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Articles de revues sur le sujet « Pensiero simbolico »

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Barbieri, Gian Luca. « La zona d'ombra dell'oggetto estetico ». COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no 22 (décembre 2011) : 159–76. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-022013.

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Résumé :
Oggetto del contributo č la zona d'ombra del senso che si sottrae al pensiero e che trova espressione nell'opera d'arte. Tale concetto parte dal perturbante freudiano e arriva a comprendere gli "stati del Sé non traducibili nell'ordine simbolico" di Bollas e la Cosa di Lacan. L'autore introduce il concetto di "residui B" intesi come elementi B non del tutto trasformati ma nemmeno evacuati, che sono rimasti ad una fase di elaborazione parziale, incompleta e si aggirano nel pensiero come nuclei di senso oscuri, come zone d'ombra logiche ed emotive che restano un passo al di qua del pensiero e della simbolizzazione. In questa prospettiva l'arte si pone come espressione del non-ancora-pensabile e delle zone d'ombra della mente36.
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Crozzoli, Aite Livia. « Il luttto nell'esperienza analitica con il gioco della sabbia" ». PSICOBIETTIVO, no 3 (mai 2010) : 19–37. http://dx.doi.org/10.3280/psob2009-003002.

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Résumé :
Attraverso le testimonianze verbali e le rappresentazioni per immagini realizzate con il "gioco della sabbia" da persone in lutto vengono descritte nel testo le risonanze emozionali per la perdita di una persona con cui si era condivisa la vita e il processo elaborativo di chi intraprende un'esperienza terapeutica. Nel clima partecipativo della relazione analitica le persone possono condividere la loro sofferenza e la ricerca di sé, scoprendo il significato simbolico racchiuso nella sofferenza: l'aprirsi di uno spazio mentale e affettivo, aperto alla presenza dei processi interiori e all'importanza della componente relazionale. Segue la presentazione di un caso clinico e l'analisi di alcune scene del "gioco della sabbia", che evidenziano la peculiaritŕ del "pensare per immagini", un punto teorico di fondo del pensiero junghiano. Dal confronto tra i vissuti espressi nella comunicazione verbale e quelli nelle scene del "gioco della sabbia" si puň cogliere che la rappresentazione per immagini favorisce l'emergenza di contenuti profondi e simbolici, non prevedibili dalla coscienza e non ancora esprimibili con le parole.
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Giusti, Zeno, et Simonetta Maria Gabriella Adamo. « Il processo psicoterapico con un preadolescente affetto da una patologica cronica intestinale ». PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no 1 (juin 2022) : 103–13. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-001007.

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Résumé :
Quest'articolo intende proporre una riflessione sugli intrecci tra malattia organica e malattia psichica in un preadolescente, affetto da una patologia cronica intestinale seguito in psicoterapia, all'interno di un contesto ospedaliero. La condizione del paziente era aggravata dalla presenza di gravi disturbi psichici in entrambi i genitori. Gli autori partendo da una cornice di riferimento teorico della psicoanalisi an-glosassone si soffermano, in particolare, sui primi anni del percorso terapeutico parallelo del ragazzo e dei suoi genitori, caratterizzati dal passaggio da una situazione di ritiro e isolamento del ragazzo, e dalla presenza di difese onnipotenti e tratti quasi deliranti a una graduale possibilità di accedere a un pensiero simbolico di ri-flettere sui propri sentimenti e a una maggiore capacità di discriminare tra mondo interno ed esterno. La malattia fisica sembra aver rappresentato per il paziente e, indirettamente, per i suoi genitori, l'unico tramite per accedere a un aiuto psicologico.
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Vilanova Becker, Patricia. « <p>LA <em>CITTÀ DELLE DAME </em>DI CHRISTINE DE PIZAN COME COSTRUZIONE DELLA MEMORIA COLLETTIVA DELLE DONNE</p> ; ». RAUDEM. Revista de Estudios de las Mujeres 10 (20 décembre 2022) : 126–45. http://dx.doi.org/10.25115/raudem.v10i1.8589.

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Résumé :
Questo saggio discute l’importanza di Christine de Pizan nella costruzione della memoria collettiva delle donne lungo la storia. La scrittrice italo-francese ha scritto La città delle Dame (Le Livre de la Cité des Dames) nel 1405, anticipando in maniera straordinaria argomenti che sarebbero stati trattati da Mary Wollstonecraft circa trecento anni dopo. Attraverso un’analisi discorsiva della Città delle Dame, tradotta in italiano da Patrizia Caraffi, la presente dissertazione cerca di collocare Christine de Pizan come autrice fondamentale per la comprensione della storia del pensiero femminista secondo un approccio politico e filosofico. In tal senso, proponiamo una riflessione su come Christine de Pizan ha reso possibile la fondazione della Città delle Dame come luogo di memoria culturale femminile, dove le donne guadagnano la gloria eterna e sono liberate dai suoi assalitori. Creando, fondamentalmente, un luogo simbolico che ha reso possibile lo sviluppo di una tradizione occidentale femminista.
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Mele, Vincenza. « Percorsi femminili sull’accanimento riproduttivo ». Medicina e Morale 53, no 1 (28 février 2004) : 91–108. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.655.

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Résumé :
L’Autrice esamina criticamente la tecnica di fecondazione in vitro (FIVET) dal punto di vista etico, mettendo in luce gli elementi di sproporzione dell’intervento tecnologico per la bassa efficacia, l’alto rischio per il nascituro, l’invasività per il corpo materno e gli elevati costi economici. L’obiettivo del presente lavoro è contestare sia la terapeuticità della FIVET, sia contestare un luogo comune che vede il pensiero femminile favorevole alle tecnologie riproduttive. La sproporzionalità terapeutica viene quindi analizzata secondo l’ottica delle donne, alla luce di diverse prospettive: le prospettive della bioetica cosiddetta femminista e la prospettiva della bioetica al femminile. L’articolo mette in luce le ragioni di non accettabilità della tecnica da parte di entrambe le prospettive, in particolare l’oggettivazione del corpo della donna ed il parassitismo della tecnologia. L’Autrice conclude illustrando il suo personale punto di vista sulla bioetica al femminile: il logos delle tecnologie riproduttive, che è quello dell’ottimizzazione di un prodotto, mette a serio rischio il valore simbolico della maternità, come luogo originario del prendersi cura.
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Riggi, Carlo. « Sublimi azioni. Nota sulla Fotografia Transfigurativa ». PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no 2 (novembre 2022) : 134–40. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-002008.

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La Fotografia Transfigurativa è la nuova corrente artistica che indaga le potenzialità della fotografia al servizio della memoria e del pensiero, associandola al sogno. L'arte, fin dalle prime incisioni rupestri, nasce come una necessità terapeutica, per decongestionare la mente da un sovraccarico di stimoli grezzi. La fotografia è un atto di scomparsa, il movimento dell'otturatore ottiene di far sparire uno stimolo grezzo per trasformarlo in un diverso contenuto simbolico. La sublimazione, in senso transfigurativo, non è asservita a un interdetto morale, non consiste nel mettere a tacere una pulsione, inibirla o abbellirla, sosti-tuendola con una rappresentazione socialmente più accettabile, ma riguarda la possibilità di rafforzare la barriera paraeccitatoria, aiutando l'individuo a integrare le emozioni e gestire l'angoscia. L'articolo si conclude con un omaggio al grande fotografo giapponese Nobuyoshi Araki, il quale ha utilizzato la fotografia per vivere appieno gli ultimi momenti di vita della moglie e il lutto per la sua perdita.
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Tommasin, Elisa. « Ti amerò sempre anche se non ti ho mai amato ». Evaluation von Psychotherapieverläufen 12, no 1 (avril 2022) : 41–47. http://dx.doi.org/10.30820/1664-9583-2022-1-41.

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Résumé :
Il testo espone lo svolgimento di un percorso psicoterapeutico a stampo psicodinamico-psicogenerativo, tuttora in corso, iniziato nell’ottobre 2018 con una ragazza oggi diciottenne (qui hiamata Kora) vittima di abusi sessuali compiuti dall’attuale marito della madre. Kora inizia il percorso terapeutico in uno stato post-traumatico e tutta la prima parte della terapia ruoterà intorno al recupero dell’accesso al mondo affettivo ed emotivo: si presenta sconnessa dalle emozioni e dagli affetti, è una ragazza che evacua tramite gli agiti, che non antepone mai il pensiero all’azione. Con il passare delle sedute, riuscirà ad accedere al suo mondo affettivo e a far emergere ricordi e sensazioni legati agli abusi, al suo passato, ai suoi vissuti attuali. La capacità di pensare irrompe sulla scena psicoterapeutica e il lavoro si articola intorno all’integrazione di questa riattivazione. Il seguente scritto presenta il percorso terapeutico di Kora suddiviso secondo tre momenti di snodo fondamentali che sono sottolineati dal racconto di tre sogni; letti e interpretati alla luce di una particolare elaborazione del modello psicoanalitico bionano, che trova nel termine di psicologia generativa (Marcoli, 1997), la sua precisa denominazione. Tale modello prevede che lo psicoterapeuta si ponga nella posizione di rappresentante simbolico della coppia genitoriale interna: una funzione mentale preposta ad accudire la mente stessa, proteggendo e limitando. L’inizio del processo di interiorizzazione della figura terapeutica in quanto rappresentate della coppia genitoriale, permette a Kora di accedere ad un pensiero generativo, ponendosi domande da approfondire e attivandosi in prima persona nella sua quotidianità per ottenere risultati e perseguire l’appagamento dei suoi desideri.
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Civitarese, Giuseppe. « La sublimazione reinventata ». PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no 2 (novembre 2022) : 21–43. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-002002.

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La teoria della sublimazione riassume la teoria freudiana dell'arte. Benché sia così intuitiva da essere passata nella cultura popolare, è sempre stata ritenuta una teoria lacunosa. In questo articolo, l'ipotesi di lavoro dell'autore è che sia possibile "reinventarla" a partire dalla teoria estetica del sublime. Difatti sublimazione e sublime esprimono entrambe l'idea di un'ascesa del soggetto verso le vette più alte dell'umanità. Entrambe sono teorie dell'elevazione spirituale e di conquista "morale" dell'uomo, ed entrambe tentano di spiegare il mistero dell'esperienza estetica. Quel che l'estetica del sublime ci aiuta a vedere in maniera più chiara e distinta è che si tratta di un processo intrinsecamente intersoggettivo. In gioco nella crescita psichica è sempre la tessitura di nuovi legami, che però siano anche legami affettivi. Dal confronto tra le due teorie possono scaturire intuizioni suggestive sulla costituzione sociale ed estetica (cioè basata sulle sensazioni corporee) del soggetto alla nascita: al punto di partenza del processo di soggettivazione, e poi in seguito per tutta la vita (non si smette mai di "nascere"). Così reinterpretato, il concetto di sublimazione, una metafora che Freud prende in prestito dalla chimica, dove designa il passaggio di una sostanza dallo stato solido allo stato aeriforme, indica a meraviglia il processo di ascesa dal caos all'ordine, dal concreto al simbolico, dal corpo allo spirito. La sublimazione-come-riconciliazione con l'altro, che si svolge simultaneamente sul piano del pensiero verbale e dell'intenzionalità corporea, può fungere allora da modello dell'azione terapeutica.
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Amplatz, Alma, Tecla Cappellucci, Valentina Cosmi, Alessandra Dore, Elena Guidi, Andrea Luca, Nadia Maria Peron, Walter Roberto, Sabina Salvaneschi et Cristiano Scandurra. « Del corpo, del limite : riflessioni sull'omogenitorialità ». PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no 1 (juin 2022) : 175–88. http://dx.doi.org/10.3280/psp2022-001013.

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Résumé :
L'articolo descrive i temi che sono stati approfonditi da un gruppo di studio della SIPP su: "Sfumature in dialogo: identità di genere, tematiche LGBTQ+ e nuove configurazioni familiari" in un iniziale periodo di incontri. Gli argomenti non sono stati affrontati da una prospettiva clinica, ma la porta d'accesso è stata quella della ricerca psicoanalitica, con un'apertura alle molteplici sfumature dell'essere umano, e con la consapevolezza dell'importanza della disponibilità all'ascolto e della capacità di sospensione del giudizio, l'epoché nel senso husserliano. Il primo argomento di studio è stato: l'omogenitorialità. L'articolo descrive quanto tale tema non possa prescindere da una nuova considerazione del legame mente-corpo: il corpo è considerato nei diversi passaggi legati alla Procreazione Medicalmente Assistita o alla Gestazione per Altri, ma anche quando sono coinvolti, in modo reale o simbolico, i corpi di donatori, donatrici e gestanti. Con le nuove frontiere pro-creative si assiste alla diffrazione del processo di concepimento (scissione mente-corpo) e la filiazione che ne deriva si costituisce come una rappresentazione «bio-medica del legame tra parti del corpo e prodotti del corpo». Ma ci troviamo anche a fare i conti con le menti e con il pensiero di queste coppie che si scontrano con la legittimità che la società può offrire ai loro desideri, alle loro scelte di vita, che possono in alcuni casi entrare in conflitto anche con il mondo interno di ciascuno. Passando per una disamina storico-filosofica del concetto mente-corpo nonché di limite, si è giunti ad alcuni interrogativi attuali: le tecnologie di fecondazione assistita rappresentano un ulteriore passo per una scissione mente-corpo o una delle tante espressioni di un sano progresso umano? Dove va a finire nella visione classica dell'Edipo il corpo sessuato? Quanto i termini, materna e paterna, appaiono ancora oggi adeguati?
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Tullio-Altan, Carlo. « L'esperienza simbolica e la storia nel pensiero di Anita Seppilli ». La Ricerca Folklorica, no 25 (avril 1992) : 61. http://dx.doi.org/10.2307/1479693.

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Brambilla, Rossana. « Il mito del denaro (e le sue condizioni di sopravvivenza). Una lettura de Il mito del denaro di Claudio Widmann in una ottica pluralistica ». COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no 22 (décembre 2011) : 177–85. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-022014.

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Il denaro continua a essere al centro del pensiero di diversi studiosi. Claudio Widmann, psicoanalista di formazione junghiana, nel suo "Il mito del denaro", ne studia la natura e la forza simbolica, esplorando anche i significati prevalenti che il denaro simboleggia. Nell"ottica pluralistica sostenuta da John Dupré, ho cercato di far dialogare il punto di vista di Widmann con uno sguardo pedagogico, capace di portare alla luce le condizioni materiali che concorrono ad alimentare la simbologia del denaro.
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Di Cori, Renzo. « Trauma, dissociazione e assenza di pensiero nei crimini individuali e collettivi ». MINORIGIUSTIZIA, no 2 (janvier 2022) : 17–36. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-002002.

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I crimini individuali e collettivi sono spesso rappresentazioni di un male che mettendo in scacco i nostri principi etici e le nostre più sofisticate spiegazioni scientifiche, sfida la ragione. Partendo dalla nota tesi di Hannah Arendt sulla banalità del male e sull'assenza di pensiero alla radice della malvagità, l'autore esamina da un lato i crimini della Shoah in quanto esemplificazione di un male efferato ed estremo, una violenza generata da processi individuali e di gruppo reciprocamente intersecanti e dall'altro lato i delitti individuali, che paiono spesso senza senso commessi dai giovani. L'anomia e il vuoto identitario, la dissociazione, l'échec del pensiero si delineano in questo modo come concetti guida nella comprensione tanto dei crimini collettivi quanto di taluni delitti commessi singolarmente dagli adolescenti. Se infatti i crimini collettivi si realizzano attraverso meccanismi di dissociazione e diniego, di erosione del pensiero e dell'empatia, di regressione narcisistica e d'obbedienza delle masse all'autorità, anche per molti giovani l'atto delinquenziale si realizza a causa di meccanismi di dissociazione, di impasse delle capacità figurativo-simboliche, come estremo tentativo di circoscrivere un bordo attorno al vuoto traumatico lasciato sia dalle esperienze effrattive sia dalle esperienze omissive precoci.
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Caramazza, Elena. « Creativitŕ femminile e spiritualitŕ ». STUDI JUNGHIANI, no 31 (juillet 2010) : 45–68. http://dx.doi.org/10.3280/jun2010-031004.

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Résumé :
Il carattere peculiare della creativitŕ femminile per l'Autrice consiste nello sviluppo di quella forma di coscienza che Jung definisce "simbolica", dotata della capacitŕ di cogliere la dimensione "inconoscibile" della realtŕ. Mentre la coscienza razionale, con cui la mente maschile si č prevalentemente identificata, definisce le cose a partire dalla percezione sensoriale e dall'attivitŕ di pensiero, separando il soggetto dall'oggetto della conoscenza, la coscienza simbolica formula immagini che racchiudono l'intima essenza del reale. Per Jung vedere le cose simbolicamente significa "gettare un velo sui fatti cosě come sono". Si tratta di un velo che non nasconde bensě rivela, perché ci libera dalla tentazione di far coincidere la realtŕ con la sua sembianza. La coscienza simbolica unisce non solo il conoscibile e l'inconoscibile, ma anche il conoscente e il conosciuto, il soggetto e l'oggetto, la conoscenza e la vita, orientandoci verso la creazione del nuovo. Essa č intimamente connessa alla spiritualitŕ, intesa come processo che si dispiega a partire dalle polaritŕ della psiche. Da questo punto di vista, la spiritualitŕ non sarebbe negazione degli istinti e dei bisogni del corpo, ma un'attivitŕ ai confini della materia che ha origine in quello strato profondo della psiche che Jung definisce "psicoide". Alla dimensione spirituale appartengono i valori dell'armonia, della pace e del perdono che nascono dalla capacitŕ di empatia peculiare della donna.
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Balibar, Etienne. « Lo schema genealogico : razza o cultura ? » SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no 41 (septembre 2011) : 11–21. http://dx.doi.org/10.3280/las2011-041002.

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Il saggio affronta la relazione tra nazionalismo e razzismo ruotando attorno alle nozioni die di, che insieme rinviano all'idea che la nazione debba trovare un meccanismo, istituzionale e immaginario, per trasferire e riprodurre al livello politico la funzione simbolica che lega il susseguirsi delle generazioni sotto il segno del ‘retaggio culturale' e della ‘identitÀ ereditaria'. Da un'analisi attenta risulta come tali nozioni siano ildell'idea di ‘razza' dopo che la sua applicazione alla violenta discriminazione dei soggetti coloniali, o dei discendenti degli schiavi, o dell'alteritÀ etnica, č stata delegittimata. Dunque, si puň comprendere come la nozione di razza, qualunque sia la giustificazione biologica adottata, non sia mai stata altro che una costruzione mitologica volta ad autorizzare il pensiero che riproduzione, trasmissione, educazione, memoria, tradizione ecc., avvenganodotata di una identitÀ riconoscibile.
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Piccolo, Marina, et Sarah Miragoli. « Il gioco traumatico nella Play Therapy ». MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no 2 (septembre 2012) : 87–106. http://dx.doi.org/10.3280/mal2012-002005.

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Nella valutazione e nell'intervento clinico con i bambini, emerge la necessitŕ di utilizzare delle tecniche alternative alla verbalizzazione, a causa delle scarse competenze comunicative. L'evidenza clinica e di ricerca mostra che il gioco puň fornire un contesto appropriato e protetto, che aiuti il bambino ad esprimere le proprie emozioni e sentimenti, anche in situazioni post-traumatiche. Il gioco, attraverso l'uso di materiale simbolico, permette di ottenere la distanza necessaria dall'impatto del trauma e di esprimere pensieri e sentimenti. Il presente articolo, in base a quanto riportato dalla letteratura specialistica, descrive le caratteristiche specifiche della Play Therapy, focalizzando l'attenzione sul gioco in situazioni traumatiche. La ricerca, infatti, mostra l'efficacia della Play Therapy con bambini che mostrano diversi tipi di difficoltŕ sociali, emotive, di apprendimento, includendo anche i bambini con problematiche correlate ad esperienze traumatiche, come maltrattamento fisico e abuso sessuale.
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Žak, Lubomir. « L’attualità della “ecclesiologia fondamentale” della Lumen gentium : invito a una rilettura in chiave del simbolismo cristologico-trinitario ». Revista Pistis Praxis 7, no 2 (13 septembre 2015) : 395. http://dx.doi.org/10.7213/revistapistispraxis.07.002.ds05.

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Il presente contributo riflette sulla Lumen gentium dal punto di vista della sua attualità. Questa viene cercata non tanto nelle singole prese di posizione o formulazioni della Lumen gentium, considerate importanti perché in grado di stimolare l’ecclesiologia postconciliare. L’attualità che sta al centro dell’interesse dell’Autore viene intravista piuttosto nell’impostazione ecclesiologico-ermeneutica di fondo della costituzione. Si parte dal presupposto che tale impostazione si stagli con sufficiente chiarezza quando la Lumen gentium viene interpretata in quell’orizzonte fondamentale di pensiero, che fu adoperato dai padri conciliari per elaborare le loro riflessioni su tutti i grandi temi della dottrina cattolica. Esso consiste nella centralità ermeneutica della Rivelazione di Dio triuno in Gesù Cristo, ossia nel voler trattare ciascun tema, inclusi i temi di ecclesiologia, sub Revelationis luce. L’Autore si impegna a sviluppare l’interpretazione della Lumen gentium a partire da come questo presupposto viene concretizzato da K. Rahner. Il teologo gesuita considera, infatti, la Rivelazione trinitaria centrale per la teologia proprio per il fatto che essa permette di elaborare un pensiero credente adeguato, fondato sulla visione della persona di Cristo come “simbolo reale”, in quanto in Lui si manifesta realmente Dio Padre. Secondo Rahner, ciò che vale di Cristo, vale anche della Chiesa, essendo essa “simbolo reale” della presenza di Cristo i mezzo agli uomini. Alla luce di una tale visione della Chiesa, l’Autore fa vedere come nella Lumen gentium è presente, in effetti, una prospettiva ermeneutica che segue la logica del “simbolo”. Essa emerge in modo esplicito o implicito laddove, nella costituzione, viene tematizzato il rapporto tra vescovo e collegio dei vescovi, vescovo e Chiesa locale, Chiesa locale e Chiesa universale e via dicendo, rapporto per il quale vale che una realtà è simboleggiata dall’altra. Interpretare la Lumen gentium in questi termini significa ammettere che la Chiesa e tutto ciò che essenzialmente fa parte di essa sono di indole “simbolica”. L’Autore cerca di dimostrare, che al centro di tale comprensione simbolica della Chiesa e degli elementi di ecclesialità sta, in ogni caso, quella verità che è centrale per la simbolicità della persona di Cristo: la Sua sostanziale identità relazionale di origine trinitaria. Questa verità porta a dover affermare che tutto ciò che è ecclesiale è sostanzialmente relazionale.
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Ilardo, Marta. « Le ambivalenze del desiderio in educazione : percorsi di riflessività pedagogica ». EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no 2 (novembre 2020) : 383–94. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2020oa9493.

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Numerosi studi pedagogici riflettono attorno al concetto di desiderio come di un principio fondamentale dell'educazione. Particolarmente interessante è la tesi di Burch (2013), secondo cui il desiderio andrebbe riconsiderato come l'unione dei valori simbolici da cui partire per ripensare "la speranza di un rinnovamento democratico" dell'esperienza educativa. Partendo da ciò, l'elaborato cercherà di sostenere che, se si vuole davvero comprendere e continuare a promuovere il desiderio come un carattere fondamentale dell'esperienza umana, così come quella educativa, non è possibile escludere la riflessione sui caratteri di ambivalenza che lo definiscono. Per argomentare questa tesi, l'articolo affronterà e sosterrà il pensiero di Renè Girard (1961) sulla natura mimetica e conflittuale del desiderio, ricercandone le possibili strade di conciliazione tra le sue caratteristiche creative e quelle distruttive. Infine, cercheremo di riaffermare il desiderio come un importante fattore regolativo dei principi fondamentali dell'educazione in virtù di tali ambivalenze.
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de Rienzo, Antonio. « Una misteriosa orchestra. Note sulle comunicazioni sub-simboliche e sulla loro rappresentabilità nel campo transferale ». STUDI JUNGHIANI, no 53 (juillet 2021) : 11–28. http://dx.doi.org/10.3280/jun1-2021oa12001.

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L'articolo si propone di valorizzare l'utilità clinica della dimensione corporea in seduta e la coerenza di tale atteggiamento analitico con alcune intuizioni epistemologiche di Jung e Bion. La psiche verrà considerata come un'unità complessa mente/corpo, dotata di molti livelli di funzionamento (sottosistemi) raggruppabili in tre grandi aree: corporea, affettiva, e di pensiero. Ognuna di queste aree si esprime con un linguaggio diverso e solo il lavoro di integrazione sincronica dei sottosistemi crea la sensazione di possedere un Sé coeso. La seduta analitica può essere vista come un incontro tra due sistemi complessi che si attivano reciprocamente, creando un campo transferale multidimensionale. Non ci sono significati nascosti che il paziente cercherebbe inconsciamente di occultare, ma livelli di esperienza non integrati tra loro. L'articolo si chiude con una vignetta clinica, che mostra un processo di integrazione parallela e sincronica di elementi sub-simbolici, processo che coinvolge tanto l'analista quanto il paziente. Tale integrazione amplia le prospettive relazionali e autoconoscitive di entrambi i soggetti.
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Bonnet, Romain. « Pierre Bourdieu, lo Stato e la violenza politica in Italia. Il caso di Gioia del Colle (1920-1922, provincia di Bari) ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 299 (août 2022) : 100–124. http://dx.doi.org/10.3280/ic2022-299005.

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Questo articolo mette per la prima volta a fuoco il sistema di pensiero di Pierre Bourdieu, incentratosul trittico concettuale capitale-habitus-campo, e culminante nella problematizzazionedello Stato. Per capire i legami complessi tra quest'ultimo e la violenza, il saggio analizzaun caso di brutalizzazione del primo dopoguerra. Il primo luglio 1920, verso mezzogiorno,un proprietario terriero di Gioia del Colle (provincia di Bari) diede l'ordine di fare fuoco suicontadini che tornavano dal lavoro per riscuotere la paga. L'ordine fu prontamente eseguitoda una cinquantina di altri possidenti raggruppati, armati e nascosti. Tuttavia, nell'estate del1922, i responsabili di questa aggressione furono assolti con una sentenza, a dir poco paradossale,di "legittima difesa". Per capire come sia stato possibile arrivare a questa esplosionedi violenza fisica, e alla sua copertura simbolica da parte delle istituzioni, il presente saggioanalizza la metamorfosi dello Stato italiano tra la fine del XIX secolo e l'avvento del Fascismo.Il caso di Gioia del Colle mette così in luce il passaggio tra la brutalità prebellica e labrutalizzazione postbellica.
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Sara, Micotti. « Percorsi di psicoterapia psicoanalitica con bambini e le loro famiglie ». INTERAZIONI, no 2 (décembre 2011) : 57–68. http://dx.doi.org/10.3280/int2011-002006.

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Quando una famiglia chiede una consultazione per un bambino, spesso porta nella stanza d'analisi un ammasso molto potente di affetti ed elementi emotivi bruti, confusi, indifferenziati. I percorsi separativi sembrano difficili se non impossibili. Rispettare l'assetto fusionale di queste famiglie sembra importante, perché ha permesso la resilienza di fronte a traumi, a esperienze interne o esterne insopportabilmente dolorose. La psicoterapia psicoanalitica della famiglia rappresenta un'importante opportunitŕ terapeutica: la compresenza dei diversi membri della famiglia fa sě che l'iniziale ammasso di esperienze emotive brute possa essere ripartito in una molteplicitŕ di configurazioni e versioni. Si tratta di lavorare in un territorio dove coesistono l'attenzione alla dimensione intrapsichica e l'attenzione alle relazioni interpersonali. In questo territorio sono possibili interventi molto precoci di psicoterapia familiare breve: gli psicoterapeuti della primissima infanzia hanno l'opportunitŕ d'intervenire quando i circuiti mentali sono ancora molto modulabili, prima che le difficoltŕ ambientali s'inscrivano nel corpo e si strutturino profondamente. E, nel territorio della psicoterapia psicoanalitica della famiglia, č possibile la cura delle patologie gravi dei bambini piů grandi, dove domina il funzionamento mentale concreto. Il lavoro descrive alcuni movimenti dalla dimensione del passaggio all'atto distruttivo e della somatizzazione alla dimensione simbolica del pensiero riflessivo intorno alle emozioni.
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Gabriel, Sapisochin. « L'ascolto della regressione nel processo analitico ». PSICOANALISI, no 2 (janvier 2012) : 29–73. http://dx.doi.org/10.3280/psi2011-002002.

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Partendo dalla supposizione secondo la quale la nozione di regressione libidica appartiene a un modello di psichismo statico, chiuso al legame con l'altro e organizzato in maniera invariante, l'Autore considera che la comparsa dell'arcaico nella seduta psicoanalitica implichi un modello di psichismo inteso come un'Organizzazione Funzionale con differenti livelli di funzionamento e di rappresentazione simbolica. Propone l'idea di uno psichismo arcaico, concepito come inconscio non rimosso, risultato delle attribuzioni proiettive trau- matiche dell'inconscio genitoriale, che cerca espressione e rappresentazione attraverso l'agire nei diversi contesti nei quali si elabora la realtŕ psichica. L'Autore ritiene che l'idea di uno psichismo che si esprime e rappresenta attraverso la ripetizione messa in atto č la conseguenza logica di un modello di soggetto psichico aperto alla generazione di senso nel rapporto con l'altro dello spazio intersoggettivo, che ha cessato di essere un oggetto contingente. Pensa che la nozione freudiana di agieren implichi un cambiamento nella teoria dell'ascolto psicoanalitico, dato che il transfert cessa di essere soltanto lo spostamento delle rappresentazioni intrapsichiche per costituirsi come un fenomeno inter-soggettivo indissolubilmente legato al controtransfert. Č per questo che egli ritiene che il transfert, ormai legato alla posizione controtransferale inconscia, superi il modello della prima teoria delle pulsioni e della prima topica freudiana. Riflette sull'uso strumentale della regressione nel processo analitico, sostenendo che essa, accogliendo la rappresentazione scenica di una particolare configurazione arcaica intrasoggettiva dell'analizzando, iscrittasi come gesto psichico non pensato verbalmente, crei le condizioni per una nuova forma di rappresentazione, conciliabile con il pensiero verbale dell'Io, distante dalla ripetizione messa in atto e suscettibile di risignificazione infinita.
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Cassese, Fulvio. « Costruire il gioco con un paziente autistico ». PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no 1 (juin 2021) : 134–44. http://dx.doi.org/10.3280/psp2021-001009.

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L'autore descrive un caso clinico di un adolescente autistico seguito in un centro di riabilitazione. Il funzionamento psichico del paziente non permette di giocare con il suo analista perché mancano la capacità simbolica e l'incontro relazionale in uno spazio potenziale. Per il paziente la relazione è vissuta come pericolosa, evitata e tenuta a distanza attraverso l'esercizio di un marcato controllo. Inizialmente il paziente è impegnato in un'attività solitaria che ha una doppia funzione: di autodifesa e di autocostruzione, necessarie per la propria sopravvivenza. Il sostegno silenzioso dell'analista permette il passaggio a una prima apertura relazionale, la condivisione di storie. Le storie hanno dapprima un carattere sensoriale, contraddistinto dal suono della voce e il dondolio del lettino, per iniziare ad acquisire un senso. La continuità e ritmicità sensoriale creano le basi per una prima forma di continuità dell'essere, il paziente inizia a riconoscere la presenza dell'oggetto e questa apertura crea le condizioni per la definizione di un'attività sempre più condivisa, dove l'esclusività del carattere sensoriale si indebolisce ed è possibile rintracciare i prodromi di significati più articolari. Il lavoro analitico è stato contraddistinto dalla costruzione dei rudimenti psichici, dalla definizione dei confini mentali e dalla tolleranza della vitalità relazionale, per poter iniziare a giocare con i propri pensieri. Si delinea sempre più il passaggio da un'attività solitaria e sensoriale al poter giocare "insieme".
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de Rienzo, Antonio. « Il giorno in cui il tempo si è fermato. Stati primitivi di non integrazione, working through multidimensionale e nascita del soggetto analitico ». STUDI JUNGHIANI, no 55 (août 2022) : 9–30. http://dx.doi.org/10.3280/jun55-2022oa14072.

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Questo articolo si fonda su un'idea, ed è costruito intorno ad un'esperienza clinica che mi ha aiutato ad ampliarne la comprensione. L'idea, alla base del lavoro di diversi autori, è che quando il campo analitico è saturo di contenuti mentali primitivi e non integrati, il controtransfert somatico dell'analista è un prezioso indicatore di una forma di comunicazione profonda e dissociata. L'esperienza clinica, riguarda la difficile elaborazione di un controtransfert complesso e sfaccettato che ha avuto luogo durante le prime fasi dell'analisi di una paziente per me molto difficile da contenere, che comunicava in modo estremamente dissociato. Questa esperienza, descritta dettagliatamente nell'articolo, mi ha portato a formulare l'idea clinica che il campo transferale sia composto da strati distinti (psicoide, affettivo, verbale), e che ognuno di essi possa trasmettere informazioni diverse, anche contrastanti. A corollario di ciò, l'analista dovrebbe essere pronto ad accettare sensazioni, sentimenti e pensieri contrastanti allo stesso tempo, poiché potrebbero essere gli ingredienti di base di una complessa reverie. L'analista, in tale corcostanza, si troverebbe a contatto con la propria molteplicità interna allo stato grezzo, prima che un'immagine simbolica possa emergere per collegare tra loro i frammenti dell'esperienza. Tuttavia, lo scopo fondamentale di questo articolo non sta nel suggerire un'idea, ma nel condividere l'esperienza clinica di un complesso working through. Questa esperienza ha favorito, nella coppia analitica, la nascita di una nuova prospettiva relazionale più umana: la capacità di stare insieme nel tempo, in uno spazio transizionale dove non c'è né completa separazione né fusione assoluta.
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Del Vecchio, Annalice. « Mangiare e parlare : il cibo come simbolo in Conversazione in Sicilia ». Revista Italiano UERJ 12, no 2 (13 juillet 2022) : 11. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.67528.

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ABSTRACT: Questo articolo analizza il cibo come parte dei simboli e delle immagini presenti nel romanzo Conversazione in Sicilia, di Elio Vittorini. L’autore italiano utilizza il parlare di cibo, così come fa con altri temi del libro, per “dire senza dichiarare”, allorquando, metaforicamente, trasforma l’atto di mangiare, o di non poter mangiare, in critica sociale e politica, in un momento storico particolare per l’Italia, allora governata dal regime fascista. Il cibo, simbolo di abbondanza, quando non c’è diventa ancora più presente nel pensiero degli italiani poveri, come una smania, un’ossessione. Il cibo rappresenta anche un viaggio verso un tempo perduto, il tempo mitico dell’infanzia, quando i sapori, la consistenza e l’odore dei cibi fanno sì che il personaggio recuperi la memoria del passato e riacquisti in questo modo la capacità di sentire ciò che aveva perso durante un periodo di profonda apatia. Queste simbologie, da un lato politiche e sociali, dall’altro più psicologiche e soggettive, “si sovrappongono e si ripetono acquistando nuove sfumature”, come scrive Samy Ramez nell’articolo Simbolo e immagine in Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini.Parole chiave: Letteratura italiana. Neorealismo italiano. Elio Vittorini. Alimentazione. Cibo nella letteratura. RESUMO: Este artigo analisa a comida como parte dos símbolos e imagens que estruturam o romance Conversazione in Sicilia, de Elio Vittorini. Ao falar sobre comida, entre outros temas presentes no livro, o autor pode “dizer sem declarar”, criando metáforas que transformam o ato de comer (ou de não poder comer) em crítica social e política ao momento histórico que se vivia na Itália governada pelo regime fascista. O alimento, símbolo de abundância, quando ausente, torna-se ainda mais presente no pensamento dos italianos pobres, quase como uma obsessão. A comida também oferece uma viagem a um tempo perdido, o tempo mítico da infância, quando os sabores, a textura e os cheiros dos alimentos fazem o personagem recuperar a memória do passado e, assim, reconquistar a capacidade de sentir que havia perdido durante um período de profunda apatia. Essas simbologias, por um lado, políticas e sociais e, por outro, psicológicas e mais subjetivas, o tempo todo superpõem-se e se repetem “adquirindo novas nuances”, como escreve Samy Ramez no artigo Simbolo e immagine in Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini.Palavras-chave: Literatura italiana. Neorrealismo italiano. Elio Vittorini. Alimentazione. Cibo nella letteratura. ABSTRACT: This work analyses the presence of food among the symbols and images of Elio Vittorini’s novel Conversazione in Sicilia. The Italian author uses the act of talking about food, as he does with other subjects in the book, to “say without asserting”. He metaphorically transforms the act of eating (or not being able to eat) in a political and social critic to that historical moment in Italy when the country was governed by the fascists. When it lacks, food becomes even more alive in the mind of Italian poor people, like an obsession. Food also offers a trip to a lost time, the mythical time of childhood, as the flavors, the textures and the smell of food allow the character to recover the memory of his past and, doing so, regain the ability to feel. These symbols, on the one hand political and social, and on the other psychological and subjective, “overlap and repeat [throughout the book] gaining new nuances”, as writes Samy Ramez in the article Simbolo e immagine in Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini.Keywords: Italian literature. Italian Neorealism. Elio Vittorini. Food. Food in literature.
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Dondona, Adriana. « Mimčsi e rito : tra ripetizione e creativitŕ. Dare forma al non espresso : trasformazioni creative in gruppi di bambini e di adolescenti ». GRUPPI, no 1 (octobre 2010) : 49–62. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-001005.

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Si descrive l'esperienza di gruppi terapeutici ed esperienziali, condotti in scuole elementari e medie ed in un servizio ASL romano di neuropsichiatria infantile, per bambini e adolescenti con problemi d'apprendimento e di condotta spesso legati all'ambiente sociofamiliare. Gli esempi clinici illustrano come la mimčsi e la ritualitŕ siano utilizzate dai ragazzi, nel campo gruppale, per sperimentare rappresentazioni di sé meno ripetitive ed imbastire una narrazione soggettiva, originale, del proprio mondo emotivo e relazionale. La mimčsi genera contagi di emozioni e fantasie, rappresenta una forza magnetica che avvia il pensiero gruppale, la socialitŕ sincretica, il formarsi di alleanze, complicitŕ e antagonismi, stimola il rispecchiamento, l'empatia e la costruzione di "oggetti sé" transizionali, produce sia fenomeni di conformismo, che occasioni di trasformazione, aiutando a superare l'imitazione passiva, per cercare il proprio modo originale di ri-produrre la realtŕ. La mimčsi creativa, che il gruppo scopre, coglie dell'esperienza l'ambiguo e l'indifferenziato, per offrirgli una nuova espressione, che contiene parti di sé inesplorate, insieme a ciň che accade e incontriamo. Cosě le azioni rituali dei gruppi, pur riproducendo forme sociali conosciute e spesso subite, creano una cornice simbolica evocativa, che rompe il flusso indistinto dell'esistere e stimola a "giocare" con la ricerca di significati, con le aspettative, i paradossi e i punti oscuri dell'esperienza, destrutturando e ristrutturando l'abitudinario. Per questi bambini e adolescenti, troppo condizionati da modelli omologanti, spesso esposti ad esperienze traumatiche o profondamente ambivalenti sul piano psico-affettivo, tali da farli sentire riempiti proiettivamente di bisogni, desideri altrui, ed espropriati di aree vitali di espressivitŕ, č importante sperimentare una mimčsi che non copia, ma re-interpreta l'alteritŕ, in una tensione costante tra alienazione e soggettivitŕ, per costruire un processo autonomo e creativo di crescita individuale e collettivo.
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Marsulli, Claudia. « Catastrofe e meraviglia. Storia, filosofia e etica animale in una novella di Anna Maria Ortese ». altrelettere, 7 juillet 2022. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-65.

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Questa analisi nasce con la volontà di indagare alcuni nuclei filosofici espressi dalla poetica di Anna Maria Ortese. Nel caso della scrittura ortesiana, infatti, si dovrà parlare di un ragionamento di carattere etico, politico e teologico che in nessun caso prescinde dalla produzione letteraria, ma al contrario nasce e si sviluppa proprio in seno alla fiction. Dunque si è scelto di leggere Le Piccole Persone, raccolta di lettere, articoli e piccoli saggi, in stretta connessione con esempi di narrativa. A tale proposito, si è individuato ne L’Infanta Sepolta, opera meno conosciuta rispetto ai romanzi, un interessante case study capace di offrire un punto di vista privilegiato sulla poetica dell’autrice, di cui la novella rende manifesti alcuni tratti salienti; fra tutti, un ricorso al meraviglioso, che si fa portatore di contenuti simbolici e semantici poiché luogo di espressione di un’alterità che conserva la propria intraducibilità. Il lavoro vuole quindi dimostrare che la cifra irriducibile del meraviglioso ortesiano incarna un pensiero critico profondamente complesso, il quale mostra affinità con la riflessione delle filosofe e teologhe novecentesche (Simone Weil, Edith Stein), ma anche con la tradizione mistica (soprattutto Teresa d’Avila). Attraverso una poetica così organizzata, l’autrice riesce a sondare con potenza e originalità le principali questioni del Novecento: il male, la storia, la cosificazione, lo sfruttamento, i rapporti fra umano e non umano, la distruzione dell’altro.
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Barbierato, A., E. Baretto et A. Pepoli. « Esperienza in medicina narrativa nell’ospedale di Alessandria con il personale dell’Ematologia e della Neuroncologia ». Working Paper of Public Health 3, no 1 (15 juin 2014). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2014.6721.

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Obiettivi: chiunque di noi sia andato incontro, come operatore sanitario, come familiareamico o come paziente ad una malattia, in particolare una malattia grave, una malattia cronica, sa bene che, al di là dell’imprescindibile ricorso al pensiero logicoparadigmatico, che impone il giusto confronto con prove inconfutabili di efficacia dei trattamenti (evidence based medicine tr. medicina basata sulle prove), medico e paziente attraversano, spesso per lunghi tragitti, delle zone d’ombra in cui le scelte sono difficili, a volte subite passivamente dal malato, a volte vissute persecutoriamente, lasciando ampi margini di incertezza mai chiariti. La medicina basata sulle narrazioni si impone come metalinguaggio per la gestione dei limiti di condivisone diagnostico-terapeutica che il modello logicoparadigmatico, anziché ridurre, sta sempre più amplificando nella relazione operatore sanitario-malato. Metodologia: in questo articolo presentiamo la teoria della tecnica a cui gli autori hanno fatto riferimento nella conduzione di un gruppo in medicina narrativa, nel corso del 2013, con il personale di due realtà operative del Nostro Ospedale, centrati su elaborazioni di esperienze personali di malattia e di esperienze a fianco del malato. I formati si basano prevalentemente sulle scritture narrative e la rilettura-elaborazione in gruppo. Risultati: il gruppo in medicina narrativa favorisce l’espressione simbolica della personale e intima relazione con la malattia, attraverso l’attivazione di memorie episodico narrative (E.Tulving,1972 – J.Bowlby, 1980), l’autenticità, anche emotiva, dell’esperienza vissuta, e operando sulla decostruzione dei livelli semantici impersonali (l’inautenticità del linguaggio tecnico-paradigmatico e la conseguente dissociazione con i livelli personali e umani di consapevolezza di malattia).
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Licameli, Chiara. « Voci di donne per una Italia Unita : «La donna Italiana : giornale politico-letterario» ». altrelettere, 16 mars 2018. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-37.

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Il presente contributo propone un’analisi de «La donna italiana: giornale politico-letterario», periodico pubblicato a Roma nel 1848 ad opera di Cesare Bordiga. Il giornale – edito per soli 24 numeri, dal 22 aprile all’11 novembre dello stesso anno – nasce con lo scopo di sottolineare l’importanza delle donne nei moti risorgimentali in atto e si muove su una doppia linea, quella politica e quella letteraria: accanto alla cronaca dei rivolgimenti sono presenti poesie, racconti, biografie e aneddoti volti a sollecitare le cittadine e i cittadini a contribuire alla lotta per l’Unità. Tra le pagine del periodico si ritrovano le voci delle poetesse e patriote più famose del primo Ottocento italiano affiancate a quelle di personalità di rilievo come Filippo Meucci e Mazzini. I pensieri e le vite delle donne che collaborano al giornale formano così un catalogo parlante delle donne illustri viventi in un’epoca in cui i cataloghi biografici hanno una specifica funzione civile e formativa. La rivista mette in evidenza, dunque, come l’esaltazione della donna in questa fase della storia unitaria sia un modo per contribuire a costruire l’Italia e contiene diversi elementi di indagine sul contesto culturale della Roma risorgimentale, nonché sul ruolo dello Stato Pontificio nel processo unitario. I compilatori, infatti, sottolineano più volte la parte attiva che Roma ha nei moti e il fatto che la città debba essere considerata la guida simbolica della nazione in quanto rappresentante della gloria passata della Roma Imperiale.
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Gandolfini, Massimo, et Adelaide Conti. « Neuroscienze e neuroetica : riflessioni scientifiche e correlati bioetici ». Medicina e Morale 60, no 2 (30 avril 2011). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2011.172.

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Le nuove tecnologie di neuroimaging, che rientrano nel grande campo delle neuroscienze, ci consentono di indagare lo studio della funzionalità cerebrale nel momento in cui eseguiamo un dato compito o elaboriamo un pensiero. Oltre allo studio degli stati post-coma, si è così aperto il grande capitolo delle cosiddette “neuroscienze cognitive”, cioè lo studio delle funzioni simboliche superiori che caratterizzano la persona umana. Siamo oggi in grado di mappare le aree cerebrali che sono coinvolte nella memoria, nelle percezioni e nelle emozioni, nell’elaborazioni del processo decisionale, fino a giungere alla condotta etica. L’indubbio grande valore scientifico di queste ricerche trascina con sé il rischio di una pericolosa “invasione di campo”, in argomenti di portata etica che spettano ad altre discipline, dalla filosofia all’antropologia, dalla teologia alla psicologia. La tentazione di ridurre la complessità della persona umana ad una “macchina” neurologicamente predeterminata, con un’architettura neuronale costruita sull’impianto genico non modificabile, porta con sé il pesante ridimensionamento (o l’abolizione) di grandi istanze etiche, quali la libera scelta e la responsabilità. Ne è nata una nuova disciplina, la neuroetica, che si prefigge di leggere l’uomo, nella sua individualità e globalità, alla luce della neurobiologia documentata dalle neuroscienze. Nella realtà, proprio partendo dai dati scientifici, genetici e neurologici, possiamo rigorosamente dimostrare ed affermare che questa impostazione è riduttiva, limitata, lacunosa e, quindi, oggettivamente inaccettabile. Si richiede la fondazione di un’etica delle neuroscienze, piuttosto che l’attuale deriva delle neuroscienze dell’etica. ---------- The new neuroimaging technology allows us to investigate the study of brain function at the moment in which a specific task is executed or a thought is elaborated. In this way, the vast chapter on the so called “cognitive neurosciences” has been opened. Today we are able to map the areas of the brain involved in memory, perception and emotions, in the elaboration of the decisional process, all the way to ethical conduct. The temptation to reduce the complexity of humans to a neurologically predetermined “machine” with an unalterable genetic structure built with a neuronal architecture carries with it a heavy downsizing (or abolition) of important ethical issues, such as freedom of choice and personal responsibility. In reality, starting precisely from scientific, genetic and neurological data, we can state and rigorously demonstrate that this formulation is reductive, limited and faulty and therefore unacceptable objectively. We request the formulation of an ethics for neurosciences rather than the existing neurosciences of ethics into which we have draft.
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« Giancarlo Andenna, ed., Religiosità e civiltà : Le comunicazioni simboliche (secoli IX–XIII). Atti del Convegno Internazionale, Domodossola, Sacro Monte e Castello di Mattarella, 20–23 settembre 2007. Index by Elisabetta Filippini. (Storia, Ricerche.) Milan : Vita e Pensiero, 2009. Paper. Pp. xvi, 460 ; black-and-white figures. €35. » Speculum 86, no 1 (janvier 2011) : 291. http://dx.doi.org/10.1017/s0038713410003520.

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