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Thèses sur le sujet « Penali »

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Boldrini, Sara <1980&gt. « Profili penali dell'attività giudicante ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/491/1/Profili_penali_dell%27attivit%C3%A0_giudicante.pdf.

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Boldrini, Sara <1980&gt. « Profili penali dell'attività giudicante ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/491/.

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Ragni, C. « I Tribunali penali internazionalizzati ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2004. http://hdl.handle.net/2434/35268.

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4

Geromel, Ivan <1989&gt. « Ravvedimento operoso : profili amministrativi e penali ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9913.

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Résumé :
Il ravvedimento operoso, introdotto dall’art. 13 del D. Lgs. n. 472/1997, è elevato a principale istituto deflativo del contenzioso presente nell’ordinamento tributario per effetto delle modifiche dettate dalla Legge n. 190/2014 e dal D. Lgs. n. 158/2015, intervenute con l’intento di favorire una migliore cooperazione tra Fisco e contribuente, tuttavia evidenziando, in alcuni casi, effetti contraddittori. L’istituto consiste nella possibilità di riparare spontaneamente ad eventuali errori od omissioni sorti nell’adempimento degli obblighi tributari, beneficiando di una riduzione delle sanzioni progressivamente inferiore in relazione al periodo che intercorre tra il rimedio ed il momento della commissione. Inoltre, la resipiscenza spontanea del contribuente assume rilevanza anche in ambito penale: la recente riforma ha rinnovato l'art. 13 del D. Lgs. n. 74/2000 qualificando il ravvedimento come causa di esclusione dalla punibilità ed ha introdotto l'art. 13-bis, considerando la sua sussistenza quale circostanza attenuante.
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5

Fratta, Lucia <1977&gt. « Funzioni della pena e Corti penali internazionali ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1378/1/fratta_lucia_tesi.pdf.

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Fratta, Lucia <1977&gt. « Funzioni della pena e Corti penali internazionali ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1378/.

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7

RUGGIERO, ALESSANDRO. « Le Clasuole penali nel diritto del lavoro ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1439.

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Résumé :
La questione del risarcimento del danno e delle sue possibili declinazioni sia in rapporto alla fonte – se contrattuale (art. 1218 cod. civ.) o extracontrattuale (art. 2043 cod. civ.) – sia in rapporto alla natura – a seconda che si invochi un danno patrimoniale (artt. 1223 ss. cod. civ.) ovvero non patrimoniale (art. 2059 cod. civ.) – sia, ancora, in relazione alle modalità di quantificazione dello stesso ed alle conseguenti ricadute sul piano processuale – con i relativi oneri di allegazione e prova a carico di chi ne pretenda il risarcimento – rappresenta un aspetto molto importante dei rapporti giuridici ed è stata, perciò, largamente esplorata sia in dottrina che in giurisprudenza alla luce delle norme del diritto positivo. Le implicazioni legate al tema sono infatti molteplici, anche in ragione dell’impossibilità di circoscrivere la questione del risarcimento, nella sua più ampia accezione, ad un solo campo d’indagine o, potremmo dire, ad una sola materia quale può essere il diritto civile piuttosto che il diritto penale o il diritto amministrativo. L’esigenza di tutela del soggetto che subisca un danno, piuttosto, concerne tutte le possibili relazioni umane che l’ordinamento giuridico è in grado di ricomprendere al proprio interno, in rapporto alle quali la legge è talora indotta a prescindere persino dal tipo di illecito (come nel caso della responsabilità aquiliana), salvo poi a bilanciare questa apparente incertezza con la necessità sul piano processuale di un rigoroso onere della prova in relazione all’invocata responsabilità risarcitoria. All’esigenza di garanzie per il soggetto danneggiato il nostro legislatore ha risposto attraverso la previsione di tecniche risarcitorie – o, sarebbe più corretto dire, categorie sanzionatorie – in grado non soltanto di rafforzare il vincolo giuridico nascente dal contratto o dalle norme dell’ordinamento, in ragione dell’indubbia forza dissuasiva legata alla prestazione risarcitoria, ma soprattutto di riparare la violazione del diritto leso imponendo al danneggiante una prestazione in grado di colmare la perdita patrimoniale subita dal danneggiato o, laddove ciò sia possibile e non risulti eccessivamente gravoso per il debitore, di rimuovere gli effetti dell’inadempimento al precetto sostanziale. In entrambi i casi, comunque, la finalità perseguita dall’ordinamento è meramente risarcitoria, mentre sembrerebbe doversi escludere sia un fine prettamente punitivo della disobbedienza alla norma imperativa, sia l’adempimento in natura della prestazione principale rimasta ineseguita: il primo in quanto non vi è riparazione del pregiudizio sofferto dal titolare del bene nello scopo afflittivo, tanto che in generale il beneficiario delle pene di diritto privato è sempre un soggetto terzo rispetto al danneggiato e al danneggiante; il secondo in quanto la prestazione accessoria garantita con il risarcimento non è mai quella principale oggetto, ad esempio, del rapporto giuridico corrente tra creditore e debitore, ma un suo surrogato la cui determinazione è strettamente dipendente dalla perdita cagionata nella sfera giuridica del danneggiato. Lo stesso è a dirsi per la clausola penale, quantunque l’analisi della funzione assolta da quest’ultima abbia diviso i contributi dottrinali in due indirizzi apertamente antitetici, l’uno sulla funzione risarcitoria della penale e l’altro sulla funzione punitiva della stessa, solo in seguito ricomposti da un’autorevole dottrina attraverso la teorizzazione di una funzione dualistica dell’istituto, il cui contenuto non si identificherebbe né con il risarcimento forfettario del danno (di difficile individuazione nell’ambito di un’obbligazione la cui caratteristica è di prescindere dalla prova in giudizio non soltanto dell’esistenza di quest’ultimo ma, altresì, dell’entità dello stesso), né con la mera afflizione del danneggiante nell’ottica della punizione pura dell’inosservanza dell’obbligo alla stregua delle pene private, ma con entrambe tali finalità congiuntamente, proprio in quanto – teorizza detta dottrina – esaustive della struttura obbligatoria della penale. Sarebbero quindi le due funzioni, ciascuna in sé esclusiva rispetto all’altra, a tipizzare la sanzione dell’obbligazione penale indifferentemente di fonte negoziale o legale, unificandola sotto una struttura comune e consentendo così di individuare nel sistema di diritto positivo «una autonoma ed originale sanzione a «struttura obbligatoria» ed a «funzione penale»». Sia nel caso delle forme di risarcimento tipizzate dalla legge, sia in quello delle clausole penali, comunque, si tratterebbe di categorie preventivamente compulsorie dell’adempimento e successivamente sanzionatorie, in ragione dell’attitudine di entrambe a sollecitare il rispetto della norma scoraggiando condotte illecite e, al momento in cui si determini invece la lesione del bene, a sanzionare tale condotta. Sul piano invece della coazione all’adempimento in natura, occorre osservare come anche nel caso della penale non sembrerebbero potersi rinvenire i caratteri dell’esecuzione in forma specifica della prestazione principale. La clausola penale, infatti, al pari del risarcimento per equivalente o in forma specifica, interviene quando l’inadempimento (o il ritardo nell’adempimento) si è ormai verificato e da ciò sia scaturito l’interesse succedaneo del titolare del bene alla riparazione della lesione sofferta. L’esecuzione in forma specifica, invece, non sostituisce all’obbligazione principale un’obbligazione accessoria ma si struttura sui caratteri della stessa prestazione dovuta, della quale assume la forma allo scopo di garantire la realizzazione proprio di quanto dovuto al titolare del diritto sostanziale. Eppure, specialmente nella materia del lavoro, è possibile individuare almeno un caso in cui la prestazione accessoria garantita dalla penale di fonte legale assume tutti i connotati dell’adempimento coattivo della prestazione principale rimasta ineseguita. Si tratta dello strumento apprestato dall’art. 18 Stat. lav. in risposta al licenziamento irrogato dal datore di lavoro in violazione dei precetti legali. Si tratta, nella specie, di un rimedio contro il licenziamento non soltanto ingiustificato, ma anche privo del requisito della forma scritta o nullo ai sensi della medesima legge, come nelle ipotesi in cui il recesso sia discriminatorio o sia stato irrogato a causa di maternità o matrimonio. In questi casi, la prestazione indennitaria non è determinata in modo forfetario. Al contrario, essa è volta a risarcire in forma specifica il danno patrimoniale subito dal lavoratore per effetto del licenziamento e della susseguente perdita sofferta sia sotto il profilo retributivo, sia sotto quello contributivo, con conseguente assimilazione dell’indennità stessa ad uno strumento di adempimento coattivo dell’obbligazione, gravante sulla parte datoriale, rimasta ineseguita, piuttosto che ad una penale in senso stretto. La reazione dell’ordinamento, in particolare, è l’invalidazione del provvedimento espulsivo e l’integrale travolgimento dei suoi effetti, con i conseguenti diritti del lavoratore alla reintegrazione nel precedente posto di lavoro – a sua volta giustificata dalla persistenza del rapporto, mai interrottosi per effetto del licenziamento rispettivamente illegittimo, inefficace o nullo – e al pagamento di un’indennità risarcitoria commisurata proprio alle retribuzioni perdute a far data dal momento del licenziamento. Al riguardo, è stato osservato come la tecnica risarcitoria qui applicata consenta di compensare integralmente appunto gli effetti patrimoniali dell’illegittima condotta datoriale, incidendo non soltanto sul piano retributivo attraverso la garanzia del sostegno alimentare che al lavoratore derivava dal reddito, ma altresì sul piano previdenziale e assistenziale scongiurando il rischio che dalla cessazione illegittima del rapporto possa ad esempio risultare pregiudicato il diritto del lavoratore stesso al conseguimento in futuro del trattamento pensionistico; rischio tanto più concreto oggi in ragione della sempre maggior durata dei processi del lavoro, del resto incentivata – e non scongiurata – dal sempre crescente contenzioso. Vi sono poi numerosi altri casi, nel diritto del lavoro, di categorie sanzionatorie e, soprattutto, di penali di fonte legale o negoziale a tutela del lavoratore, a testimonianza dell’attenzione e sensibilità del legislatore per quello che storicamente viene definito come il contraente debole del rapporto in ragione del fine prettamente alimentare che egli soddisfa attraverso la relazione con il datore di lavoro e la sua impresa. Si pensi ad esempio all’indennità prevista nella tutela obbligatoria dall’art. 8 della legge n. 604 del 1966 o all’indennità supplementare contemplata in favore dei dirigenti dai contratti collettivi di lavoro o, ancora, alla misura coercitiva indiretta contemplata dall’ultimo comma del ricordato art. 18 in favore dei dirigenti di R.S.A. illegittimamente licenziati, nonché a quella disciplinata dall’art. 28 dello Statuto dei lavoratori in risposta alla condotta antisindacale della parte datoriale; mentre sul piano del rapporto individuale è possibile ricordare, altresì, le clausole penali nei patti di stabilità relativa la cui funzione è di garantire che il vincolo giuridico discendente dal rapporto costituito dalle parti contraenti non possa essere sciolto prima di un determinato lasso di tempo. In tutti questi casi, peraltro, a differenza che nella tutela reale di cui si è detto sopra, il modello rimediale della penale, se agevola fortemente il soggetto a favore del quale sia posto giacché prescinde dalla dimostrazione in giudizio non soltanto dell’esistenza del danno, ma altresì del suo ammontare ai fini della liquidazione del danno medesimo, torna a svolgere una funzione prettamente risarcitoria attraverso una prestazione forfetaria che poco o nulla ha in comune con l’adempimento in natura, ormai superato dalla prestazione accessoria assicurata appunto dalla clausola di fonte legale o negoziale.
From the legal point of view The compensation for damage is a very important subject, in relation to the contract conditions (art. 1218 Civil Code), Extra-contract conditions (art. 2043 Civil Code), property damage (artt. 1223 ss. cod. civ), no property damage (art. 2059 cod. civ.) or in relation to the quantification and procedural analysis, the penal clauses have been much studied both in doctrine or in jurisprudence or in positive rights. There are many legal factors in the damage analysis and it is impossible make a study only trough civil law, criminal law or administrative law. Human relations are The most important fact to consider, the law has led to neglect the type of abuse to protect the person who has suffered damage, this is the “aquiliana” responsibility circumstance, in a legal case must be considered only the evidence to identify responsibilities and the compensation. The legislature has provided sanctions categories in relation to the contract, to quantify the economic loss, suffered by the victim without too much weight for the tortfeasor. Regulations provide only a financial penalty. In private law the compensation beneficiary is a third person between the aggrieved and the tortfeasor. Instead in the case where the injured must fulfill in consideration of the damage, this has never The main object of the contractual relationship but a surrogate chosen by the court in relation to the injury. regarding the performance kind , The penal clauses (P.C.) are not executive, the penalty clause begins when the damage was did, in that case the damaged receives an Economic compensation for the damage. the specific performance, not replace principal obligation with an ancillary, It takes the form for to ensure substantive law to the realization of what had. On the work matter, there is a case in which the ancillary service provided by the penalty clause, takes on the character of performance enforced to the main service not performed. Article 18 (italian art.18 stat. lav.) case, the dismissal by employer without just cause as to marriage or motherhood or discrimination. The penalty clause provides not only financial compensation but also patrimonial and contributions, paid by the employer. The law invalidates decision of expulsion and obliges the employer to take on again the worker, considering the dismissal illegal, unenforceable or void. The employer must pay just compensation, in order Unpaid salaries. Compensation technique allows full compensation for the illegitimate dismissal, the employee gets a salary; So he can buy food for himself and his family, get pension support and welfare support, A worker who gets the job again, will not lose these benefits. The legislature has decided to protect through criminal law or juristic the weaker person in an employment contract, the worker is well protected. As in the following examples: Art. 8 of Law No 604 of 1966 or supplementary allowance provided for managers from collective bargaining agreements or the indirect coercive measures contemplated by the last paragraph of Article 18 in favor of managers R.S.A. unlawfully dismissed and those governed by art. 28 of the Statute of workers in response to anti-union conduct of the employer. The case of penalty clauses in individual relationships, where is not possible close the employment before a certain time. In conclusion, I can say that the penalty clause has a compensation function, using a benefit flat-rate that has nothing in relation with their performance in nature. Thanks to the ancillary performance through negotiation or legal clauses.
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8

DI, LISCIANDRO ALESSIO. « DOTTRINE PENALI MINIMALISTE NELLA CULTURA GIURIDICA CONTEMPORANEA ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/170397.

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Résumé :
This dissertation deals with doctrines defined as ‘minimalist’ in criminal law. The analysis, developed in the fields of Italian and Anglo-American jurisprudence, has the aim of reconstructing theories and justifications of criminalization and punishment which refer to the word “minimalism”, thus pointing out a peculiar position in the philosophy of criminal law, different both from abolitionism and ‘classic’ penal theories. The main topics of the first part of the work are the “harm principle”, proportionality and parsimony, evaluated under a critical approach as regards their possible impact on decriminalization strategies. This, also considering the basis of criminal prohibitions as limited by the rule of law and constitutional rights. The last section, whose theme is justification of punishment, focuses on characterizing as “minimalist doctrines” those integrated frameworks which suggest substantial reductions in the severity of criminal sanctions, as regards both their typology and their amount.
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9

Logli, Andrea <1980&gt. « Corte di Strasburgo e riapertura dei procedimenti penali ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2480/1/Logli_Andrea_Tesi.pdf.

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Logli, Andrea <1980&gt. « Corte di Strasburgo e riapertura dei procedimenti penali ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2480/.

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Fiorella, Michele. « Profili penali della disciplina dei gruppi di società ». Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2012. http://hdl.handle.net/11695/66410.

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Résumé :
By inserting, in the case of infidelity sheet, the legislative provision of compensatory benefits to the thematic groups of companies has received a dignity expressed also in the field of economic criminal law. The legislative policy choice, which is part of more general political objective of the criminal reform legislature to build a corporate criminal law at least, permeated by the need to respect the canons of concrete offensiveness, was welcomed by the criminal law literature which, at day after the news, has renewed interest in the topic. The discipline of the groups, in addition to covering the primary interest for its remarkable application, is also an important test to verify the consistency of legislative solutions to the plane having to be the criminal law, to verify, in an optical teleological mold, compliance with the legislation, and compared to a value-free system oriented. In this respect, the relationship between the discipline of civil groups and the penal, it highlights how the criminal law is actually conforms to the face of a criminal justice system-oriented values of proportionality and last resort, because the scope of the empirical case is criminal back with respect to a compensation order statutory safeguards: the importance attributed to the benefits legitimately expected, for the purposes of exemption from criminal liability, and their irrelevance, conversely, for the purposes of the exclusion of liability, means that the protection of the assets case of corporate criminal law occupy a space only residual. If these profiles are the valuable discipline of criminal groups of companies, many are, however, the critical insights that leaves open the interpreter. In terms of the goodness of legislative choices, remaining margin of doubt regarding the appropriateness of the choice of a sectoral nature, which poses the risk of limiting the scope of application to the single case of infidelity sheet, only one for which is expressly provided, creating, thus, not a few dystonias application within the same sub-sector of economic criminal law. Of no little importance appear, then, the complaints to be moved to the 'rules of criminal groups' in terms of determination of the criminal case due to lack of coordination of the reform of corporate crimes with that of corporate law. While the legislature company was able to create a harmonious and appropriate discipline to pursue the objectives of protection, taking care of both groups in pathology, as in physiology, the approach of the criminal legislature was much more rough and minimalist: on the side of corporate criminal, in fact, the abuse of centralized management is not connected to a theory of liability or administrative bodies of the holding company or parent of the Leg. 231/2001. Hence the need to try to retrieve the criminal liability of the real center of decision (the organs of the holding company), through the application of the general conditions of the typicality of the extension of articles 110 and 113 c.p., the responsibility for the insolvency of individuals, and for the administrative offenses by legal persons.
Mediante l’inserimento, all’interno della fattispecie di infedeltà patrimoniale, della previsione normativa dei vantaggi compensativi la tematica dei gruppi di società ha ricevuto una dignità espressa anche nel settore del diritto penale dell’economia. La scelta di politica legislativa, che si inserisce più genericamente nell’obiettivo politico criminale del legislatore novellante di costruire un diritto penale societario minimo, permeato dal necessario rispetto dei canoni di concreta offensività, è stata salutata con favore dalla letteratura penalistica la quale, all’indomani della novella, ha rinnovato l’interesse per il tema. La disciplina dei gruppi, infatti, oltre a rivestire primario interesse per la sua notevole applicazione, costituisce anche un importante banco di prova per verificare la coerenza delle soluzioni legislative rispetto al piano del dover essere della legislazione penale; per verificare, cioè, in un ottica di stampo teleologico, la conformità della disciplina settoriale, rispetto ad un sistema assiologicamente orientato. Sotto tale profilo, il rapporto tra la disciplina civile dei gruppi e quella penale, consente di evidenziare come la normativa penale sia effettivamente conforme al volto di un sistema penale orientato dai valori di sussidiarietà ed extrema ratio, in quanto la portata empirica della fattispecie penale risulta arretrata rispetto ai presidi risarcitori di ordine civilistico: la attribuita rilevanza ai vantaggi fondatamente prevedibili, ai fini della esclusione della responsabilità penale, e la loro irrilevanza, per converso, ai fini della esclusione della responsabilità civile, fa sì che nella tutela del patrimonio sociale la fattispecie di diritto penale societario occupi uno spazio solamente residuale. Se tali sono i profili di pregio della disciplina penale dei gruppi di società, non pochi sono, tuttavia, gli spunti critici che lascia aperti all’interprete. Sul piano della bontà delle scelte legislative, residuano margini di dubbio sull’opportunità di una scelta di carattere settoriale, che pone il rischio di limitarne la portata applicativa alla sola fattispecie di infedeltà patrimoniale, unica per la quale risulta espressamente prevista; creando, così, non poche distonie applicative nell’ambito dello stesso sottosettore del diritto penale dell’economia. Di non poco rilievo appaiono, poi, le censure da muovere alla ‘disciplina penale dei gruppi’ sul piano della determinatezza della fattispecie penale dovute al mancato coordinamento della riforma dei reati societari con quella del diritto societario. Mentre il legislatore societario è stato capace di creare una disciplina armonica e idonea a perseguire gli obiettivi di tutela, occupandosi dei gruppi tanto nella patologia, quanto nella fisiologia, l’approccio del legislatore penale è stato ben più approssimativo e minimalista: sul versante penale societario, infatti, all’abuso di direzione unitaria non si è collegata una ipotesi di responsabilità né degli organi amministrativi della holding, né della controllante con il d.lgs. 231/2001. Di qui la necessità di provare a recuperare la responsabilità penale del vero centro decisionale (gli organi della holding), attraverso l’applicazione delle clausole generali di estensione della tipicità di cui agli artt. 110 e 113 c.p., tanto per la responsabilità concorsuale delle persone fisiche, quanto per quella amministrativa da reato delle persone giuridiche.
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MANTEGAZZA, ROBERTA. « LE IMPUGNAZIONI NEL MERITO DELLE CAUTELE PENALI REALI ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/370018.

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Résumé :
Il presente lavoro muove dalla constatazione della carenza nella letteratura sul processo penale, di una trattazione organica delle impugnazioni in materia cautelare reale. Ne è scaturita la scelta di indagare questo settore delle impugnazioni penali in modo trasversale, con riguardo sia al tipo di cautela coinvolta (sequestro preventivo e conservativo), sia al tipo di mezzo d’impugnazione proposto. Peraltro, la ricerca coinvolge le sole impugnazioni sul merito dei provvedimenti cautelari reali, con inclusione dei soli mezzi del riesame e dell’appello. Il presente studio non affronta l’analisi del ricorso per cassazione, tenuto conto della specificità dei problemi che la relativa disciplina presenta. Inoltre, per il ricorso non si pongono quesiti di sorta in ordine alla natura di mezzo di impugnazione, mentre, è noto, è fortemente dibattuto quale fisionomia abbia il riesame, mezzo da sempre incline ad assecondare sia la logica tipica dei gravami, intesi quali strumenti per un “nuovo giudizio” sulla situazione giuridica da accertare, sia – al contempo – la logica tipica dei mezzi d’impugnazione, intesi quali strumenti di controllo del provvedimento, e del relativo accertamento. Dal canto suo l’appello, tradizionalmente inquadrato fra i mezzi d’impugnazione, condivide con il riesame una fisionomia proteiforme. Ciò suggerisce, da un lato, un accostamento fra i due istituti, dall’altro, un approccio attento a valorizzare le differenze di disciplina fra l’appello dell’imputato e l’appello del pubblico ministero. Ulteriori indicazioni utili a indagare sulla reale natura del riesame e dell’appello si ricavano dall’analisi dei problemi di interferenza fra procedimento d’impugnazione cautelare e procedimento di revoca del sequestro preventivo (art. 321 c.p.p.).
The research aims to analyse the regime of the appeals on merit in the preventive seizure proceedings (riesame and appello cautelare)¸in order to examine their legal status; the analysis has been developed reconstructing both legal standards and jurisprudence. Elements collected displayed to be referred to the type of “new judgment on merit” and “legal control of the judicial decision”. The research has also examined innovations introduced by L. 47/2015, which is referred to personal precautionary measures, to verify if they should be applied also to real ones (misure cautelari reali). Basing on the analysis about the legal status of different appeals on the merits and proceedings for withdrawing the real precautionary measure (art. 321 § 3 criminal procedural code), the research examines also the event that the mentioned attacks should be assume the status of legal control on precautionary measures (instead of “new judgment on the fact”).
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Izzo, Italia. « La lenta evoluzione del diritto all'assistenza linguistica nei procedimenti penali tra normativa sovranazionale e sistema processuale penale italiano ». Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2014. http://hdl.handle.net/10556/1751.

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Résumé :
2012 - 2013
Dove esiste un processo, esiste uno scontro verbale in cui le parti affermano, negano, formulano domande ed eccezioni: tendono, cioè, a persuadere il giudice con argomenti in fatto ed in diritto. Il processo, allora ha bisogno di un mezzo di comunicazione comune a tutti i contraddittori così da rendere più agevole i rapporti tra loro e garantire al rituale uniformità, ordine e funzionalità. Il principale strumento di comunicazione del processo penale è la lingua ufficiale dello Stato la cui ampia espansione all’interno della comunità nazionale fa ritenere che essa sia la lingua più conosciuta dai protagonisti della vicenda giudiziaria. Tuttavia, non sempre è così; piuttosto ed in una percentuale fortemente in crescita le persone coinvolte in un procedimento penale non conoscono la lingua nazionale o non la conoscono così bene da sostenere adeguatamente l’intera dialettica processuale. In tali situazioni, la regola dell’uso della lingua nazionale provoca inevitabili difficoltà al soggetto che non comprende o non parla l’idioma usato dalla maggior parte dei consociati. Pertanto, si è resa necessaria l’esigenza di bilanciare gli interessi nazionalistici dello Stato con quelli dell’individuo. E poiché, non si può, per evidenti ragioni operative, aprire le porte delle aule giudiziarie agli idiomi più disparati, l’unico rimedio idoneo a sanare lo svantaggio linguistico in cui le parti del processo potrebbero incorrere è rappresentato dalla previsione del diritto all’assistenza linguistica. In tale direzione si muove l’indagine che ha, preliminarmente, individuato il diritto all’interprete nel più generale quadro delle Convenzioni internazionali stipulate a protezione dei diritti dell’uomo; poi, ha analizzato le soluzioni offerte dall’Unione europea per l’applicazione “effettiva” della garanzia linguistica, sfociate nell’adozione della prima “norma minima comune” per realizzare uno spazio giudiziario europeo “autentico”; infine, ha seguito l’evoluzione del diritto all’assistenza linguistica nella normativa nazionale il che ha comportato un continuo confronto con le problematiche connesse ai rapporti funzionali della normativa sovranazionale con il diritto interno. Il segnale forte e chiaro che traspare evidenzia che il diritto all’assistenza linguistica rappresenta una garanzia indispensabile per l’esercizio del diritto di difesa e connota l’equo processo. Solo con la presenza dell’intermediario linguistico non viene compromessa la partecipazione effettiva al procedimento, da intendersi non quale mera partecipazione fisica, ma come posizione di concreto antagonismo rispetto alle tesi accusatorie. [a cura dell'autore]
XII n.s.
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Nisco, Attilio <1979&gt. « Profili penali della funzione di controllo sui mercati finanziari ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/112/1/Profili_penali_della_funzione_di_controllo_sui_mercati_finanziari._A.Nisco.pdf.

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Nisco, Attilio <1979&gt. « Profili penali della funzione di controllo sui mercati finanziari ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/112/.

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Addis, Marina Paola <1974&gt. « La dignità umana come limite all'acquisizione di prove penali ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/113/1/LADIGNIT%C3%80UMANACOMELIMITEALL_ACQUISIZIONEDIPROVEPENALI.pdf.

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Addis, Marina Paola <1974&gt. « La dignità umana come limite all'acquisizione di prove penali ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/113/.

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Ferracin, Daniele <1987&gt. « Modelli processuali penali-inquisitorio, accusatorio, misto- allo specchio della letteratura ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16158.

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Attraverso l'analisi di alcuni romanzi di ara europea e americana, si evidenzia come la letteratura possa diventare specchio critico dell'applicazione dell'amministrazione e applicazione della giustizia in ambito penale.
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SEREGNI, FABIO GINO. « IL PRINCIPIO DI "DETERMINATEZZA" : PROFLILI GIURIDICO-PENALI, CRIMINOLOGICI E COGNITIVI ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/51709.

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Résumé :
La tesi si propone l’obiettivo di attualizzare il principio di determinatezza, quale corollario del principio di legalità, al fine di delineare la portata vincolante dello stesso rispetto alla discrezionalità del legislatore penale. La prima parte dell’elaborato sviluppa un’analisi ricognitiva del dibattito dottrinale e giurisprudenziale, anche passando in rassegna le pronunce maggiormente significative della Corte Costituzionale, sull’evoluzione del principio nell’ordinamento giuridico italiano. Le risultanze di questa indagine portano a sviluppare una dimensione del principio in senso “ampio” ossia quale criterio di aderenza della norma alla realtà, processuale e umana, che intende definire e regolare. Lo studio analizza quindi, nella seconda parte, il fondamento e l’impatto dell’agire politico-criminale da una prospettiva criminologica e cognitiva considerando, in primo luogo, i fattori e le variabili empiriche delle scelte di criminalizzazione e, in second’ordine, combinando le risultanze acquisite con le più attuali ricerche condotte nell’alveo della psicologia cognitiva. Il taglio di originalità del lavoro sta nell’applicare queste risultanze nell’attività di scelta del bene giuridico e tipizzazione della fattispecie penale. La prospettiva empirico/cognitiva del principio viene quindi declinata da un punto di vista critico nell’analisi di alcune fattispecie di parte speciale, con specifico riferimento ai delitti di concussione (nella forma costrittiva e induttiva) e corruzione. I deficit di determinatezza delle due fattispecie riflettono, difatti, sul piano normativo e giudiziario le difficoltà di apprestare efficaci strategie di prevenzione e contrasto del fenomeno corruttivo. In tal senso, lo studio propone un modello di normazione penale che sia integrata dallo studio delle scienze cognitive e che consenta di fungere da valido strumento per il legislatore nella lotta alla corruzione.
The thesis aims to update the principle of “certainty”, as a corollary of the principle of legality, in order to outline the binding scope of the principle with respect to the decision of crimnal law. The first part of the paper develops a reconnaissance analysis of the doctrinal and jurisprudential debate, also by reviewing the most significant rulings of the Constitutional Court, on the evolution of the principle in the Italian legal system. The results of this survey lead to developing a dimension of the principle in a "broad" sense, ie as a criterion of adherence of the norm to the reality, both procedural and human, which it intends to define and regulate. The study then analyzes, in the second part, the foundation and the impact of political-criminal action from a criminological and cognitive perspective considering, first of all, the factors and the empirical variables of the choices of criminalization and, secondly, combining the results obtained with the most current research conducted in the cognitive psychology. The cutting of originality of the work lies in applying these results in the activity of choice of the legal asset and typification of the criminal case. The empirical / cognitive perspective of the principle is therefore declined from a critical point of view in the analysis of some cases of special part, with specific reference to crimes of concussion (in constructive and inductive form) and corruption. The deficits of the two cases reflect, in fact, on the regulatory and judicial level the difficulties of preparing effective strategies to prevent and combat the phenomenon of corruption. In this sense, the study proposes a criminal model law that is integrated by the study of cognitive sciences and that allows it to act as a valid tool for the legislator in the fight against corruption.
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SEREGNI, FABIO GINO. « IL PRINCIPIO DI "DETERMINATEZZA" : PROFLILI GIURIDICO-PENALI, CRIMINOLOGICI E COGNITIVI ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/51709.

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Résumé :
La tesi si propone l’obiettivo di attualizzare il principio di determinatezza, quale corollario del principio di legalità, al fine di delineare la portata vincolante dello stesso rispetto alla discrezionalità del legislatore penale. La prima parte dell’elaborato sviluppa un’analisi ricognitiva del dibattito dottrinale e giurisprudenziale, anche passando in rassegna le pronunce maggiormente significative della Corte Costituzionale, sull’evoluzione del principio nell’ordinamento giuridico italiano. Le risultanze di questa indagine portano a sviluppare una dimensione del principio in senso “ampio” ossia quale criterio di aderenza della norma alla realtà, processuale e umana, che intende definire e regolare. Lo studio analizza quindi, nella seconda parte, il fondamento e l’impatto dell’agire politico-criminale da una prospettiva criminologica e cognitiva considerando, in primo luogo, i fattori e le variabili empiriche delle scelte di criminalizzazione e, in second’ordine, combinando le risultanze acquisite con le più attuali ricerche condotte nell’alveo della psicologia cognitiva. Il taglio di originalità del lavoro sta nell’applicare queste risultanze nell’attività di scelta del bene giuridico e tipizzazione della fattispecie penale. La prospettiva empirico/cognitiva del principio viene quindi declinata da un punto di vista critico nell’analisi di alcune fattispecie di parte speciale, con specifico riferimento ai delitti di concussione (nella forma costrittiva e induttiva) e corruzione. I deficit di determinatezza delle due fattispecie riflettono, difatti, sul piano normativo e giudiziario le difficoltà di apprestare efficaci strategie di prevenzione e contrasto del fenomeno corruttivo. In tal senso, lo studio propone un modello di normazione penale che sia integrata dallo studio delle scienze cognitive e che consenta di fungere da valido strumento per il legislatore nella lotta alla corruzione.
The thesis aims to update the principle of “certainty”, as a corollary of the principle of legality, in order to outline the binding scope of the principle with respect to the decision of crimnal law. The first part of the paper develops a reconnaissance analysis of the doctrinal and jurisprudential debate, also by reviewing the most significant rulings of the Constitutional Court, on the evolution of the principle in the Italian legal system. The results of this survey lead to developing a dimension of the principle in a "broad" sense, ie as a criterion of adherence of the norm to the reality, both procedural and human, which it intends to define and regulate. The study then analyzes, in the second part, the foundation and the impact of political-criminal action from a criminological and cognitive perspective considering, first of all, the factors and the empirical variables of the choices of criminalization and, secondly, combining the results obtained with the most current research conducted in the cognitive psychology. The cutting of originality of the work lies in applying these results in the activity of choice of the legal asset and typification of the criminal case. The empirical / cognitive perspective of the principle is therefore declined from a critical point of view in the analysis of some cases of special part, with specific reference to crimes of concussion (in constructive and inductive form) and corruption. The deficits of the two cases reflect, in fact, on the regulatory and judicial level the difficulties of preparing effective strategies to prevent and combat the phenomenon of corruption. In this sense, the study proposes a criminal model law that is integrated by the study of cognitive sciences and that allows it to act as a valid tool for the legislator in the fight against corruption.
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ANDREIS, EMANUELE. « PROFILI PENALI INERENTI AL RUOLO DEL LAVORATORE NELL'ATTIVITA' DI IMPRESA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/53869.

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Résumé :
L'indagine cerca di verificare la sussistenza di norme o la praticabilità di riforme o interpretazioni evolutive che consentano di riconoscere al lavoratore un ruolo efficamente preventivo rispetto a illeciti che possano prodursi nel corso dell'attività di impresa. Le due direttive principali lungo le quali corre l'analisi svolta sono quelle del diritto della sicurezza sul lavoro e delle segnalazioni (oggetto di comparazione con la normativa statunitense), con riferimenti ad alcune tematiche ritenute fondamentali della teoria generale del reato, così come ad aspetti significativi del contratto di lavoro subordinato.
The investigation is about the existence of laws or the possibility of reforms or evolutive interpretations that would allow a reconstruction of the role of the workers whithin an enterprise as a gatekeeper in front of illicit risks and conducts. While the focus is on health and safety at work and on whistleblowing laws (which are compared to the U.S.A. ones), the development of the thesis passes even through some fundamental themes of the general theory of the crime and some relevant profiles of the employment contract.
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ANDREIS, EMANUELE. « PROFILI PENALI INERENTI AL RUOLO DEL LAVORATORE NELL'ATTIVITA' DI IMPRESA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/53869.

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Résumé :
L'indagine cerca di verificare la sussistenza di norme o la praticabilità di riforme o interpretazioni evolutive che consentano di riconoscere al lavoratore un ruolo efficamente preventivo rispetto a illeciti che possano prodursi nel corso dell'attività di impresa. Le due direttive principali lungo le quali corre l'analisi svolta sono quelle del diritto della sicurezza sul lavoro e delle segnalazioni (oggetto di comparazione con la normativa statunitense), con riferimenti ad alcune tematiche ritenute fondamentali della teoria generale del reato, così come ad aspetti significativi del contratto di lavoro subordinato.
The investigation is about the existence of laws or the possibility of reforms or evolutive interpretations that would allow a reconstruction of the role of the workers whithin an enterprise as a gatekeeper in front of illicit risks and conducts. While the focus is on health and safety at work and on whistleblowing laws (which are compared to the U.S.A. ones), the development of the thesis passes even through some fundamental themes of the general theory of the crime and some relevant profiles of the employment contract.
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Buono, Anna. « La struttura del reato nella giurisprudenza dei tribunali penali internazionali ». Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2012. http://hdl.handle.net/10556/276.

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Résumé :
2010 - 2011
Questa Tesi di Dottorato su: “La struttura del reato nella giurisprudenza dei Tribunali penali internazionali”, dal punto di vista organizzativo, è suddivisa in tre parti. La prima parte è dedicata allo sviluppo del diritto penale internazionale. Questo “darwinismo” è legato all’evoluzione dei Tribunali penali internazionali, da Norimberga ai cosiddetti Tribunali ibridi o internazionalizzati istituiti dalle Nazioni Unite, caratterizzati dalla natura “mista”, interna ed internazionale, della loro struttura e del diritto applicabile. Questa parte si sofferma anche sul diritto penale calato nel contesto della giustizia internazionale nell’ottica della dottrina dal secondo dopoguerra ad oggi ed espone minuziosamente i problemi da risolvere in tale ambito: difficoltà nell’applicare le norme ai casi specifici, difficoltà nell’applicare il diritto penale internazionale in un contesto plurilingue (il caso Krnojelac); e, ultimo, non per ordine di importanza, i giudici internazionali come creatori di diritto: il caso Vasiljevic ha enfatizzato questa funzione («Il principio nullum crimen sine lege non impedisce ad un tribunale di interpretare e chiarire gli elementi di un certo crimine, né impedisce il progressivo sviluppo della legge ad opera del Tribunale»). La giurisprudenza dei Tribunali penali internazionali per la ex-Jugoslavia ed il Ruanda, ha facilitato l’evoluzione del diritto penale internazionale, sia attraverso nuove interpretazioni delle norme esistenti, sia attraverso lo sviluppo di nuove e più appropriate norme. Questa prima parte, nel suo capitolo finale, descrive in modo dettagliato i crimini internazionali: crimini di guerra, crimini contro l’umanità, genocidio e la definizione del crimine di aggressione dopo la Conferenza di Revisione dello Statuto di Roma svoltasi a Kampala. La seconda parte affronta l’argomento centrale della Tesi. Questa parte compie il tentativo di comparare gli elementi costitutivi del reato secondo la teoria tripartita, con la struttura dei crimini internazionali. Tuttavia, dai reati di diritto comune ai crimini internazionali, si riscontrano cambiamenti strutturali e sussiste il forte pericolo di confusione nel trasporre la relativa terminologia nel contesto internazionale senza spiegarne l’esatto significato. La struttura tripartita consta di tre elementi fondamentali: fatto tipico (comprensivo dell’elemento materiale e dell’elemento soggettivo, consistente nel nesso psichico tra azione ed evento), antigiuridicità e colpevolezza. La locuzione “fatto tipico” costituisce la più aderente traduzione del termine corrente Tatbestand. A proposito dell’antigiuridicità, l’art. 31 dello Statuto della Corte penale internazionale che contempla “Motivi di esclusione della responsabilità penale” usa il termine “motivi” in luogo di “defenses”. Questa scelta terminologica è stata deliberatamente compiuta per evitare a priori le interpretazioni che il common law ne offre. Allo stesso tempo, la norma non distingue tra cause di giustificazione e cause di esclusione della colpevolezza, almeno non esplicitamente. In realtà accorpa fattori di esclusione della responsabilità penale che tradizionalmente, nei sistemi di civil law, convergono nelle cause di giustificazione (legittima difesa), o nelle cause di esclusione della colpevolezza (infermità mentale, intossicazione) o in entrambe (“necessity” come causa di giustificazione, “duress” come causa di esclusione della colpevolezza). Il bilanciamento degli interessi, è principio organizzativo centrale sotteso alla categoria delle cause dei giustificazione e l’accezione tradizionale dello stato di necessità richiede che l’interesse tutelato superi di gran lunga l’interesse leso. Premesso che per i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità ed il genocidio, non possono mai essere invocate cause di giustificazione, è difficile applicare il principio del bilanciamento degli interessi alla Makrokriminalität. A proposito delle cause di esclusione della responsabilità penale, la Tesi espone in modo dettagliato i casi Erdemovic ed Eav. In particolare, Erdemovic affermò di avere commesso i crimini di guerra di cui era accusato sotto costringimento psichico. Il Tribunale ha ritenuto che non fosse invocabile una norma di diritto internazionale consuetudinario, né fossero invocabili i “principi generali del diritto” a causa delle numerose divergenze tra le norme nazionali in merito. Infine, è prevenuto a “considerazioni politiche” per risolvere il caso sul piano internazionale. La sentenza Erdemovic è giunta alla conclusione che la causa di giustificazione invocata dall’imputato non può essere ammessa per chi si sia reso colpevole della morte di civili innocenti. La sentenza della Camera d’Appello è stata accompagnata dall’opinione dissenziente del giudice Antonio Cassese che ha sottolineato l’importanza del principio del nullum crimen sine lege e sostenuto che le “considerazioni politiche” sono estranee al mandato del Tribunale. La colpevolezza psicologica si atteggia anch’essa in modo peculiare nel contesto internazionale. Un esame approfondito della giurisprudenza e dei tentativi di codificazione della parte generale del diritto penale internazionale e della struttura dei crimini internazionali, riconduce alla sistematica bipartita, articolata nella dicotomia anglo-americana actus resusmens rea. Tale sistematica è stata recepita dalla struttura di base dello Statuto della Corte penale internazionale ed è questo modello di common law a prevalere nella strutturazione del diritto sostanziale. Il diritto penale internazionale ha adottato il principio della responsabilità penale individuale, emancipandosi dalla responsabilità collettiva. Tuttavia, ciò non significa che tale responsabilità sia divenuta irrilevante. Numerose sono le teorie sulla responsabilità penale: la responsabilità concorsuale, la responsabilità per fatto altrui, la responsabilità oggettiva, la responsabilità derivante dall’appartenenza ad una organizzazione criminale e dall’adesione al relativo piano criminale, la responsabilità del superiore gerarchico. Una evidente evoluzione è legata alla responsabilità da comando: è stato affermato che anche il controllo de facto esercitato sui subalterni in assenza di una formale investitura di potere, è sufficiente per affermare la responsabilità del superiore gerarchico. È difficile scorporare la responsabilità individuale nel contesto della Makrokriminalität e la Joint Criminal Enterprise (dal caso Tadic alla giurisprudenza della Camere straordinarie cambogiane) è diventata una necessità, insieme ad altre aberranti “costruzioni” giuridiche: in merito, dopo le sentenze della Corte penale internazionale (i casi Lubanga, Katanga, Ngudjolo Chui, Al Bashir e Bemba Gombo), si sono aperti nuovi scenari giuridici. La colpevolezza normativa è un settore trascurato del diritto penale internazionale. Tuttavia, la giurisprudenza in materia è interessante e costituisce spunto per osservazioni critiche. In particolare, lo scopo della ricerca è verificare se le esigenze repressive prevalgano nel sistema della giustizia penale internazionale. La casistica comprende i casi Žigic (intossicazione volontaria), Landžo e Jelisic (presunta infermità mentale parziale), Erdemovic, Došen e Todorovic (disturbo post-traumatico da stress). Žigic riteneva che l’amputazione dell’indice subita, le complicanze post-operatorie, le permanenza in ospedale e la ripresa dell’assunzione di alcool correlata ad una dipendenza precedente, avessero determinato un quadro clinico, temporalmente a ridosso della commissione dei fatti riportati nei capi di accusa, tale da giustificarne la valutazione come circostanza attenuante e dunque la mitigazione della pena. Ma la giurisprudenza del Tribunale è ferma sul disconoscere all’intossicazione volontaria valore di circostanza attenuante. Nel caso Landžo la difesa ha compiuto molte manovre analoghe a quelle compiute per pervenire alla soluzione di un cubo di Rubik per addurre una parziale infermità mentale. In particolare, il caso Jelisic enfatizzato il rapporto tra disturbi della personalità e colpevolezza. La sua personalità, che presenta tratti borderline, antisociali e narcisistici, e che è caratterizzata allo stesso tempo da immaturità e desiderio di compiacere i superiori, esercita un ruolo determinante nella commissione dei crimini. La parole ed il comportamento di Goran Jelisic, essenzialmente rivelano disturbi della personalità. In conclusione la Camera di Prima Istanza ha ritento che gli atti di Goran Jelisic non esprimessero l’intento genocidiario di distruggere in tutto o in parte un gruppo. Ma solo il genocidio è stato escluso: la Camera di Prima Istanza ha affermato la colpevolezza di Jelisic in ordine alle violazioni di leggi e costumi di guerra, saccheggio, omicidio, trattamenti crudeli ed altri atti inumani. Per quanto riguarda il disturbo post-traumatico da stress, nel caso Došen, la difesa ha addotto che, nel periodo considerato, l’imputato sarebbe stato sottoposto a numerosi traumi sfociati in un disturbo post-traumatico da stress: dalla morte del suo primo figlio alla situazione a Keraterm. La Difesa addusse altresì circostanze personali rilevanti ai fini della mitigazione della pena: Damir Došen aveva 25 anni all’epoca dei fatti ed aveva un basso livello di istruzione; aveva perso il suo primo figlio, immediatamente prima dello scoppio del conflitto; suo padre era morto nel febbraio 2000, tre mesi dopo il suo arresto; sua moglie era disoccupata e viveva con i loro due figli, di 8 anni e 16 mesi, e con sua madre, che soffriva di gravi disturbi mentali; infine, la sua famiglia viveva a Prijedor in difficili condizioni. La conclusione del Dott. Lecic-Tosevski era che durante il periodo considerato era evidente nell’imputato una reazione acuta allo stress successivamente degenerata in sindrome post-traumatica da stress, a causa della morte del suo primo figlio e della situazione a Keraterm. Il secondo perito, il Dott. Najman, non ha affrontato la specifica questione della ridotta capacità mentale, ma ha rilevato in Došen vulnerabilità, depressione e insicurezza dopo la morte del suo primo figlio. Il Tribunale concluse che la condizione di Damir Došen al momento in cui commise i crimini, non potesse dare luogo ad una mitigazione della pena. Nel caso Todorovic, la Camera Preliminare dispose la perizia ad opera di due esperti: la conclusione del Dott. Soyka fu l’esclusione in Stevan Todorovic di disturbi mentali gravi o di qualsiasi altro disturbo psichiatrico nel periodo considerato, con l’esclusione, dunque, di una eventuale ridotta capacità; la conclusione del Dott. Lecic-Tosevski era che Stevan Todorovic non fosse affetto da alcun disturbo di personalità, ma solo da stress post-traumatico a causa del pesante bombardamento della zona e la morte di parenti ed amici cui era conseguito l’abuso di alcool. La Camera di Prima Istanza rileva l’esclusione, ad opera di entrambi gli esperti, di disturbi della personalità dell’imputato, con una diversa conclusione, però, a proposito dello stress post-traumatico, che, non facendo registrare unanimità di vedute, non poteva assurgere a circostanza attenuante. In generale, i Tribunali penali internazionali privilegiano esigenze repressive. La terza parte si concentra sul rapporto tra la dimensione interna e quella internazionale del diritto penale. Tale rapporto, dalle prime convenzioni in materia penale, alla “reattività” nazionale all’istituzione dei Tribunali ad hoc, fino all’adeguamento allo Statuto della Corte penale internazionale è intessuto di condizionamenti reciproci, con al centro l’immagine di una norma incriminatrice-matrioska, che sembra essere l’unico éscamotage interpretativo per sopperire all’ampio tasso di astrattezza e genericità che caratterizza le norme penali internazionali. Un rapporto rappresentato con efficaci immagini della dottrina: dalla “penetrazione” del diritto internazionale nel diritto interno, agli “influssi” e “reflussi” fra ordinamento internazionale ed ordinamenti interni, al treno del’esecuzione nazionale staccato dalla locomotiva della legge che ha autorizzato la ratifica dello Statuto di Roma. Fino alla desolazione della polvere dei cassetti ministeriali in cui giacciono disegni di legge mai divenuti tali, ultimo tratto di un quadro desolante che, fra esigenze e resistenze, raffigura un non-sistema segnato dall’ineffettività ed una Giustizia che può attendere. In questo quadro desolante è riscontrabile una certezza: la giurisprudenza ha prodotto norme dal contenuto ibrido, per metà nazionale, per metà internazionale, una sorta di viso di Giano, emblema del diritto penale internazionale. Ma è impossibile trasporre il diritto penale nazionale nel contesto internazionale senza i dovuti adattamenti. Nel giudizio Erdemovic, l’energica opinione dissenziente del Giudice Cassese ha sottolineato l’importanza di considerare il contesto, respingendo trasposizioni acritiche e meccaniche. Le osservazioni conclusive sono critiche: la giustizia penale internazionale è perfettibile e, in questi rilievi finali, è doveroso citare autorevole dottrina: “Ogni inizio di forme superiori di vita è incerto e difettoso”.[a cura dell’autore]
X n.s.
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Riondato, Giulia. « "Favor" e suoi limiti nella successione di leggi penali nel tempo ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3427536.

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Résumé :
The dissertation discusses the subject of favor and its limitations in the different criminal statutes across time. We analyze the problem of the constitutional basis of favor in a new dimension, which takes into account important international and European developments in both statutory and case law. The Court of Justice of the European Communities held that the principle of the retroactive application of the more lenient penalty formed part of the constitutional traditions common to the member States (CJEC, May 3rd 2005, Berlusconi et al., joined cases C-387/02, C-391/02, C-403/02). The European Court of Human Rights established that Article 7 of the European Convention on Human Rights guarantees also the principle of retrospectiveness of the more lenient criminal law (ECHR, September 17th 2009, Scoppola v. Italy). Article 49 of the European Union’s Charter of Fundamental Rights, which entered into force with the Treaty of Lisbon on December 1st 2009, explicitly states the criminal favor. In light of international and European law, we critique doctrinal and Courts’ vision which considers the principle of equality as the basis of the principle of retrospectiveness of the more lenient criminal law. We explore the opportunity of a strengthening of favor at the national level, and at the same time its new limits, also taking into consideration the recent decisions of Italian Courts. These rulings, leveraging influences from European criminal doctrines, try to conform with a system for protecting fundamental rights which not only takes into consideration transnational law, but also enriches the system of criminal law sources with the case law.
La tesi affronta il tema del favor e dei suoi limiti nella successione delle leggi penali nel tempo, proponendo la questione del suo fondamento costituzionale in una nuova dimensione, segnata dagli importanti sviluppi normativi e giurisprudenziali che negli ultimi anni hanno caratterizzato il panorama internazionale ed europeo. La giurisprudenza della Corte di giustizia delle Comunità europee ha qualificato la regola della retroattività della legge penale favorevole quale principio generale ricavabile dalle tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri (CGCE, 3 maggio 2005, Berlusconi et al., cause riunite C-387/02, C-391/02, C-403/02). La Corte europea dei diritti umani ha affermato che l’art. 7 della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo consacra anche il principio di retroattività favorevole (CorteEDU, 17 settembre 2009, Scoppola c. Italia). L’art. 49 della Carta dei diritti fondamentali dell’uomo, entrato in vigore con il Trattato di Lisbona nel dicembre 2009, sancisce espressamente il favor penalistico. Alla luce del precipitato del diritto internazionale e del diritto dell’Unione europea, si sottopongono a vaglio critico le elaborazioni della dottrina e della giurisprudenza italiana, che fondano il principio di retroattività della lex mitior nel principio di eguaglianza. Si sperimenta la possibilità di un rafforzamento del ruolo del favor a livello nazionale e, al contempo, i suoi nuovi limiti, anche attraverso le recenti pronunce della giurisprudenza italiana, che sulla scorta delle acquisizioni provenienti dalla dottrina penalistica europea, tende ad adeguarsi ad un sistema di protezione dei diritti fondamentali che non solo non prescinde dal dato sovranazionale, ma anche ridetermina la concezione delle fonti del diritto penale, includendovi il diritto giurisprudenziale.
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PASSARELLA, CLAUDIA. « MAGISTRATURE PENALI E RITI GIUDIZIARI IN UN INEDITO MANOSCRITTO VENETO SETTECENTESCO ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/253824.

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This work examines an unpublished manuscript of eighteenth century that contains treatises and dissertations written by judges of Venetian mainland between XVII and XVIII century. The research focuses in particular on works of Giovanni Guidozzi, an important jurist at that time. The examination of all these sources allows to reconstruct the different stages of criminal procedure administered in the Terraferma’s penal courts in the modern age. Venice however has a strong influence in the administration of criminal justice: the relationship between the capital and its territorial state is complicated and the judges of the mainland, also called assessori, represent an important point of contact between these two worlds.
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LONGO, SARA. « La difficile coesistenza tra offensività in concreto e stretta legalità nella disciplina delle nullità processuali penali ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/97016.

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Résumé :
Il lavoro trae le mosse dalle coordinate sistematiche al cui interno si inquadra il tema delle nullità. Il punto d’avvio è costituito dal principio di legalità che governa il processo penale e che svolge un ruolo particolarmente incisivo con riferimento alla materia delle invalidità: la legalità, difatti, implica quali suoi corollari la determinatezza delle fattispecie, anche in termini di conseguenze processuali. Come si avrà modo di vedere con la ricerca, tuttavia, fra il principio di legalità delle fattispecie processuali e la disciplina delle nullità si registrano scollamenti notevoli fra il dato normativo e quello giurisprudenziale, caratterizzato da gravi deviazioni e storture. Dopo una breve disamina della nozione di atto processuale penale, si tratta di analizzare il concetto d’invalidità nel processo penale, introducendo le distinzioni fra i concetti di validità/invalidità; efficacia/inefficacia; rilevanza/irrilevanza giuridica ed esaminando, in seconda battuta, le teorie relative alla natura dell’invalidità. Nella seconda parte del lavoro, l’attenzione si focalizza sui profili normativi delle nullità, di cui si analizzano in particolare i tratti distintivi, le tipologie, il trattamento, le conseguenze ed i rimedi. Soprattutto, però, sarà possibile – partendo dall’esame di alcuni celebri casi giurisprudenziali – evidenziare le antinomie fra la disciplina codicistica e le applicazioni giurisprudenziali della stessa; le nullità processuali penali, difatti, si sono dimostrate il terreno per la creazione di spazi di discrezionalità troppo ampi, che potrebbero facilmente sconfinare nel soggettivismo, in netta antitesi con la legalità processuale ed i suoi corollari.
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Consorte, Francesca <1976&gt. « Principio di precauzione e profili penali. La normativa degli organismi geneticamente modificati ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/114/1/tesi_intera.pdf.

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Consorte, Francesca <1976&gt. « Principio di precauzione e profili penali. La normativa degli organismi geneticamente modificati ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/114/.

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GAVRYSH, KHRYSTYNA. « Riconoscimento ed esecuzione di sentenze penali straniere e garanzie processuali fondamentali nell'ordinamento italiano ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2021. https://hdl.handle.net/11577/3461201.

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Résumé :
La presente ricerca è volta ad analizzare l’assetto delle garanzie processuali di cui gode il condannato nell’ambito delle procedure di esecuzione delle sentenze penali straniere nell’ordinamento italiano. Siffatto argomento è soggetto a plurime valutazioni. In tale ambito vengono in rilievo varie fonti del diritto internazionale e, in funzione integrativa, anche la normativa del codice di rito italiano ai sensi dell’art. 696, 3° comma, del medesimo. Tendenzialmente le summenzionate fonti predispongono una disciplina materiale a tratti sovrapponibile, che individua le condizioni necessarie per l’instaurazione della procedura di assistenza, mentre l’esecuzione è governata dal principio della territorialità, particolarmente valorizzato nella prassi italiana. Anche se il principio ispiratore di siffatte procedure sia rappresentato dalla rieducazione del condannato, sovente il suo ruolo viene notevolmente ridotto; raramente gli è concessa la facoltà di attivare la procedura di assistenza e il requisito del suo consenso al trasferimento viene significativamente eroso in una serie di ipotesi indicate dalla normativa pertinente. Le garanzie processuali assumono una particolare importanza in tale settore grazie alla specifica clausola di rifiuto a garanzia di più elevati standards di tutela presenti all’interno degli Stati. Laddove siffatta causa ostativa non sia espressamente prevista dallo strumento internazionale, sovviene la pertinente disposizione del codice di rito in funzione integrativa. Nel sistema governato dal principio del mutuo riconoscimento è, invece, la Corte di giustizia dell’Unione Europea ad averla elaborata attraverso un’interpretazione evolutiva delle decisioni-quadro. La clausola in questione non è dotata di un contenuto predefinito, anche se è sempre richiesto un aggancio costituzionale dei diritti il cui mancato rispetto determina il rifiuto della cooperazione. In tal modo si verifica un complessivo abbassamento delle barriere dell’ordinamento del foro verso i prodotti giurisdizionali stranieri. Siffatte considerazioni sono particolarmente rilevanti alla luce del rivendicato controllo della Corte europea dei diritti dell’uomo anche sulle procedure di cooperazione tra gli Stati. Tuttavia, affinché sia integrato tale motivo di rifiuto il contrasto riscontrato deve essere di natura radicale, considerando l’apertura degli ordinamenti statali nei rapporti di cooperazione inter-statale. La tutela più elevata per l’individuo in questo caso è, dunque, una tutela misurata sempre sulle esigenze di cooperazione. Di talché l’intera vicenda giudiziaria deve essere valutata nel suo complesso, tenendo in conto l’eventuale presenza di garanzie compensative. Tra i diritti fondamentali sicuramente pertinenti in tale materia spicca, infine, il principio del ne bis in idem, anch’esso quasi sempre previsto autonomamente tra le cause di rifiuto. A differenza della clausola dei principi fondamentali, esso non risente di un così forte influsso proveniente dal diritto internazionale, essendo preposto più che altro a garantire la coerenza interna dell’ordinamento del foro richiesto. L’unico ambito in cui l’aspirazione sovra-statale del divieto di duplicazione processuale trova riscontro è quello europeo. Infatti, la previsione del ne bis in idem come causa ostativa al riconoscimento non è, di per sé, funzionale alla sua affermazione come regola di diritto internazionale generale o come principio generale di diritto, in quanto la sua funzione è meramente quella di impedire l’esistenza di due giudicati all’interno del territorio statale, non già in chiave transnazionale. Rimane indubbia, tuttavia, la effettiva valenza del principio di compensazione, nonché il divieto ai sensi dell’art. 739 c.p.p. di procedere in idem o di estradare il condannato nel caso in cui sia stata già eseguita sul territorio italiano una sentenza penale straniera.
The present research purports to analyze the procedural guarantees afforded to sentenced persons during of enforcement of foreign judgments procedures in criminal matters in Italian law. This argument is open to many considerations, especially due to the multilevel system of applicable sources of law. Alongside multiple sources of international law, the rules of the Italian Code of Criminal Procedure pursuant to its art. 696, paragraph 3 come into play in this respect. The aforementioned instruments provide for a quiet uniform material discipline, which identifies the conditions for transfer of detainees, while enforcement is governed by the principle of territoriality, particularly valued in the Italian practice. Even if the guiding principle of such procedures is represented by the social rehabilitation of the offender, his role is often reduced to minimum: he is rarely granted the right to activate the assistance procedure and the requirement of his consent for the transfer is subject to many exceptions as many indicated in the relevant legislation. The importance of procedural guarantees stems also from the specific refusal clause provided for the guarantee of the higher standards of protection present within the States. When the grounds for refusal are not expressly provided for by the international instrument, the relevant provision of the Italian Code of Criminal Procedure applies due to its integrative function. Instead, in the system governed by the principle of mutual recognition, the Court of Justice of the European Union has developed it through the evolutive interpretation of the framework decisions. This clause does not have a predefined content, but the rights violated, that have determined the refusal of cooperation, must always be linked to constitutional principles. In this way, the legal barriers of the requested forum towards foreign jurisdictional products are lowered. These considerations are particularly relevant in the light of the possible control of the European Court of Human Rights on the procedures of cooperation between States. However, this ground for refusal can be called upon only if the conflict of the foreign judgment with the legal system of the requested forum is absolutely radical. In order to establish this condition, the judge must also take into consideration the openness of the State legal system to the inter-state cooperation relations. Thus, the highest protection for the individual in this case is always measured on the needs of international judicial cooperation. The entire criminal proceeding must be assessed as a whole, taking also into account the possible presence of compensatory guarantees. Finally, among the fundamental rights relevant in this matter, the principle of ne bis in idem stands out, which is often mentioned as a ground for refusal. Unlike the respect of fundamental principles clause, it is not affected by such a strong influence from international law, since it is mainly aimed at ensuring the internal coherence of the requested forum. The only area in which the transnational aspiration of the prohibition of procedural duplication is reflected is the European one. Indeed, the provision of ne bis in idem as an impediment to recognition of foreign decisions is not in itself functional to its affirmation as a customary rule of international law or as a general principle of law recognized by civil nations, as its preeminent function is merely to prevent the existence of two judgments within the State territory, and not in a transnational key. However, the effective value of the compensation principle remains unquestionable, as well as the prohibition, pursuant to art. 739 of the Italian Code of Criminal Procedure, to proceed in idem or to extradite the offender when a foreign criminal sentence has already been carried out on the Italian territory.
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CELANI, GIOVANNI. « CRISI D'IMPRESA E RESPONSABILITA' PENALI : LE FATTISPECIE DI BANCAROTTA TRA METAMORFOSI E CONTINUITA' ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2022. http://hdl.handle.net/10280/123244.

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Résumé :
Il presente lavoro di ricerca, traendo spunto dalle recenti riforme che hanno investito il diritto delle procedure concorsuali – dal progetto del nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, sino ai provvedimenti legislativi emanati nel contesto emergenziale – intende rinnovare la riflessione attorno alle note criticità applicative degli illeciti penal-fallimentari derivanti dal loro deficit di tipicità-offensività. Dopo aver delimitato il campo d’indagine nel suo riferimento essenziale – ma non esclusivo – alla figura paradigmatica della bancarotta fraudolenta per distrazione, anche nella variante c.d. “concordataria” ex art. 236, comma secondo l.fall., la prima parte dell’analisi si concentra sulla ricostruzione del dibattito dottrinale maturato attorno all’oggettività giuridica dei reati di bancarotta e sull’esegesi delle più significative e recenti pronunce della giurisprudenza di legittimità che hanno scandito l’evoluzione ermeneutica sulla struttura offensiva di tali fattispecie. Nella seconda parte della ricerca, l’attenzione si sofferma sullo studio delle modifiche ‘dirette’ e ‘mediate’, nonché dei possibili risvolti ‘sistematici’ che il nuovo Codice è potenzialmente in grado di dispiegare sul comparto penalistico della materia, volgendo infine uno sguardo, in chiave critica, alle prospettive future della bancarotta, anche alla luce della nomina di una commissione ministeriale per la riforma dei reati fallimentari ad opera dell’attuale Ministro della Giustizia.
This research, taking its cue from the recent reforms that have affected the law of insolvency procedures - from the new Business Crisis and Insolvency Code (not yet fully in force), up to the legislative measures issued during the pandemic – sets out to review the known criticalities relating to bankruptcy frauds deriving from the drafting of their provisions. The first part defines the object of this research, namely the paradigmatic figure of bankruptcy fraud "per distrazione", it, then, goes on to consider also this offence as a result of the composition with creditors pursuant to art. 236, second paragraph of the "legge fallimentare". Thereafter, it focuses on the doctrinal debate relating to the interest protected by bankruptcy frauds and on the most significant and recent Supreme Court decisions regarding these offences. The second part of the research is focused on how the said Code changes not only the criminal law provisions but also the interpretations thereof. In conclusion, a critical look at the future prospects of bankruptcy frauds, in light of the appointment of a ministerial commission for the reform of these crimes by the current Minister of Justice.
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ROSSI, Francesco. « Il contrasto al terrorismo internazionale nelle fonti penali multilivello. Convergenze normative e modelli circolari ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2019. http://hdl.handle.net/11392/2487976.

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La rinnovata emergenza del terrorismo internazionale ha riacceso la percezione di allarme sociale nelle democrazie occidentali. L’inafferrabile fenomeno di portata transnazionale dei foreign fighters e dei lone wolves complica la prevenzione di attentati terroristici e costringe i legislatori a individuare risposte penali adeguate. L’evoluzione del terrorismo jihadista e i recenti attacchi violenti commessi in diverse zone d’Europa hanno dato il via a un processo di riforma delle normative penali antiterrorismo ai diversi livelli ordinamentali (internazionale, regionale e nazionale). Sempre in Europa, questo processo procede nella direzione di un’armonizzazione a due facce sempre più intensa tra le legislazioni di settore degli Stati membri dell’Unione europea: l’armonizzazione spontanea tra Stati europei e quella indotta con efficacia verticale top-down. Il diritto penale antiterrorismo è stato ampliato e irrigidito a scopi preventivi se non addirittura precauzionali, allo scopo di facilitare l’intervento anticipato delle autorità di law enforcement per neutralizzare il maggior numero possibile di aspiranti terroristi che abbiano commesso atti preparatori – o, sempre più spesso, pre-preparatori – di eventuali attentati. Tuttavia, la struttura del tutto atipica dei reati terroristici rispetto ai principi fondamentali della materia penale, l’interferenza con diverse sfere di libertà dell’individuo delle relative fattispecie e l’intreccio di queste ultime con normative processuali e amministrative derogatorie pone la legittimità delle suddette fattispecie in forte dubbio. Inoltre, al di là della sua attitudine a incapacitare a lungo singoli individui prima che essi passino all’azione, risulta altrettanto controversa l’idoneità del nuovo diritto penale antiterrorismo iper-radicalizzato a dispiegare effetti general-preventivi di massa e, soprattutto, a orientare la punizione alla risocializzazione del condannato. Sorge dunque la necessità di analizzare i profili essenziali dei nuovi testi penali in materia per individuare in quale direzione (moderatamente garantista, di lotta contro una tipologia d’autore o di guerra aperta a un nemico) procede l’armonizzazione europea del diritto penale volto al contrasto al terrorismo. Questa indagine comparata su scala europea mappa altresì la relazione biunivoca tra le fonti nazionali e sovranazionali di settore. Tale relazione finisce per innescare una circolarità di modelli normativi su scala continentale che cela una responsabilità politica condivisa tra Stati e organizzazioni sovranazionali per gli eccessi punitivi denunciati di frequente dalla dottrina, ma censurati assai più raramente dai giudici costituzionali.
The renewed emergence of international terrorism has brought a sense of social alarm in Western democracies. The elusive transnational phenomenon of foreign fighters and lone wolves complicates the prevention of terrorist attacks and forces legislators to identify adequate criminal law responses. The evolution of international terrorism and the recent violent attacks committed in different parts of Europe have given rise to a process of criminal law reforms to cope with terrorism at the different levels of the legal system (international, regional, and national). In Europe, this process is heading towards a more and more intense, two-facetted approximation between the counter-terrorism legislations of the Member States of the European Union: the spontaneous and horizontal harmonisation between those States, and the induced and top-down harmonisation. The anti-terrorist criminal law has been extended and stiffened for preventive if not precautionary purposes, with the aim of facilitating the anticipated intervention of the law enforcement authorities to neutralize the greatest possible number of aspiring terrorists who have committed preparatory acts (or pre-preparatory acts) of possible attacks. However, the completely atypical structure of the terrorist offences with respect to the fundamental principles of the criminal matter, the interference of the same crimes with different fundamental freedoms and the interweaving of substantive criminal law with procedural and administrative provisions, place the legitimacy of these offences in strong doubt. Moreover, beyond its skill to incapacitate individuals for a long time before they harm legal interests and goods, the suitability of the new hyper-radicalized anti-terrorist criminal law to deploy general-preventive mass effects and, especially, to resocialize terrorists is equally controversial. It is therefore necessary to analyse the essential profiles of the new anti-terrorism criminal law in this field in order to identify in which direction (the restricted protection of fundamental rights, the fight against the terrorist type of perpetrator, or the open war against an enemy) the European harmonisation of counter-terrorism criminal law is proceeding. This comparative survey on a European scale also maps the biunivocal relationship between the national and supranational legal sources. This law reforms end up triggering a circular relationship of normative models on a continental scale, which conceals a shared political responsibility between States and supranational organizations for the punitive excesses often denounced by scholars but censored much more rarely by constitutional judges.
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Nicolussi, Plezzo Jessica <1992&gt. « Schio ottocentesca : storia e analisi di una città attraverso lo studio dei processi penali austriaci ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13019.

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Si tratta di una tesi in Antropologia svolta con una ricerca di campo inusuale: attraverso l'analisi dei faldoni dei vari processi penali austriaci. Nel primo capitolo descrivo di che tipo di fonti mi sono avvalsa per scrivere la tesi e la loro specificità; nel secondo capitolo ho ritenuto opportuna fare una breve panoramica socio-culturale della città di Schio durante la dominazione austriaca; nel terzo capitolo, il più consistenze, ho estratto le tematiche più interessanti emerse dalla lettura dei processi e le ho analizzate nel dettaglio con l'obiettivo di restituire alla mia città adottiva la sua identità ottocentesca. Pratiche e usanze ormai dimenticate e/o mai conosciute sono raffiorate dai fogli di carta giudiziali. Il mio proposito è quello di far rivivere, attraverso la mia tesi di laurea, la città di Schio nel suo quotidiano, in un tempo non molto lontano ma dimenticato.
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Bandini, Sarah <1990&gt. « Profili penali del controllo endosocietario. Un'indagine sulla responsabilita per omesso impedimento del reato altrui nelle S.p.A ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9859/1/bandini_sarah_tesi.pdf.

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La responsabilità penale nel settore dei controlli endosocietari rappresenta un tema di complessità crescente. La configurazione odierna dell’organigramma delle società, caratterizzato dalla presenza di molteplici figure di controllo e dalla distribuzione delle funzioni di vigilanza tra più organi, organismi e uffici dell’ente, incide sulla possibilità di individuare in capo ai vari attori del sistema una responsabilità penale per il caso di omesso impedimento di reato che risulti commesso da altri nell’esercizio dell’attività di impresa. La presente ricerca si propone di esaminare le principali questioni sottese al tema, attraverso uno studio incentrato sull’analisi del concorso mediante omissione e sulla sua applicazione nel complesso assetto dei controlli interni alle S.p.A. L’indagine tenta in primo luogo di ricostruire gli elementi di fattispecie e di verificare le loro particolarità quando calati nel contesto societario. Si parte dall’analizzare le prime pronunce giurisprudenziali, in cui si è iniziato a considerare i controllori quali garanti dei beni coinvolti nell’attività di impresa, e si esaminano i criteri adottati per l’imputazione di questa forma di responsabilità per omissione, ponendo a confronto i dati emersi dalla prassi con le impostazioni teoriche proposte dalla dottrina. L’attenzione viene poi rivolta alle singole figure del controllo interno. Si procede a valutare per ciascuna se esista una posiziona di garanzia, in cui il soggetto risulti dotato di poteri impeditivi sull’azione illecita altrui, ex art. 40 cpv. c.p. L’ultima parte della ricerca si sofferma sulle maggiori problematiche emerse dall’analisi condotta, con l’intento di riflettere sui molteplici ostacoli che si incontrano nel ricostruire questo tipo di responsabilità nell’assetto societario.
The liability of the corporate controlling functions represents a vital issue that is becoming increasingly complex. Nowadays, the controlling system inside a joint-stock company appears as a concatenation of networks, wherein the main oversight powers are distributed among several individuals and through different bodies and offices of the company. This condition deeply affects the right to consider a subject as responsible for the crime occurred in the administration of the firm. This issue is particularly felt in Italy, where there exists a sort of «supervisory criminal liability». Corporate controllers are usually charged with complicity by omission, in the event of a crime. This research work aims to examine the most relevant aspects of the problem. The thesis presented is divided into three different sections. The first one is dedicated to a historical analysis of the Italian doctrines and of the opposing views on the supervisory liability within the current Italian jurisprudence. This part of the study is intended to detect the main features of the complicity by omission and how they act when the crime occurred within the corporate control. The second section is focused on a specific assessment of every single supervisory role in the corporate system. This study has the aim to identify the powers and duties of the controllers as well as their specific positions within the firm’s organization chart. The ultimate scope is to verify - for each of them - if they are capable of acting and preventing the crime of others in a case of corporate misconduct. The final section of this research is devoted to address the most problematic aspects of the controllers’ criminal liability and it supports the claim that - in numerous cases - the failure to prevent corporate crimes cannot be simply attributed to the responsibility of the individuals.
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Burchini, Martina. « Analisi contrastiva degli elementi di struttura e coesione testuale di sentenze penali italiane, austriache e tedesche in un'ottica traduttiva ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8153/.

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Oggetto del presente elaborato è l’analisi contrastiva di sentenze penali italiane, austriache e tedesche del più alto grado di giudizio. Le analisi sono condotte su tre corpora di sentenze, uno per ogni variante linguistica presa in considerazione, e si svolgono su due livelli: il primo prevede l’analisi degli elementi macro- e microstrutturali delle sentenze, mentre il secondo livello si concentra sugli elementi di coesione testuale con un’analisi statistica della sintassi e della semantica dei connettori testuali, la cui funzione principale è quella di costruire relazioni semantiche tra gli elementi costitutivi del testo. Con la prima analisi si vogliono mettere in risalto le differenze tra il tedesco giuridico della Germania e quello dell’Austria ed evidenziare quindi le differenti strategie traduttive che devono essere utilizzate, se si ha a che fare con varianti di una stessa lingua provenienti da due sistemi giuridici differenti. Per quanto riguarda, invece, l’analisi degli elementi di coesione testuale, il suo obiettivo è quello di verificare da una parte, se esistono delle differenze nell’uso dei connettori all’interno della lingua tedesca e dall’altra di vedere quali differenze possono esserci nell’uso dei connettori in italiano e in tedesco. Nel primo capitolo si introducono i concetti giuridici che stanno alla base del processo penale in Italia, Austria e Germania, per introdurre la materia di base dei testi oggetto dell’analisi. Nel secondo capitolo si espongono delle considerazioni relative al genere testuale della sentenza e ai fattori extra-testuali che condizionano la sua redazione. Nel terzo capitolo si espone l’analisi contrastiva degli elementi macro- e microstrutturali dei corpora di sentenze italiane, austriache e tedesche. Nel quarto capitolo, infine, si espone l’analisi sintattica e semantica dei connettori individuati nei corpora di sentenze.
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CASTAGNO, JEAN PAULE. « Il mandato europeo di ricerca delle prove. Presente e futuro del principio di mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie penali ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/14743.

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L'elaborato si propone di richiamare la nozione di cooperazione giudiziaria in materia penale; analizzare il principio del mutuo riconoscimento delle decisioni penali, svolgendo un excursus storico che mostri in quali contesti è nato il principio del mutuo riconoscimento e come ha ivi trovato applicazione; esaminare la decisione quadro relativa al mandato europeo di ricerca delle prove, evidenziando possibili criticità applicative; indagare le attuali difficoltà di attuazione dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, valutando il possibile suggerimento di soluzioni alternative.
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Rodrigues, Carlos Eduardo Afonso. « Tutela penal ambiental e princípios penais ». Pontifícia Universidade Católica de São Paulo, 2012. https://tede2.pucsp.br/handle/handle/6009.

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Made available in DSpace on 2016-04-26T20:21:20Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Carlos Eduardo Afonso Rodrigues.pdf: 2823038 bytes, checksum: a258e5db3ccdadf4928a11019d529822 (MD5) Previous issue date: 2012-10-24
The purpose of this essay is to reinforce the principle of the minimal intervention of the Criminal Law, placing it as a head principle of the modern environmental crimination and setting it as the last resort, due to its austerity and the selectivity of its penalties and of its stigmatizing character, on the battle against the unbridled consumption of the natural resources which currently occurs. Previously to the concretion of a political-criminal view of the environmental crimination, the legislative instruments used in the environmental protection were subject of a rigorous legitimacy check, finding that, from the analysis of the criminal elements in the Constitution, various are the legal-dogmatic implications that convey and the jeopardy to freedom is great, leading to serious hesitation about the aptitude of the Criminal Law to refrain harmful acts to the environment. The modest contribution that the criminal regulation can offer to the environmental protection, mainly due to the fact that it s a systemic-structural issue demanding broader solutions than the exceptional incidence of the Criminal Law, on one side, and the existence of other mechanisms formal and informal oriented to the effective protection of the environment, on the other side, bind the assumption of measures outside of the Criminal Law that aim to confront the growing environmental degradation, materializing at the same time a serious decriminalizing scheme of the criminal dispositions pertaining Criminal Environmental Law existing today
O objetivo perseguido na presente dissertação é o de fortalecer o princípio da intervenção mínima do Direito Penal, colocando-o como princípio reitor da moderna incriminação ambiental e fincando-o como última alternativa, mercê da severidade e seletividade de suas sanções e de seu caráter estigmatizante, no combate à desenfreada consumação dos recursos naturais que se verifica na atualidade. Antes da concreção de um olhar político-criminal a respeito da incriminação ambiental, os instrumentos legislativos utilizados na proteção do ambiente foram objeto de rigoroso filtro de legitimidade, verificando-se que, à luz da principiologia penal cravada no Texto Maior, são múltiplas as implicações jurídico-dogmáticas que deles advêm e os riscos à liberdade, inúmeros, fazendo pairar forte dúvida sobre o potencial do Direito Penal de refrear atos lesivos ao meio ambiente. A modesta contribuição que a normatividade penal pode oferecer para a tutela do ambiente, sobretudo por se cuidar de problema estrutural sistêmico que demanda soluções mais abrangentes que a excepcional e episódica incidência do Direito Penal, por um lado, e a existência de outros mecanismos formais e informais vocacionados à eficaz do bem jurídico-ambiental, por outro, impõem a adoção de medidas extrapenais com vistas ao enfrentamento da crescente degradação ambiental, concretizando-se ao mesmo tempo um sério programa descriminalizador das disposições penais pertinentes ao Direito Penal Ambiental hoje existentes
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Marcolin, Francesca <1984&gt. « Processi penali celebrati a Padova in un periodo di transizione : 1797-1801. Inventario archivistico analitico delle bb. 469-493 del fondo "Archivio giudiziario criminale" ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6083.

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La tesi ha come oggetto l'inventariazione delle buste nn. 469-493 del fondo "Archivio giudiziario criminale" conservato nell'Archivio di Stato di Padova; esse contengono soprattutto fascicoli di processi penali celebrati a Padova e nel territorio circostante in un periodo di repentini cambiamenti politici, ossia tra gli ultimi anni del secolo XVIII e il primo del XIX. Di queste carte sono state redatte delle schede archivistiche descrittive, si è inoltre ricostruita la storia del fondo e quella dei soggetti produttori. Le schede sono state indicizzate per consentire maggiori chiavi di accesso alla documentazione descritta.
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Junior, João Bosco Leite dos Santos. « Critérios jurídicos-normativos na determinação da pena : análise dos discursos em torno da finalidade da punição ». Universidade de São Paulo, 2014. http://www.teses.usp.br/teses/disponiveis/2/2136/tde-20012015-133648/.

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Esse trabalho sintetiza a busca por uma orientação alternativa para o tratamento teórico-prático da determinação judicial da pena, com destaque especial para as particularidades referentes à fixação da pena-base. Para tanto, de saída, foi revisitado o discurso tradicional sobre a punição, de sorte a explicitar, já a partir desse campo de legitimação da pena, algumas das principais limitações das abordagens ditas oficiais a respeito dos fundamentos e finalidades atribuídos à reprimenda penal. Em seguida, buscou-se empreender uma crítica materialista da punição, o que foi feito por meio de uma abordagem histórico-social da pena e das instituições penais, das quais se examinou a origem e consolidação, até o desaguar no atual quadro de encarceramento em massa. Por fim, analisou-se as principais contribuições teóricas ao debate sobre a determinação da punição, de maneira a que fossem aduzidas as suas mais graves insuficiências, e, ao cabo, esboçou-se indicações, ainda que gerais, voltadas a uma atuação penal fundamentalmente referenciada na necessidade de se minorar os efeitos reconhecidamente dessocializadores do cárcere.
This paper summarizes the search for an alternative orientation to the theoretical and practical treatment of judicial sentencing, with particular attention to the particularities regarding the base sentencing. To do so, the traditional discourse on punishment was revisited, in order to clarify, from this field of penalty legitimacy, some of the main limitations of the so called official approach concerning the foundations and purposes attributed to criminal reprimand. Next, we sought to undertake a materialist critique of punishment, which was done through a socio-historical approach of sentences and penal institutions, whose origin and consolidation was examined, to the current flow of mass incarceration. Finally, the main theoretical contributions to the debates on the determination of punishment were analyzed, so that they were put forward to its most serious shortcomings, and indications were laid out, albeit general, geared primarily to a criminal action referenced on the need to mitigate the well known disocialisating effects of the jail.
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Schneider, Ingrid. « Individualização da pena e violência simbólica ». Pontifícia Universidade Católica do Rio Grande do Sul, 2013. http://hdl.handle.net/10923/1867.

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This research has been focused on the individualization of punishment, understanding it as a symbolic exercise of violence coming from the legal field, staring from approaching penal theories produced by the Penal Dogmatic, which are, in fact, theories that aim to provide legitimacy to the state monopoly when punishing. The individualization of punishment, tributary from retributive and prevention theories, has taken place in the Brazilian criminal ordering as a fundamental right with constitutional entry. Although its basis has been saving the principle of penal proportionality, it has also constituted one more dispositive for the movement of penal rationalization, fixed on a complex quantification system, apparently turned to humanization. The solution found by the Brazilian legal and criminal ordering for the individualization of punishment, strongly deliberating the circumstances that not only meet the author’s individual characteristics, but also tends to direct sentences in the pathway of Criminal Law by him, has maintained present, this way, the etiological pattern of legal and criminal positivism. Thereby, the analysis of a sample of first degree condemnation sentences on theft or simple stealing and drug traffic crimes practiced in Porto Alegre, selected from criminal appeals addressed to TJRS in 2009 and 2010, aim to demonstrate the hypothesis that, beyond reproducing law terms literally without justifying them, has indicated that criminal dosimetry was permeated by notions of common sense, what currently has signified a strong punitive tendency. It is not possible, however, to affirm that individualization criteria have been applied in most of the sentences. Therefore, they have specially predominated on stealing and traffic cases, onerous punishments, and being executed in closed regime, regardless of dealing with criminality mostly unarmed, non-organized, disperse and with agents and victims from popular extraction, characterizing, thus, the selectivity of the criminal system. Such symbolic exercise of violence has been understood – once it means imposing submission and exclusion, as if it were the scientific application of canonic texts - as revealing the strong presence of anti-guaranteed tendencies in the magistracy of the first degree.
A presente pesquisa foca-se na individualização da pena, compreendendo-a como exercício da violência simbólica a partir do campo jurídico. Parte-se da abordagem das teorias da pena que a Dogmática Penal produziu, que são de fato teorias que visam a dar legitimidade ao monopólio estatal de punir. A individualização da pena, tributária das teorias retributivas e preventivas, tem lugar no ordenamento jurídico brasileiro como um direito fundamental com assento constitucional. Embora tenha por fundamento resguardar o princípio da proporcionalidade das penas, constitui-se em mais um dispositivo do movimento de racionalização da pena, assentado em um complexo sistema de quantificação, aparentemente voltado à humanização. A solução encontrada pelo ordenamento jurídico-penal brasileiro para a individualização da pena, com a forte ponderação das circunstâncias que dizem com as características individuais do autor, tende a direcionar as sentenças na senda do Direito Penal do autor. Mantém assim presente a matriz etiológica do positivismo jurídico-penal. A análise de uma amostra de sentenças condenatórias de primeiro grau em crimes de furto e roubo simples e tráfico de drogas praticados em Porto Alegre, selecionadas a partir de apelações-crime dirigidas ao TJRS nos anos de 2009 e 2010, visa demonstrar a hipótese de que, além de reproduzir de forma literal os termos da lei sem fundamentá-los, a dosimetria da pena é permeada de noções de senso comum, o que na atualidade significa forte tendência punitivista. Não se pode, afirmar que na maioria das sentenças se aplicou critérios de individualização. De modo que, prevalecem especialmente em casos de roubo e tráfico, penas gravosas e cumpridas em regime fechado, a despeito de se tratar de uma criminalidade majoritariamente desarmada, não organizada, dispersa e com agentes e vítimas de extração popular, caracterizando assim a seletividade do sistema penal. Entende-se que tal exercício da violência simbólica - pois se trata de impor a submissão e exclusão, como se de aplicação científica de textos canônicos se tratasse - revela a forte presença de tendências antigarantistas na magistratura de primeiro grau.
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Toledo, Sandoval Marcela, et Ramírez Ana María Bravo. « Tribunales penales internacionales y causales eximentes de responsabilidad penal internacional ». Tesis, Universidad de Chile, 2005. http://www.repositorio.uchile.cl/handle/2250/107557.

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Memoria (licenciado en ciencias jurídicas y sociales)
Este trabajo tendrá por objeto el análisis de los artículos pertinentes en los estatutos de los tribunales internacionales que regulan las causales eximentes de responsabilidad penal y la aplicación que de ella ha hecho la jurisprudencia de los mismos.
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McAra, Lesley. « Parole in the penal system : towards a relational theory of penality ». Thesis, Open University, 2001. http://oro.open.ac.uk/18911/.

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This thesis aims to develop a theoretical model which explains how the penal realm functions qua system. A second aim is to use this model to challenge a number of contemporary theories of penal transformation (as advanced in the works of Malcolm Feeley and Jonathan Simon, David Garland and Tony Bottoms). Using empirical evidence from the Scottish Parole System, the argument is developed over the course of three case studies, each of which explores a different dimension of systemic functioning: the development of penal policy, the implementation of penal policy; and the decision-making practices of agents working within the system. The findings from the case studies suggest that the penal system functions in a manner akin to an eco-system in which there is a high level of interdependency and struggles for power and control between key sites in the system. The relative balance of power between these sites is determined by both extra and intra-systemic processes. The nature of these processes, in turn, indicates that penal transformation is more contingent and nuanced than contemporary theories would suggest. Transformation is most likely to occur under conditions of extra or intra-systemic strain; where tensions between the cultural practices of the system and the physical and conceptual space within which it is located, become too great to be sustained.
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McAra, Lesley. « Parole in the penal system : towards a relational theory of penality ». n.p, 1999. http://oro.open.ac.uk/18911.

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Rohde, Iturra Herbet. « Aspectos jurídicos penales relevantes del artículo 288 bis del código penal ». Tesis, Universidad de Chile, 2018. http://repositorio.uchile.cl/handle/2250/165761.

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Tesis (magíster en derecho penal)
Actividad Formativa Equivalente a Tesis (AFET)
La presente investigación propone un análisis de los tipos penales del inciso 1º y 2º del artículo 288 bis de nuestro Código Penal, especialmente en atención al elemento de la -—ausencia de—justificación razonable, contenida en el inciso 2º del citado artículo; delito que ha sido objeto de casi nulo análisis por la doctrina y la jurisprudencia. Así, se analiza el sentido, alcance y consecuencias jurídico penales de esta expresión, exponiendo las distintas posiciones que existen al respecto y sus consecuencias dogmáticas en el ámbito penal, en el sentido de intentar establecer si se trata de un requisito del tipo objetivo, una causal de justificación, una condición objetiva de punibilidad o bien un requisito de procesabilidad, expresando así nuestra postura al respecto, según la cual estamos en presencia de una auténtica causal de justificación y no en presencia de las otras alternativas enunciadas, refiriendo las razones que esgrimimos para adoptar tal posición y las consecuencias jurídico penales que de ello se derivan. También nos adentramos en nuestra investigación en la aplicabilidad —o no— de esta causal de justificación a la hipótesis del inciso 1º del artículo 288 bis del Código Penal; respecto del lugar, momento y cómo debe proporcionarse esta justificación razonable; el eventual conflicto que, en principio, pudiera existir y presentarse entre el derecho a guardar silencio y esta justificación razonable que, a nuestro juicio, siempre será de cargo de la defensa probar; revisando, por último, el escaso tratamiento que le ha dado la jurisprudencia a este delito.
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Clementel, Fabiano Kingeski. « A ideologia no processo penal brasileiro a partir dos sistemas processuais penais ». Pontifícia Universidade Católica do Rio Grande do Sul, 2011. http://hdl.handle.net/10923/1881.

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Made available in DSpace on 2013-08-07T18:44:27Z (GMT). No. of bitstreams: 1 000431357-Texto+Parcial-0.pdf: 255003 bytes, checksum: f6891ce863f204516e1ada11a2afbb1d (MD5) Previous issue date: 2011
Visando auxiliar na compreensão de um “novo” Processo Penal brasileiro, esta dissertação analisa, numa perspectiva de confronto, os fundamentos ideológicos do Código de Processo Penal atual, a partir da leitura de sua exposição de motivos, com o processo de (con)formação ideológica dos discursos reformistas oficiais presentes no Projeto de Reforma Global do CPP (PLS 156/2009). A ideologia do processo penal é o foco deste trabalho, a ser examinada a partir dos sistemas processuais penais. O problema é enfrentado sobre diferentes campos do saber, delimitando-se a discussão sobre as implicações político-práticas na seleção de um modelo de sistema de processo penal que se mantenha vinculado ao Estado Democrático de Direito, opção político-constitucional brasileira. A área de concentração desta pesquisa é Sistema Penal e Violência. Está vinculada à linha de pesquisa Sistemas Jurídico-Penais Contemporâneos. O método de pesquisa utilizado desmembra-se em três modalidades: (a) Método de investigação: histórico; (b) Método de pesquisa: hermenêutico; e (c) Método de procedimento: bibliográfico e documental. Pelo método de investigação histórico analisam-se os sistemas processuais penais e comparam-se os atuais discursos com os discursos dos elaboradores do Código de Processo Penal vigente, presentes na exposição de motivos dos referidos textos legais; pelos métodos hermenêutico e de procedimento são extraídos conteúdos pertinentes das obras referentes ao tema, de forma crítica e exegética. As contradições existentes nos sistemas processuais acusatório e inquisitório puros; a manutenção, no PLS 156/2009, da dicotomia sistema acusatório/sistema inquisitório; a proposta de análise dos sistemas processuais pelos tipos ideais de organização do Estado e, por consequência, do Poder Judiciário, numa perspectiva comparativa, com a proposta de tratamento ao princípio acusatório como uma meta-garantia; e o papel dos juristas, especialmente da magistratura, para uma necessária leitura constitucional do processo penal brasileiro, são as conclusões a que se chegou no final deste trabalho.
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Paulo, Alexandre Ribas de. « A informalidade na resolução de conflitos penais intersubjetivos e no processo penal ». Florianópolis, SC, 2006. http://repositorio.ufsc.br/xmlui/handle/123456789/89183.

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Dissertação (mestrado) - Universidade Federal de Santa Catarina, Centro de Ciências Jurídicas. Programa de Pós-graduação em Direito
Made available in DSpace on 2012-10-22T17:45:51Z (GMT). No. of bitstreams: 1 226228.pdf: 1245319 bytes, checksum: 91497d923cde0f2e246806d601fa55ce (MD5)
A presente Dissertação consiste em uma investigação histórica sobre os mecanismos informais de resolução de conflitos penais intersubjetivos de menor gravidade e os métodos formais de efetivação do ius puniendi dos Estados soberanos por intermédio do Direito Penal e Processual Penal. A pesquisa está dividida em três capítulos: no primeiro são abordadas as características da cultura jurídico-penal no Mundo Romano e Alta Idade Média Ocidentais, buscando-se compreender as diferenças existentes entre o Direito Penal declarado pelos soberanos e os métodos (informais) de resolução de conflitos penais interpessoais; no segundo capítulo são destacadas as mudanças ocorridas na cultura jurídico-penal na Europa ocidental com a reativação do Direito Romano e o impacto causado pelas idéias iluministas no Direito Penal oficial e nos métodos não estatais de resolução de conflitos penais intersubjetivos; no terceiro capítulo são contempladas as características da cultura jurídico-penal no Brasil e as construções discursivas mitológicas pertinentes ao Direito Penal e Processual Penal da atualidade. Conclui-se que, ao contrário do que é afirmado pela Dogmática jurídico-penal brasileira, o Estado soberano não permite a informalidade no Processo Penal, mas tão somente flexibiliza suas próprias normas para efetivar de maneira mais vasta o seu monopólio da violência. This dissertation is about a historical investigation on the informal mechanisms of resolution of the interpersonal penal conflict of minor gravity and on the formal methods of application of the ius puniendi,which belonged to the sovereign States, by the use of the Criminal Law and the Criminal Law Process. This research is structured into three parts: first, it is considered the characteristics of the judicial-penal culture in the Roman World and in the Western High Middle Ages, intending to comprehend the differences between the Criminal Law declared by the sovereign and the (informal) method of interpersonal penal conflicts´ resolution. Second, it is considered the changes that happened in the judicial-penal culture in the Western Europe with the reactivation of the Roman Law and with the impact of the enlightenment`s ideais in the official Criminal Law and in the non official methods of resolution of the interpersonal penal conflicts. Third, it is considered the features of the judicial-penal culture in Brazil and the mythological discursive constructions related to the Criminal Law and the Criminal Law Process presented currently. It is concluded that, differently from what is defended by the brazilian judicial-penal dogmatic, the sovereign State does not allow the informality in the Criminal Law Process, but makes its norms flexible with the intention to apply in a wide way its violence monopoly.
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Guerrero, Paredes Juan Bernabé. « La teoría de la determinación de la pena ». Tesis, Universidad de Chile, 2014. http://www.repositorio.uchile.cl/handle/2250/117590.

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Memoria (licenciado en ciencias jurídicas y sociales)
No autorizada por el autor para ser publicada a texto completo
El objetivo de nuestro estudio será dilucidar si contamos actualmente con un sistema de determinación de pena claro, que dé respuesta a las distintos problemas jurídicos a que da lugar su aplicación. Para estos efectos procederemos en primer lugar a analizar cada una de las reglas que se deben tomar en consideración para la determinación de la pena en concreto, ofreciendo a su vez un sistema de aplicación simplificado de ellas; en segundo lugar, a realizar una exposición de las principales discusiones doctrinarias y jurisprudenciales a que da lugar la aplicación de las reglas anteriores; en tercer lugar, a realizar un breve análisis de los regímenes concursales y de las instituciones que se han establecido respecto al tema.
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Conti, Francesco. « A (i)legitimidade dos laudos periciais na execução penal ». Pontifícia Universidade Católica do Rio Grande do Sul, 2008. http://hdl.handle.net/10923/1833.

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All’interno della linea di ricerca “Sistemi Giuridici-Penali Contemporanei”, nell’area di concentrazione “Sistema Penale e Violenza”, del Programa de Dopo Graduazione in Sciense Criminali da Pontifícia Universidade Católica do Rio Grande do Sul – PUCRS, la presunta tesi investiga l’esecuzione della pena privativa di libertà e la individualizzazione della pena, in particolare la realizzazione dei lodi periziali e la sua (in)esigibilità nel processo giudiziale di esecuzione criminale. Inizia per narrare lo storico della pena privativa di libertà, delimitando le forme e le finalità, cercando di dimonstrare le garanzie costituzionali previste per l’esecuzione delle pene. La ricerca delimita la forma attuale della esecuzione della pena di prigione ed investiga i fondamenti per giustificare l’intervenzione dell’Stato, analizando le responsabilità dei suoi soggetti, e la struttura ed essenza della individualizzazione della pena. Sucessivamente, si dedica al trattamento penale e la sua finalità ressocializante, identificandoli come veri miti, con le sue procedure processuali. Dopo questo abbordo teorico, arriva l’apice della ricerca, che riguarda la discussione della esigibilità o no dei lodi tecnici per la concezione dei benefici legali, affrontando la polemica nata dall’alterazione recente del articolo 112 della Legge di Esecuzioni Penali - LEP. La ricerca sul campo, a sua volta, investiga la (in)esistenza dell’individualizazione della pena e la sua forma di implementazione nei processi della Sezione delle Esecuzioni Criminali de Porto Alegre. Alla fine, il presente studio conclude che i lodi saranno legittimi, quindi esigibili, soltanto quando il Principio Costituzionale della Individualizzazione della Pena sarà implementato nella sua integralità. ita
Dentro da linha de pesquisa “Sistemas Jurídico-Penais Contemporâneos”, na área de concentração “Sistema Penal e Violência”, do Programa de Pós-Graduação em Ciências Criminais da Pontifícia Universidade Católica do Rio Grande do Sul – PUCRS, a presente dissertação investiga a execução da pena privativa de liberdade e a individualização da pena, especialmente a realização dos laudos periciais e a sua (in)exigibilidade no processo judicial de execução criminal. Inicia narrando o histórico da pena privativa de liberdade, delimitando suas formas e finalidades, buscando explicitar as garantias constitucionais previstas para o cumprimento das penas. Na seqüência, a pesquisa delimita a forma atual da execução da pena de prisão, investigando os fundamentos para justificar a intervenção do Estado, analisando as responsabilidades dos seus sujeitos, bem como a estrutura e essência da individualização da pena. Posteriormente, dedica-se ao tratamento penal e sua finalidade ressocializadora, identificando-os como verdadeiros mitos, com seus ritos processuais. Após esse aporte teórico, chega-se ao ápice da pesquisa, que é a discussão da exigibilidade ou não dos laudos técnicos quando da concessão dos benefícios legais, enfrentando a polêmica gerada pela alteração recente da redação do artigo 112 da LEP. A pesquisa de campo, por sua vez, investiga a (in)existência da individualização da pena e a sua forma de implementação em processos da Vara de Execuções Criminais de Porto Alegre. Por fim, o presente estudo conclui que os laudos somente serão legítimos, portanto exigíveis, quando o Princípio Constitucional da Individualização da Pena for implementado na integralidade.
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Schneider, Ingrid. « Individualiza??o da pena e viol?ncia simb?lica ». Pontif?cia Universidade Cat?lica do Rio Grande do Sul, 2013. http://tede2.pucrs.br/tede2/handle/tede/4909.

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Made available in DSpace on 2015-04-14T14:48:14Z (GMT). No. of bitstreams: 1 446422.pdf: 104787 bytes, checksum: c9193359ddfba2f7405987fd260a08e5 (MD5) Previous issue date: 2013-02-22
This research has been focused on the individualization of punishment, understanding it as a symbolic exercise of violence coming from the legal field, staring from approaching penal theories produced by the Penal Dogmatic, which are, in fact, theories that aim to provide legitimacy to the state monopoly when punishing. The individualization of punishment, tributary from retributive and prevention theories, has taken place in the Brazilian criminal ordering as a fundamental right with constitutional entry. Although its basis has been saving the principle of penal proportionality, it has also constituted one more dispositive for the movement of penal rationalization, fixed on a complex quantification system, apparently turned to humanization. The solution found by the Brazilian legal and criminal ordering for the individualization of punishment, strongly deliberating the circumstances that not only meet the author s individual characteristics, but also tends to direct sentences in the pathway of Criminal Law by him, has maintained present, this way, the etiological pattern of legal and criminal positivism. Thereby, the analysis of a sample of first degree condemnation sentences on theft or simple stealing and drug traffic crimes practiced in Porto Alegre, selected from criminal appeals addressed to TJRS in 2009 and 2010, aim to demonstrate the hypothesis that, beyond reproducing law terms literally without justifying them, has indicated that criminal dosimetry was permeated by notions of common sense, what currently has signified a strong punitive tendency. It is not possible, however, to affirm that individualization criteria have been applied in most of the sentences. Therefore, they have specially predominated on stealing and traffic cases, onerous punishments, and being executed in closed regime, regardless of dealing with criminality mostly unarmed, non-organized, disperse and with agents and victims from popular extraction, characterizing, thus, the selectivity of the criminal system. Such symbolic exercise of violence has been understood once it means imposing submission and exclusion, as if it were the scientific application of canonic texts - as revealing the strong presence of anti-guaranteed tendencies in the magistracy of the first degree.
A presente pesquisa foca-se na individualiza??o da pena, compreendendo-a como exerc?cio da viol?ncia simb?lica a partir do campo jur?dico. Parte-se da abordagem das teorias da pena que a Dogm?tica Penal produziu, que s?o de fato teorias que visam a dar legitimidade ao monop?lio estatal de punir. A individualiza??o da pena, tribut?ria das teorias retributivas e preventivas, tem lugar no ordenamento jur?dico brasileiro como um direito fundamental com assento constitucional. Embora tenha por fundamento resguardar o princ?pio da proporcionalidade das penas, constitui-se em mais um dispositivo do movimento de racionaliza??o da pena, assentado em um complexo sistema de quantifica??o, aparentemente voltado ? humaniza??o. A solu??o encontrada pelo ordenamento jur?dico-penal brasileiro para a individualiza??o da pena, com a forte pondera??o das circunst?ncias que dizem com as caracter?sticas individuais do autor, tende a direcionar as senten?as na senda do Direito Penal do autor. Mant?m assim presente a matriz etiol?gica do positivismo jur?dico-penal. A an?lise de uma amostra de senten?as condenat?rias de primeiro grau em crimes de furto e roubo simples e tr?fico de drogas praticados em Porto Alegre, selecionadas a partir de apela??es-crime dirigidas ao TJRS nos anos de 2009 e 2010, visa demonstrar a hip?tese de que, al?m de reproduzir de forma literal os termos da lei sem fundament?-los, a dosimetria da pena ? permeada de no??es de senso comum, o que na atualidade significa forte tend?ncia punitivista. N?o se pode, afirmar que na maioria das senten?as se aplicou crit?rios de individualiza??o. De modo que, prevalecem especialmente em casos de roubo e tr?fico, penas gravosas e cumpridas em regime fechado, a despeito de se tratar de uma criminalidade majoritariamente desarmada, n?o organizada, dispersa e com agentes e v?timas de extra??o popular, caracterizando assim a seletividade do sistema penal. Entende-se que tal exerc?cio da viol?ncia simb?lica - pois se trata de impor a submiss?o e exclus?o, como se de aplica??o cient?fica de textos can?nicos se tratasse - revela a forte presen?a de tend?ncias antigarantistas na magistratura de primeiro grau.
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Vasilescu, Cristina. « Análisis de la ejecución de las medidas penales alternativas desde una perspectiva de género ». Doctoral thesis, Universitat de Girona, 2021. http://hdl.handle.net/10803/672285.

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The main goal of this PhD dissertation is analyse the implementation of community sentences in Catalonia from a gender-responsive and criminological approach. For this a mixed methodology is used. Firstly, is carried out a quantitative research in Catalan Probation System based on representative sample of 580 men and women that served a community sentence in Barcelona and Girona in 2017 through a bivariate descriptive analysis disaggregated by gender. Secondly, is carried out a qualitative research in Girona and Barcelona to analyse, on the one hand, the experiences of women serving community sentences and know what works, what does not work and what can be improve and on the other hand, to analyse the experiences of professionals, such as probation officers, supervising and intervening with men and women offenders. For this, 38 semi-structured interviews are analyzed: 23 with women offenders, 11 with probation officers and 4 other professionals from Probation System. This research shows that there are significant gender differences that the Probation System should take into account in order to achieve an implementation of community sentences from a gender-responsive approach. Likewise, once these differences, what works, what does not work and what could be improved are known, a possible gender-responsive design of community sentences, such as unpaid work and training programs, is presented
El principal objectiu d’aquesta tesi doctoral és profunditzar en el coneixement de la execució de les mesures penals alternatives des d’una perspectiva de gènere i criminològica. Per això, s’utilitza metodologia mixta. En primer lloc, es porta a terme una investigació quantitativa sobre una mostra representativa de 580 dones i homes que van finalitzar una mesura penal alternativa a Girona i Barcelona l’any 2017. Es realitza un anàlisi descriptiu bivariat entre la variable gènere i totes les altres variables recollides. En segon lloc, es porta a terme una investigació qualitativa a Girona i Barcelona. Per una banda, s’analitza com experimenten les dones penades el compliment de la mesura penal alternativa i què funciona, què no funciona i què podria millorar segons les mateixes entrevistades. Per altra banda, s’analitza com experimenten les persones delegades i els supervisors d’entitats de treball en benefici de la comunitat la supervisió i la intervenció amb dones i homes penats. Per això, s’analitzen 38 entrevistes semi estructurades en profunditat realitzades a 23 dones penades, 11 persones delegades i 4 supervisors. Aquesta investigació evidencia que existeixen diferències per gènere significatives que el sistema d’execució penal hauria de tenir en compte per aconseguir una execució sensible al gènere i a la diversitat existent. Tanmateix, després de conèixer aquestes diferències, allò que funciona, que no funciona i que podria millorar, es presenta un possible disseny de mesures penals alternatives com els treballs en benefici de la comunitat i els programes formatius, des d’una perspectiva de gènere
Programa de Doctorat Interuniversitari en Dret, Economia i Empresa
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RUBERA, MATTEO TULLIO MARIA. « Profili costituzionali del giudizio direttissimo ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/202021.

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Il presente lavoro propone una disamina del giudizio direttissimo alla luce dei princìpi costituzionali. L’istituto in questione risponde ad un’esigenza di accelerazione procedimentale che trova, oggi, un espresso riconoscimento nell’art. 111 comma 2 della Carta fondamentale; nonché, in diverse altre sue disposizioni. Al contempo, le esigenze della celerità e della semplificazione hanno imposto soluzioni normative contrastanti con diversi princìpi costituzionali, dando luogo a contraddizioni tra le istanze di celerità e le esigenze di garanzia. Al fine di assicurare una piena conformità dell’istituto in oggetto con la Carta fondamentale, è opportuno privilegiare un’interpretazione il più possibile restrittiva delle condizioni normative che ne legittimano l’introduzione e tentare un’esegesi costituzionalmente orientata della disciplina concernente taluni aspetti dinamici.
The aim of the present study is to analyze the “giudizio direttissimo” – one of the different forms that criminal trials can take in Italy – from the perspective of the Italian Constitution. In this particular kind of trial, the accused is immediately brought before the Court to be publicly judged, without any kind of preliminary hearing to assess whether the charge is well-founded or not. On one hand, the “giudizio direttissimo” seems to be consistent with the principle – laid down in the Italian Constitution – that a trial must be held within a reasonable time of time. Indeed, the omission of the “preliminaries” – that characterize the “ordinary proceeding” – allows a saving of one year and a half, when compared to the average length of the latter. On the other hand, the course of this kind of trial, in some cases, doesn’t seem to give the accused enough time to prepare an adequate defence. Moreover, its discipline seems to be lacking in some of the most important constitutional rights. A constitutionally consistent interpretation of the “giudizio direttissimo” might help to solve the aforementioned issues, by limiting its application only to the easiest cases. In addition, some case-law which is too rigorous for the defendant should be overridden.
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