, gli azionisti e gli investitori ma, accanto a questi stanno progressivamente subentrando altre categorie di soggetti ai quali, nel terzo millennio, l'impresa deve rendere conto, ovvero: lavoratori, fornitori, risparmiatori, cittadini, istituzioni sociali. L'attenzione sta dunque passando dagli shareholder agli stakeholder e da qui la necessità di munirsi di adeguati strumenti. La definizione di responsabilità sociale più diffusa è stata esplicitata dall'Unione Europea che l'ha definita come "Integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali e ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate", integrazione da intendersi come risposta alle esigenze di innovazione delle pratiche di governo dell'impresa e del territorio. Attraverso la Responsabilità Sociale di Impresa si intende fare riferimento ad un modello di governance allargata, in base al quale chi governa l'impresa ha responsabilità che si estendono dall'osservanza dei doveri fiduciari nei riguardi della proprietà ad analoghi doveri fiduciari nei riguardi, in generale, di tutti gli stakeholder. Si tratta, dunque, di un concetto che si sta diffondendo rapidamente come approccio innovativo alla gestione aziendale, la cui valutazione globale non si limita più ad analizzare aspetti di carattere economico, ma tiene conto di valori quali la tutela ambientale, la salvaguardia della salute, il rispetto dei diritti umani, in altri termini dell'apporto sociale dell'attività posta in essere. Ancora, nella gestione d'impresa occorre coniugare due valori fondamentali: la creazione del profitto e il primato della persona umana, con particolare attenzione al suo sviluppo. Nell'impresa che viene gestita "eticamente" il perseguimento del profitto tende a collocarsi in un quadro più ampio di "creazione di valore" per tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, sono associati all'azienda. Guidare l'impresa con responsabilità significa farla crescere e conseguentemente far progredire la società nel suo insieme. In tal senso, il contributo intende proporre una riflessione sul concetto di Responsabilità Sociale di Impresa complessivamente inteso, in rapporto all'etica degli affari.
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Di Pietro, Maria Luisa. « Sessualità umana : verità e significato. Una guida per i genitori ». Medicina e Morale 45, no 2 (30 avril 1996) : 209–35. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.913.

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L’articolo si propone di commentare il recente documento del Pontificio Consiglio per la Famiglia (PCF) su Sessualità umana: verità e significato. Orientamenti educativi in famiglia, il quale intende porsi non come un trattato di teologia morale né di psicologia, bensì un momento di formazione per i genitori, anzitutto. L’Autore affronta poi i due aspetti cardine del documento pontificio: l’antropologia di riferimento e le indicazioni metodologiche. Sul primo punto, il riferimento fondamentale è la persona nella sua totalità di spirito e corpo. E la sessualità è vista come modalità dell’essere da una parte, e dimensione relazionale dall’altra. Essa, perciò, è segno di reciprocità e di complementarità, e come tale naturalmente strutturata all’apertura e al dono all’altro. Sulle indicazioni metodologiche, l’articolo nota che nel documento del PCF si sostiene l’opportunità di educare la persona alla differenza sessuale e alla vita nel senso di una educazione del sentimento morale, ovvero dell’educazione alla gestione responsabile della libertà. Tale opera deve poter avvenire nella famiglia, primo luogo educativo, ad opera dei genitori, eventualmente aiutati - in modo sussidiario e subordinato - da opportune agenzie educative. L’articolo si conclude con le indicazioni che il documento del PCF fornisce sulle modalità educative: 1. informare formando e formare informando, secondo i criteri della verità, dell’adeguazione e dell’individualizzazione, della progressività, della tempestività, della decenza e del rispetto del fanciullo; 2. la diversificazione per epoca di sviluppo e per vocazione dell’individuo; 3. l’affrontamento in termini educativi di situazioni impegnative, come l’omosessualità e la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale.
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Stramaglia, Massimiliano. « La propria storia &egrave ; sempre contemporanea. Riflessioni pedagogiche sul sentimento adulto di ». EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no 2 (décembre 2022) : 27–40. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2022oa14571.

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Il presente articolo di Filosofia dell'Educazione si concentra sul pensiero di Martin Heidegger, con particolare riferimento a Essere e tempo (o, se si vuole, Essere è tempo), e conclude con un approfondimento del contributo che, oggi, può offrire al sapere pedagogico la psicoterapia a carattere esistenziale. L'obiettivo è quello di potenziare il potere (la consapevolezza dell'assenza di controllo totale) che ogni persona può avere sul proprio destino attraverso l'essere "presenza" e "in presenza", una sempre maggiore responsabilità delle proprie scelte, l'assunzione in carico totale della propria esistenza.
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Porteri, Corinna. « Bioetica clinica – Considerazioni bioetiche su un caso clinico : P. P. di anni 35 ». Medicina e Morale 48, no 6 (31 décembre 1999) : 1107–19. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1999.791.

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Si propone l’analisi etica di un caso clinico di ambito psichiatrico, giunto all’attenzione del Comitato etico delle Istituzioni Ospedaliere Cattoliche di Brescia. Per una proposta di soluzione a questa storia clinica, insieme al riferimento alla documentazione internazionale relativa ai diritti dell’uomo in generale e ai diritti del malato di mente in particolare, l’Autore indica la necessità di assumerne la prospettiva etica secondo cui il bene della persona più debole, il benessere di questo malato, è “bene per me”. L’analisi del caso proposto evidenzia in particolare il dovere della medicina di accostarsi alla persona malata nella sua interezza, attraverso l’attenta considerazione della sua storia e degli aspetti fisico, mentale e sociale che la costituiscono. Il caso pone inoltre la questione di una specifica discussione bioetica del disturbo mentale, tema che non sempre entra nelle trattazioni classiche della bioetica.
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Palazzani, Laura. « "Spiegazioni filosofiche" di Robert Nozick : Implicazioni bioetiche ». Medicina e Morale 39, no 6 (31 décembre 1990) : 1157–88. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1990.1154.

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Résumé :
Il presente lavoro si propone di esaminare il pensiero di Robert Nozick (uno degli esponenti della corrente statunitense contemporanea denominata "etica pubblica"), riferendosi all'opera Spiegazioni filosofiche (1981), nella quale l'autore delinea le premesse filosofiche che supportano il suo intervento in ambito giuridico e sociale. La teoria metafisica dell'"autosussunzione riflessiva", la teoria epistemologica del "rintraccio" e la teoria etica della "spinta" e della "attrazione" convergono nell'affermazione soggettivista che sta alla base del relativismo pluralistico morale e del libertarismo politico. L'articolo mira ad evidenziare le implicazioni, implicite ed esplicite, di tali teorie nel dibattito bioetico al fine di riproporre il riferimento al personalismo realista quale autentico fondamento per una proposta in ambito pubblico che tuteli la persona nella sua globalità.
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Allari, Chiara, et Marina Oggero. « Pensieri sul setting ». EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no 13 (février 2010) : 69–86. http://dx.doi.org/10.3280/eds2010-013006.

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L'apprendimento della psicosocioanalisi avviene attraversando setting formativi diversi, oltre a quelli caratteristici dentro e fuori dall'aula: il setting orientativo e quello dato dalla persona di riferimento, quello relazionale-affettivo, il setting della cultura organizzativa in cui cresce il pensiero psicosocioanalitico. Al concetto di setting č associata l'idea dell'esistenza di un confine flessibile, ma non ambiguo, all'interno del quale vengono utilizzate regole del gioco che rendono possibile l'apprendimento, perché consentono di creare uno spazio d'azione tutelato per chi apprende. I setting esperienziali della psicosocioanalisi favoriscono la scoperta e lo sviluppo delle qualitŕ intellettuali e personali possedute dagli individui, lasciando libero il soggetto rispetto a possibilitŕ di scoperta, alla costruzione di un proprio progetto lavorativo e personale.
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