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Maculan, Alessandro. « Lavorare in carcere. Uno studio sul personale di polizia penitenziaria ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424714.

Texte intégral
Résumé :
In Italy the small number of studies about prison, and especially about prison officers, could preclude, not only to researchers but also to many other people involved in this social context, the tools to understand and interpret the prison world, a world that is very complex and various. The aim of this research is to study the prison officers world using a multi-methods approach. Firstly with a survey focused on the prison officers’ opinion about their working environment (the Multidimensional Organization Health Questionnaire – MOHQ - was distributed to the officers that were working in the nine Veneto’s prisons). Secondly with an ethnography, made in the Padua’s casa di reclusione, focused on the interpersonal relationship inside prison and on the main features of prison officers tasks. Survey results’ highlighted that prison officers judged positively the role and tasks clarity inside prison, the communication sharing, the problem solving efficiency, the availability and the communication among colleagues. Furthermore, conflicts among prison officers seems to be very low. These positive aspect are counterbalanced by some negative ones: the environmental comfort and security, the openness to innovation and the opportunities offered by the job. To be a prison officer is even considered an hard work, especially from the “mental” standpoint. From the analysis of variance (ANOVA) emerged how some variables can influence the prison officers judgments. These variables are: prison type, age, the length of the service, the rank, the typology of the working hour, the amount of time passed together with prisoners, the amount of working hour made each weeks and the belonging to the “reparto” or the “nucleo traduzione piantonamenti”. Survey’s results was useful to decide what to study during the ethnography. From the study of the relationship among colleagues, a topic that was judged positively in the survey, emerged that professional solidarity is very important in this job. This solidarity must be shown to colleagues everyday and seems to be stronger among those that share a lot of time together doing the most dangerous and problematic task. Prison officers-prisoners relationship seems to be based on some strong prejudices from the former to the latter. Prisoners are blamed and stigmatized for their crimes and their condemnations. They are considered “calculating” and “selfish individuals” that always try to take advantage of any goodwill shown by staff and by volunteers. It seems that most of the prison officers see prisoners in this way, contributing to construct the “prison officers’ common sense”, a specific, taken-for-granted and a-critically accepted way of seeing the prison world. This attitude towards prisoners push prison officers to be “always on the alert”, in order to be always ready and careful. This is particularly true for those that work in the detention wings, the places where prisoners’ frustrations and sufferings are higher. In the detention wings the main prison officers’ tasks are: the control of the prisoners and the control of their cells in order to avoid escapes, attempted suicides and other critical episodes; the management of the prisoners’ movements from the wings to other places inside prison; the management of the entry of volunteers or other staff members inside the wing; the communication with the colleagues that work in other places of the prison; the management of the many prisoners’ requests and problems. It is through prisoners’ control and management that prison officers try to keep order inside prison. An order that is always negotiated and precarious.
In Italia la scarsa presenza di studi relativi al contesto penitenziario ed in particolar modo agli operatori di polizia penitenziaria rappresenta un aspetto problematico che può precludere ai ricercatori, ma non solo, gli strumenti adatti per comprendere ed interpretare un mondo tanto complesso e variegato quale il carcere. Obiettivo della ricerca svolta è stato quello di studiare il mondo del personale di polizia penitenziaria e per farlo abbiamo seguito un percorso multi-metodo. In primo luogo un’inchiesta censuaria che si è concentrata sull’opinione degli operatori circa il proprio ambiente lavorativo (al personale dei nove istituti di pena del veneto è stato somministrato il questionario multidimensionale della salute organizzativa - MOHQ). In secondo luogo un’etnografia, svolta presso la casa di reclusione di Padova, che si è focalizzata sulle relazioni interpersonali all’interno del carcere e sulle caratteristiche del lavoro del personale. I risultati dell’inchiesta censuaria hanno evidenziato come il personale giudichi in maniera positiva la chiarezza dei ruoli e dei compiti, l’accesso alle informazioni utili per il proprio lavoro quotidiano, l’efficienza nel risolvere i problemi, la disponibilità e la collaborazione fra colleghi. La conflittualità fra il personale appare, inoltre, decisamente contenuta. A fare da contraltare a questi giudizi positivi ce ne sono altri di tipo negativo: il comfort e la sicurezza ambientale, l’apertura all’innovazione e le opportunità offerte dal lavoro. Il lavoro è considerato, inoltre, particolarmente faticoso, soprattutto da un punto di vista “mentale” piuttosto che “fisico”. Dall’analisi della varianza (ANOVA) è emerso come alcune variabili ricoprano un ruolo molto importante nell’orientare i giudizi del personale di polizia penitenziaria. Tra queste variabili ricordiamo la tipologia di istituto (casa circondariale, casa di reclusione), l’età anagrafica, l’anzianità di servizio, la qualifica, la tipologia dell’orario di lavoro (turni/lavoro svolto sempre nello stesso orario), la quantità di tempo lavorativo passato a stretto contatto con i detenuti, l’ammontare di ore settimanali lavorative che mediamente un operatore svolge e, infine, l’appartenenza al reparto o al nucleo traduzioni piantonamenti. I risultati di questa prima fase ci hanno dato delle informazioni particolarmente utili che hanno indirizzato i focus d’indagine dell’etnografia. Nell’analizzare i rapporti fra colleghi, che sono stati giudicati particolarmente positivi nel corso dell’indagine censuaria, è emerso come la solidarietà di corpo sia particolarmente importante fra gli operatori di polizia penitenziaria. Una solidarietà che va dimostrata giorno dopo giorno e che pare rafforzarsi soprattutto fra coloro che condividono molto tempo assieme svolgendo le mansioni maggiormente delicate e problematiche. Il rapporto fra personale e detenuti pare essere basato, invece, su dei profondi pregiudizi da parte dei primi nei confronti dei secondi. I detenuti vengono biasimati e stigmatizzati per il reato che hanno commesso, considerati “furbi” ed “opportunisti”, sempre pronti a trarre dei vantaggi e benefici da qualsiasi occasione. Questo modo di vedere i detenuti pare essere condiviso dalla maggior parte degli agenti e sembra andare a costruire quello che potremmo chiamare “il senso comune degli operatori penitenziari”, un modo, cioè, di guardare al mondo carcerario dato per scontato ed accettato acriticamente. Tale modo di porsi nei confronti della popolazione ristretta spinge inevitabilmente il personale a dover “stare sempre all’erta”, sempre pronto ed attento. Ciò risulta particolarmente evidente per gli operatori che prestano servizio presso le sezioni detentive, quelle aree, cioè, dove si catalizzano maggiormente le sofferenze e le frustrazioni dei detenuti. Presso le sezioni detentive i principali compiti del personale sono: controllare i detenuti attraverso la conta, la battitura delle celle e le perquisizioni a campione; gestire i movimenti dei detenuti presso altre aree del carcere; gestire gli ingressi in sezione delle altre figure professionali e dei volontari; comunicare con le altre aree del carcere; gestire le numerose richieste e lamentele dei detenuti. Controllo e gestione della popolazione reclusa rappresentano modalità attraverso le quali il personale cerca di mantenere l’ordine all’interno degli istituti. Un ordine spesso precario e negoziato, perennemente in “bilico”, il cui equilibrio va trovato attraverso una serie di piccoli aggiustamenti quotidiani.
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2

Migliaccio, Dario. « Le nuove frontiere del Servizio Sanitario Penitenziario ». Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2013. http://hdl.handle.net/10556/1008.

Texte intégral
Résumé :
2011 - 2012
L’indagine di ricerca sulla sanità penitenziaria costituisce un’esperienza assolutamente innovativa nel panorama nazionale sia per il campo di indagine che per la metodologia adottata in relazione al particolare focus organizzativo e manageriale con il quale la stessa è stata espletata. La complessità del lavoro di ricerca è stata determinata da una molteplicità di fattori legati sia alla difficoltà di accesso alle strutture detentive che alla contestuale sistematizzazione di dati del management sanitario e dei relativi assetti organizzativi che non sono stati mai oggetto di indagine scientifica nel nostro Paese. Ciò è dimostrato sia dalla rarità di studi di ricerca intrapresi nel settore, che dalla scarsità di contributi scientifici e della letteratura esistente in materia (Sangiacomo M., Ianni L., Degrassi F., D’Urso A. in Mecosan, Anno XVIII, n.° 72/ 2009). Il problema della sanità in carcere pur essendo, allo stato attuale, fra i temi più dibattuti sia nel mondo sanitario che in quello della giustizia penale soprattutto tra i “practioners” del settore (vedi atti Convegno Nazionale Simspe, 2007; Convegno Nazionale Amapi, 2009) stenta a trovare piena legittimazione in ambito accademico, in controtendenza rispetto ad altre realtà internazionali. L’obiettivo di questo lavoro è quello di analizzare le principali implicazioni organizzativo – gestionali determinate dall’emissione del D.P.C.M. 1 aprile 2008, soprattutto cercando di cogliere i “driver” critici che non hanno consentito, allo stato attuale, di procedere ad un’implementazione effettiva del processo di riforma, sostanziandosi di fatto un “fallimento normativo” che non ha consentito un reale miglioramento dei servizi erogati dal servizio sanitario penitenziario. Il lavoro di ricerca cerca di trarre dall’individuazione delle leve organizzative critiche, le indicazioni necessarie per la riprogettazione di nuovi assetti organizzativi del sistema sanitario in carcere; l’inefficacia di quello attuale è conclamato da eventi che con straordinaria quotidianità manifestano l’inadeguatezza dell’attuale management sanitario di fronte alle nuove sfide di complessità che il contesto detentivo prepotentemente impone. Pertanto la ricerca ha la finalità di proporsi quale punto di partenza per l’implementazione di nuovi modelli organizzativi in grado di garantire un pieno ed effettivo diritto alla salute del paziente detenuto in una prospettiva di internazionalizzazione del sistema sanitario penitenziario italiano che, sulla base di esperienze “mature” sperimentate in altri Paesi dell’Unione Europea, ci dimostra come in analogia a quanto accaduto nel nostro Paese è possibile intraprendere un effettivo e progressivo processo di miglioramento organizzativo del sistema sanitario carcerario. L’articolazione del lavoro di tesi è stato strutturato fondamentalmente in tre parti: la prima, si è incentrata su un’analisi storica del sistema sanitario penitenziario con un focus specifico sulla strutturazione degli assetti organizzativi vigenti prima dell’emanazione del DPCM 1 aprile 2008. La seconda parte del lavoro ha analizzato altre esperienze internazionali (Francia, Norvegia, Inghilterra e Galles) in cui sia le modalità di transito del servizio sanitario dall’Amministrazione della Giustizia al Servizio Sanitario Nazionale che le dinamiche dei flussi detentivi e le criticità riscontrate per l’implementazione effettiva del processo di riforma, hanno rivelato particolare analogie con il caso italiano. La terza parte del lavoro, riporta i risultati dell’indagine di ricerca espletata sulle aree sanitarie degli istituti penitenziari campani, realtà fortemente significativa, sia per il numero di detenuti interessati che per la varietà delle istituzioni penitenziarie presenti sul territorio. L’indagine di ricerca oltre a monitorare lo stato di attuazione del percorso di riforma del servizio sanitario penitenziario, si propone quale base per l’individuazione delle leve organizzative sulle quali poter intervenire per l’avvio di un processo di re-design del sistema organizzativo sanitario carcerario nell’ambito della Regione Campania, in quanto l’alta significatività del campione esaminato ci consente di affermare come la realtà oggetto di indagine possa costituire un laboratorio di sperimentazione pilota per l’intero sistema sanitario penitenziario italiano. La differenziazione dei micro – obiettivi perseguiti in ciascuna parte del lavoro di tesi ha imposto una corrispondente differenziazione metodologica di reperimento ed analisi dei dati; nella prima parte, il percorso metodologico seguito, pertanto, si è basato su una sostanziale sistematizzazione del flusso documentale a disposizione (circolari, atti amministrativi, sentenze della Corte dei Conti, ecc.) reperito presso le singole istituzioni interessate, mediante la ricerca di dati sia di natura qualitativa che quantitativa che permettessero di tracciare un quadro “matriciale” in grado di porre in correlazione l’individuazione delle criticità, all’origine della mancata attuazione del processo di riforma, con le dinamiche del flusso “emergenziale” dei ristretti che, negli ultimi anni hanno caratterizzato il sistema penitenziario italiano e né hanno modellato il relativo assetto organizzativo. Nella seconda parte del lavoro, la scelta dei sistemi sanitari penitenziari, è stata dettata non solo dalla comune “ratio” nella definizione delle modalità relative al passaggio della medicina penitenziaria dal Ministero della Giustizia al Servizio Sanitario Nazionale, ma anche dalla particolare significatività dei flussi detentivi, dell’articolazione territoriale delle strutture carcerarie, dalle politiche strategiche intraprese per l’effettiva attuazione del processo di riforma in ciascun Paese, secondo le direttive ed i principi normativi emessi a livello internazionale. A tal fine l’analisi è stata condotta secondo un approccio matriciale per il quale sono stati individuati tre assi di valutazione sulla base di fattori forniteci dalla letteratura classica : ambiente, strategia e struttura organizzativa; ciò ha consentito di poter procedere con dati sia quantitativi che qualitativi all’effettuazione di un’analisi comparativa tra le realtà nazionali oggetto d’indagine e di analizzare le interdipendenze, piuttosto complesse, tra il mondo carcerario e quello sanitario, soprattutto in chiave di riprogettazione degli assetti organizzativi del servizio. La modalità di indagine si è prevalentemente incentrata su un ‘analisi classificatoria e relazionale, considerata la mole di documenti artificiali raccolti per la ricerca per il quale era necessario dai testi un’informazione più sintetica e generale di quella presente nei singoli eventi osservati, al fine di descriverli e spiegarli. Si è proceduto ad organizzare il materiale raccolto nella ricerca effettuando confronti tra le sue parti affini, riassumendone l’opera svolta con lo scopo di giungere alla formazione di categorie, liste, matrici, grafi di varia natura (basati sugli eventi, sulle proprietà o sulle relazioni) atti a classificare ed a determinare le tipologie di esperienza, a volte anche con l’individuazione di cammini causali. Pertanto, il percorso di ricerca intrapreso sulle esperienze internazionali esaminate, ha consentito di evidenziare le dimensioni comuni che hanno caratterizzato il processo di riforma della medicina penitenziaria, individuabili nei fattori di complessità ambientale, azione strategica e di “design” della struttura organizzativa delle amministrazioni sanitarie carcerarie chiamate a garantire l’erogazione dei complessi e diversificati servizi nell’ambito delle stringenti limitazioni imposte dai regimi restrittivi. L’analisi dei dati sui flussi detentivi, acquisiti da documenti ufficiali delle amministrazioni penitenziarie oggetto dell’indagine, ha permesso di individuare i parametri di complessità ambientale in cui si trova ad operare il servizio sanitario; seguendo il paradigma classico ambiente – strategia - struttura, è emersa una sostanziale condivisione degli obiettivi delle azioni di politica strategica messe in campo dalle amministrazioni analizzate, seppur caratterizzate da tempi e modalità di attuazione piuttosto diversificati in relazione anche allo specifico contesto nazionale. Risulta evidente in tutti e tre i casi, come il nuovo modello normativo di sanità penitenziaria, abbia inciso significativamente sulla ristrutturazione degli assetti organizzativi del sistema sanitario penitenziario. La terza parte del lavoro è sfociata in un’indagine di ricerca sul sistema sanitario penitenziario in Campania; la significatività del campione di analisi prescelto induce con estrema ragionevolezza a ritenere come i dati emersi in tale realtà possano assumere notevole rilevanza sia a livello nazionale che internazionale, nel fotografare un “frame - work” di elementi sul quale poter intervenire per riprogettare gli attuali assetti organizzativi delle sanità penitenziaria in un ottica di miglioramento del servizio sia in termini di efficacia che di efficienza. L’indagine di ricerca è stata espletata sul “campo”, mediante accesso diretto alle singole strutture penitenziarie e con la somministrazione di un questionario strutturato, principalmente a risposte chiuse, ma con la possibilità di reperire anche informazioni con la formulazione di quesiti a risposta aperta, in cui i medici coordinatori del servizio, in qualità di destinatari dell’indagine di ricerca, hanno potuto fornire un quadro quanto più esaustivo e libero possibile, nell’analisi dei fattori di inerzia in cui si trova il settore nell’attuale contesto storico. L’accesso alle strutture detentive è stato reso possibile grazie alle sinergie attivate con le amministrazioni coinvolte nel processo di assistenza sanitaria ai detenuti, dai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria campana a quelli delle Aziende Sanitarie interessate dall’indagine, con la supervisione e la collaborazione della Regione Campania nell’ambito delle attività espletate dall’Osservatorio Regionale sulla Sanità Penitenziaria, per il quale è stata fondamentale un’opera di intermediazione del Dipartimento di Studi e Ricerche Aziendali dell’Università degli Studi di Salerno. Alla base dell’individuazione degli elementi di analisi, si è fatto ricorso ad una delle più recenti evoluzioni teoriche negli studi di organizzazione, che sviluppando i contributi di progettazione offerti dall’approccio configurazionista (Meyer, Tsui, Hinings, 1993) e dalla prospettiva della complementarietà (Milgrom, Roberts, 1995; Roberts, 2004) offrono un nuovo approccio di analisi delle organizzazioni, denominata “Chimica dell’Organizzazione”, in cui i suddetti filoni teorici si fondano su una visione sistemica dell’organizzazione che può essere analizzata come un sistema di pratiche ed elementi organizzativi, strettamente interconnessi tra di loro, al contrario di quanto proposto dalla teoria contingente, in cui l’analisi può essere effettuata anche singolarmente per ciascun elemento. La chimica dell’organizzazione sostiene che le forme organizzative possono essere descritte come <> (Grandori, 2004), in quanto tale, il filone teorico in esame, pur condividendo la visione sistemica dell’organizzazione e l’enfasi sugli effetti di interazione, propone una procedura diversa per l’identificazione delle complementarietà (ed eventuali sostituibilità) tra pratiche organizzative. Infatti gli approcci prima esaminati non sono giunti alla formulazione di una teoria delle combinazioni organizzative, in grado di predire ex ante quali pratiche organizzative possono essere combinate in generale per generare efficacia: la “forma organizzativa efficace” è il risultato di pratiche co-applicate empiricamente con successo originando una soluzione di progettazione nell’ottica di colmare al massimo, un gap tra la struttura della propria organizzazione all’archetipo identificato. Il punto di partenza dell’approccio “chimico” che lo differenzia rispetto agli approcci prima esaminati (configurazionista e della complementarietà) è l’identificazione di “elementi organizzativi di base”, che nelle loro molteplici combinazioni possano descrivere le organizzazioni come “composti” con un elevato indice di generalizzabilità. In quest’ottica un primo contributo della chimica dell’organizzazione è fornire un fondamento micro-analitico alla progettazione organizzativa. Tale approccio permette al progettista di spostare l’asse della ricerca dall’identificazione di una forma organizzativa o di un modello ideale ad individuare quali siano gli elementi di base ed in quale combinazione e dosi siano presenti in un’organizzazione, in altre parole come accade per la chimica, ci si pone l’interrogativo di quale sia la formula dell’organizzazione oggetto di indagine. Il passo successivo all’identificazione degli elementi organizzativi presenti nella formula, è quello di procedere all’individuazione delle combinazioni giuste; a tal punto è lecito chiedersi: quali combinazioni o formule organizzative sono efficaci?, si possono definire delle leggi di combinazione che guidino il progettista?. Nel presente lavoro cercheremo di illustrare come la chimica dell’organizzazione risponda a tali domande e come si possa pervenire alla individuazione di nuovi modelli organizzativi in grado di far fronte alle complessità originatesi nel sistema sanitario penitenziario campano e nazionale a seguito dell’emissione del DPCM 1 aprile 2008. [a cura dell'autore]
XI n.s.
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MATERIA, SIMONA. « CARCERE E CITTADINANZA : L¿ISTITUZIONE PENITENZIARIA NEL PROCESSO DI INCLUSIONE/ESCLUSIONE SOCIALE DEI MIGRANTI ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2014. http://hdl.handle.net/2434/232490.

Texte intégral
Résumé :
Gli ultimi decenni sono stati contraddistinti da un notevole aumento della percentuale di migranti detenuti all’interno delle carceri europee, sproporzionato rispetto all’incidenza degli stranieri all’interno dei territori considerati. In Italia questo fenomeno di sovra-rappresentazione dei migranti all’intero dei penitenziari ha una dimensione particolarmente importante, che ha suscitato l’interesse della letteratura sociologica e criminologica, interesse orientato alla ricerca delle sue cause. Il presente lavoro si propone di indagare quali siano non già le cause, quanto gli effetti dell’esperienza detentiva sui migranti, con particolare riferimento alla sua influenza nei percorsi di vita successivi dei migranti, alla luce di due principali orientamenti interpretativi, entrambi inseriti all’interno della corrente di pensiero di stampo marxista, e quindi attenti alle correlazioni tra il mercato del lavoro e il sistema penitenziario. Secondo parte della letteratura il carcere costituisce un portone di ingresso al contratto sociale per la nuova classe lavoratrice, oggi costituita dai migranti. Infatti al suo interno essi hanno modo di beneficiare di alcune forme di welfare, accedendo a servizi ed opportunità (assistenza sanitaria, istruzione e alfabetizzazione, lavoro regolare e formazione al lavoro) dalle quali - specialmente se irregolari - essi generalmente sono esclusi in condizione di libertà nel territorio italiano. Un diverso orientamento ha sostenuto invece che la prigionizzazione dei migranti svolga una funzione meramente neutralizzante, finalizzata alla loro esclusione definitiva dal contesto sociale. Alla luce dell’analisi di quanto “offre” il penitenziario ai migranti e delle storie di vita raccolte tra migranti recidivi nel Carcere di Capanne (PG), questo lavoro ha lo scopo di capire quale funzione svolga oggi il carcere nei confronti dei migranti, ed in particolare se esso rappresenti anche oggi una prima tappa nel processo di inclusione della nuova classe lavoratrice, ovvero sia diventato un luogo di mera neutralizzazione.
The past few decades have been marked by a significant increase in the percentage of immigrants detained in prisons in Europe, disproportionate incidence of foreigners in the concerned territory. In Italy the phenomenon of over- representation of immigrants in prisons has a vey important dimension , that has attracted the interest of the sociological and criminological literature , research-oriented interest of its causes. The present work aims to investigate not the causes, but the effects of the experience of imprisonment on immigrants’s lives. Specifically, we’ll examine two main lines of interpretation, both included inside the internal current of Marxism, and we’ll pay attention to the correlation between the labor market and the prison system . According to the literature, the prison is a main entrance to the Social Contract for the new working class , made up of immigrants now a days. In fact, inside the jail, they have the opportunity to benefit from certain forms of welfare , accessing services and opportunities (health care , education and literacy , regular employment and job training ) from them - especially if irregular - they generally are excluded in condition of freedom in Italy. A different approach has argued instead that the detention of immigrants performs a function merely neutralizing aimed at their definitive exclusion from the social context . Inquire to what " offers " the penitentiary to immigrants and migrant life stories collected from offenders in the Prison of Capanne ( PG ), this work aims to understand what function the prison plays today against immigrants , and especially if it represents today a first step in the process of inclusion of the new working class , which has become a place of neutralization , with the advent of post-Fordist production system, a place of storage of excess workers.
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Ambrosino, Gabriella. « La salute in carcere : un driver di (re)integrazione dentro e fuori le mura ». Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2016. http://hdl.handle.net/10556/2134.

Texte intégral
Résumé :
2013 - 2014
The issue of prisons health in Italian prisons is an important management objective for penitentiary institutions whose purpose today is to re-educate the person in custody and to encourage the social re-insertion. The passage of prison health by the Ministry of Justice to the Ministry of Health, governed by the Prime Minister's Decree in 2008, represents an important milestone on the path to the protection of the prison conditions, which now can rise to the same health care of free citizens. This paper sets a goal that is already contained in the title: exploring how to protect the health of those detained may be a driver not only of social re-insertion, but also of territorial integration from an organizational perspective. The analysis started by the definition of "health" and, in particular, what organizational system legally recognized and appointed to ensure the protection of this right, observing the evolution and for free people and for those held... [edited by author]
XIII n.s.
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TESTA, Giovanna Maria. « Genitori nell'ombra : analisi della riforma penitenziaria alla luce delle esigenze di tutela della persona nella relazione genitore/figlio ». Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2011. http://hdl.handle.net/11695/66256.

Texte intégral
Résumé :
Developed from the title “Parents in the shadows : an analysis of prison reform in the light of protection of people within the relationship between parent/child” is divided into two main parts. In the first part a thin line is outlined of prisons and their political tendencies, which inspired the 1975 reform until more recently adjusted regulations, with particular reference to privileges which the law reserves to law enforcement establishments and their prisoners, in order to guarantee the protection of personal and family relationships during the execution of criminal sentences. In the second part, you can find the results of an empirical research involving the three law enforcement establishments which are located in the Molise Region (Campobasso, Larino and Isernia) in the offices of the UEPE in Campobasso (External Criminal Execution Office) which has jurisdiction over the whole regional territory. Field research was based, initially, on a quantitive type of data collection, successively it availed itself of its own enquiries, more specifically of a qualitative nature, including in-depth interviews (with a semi-structured outline) and the focus group. The typology of the people involved in the qualitative investigation include : institutionalised figures ; external collaborators and voluntary representatives ; prisoners ; spouses and children of prisoners. The whole picture, in a final analysis, besides highlighting the potential and limits of the present regulations which are currently in act in order to guarantee the maintaining of the relationship between parent-prisoners and their child, tries to grasp the specifics (with regards the investigated topic) of the differences between the written law and the possibility of their effectual carrying out, in an attempt to capture the relationship with structures, organisations and personnel. Substantially assuming that the problematics of being a parent in prison have no foundation in the sole judicial system, therefore it is not only in abstract law that it can be understood and subsequently finding a solution. The research, besides giving ample room to the direct experience of the people who, in some way or another, are involved in the complex question, and as well as taking note of the relationship between legislation and normal procedures, attempts to capture the effect on cultural factors on the application of judicial regulations which see them expanding and restricting their actual potential according to the outlines of those who are obliged to interpret, apply and enforce them.
L’elaborato, dal titolo “Genitori nell’ombra: analisi della riforma penitenziaria alla luce delle esigenze di tutela della persona nella relazione genitore/figlio”, è suddiviso in due parti essenziali. Nella prima, si tratteggiano le linee di tendenza delle scelte di politica penitenziaria che hanno ispirato la riforma del 1975 fino agli adeguamenti normativi più recenti, con particolare riferimento alle prerogative e facoltà che la legge riserva agli istituti di pena e ai soggetti detenuti per garantire la tutela dei legami affettivi e familiari durante l’esecuzione di una misura penale. Nella seconda parte, si riportano gli esiti della ricerca empirica svolta presso i tre istituti penitenziari presenti sul territorio della regione Molise (Campobasso, Larino, Isernia) e presso l’Ufficio UEPE di Campobasso (Ufficio Esecuzione Penale Esterna) che ha competenza sull’intero territorio regionale. La ricerca sul campo si è basata, in una prima fase, su una raccolta dati di tipo quantitativo, successivamente si è avvalsa di strumenti di indagine propri della ricerca qualitativa, come l’intervista in profondità (con schema semi-strutturato) e il focus group. La tipologia di soggetti coinvolti nell’indagine qualitativa comprende: figure istituzionali; collaboratori esterni e rappresentanti del mondo del volontariato; soggetti detenuti; mogli e figli di detenuti. Il quadro complessivo dell’elaborato finale, oltre a mettere in evidenza le potenzialità e i limiti delle disposizioni normative oggi a disposizione per garantire il mantenimento della relazione tra genitori-detenuti e figli, cerca di cogliere la specificità (rispetto al tema indagato) del divario tra legge scritta e sue possibilità di concreta attuazione, nel tentativo di afferrarne la relazione con le strutture, l’organizzazione, il personale. E partendo sostanzialmente dal presupposto che la problematica della genitorialità in carcere non ha radici nella sola disciplina giuridica, e dunque non è solo nel diritto astratto che può essere compresa e trovare soluzione. La ricerca, inoltre, dando spazio all’esperienza diretta di soggetti che a vario titolo sono coinvolti nella complessa questione, oltre a rilevare il rapporto tra legislazione e prassi, tenta di cogliere l’incidenza dei fattori culturali e dell’expertise professionale sull’applicazione delle norme giuridiche che vedono ampliarsi o restringere le proprie potenzialità a seconda delle prospettive di chi è tenuto ad interpretarle, applicarle o chiederne l’applicazione.
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SIGNORI, ROBERTA. « POLIZIA PENITENZIARIA E SORVEGLIANZA DINAMICA IN CARCERE Le risposte ai cambiamenti organizzativi e l’impatto sul benessere del personale ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/158284.

Texte intégral
Résumé :
Il sistema Penitenziario Italiano è attualmente interessato da profondi mutamenti organizzativi che riguardano, in particolar modo, le modalità operative del personale di polizia penitenziaria. L’introduzione della sorveglianza dinamica in carcere ha rappresentato un importante cambiamento organizzativo capace di ridefinire gli spazi, i tempi e le modalità di interazione all’interno delle sezioni detentive. Quest’ ultima fa riferimento ad una modalità operativa incentrata non più sul controllo statico della persona detenuta, ma piuttosto sulla conoscenza e l’osservazione della stessa. Nella mente dei suoi ideatori, essa rappresenta non solo un nuovo modo di “fare” sorveglianza, ma anche e soprattutto “un nuovo modo d’essere lavorativo ed organizzativo” (de Pascalis 2013) che chiama direttamente in causa le competenze dei professionisti della sorveglianza. Questi ultimi, nel quotidiano esercizio dell’autorità nei confronti della popolazione detenuta, si interfacciano dunque con un contesto in continua trasformazione. Per tali motivi, l’ attuazione nelle sezioni detentive di questa nuova modalità operativa solleva una serie di interrogativi, soprattutto rispetto all’ influenza che essa può esercitare sulla quotidianità degli individui detenuti e del personale che opera a stretto contatto con gli stessi, ovvero, gli agenti penitenziari. La presente ricerca ha preso avvio proprio dalla constatazione dell’importanza di questo cambiamento organizzativo, e dell’influenza che lo stesso può esercitare sulle modalità attraverso cui gli agenti penitenziari concepiscono il proprio ruolo e svolgono i propri doveri professionali all’interno delle sezioni detentive. Più precisamente, la ricerca è guidata dall’intento di comprendere come si evolve la percezione dell’ identità di ruolo dei poliziotti penitenziari entro un quadro istituzionale in profondo mutamento. Questo elaborato porta quindi alla luce la dimensione identitaria del mestiere degli agenti penitenziari entro un contesto che si è definito “liminale” poiché strutturato attorno alla coesistenza di fini istituzionali sostanzialmente antitetici. Non è infatti possibile comprendere le risposte ad un cambiamento organizzativo, né tanto meno l’impatto di questo sul benessere del personale, senza prendere in considerazione come gli agenti concepiscono la propria identità di ruolo e in quali condizioni e attraverso quali dinamiche tale concezione si sviluppa. Questa ricerca permette dunque di evidenziare le condizioni che possono facilitare la transizione al nuovo modello operativo e incrementare il benessere del personale di polizia penitenziaria in relazione ad esso.
The Italian prison system is affected by deep organisational changes which affect the work of prison officers. The implementation of the so called “dynamic security” within detention wings is likely to redefine the interaction patterns between the staff and offenders. The “dynamic security” is regarded as an innovative surveillance procedure which relies on the observation and the knowledge of the offenders, rather than on their physical control. According to policy makers, the “dynamic security” is not just an innovative way of ensuring security, but it should also represent a “new way of being” of prison officers (de Pascalis 2013). The implementation of this organisational change raises questions regarding its influence on the daily life of offenders and prison guards and their interaction within a changing environment. This research focuses on the influence of the implementation of the “dynamic security” on prison officers role identity. It aims to shed light on the identity related dimension of the prison work within a context that I defined as “liminal” by virtue of the coexistence of two antithetical institutional objectives, that is to say, rehabilitation and reclusion. Indeed, responses to organizational changes cannot be understood and interpreted without taking into consideration the dynamics and processes of identification in the role of prison officer. This research will highlight the conditions which can facilitate the transition to new work practices and foster prison officer wellbeing, through the analysis of the processes of identification within the changing environment of prison.
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PASTORI, MASSIMILIANO CRISTIAN. « La compatibilità col regime carcerario : revisione casistica ed interpretazione dei dati nell’ambito dell’attuale panorama di assistenza e cura dei detenuti ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2008. http://hdl.handle.net/2108/728.

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Résumé :
Tale ricerca analizza la questione dell’incompatibilità tra le condizioni di salute del detenuto ed il regime detentivo. Esistono norme che disciplinano le condizioni per le quali il detenuto sottoposto a custodia cautelare oppure condannato in via definitiva, non può essere sottoposto a tale regime. Il medicolegale è frequentemente chiamato in causa ai fini dell’accertamento peritale della eventuale sussistenza di condizioni di incompatibilità con il regime carcerario. In assenza di dati nella Letteratura medica relativi alle condizioni di incompatibilità con il regime carcerario, il presente studio effettua una revisione casistica sull’argomento al fine di fornirne ed una disamina dell’attuale offerta sanitaria in ambito penitenziario. Dai 65 casi peritali esaminati sono stati ottenuti dati statistici relativi ai detenuti (sesso, età, patologie per organi e apparati, sedi di restrizione, compatibilità col regime detentivo). Detti dati, che possono essere ritenuti utili al fine di standardizzare dei criteri di valutazione medicolegale, sino ad oggi esclusivamente soggettivi, vengono interpretati alla luce dell’attuale panorama di assistenza e cura del detenuto.
This research analyses the issue of the incompatibility between health conditions and prisoner detention. The penitentiary laws rule the situations in which a person, who waits for sentence or already condemned, can not enter or remain in prison because of his health conditions.The physicians (forensic scientists) are often called by judges to verify possible health conditions not consistent with detention.No data are available about conditions not consistent with detention regime; this research evaluates case study review to offer data about this matter and examines present penitentiary health service. 65 cases about prisoners’ health condition are reviewed, by which statistical data are acquired (sex, age, organ and apparatus pathologies, site of detention, compatibility between health conditions and prisoner detention). Coming out data could be useful to set the standard to evaluate if a prisoner can enter or remain into the jail using objective criterions; at last the data are read considering present penitentiary health service.
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DE, LUCA LETIZIA. « LETTURA PSICODINAMICA DEI PROCESSI DI TRANSIZIONE ENTRO IL SISTEMA PENITENZIARIO ITALIANO ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/19979.

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Résumé :
La ricerca si è posta l’obiettivo di delineare, esplorare ed approfondire le rappresentazioni, i vissuti e le strategie operative messe in atto dagli operatori penitenziari italiani in risposta al cambiamento organizzativo in atto nel contesto nazionale. Tale scelta ha previsto la partizione del progetto in due studi. Il primo studio ha fatto riferimento alla metodologia Grounded Theory (Glaser & Strauss, 1967) con riferimento al contributo di Charmaz (2006). Sono stati coinvolti 123 operatori penitenziari di 4 regioni italiane. I risultati hanno evidenziato importanti elementi di similarità tra le figure professionali, nonostante la differenza di ruolo. Il più importante elemento di trasversalità emerge rispetto ai problemi percepiti come essenziali nell’attuale pratica di lavoro. Infine, elementi di omogeneità caratterizzano anche i vissuti riferiti, a prevalenza emozionale negativa. Il secondo studio si è ispirato alla tradizione dell’analisi di processo. I dati raccolti i tramite osservazione partecipata sono stati riletti secondo due metodologie: analisi del contenuto tramite T-LAB (Lancia, 2004) ed analisi delle modalità interattive tramite applicazione della griglia IPA (Bales, 1950; 1970). I risultati mostrano una generale tendenza a soffermarsi su aspetti legati al compito, tralasciando però la dimensione relazionale e la centralità di momenti di auto-riflessione rispetto al processo in atto.
The research had the aim of outlining, exploring and deepening representations, experiences and operational strategies implemented by Italian prison operators in response to the organizational change taking place in the national context. This choice has foreseen the partition of the project in two studies. The first study referred to Grounded Theory methodology (Glaser & Strauss, 1967; Charmaz, 2006). There were involved 123 operators coming from 4 Italian regions. The results highlight important elements of similarity among professional figures, despite the difference of role. The most important element of transversality emerges about perceived problems. Finally, elements of homogeneity also characterize the reported experiences, with negative emotional prevalence. The second study was inspired by the tradition of process analysis. Data, collected through participatory observations, were interpreted according to two methodologies: content analysis via T-LAB (Lancia, 2004) and analysis of interactive modes through the application of IPA grid (Bales, 1950, 1970). The results show a general tendency to linger on aspects related to the task, but to omit the relational dimension and the centrality of moments of self-reflection about the ongoing process.
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DE, LUCA LETIZIA. « LETTURA PSICODINAMICA DEI PROCESSI DI TRANSIZIONE ENTRO IL SISTEMA PENITENZIARIO ITALIANO ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/19979.

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Résumé :
La ricerca si è posta l’obiettivo di delineare, esplorare ed approfondire le rappresentazioni, i vissuti e le strategie operative messe in atto dagli operatori penitenziari italiani in risposta al cambiamento organizzativo in atto nel contesto nazionale. Tale scelta ha previsto la partizione del progetto in due studi. Il primo studio ha fatto riferimento alla metodologia Grounded Theory (Glaser & Strauss, 1967) con riferimento al contributo di Charmaz (2006). Sono stati coinvolti 123 operatori penitenziari di 4 regioni italiane. I risultati hanno evidenziato importanti elementi di similarità tra le figure professionali, nonostante la differenza di ruolo. Il più importante elemento di trasversalità emerge rispetto ai problemi percepiti come essenziali nell’attuale pratica di lavoro. Infine, elementi di omogeneità caratterizzano anche i vissuti riferiti, a prevalenza emozionale negativa. Il secondo studio si è ispirato alla tradizione dell’analisi di processo. I dati raccolti i tramite osservazione partecipata sono stati riletti secondo due metodologie: analisi del contenuto tramite T-LAB (Lancia, 2004) ed analisi delle modalità interattive tramite applicazione della griglia IPA (Bales, 1950; 1970). I risultati mostrano una generale tendenza a soffermarsi su aspetti legati al compito, tralasciando però la dimensione relazionale e la centralità di momenti di auto-riflessione rispetto al processo in atto.
The research had the aim of outlining, exploring and deepening representations, experiences and operational strategies implemented by Italian prison operators in response to the organizational change taking place in the national context. This choice has foreseen the partition of the project in two studies. The first study referred to Grounded Theory methodology (Glaser & Strauss, 1967; Charmaz, 2006). There were involved 123 operators coming from 4 Italian regions. The results highlight important elements of similarity among professional figures, despite the difference of role. The most important element of transversality emerges about perceived problems. Finally, elements of homogeneity also characterize the reported experiences, with negative emotional prevalence. The second study was inspired by the tradition of process analysis. Data, collected through participatory observations, were interpreted according to two methodologies: content analysis via T-LAB (Lancia, 2004) and analysis of interactive modes through the application of IPA grid (Bales, 1950, 1970). The results show a general tendency to linger on aspects related to the task, but to omit the relational dimension and the centrality of moments of self-reflection about the ongoing process.
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Capuzzo, Valentina <1980&gt. « L’Ufficio di Servizio Sociale per Minorenni e il minore assuntore di sostanze stupefacenti autore di reato. Le conseguenze del trasferimento al Servizio sanitario nazionale delle funzioni di Sanità Penitenziaria ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4798.

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Résumé :
La presente tesi di laurea è il risultato di un approfondito studio sul trasferimento al Servizio Sanitario Nazionale delle funzioni di Sanità Penitenziaria, con particolare rifermento alle conseguenze che questa Riforma ha avuto sulla Giustizia Minorile e sulle articolazioni periferiche del Dipartimento. Con il D.P.C.M. 1 aprile 2004, le funzioni sanitarie svolte dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e dal Dipartimento per la Giustizia Minorile sono affidate alle Aziende Sanitarie Locali del territorio in cui sono ubicati gli Istituti di Pena, i Servizi Penitenziari e i Servizi Minorili. La disamina si articola in sei parti. Nella prima parte si analizza il fenomeno del disagio giovanile evidenziando il confine sottile che esiste tra la devianza e la delinquenza. Molti studiosi hanno cercato di analizzare e comprendere la delinquenza minorile ma nessuno di essi è riuscito a formulare una teoria valida, duratura ed esente da critiche. Nel secondo capitolo, dopo una breve spiegazione del meccanismo d’azione delle sostanze stupefacente e psicotrope, si è sottolineata la diversità dei termini abuso, tolleranza e dipendenza. Nella parte centrale (terzo e quarto capitolo), dopo l’excursus storico che ha portato a raccogliere tutte le norme in materia di sostanze stupefacenti e psicotrope nel D.P.R. 309/1990, modificato successivamente dalla Legge n. 49 del 21febbraio 2006, si è trattato in maniere specifica dell’imputabilità del minore autore di reato assuntore di sostanze stupefacenti e delle misure pre-cautelari. Infine, attraverso una trattazione dettagliata delle Conferenze Unificate e delle Delibere della Regione Veneto, si è cercato di analizzare in modo critico le conseguenze della Riforma sui Servizi della Giustizia Minorile e, in particolare, sul Servizio Sociale per i Minorenni che ha dovuto far fronte ad un aumento della complessità del proprio lavoro legata sia alla necessità di coordinare i diversi Servizi coinvolti nella trattazione del caso, Servizi spesso con una conoscenza parziale dei contenuti della Riforma, sia alla modalità dei collocamenti in comunità dei minori tossicodipendenti e psichiatrici.
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Settimo, Manuela. « Le competenze dell’insegnante penitenziario ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2018. http://hdl.handle.net/10446/77284.

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Résumé :
What distinguishes a teacher who teaches in jail by another who works not in this context? What stages of the personal journey that influenced the choice of the teaching profession and the choice of teaching or continue teaching within the penitentiary? What are the skills required to penitentiary teacher? They are different or similar to those provided by national and European legislation in force on the school system? Often, talking about education and re-education in the penitentiary field we focus on the role of education in view of the prisoner-learner training. We often forget the role of the teacher who, like the educator, not actively participating in the annual or multi-year education planning. Correctional teachers, by their example, they produce subtle changes in the mindset of their counterparts and are considered as models for these. The path followed in the search drafting allowed to address the role of the teacher of a double parallel track: what personological characterized by the development of identity which is wound into a series of learning by imitation acquired during the different identifiers contexts and the professional in reference to acquisition of skills based on the provisions of the regulations at European and national level. The construction of identity, the ultimate goal of all education follows a certain mental and social location where the other's role becomes essential, at every stage of an individual's life cycle, learning not only knowledge, but also and above all, strategies, know-how; the other facilitates a construction of self expanding the skills and possibilities of action through the intervention of mirror neurons. The imitative learning is that proposed by the good teacher, the teacher of life as enucleated in the first chapter, the teacher accompanying the pupil having a driver's function through the experience and the senses. The teacher, whose first rule is: learn with the eyes. For many of the research faculty, teaching was not a logical consequence of the degree course, but a "fall-back" to the economic needs, for business failures or to family needs. Only a fraction of it was aware of the consequences of their choices and the significance of the work that their went choise. However, it emerges as the penitentiary teachers confirm their readiness to teaching in jail for various reasons related solely to the personal gratification dictated by the relationship with the students; while such motivation does not represent the control group. This shows a good introspective ability and the habit of questioning the sample group. On this basis we work is divided into two parts. In the first part, more theoretical, the issues addressed relate to the history of education in prison, the teacher's skills and learning skills. Specifically, the first chapter analyzes the reality of prison as an educational system with particular attention to legislation that led to the creation of the CTP before and CPIA after. The second chapter focusing on the meaning of the concept of competence highlights aspects in the Italian education system both from a legal point of view and from the point of view of teaching, focusing on prison teacher's qualifications. The third chapter deals with the topic of learning and evolutionary path to the autonomy of a distinguishing individual identification phases, fundamental for the acquisition of skills. The second part, experimental, describes the research carried out with the teachers working at the Prison of Lecce, Borgo San Nicola in order to identify those in personality and professional characteristics useful for a teacher who decided to pursue their own career path "inside the walls" . It is shown, in research, that among the soft skills of a teacher who decides to teach in prison, some aspects of personality should be present such as knowing how to tolerate frustration, to have a good idea of self and knowing how to deal with life in positive way. The teacher as a facilitator of change, which has developed its own identity during their evolutionary process, imitated and is, consciously or not, imitated and became a harbinger of new positive identity. It poses himself as empowering model for detainees who, consciously or not, they absorb the behavioral mode. It becomes, therefore, of paramount importance, in teacher training, gain full knowledge of both the conscious choice of profession and the role you will play is the influence of its identifier path in choosing a profession. This is even more true for prison teachers that although they are "imprisoned" by the rules of the school and prison systems and the consequent frustration at not being able to carry out the teaching plan in the time and manner they had thought, are "free" express their educational role by focusing on the acquisition of the detained student's skills.
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ALBORGHETTI, DANIELE. « Il lavoro penitenziario. Evoluzione e prospettive ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2014. http://hdl.handle.net/10446/30592.

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Résumé :
Business and prison may constitute a possible combination. With mutual benefits for both the company, which has the opportunity to start a business that can compete in the market, both for the inmates , who are given the opportunity to gain experience and skills they can use in the labor market as a result of carrying out a “normal” work activity which will significantly contribute to the social reintegration after release. The work of the detainees , especially those employed by private entities, will therefore have to take place in an entrepreneurial context as much as possible. After a particular historical introduction and a brief summary of the regulatory framework of the material (chapter I) , are reported in chapter II the latest guidelines of jurisprudence and doctrine, preceded by proposals for a systematization of a subject traditionally fragmented and disorganic. In the first two chapters is highlighted in the mentioned trend towards a progressive " privatization" of prison work . The third chapter reviews the tools in support of individuals who undertake an economic activity in prisons. These instruments have proved crucial to compensate, at least in part, the increased costs that the firm assumes that detainees will face. In the last chapter some recent data are reported, highlighting the critical issues and the potential of prison work. Finally, some proposals are put forward in order to give new impetus to a matter involving the rights , expectations and interests of the entire society, not just the narrow circle of insiders.
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Baggio, Giorgia <1987&gt. « la società capitalistica e il lavoro penitenziario ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1646.

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Résumé :
nella parte teorica si analizzerà l'evoluzione della società capitalisca e, in paralello, la concezione di pena, in secondo luogo si descriveranno i punti di vista di alcuni sociologi della devianza fino ad arrivare ad analizzare la normativa inerente al lavoro penitenziario. La parte di ricerca empirica svolta all'interno dell'uepe di Treviso andrà a dimostrare come, nonostante esista una normativa che agevola gli imprenditori all'assunzione dei detenuti, questo non avvenga a causa di pregiudizi e disinformazione diffusa.
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Minazzato, Nicole <1996&gt. « Il sistema penitenziario giapponese : problematiche e prospettive ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18929.

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Résumé :
Vi è la tendenza comune nella società occidentale di guardare al Giappone come a un Paese sicuro e con un basso tasso di criminalità. Quest’immagine viene spesso associata anche al sistema penitenziario in quanto le carceri giapponesi vantano un tasso incredibilmente basso di rivolte ed evasioni. Inoltre il sovraffollamento non è affatto considerato un problema e la percentuale di popolazione carceraria in rapporto ai suoi abitanti è notevolmente inferiore rispetto a quella dei paesi occidentali. Ma è davvero tutto oro quel che luccica? In questo elaborato cercherò di far luce sul sistema carcerario in Giappone. Nel primo capitolo mi concentrerò sull'excursus storico-giuridico del sistema penitenziario e dei diritti dei detenuti in Giappone, con particolare riferimento al “Act on Penal Detention Facilities and Treatment of Inmates and Detainees” (la legge giapponese attualmente in vigore che riguarda le strutture detentive e il trattamento dei detenuti) e al diritto internazionale concernente tale argomento. Nel secondo capitolo mi ripropongo di chiarire la situazione attuale nelle carceri giapponesi con riferimento ai dati ufficiali riguardo numeri e caratteristiche della popolazione detenuta, nonché la vita all'interno del carcere. Infine, il terzo capitolo è incentrato sulle violazioni dei diritti umani a danno dei detenuti nel Giappone contemporaneo, un aspetto troppo spesso rimasto ignorato.
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MARTUFI, Adriano. « DIRITTI DEI DETENUTI E SPAZIO PENITENZIARIO EUROPEO ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2015. http://hdl.handle.net/11392/2388982.

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Résumé :
The main objective of this thesis is to investigate the evolution of prison law in the light of human rights and supranational sources. Drawing on a critique of traditional penological theories according to which deprivation of liberty would also deprive inmates of their basic freedoms and rights, this work analyses the growing recognition of human rights of prisoners in the Italian and European context. As far as domestic law is concerned, this thesis builds upon the case-law of Italian constitutional Court, focusing on the development given by the latter to humanitarian and rehabilitation principles applying to criminal enforcement and sentencing. The analysis therefore reveals the full acceptance of the idea that deprivation of liberty is a punishment in itself and that no additional pains or restrictions should be inflicted upon the prisoners. As for European law, an in depth investigation is carried out focusing on the case law of the European Court of Human Right, whilst the recent measures adopted by the European Union in the field of prison law are also taken into account.
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ALCARO, Alessandro. « Sistema retributivo incentivante e funzione rieducativa del lavoro penitenziario ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2020. http://hdl.handle.net/10446/181478.

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COPPOLA, ILARIA. « Intercultura e mediazione comunitaria tra pari nel contesto penitenziario italiano ». Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2022. http://hdl.handle.net/11567/1094234.

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Résumé :
Over the years, many researches and studies have been carried out in the international and Italian context aimed at understanding, with different approaches, the birth of the prison and the functions attributed to it. In particular, historians and sociologists have devoted much attention to the analysis of the objectives that have diversified over time and of the real effectiveness of these structures. More recently, with a socio-psychological approach, various aspects, related to the well-being of both the inmates and those who are called upon to perform a control function within these total structures, have also been investigated; in fact, research has highlighted the importance of the role played by correctional officers who daily share a restricted space with inmates for a large number of hours. In Italy, in particular, correctional officers, thanks to Law 395/90, have taken on a more participatory role in the treatment of prisoners, and this aspect has made them decisive in achieving the ultimate goal of prison: the reintegration of the prisoner into society. However, although the law has complexified and enriched the role played by this professional figure, not as much attention has been paid to implement the skills necessary to carry out the new tasks required. In fact, being involved in the treatment of prisoners implies the acquisition of relational and intercultural skills, which do not find their proper place in the training intended for this professional figure. The objectives that this paper sets out to achieve are twofold. A first objective is to return an analysis of the literature related to the birth and functions of the prison that have been changing over the centuries and the psychological aspects related to some of the main figures in the prison system: prison officers and inmates. The second objective is to report, analyze and discuss the data that emerged from three researches carried out in some prison institutions in Northern Italy. The thesis consists of five chapters: the first two constitute the theoretical framework, through which the birth and evolution of the prison and the function played by the correctional officers are traced; the last three, on the other hand, are dedicated to three researches carried out with different methodologies within some penitentiary institutions in Northern Italy. In particular, the first chapter is initially devoted to penitentiary institutions and the different structures and functions that have been attributed to them over time, starting with a socio-historical analysis. Ample space will be devoted to the Italian context, starting with the management of prisons and the functions held by those in charge in the early twentieth century; it will then come to Laws 354/75 and 395/90, currently in force, which respectively introduce regulations in favor of interventions aimed at the social reintegration of prisoners and the establishment of the correctional officers, which is entrusted with the dual task of providing security and actively participating in the re-educational treatment of inmates. Next, the second paragraph of the first chapter will address the issue of overcrowding, a problem encountered both internationally and in the Italian context; the main causes of this critical issue and the effects found both on inmates and on prisoner control and treatment personnel will then be outlined. Finally, the third section will be devoted to the psychological aspects associated with living in prison. The second chapter will be devoted to the analysis of two of the actors in the prison system: correctional officers and inmates. The next three chapters will be focused on results that emerged from three different research conducted in some penitentiary institutions in northern Italy. In particular, the third chapter will focus on the research "Intercultural Sensitivity of the Correctional Officers: Between Life Satisfaction and Burnout," which, through the use of a quantitative methodology, involved 400 correctional officers employed at sixteen penitentiary institutions in three regions of northern Italy. The main objective of the research was to investigate whether there was a significant relationship between cross-cultural sensitivity, workplace stress and perceived life satisfaction. In addition, the results that emerged from the comparison made with some previously conducted research that focused on health professionals will be reported. Then from the analysis of socio-demographic variables, the differences between groups that emerged in relation to the investigated constructs will be reported. Finally, based on the hypotheses, the existence of correlation among the investigated variables will be tested and the factors that most affect life satisfaction, emotional exhaustion and cross-cultural sensitivity will be examined. The last two chapters will focus on the restitution of findings from two research-intervention projects carried out in two penitentiary institutions in a region of northern Italy, with the aim of fostering the development of greater awareness of self and other and tools for conflict transformation, through active sharing and participation, with a view to individual and group empowerment. The fourth chapter will present findings related to the theme of interculturality within prison settings, starting from the experience of training and awareness-raising in community and peer mediation, from an intercultural dialogue perspective. The project presented, "Community and Peer Mediation from an Intercultural Perspective in the Prison Context: the InterMed Project," was aimed at both the staff of the institution and the inmate population. Data were collected through a qualitative methodology. Finally, the fifth chapter will present the results that emerged from an evaluation of a community mediation intervention project carried out in a women's prison setting, "A Women's Community Mediation: Evaluation of the Effectiveness of a Research-Intervention Project," whose strengths and weaknesses were highlighted. Data were collected through a qualitative methodology.
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Santagata, Serena. « Istruzione, formazione e lavoro in carcere : verso un nuovo trattamento penitenziario ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2017. http://hdl.handle.net/10446/77219.

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The Italian legislation considers prison as an opportunity for thedetainees' resocialisation. However, in most of the Italian prisons, no educational/training programmes and job opportunities are provided, even though they are depicted by literature as essential elements to carry out an effective process of prisoners' recovery. Stemming from this background, this research project is aimed at providing a comprehensive review of the penitentiary treatment in Italy, and contributing to the ongoing debate on the current and future perspectives of the penitentiary sector, in the belief that it can play a crucial role in the promotion of active citizenship and social inclusion. To this purpose, the research project is structured as follows. The first part is dedicated to a literature review, based on the analysis of the main sources of law, doctrine and jurisprudence on this topic. This preliminary work is particularly relevant to acquire the theoretical knowledge, which is necessary for a valuable assessment of the current penitentiary system in Italy. The second part is thus devoted to a mapping exercise concerning 190 Italian prisons and 16 juvenile penal institutions. This exercise shows that the majority of prisoners are low educated and poorly skilled. Plus, they rarely receive training and job opportunities during the retention period. Drawing on the theoretical hints provided by the literature review and the results of the mapping exercise, the final part of this project lays down possible lineguides for the development of the Italian penitentiary treatment. Notably, it emphasises the urgency of strenghtening education, vocational training and employment oppotunities in prisons, in order to turn the Italian penitentiary system into a real driver for the former inmates' successful reintegration in society.
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CELLINI, GIOVANNI. « Controllo sociale, servizio sociale e professioni di aiuto nel sistema penitenziario ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/41613.

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Résumé :
In Italy there is a prison and probation system based on a rehabilitative model that is aimed at social reintegration of the author of the crime, which is connected with social policies and entrusts relevant tasks to the helping professions. Among these, social work is affected by changes in social policies and a new social order, marked in Europe by the influence of neo-liberal thought (Lorenz, 2005; Dalrymple, Burke, 1995, 2006). In this scenario, changes in social policies, which have occurred with the crisis of the welfare state, are interwoven with those of criminal policies. The central research question, proposed in contemporary sociological literature, with particular reference to the U.S. and Britain, is of the gradual transition from a model mainly focused at ensuring social welfare, to a model in which the dominant interest is to increase effective social control (Garland, 2004). In this “new welfare” there has been an impoverishment of social protection, and resources for the most vulnerable segments of the population. This process has led - in some cases - to discriminatory policies, aimed at segregation and incarceration of the most disadvantaged people. In the research presented in this paper, 43 semi-structured interviews were carried out in three regions of northern Italy, to professionals working in the penitentiary sector (mainly social workers). Through them, we have focused on the representations of the respondents on specific issues, including: the crisis of the welfare state in relation to the penal-welfare system, the culture of control and the changes in the functions and activities of social workers. Results show that social workers reject punitive responses, especially those towards the most disadvantaged social groups. Furthermore, in a long-term assessment, there does not seem to emerge, for social workers, a loss of strength as a group and status. There is, in fact, a certain evolution of social work from the methodological point of view, the attention of the profession to internal organizational issues and networking with other local agencies. On the other hand, in the crisis of welfare state and the rehabilitation ideal, political ideals and "strong" values, felt by the entire professional community, seem to be lacking.
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Cardone, Manuela. « Un’analisi del sistema penitenziario italiano. Critica sociale e nuovo pensiero criminologico : evoluzioni e prospettive ». Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2018. http://hdl.handle.net/10556/3049.

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Résumé :
2016 - 2017
The evolution of the Italian system of sanctions, on the one hand, has contributed to shifting attention from the criminal "fact" to evaluating the "person" to be punished, and on the other has also led to a profound change in the very concept of a prison institution. Without any doubt, in fact, the historical-social evolution has influenced both the function of the sentence and the techniques used to punish the perpetrator. The transition from corporal punishment to prison sentences up to alternative punishments, has accelerated the historical process that saw the torture of the prisoner, physical suffering, the punishment no longer at the center of condemnation, but replaced by the humanization of punishment. However, it took years to embrace the awareness that making a condemnation human does not only mean avoiding corporal punishment, but above all reasoning on the limits and consequences that can lead to forced institutionalization without any purpose of social reintegration. In this regard I propose a modern analysis - critical and social - of the current contexts of detention, therefore, I evaluate the state of the penitentiary institutions, analyze the social function of the sentence and above all I question the actual usefulness of the prison. To this I add a detailed ethnographic study - lasted four years - on the House of Benevento and an equally meticulous comparison with the aforementioned reality and the prisons of Salerno, Eboli and Pozzuoli. I conclude the research with ample results and interesting ideas that could be resumed in the future for further analysis and comparison. The purposes of the sentence today revolve around three principles - retribution, prevention, re-socialization - and the combination of these perspectives, or the prevalence of one over the other, reflects both an internal logic of the penal system and the tendencies of the social political context. and cultural reference. With the prison reform of '75 what is highlighted is the re-educational character of the sentence, so the whole prison machine had to adapt to this logic. But was it really like that? In light of this question, I propose a reinterpretation of the 1975 reform. [edited by author]
XVI n.s.
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Gariglio, L. « THE 'CYCLE OF DOING COERCION' : AN ETHNOGRAPHY ON THE USE OF FORCE AND VIOLENCE IN BOTH A PRISON AND AN ASYLUM ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/371259.

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Résumé :
This thesis firstly introduces the normative approach to power and Coercion on the landing selectively addressing the literatures of prison sociology, and policing . Then it presents the interactionist approach adopted. In the substantive part of the thesis it will outline the ‘organization of the use-of-force in practice’. Chapter 5 focuses on what officers do when they routinely patrol the wing, either in calm and boring situations or during more violent situations that may or may not lead to the start of what is here called and reconstructed as the ‘Cycle of doing coercion’ (that I also call the’ Cycle of the use-of-force and violence’ or simply ‘the Cycle’). Both Chapter 6 and 7 will instead focus on the emergency squad intervention on the wing. Lastly,Chapter 8 is methodologically oriented and deals selectively only with few relevant methodological and ethical issues that have emerged doing this particular ethnography in a custodila complex in Italy.
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Ferrari, Martina <1993&gt. « "Let us read to become men." Storia e analisi del servizio bibliotecario negli istituti penitenziari ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14783.

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Résumé :
L’elaborato vuole analizzare il servizio di biblioteca presente negli istituti penitenziari italiani cominciando, in primis, con un excursus storico sulle origini di queste biblioteche “speciali” seguito da una panoramica su normative e linee guida nazionali e internazionali che regolano questo servizio. Il corpo centrale del lavoro è composto dalla elaborazione di dati ottenuti tramite un questionario che è stato sottoposto ad un campione di biblioteche carcerarie italiane atto a fotografare la situazione attuale di questo servizio registrandone tendenze generali ed eventuali picchi individuali. Infine, si è voluto ampliare lo studio guardando allo stato del servizio nel contesto internazionale, nello specifico in Regno Unito e negli Stati Uniti.
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GALATRO, STEFANIA. « L'ASSISTENTE SOCIALE NEL SISTEMA PENITENZIARIO : UN'ANALISI DECRITTIVA DI ATTIVITA' E VISSUTI NEL SERVIZIO SOCIALE DELLA GIUSTIZIA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/50316.

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Résumé :
Gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna rappresentano un campo significativo di lavoro in cui sono impiegati gli assistenti sociali alle dipendenze del Ministero della Giustizia. Essi sono deputati alla presa in carico delle persone sottoposte a misure esterne al carcere, assumendo oggi sempre più importanza nell’intero sistema sanzionatorio. Il servizio sociale della giustizia si trova a operare in un contesto di grande cambiamento che influisce inevitabilmente sull’agire professionale. La tesi dottorale presentata ha la finalità di evidenziare il lavoro dell’assistente sociale dell’U.E.P.E. e i vissuti sperimentati dagli operatori. Per fare ciò è stata condotta una ricerca esplorativa attraverso due strumenti di ricerca differenti. Dapprima è stato inviato un questionario on-line a tutti gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna italiani, chiedendo agli assistenti sociali interessati di rispondere a una serie di domande riguardanti le caratteristiche socio-demografiche, le funzioni e le attività svolte. Parallelamente, si è chiesto a un piccolo gruppo di assistenti sociali appartenenti a un Ufficio E.P.E. della Lombardia di tenere un diario aggiornato sulle attività svolte in due giornate lavorative registrando le percezioni e i vissuti sperimentati. I dati ricavati sono stati infine messi a confronto con le tematiche emerse nelle ricerche internazionali riguardanti i Servizi di Probation.
The Probation Offices represent a significant field in which social workers are employed. They are responsible for the supervision and rehabilitation of people subjected to probation and community corrections outside the prison. Probation officers play a critical role in the criminal justice system in Italy and operate in a context of great change that inevitably affects professional work. The thesis presented here has the purpose of highlighting social workers’ activities and feelings in the criminal justice. To do this an exploratory research was conducted using two different tools. First, an online questionnaire was sent to all Italian Probation Offices, asking social workers to answer a series of questions regarding socio-demographic characteristics, functions and activities concerning with their work. In parallel, we asked a small group of social workers of Lombardy to keep an updated diary on their activities in two working days recording the perceived experiences and feelings. The data obtained were finally compared with the issues emerging in international researches concerning Probation Services. Key words: Italy, probation officers, feelings, activities
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GALATRO, STEFANIA. « L'ASSISTENTE SOCIALE NEL SISTEMA PENITENZIARIO : UN'ANALISI DECRITTIVA DI ATTIVITA' E VISSUTI NEL SERVIZIO SOCIALE DELLA GIUSTIZIA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/50316.

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Résumé :
Gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna rappresentano un campo significativo di lavoro in cui sono impiegati gli assistenti sociali alle dipendenze del Ministero della Giustizia. Essi sono deputati alla presa in carico delle persone sottoposte a misure esterne al carcere, assumendo oggi sempre più importanza nell’intero sistema sanzionatorio. Il servizio sociale della giustizia si trova a operare in un contesto di grande cambiamento che influisce inevitabilmente sull’agire professionale. La tesi dottorale presentata ha la finalità di evidenziare il lavoro dell’assistente sociale dell’U.E.P.E. e i vissuti sperimentati dagli operatori. Per fare ciò è stata condotta una ricerca esplorativa attraverso due strumenti di ricerca differenti. Dapprima è stato inviato un questionario on-line a tutti gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna italiani, chiedendo agli assistenti sociali interessati di rispondere a una serie di domande riguardanti le caratteristiche socio-demografiche, le funzioni e le attività svolte. Parallelamente, si è chiesto a un piccolo gruppo di assistenti sociali appartenenti a un Ufficio E.P.E. della Lombardia di tenere un diario aggiornato sulle attività svolte in due giornate lavorative registrando le percezioni e i vissuti sperimentati. I dati ricavati sono stati infine messi a confronto con le tematiche emerse nelle ricerche internazionali riguardanti i Servizi di Probation.
The Probation Offices represent a significant field in which social workers are employed. They are responsible for the supervision and rehabilitation of people subjected to probation and community corrections outside the prison. Probation officers play a critical role in the criminal justice system in Italy and operate in a context of great change that inevitably affects professional work. The thesis presented here has the purpose of highlighting social workers’ activities and feelings in the criminal justice. To do this an exploratory research was conducted using two different tools. First, an online questionnaire was sent to all Italian Probation Offices, asking social workers to answer a series of questions regarding socio-demographic characteristics, functions and activities concerning with their work. In parallel, we asked a small group of social workers of Lombardy to keep an updated diary on their activities in two working days recording the perceived experiences and feelings. The data obtained were finally compared with the issues emerging in international researches concerning Probation Services. Key words: Italy, probation officers, feelings, activities
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Baratto, Silvia <1994&gt. « La Giustizia riparativa : una critica sul sistema penitenziario odierno e i nuovi modelli di trattamento della pena ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16405.

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Résumé :
Il concetto di giustizia che ha ispirato per millenni la nostra cultura, deriva da due visioni del mondo antico, la prima greco-latino ed ebraico-cristiano, la seconda con il paradigma umanistico. Nel mondo greco-latino dominava la concezione retributiva della pena dove la giustizia è vista come la retribuzione della giusta pena. In questa logica, dove ad un peccato si attribuisce una pena che possa colmare ciò che il peccato ha svuotato, si cerca di riparare all’ingiustizia rendendo a sua volta giustizia. Se dunque primordialmente c’era il sangue che chiamava sangue, la cosiddetta legge del taglione, secondo la quale chi subiva un danno o un’offesa aveva il diritto di infliggere lo stesso alla persona che in prima persona aveva commesso il peccato, si cerca di ripagare il sangue con il sangue, come espressione del principio di reciprocità. Alla base del modello retributivo sta il fatto che la pena deve essere proporzionale all’entità del reato commesso. Anche nella cultura occidentale ebraico-cristiana ritroviamo questa logica: l’idea di giustizia nell'ebraismo si esprime tramite la credenza che il buono sia ricompensato con il bene e il malvagio con il male. Il diritto penale moderno si basa proprio su questa visione arcaica che fonda le proprie radici nella mitologia e nella religione. Il secondo modello rieducativo invece, fonda le sue radici nel paradigma umanistico. Si delinea in questo modello il principio della rieducazione, correzione e terapia della pena. Il trattamento correttivo è la prassi di questo modello e il carcere diviene il luogo dove nella teoria dovrebbe avvenire la riabilitazione del soggetto reo. Da questi due modelli principali nascono la logica e le prassi che vengono applicate nel diritto penale odierno. Il carcere è oggi la principale consuetudine e corrispettivo del principio di reciprocità che gli Stati moderni utilizzano per riparare il legame che si è rotto tra la società e l’individuo reo. Uno dei principali dibattiti a proposito della giustizia è incentrata sul sistema carcerario, visto come contenitore di soggetti devianti, allontanati e relegati in zone isolate, il quale ha il compito di ricucire il legame spezzato, riabilitare e rieducare i soggetti devianti per reinserirli all’interno della società. E’ necessario chiedersi se i sistemi che oggi si mettono in pratica per riabilitare i soggetti rei siano idonei per il loro scopo originario. Se lo scopo del sistema carcerario è quello di riabilitare il soggetto deviante attualmente indagando i dati a proposito della recidiva, possiamo affermare che il sistema non funziona come dovrebbe e non tiene conto del soggetto che, prima ancora di essere reo, è un essere umano, dotato di uguale dignità di qualsiasi cittadino di una determinata società. Principio fondamentale, riportato nella Dichiarazione universale dei diritti umani e sulla Carta Costituzionale è il concetto di dignità (inserire gli articoli e definizioni). Il carcere oggi come ieri, non tiene conto della dignità dei detenuti, tantomeno assolve i compiti di rieducazione e riabilitazione dei soggetti. Se il punto di partenza del sistema è il riconoscimento della dignità personale, per rispondere alla devianza è necessario uno strumento che sia idoneo a riconoscere la dignità delle persone e che punti alla ricostruzione del legame sociale spezzato nel momento in cui il soggetto ha commesso il reato. Questa è la sfida che si pone la restorative justice.
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Pugliese, Sarah <1997&gt. « Il Laogai : lo sviluppo della riforma attraverso il lavoro da sistema penitenziario a strumento di competizione economica internazionale ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21236.

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Résumé :
Il presente lavoro di tesi si concentra sull'analisi dello sviluppo dei campi di riforma attraverso il lavoro presenti in Cina. L'elaborato inizia con un'analisi storica dello sviluppo dei Laogai, dalle origini della teoria sulla riforma attraverso il lavoro fino all'implementazione della riforma nei campi di prigionia. Inoltre verrà approfondito il ruolo dei campi di riforma dal punto di vista del sistema penale cinese analizzando il ruolo dal punto di vista giuridico. Verrà in seguito analizzato il ruolo economico dei campi di riforma attraverso il lavoro dimostrando l'esistenza di prodotti coinvolti nelle esportazioni e di brand o produttori stranieri coinvolti in questo trading. Infine verranno analizzate le varie leggi e diritti riconosciuti a livello nazionale (cinese) e internazionale sul lavoro punitivo, elencando le varie denunce da parte di altri paesi contro la Cina
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CUOCO, CLAUDIA. « La tutela giurisdizionale dei diritti dei detenuti ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2005. http://hdl.handle.net/2108/202217.

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Résumé :
La ricerca si pone come esposizione ragionata dei termini della questione relativa all’efficacia dell’apparato di tutela attualmente in concreto fruibile dai soggetti reclusi. Esordisce, pertanto, con l’individuazione delle posizioni giuridiche tutelabili, facendo riferimento, in particolare, a quelle espressamente riconosciute dall’ordinamento penitenziario e munite di copertura costituzionale. Prosegue, poi, con l’illustrazione delle tappe del processo di giurisdizionalizzazione della fase esecutiva penale, evidenziando le carenze dell’attuale sistema di tutela delle posizioni soggettive del detenuto, soprattutto alla luce dell’appunto, mosso al legislatore penitenziario dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 26 del 1999, circa la necessità di un procedimento giurisdizionale atto a sostituire i rimedi correntemente forniti dall’ordinamento per la salvaguardia dei diritti dei soggetti in vinculis. Immutato il quadro normativo, a ben sette anni dalla pronuncia in questione, tenta, infine, di ricostruire le coordinate di un apparato di garanzie possibile, oltre che compatibile con le esigenze imposte dal rispetto di modalità di natura giurisdizionale, rendendo conto delle elaborazioni dottrinali e della posizione della giurisprudenza le quali, a fronte dell’immobilismo istituzionale, hanno perseverato nella ricerca di soluzioni pratiche in grado di condurre alla concreta affermazione dei diritti dei detenuti.
The research talks about the matter of the effectiveness of the prisoners’ rights in the Italian rules and regulations. It starts listing the positions that have a punctual protection due to their positive recognition in the criminal laws and in the Constitution, as well as in the international treaties. Then it tells about the stages of the evolution -from an administrative to a jurisdictional conception- in the executive phase of a criminal trial, highlighting the current lacks of warranties. It refers, particularly, to the opinion of the Italian Supreme Court (verdict n. 26/1999) about the incompleteness of the in force jurisdictional system about prisoners’ rights protection. At last, no measures adopted by the Italian parliament since the judges’ reprimand, it tries to build up the co-ordinates of a positive warranty system, respectful of the jurisdictional parameter, by illustrating the position of jurists and the experience of the Courts, which both, in the last years, are trying to test practical solutions in order to ensure effective rights to prisoners.
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GRIECO, SARAH. « IL DIRITTO ALL’AFFETTIVITA’ NELLE CARCERI ITALIANE. UN APPROFONDIMENTO PER RIFLETTERE ED AGIRE DOPO L’EMERGENZA SANITARIA da COVID 19 ». Doctoral thesis, Università degli studi di Cassino, 2022. https://hdl.handle.net/11580/88007.

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Résumé :
Relationships with dearest affections constitute an important resource not only "in the detention process, during which they constitute a focal point of contact with external society", but also "immediately, with affective and material assistance to the private person of the freedom". In fact, it is of intuitive importance that a valid conservation, even the recovery, of the emotional network constitutes an important indicator of the success possibility of the condemned rehabilitation . How much affectivity plays in this re-education process is one of the objectives that this research proposes.This work tries also to develop a legislation for an evolution of that "minimum acceptable contact" concept between prisoners and family members which, as some international acts recall, must be regulated by visiting methods capable of favoring the maintenance and development of family relationships that are as normal as possible, also to protect the detainee's family.
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Sterchele, Luca. « Il carcere e il suo doppio. Il sapere psichiatrico in carcere tra istanze terapeutiche e logiche di governo ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3423173.

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Résumé :
This work takes steps from a circular by the prison administration, which has been sent to all prison directors some years ago. The letter clearly present a growing concern with prisoners described as “psychiatric”, who have been held responsible for several aggressions on prison staff or other inmates. In that circular the prison administration expressed the problem (growing presence of so-called “psychiatric prisoners”), framing it explicitly as a matter of order and security. In doing so, they argue that the healthcare service should collaborate strictly with the prison staff in order to guarantee security; and suggests that, when it is believed to be necessary, they should together “valorise the tools provided by the system” – that is, providing for the transfer of the prisoner to a psychiatric unit (specifying very emphatically that this should not be used as a disciplinary sanction). This research, thus, moves from a very explorative question: what is going on here? After some months of exploratory observation and interviews, some key points have been identified. The first aim of this study is to understand the features standing behind the “psychiatric issue” (or “new asylum”) narrative: this mean that we should try to understand the reasons why such a problem is being posed now, when it is very well known that psychological problems have been a major issue in prison since its very existence. Most of the staff explains it recalling the recent closure of Forensic Mental Hospitals (2015), adopting a narrative which is best described as the “new asylum thesis” (cfr. Ben Mosche, 2017). As it has been the case with the closure of the Asylums (began in 1978 but concluded in the mid 90’s), it is argued, many psychiatric patients are now “left to themselves” by the territorial psychiatric services, being taken in charge by the institution “who never says no”: the prison. I will try to look critically to such argument, trying to explain the phenomena in a more complex way. Secondly, the thesis aims to understand the ways in which the problem is being currently managed. This involves two related issues: 1) The ordinary collaboration between prison and medical staff in the pursuit of the institutional goals: in this sense it is important to notice how the symbolic and practical traits which are typical of the “prison cultures” (Vianello, 2018; Torrente, 2018) are interiorized and reproduced by the healthcare professionals working in prison. 2) The study of the extraordinary strategies of govern, which are implemented through the circulation of some “psychiatric prisoners” all around a complex and fragmented carceral-psychiatric archipelago. In this sense it will be possible to understand how the disabling effects of the prison become embodied in the prisoners themselves, being reproduced far behind the prison walls in an heterogeneous set of circumstances.
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ANTONUCCI, CAROLINA. « Il carcere contestato, il carcere riformato. Teorie sulla pena in Italia negli anni Settanta ». Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1464080.

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Résumé :
Perché punire? Quando punire? Come punire? Chi punire? Queste domande hanno accompagnato inevitabilmente da sempre la storia del sistema penale moderno. Quali riflessioni hanno caratterizzato i cambiamenti nell’esecuzione della pena nell’Italia dall’Unità alla prima legge ordinaria che è andata a normare l’ordinamento penitenziario nel 1975? Vi sono state cesure nei passaggi istituzionali tra monarchia e repubblica? Vi sono stati rovesciamenti teorici e pratici nel modo di concepire il carcere tra fascismo e democrazia? All’inizio degli anni Settanta una critica feroce all’intero sistema penale e penitenziario - all’epoca ancora regolato da codici e regolamenti fascisti - si levò non solo dai movimenti giovanili e poi politici della sinistra extraparlamentare, ma anche dalla magistratura e dalla dottrina. In questo lavoro saranno queste ultime posizioni ad essere principalmente analizzate in particolar modo attraverso le pagine di QualeGiustizia, la rivista di Magistratura Democratica. Il lunghissimo percorso di incubazione e poi di produzione di quella che sarebbe diventata la legge n. 354 del 1975, iniziato praticamente già sui banchi della Assemblea Costituente, trovò esito nella fase più convulsa della storia repubblicana, tra stragi e rivolte carcerarie. A pochissima distanza dall’entrata in vigore di una legge che, partita con intenti fortemente innovatori si era infine vista ridimensionata proprio a causa del clima incandescente dell’epoca storica, una serie di nuove leggi eccezionali ne sarebbero andate di lì a poco a inficiare pesantemente il portato introducendo una serie di deroghe e regimi speciali.
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ROMEO, GIUSEPPE. « Trattamenti penitenziari differenziati tra diritto interno e sollecitazioni sovranazionali. Il caso del 41-bis ord. pen ». Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11570/3183678.

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Résumé :
Nato come risposta emergenziale per far fronte alla recrudescenza del fenomeno di tipo mafioso, successivamente stabilizzato nel nostro sistema penitenziario per effetto della riforma attuata con la novella n. 279/2002, il regime detentivo differenziato ex art. 41-bis ord. pen., da un lato, ha visto ampliato il proprio ambito di operatività; dall’altro, è stato oggetto di una fondamentale opera di rifinitura, grazie sia al controllo della Corte Costituzionale, che ne ha eliminato i profili di frizione con la Carta fondamentale, sia all’opera del legislatore, che ha recepito le indicazioni della Consulta. Il 41-bis è così passato indenne dal vaglio anche della Corte Edu, la quale lo ha sempre ritenuto convenzionalmente legittimo, costituendo questo una forma di isolamento solo relativo, in quanto tale insuscettibile di dar luogo a una forma di trattamento inumano. Ma è veramente così? Recenti pronunce dei giudici costituzionali hanno infatti dichiarato illegittime talune delle restrizioni che il regime detentivo speciale comporta e, in particolare, quella relativa al divieto di cuocere cibi e al divieto di scambiare oggetti tra detenuti all’interno del medesimo gruppo di socialità. Su altro versante, è intervenuta la Corte Edu, la quale, nel noto caso Provenzano, ha dichiarato la violazione dell’art. 3 CEDU, facendo così emergere in modo ancora più evidente i vizi del meccanismo di reiterazione del regime speciale, spesso del tutto disancorato da un giudizio attuale di pericolosità. Nell’altrettanto noto caso Viola, in materia di ergastolo ostativo, la Corte Edu ha dichiarato illegittimo, sempre per violazione dell’art. 3, il rigido sistema di presunzioni che sta alla base del divieto di concessione di benefici penitenziari ex art. 4-bis ord. pen., salvo per coloro che collaborino con la giustizia. Meccanismo, questo, che ha importanti punti di contatto con il 41-bis, considerata la parziale identità dei rispettivi presupposti e considerata altresì la analoga funzione svolta dalla collaborazione giudiziale ai fini della revoca del regime detentivo differenziato. Le numerose ombre del regime detentivo differenziato sono state evidenziate, altresì, da importanti organismi di controllo e prevenzione indipendenti, sia interni, come il Garante dei detenuti, che internazionali, come il Comitato di Prevenzione della Tortura e dei Trattamenti e Pene Inumani e Degradanti (CPT). Questi hanno sottoposto a critica, in particolare: la detenzione nelle cc.dd. “Aree riservate”, che amplifica l’isolamento già tipicamente connesso alla collocazione nei gruppi di socialità; la frequente violazione del principio di progressività del trattamento sanzionatorio, essendo il 41-bis molto spesso applicato sino al fine pena; il sistema delle proroghe; nonché alcuni episodi di maltrattamento di detenuti. Può dirsi, pertanto, il 41-bis rispettoso dei diritti umani? E’ questo l’interrogativo che orienta l’intera indagine, cui si cerca di offrire una risposta attraverso l’analisi dell’istituto, della giurisprudenza costituzionale e di quella convenzionale più rilevanti in materia. In conclusione, vengono prospettate alcune soluzioni per rendere il 41-bis più conforme ai diritti umani anche prendendo spunto dalla giurisprudenza del Bundesverfassungsgericht.
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VESSELLA, LUIGI. « La casa a custodia attenuata - tipologie alternative al carcere tradizionale - criteri di progettazione ». Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/2158/1003431.

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Résumé :
La ricerca sviluppata affronta il tema dell’edilizia penitenziaria e in particolare delle strutture a custodia attenuata al fine di individuare nuovi criteri progettuali e mettere a punto soluzioni architettoniche alternative. Il crescente aumento del numero di detenuti a livello mondiale, ha spinto negli ultimi anni numerosi paesi a sviluppare linee guida e standard di riferimento per garantire uniformità nel trattamento e livelli condivisi di comfort. La consapevolezza acquisita dai paesi occidentali che la pena deve avere come obiettivo finale la rieducazione e il reinserimento dei detenuti nella società, ha fatto nascere l’esigenza di comprendere a fondo gli effetti della detenzione sulle persone e quindi la necessità di studiare l’influenza dello spazio sul comportamento e sul recupero. La ricerca si concentra quindi nella definizione di criteri organizzativo-funzionali per le strutture a custodia attenuata in regime aperto attraverso l’analisi delle aree funzionali e nella messa a punto di un metaprogetto che individui e sistematizzi i requisiti dimensionali, ambientali e tecnologici necessari alla progettazione. L’obiettivo specifico della ricerca consiste nel definire soluzioni architettoniche in cui il carattere residenziale e domestico delle strutture prevalga sugli schemi tipologici e distributivi tipici degli edifici penitenziari tradizionali. Data l’enorme complessità delle variabili di cui bisogna tenere conto nella progettazione delle strutture penitenziarie, il lavoro punta ad individuare i fattori chiave indispensabili ad una progettazione efficace, quali: la localizzazione, la dimensione, l’organizzazione spaziale, la tipologia dello spazio abitativo e, ultima ma non meno importante, la qualità dello spazio sia interno che esterno. Gli elementi chiave individuati saranno sintetizzati in una serie di criteri progettuali generali al fine di risolvere il rapporto tra modello funzionale e tipologia edilizia, ovvero tra schema di funzionamento della struttura e configurazione planimetrica dell’edificio, e il rapporto tra la tipologia dell’edificio e gli spazi o le strutture urbane che lo circondano. The research addresses the issue of prison architecture, specifically it talks about minimum security institution. The aim is to identify new design criteria and to develop alternative architectural proposals. The expansion of prison population in the last 20 years led many governments to produce guidelines and reference standard to ensure uniform treatment and shared levels of comfort. The awareness reached by every Western nation that the goal of punishment is to re-integrate inmates into society, raised the need to understand deeply the detention effects on people and to understand how prison design can influence the behavior and the life of the users (inmates, staff and visitors). The research focuses on minimum security institution (or open house) to elaborate new organizational and functional principles through the analysis of functional areas and to develop a meta- design that identify dimensional, environmental and technological requirements indispensable for design. The purpose of the research is to define alternatives architectural types of prison that reflects the needs of the inmates, in which the residential and rehabilitation functions predominate on classic organization of traditional prison. Given the huge complexity of the variables which must be taken into account in the design of prison, this research aim to identify the key design factors, such as: location, dimension, overall layout, control’s activities, type of living accommodation and, last but not least, the quality of the space both inside and outside. The identified key design factors will be synthesized in several architectural design criteria with the goal to resolve the relationship between functional layout and building typology, or rather the relationship between functional patterns and the space configuration, and furthermore the relation between building typology and the urban spaces or the urban facilities that surround the prison. The achievement of the goals of quality, livability and safety of such facilities represent the aim towards which the research want to arrive for codify a set of ‘principles and rules’ useful for effective design of the new prison model. Also the aim is to understand the space’s characters and the nature of activities to define new design criteria and to steer future policy choices about building prison to simplify the management and maintenance procedures and to avoid unnecessary costs.
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