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Fasano, Annarita. « Una valutazione realista delle politiche attive del lavoro : alcune riflessioni a partire da una ricerca sul campo ». RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no 47 (octobre 2011) : 43–66. http://dx.doi.org/10.3280/riv2010-047010.

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Résumé :
Accanto alle politiche passive del lavoro, negli ultimi decenni hanno assunto una crescente importanza un'ampia gamma di misure e interventi riconducibili alle politiche attive. Tutto ciň, se da una parte apre interessanti prospettive in termini di processi di capacitazione degli utenti, dall'altra pone anche importanti interrogativi in merito all'efficacia degli interventi. Lo spostamento dell'asse delle politiche dalla dimensione macro dei grandi interventi pubblici a quella micro delle azioni orientate a singole popolazioni-obiettivo rappresenta, infatti, una sfida per i servizi per l'impiego e, in certa misura, ,anche per la valutazione delle politiche pubbliche. Quest'ultima, in particolare a partire da un utilizzo critico degli strumenti concettuali elaborati nell'ambito dell'approccio realista, puň consentire di verificare empiricamente la tenuta della retorica dell'attivazione. Al fine di offrire alcuni elementi di riflessione in questa direzione, il presente saggio presenta i risultati della valutazione di un programma di promozione dell'occupazione che, utilizzando strumenti di politica attiva, ha operato negli ultimi anni in un'area particolarmente critica dal punto di vista dell'inclusivitŕ del mercato del lavoro: il Mezzogiorno. I processi innescati dal programma, i meccanismi sottostanti la sua implementazione, la loro interazione col contesto d'uso e gli esiti inattesi dei trattamenti sono al centro della valutazione che mira a costituire un utile quadro analitico inerente i vantaggi e le criticitŕ associati all'approccio dell'attivazione.
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Nicoletta, Ricciardulli, et Tenna Fabrizio. « L'applicazione delle metodologie proposte dal manuale del Quadro Comune di Monitoraggio e Valutazione (QCMV) alla Valutazione dei Programmi di Sviluppo Rurale 2007-2013 : limiti attuali e spunti di riflessione per il futuro ». RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no 48 (janvier 2012) : 103–13. http://dx.doi.org/10.3280/riv2010-048008.

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Résumé :
Il manuale del Quadro Comune di Monitoraggio e Valutazione (d'ora in poi QCMV) definisce la valutazione come "un processo [di ricerca] che permette di giudicare gli interventi in funzione dei risultati e degli impatti [da essi determinati] e dei fabbisogni che intendono soddisfare". Questo paradigma č definito all'interno del regolamento per lo sviluppo rurale per consentire, attraverso la misurazione degli indicatori, di valutare la situazione di partenza nonché l'esecuzione finanziaria, i prodotti, i risultati e l'impatto dei programmi, verificando l'andamento, l'efficienza e l'efficacia dei programmi di sviluppo rurale rispetto ai loro obiettivi. L'articolo entra nel merito del meccanismo che la Commissione ha messo in piedi per il monitoraggio e la valutazione dei Programmi di sviluppo rurale, analizzandone le ripercussioni rispetto a ciň che dovrebbe essere la funzione degli indicatori nella valutazione e il loro senso in funzione della programmazione. Vi č un potenziale cortocircuito nella scelta di indicatori di programma, i cui target sono ancorati a stime poco consistenti, e nel dare mandato alla valutazione di basarsi sulla performance di tali indicatori per verificare l'efficienza e l'efficacia del programma. Gli autori affrontano con esempi concreti i limiti metodologici e suggeriscono un approccio alternativo per la futura programmazione.
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Savarese, Giulia, Monica Romei, Luna Carpinelli, Daniela D’Elia, Rosa Angela Villani, Marianna Giordano, Annamaria Scapicchio et Domenico Costantino. « Esperienze Sfavorevoli Infantili : un Progetto in Campania per la prevenzione e l'intervento ». MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no 3 (janvier 2021) : 113–22. http://dx.doi.org/10.3280/mal2020-003009.

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Résumé :
Il brief report riporta l'impianto progettuale e i principali risultati di un Programma finanziato dalla Regione Campania e finalizzato alla prevenzione e all'intervento nei caso di abuso e maltrattamento di minori. Esso ha avuto luogo tra il 2016 e il 2018 con lo scopo di sensibilizzare e formare gli operatori regionali sul fenomeno; di creare équipe specialistiche e multidisciplinari per la presa in carico di minori e famiglie; di far emergere e condividere le buone pratiche sperimentate. I risultati sono stati molto incoraggianti, in quanto sono emersi diversi punti di forza: la condivisione del modello sperimentale con gli operatori; l'utilizzo di strumenti clinici e sociali specialistici; il continuo lavoro di integrazione tra gli interventi delle équipe specialistiche e gli enti territoriali; la formazione degli operatori coinvolti e la sensibilizzazione degli operatori non coinvolti.
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Mariotti, Mauro. « Promozione della genitorialità e della salute mentale dell'infanzia. Riflessioni sul significato delle manualizzazioni per l'attuazione di politiche sanitarie efficaci ». RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no 56 (décembre 2022) : 5–30. http://dx.doi.org/10.3280/pr2022-056001.

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Résumé :
Le terapie sistemiche funzionano con individui, coppie, famiglie e gruppi utilizzando molti diversi tipi di interventi. Tuttavia, molti di que-sti interventi possono sembrare troppo poco basati su un rigoroso ap-proccio scientifico. In questo documento presentiamo le sfide emerse riguardo alla manualizzazione degli approcci che il settore ha prodot-to. Le terapie più riduzionistiche sono state riconosciute come il gold standard proprio per la loro manualizzazione, mentre la terapia fami-liare sistemica ha perso opportunità di influenza politica e approva-zione a causa della riluttanza ad affrontare le sfide della manualizza-zione. Sosteniamo che affinché le terapie sistemiche sopravvivano, dobbiamo trovare il modo di articolare ciò che facciamo in terapia, formazione e ricerca in modi che promuovano sia la creatività che il rigore necessari per essere efficaci. Presentiamo il programma EFTIFS e il progetto DAN, che mostrano come, attraverso l'uso di processi piuttosto che di procedure, si pos-sono produrre manuali che consentono ai terapeuti di essere comples-si e artistici quanto desiderano, ma mantengano comunque l'attenzione sul metodo scientifico che consentirà di essere riconosciuti come erogatori di psicoterapie basate sull'evidenza.
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Barbieri, Irene, Gabriele Prati, Cinzia Albanesi, Christian Compare et Elvira Cicognani. « Il ruolo delle partnership nella promozione della salute delle comunità ». PSICOLOGIA DI COMUNITA', no 2 (septembre 2020) : 63–82. http://dx.doi.org/10.3280/psc2020-002005.

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L'attivazione di partnership è da tempo riconosciuta come una componente centrale degli interventi di promozione della salute. Una questione ancora aperta riguarda come valutare la qualità del lavoro di partnership e i processi che lo rendono efficace. L'obiettivo di questo con-tributo consiste nell'esplorare se il tipo di ruolo e di contributo dato dai/alle partecipanti all'interno del programma "Guadagnare salute nei contesti di comunità" della regione Emilia Romagna (2014-2016) influisca sull'efficacia del lavoro di partnership. È stato somministrato un questionario a un campione di 238 persone (65,4% donne, età media = 51,13 anni). I risultati evidenziano che i ruoli assunti e le tipologie di contributo offerto dai/alle partecipanti influi-scono sull'efficacia della collaborazione; in particolare, sulla qualità percepita del lavoro di partnership, il senso di comunità e l'empowerment.
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Oasi, Osmano, Chiara Rossi, Antonella Barlocco et Roberto Bezzi. « Intervento precoce nella psicosi. In che modo pu&ograve ; essere utile ? Uno studio catamnestico in un centro di salute mentale i ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 4 (février 2022) : 1–7. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa13393.

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Résumé :
Scopo: L'intervento precoce nell'ambito della psicosi dimostra che, intervenendo immediatamente in presenza di sintomi psicotici, è possibile osservare un tasso di successo terapeutico elevato. Inoltre, questo tipo di trattamento massimizza l'efficacia degli interventi terapeutici includendo non solo la figura dello psichiatra, ma anche quella dello psicologo e di altre figure socio-sanitarie. Questo studio si propone di identificare trattamenti terapeutici e assistenziali innovativi e di indagare gli effetti di un trattamento integrato e multidimensionale a distanza di un anno su soggetti con stato mentale a rischio. Metodi: Il presente studio catamnestico ha osservato 30 giovani pazienti (suddivisi in due gruppi da 15) durante un anno di trattamento, confrontando il protocollo di cura standard con un intervento precoce specializzato, denominato Programma TR-43. Il trattamento terapeutico e i risultati sono stati valutati attraverso le consultazioni delle cartelle cliniche dei soggetti e della Scala di Valutazione Globale del Funzionamento (GAF) da parte dei clinici. Risultati: Il gruppo che ha partecipato al Programma TR-43 ha presentato un aumento del punteggio GAF statisticamente significativo. Tale gruppo ha visto una presenza più consistente di professionisti complementari allo psichiatra come lo psicologico, l'infermiere, l'assistente sociale e/o l'educatore di riferimento.Conclusioni: L'esito positivo osservato in tutto il gruppo del Programma TR-43 si basa su un'appropriata gestione del paziente. Un trattamento integrato e multidimensionale, come quello proposto, può quindi produrre risultati clinici migliori rispetto ad uno generico che coinvolga principalmente la figura dello psichiatra. Una riduzione della sua presenza, come nel caso del Programma TR-43, può permettere al paziente di sentirsi meno medicalizzato e più coinvolto nel suo percorso di cura. 
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Galletti, Matteo. « Diventare morali con l’aiuto delle biotecnologie ? » DILEF. Rivista digitale del Dipartimento di Lettere e Filosofia, no 1 (4 mars 2022) : 36–51. http://dx.doi.org/10.35948/dilef/2022.3285.

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AbstractIn questo saggio discutiamo gli effetti sulla libertà degli individui di un programma di bio-potenziamento morale imposto in modo trasparente tramite politiche pubbliche; per ridurre considerevolmente le minacce per la libertà e aumentare l’efficacia di questi interventi, alcuni autori propendono per distribuirli segretamente, somministrandoli ai cittadini senza che essi lo sappiano. Un programma segreto è però incompatibile con istituzioni giuste e perciò non è un’alternativa accettabile. Nemmeno un bio-potenziamento morale scelto dai singoli individui in modo volontario sembra risolvere i problemi. Sebbene sia più rispettoso delle libertà personali, va incontro a un paradosso: è molto probabile che chi ha più bisogno di migliorarsi moralmente abbia meno motivazioni per ricorrervi. La conclusione della discussione sarà quindi (parzialmente) aporetica.In this paper I discuss the effects of a program of moral bio- enhancement imposed transparently through public policy on individual freedom; some authors propose to distribute these interventions secretly, administering them to citizens without their knowledge, to substantially reduce threats to freedom and increase the effectiveness of these interventions. However, a secret program is incompatible with just institutions and therefore not an acceptable alternative. Nor does a moral bio-enhancement chosen by individuals voluntarily seem to solve the problems. Although it is more respectful of personal liberties, it runs into a paradox: it is very likely that those who are most in need of moral enhancement will have less motivation to resort to it. The conclusion of this discussion will therefore be (partially) aporetic.
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De Filippis, Vincenzo, et Gonzalo Miranda. « Aspetti etici emergenti nella tossicodipendenza : la "riduzione del danno" ». Medicina e Morale 44, no 3 (30 juin 1995) : 489–500. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1995.981.

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L'articolo si propone di esaminare sotto il profilo tecnico-scientifico ed etico la strategia sperimentata per la prima volta in Gran Bretagna e definita "Riduzione del Danno" (RD), dal termine inglese Harm Reduction. La RD è una politica sociale con la quale si intende diminuire gli effetti negativi del consumo di droga attraverso modalità favorenti il contatto con il più vasto numero possibile di tossicodipendenti al fine di avviare un numero maggiore di essi verso un cammino di responsabilizzazione e di solidarietà. Alla base della RD stanno: 1. la presa di coscienza che il problema non è la droga, ma i suoi modi d'uso; 2. un programma incentrato sulla persona piuttosto che sulla sostanza stupefacente; 3. la consapevolezza che non esistono modelli terapeutici validi per tutti. Di positivo nella RD si riscontrano le premesse sopra citate, mentre gli aspetti negativi - alla luce dell'esperienza anglosassone - sono: 1. lo svincolamento da una concreta tensione al recupero integrale della persona per cui gli strumenti adottati rischiano di reiterare la cronicizzazione della tossicodipendenza; 2. l'ideologizzazione degli interventi; 3. la prevalenza degli interessi della popolazione su quelli della persona nell'utilizzo della spesa sanitaria complessiva; 4. l'inadeguatezza numerica degli operatori. In conclusione la RD come semplice "male minore" non può essere eticamente accettata in quanto favorisce le ulteriori deresponsabilizzazione e cronicizzazione della dipendenza. La RD può invece considerarsi valida solo come fase iniziale di un progetto volto al superamento della tossicomania, attraverso strategie come un più stretto colloquio tra operatore sanitario e paziente, l'avvio a comunità terapeutiche, il reinserimento lavorativo e familiare.
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Cattorini, P., E. Bertoli, F. Buzzi, R. Gornati, A. Lazzarin, D. Morelli, A. G. Spagnolo et M. Zanchetti. « Indagine sul grado di conoscenza e di valutazione della normativa italiana in materia di prevenzione dell'AIDS ». Medicina e Morale 43, no 2 (30 avril 1994) : 273–317. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1021.

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Résumé :
L'articolo illustra i risultati derivanti dalla somministrazione di 451 questionari a pazienti affetti da Human Immunodeficiency Virus (HIV) ricoverati in reparti di malattie infettive appositamente attrezzati per la cura dell'AIDS o afferenti ai relativi ambulatori o day-hospital. In particolare, l'indagine ha inteso verificare tra le persone intervistate l'effettiva conoscenza, comprensione, valutazione ed applicazione degli articoli 5 e 6 della legge italiana n°135 del 1990 su "Programma di interventi urgenti per la prevenzione e la lotta contro l'AIDS". Tali articoli, infatti, riguardano le normative sull'accertamento dell'infezione (art. 5) e il divieto per i datori di lavoro di svolgere indagini volte ad accertare la sieropositività dei propri dipendenti (art.6). L'indagine è stata condotta in tre ospedali: Centro S. Luigi dell'Istituto Scientifico Ospedale S. Raffaele di Milano (150 questionari), Policlinico S. Matteo di Pavia (150 questionari) e Policlinico Universitario "A. Gemelli" di Roma (150 questionari). Il questionario è stato strutturato sulla base di doppie domande: una su ciò che il paziente personalmente pensa riguardo ai suoi "diritti", l'altra su ciò che il paziente pensa che la legge preveda. In generale sembra emergere che i soggetti intervistati sono coscienti di essere persone "infette", però in una comunità che tende a discriminarli. Non sembrano attendersi, inoltre, una piena tutela da parte dello Stato anche se rimangono propensi a collaborare perché la situazione cambi e sono, comunque, disposti ad accettare interventi normativi su se stessi a condizione della non discriminazione e che il loro sacrificio risulti veramente utile per la prevenzione della diffusione del contagio. Risalta, infine, l'esigenza di mantenere riservato lo stato di malattia nel luogo di lavoro.
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Stame, Nicoletta. « Come concepire la politica, come valutarla ». RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no 1 (mai 2010) : 57–74. http://dx.doi.org/10.3280/sa2010-001004.

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Recenti dibattiti sulla Evidence-Based Policy hanno discusso le sue ipotesi metodologiche su come stabilire l'evidenza, e cioč la gerarchia della robustezza dei metodi nella valutazione degli effetti dele politiche. Minore attenzione č stata dedicata al modo in cui una politica č concepita all'interno di questo approccio, vale a dire come trattamento somministrato ad un paziente (target), al fine di ottenere uno specifico risultato, con l'obiettivo poi di essere generalizzato. Questa concezione si esprime in un quadro epidemiologico come ambito disciplinare, e presuppone un'analisi controfattuale come gold standard, che ignora il processo decisionale e di attuazione, e il ruolo degli stakeholders. Sia questo modo di concepire la politica, che quello di affrontare le diverse fasi del ciclo delle decisioni politiche sono in contrasto con altre metodologie basate su differenti presupposti disciplinari e teorici, in gran parte provenienti dalle scienze politiche. Gli approcci basati sulla "razionalitŕ sinottica" considerano le politiche come interventi basati su una logica di obiettivi-mezzi-risultati, prendendo in considerazione le tre fasi, come momenti separati, e seguono una valutazione basata sugli obiettivi (goal-oriented evaluation). Gli approcci basati sulla "razionalitŕ incrementale" guardano alle politiche come ad un insieme di relazioni complesse che si sviluppano durante l'implementazione, durante la quale le politiche vengono ri-definite. I diversi approcci sono confrontati sulla base del loro modo di considerare ciň che accade durante il processo decisionale, l'attuazione del programma e la valutazione; qual č il significato di valutare gli effetti (causalitŕ), il loro modo di affrontare il contesto, e il modo in cui consentono la partecipazione dei beneficiari.
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Bruschi, Barbara, Paola Ricchiardi et Emanuela M. Torre. « Assist towards success : a project for inclusion (through) digital ». Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no 1 (30 avril 2022) : 169–87. http://dx.doi.org/10.36253/form-12426.

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Numerous studies attest, in a convergent manner in different countries, the effects on minors of the pandemic period, especially on those in educational poverty. This condition requires articulated projects, centered on emerging needs, based on research and supported by a network on the territory. The Assist towards success program was created to include lower secondary school students, for whom the pandemic has meant a significant loss of learning opportunities. The interventions envisaged a targeted use of technologies and the involvement of trainees in Education, trained in remote cognitive mediation strategies. This choice also promoted in future professionals specific skills in school support; transversal skills and responsibility towards the needs of the territory. The implementation strategies of the Assist program and its effectiveness outcomes can constitute a model for future planning, within an educational world that has been profoundly renewed by the health emergency. Un Assist verso il successo: un progetto per l’inclusione (attraverso il) digitale. Numerosi studi attestano, in maniera convergente in diversi Paesi, gli effetti del prolungarsi della pandemia sui minori, specie se in condizione di povertà educativa. Tale condizione necessita di progetti articolati, centrati sui bisogni emergenti, fondati sulla ricerca e supportati da una rete sul territorio. Il programma Un Assist verso il successo è nato per garantire l’inclusione degli studenti della scuola secondaria di I grado, per i quali la pandemia ha significato la perdita importante di opportunità di apprendimento. Gli interventi sperimentali hanno previsto un uso mirato delle tecnologie e il coinvolgimento di tirocinanti di Scienze dell’educazione, formati sulle strategie di mediazione cognitiva a distanza. Tale scelta ha anche promosso nei futuri professionisti competenze specifiche nel sostegno scolastico; abilità trasversali e responsabilizzazione rispetto ai bisogni del territorio. Le strategie di realizzazione del programma Assist e gli esiti di efficacia dello stesso possono costituire un modello per progettazioni future, in un mondo educativo profondamente rinnovato dall’emergenza sanitaria.
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FARNETI, P., G. MACRÌ, G. GRAMELLINI, M. GHIRELLI, F. TESEI et E. PASQUINI. « Curva di apprendimento nella scialoendoscopia diagnostica e interventistica per le patologie salivari ostruttive ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no 5 (octobre 2015) : 325–31. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-352.

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La scialoendoscopia è un nuovo strumento diagnostico e chirurgico che offre l’opportunità di trattare alcune patologie delle ghiandole salivari con procedure non invasive e con risultati potenzialmente superiori alle precedenti tecniche. Come per tutte le nuove tecniche, per raggiungere rapidamente risultati paragonabili a quelli riportati in letteratura, è indispensabile un corretto programma di formazione che segua una graduale curva di apprendimento. Questo include un appropriato programma diagnostico, una corretta selezione dei pazienti e la conoscenza delle possibili insidie operatorie. Abbiamo eseguito uno studio retrospettivo confrontando le prime 141 procedure (74 parotidee e 67 sottomandibolari) eseguite con questa tecnica nel nostro Dipartimento dal 2009 al 2013 con analoghe esperienze riportate in letteratura. I pazienti sono stati divisi in 3 gruppi: Gruppo A (le prime 49 procedure effettuate), gruppo B (le successive 50), Gruppo C (le ultime 42 procedure effettuate). Fra i tre gruppi non sono state evidenziate differenze statisticamente significative nei tempi medi di durata delle procedure, nella percentuale di ricorrenza della sintomatologia dopo il trattamento, nel numero di pazienti che hanno necessitato di più trattamenti e nell’incidenza di complicanze minori. Non sono state riportate complicanze maggiori. Con l’acquisizione di una maggiore esperienza da parte dei chirurghi si è evidenziato un progressivo calo del numero di interventi eseguiti in anestesia generale rispetto a quelli in anestesia locale (51% vs 18% vs 14%). Solo in tre casi su 130 ghiandole trattate (2.3%) è stato necessario eseguire un’asportazione ghiandolare. Per i calcoli salivari è stato valutato il tipo di tecnica utilizzato per l’estrazione e la percentuale d’insuccesso che era analoga nei tre gruppi (13.6% vs 15% vs 15%). I nostri risultati non differiscono sostanzialmente da quelli riportati in letteratura. Abbiamo risolto la difficoltà iniziale nella cateterizzazione del dotto con esercizi chirurgici su cadavere o su teste di maiale. La mancanza di precisione degli strumenti diagnostici radiologici può essere migliorata autonomizzando il chirurgo nell’esecuzione delle ecografie pre e post-operatorie. Viene infine sottolineata l’opportunità di creare dei centri di scialoendoscopia con un bacino di utenza di circa 1 o 2 milioni di abitanti in modo da concentrare le patologie, far fronte agli elevati costi della strumentazione necessaria e poter guadagnare la necessaria esperienza nelle gestione delle varie tecniche chirurgiche.
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Busà, Maria Grazia, Arianna Notaro et Andrea Liotto. « LA COMUNICAZIONE NON VERBALE COME STRUMENTO DI INCLUSIONE E INTEGRAZIONE : RISULTATI DI UN QUESTIONARIO ». Italiano LinguaDue 14, no 1 (26 juillet 2022) : 242–72. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18177.

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Résumé :
L’immigrazione rappresenta una sfida d’integrazione a livello locale ed internazionale e per questo negli ultimi anni sono aumentati gli interventi volti a facilitare il processo di integrazione dei cittadini di Paesi Terzi. Un’attenzione particolare viene posta a questioni di carattere linguistico, culturale e sociale. In generale, manca invece la riflessione sull’importanza del linguaggio non-verbale nella comunicazione interculturale e di come questo aggiunga una chiave di interpretazione cruciale al messaggio che viene veicolato: la mancata attenzione al non-verbale può tradursi in episodi di esclusione sociale e di stereotipizzazione che possono avere conseguenze determinanti per l’inserimento dell’individuo nella società. Si ritiene invece che una maggiore consapevolezza delle differenze nel linguaggio non-verbale esistenti tra le culture potrebbe favorire la comprensione e l’accettazione delle diversità, migliorare le relazioni personali e professionali con i migranti e favorirne l’inserimento nella società. Questo articolo presenta i risultati di un questionario creato e distribuito nell’ambito del Programma Nazionale del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) e volto a comprendere il grado di consapevolezza sul non verbale di operatori sociali a contatto con migranti provenienti da differenti realtà geografiche, sociali e religiose e a raccogliere dati utili a sviluppare un progetto che includa le dinamiche del non verbale nella formazione degli operatori che lavorano nell’ambito dell’integrazione e dell’inclusione dei migranti. Non verbal communication as a tool for inclusion and integration: results of a questionnaire Immigration represents a challenge for integration at local and international levels and for this reason, in recent years, there has been an increase in interventions aimed at facilitating the process of integration of third-country nationals. Particular attention is paid to linguistic, cultural and social issues. In general, however, there is a lack of reflection on the importance of non-verbal language in intercultural communication and how this adds a crucial key of interpretation to the message that is being conveyed: the lack of attention to the non-verbal can result in episodes of social exclusion and stereotyping that can have decisive consequences for the integration of the individual into society. On the other hand, it is believed that a greater awareness of the differences in non-verbal language between cultures could promote understanding and acceptance of diversity, improve personal and professional relationships with migrants and facilitate their integration into society. This article presents the results of a questionnaire created and distributed within the framework of the Programma Nazionale del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (National Program of the Asylum, Migration and Integration Fund) (FAMI) and is aimed at understanding the degree of awareness of non-verbal language among social workers in contact with migrants from different geographical, social and religious backgrounds, in order to collect data useful to develop a project that includes the dynamics of non-verbal language in the training of professionals working in the field of integration and inclusion of migrants.
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Mazza, Caterina, et Samuele Calzone. « Spazi di apprendimento virtuali e integrati : l’esperienza di alcune scuole italiane impegnate nei progetti ‘PON per la scuola’ nell’affrontare l’emergenza COVID-19 ». IUL Research 3, no 6 (21 décembre 2022) : 46–61. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i6.307.

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Résumé :
Negli ultimi anni il dibattito sull’educazione si è arricchito di una nuova componente che prevede, come proposto da Loris Malaguzzi (I cento linguaggi dei bambini. L'approccio di Reggio Emilia all'educazione dell'infanzia, 2010), di considerare lo spazio come il “terzo educatore”, capace di sostenere l’apprendimento in una prospettiva di inclusione e di ascolto. È ormai riconosciuto il ruolo dello spazio nei processi di rinnovamento dei sistemi scolastici, così come promosso dalle ricerche dell’OCSE: l’ambiente fisico risulta determinante nello sviluppo del benessere degli studenti (Cuyvers, 2011), nella possibilità di accedere all’istruzione e infine nell’acquisizione di competenze chiave (Von Ahlefeld, 2009). A partire dal 2020, l’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del COVID-19 ha costretto le scuole di ogni ordine e grado a ripensare la didattica online e a rivedere, di conseguenza, l’ambiente scolastico. L’iniziale sospensione delle attività didattiche in presenza e la realizzazione, successivamente, di una didattica mista (presenza-online) ha alterato l’organizzazione degli spazi scolastici, accentuando in alcuni casi forme di diseguaglianza (relative, ad esempio, all’accesso ai device tecnologici) che hanno contribuito ad aumentare il divario e la povertà educativa nei territori (Save The Children, 2 marzo 2021). In tale prospettiva, il presente studio ha approfondito la risposta che le scuole secondarie di secondo grado, all’interno dell’opportunità offerta dal Programma Operativo Nazionale PON Per la Scuola 2014-2020, hanno sperimentato in termini di didattica a distanza, durante i mesi del primo lockdown (marzo-giugno 2020) e nel primo quadrimestre dell’a.s. 2020/2021. Sono state individuate 12 scuole particolarmente attive che sono state coinvolte in una analisi qualitativa: l’indagine ha permesso anche di individuare alcuni casi virtuosi di istituti che hanno organizzato lo spazio di apprendimento virtuale sia acquistando strumentazione tecnologica per dotare il proprio istituto di attrezzature adeguate, sia offrendo una formazione specifica al corpo docente in relazione all’uso delle TIC e delle metodologie didattiche maggiormente funzionali all’erogazione della didattica a distanza e digitale integrata. L’obiettivo è capire come un ripensamento dello spazio, in forme miste (presenza-online), abbia promosso il recupero della dimensione di inclusione e di collaborazione che sono alla base dello sviluppo delle competenze: l’ambiente fisico facilita infatti l’espressione di bisogni e di esigenze specifiche ma richiede, allo stesso tempo, una metodologia didattica adeguata e una disponibilità di tecnologie. Questa analisi intende cogliere le prospettive di miglioramento e gli ambiti su cui sarebbe auspicabile pianificare interventi di tipo formativo e di supporto alle scuole per il futuro, oltre che estendere ulteriormente l’analisi esplorando altre realtà. Un’ulteriore prospettiva di ricerca futura potrebbe coinvolgere gli studenti che hanno sperimentato la didattica a distanza in una riflessione meta-cognitiva sul loro processo di apprendimento in relazione allo spazio fisico e virtuale in cui si svolge la relazione pedagogica.
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Delogu, Rosalia, Nicola Malloggi, Valentina Pedani et Eniko Tolvay. « Gli interventi per l'inclusione e per la riduzione dell'abbandono scolastico nel Programma Operativo Nazionale 2014-2020 "Per la scuola : Competenze e ambienti per l'apprendimento". Un modello descrittivo dell'impatto delle iniziative delle scuole sul comportamento scolastico degli studenti ». WELFARE E ERGONOMIA, no 2 (avril 2019) : 167–86. http://dx.doi.org/10.3280/we2017-002009.

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Ferrucci, Giuseppe, Giovanni Sorrentino, Alfonso Della Corte, Antonio Nigro, Giuseppina Moccia, Rosetta Frammartino, Emanuela Santoro, Francesco De Caro et Giovanni Boccia. « Studio osservazionale sull’adesione alla pratica vaccinale degli Operatori Sanitari dell’AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona ». La Sanita pubblica. Ricerca sul campo., 2020, 91–102. http://dx.doi.org/10.48268/sanita/2020/0001.10.

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Résumé :
La vaccinazione rappresenta uno degli interventi più efficaci e sicuri a disposizione della Sanità Pubblica per la prevenzione primaria delle malattie infettive]. Questa pratica comporta benefici non solo per un effetto diretto sui soggetti vaccinati ma – con il raggiungimento di elevate coperture vaccinali – anche in modo indiretto riducendo la circolazione di patogeni e inducendo la protezione di soggetti non vaccinati (herd immunity). Numerose evidenze dimostrano, infatti, che la vaccinazione è uno degli interventi sanitari di maggior successo e con il miglior rapporto costo/efficacia. In Italia i dati di copertura vaccinale del personale sanitario non sono raccolti routinariamente; studi ad hoc mostrano tassi molto bassi sia durante le stagioni epidemiche che in corso di pandemia. A differenza di quanto si è portato a pensare, gli operatori sanitari, per la loro scarsa propensione a sottoporsi ai vaccini, sono un anello debole ampiamente documentato nella catena di trasmissione delle malattie infettive. I tassi di vaccinazione oscillano da un anno all’altro in relazione ai falsi allarmi riportati dalla cronaca, esattamente come accade nella popolazione generale. Al fine di implementare interventi di promozione della vaccinazione, determinare la copertura vaccinale degli operatori sanitari, le loro caratteristiche anagrafiche e professionali in relazione allo stato vaccinale, la comparsa di eventi avversi, l'efficacia sul campo del vaccino e i motivi della vaccinazione/non vaccinazione, è stato condotto dall’UOC del Programma Infradipartimentale di Igiene Ospedaliera ed Epidemiologia dell’AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona “Scuola Medica Salernitana” uno studio trasversale di prevalenza tramite somministrazione di un questionario standardizzato e pretestato nel contesto dell’AOU.
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D'Avino, Presidente : M. « XIX Congresso Regionale FADOI Campania, Napoli, 5-6 marzo 2020 ». Italian Journal of Medicine, 27 février 2020, 1–33. http://dx.doi.org/10.4081/itjm.2020.s1.

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Résumé :
Il XIX Congresso Regionale della FADOI Campania si terrà il 5 e il 6 marzo 2020 presso l’Auditorium dell’Ospedale Fatebenefratelli di Napoli. Il suo titolo è: “... anche in salita il cammino prosegue”, volto a sottolineare la tenacia delle Medicine Interne Ospedaliere nel volere continuare il loro percorso per migliorare la qualità dell’assistenza, anche tra le mille difficoltà sociali, organizzative, economiche, burocratiche e strutturali tra le quali si dibatte il nostro Sistema Sanitario Nazionale, specialmente nella nostra regione. Anche quest’anno il XIX Congresso Regionale della FADOI Campania si concentra su aspetti clinici legati alla complessità, fragilità, cronicità, criticità dei pazienti ricoverati nei reparti di Medicina Interna. La sua struttura ricalca sostanzialmente quella dello scorso anno e che ci ha garantito un elevato profilo scientifico e una buona interattività con la platea. Nei due giorni di lavori congressuali il programma prevede quattro sessioni articolate su workshop, presentazione di casi clinici, circa dieci letture, due delle quali tratteranno “patologie rare”, perché l’Internista è lo specialista delle “diagnosi difficili” e che se esistono centri di riferimento per il trattamento di queste patologie, a tali centri queste patologie possono essere indirizzati solo se la diagnosi viene fatta. Questo è, appunto, il compito dell’Internista e, d’altra parte, se tali diagnosi vengono ipotizzate e poi realizzate forse scopriremo che esse non sono poi “rare” come sembrano. Un’altra lettura sarà dedicata ai prodotti per il fumo a “rischio modificato”, argomento di grande attualità e sul quale è necessario fare conoscenza, per far sì che il fenomeno venga quantomeno gestito dai dottori e non dalla pubblicità delle grandi industrie. Sono previsti sei workshop che affronteranno argomenti di grande attualità, con un coordinatore che guiderà un team di esperti, ai quali verranno posti quesiti d’importante impatto clinico e gestionale, anche dall’uditorio. Vi sarà l’abituale tavola rotonda a quattro voci sulle ultime novità e sui punti di forza degli anticoagulanti orali diretti. In entrambe le giornate il congresso avrà inizio con una sessione di comunicazioni e sarà allestita anche una sessione poster, in uno spazio dedicato in modo da poter dare ampio respiro anche ai poster. In contemporanea con il Congresso FADOI, nella giornata del 5 marzo si svolgerà il Congresso dell’Associazione Infermieristica ANIMO, con interventi dedicati alla gestione di tecniche infermieristiche (VAC Therapy, NIV, Stomie) che sono ormai quotidianamente utilizzate nei reparti di Medicina Interna. Maria D’Avino Presidente FADOI Campania
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