Littérature scientifique sur le sujet « Percezione della salute »

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Articles de revues sur le sujet "Percezione della salute"

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Calloni, Lia, Anna Paola Capriulo, Aurora Torri, Giulia Parisi, Claudia Meroni, Simona Olivadoti et Corrado Celata. « Una "comunità competente" per la prevenzione ed il contrasto al Gioco d'Azzardo Patologico (GAP) : esperienze in corso nei territori lombardi ». PSICOLOGIA DI COMUNITA', no 2 (septembre 2020) : 23–40. http://dx.doi.org/10.3280/psc2020-002003.

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Résumé :
L'empowerment di comunità è una strategia centrale per la promozione della salute. Obiet-tivo del case-study è analizzare il ruolo delle "Comunità Competenti" nei programmi lombardi di prevenzione e contrasto al Gioco d'Azzardo Patologico. Identificando cinque principi chiave emersi dai documenti "Salute in tutte le politiche" e "Tutti per la salute" si analizzerà la concretizzazione delle politiche lombarde in tema GAP, declinate localmente dalle Agenzie di Tutela della Salute (ATS). Sarà evidenziato come l'azione di governance e il coinvolgimento intersettoriale, la condi-visione di buone pratiche, la co-costruzione di interventi incrementino conoscenze, percezione di controllo e motivazioni delle comunità, estendendo il loro impatto anche ad altri determinanti di salute.
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Emiliani, Elisa, Giulia Casu et Paola Gremigni. « Validazione italiana della Cynical Distrust Scale per misurare la sfiducia cinica ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 2 (juillet 2011) : 69–83. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-002005.

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Résumé :
L'ostilitŕ č uno dei fattori psicosociali che influiscono sulla salute ed č predittore dello sviluppo di malattie, comportamenti e abitudini poco salutari. Il presente lavoro ha come obiettivo la presentazione della validazione italiana della(CynDis; Julkunen, 1994) per la misurazione della sfiducia cinica, componente cognitiva dell'ostilitŕ. Nonostante l'ampia letteratura dedicata allo studio di tale costrutto, in Italia non sono ancora disponibili strumenti validi e attendibili in grado di misurare in maniera veloce e precisa la sfiducia cinica. La CynDis č stata somministrata, insieme alle PANAS, alla MCSD-8 e a due domande sulla percezione del proprio stato di salute, a 311 partecipanti (169 femmine e 142 maschi, etŕ media 39.07 anni, DS = 14.98). Le caratteristiche psicometriche della scala, analizzate tramite analisi fattoriale esplorativa, studio della consistenza interna e della stabilitŕ nel tempo, e correlazioni con criteri esterni, appaiono soddisfacenti. La scala appare pertanto adatta come strumento di screening valido e attendibile, da utilizzare nei contesti di prevenzione e promozione della salute.
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Rucci, Paola, Alessandro Rossi, Mauro Mauri, Giuseppe Maina, Fulvio Pieraccini, Stefano Pallant, Valeria Camilleri, Maria Sole Montagnani et Jean Endicott. « Validity and reliability of the Quality of Life, Enjoyment and Satisfaction Questionnaire, Short Form ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 16, no 1 (mars 2007) : 82–87. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00004656.

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Résumé :
Nell'ultimo decennio la qualita della vita ha acquisito una sempre maggiore rilevanza come misura di esito sociale e clinico (Katschnig, 1997) dei disturbi mentali. Vi e un ampio consenso sul fatto che il costrutto della qualita della vita è multidimensionale e comprende la percezione che il paziente ha delle relazioni sociali, della propria salute fisica, della capacità di svolgere le attivita quotidiane domestiche e lavorative e del proprio benessere in generale (Patrick & Erickson, 1988). Mentre le misure di funzionamento si propongono di quantificare la compromissione in modo oggettivo, le misure della qualita della vita valutano la capacita del soggetto di trarre soddisfazione e piacere da varie attivita e richiedono una valutazione soggettiva. La definizione di qualita della vita del Quality of Life Group dell'Organizzazione
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Gualandri, Mario, Roberta Fida et Francesco Avallone. « Benessere Organizzativo in un campione di Aziende Sanitarie italiane ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 1 (mars 2012) : 61–85. http://dx.doi.org/10.3280/pds2012-001005.

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Résumé :
Riassunto In ambito scientifico e nelle politiche sociali europee il benessere organizzativo č divenuto uno dei principali temi di discussione, in particolare per i contesti sanitari che, data l'elevata complessitŕ delle dinamiche organizzative, mostrano un elevato rischio per il benessere organizzativo. Questo puň incidere sullo stress e sul benessere dei lavoratori. Il presente contributo esamina i fattori lavorativi della salute organizzativa in un campione di Aziende Sanitarie Locali (Asl) italiane. A tal fine sono stati utilizzati i dati relativi ad una ricerca nazionale su circa 8000 dipendenti (Multidimensional Organizational Health Questionnaire) differenziati per aree geografiche e per genere. I risultati mostrano che i fattori con maggiore effetto sui disturbi psicosomatici, sullo stress e sulla soddisfazione lavorativa sono il carico di lavoro, la sicurezza, il conflitto e l'apertura all'innovazione. Inoltre in tutte le aree geografiche e maggiormente per le donne la percezione dell'equitŕ ed il carico di lavoro risultano piů problematici. Per il Sud Italia e le Isole, ulteriori criticitŕ risultano la percezione della sicurezza e del comfort dell'ambiente. Infine, i risultati evidenziano una percezione di bassa soddisfazione e di alto stress in tutti i lavoratori delle aree geografiche e maggiormente nelle donne.
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Curtarelli, Maurizio, Maija Lyly-Yrjanainen et Greet Vermeylen. « Qualitŕ e sostenibilitŕ del lavoro in Europa. Evidenze dall'Indagine europea sulle Condizioni di lavoro ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 127 (septembre 2012) : 92–115. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-127007.

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Résumé :
L'articolo presenta alcuni risultati della 5a Indagine europea sulle condizioni di lavoro, condotta nel 2010 dalla Fondazione Europea per il Miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (Eurofound) con sede a Dublino. I risultati illustrati fanno riferimento a quattro specifici ambiti della qualitŕ del lavoro: salute e fattori di rischio connessi; motivazione, ricompense intrinseche e soddisfazione; skills, formazione e apprendimento sul lavoro; infine, conciliabilitŕ tra lavoro e vita privata. Tali ambiti concorrono alla definizione di "sostenibilitŕ" del lavoro, concetto strettamente connesso con quello di qualitŕ e che riflette la possibilitŕ di tenere il piů a lungo possibile i lavoratori nell'occupazione, in una logica di invecchiamento attivo. I risultati riflettono un'estrema varietŕ di situazioni, frutto sia di aspetti oggettivi delle specifiche realtŕ lavorative e sia della percezione che l'individuo ha del proprio lavoro e delle condizioni in qui opera.
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Meringolo, Patrizia, et Sara Minacci. « Benessere degli operatori del 118 e aspetti psicosociali degli interventi. Un'indagine qualitativa in una Centrale Operativa toscana ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 2 (décembre 2010) : 25–42. http://dx.doi.org/10.3280/pds2010-002003.

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Résumé :
Introduzione: l'indagine nasce dallo studio del 118 come servizio di salute pubblica. I riferimenti teorici si rifanno alla Psicologia dell'emergenza, ai fenomeni di stress degli operatori ed al concetto di empowerment come strategia preventiva di tali fenomeni. L'obiettivo č quello di osservare il benessere percepito dagli operatori di una Centrale Operativa del 118, attraverso la loro descrizione delle attivitŕ svolte e delle principali difficoltŕ incontrate. Metodo: interviste semi-strutturate a 18 infermieri, analizzate con metodo qualitativo basato sulla Grounded Theory. Risultati: le maggiori difficoltŕ percepite sono dovute alla specificitŕ della Centrale Operativa, basata su rapporti con l'utenza mediati dal telefono che non consente una valutazione diretta della gravitŕ del problema portato. Le interviste hanno inoltre rilevato aspetti di grande intensitŕ emozionale fonti potenzialmente di stress e di burnout. Discussione e conclusioni: i risultati rivelano la percezione di scarsa padronanza da parte degli operatori delle modalitŕ di conduzione degli interventi telefonici. Emerge il bisogno di strutturare strategie di gestione dello stress, la richiesta di maggior confronto con i colleghi e la necessitŕ di sviluppare empowerment per una migliore conduzione del servizio.
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Cannella, Giuseppe. « La tortura nell'inferno libico. L'incontro terapeutico con Ebrima ». QUADERNI DI GESTALT 35, no 2 (décembre 2022) : 33–51. http://dx.doi.org/10.3280/gest2022-002003.

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Résumé :
L'autore, psichiatra e psicoterapeuta all'interno di un ambulatorio di salute mentale di Ra-gusa promosso da MEDU-Medici per i Diritti umani, descrive il percorso terapeutico di un giovane migrante senegalese rinchiuso a lungo nelle carceri libiche e vittima di trattamenti inu-mani, degradanti e tortura. I sintomi del giovane paziente richiamano uno stile percettivo post-traumatico legato ad esperienze insopportabili che ne hanno messo a rischio la sopravvivenza. Gran parte del lavoro terapeutico, raccontato attraverso il modello della "danza della reciprocità", è stato finalizzato alla ricostruzione della percezione di un ground sicuro e solido che per-mettesse di superare la dissociazione e di contattare l'altro.
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Valentini, Vincenzo, Elisa Marconi, Loredana Dinapoli et Calogero Casà. « Come cambia la percezione della professione medica di fronte alla richiesta di morte ». Medicina e Morale 71, no 4 (22 décembre 2022) : 413–23. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2022.1218.

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Résumé :
Nel contesto di una società in continua e rapida evoluzione, la morte si ripresenta come una ineludibile tematica di peculiare urgenza esistenziale. Sebbene, infatti, il progresso tecnologico e delle scienze mediche abbia facilitato una risposta tecnica alla domanda di salute che sempre di più incontra metodiche multimodali e multidisciplinari di terapia, la tecnologia di cura relega spesso il paziente ad una solitudine esistenziale dove, pur in presenza di una terapia per la sua malattia, non trova spazio una relazione di cura per la sua sofferenza. Questa dicotomia della cura, che si suddivide da una parte nel “trattare” dall’altra nell’“essere presente”, porta, soprattutto nel contesto del fine vita, al rischio di attestare la cura al solo livello tecnico, rendendo ‘giustificata’ la richiesta del paziente al medico di ‘somministrare il fine vita’, sopprimendo l’eco relazionale di ritorno del medico di fronte al bisogno umano del paziente. Lo scopo di questo articolo è di recuperare le riflessioni legate all’esperienza clinica ed umana propedeutiche ad accompagnare il paziente in un percorso relazionale offrendogli, nelle varie fasi della cura, una “eco di ritorno”, utili a non comprimere la percezione del medico a livello di somministratore automatico.
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Dallavalle, Chiara, Cinzia Novara, Carolina Messina et Sergio Diminica. « Le forme autodistruttive di gruppo. Narcisismo e autolesionismo fra gli emo : invulnerabilitŕ percepita e ottimismo irrealistico ». PSICOLOGIA DI COMUNITA', no 1 (mai 2011) : 75–88. http://dx.doi.org/10.3280/psc2011-001008.

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Résumé :
La cultura(o) nasce - ma il dibattito č molto aperto - all'interno del punk rock, come una realtŕ musicale in crescente evoluzione, in grado di mixare sonoritŕ e modelli a prima vista vicini all'area punk, ma nei fatti fortemente differenziati. Nell'ultimo decennio, l'evoluzione che ha condotto ad esperienze sonore come l'ha mostrato una forte capacitŕ di aggregare gruppi e stili di vita, intessuti dai due tratti psicologici caratterizzanti: narcisismo e autolesionismo, influenzati dalla cultura musicale delloe del. La cattedra di Psicologia di comunitŕ dell'Universitŕ di Palermo ha avviato una serie di ricerche sugli stili comportamentali e la percezione del rischio nel mondo adolescenziale. La ricerca ha studiato la relazione esistente fra percezione del rischio, percezione della salute e comportamenti a rischio in un campione di 406 giovani (etŕ 13-25 anni, M: 19,93, DS: 3,58). I risultati mostrano che l'invulnerabilitŕ percepita correla con alcuni comportamenti a rischio, come l'abuso di alcol e l'autolesionismo.
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Ruggeri, Mirella, Nazario Santolini, Marco Stegagno, Giuseppe Imperadore et Rosa Bruna Dall'Agnola. « Indicatori di qualità della vita ». Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 8, S5 (mars 1999) : 7–9. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000319.

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Résumé :
La complessità del dibattito sulla qualità della vita si riflette nelle definizioni proposte (Oliver el al., 1996); alcune sono ampie ma vaghe, tali da non specificare il contenuto del concetto e quindi da ostacolarne la misurazione: “La qualità della vita è un ampio concetto che comprende tutti gli aspetti dell'esistenza di un individuo” (Torrance, 1987); “Nell'epoca moderna qualità della vita significa salute e benesse re, idee ampiamente comprese ed accettate dalle persone” (Oliver, 1991). Alcune definizioni si focalizzano sugli indicatori oggettivi di benessere: “La qualità della vita consiste nell'ottenere le condizioni necessarie per la felicità in una data società” (McCall, 1975). Altri autori definiscono la qualità della vita come senso di benessere legato alla situazione contingente o ad una qualche combinazione di benessere soggettivo ed oggettivo: “La qualità della vita è uno stato di benessere che riflette le condizioni di vita, la soddisfazione e l'adattamento a queste condizioni di vita” (Franklin et al., 1986); “La qualità della vita è il senso di benessere sperimentato da una persona all'interno delle sue attuali condizioni di vita” (Lehman, 1983). La centralità dell'aspetto soggettivo si ritrova anche nella definizione che recentemente la WHO ha dato di “qualità della vita”: “…..è una percezione individuale della propria posizione nella vita all'interno del conteste della cultura e dei valori in cui si vive, in relazione ai propri scopi, aspettative, standard ed interessi” (WHOQOL Group, 1995).
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Thèses sur le sujet "Percezione della salute"

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OPRANDI, Nadia Carolina. « Differenze di genere nella percezione della salute ». Doctoral thesis, 2007. http://hdl.handle.net/11562/338155.

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Résumé :
Nel corso degli ultimi 15 anni ho partecipato a diversi progetti che rientrano nell’ambito della sociologia sanitaria, molti dei quali relativi alla valutazione di quelli che vengono definiti outcomes umanistici o più recentemente patient reported outcomes: qualità della vita correlata alla salute, soddisfazione del paziente. Qualche volta mi sono imbattuta in temi o problemi che mi sono ripromessa di approfondire o indagare. Uno di questi temi è l’oggetto di questa tesi. Si tratta in realtà di quello che spesso viene definito come un paradosso, ovvero il fatto che sebbene le donne abbiano un’aspettativa di vita alla nascita superiore a quella dell’uomo di circa 5 anni, tuttavia, valutano la propria salute come peggiore, riferiscono più sintomi fisici e utilizzano maggiormente i servizi sanitari. Il mio lavoro di tesi si concentra sul primo aspetto e cioè sulla valutazione soggettiva dello stato di salute da parte delle donne e degli uomini. Il concetto di salute è connotato socialmente, esso non è uguale in tutte le culture, per questo motivo in questo lavoro ho ristretto il campo di indagine ai paesi occidentali che fanno riferimento a modelli di salute che possiamo ragionevolmente considerare simili, se non equivalenti, pur nelle specificità dei singoli Stati. A partire da questo paradosso, ho formulato 2 ipotesi di ricerca e ho abbozzato uno schema dello studio. Nel frattempo, ho cominciato col leggere rassegne sull’argomento e ad accumulare articoli e testi, alla ricerca di qualche stimolo e di qualche risposta. Mi sono trovata di fronte a una letteratura sterminata. Man mano che procedevo nella lettura, anziché rischiararsi, il quadro si faceva sempre più complesso e confuso. Quella che sembrava essere una premessa condivisa e indiscutibile veniva messa in dubbio da evidenze che difficilmente si conciliavano con quello che finiva per assomigliare sempre di più ad un assioma. Da un lato le ipotesi e le risposte si moltiplicavano, dall’altro venivano a mancare i fondamenti su cui poggiava tutta la discussione. Ad un certo punto mi sono chiesta se non avessi imboccato un vicolo cieco e affrontato un problema che era tale solo nella mia immaginazione. In realtà la complessità del tema non si presta a facili semplificazioni. Certamente si tratta di un tema delicato che rischia in molti casi di essere affrontato in maniera troppo emotiva. Ci sono autori, e soprattutto autrici, che di questo ambito di studio hanno fatto un campo di battaglia in cui è difficile talvolta distinguere fra la volontà di minimizzare, negando le differenze, e quella di rivendicare una più attenta analisi dei dati, al di là di enunciati generali che hanno più il carattere di assiomi che di teoremi da dimostrare. Nei paragrafi che seguono comincerò con il delineare l’evoluzione del concetto di salute, distinguendo fra le definizioni scientifico-professionali e quelle “profane” vale a dire della gente comune. Introdurrò il tema delle disuguaglianze nella salute legate a fattori di ordine sociale, per cercare di cogliere il peso rivestito dal genere al loro interno. Seguirà una presentazione degli strumenti di valutazione della salute percepita con particolare riferimento agli strumenti utilizzati per la raccolta dei dati. Infine saranno descritti cinque studi, dei quali i primi 3 di tipo secondario, effettuando un’analisi di alcuni grossi database di studi sanitari di popolazione; gli altri due originali, costituiti da un approfondimento quantitativo e uno qualitativo sempre relativo ai differenziali di genere relativi alla percezione della salute.
Non disponibile
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LOMBARDI, TIZIANA. « La percezione di salute delle donne e principali fattori di rischio ». Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1353616.

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Résumé :
In contradiction with the characteristic longevity of women, they show a worse health perception than men. The gender seems to be a key determinant of health perception, although, many factors could explain the gender gap in health: age, loneliness, lifestyle, social background, education, paid work, adaptability and response to stressful events. This study aims to analyze the relationship between the health perceived and disability, age, gender, level of education, marital status, income and paid work, in order to highlight the relationship between these variables and the gender gap in health perception. The analysis was performed on European Social Survey database from 2002 to 2012. It concern 291,385 respondents (46% men and 54% women) from 36 European countries, including Turkey and Israel. Results show the existence of a strong relationship between family income and women's health. Women in the first seven deciles of income declare a poorer health than men . Besides, there is no gender gap for women in the last three deciles of income, if we compare them with men of the same economic group. By deciles of high income, the gender gap in health, than in those low appears to be patently against women, changes direction, this time to the detriment of men. Therefore, a favorable economic position seems to improve women's health perception, more than men’s one. Owning an high income cancels the effect of the gender variable on perceived health.
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Livres sur le sujet "Percezione della salute"

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Golini, Antonio. Relazioni tra percezione della salute, malattie croniche e disabilità. [Italy] : Consiglio nazionale delle ricerche, Istituto di ricerche sulla popolazione, 1997.

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Rapports d'organisations sur le sujet "Percezione della salute"

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Vallerani, Sara, Elizabeth Storer et Costanza Torre. Considerazioni chiave : equità e partecipazione nella promozione della vaccinazione per il covid-19 tra le persone razzializzate e senza documenti. SSHAP, mai 2022. http://dx.doi.org/10.19088/sshap.2022.025.

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Résumé :
Questo documento espone alcune considerazioni a proposito della promozione dei vaccini per il SARS-CoV-2 e delle strategie per garantirne un’equa distribuzione tra gli immigrati senza documenti residenti in Italia e, in particolare, a Roma. Quanto emerge dal caso italiano può essere in parte applicabile ad altri contesti in cui la somministrazione del vaccino è stata legata al dispositivo del “passaporto vaccinale”, ovvero il certificato COVID digitale dell'UE, in Italia Green Pass. Nell’organizzazione della campagna vaccinale alcune categorie sociali sono state identificate come “difficili da raggiungere” (hard to reach) e per cui è necessario immaginare interventi specifici.1 In questo testo si sceglie di parlare di persone razzializzate e illegalizzate poiché senza documenti per riferirsi a persone immigrate che non hanno cittadinanza, permesso di soggiorno e status di rifugiato. Questo documento esplora il contesto quotidiano delle vite delle persone illegalizzate e come l’esperienza della pandemia di COVID-19 abbia esacerbato le difficoltà che queste persone incontrano, 23 mettendo in luce il collegamento tra le vulnerabilità, consolidate ed emergenti, con la percezione dei vaccini. Si suggerisce come l’orientamento e la percezione dei vaccini si inseriscano all’interno dei contesti di vita delle persone, in cui molto spesso la priorità è data al sostentamento economico. In molti casi, l’accettazione della vaccinazione è motivata dalla necessità di continuare ad avere un lavoro retribuito piuttosto che a una preoccupazione connessa alla salute o a una fiducia nei confronti delle istituzioni sanitarie. Il seguente documento si pone l’obiettivo di esaminare come i vaccini possano essere distribuiti in modo equo e capace di aumentare la fiducia e i processi di inclusione nella società post-pandemica. Il testo si basa principalmente sulla ricerca etnografica e le testimonianze raccolte attraverso interviste e osservazioni con persone razzializzate e illegalizzate nella città di Roma, insieme a rappresentanti della società civile e operatori socio-sanitari tra dicembre 2021 e gennaio 2022. Questo documento è stato sviluppato per SSHAP da Sara Vallerani (Università di Roma Tre), Elizabeth Storer (LSE) e Costanza Torre (LSE). È stato revisionato da Santiago Ripoll (IDS, Università del Sussex), con ulteriori revisioni da parte di Paolo Ruspini (Università Roma Tre) ed Eloisa Franchi (Université Paris Saclay, Università di Pavia). La ricerca è stata finanziata dalla British Academy COVID-19 Recovery: G7 Fund (COVG7210058). La ricerca si è svolta presso il Firoz Lalji Institute for Africa, London School of Economics. La sintesi è di responsabilità di SSHAP.
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