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Dai Prà, Mirko. « Uno studio di caso di paziente con Disabilità Intellettiva e disturbo Bipolare in contesto residenziale : comportamenti aggressivi, furto, Qualità della Vita e terapia farmacologica. Un intervento Comportamentale e Cognitivo. » RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 2 (septembre 2020) : 115–40. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2020-002007.

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Résumé :
Il presente lavoro si pone lo scopo di descrivere un intervento diretto ad un paziente con disabilità cognitiva e disturbo Bipolare e la valutazione degli esiti rispetto a: comportamenti di aggressività e furto, terapie farmacologiche assunte e Qualità della Vita. Metodo: È stato utilizzato un intervento integrato con tecniche di tipo Comportamentale e Cognitivo condotto dall'équipe riabilitativa a seguito di valutazione funzionale del caso con modello Comportamentale ABC (Antecedenti Behavior Conseguenze) con un paziente di 41 anni con disabilità cognitiva di tipo moderato e disturbo Bipolare. L'intervento è stato progettato con modelli di condizionamento operante e l'équipe riabilitativa è stata istruita. Al primo intervento è seguito un secondo additivo di token economy volto a rinforzare i comportamenti acquisiti. In fine è stato eseguito un intervento di tipo Cognitivo seguendo i principi della psicoeducazione ed è stato adattato alle capacità di comprensione dell'utente. Gli outcome sono stati il tipo e la quantità di farmaci assunti, il numero di comportamenti aggressivi e di comportamenti di furto, i risultati relativi alla Qualità della Vita percepita. È stato condotto uno studio di caso. Risultati: Sono diminuiti comportamenti di Aggressività e furto, diminuita l'assunzione di Benzodiazepine e di Antipsicotici, diminuita la somministrazione di terapie meccaniche restrittive quali terapia al bisogno Intra Muscolo e isolamento in camera, migliorata la Qualità della Vita nei domini Ruolo e salute Fisica, Salute in Generale, Vitalità, Attività Sociali Ruolo e Stato emotivo. Conclusioni: L'intervento si è dimostrato efficace a livello di decremento di comportamenti problema, diminuzione dei farmaci assunti e di Qualità della Vita percepita. Il lavoro offre spunti di riflessione relativi ai fattori del gruppo di lavoro e dei singoli che possono favorire l'intervento.
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Pagano, Ludovica. « IO, TU e i NOSTRI figli : uno sguardo alla famiglia omogenitoriale ». RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no 53 (juin 2021) : 75–95. http://dx.doi.org/10.3280/pr2021-053005.

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Résumé :
In questo articolo, l'autore ha la finalità di mettere in luce le fami-glie omogenitoriali, con lo scopo di indicare delle linee guida utili per coloro che intendono lavorare con queste tipologie di famiglie. Le ricerche evidenziano che non c'è una relazione tra l'orientamento sessuale dei genitori e qualsiasi tipo di misura dell'adattamento emotivo, psicosociale e comportamentale del bambino. Ad ogni modo, il terapeuta, oltre alle specificità che caratterizzano queste famiglie, deve tenere conto delle proprie risonanze emotive e di eventuali limiti rispetto alla possibilità di presa in carico di questi particolari nuclei familiari, per evitare di compiere interventi inefficaci o addirittura dannosi e lesivi.
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Bazzoni, Alessandro, Pierluigi Morosini, Gabriella Polidori, Maria Laura Rosicarelli et David Fowler. « The use of group cognitive behaviour therapy in a routine acute inpatient setting ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, no 1 (mars 2001) : 27–36. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008514.

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RIASSUNTOScopo – Lo scopo di questo lavoro è di descrivere un modello di intervento di gruppo di tipo cognitivo comportamentale applicato in condizioni di routine a pazienti psicotici acuti durante il ricovero in un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) e di riportare le prime valutazioni di efficacia. Disegno – Il disegno dello studio è di tipo pre–post. E'stato fatto un confronto delle variabili in studio tra il 1997 e il 1998, anno in cui è stata introdotta la Terapia Cognitivo Comportamentale (TCC) di gruppo. Setting –SPDC, S. Filippo Neri di Roma, 1998. Principali misure utilizzate – Sono state valutate e confrontate le seguenti variabili: riammissioni, trattamenti sanitari obbligatori, episodi di violenza, contenzioni fisiche, fughe dal reparto. E'stata anche accertata l'opinione dei pazienti nell'ultimo trimestre del 1998. Risultati – Al gruppo di TCC hanno partecipato 385 pazienti (79% dei pazienti ammessi), ognuno dei quali ha partecipato in media a 4 sessioni. Il 59% dei pazienti che ha preso parte al gruppo aveva una diagnosi di schizofrenia o di disturbo paranoideo. Rispetto al 1997 i Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO) complessivi sono diminuiti di 1/3, le riammissioni di 1/3 e i TSO nelle riammissioni di 3/4 (p<0.05), gli episodi di violenza di più della metà (p<0.001), le contenzioni fisiche e gli allontanamenti dal reparto non autorizzati sono praticamente scomparsi. L'opinione dei pazienti sull'utilità dell'intervento di gruppo è stata molto favorevole. Conclusioni – E'probabile, anche se non certo, che i miglioramenti riscontrati siano dovuti all'intervento in esame. La maggior parte dei pazienti ricoverati ha trovato utile partecipare al gruppo e alcuni hanno chiesto di poter continuare a frequentarlo anche dopo la dimissione. Questi risultati preliminari sono molto promettenti e ci auguriamo che costituiscano uno stimolo affinché questo intervento possa essere applicato e valutato in altri SPDC.
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Angelucci, Anna. « La scuola di tutti e per ognuno. Meritocrazia selettiva e cooperazione inclusiva ». SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no 45 (février 2013) : 45–52. http://dx.doi.org/10.3280/las2012-045004.

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La cooperazione appare, sia da un punto di vista biologico sia da un punto di vista culturale, come una modalitÀ comportamentale che gli esseri umani hanno sviluppato per garantirsi vantaggi evoluzionistici di tipo individuale e/o sociale. Anche nell'attivitÀ pedagogica e formativa, l'approccio cooperativo, centrato sulla costante valorizzazione dei processi di apprendimento nel percorso d'istruzione, costituisce la scelta privilegiata dai docenti italiani, nelle scuole di ogni ordine e grado. Tuttavia, negli ultimi anni, con l'istituzione di un sistema di valutazione nazionale (Invalsi), il Miur sta introducendo nuove forme di competizione tra docenti, studenti, classi e scuole, adottando modelli anglosassoni basati sul paradigma della meritocrazia misurata attraverso test standardizzati. Forme di competizione che favoriscono la diffusione di comportamenti opportunistici e individualistici e che impediscono la realizzazione del fine ultimo dell'istruzione e della conoscenza: l'emancipazione da condizioni di partenza svantaggiose o inique e l'acquisizione di un ventaglio di capacitÀ soggettivamente significativo per formulare e realizzare il nostro progetto di vita.
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Verardo, Anna Rita. « Esperienze traumatiche e ADHD ». PSICOBIETTIVO, no 2 (juillet 2012) : 57–70. http://dx.doi.org/10.3280/psob2012-002004.

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Dopo aver inquadrato l'ADHD secondo la prospettiva cognitivo- evoluzionista ed aver offerto una breve rassegna dei principali interventi utilizzati, le Autrici propongono un originale modello di trattamento basato sulla teoria dell'attaccamento, in cui la relazione terapeutica costituisce la parte essenziale ed in cui viene integrato il trattamento EMDR sia per l'elaborazione dei traumi relazionali precoci (relativi alla storia d'attaccamento) sia per quelli secondari alle manifestazioni dell'ADHD (per es. frustrazioni scolastiche o sociali subite). Le esperienze traumatiche di tipo interpersonale, che avvengono nei primi anni di vita generano infatti una vulnerabilitŕ psicopatologica causata dalla mancata regolazione emotiva della relazione madre/figlio. Le Autrici ricordano come i sintomi di disturbi traumatici dello sviluppo possano essere erroneamente confusi con la diagnosi di ADHD, nella quale puň spesso essere riconosciuta una importante dimensione post-traumatica. Numerosi studi hanno evidenziato l'efficacia di una terapia con EMDR per i soggetti in etŕ evolutiva. Parole chiave: ADHD; EMDR; trauma; psicoterapia cognitivo comportamentale; attaccamento.
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Leveni, Daniela, Damiano Mazzoleni et Daniele Piacentini. « Cognitive-behavioural group treatment of panic attacks disorder : a description of the results obtained in a public mental health service ». Epidemiology and Psychiatric Sciences 8, no 4 (décembre 1999) : 270–75. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008186.

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RIASSUNTOScopo - In questo lavoro vengono presentati i risultati, a breve termine e dopo sei mesi di follow-up, ottenuti con un trattamento intensivo di tipo cognitivo-comportamentale di gruppo in soggetti affetti da Disturbo da Attacchi di Panico con o senza Agorafobia secondo i criteri del DSM IV. Disegno e Setting - I risultati si riferiscono ad un campione di 22 soggetti trattati presso il Centro Psico Sociale di Zogno (BG) e valutati attraverso strumenti obiettivi di autovalutazione, inerenti sia la soddisfazione di vita (SF/36) che l'and amento sintomatologico (PAAAS, MSPS, STAI-X1, STAI-X2). I dati ottenuti sono indicativi di significativi miglioramenti al termine del trattamento. Sono in corso ulteriori follow-up per valutare il mantenimento nel tempo dei risultati raggiunti. Conclusioni -Il risultato più importante appare comunque la dimostrazione che anche in un Servizio pubblico italiano di salute mentale, come in molti paesi esteri, è stato possibile trattare pazienti affetti da Disturbi d'Ansia con tecniche di dimostrata efficacia e relativamente a basso costo e soprattutto che è possibile introdurre nell'attività clinica routinaria indicatori obiettivi di esito.
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Digilio, M. Cristina. « Sindromi genetiche sottese alla disabilitŕ cognitiva grave ». CHILD DEVELOPMENT & ; DISABILITIES - SAGGI, no 3 (avril 2012) : 73–78. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-003012.

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Résumé :
L'eziologia della disabilitŕ cognitiva grave č molto complessa, tanto che la causa di questa condizione clinica rimane ancora oggi non identificabile nel 40% circa dei casi. L'inquadramento diagnostico č perň un'esigenza concreta delle famiglie, per tentare di avere piů informazioni possibili sulla prognosi della patologia, sulle possibilitŕ e metodi terapeutici piů appropriati, sui rischi di ricorrenza familiare. I metodi utilizzati per l'inquadramento diagnostico sono di tipo clinico, strumentale e laboratoristico citogenetico-molecolare. Dal punto di vista clinico l'approccio prevede la ricostruzione dell'anamnesi familiare, la raccolta di dati sul decorso della gravidanza, sul periodo neonatale e sulla storia clinica dalla nascita al momento dell'osservazione. Si stima che il 4-35% (in media 15%) dei casi di disabilitŕ cognitiva sia riconducibile ad eziologia cromosomica. Le tecniche di citogenetica molecolare sono progressivamente migliorate negli ultimi anni, con la possibilitŕ di aumentare la sensibilitŕ di diagnosi per le sindromi da microanomalia cromosomica (con la tecnica CH-Array). La sindrome dell'X fragile costituisce una delle piů frequenti cause di disabilitŕ cognitiva nei soggetti di sesso maschile, specialmente nei casi a ricorrenza familiare della patologia. Il numero delle sindromi monogeniche associate a disabilitŕ cognitiva č altissimo, e si tratta sempre di patologie singolarmente rare. In questo ambito č importante saper identificare caratteristiche cliniche che possano orientare verso una patologia specifica, allo scopo di poter ipotizzare una diagnosi clinica ed eventualmente mirare i test genetici nei casi di sindromi ad eziologia attualmente nota. Sono utili, in questo ambito, il riscontro di dismorfie particolari orientative per una sindrome specifica, la caratterizzazione anatomica delle malformazioni associate o l'eventuale presenza di epilessia, la definizione di un fenotipo comportamentale e cognitivo specifico. Č importante anche la rivalutazione clinica nel tempo, per cogliere segni di significato diagnostico che possono comparire in etŕ diverse della vita di un bambino.
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Ruberto, G., R. Angeli, R. Guagliano, D. Barillŕ, S. Signorini, E. Fazzi, M. Antonini et P. E. Bianchi. « Sviluppo della visione nei prematuri : uno studio elettrofisiologico ». CHILD DEVELOPMENT & ; DISABILITIES - SAGGI, no 1 (octobre 2009) : 33–47. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2009-001004.

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Résumé :
- Negli ultimi decenni lo sviluppo delle metodiche elettrofunzionali ha permesso di determinare in maniera oggettiva e sufficientemente precisa l'evoluzione visiva nei primi anni di vita. Nel presente lavoro viene descritto uno studio condotto su 92 nati a termine e 29 nati pretermine (tra 28 e 35 sett. di Etŕ Gestazionale). Tutti i soggetti sono stati sottoposti a valutazione elettrofisiologica con PEV flash, PEV pattern transient di tipo reversal, PEV pattern di tipo steady-state; tali esami sono stati praticati 2 volte (a 3 ed a 8 mesi di vita) nei nati a termine e 4 volte (a 3 mesi post-natali, a 3 mesi di etŕ corretta, a 8 mesi post-natali, a 8 mesi di etŕ corretta) nei prematuri. I risultati confermano l'utilitŕ degli esami elettrofisiologici nello studio della maturazione neurovisiva del prematuro.Parole chiave: maturazione visiva, potenziali evocati visivi da flash (f-PEV), potenziali evocati visivi da pattern transient (p-PEV), potenziali evocati visivi da pattern steady-state (ss-PEV), elettroretinogramma
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D'Ovidio, Fabrizio. « L'effetto dei legami positivi e negativi sulle prestazioni sportive ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 2 (avril 2013) : 62–90. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002003.

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Résumé :
L'assunto teorico dell'indagine condotta si basa sull'influenza agita sulle prestazioni dalle relazioni instaurate tra i membri di squadre sportive. L'impiego della Social Network Analysis (SNA) in questo contesto di studio si rende estremamente pertinente, dato che le squadre sportive presentano confini netti, costituiscono gruppi di soggetti ben definiti (reticoli completi), generano misure di outcome facilmente misurabili e l'efficacia dell'interdipendenza tra i propri membri produce un impatto diretto sulle performance (Lusher et al., 2010). L'unitŕ di analisi č costituita dai match disputati dalle squadre campionate, appartenenti a quattro specialitŕ sportive (pallacanestro, pallavolo, pallamano e pallanuoto) e distinti livelli di intensitŕ agonistica (dalla massima serie al dilettantismo). Attraverso gli strumenti della SNA, nell'indagine condotta vengono rilevate le relazioni interpersonali di matrice professionale e amicale: le prime misurano l'intesa di gioco e la reputazione professionale di ciascun giocatore; le seconde catturano quanto spesso gli atleti dichiarano di frequentarsi al di fuori dell'ambiente sportivo. I legami instaurati tra i giocatori vengono inoltre distinti in positivi e negativi. La ricerca si concentra perlopiů sulle relazioni di segno negativo in virtů della teoria dell'asimmetria negativa dei legami, secondo la quale gli eventi negativi stimolano una maggiore attivitŕ fisiologica, affettiva, cognitiva e comportamentale rispetto a quelli positivi o neutri (Labianca e Brass, 2006). Le medie degli indegree centrality dei legami positivi e negativi, e di tipo professionale e amicale, vengono impiegate per predire le performance collettive delle squadre, operativizzate attraverso la differenza standardizzata dei punteggi ottenuti in ciascun match. L'analisi condotta dimostra che l'appartenenza ad una serie agonistica rispetto ad un'altra influenza notevolmente l'effetto dei legami sulle prestazioni: in generale, i legami positivi si rendono premianti in termini di rendimento per le squadre professioniste, mentre quelli negativi risultano ostacolare le performance delle squadre meno professionali. Nello specifico, nelle squadre professioniste le relazioni di antipatia e di ostilitŕ tra i giocatori sono neutralizzate dall'osservanza delle regole tecniche in base alle quali essi sono chiamati ad interagire - osservanza che fa tutt'uno con la professionalitŕ loro richiesta, mentre le relazioni di segno positivo si rendono estremamente determinanti. Nel caso delle squadre non professioniste (i cui atleti percepiscono solo modesti vantaggi economici dall'attivitŕ agonistica sportiva), al contrario, i legami negativi tra i giocatori in campo (anche se in media assai meno frequenti che tra i giocatori professionisti) peggiorano sensibilmente i risultati conseguiti, mentre quelli positivi non dimostrano avere alcun effetto significativo.
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Veneselli, E. « Patologia metabolica. Inquadramento clinico neurologico ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 6 (décembre 1996) : 761–67. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900621.

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Vengono evidenziate le linee guida nell'inquadramento clinico delle affezioni metaboliche. Dopo una prima indicazione in rapporto alla loro classificazione fisiopatologica, i criteri familiari di sospetto e i criteri di orientamento (età di esordio, modalità evolutive, circostanze provocanti, patologia extraneurologica, segni e sintomi neurologici «guida») delimitano significativamente i raggruppamenti patologici possibili. In ambito laboratoristico, il bilancio integrato dei profili neurofisiologici e neuroradiologici possono evidenziare pattern di riconoscimento di patologie definite, sulla base della vulnerabilità selettiva con cui singole affezioni interessano il sistema nervoso. Sono esaminati in particolare le epilessie miocloniche progressive, le affezioni associanti neuropatia periferica, le malattie mitocondriali. Rispetto all'identificazione di un'eziologia dismetabolica, viene sottolineato il carattere insidioso delle presentazioni clinico-laboratoristiche a tipo encefalopatia non evolutiva simil post-anosso-ischemica o di tipo encefalopatia malformativa.
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Lombardi, Marco, Stefano Michelassi et Corrado Betterle. « Conoscerlo per riconoscerlo : morbo di Addison con sindrome poliendocrina autoimmune di Tipo 2 ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no 1 (19 mars 2013) : 37–42. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1000.

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Résumé :
Viene presentato un caso clinico di iposurrenalismo da morbo di Addison primitivo sviluppatosi dopo alcuni anni dalla comparsa di un morbo di Graves. Tale combinazione rappresenta una poliendocrinopatia autoimmune di tipo 2 (SPA-2). La SPA-2 è un processo autoimmune che coinvolge più tessuti endocrini (surrene, tiroide, pancreas) e non endocrini. Si ritiene che la sindrome si sviluppi in pazienti geneticamente predisposti con diversi pattern genetici del complesso maggiore di istocompatibilità MHC II. La SPA-2 è una malattia rara, avendo una frequenza di una persona affetta ogni 7000–8000 abitanti, prevale nel sesso femminile e compare a un'età media di circa 35 anni. L'iposurrena-lismo è caratterizzato da sintomi tipici (astenia, ipotensione ortostatica, calo ponderale, artromialgie, nausea, anoressia, iperpigmentazione cutanea), tuttavia non facili da interpretare, data la scarsa conoscenza della malattia. Nei casi non diagnosticati in tempo utile i sintomi possono peggiorare in rapporto a eventi stressanti che possono far precipitare i pazienti in una crisi addisoniana che può essere potenzialmente fatale. Iposodiemia, iperpotassiemia, iperazotemia, ipercalcemia associati ad aumentati livelli plasmatici di ACTH, renina, e bassi livelli di cortisolo, e alterati indici di epatolisi sono riscontri laboratoristici relativamente tardivi, così come possono esserlo i segni clinici di disidratazione. La storia naturale della malattia si manifesta attraverso varie fasi progressive: a) dapprima con presenza di autoanticorpi anti-surrene presenti anni prima all'esordio clinico, b) poi con un aumento della renina plasmatica e con la diminuzione dell'aldosterone plasmatico, c) poi con la successiva ridotta risposta del cortisolo allo stimolo con ACTH e.v. e d) infine con iperincrezione di ACTH, calo del cortisolo basale e presenza delle manifestazioni cliniche di iposurrenalismo. Il trattamento si basa sulla sostituzione ormonale degli organi endocrini coinvolti.
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Chiappelli, Marco, et Sabina Berardi. « Pattern of intervention and patients' satisfaction with Community Mental Health Service in Bologna ». Epidemiology and Psychiatric Sciences 9, no 4 (décembre 2000) : 272–81. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x0000840x.

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RIASSUNTOScopo – Verificare se il grado di soddisfazione per i servizi offerti dal CSM sia collegato ad alcune caratteristiche (sociodemografiche, cliniche, assistenziali) dell'utenza, concentrando l'attenzione sulle situazioni più “critiche”, al fine di acquisire elementi per i progetti di miglioramento. Disegno – Studio trasversale con rilevazione delle prestazioni fruite e somministrazione di uno strumento di valutazione ai pazienti con almeno un accesso ogni due mesi nel corso del 1998 e in carico al Centro di Salute Mentale. Setting – Il Centro di Salute Mentale (CSM) del Distretto Saragozza-Porto dell'Azienda USL Città di Bologna. Principali misure utilizzate – Dati del sistema informativo relativi alle caratteristiche sociodemografiche, cliniche, assistenziali di ciascun soggetto e Verona Service Satisfaction Scale (VSSS— 32). Risultati – I risultati relativi a 145 soggetti (24% della popolazione) hanno mostrato come su tre dimensioni principali (soddisfazione globale, professionalità, informazione) e quattro sottodimensioni (colloqui, aiuto economico, aiuto domiciliare, farmacoterapie) oltre il 70% degli intervistati si è dichiarata soddisfatta, giudicando sostanzialmente sufficiente il servizio. L'analisi dei punteggi meno elevati, attraverso il confronto con le variabili sociodemografiche, cliniche ed assistenziali, ha evidenziato quattro aree nelle quali, in modo differenziato, vi sono aspetti suscettibili di miglioramento della qualità del servizio: 1) accessibilità dei servizi: gli assistiti meno soddisfatti lamentano costi assistenziali troppo elevati (spese per i farmaci) e mal tollerano la frequentazione ambulatoriale con persone più gravemente disturbate; 2) coinvolgimento dei familiari: il problema è diffusamente avvertito e la critica sembra vertere sulla scarsa incisività degli interventi presso i familiari; 3) colloqui individuali: l'insoddisfazione sembra derivare dalla scarsa incisività dei trattamenti o dalla “dipendenza” dal CSM che un pattern assistenziale complesso può indurre; 4) contributi economici: gli “insoddisfatti” sono prevalentemente assistiti ai quali il CSM eroga aiuti economici diretti, spesso nell'ambito di programmi che comportano un intenso lavoro di collegamento con altre agenzie sociali e sanitarie. Conclusioni – Il grado di soddisfazione si differenzia significativamente in relazione ad alcune caratteristiche sociodemografiche e cliniche degli assistiti e in funzione a tipo e quantità di assistenza prestata, sebbene emergano aspetti apparentemente incoerenti (ad una maggior assistenza pare corrispondere un diminuzione della soddisfazione) che devono forse far ripensare al tipo di risposta assistenziale fornita a certe categorie di assistiti.
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Tedeschi, E., S. Cirillo, M. L. Del Basso De Caro, E. M. Covelli et G. Belfiore. « Un caso di Neurofibromatosi di tipo 1 “complicata” da processo espansivo cerebellare maligno con aspetti TC/RM atipici ». Rivista di Neuroradiologia 16, no 3 (juin 2003) : 445–48. http://dx.doi.org/10.1177/197140090301600319.

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A 13 year-old boy, previously diagnosed as having Neurofibromatosis Type 1 (NF1) but otherwise healthy, was referred to our Department for headache, vomiting, ataxia and VI-VII left cranial nerve palsy. Emergency head CT scan was performed, immediately followed by contrast-enhanced MR scan with Echo-Planar (EPI) water diffusibility study. A large ovalar mass lesion was evident in the left cerebellar hemisphere, hyperdense on CT, hypointense in T2-weighted images, isointense to grey matter in FLAIR and T1-weighted images, with clear mass effect on the surrounding structures, but only mild peripheral contrast-enhancement in the anterior part of the mass, these features resembling those of a desmoplastic medulloblastoma. However, the EPI Diffusion-weighted images (DWI) and corresponding Apparent Diffusion Coefficient (ADC) maps consistently showed increased water diffusivity, a pattern not compatible with the dense cell-packing typical of medulloblastomas. The pathological analysis of the surgical specimen indeed showed focal neoplastic cell clusters interspersed in a diffusely altered cerebellar cortex. Neoplastic cells exhibited large eosinophilic cytoplasma, hyperchromatic and multinucleolated nuclei, and frequent mitoses, a pattern indicative of anaplastic astrocytoma. The case presented supports the evidence that NF1 is associated with increased risk of developing several different neoplasms, beside the well-known pilocytic astrocytomas of the optic pathway. As these neoplasms may exhibit misleading imaging features at CT or “conventional” MRI study, the assessment of water diffusivity may provide useful data for reaching a correct pre-operative diagnosis, since it reflects the histological architecture of the neoplastic tissue.
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Kernberg, Otto F. « Correlati neurobiologici della teoria delle relazioni oggettuali ». SETTING, no 44 (mars 2021) : 41–77. http://dx.doi.org/10.3280/set2020-044003.

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Quella che segue è una panoramica dell'attuale concettualizzazione neurobiologica dello sviluppo precoce, rilevante per le ipotesi della teoria psicoanalitica contemporanea delle relazioni oggettuali. Mi propongo di rivedere brevemente alcune aree fondamentali dell'indagine neurobiologica che, insieme, forniscono uno sfondo neurobiologico e una base per l'analisi dello sviluppo precoce delle relazioni oggettuali interiorizzate. Le aree pertinenti dello sviluppo neurobiologico includono: l'attivazione dei sistemi affettivi, la differenziazione sé/altri, lo sviluppo di una teoria della mente e dell'empatia, l'evoluzione della struttura del Sé e lo sviluppo dei processi di mentalizzazione. Parto da una breve panoramica del concetto psicoanalitico di organizzazione di personalità, che dovrebbe aiutarci a illustrare l'interazione tra disposizioni genetiche presunte e funzioni psicologiche correlate disponibili su base costituzionale, da un lato, e la presunta influenza delle relazioni oggettuali precoci sullo sviluppo della personalità, dall'altro. Le componenti di base dell'organizzazione di personalità comprendono: il temperamento, il carattere, l'identità, i sistemi valoriali e l'intelligenza (1). Il temperamento è determinato geneticamente, su base costituzionale, e consiste nella reattività dell'organismo agli stimoli ambientali in termini di risposte affettive, cognitive e comportamentali. Da un punto di vista psicoanalitico, gli affetti come sistemi motivazionali primari sollevano delle domande sul grado in cui le pulsioni siano costituite dall'integrazione dei corrispondenti affetti positivi ("libidici") o negativi ("aggressivi") e sul grado in cui gli affetti siano espressioni delle corrispondenti pulsioni sottostanti. In ogni caso, gli affetti danno il via alle interazioni Sé/altro e l'interiorizzazione di queste interazioni, sotto forma di memoria affettiva, determina i modelli comportamentali interiorizzati (secondo la terminologia dell'Attaccamento: IWMS) ovvero delle relazioni oggettuali interiorizzate (nei termini della teoria psicoanalitica delle relazioni oggettuali). Questi modelli o relazioni oggettuali interiorizzati gradualmente andranno a determinare dei pattern di comportamento abituale integrati di reazione, che costituiranno il carattere. L'organizzazione soggettiva dell'esperienza del Sé, in quanto parte delle relazioni oggettuali interiorizzate, si consolida gradualmente in un concetto integrato del Sé, con un'organizzazione in parallelo del concetto degli altri significativi; in altre parole, l'identità normale (4). L'identità normale rappresenta il correlato soggettivo del carattere, mentre il carattere riflette l'espressione comportamentale dell'identità, in quanto integra dinamicamente i pattern comportamentali. La progressiva interiorizzazione delle regole generali e non strumentali del comportamento sociale o del sistema dei valori etici (il "Super-Io", in termini psicoanalitici) costituisce un secondo livello di organizzazione di personalità, derivato dall'interiorizzazione delle relazioni oggettuali. Infine, il vero potenziale per l'inquadramento cognitivo delle esperienze affettive, e di tutte le esperienze percettive in generale, con il potenziale di astrazione dall'esperienza concreta delle regole generali e della comprensione della relazione tra se stessi e l'ambiente fisico e psicosociale costituisce l'intelligenza.Oggi è del tutto chiaro che i principali affetti primari emergono molto presto, e compaiono per la prima volta dopo poche settimane o mesi dalla nascita. Le strutture neurobiologiche e i sistemi dei neurotrasmittitori che determinano gli affetti esistono già al momento della nascita. Questi affetti primari comprendono: gioia, rabbia, sorpresa, paura, disgusto, tristezza (molto trascurato!), eccitamento sensuale delle superfici corporee, che costituisce la base della capacità di eccitazione sessuale
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Battistella, P. A., G. Perilongo, A. Internò, C. Cereda, L. Padovan et C. Carollo. « La cefalea nei tumori del tronco encefalico ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 6 (décembre 1996) : 731–34. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900617.

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Résumé :
La cefalea costituisce un sintomo frequente dei tumori cerebrali con percentuali dal 30 al 70%: meno spesso (15–35%) costituisce il primo sintomo, di rado (10%) l'unico sintomo fino alla diagnosi. Vengono esaminati i dati clinici, il quadro neuroradiologico (RM) e il follow-up di 13 nuovi casi pediatrici affetti da tumore del tronco encefalico. La sintomatologia cefalalgica si riscontra in 6/13 casi, con pattern variabile, per lo più di tipo «tensivo». La localizzazione della neoplasia è prevalentemente ponto-mesencefalica (9 casi) rispetto a quella bulbare (3 casi) e mesencefalo-talamica (1 caso). 11 casi sono stati trattati con radioterapia iperfrazionata ad alte dosi (60–70 Gy) ed il follow-up (6 mesi-4 anni) dimostra exitus (5 casi) o deficit neurologici variabili (7 casi). Le modificazioni del segnale e la risposta al contrasto non sono risultate correlate al tipo di evoluzione clinica, mentre l'entità e la sede della neoplasia confermano il decorso più rapido per le estese localizzazioni a partenza pontina.
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Pavoni, C., E. Cretella Lombardo, R. Lione, P. Bollero, F. Ottaviani et P. Cozza. « Orthopaedic treatment effects of functional therapy on the sagittal pharyngeal dimensions in subjects with sleep-disordered breathing and Class II malocclusion ». Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no 6 (décembre 2017) : 479–85. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1420.

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Résumé :
Con il termine Sleep disorder breathing (SDB) s’intendono tutte quelle difficoltà respiratorie che si verificano durante il sonno. Si può osservare una grande variabilità nella sintomatologia dei pazienti affetti da SDB, direttamente proporzionale alla resistenza che le vie aeree superiori offrono al passaggio dell’aria quando queste sono ostruite. L’SDB rappresenta un ampio ventaglio di disturbi che vanno dal russamento primario fino ad arrivare alle apnee ostruttive del sonno. I bambini con problemi respiratori tendono a compensare l’ostruzione delle vie aeree assumendo posizioni caratteristiche, tali da garantire il mantenimento della pervietà delle vie aeree durante il sonno. Un’anomalia di posizione nel sonno, durante la fase di crescita e sviluppo, si ripercuote in un’alterazione dello sviluppo occlusale e in una modifica del pattern di crescita. Le principali alterazioni sono a carico del mascellare superiore, dell’altezza facciale, del tono muscolare e della posizione mandibolare; nei bambini con SDB, infatti, è spesso presente un pattern scheletrico di Classe II, con lunghezza mandibolare ridotta ed overbite aumentato. Lo scopo del presente studio è stato quello di valutare i cambiamenti craniofacciali indotti dalla terapia funzionale di avanzamento mandibolare con particolare riferimento alla dimensione sagittale delle vie aeree, superiori ed inferiori, alla posizione dell’osso ioide e alla posizione della lingua in soggetti con SDB e malocclusione di Classe II, messi a confronto con un gruppo controllo in Classe II non trattato. 51 soggetti (24 femmine, 27 maschi; età media 9,9 ± 1,3 anni) con malocclusione dentoscheletrica di Classe II e SDB trattati con il dispositivo funzionale Monoblocco Modificato (MM) sono stati messi a confronto con un gruppo controllo non trattato di 31 soggetti (15 maschi, 16 femmine; età media 10,1 ± 1,1 anni) presentanti la stessa malocclusione senza SDB. Il gruppo di studio è stato valutato da uno specialista in otorinolaringoiatria per la definizione del tipo di respirazione ed è stato sottoposto ad un esame fisico completo. I genitori di tutti i pazienti hanno completato un questionario per valutare la presenza di sintomi notturni e diurni prima e dopo il test clinico (versione italiana in 22 punti del Pediatric sleep questionnaire, ideato da Ronald Chervin). Le teleradiografie in proiezione latero laterale sono state analizzate all’inizio e alla fine del trattamento con MM. Tutte le misurazioni cefalometriche dei due gruppi sono state analizzate attraverso dei test per la valutazione statistica dei cambiamenti avvenuti durante il trattamento. I risultati hanno evidenziato dei cambiamenti scheletrici favorevoli nel gruppo trattato a tempo T2. La terapia funzionale di avanzamento mandibolare ha indotto dei cambiamenti statisticamente significativi nella dimensione sagittale delle vie aeree, nella posizione dell’osso ioide e nella posizione della lingua in soggetti di Classe II affetti da SDB rispetto ai controlli non trattati. Dopo la terapia ortodontica in 45 pazienti del gruppo di studio è stata osservata una riduzione dei sintomi diurni di SDB. Il trattamento con apparecchiature funzionali, non solo migliora i rapporti tra mascellare superiore e mandibola, ma riduce anche il rischio del collasso delle vie aere superiori. La logica terapeutica si basa sul concetto che tutte le anomalie, legate ad un retroposizionamento mandibolare, beneficiano della terapia funzionale di avanzamento mandibolare, che è in grado di ampliare lo spazio posteriormente alla lingua ed allo stesso tempo promuovere l’avanzamento linguale. Lo spostamento anteriore della mandibola influenza la posizione dell’osso ioide e la posizione della lingua, aumentando lo spazio intermascellare in cui quest’ultima alloggia e migliorando la morfologia delle vie aeree superiori. Ne consegue sia la risoluzione della malocclusione scheletrica di Classe II che il miglioramento dei rapporti retrofaringei, eliminando quei fattori predisponenti per lo sviluppo di disturbi respiratori in età adulta.
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Ameglio, Mateo, Barbara Cincinelli, Sicilia D’Arista et Elisa Tanzini. « Utilizzo del protocollo MBRP in un contesto carcerario ». MISSION, no 50 (octobre 2018). http://dx.doi.org/10.3280/mis50-2018oa6368.

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L'abbinamento della Mindfulness al tradizionale approccio della Prevenzione della Ricaduta, arricchisce significativamente le possibilit&agrave; di intervento aftercare nei confronti delle dipendenze. L'utilizzo presso la Casa di Reclusione di San Gimignano del Protocollo di Prevenzione della Ricaduta basato sulla Mindfulness (Mindfulness Based Relapse Prevention - MBRP) codificato da Alan Marlatt e collaboratori, ha confermato pienamente tale asserzione. Pur nelle difficolt&agrave; insite nel contesto carcerario, che hanno peraltro richiesto un adattamento del protocollo, esso presenta anche degli aspetti favorevoli per tale tipo di intervento e costituisce altres&igrave; un importante contributo allo sviluppo delle capacit&agrave; di autroregolazione emotiva e comportamentale per chi si ritrova a vivere in tale dimensione.
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Piantato, E., et V. Barbera. « Un’esperienza di Formazione sul Campo presso il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’Azienda Ospedaliera Nazionale di Alessandria ». Working Paper of Public Health 2, no 1 (15 juin 2013). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2013.6766.

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Nel nostro servizio si è realizzata soprattutto una formazione residenziale costituita dall’acquisizione di crediti formativi quale premio per avere partecipato a attività formative tipo conferenze, lezioni, seminari, convegni. Col tempo è nata negli operatori la necessità di un approfondimento riguardante la propria pratica professionale e una disamina dei problemi e delle criticità posti nello specifico contesto di lavoro. Nel 2007 si è pertanto optato per una formazione sul campo, cioè un approccio basato su problemi concreti e specifici da risolvere utilizzando tecniche didattiche incentrate sulla interattività e sul diretto coinvolgimento degli operatori con applicabilità immediata degli elementi appresi alla prassi operativa quotidiana. La formazione è intesa non come “in-formazione”, ma come “dare una forma insieme”, costruire una realtà condivisa riguardo ad un argomento, il caso clinico per noi. Benché esista un supervisore la comunicazione non è unidirezionale “da chi sa a chi non sa” bensì bidirezionale, interattiva in quanto tutti gli operatori sono portatori di un sapere maturato sul campo con il paziente. La formazione diviene pertanto anche educativa, favorendo il cambiamento (cognitivo, emotivo, comportamentale).
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Cannata, Francesco, Mauro Chiarito, Jorge Sanz-Sanchez, Davide Cao, Matteo Sturla, Damiano Regazzoli, Bernhard Reimers, Gianluigi Condorelli, Giuseppe Ferrante et Giulio Stefanini. « 456 Monotherapy with a P2Y12 inhibitor or aspirin for patients with established atherosclerosis : an updated meta-analysis ». European Heart Journal Supplements 23, Supplement_G (1 décembre 2021). http://dx.doi.org/10.1093/eurheartj/suab129.

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Abstract Un uomo di 39 anni giungeva in Pronto Soccorso per dolore toracico oppressivo. In anamnesi riferiva pregressa tubercolosi, familiarità per cardiopatia ischemica, pregresso tabagismo ed iperomocisteinemia. Decorso clinico acuto I parametri vitali erano nella norma; all’ECG presentava sopraslivellamento del tratto ST nelle derivazioni laterali e sottoslivellamento nelle inferiori. Veniva posta diagnosi di STEMI laterale ed eseguita coronarografia d’urgenza risultata negativa. L’ecocardiogramma evidenziava lieve dilatazione del ventricolo destro (Vdx) con funzione conservata ed ipocinesia sottotricuspidalica. Agli esami ematochimici gli indici di flogosi risultavano lievemente aumentati; il picco di Troponina I è risultato 177600 ng/L. Veniva sottoposto a risonanza magnetica cardiaca (RMC) che concludeva per cardiomiopatia infiammatoria in fase acuta con riscontro di funzione sistolica del ventricolo sinistro (Vsn) ai limiti inferiori con focale ipocinesia della parete laterale media, funzione destra lievemente ridotta con ipocinesia in sede sottotricuspidalica e bulging sisto-diastolici in corrispondenza del tratto di efflusso e dell’angolo costofrenico del Vdx, oedema e late gadolinium enhancement (LGE) a distribuzione subepicardica (pattern non-ischemico) del Vsn coinvolgente anche il Vdx. Si concludeva per miocardite acuta. Indagando più a fondo si scopriva che: una zia paterna era morta improvvisamente a 50 anni; per cardiopalmo il paziente si era sottoposto ad ECG Holter delle 24 h con riscontro di frequenti BEV tipo BBdx/asse superiore. Veniva eseguita la biopsia endomiocardica: dei cinque frammenti prelevati due erano suggestivi di miocardite, tre mostravano fibroadiposi sostitutiva. Si concludeva per miocardite attiva negativa per virus cardiotropi. Dato il riscontro bioptico ed il coinvolgimento biventricolare veniva sospettata una hot-phase di cardiomiopatia aritmogena. Follow-up Dopo 6 mesi all’ECG erano presenti bassi voltaggi nelle derivazioni periferiche ed onde T piatte in sede infero-laterale (Figure 1A). Alla successiva RMC persistevano le alterazioni di funzione e cinetica biventricolare, erano presenti sfumati spot di oedema, segni di infiltrazione adiposa della parete laterale media del Vsn e della parete libera del Vdx; inoltre venivano descritti estesi segni di LGE a distribuzione subepicardica circonferenziale del Vsn con coinvolgimento esteso del Vdx (Figure 2B). L’analisi genetica ha individuato la presenza di una variante nucleotidica rara c.c. 1652-1G&gt;T nell’introne 11 del Gene DSC2 (desmocollina). Veniva posta diagnosi di Cardiomiopatia Aritmogena Biventricolare secondo i Criteri di Padova. Discussione La Cardiomiopatia Aritmogena è una malattia ereditaria del miocardio che raramente può manifestarsi con episodi simil-miocardite (hot-phase). In questi casi una corretta anamnesi personale e familiare, la caratterizzazione tissutale e la genetica rappresentano mezzi fondamentali per un corretto inquadramento diagnostico.
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Palermo, Massimo. « TESTUALITÀ DIGITALE E MULTIMODALE : OSSERVAZIONI SULLA STRUTTURA DEI REEL ». Italiano LinguaDue 14, no 2 (17 janvier 2023). http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/19628.

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Il contributo è dedicato all’analisi della struttura testuale dei reel, video brevi realizzati dagli utenti e diffusi sulla piattaforma TikTok. La metodologia utilizzata cerca di far dialogare le categorie concettuali della linguistica del testo con gli studi sulla multimodalità sviluppatisi nell’ambito della socio-semiotica. Anche se i reel condividono alcune caratteristiche generali degli ipertesti, emergono delle specificità. Per esempio, i reel sono caratterizzati da una disposizione dei contenuti più simile a quella della pagina che al modello a scorrimento continuo degli ipertesti concepiti per gli schermi dei computer. Una disposizione dei contenuti sulla pagina altamente codificata garantisce che le diverse risorse semiotiche utilizzate acquistino significati aggiuntivi di tipo posizionale. Appare rilevante inoltre la ridefinizione delle gerarchie tra componente grafica, acustica e visuale. Gesti, espressioni, posture non si limitano a svolgere una funzione integrativa della comunicazione verbale ma si affiancano ad essa, imponendosi come livello di significazione primaria. La convivenza tra parola detta e parola scritta determina una nuova centralità della scrittura. Tuttavia la parola scritta non raggiunge quasi mai la dimensione frasale. Si tratta piuttosto di brandelli di testo, key-words perfettamente inserite nel modello della scrittura digitale concepita come database, come tali esonerate dai vincoli di coesione della testualità tradizionale. Digital and multimodal textuality: observations on reel structure The aim of this paper is to analyze the textual structure of reels, short videos disseminated on the TikTok platform. The methodology used attempts to bring into dialogue the conceptual categories of text linguistics with the studies on multimodality developed in the field of socio-semiotics. Although reels share the general characteristics of hypertexts, some specificities emerge. For example, reels are characterized by a content arrangement more similar to that of the page than to the continuous scrolling pattern of “traditional” hypertexts designed for computer screens. A highly coded arrangement of contents on the page ensures that the various semiotic resources used acquire additional positional meanings. Also relevant appears to be the redefinition of hierarchies between graphic, acoustic and visual components. Gestures, expressions, and postures do not merely perform an integrative function to verbal communication but stand alongside it, imposing themselves as the primary level of signification. The coexistence of spoken and written word determines a new centrality of writing. However, the written word almost never reaches the phrasal dimension. Rather, it consists of scraps of text, key-words that fit perfectly into the model of digital writing conceived as a database, and as such exempt from the cohesive constraints of traditional textuality.
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