Littérature scientifique sur le sujet « PATOLOGIA SPERIMENTALE E CLINICA »

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Articles de revues sur le sujet "PATOLOGIA SPERIMENTALE E CLINICA"

1

Cipolli, Carlo, et Pio Enrico Ricci Bitti. « La nascita e lo sviluppo della Psicologia nell'Universit&agrave ; di Bologna dal 1950 ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 2 (octobre 2021) : 61–84. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12597.

Texte intégral
Résumé :
Renzo Canestrari (1924-2017) è stato uno dei più prestigiosi psicologi italiani del XX secolo. È stato professore ordinario di Psicologia (poi Psicologia generale) nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dal 1960 al 1999. Laureato in Pedagogia nel 1946 e in Medicina e Chirurgia nel 1951, ha effettuato un'attività di ricerca in vari ambiti della psicologia sperimentale ed evolutiva, ovvero la percezione visiva (utilizzando paradigmi della psicologia della Gestalt e del funzionalismo) e il funzionamento dei processi cognitivi ed emozionali nei bambini e negli adolescenti. Ha esercitato anche un ruolo importante nella promozione di studi collaborativi (condotti con metodiche diagnostiche, psicometriche e strumentali) tra psicologi e clinici medici sulle relazioni tra stress e sintomi di varie patologie psicosomatiche, favorendo in tal modo la crescita della Psicologia Clinica nelle Facoltà italiane di Medicina e Chirurgia. Fin dagli ultimi anni '60 ha fornito a molti giovani ricercatori collaboratori l'opportunità di fare ricerca nel suo Istituto di Psicologia, nel quale vi era un numero rilevante di laboratori per la ricerca sperimentale e di ambulatori per attività diagnostiche e psicoterapiche su bambini e adolescenti. Il risultato più importante della sua lunga attività didattica è stato l'inserimento della Psicologia generale e della Psicologia clinica nel core curriculum della laurea magistrale in Medicina e Chirurgia e nelle lauree delle professioni sanitarie.
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2

Andreula, C., D. Milella, A. Nella, A. Recchia-Luciani et A. Carella. « Studio RM dell'encefalomielite acuta disseminata ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 3 (juin 1996) : 273–81. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900302.

Texte intégral
Résumé :
L'encefalomielite acuta disseminata è una patologia infiammatoria demielinizzante a carattere diffuso o multifocale, che colpisce la sostanza bianca dell'encefalo e/o del midollo spinale. Insorge a distanza di tempo variabile (2 settimane-5 mesi) da eventi infettivi ad eziologia virale, oppure da pratiche vacciniche. Il decorso, acuto e monofasico, ha una durata di 1–3 settimane. Tale malattia, che ha un'incidenza sicuramente superiore rispetto a quanto riportato nelle statistiche, colpisce prevalentemente l'infanzia e l'adolescenza. Dal punto di vista istopatologico, la malattia è caratterizzata dalla presenza di infiltrati infiammatori perivascolari, soprattutto perivenulari, di cellule mononucleate, associati a zone di demielinizzazione che seguono il decorso delle venule. La gliosi astrocitaria è il risultato riparativo. La somiglianza clinica fra encefalite acuta disseminata e sclerosi multipla, e quindi l'encefalite allergica sperimentale, ha fatto prospettare nella sua patogenesi l'intervento di meccanismi autoimmunitari. Dal punto di vista neuroradiologico, le lesioni ascrivibili ad encefalite acuta disseminata non presentano un'espressività unitaria, anche se è possibile individuare alcuni caratteri relativamente costanti. Tale stato di cose, innanzitutto mette in dubbio la possibilità di una diagnosi solamente neuroradiologica di encefalite acuta disseminata, che invece per essere posta necessita di un accurato controllo clinico-neuroradiologico, ed in seconda istanza alimenta la domanda «ci troviamo di fronte ad un'entità nosografica ben distinta oppure ad uno spettro di malattie?».
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3

Bussi Roncalini, Elisabetta, Barbara Moffa, Simona Caravello, Consuelo Busetti, Barbara Salvatore et Marco Riglietta. « Inserimento di paziente con Disturbo da Gioco d'Azzardo in Servizio sperimentale residenziale, in misura alternativa alla pena : percorsi clinici tra revisione della normativa e istruzioni operative ». MISSION, no 59 (février 2023) : 22–24. http://dx.doi.org/10.3280/mis59-2022oa14898.

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Résumé :
L'inserimento in struttura residenziale per Disturbo da Gioco d'Azzardo, attuato grazie ai fondi sperimentali previsti da Regione Lombardia Deliberazione N. XI / 585 del 1/10/2018 (1), ha permesso a paziente con patologia non rientrante normativamente nell'art 94 del DPR 309/90 (2), di intraprendere un percorso residenziale in misura alternativa alla pena. La valutazione multidimensionale attuata dall'equipe SERD carcere UOC Dipendenze  ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo, attraverso strumenti clinici innovativi psicodiagnostici integrati con gli strumenti già disponibili, ha permesso la stesura di uno specifico Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale e, previa convalida da parte dell' Agenzia di Tutela della Salute della provincia di Bergamo, ha reso possibile l'invio alla struttura residenziale specialistica per Disturbo da Gioco d'Azzardo di paziente in misura alternativa alla pena . Il lavoro è espressione della capacità di sinergia ed integrazione tra  il servizio privato, che ha visto nascere le strutture residenziali per giocatori patologici, insieme al servizio pubblico di valutazione e trattamento dell'ASST lombarda oltre al  fondamentale intervento dell'Agenzia di Tutela della Salute territoriale competente e dell'Autorità Giudiziaria attraverso cui si è potuto dare  un'adeguata risposta  in un ambito diverso delle dipendenze attualmente normativamente riconosciuto solo a persona tossicodipendente e alcoldipendente.
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4

Aprile, I., A. Lavaroni, G. Tommasini, E. Biasizzo et G. Fabris. « Angiografia a risonanza magnetica dei vasi epiaortici con bobina dedicata ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 2_suppl (novembre 1996) : 101–8. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s213.

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Résumé :
Scopo del nostro lavoro è stato quello di ottimizzare le sequenze di angiografia a risonanza magnetica più adatte a una bobina dedicata per lo studio dei vasi epiaortici di recente introduzione nella pratica clinica. Tale bobina consente di visualizzare l'intero asse carotideo e vertebrale con un'unica acquisizione coronale o sagittale. La tecnica angiografica da noi utilizzata è stata la 3D time of flight (TOF) e abbiamo ottimizzato i parametri tecnici su 15 volontari sani. La sequenza da noi sperimentata consente di acquisire le immagini dei vasi epiaortici (dall'origine al tratto intra-cranico) in un tempo di circa 13′. Lo studio di pazienti portatori di patologia è ancora alle fasi iniziali, ma i primi risultati sembrano promettenti. Tale bobina consente di visualizzare l'origine e il tratto intra-cranico dei vasi epiaortici e potrebbe quindi favorire una maggiore diffusione dell'esame angio-RM delle arterie carotidi e vertebrali.
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Maioni, Melissa. « Il livello di speranza nei pazienti oncologici in cura chemioterapica. Un’indagine sperimentale / The level of hope in the cancer patients receiving chemotherapy. An experimental investigation ». Medicina e Morale 67, no 5 (11 décembre 2018) : 525–43. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2018.555.

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Résumé :
La speranza è una caratteristica multidimensionale che coinvolge diverse dimensioni umane, il cui costrutto è stato più volte studiato in molteplici ambiti disciplinari. Il presente studio si propone di: valutare l’impatto della patologia in relazione al livello di speranza; comparare il livello di speranza con altre variabili cliniche e socio-demografiche, attraverso lo studio di 83 pazienti oncologici del Policlinico Campus Bio-Medico di Roma in cura chemioterapica, e di 83 soggetti sani, con caratteristiche socio-demografiche comparabili al campione clinico, a cui sono state sottoposte due scale: l’HHI (Herth Hope Scale) e la SF-12 (Questionario sullo stato di salute). L’analisi statistica utilizzata è finalizzata a valutare l’interdipendenza lineare tra le due variabili considerate (la speranza e lo stato di salute) sulla popolazione in generale e nelle sottopopolazioni considerate, tramite il calcolo dell’indice R2. I risultati mostrano che: a) il campione sperimentale composto per l’84,3% da pazienti affetti da cancro al IV stadio, ha mediamente un medio livello di speranza (media ± es = 35.47 ± 0.78); b) non emerge una correlazione significativa tra lo stato di salute e il livello di speranza; c) non emergono differenze significative riguardo il livello di speranza, mentre emergono delle differenze significative relativamente alla PCS (stato di salute fisica). I dati raccolti indicherebbero come la speranza sia una dimensione indipendente dalla diagnosi, dalla stadiazione della patologia, dal sesso, dal tipo di ospedalizzazione, dallo stato civile e non si modifichi nelle varie fasce d’età. Sembrerebbe un costrutto che si mantiene stabile nel tempo e che viene scarsamente influenzato da altre variabili. ---------- Hope is a multidimensional characteristic that involves different human dimensions, the construction of which has been studied several times in multiple disciplinary fields. The present study aims to: assess the impact of the pathology in relation to the level of hope; compare the level of hope with other clinical and socio-demographic variables, through the study of 83 cancer patients receiving chemotherapy at the Policlinico Campus Bio-Medico in Rome, and 83 healthy subjects, with socio-demographic characteristics comparable to the clinical sample, who were given two scales: the HHI (Herth Hope Index) and the SF-12 (SF-12 Health Survey). The statistical analysis used is aimed at assessing the linear interdependence between the two variables under consideration (hope and health) for the general population and the subpopulations under consideration, by calculating the R2 index. The results show that: a) the experimental sample, 84.3% of which was composed of stage IV cancer patients, had an average hope level (mean ± es = 35.47 ± 0.78); b) there was no significant correlation between health and hope; c) there were no significant differences in hope levels, while there were significant differences in physical health (PCS). The data collected would indicate that hope is a dimension independent of diagnosis, disease stage, sex, type of hospitalization, marital status and does not change in the various age groups. It would seem to be a construct that remains stable over time and is poorly influenced by other variables.
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6

Pierotti, Marco A. « XIV Riunione Nazionale Dl Oncologia Sperimentale E Clinica ». Tumori Journal 83, no 2 (mars 1997) : IV—V. http://dx.doi.org/10.1177/030089169708300232.

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7

De Maria, Chia-Domus. « XV Riunione Nazionale Dl Oncologia Sperimentale E Clinica ». Tumori Journal 83, no 2 (mars 1997) : XIV. http://dx.doi.org/10.1177/030089169708300240.

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Dal Pozzo, G., M. Cellerini, M. Mascalchi, P. Innocenti, N. Villari et M. C. Boschi. « Utilità clinica della risonanza magnetica nella patologia orbitaria ». Rivista di Neuroradiologia 4, no 3_suppl (décembre 1991) : 121–33. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s322.

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Résumé :
Viene esaminata l'utilità clinica della risonanza magnetica nella patologia orbitaria con particolare riguardo ai vantaggi, alle limitazioni, alle indicazioni e controindicazioni della metodica. Come è noto, la RM consente uno studio multiplanare e non invasivo delle orbite (non fa uso di radiazioni ionizzanti); inoltre, recenti progressi tecnologici hanno introdotto bobine di superficie sempre più efficienti e sequenze d'impulsi più sofisticate a tutto vantaggio della durata dei tempi di scansione, della risoluzione spaziale e di contrasto. Nella patologia del globo oculare, la RM è impiegata soprattutto nella diagnostica differenziale tra melanomi melanocitici della coroide e lesioni simulanti specialmente nei casi dubbi qualora non vi sia una concordanza tra reperti clinici, oftalmoscopici, ecografici oppure non sia conservata la trasparenza dei mezzi diottrici. La presenza di una sostanza paramagnetica come la melanina, conferisce infatti al melanoma un caratteristico comportamento di segnale: elevata intensità nella sequenza T1-dipendente e bassa intensità in quella T2-dipendente. Per quanto riguarda la patologia extrabulbare intraconica, la RM ha assunto un ruolo di primaria importanza nella diagnostica delle lesioni del nervo ottico e delle guaine meningee che lo avvolgono (plac-che di demielinizzazione, glioma, meningioma periottico). Nella patologia del cono muscolare (oftalmopatia di Graves) la RM ha dimostrato un'affidabilità equivalente a quella della TC; tuttavia, poiché la RM non fa uso di radiazioni ionizzanti, è metodica più idonea soprattutto nel caso di controlli seriati nel tempo in considerazione del fatto che il cristallino è un organo critico. Nell'ambito della patologia intra-extraconica, la RM può consentire, sulla base dell'analisi del segnale, una diagnosi differenziale tra pseudotumor infiammatorio (bassa intensità di segnale nella sequenza Spin-Echo T2-dipendente) e linfoma o metastasi orbitarie (elevato segnale nella sequenza Spin-Echo T2-dipendente) anche se è possibile che alcuni tipi di linfoma, il mieloma e certe metastasi (neuroblastoma) presentino un comportamento di segnale uguale a quello dello pseudotumor infiammatorio. Inoltre, grazie alla intrinseca sensibiltà ai fenomeni di flusso, la RM permette di dimostrare, in caso di patologia vascolare, le anomalie di decorso e di calibro dei principali vasi sanguigni orbitari (varici orbitarie, fistole carotido- cavernose ecc.) nonchè l'eventuale presenza di trombosi endoluminali. Infine, nonostante le limitazioni della RM nella valutazione delle alterazioni della compatta ossea, la metodica ha dimostrato una buona affidabilità anche nello studio delle più frequenti patologie che interessano primitivamente o secondariamente le pareti orbitarie (mucocele, tumori dei seni paraorbitari, metastasi, meningioma della grande ala sfenoidale). In questi casi la RM dimostra direttamente non solo la formazione espansiva ed i suoi rapporti con le strutture endoorbitarie, ma anche le alterazioni ossee associate. In conclusione si può affermare che, nonostante il ruolo preciso della RM nello studio della patologia orbitaria non sia ancora pienamente stabilito, questa metodica è oggi in grado di fornire, in certe situazioni patologiche, delle informazioni che non sono altrimenti disponibili.
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9

Pelliccioli, G. P., P. F. Ottaviano, C. Gambelunghe, G. Mariucci, G. Bruschelli, G. Bartoli et M. V. Ambrosini. « Ischemia cerebrale sperimentale nei gerbillo ». Rivista di Neuroradiologia 6, no 3 (août 1993) : 325–30. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600313.

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Résumé :
Il gerbillo (Meriones unguiculatus), avendo il circolo di Willis incompleto per la mancanza delle arterie comunicanti, è considerato il modello animale di elezione per lo studio dell'ischemia cerebrale. L'assenza di connessioni tra circolo carotideo e vertebro-basilare garantisce infatti l'induzione di un'ischemia cerebrale mediante occlusione delle arterie carotidi comuni (ACC). È stata osservata tuttavia una certa variabilità nel sistema vascolare cerebrale del gerbillo, che spiegherebbe la differente risposta individuale alla legatura delle ACC. In letteratura sono stati descritti i deficit funzionali e le modificazioni comportamentali secondari ad un'ischemia cerebrale, correlabili post mortem a definiti quadri istopatologici. Raramente sono stati applicati metodi certi di valutazione in vivo degli esiti di un'ischemia cerebrale sperimentale e/o dell'efficacia di eventuali interventi terapeutici. Un contributo alle indagini in vivo sull'ischemia cerebrale sperimentale potrebbe derivare dallo studio con risonanza magnetica. La nostra indagine ha avuto lo scopo di valutare alla RM, l'evoluzione e la gravità del danno prodotto nel gerbillo: a) dall'occlusione di entrambe le ACC per 5 mine (b) dalla legatura permanente di una ACC. Lo studio parenchimale ed angiografico è stato condotto utilizzando apparecchiature da 1,5 Tesla. Gli animali sono stati esaminati a tempi diversi dall'ischemia. L'iperintensità del segnale rilevata in alcuni casi con le sequenze spin echo a TR lungo a carico dell'ippocampo non era semprecorrelabile al tipo di ischemia indotta. In un 20% dei casi si è apprezzato un aumento di volume del sistema ventricolare, confermato dall'esame anatomo-patologico. Lo studio istologico ha dimostrato che l'aumento di intensità del segnale non era obbligatoriamente associato a severi danni del parenchima. I risultati di questo studio, seppure preliminare, sosterrebbero la validità della tecnica RM nello studio delle ischemie cerebrali sperimentali, poiché essa consente di individuare un edema nel tessuto ischemico anche in assenza di grave sofferenza e/o necrosi cellulare. Le differenti risposte del gerbillo all'ischemia cerebrale potrebbero essere dovute ad una variabilita sia anatomica che biologica.
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Stegagno, Luciano. « Psicologia e fisiologia ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 2 (octobre 2021) : 101–15. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa12600.

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Résumé :
Nel percorso formativo del prof. Canestrari particolare rilevanza ha avuto la componente fisiologica che gli ha consentito più di ogni altra l'acquisizione del metodo sperimentale. Nel presente contributo si ricostruisce il profilo storico del rapporto tra Psicologia e Fisiologia fino agli sviluppi più recenti. Particolare risalto viene dato alla componente psicologico-clinica che è stata determinante nella sua attività accademica e istituzionale pubblica.
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Thèses sur le sujet "PATOLOGIA SPERIMENTALE E CLINICA"

1

DECLEVA, EVA. « RUOLO DELLE INTEGRINE LEUCOCITARIE NELL'ADESIONE E NELL'ATTIVAZIONE METABOLICA DEI LEUCOCITI POLIMORFONUCLEATI NEUTROFILI UMANI STIMOLATI CON IL FATTORE DI NECROSI TUMORALE ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 1999. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12791.

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Résumé :
1997/1998
La matrice extracellulare (MEC) è in grado di modulare diverse funzioni cellulari, quali la proliferazione, la differenziazione, la chemiotassi, la produzione di citochine, ecc .. Per quanto riguarda i leucociti polimorfonucleati neutroftli (PMN), si è visto che queste cellule rispondono al fattore di necrosi tumorale (TNF) con una consistente e sostenuta produzione di 02- (burst respiratorio) solo se poste a contatto con determinate proteine della MEC. Nel nostro laboratorio è stato dimostrato, ad esempio, che PMN incubati con TNF su superfici rivestite con fibronectina (FN) aderiscono a questo substrato e vanno incontro ad attivazione del metabolismo ossidativo, mentre su superfici rivestite con altre proteine della matrice, come la laminina (LM), rispondono alla citochina con un aumento di adesione, ma non con l'attivazione metabolica. Pertanto, affmchè i PMN producano 02- quando stimolati con il TNF, sembra essere indispensabile un particolare tipo di interazione adesiva di queste cellule con la matrice. I recettori che mediano l'adesione delle cellule alla MEC sono le integrine, glicoproteine transmembranarie abbondantemente espresse anche dai PMN. In particolare, i neutroftli espongono in superficie soprattutto integrine appartenenti alle sottofamiglie ~~ e ~2; entrambi i tipi di molecole si sono dimostrati capaci di riconoscere la FN e di mediare quindi l'adesione dei PMN a questa proteina di matrice, che risulta permissiva ai fmi del burst indotto dal TNF. Gli studi condotti hanno permesso di dimostrare che sol~ le integrine ~2 sono coinvolte nella risposta adesiva e ossidati va al TNF da parte dei PMN sulla FN. Dati di letteratura indicano che, delle tre integrine ~2 espresse dai PMN ( aL~2, aM~2, ax~2), solo aL~2 e ax~2 sono in grado di mediare di per sé (cioè in assenza di stimoli solubili) una produzione di 0 2- da parte dei PMN; è pertanto legittimo pensare che l'attivazione metabolica di queste cellule indotta dal TNF sulla FN, sia riferibile a questi due tipi di integrine. Bisogna sottolineare tuttavia che: l. la diversa attitudine delle tre integrine ~2 a trasdurre il segnale per la produzione di 02- è stata stabilita esclusivamente per le molecole costitutivamente espresse sui PMN; l 2. la funzionalità delle integrine può venir modificata da agenti "attivanti" come è il caso del TNF; 3. questa citochina, oltre a fungere da attivatore delle integrine, agisce anche da secretagogo e le fa quindi iperesprimere; 4. le integrine che vengono traslocate sulla plasmamembrana in seguito a stimolazione dei PMN da parte di agenti degranulanti possono esibire caratteristiche funzionali diverse rispetto alle integrine espresse costitutivamente. N o n si può allora escludere che, in condizioni di stimo lazio ne, altri tipi di integrine acquisiscano la competenza a trasdurre alla cellula il segnale per l'attivazione metabolica. Lo scopo di questa tesi è stato pertanto di individuare la/le integrine ~2 direttamente responsabili della produzione di 0 2- da parte dei PMN stimolati con TNF sulla FN. Inizialmente abbiamo cercato di stabilire in che misura aL~2, aM~2 e ax~2 fossero coinvolte nell'adesione, indotta da TNF, dei neutro fili a questa proteina della MEC. L'approccio sperimentale consisteva nell'impedire selettivamente l'interazione di ciascun tipo di integrina ~2 con la FN, mediante l'utilizzo di anticorpi monoclonali diretti contro le diverse catene a. V aiutando le conseguenti modificazioni della risposta adesiva dei PMN al TNF, si è potuto stabilire che: l. l' integrina aL~2 è poco o per nulla coinvolta nel mediare l'adesione TNF-dipendente dei neutro fili alla FN; infatti, il numero di PMN aderenti al substrato non veniva alterato in maniera significativa dall'anticorpo an ti aL; inoltre, aggiungendo al mezzo di incubazione la miscela di anticorpi anti aM e anti ax (condizione in cui aL~2 rimane l'unica integrina ~2 in grado di interagire con la FN), l'adesione dei PMN stimolati con TNF era riportata a valori basali. 2. l'adesione alla FN dei neutro fili stimolati con TNF è sostenuta essenzialmente da aM~2 e, in misura minore, da ax~2; l'utilizzo dei mAb specifici determinava infatti una significativa inibizione del numero di cellule adese. Andando poi a valutare le conseguenze del "knock out" selettivo delle varie integrine ~2 sulla risposta metabolica dei PMN al TNF, sembrava che tutti e tre i tipi di molecole fossero coinvolti nella produzione di 0 2- sulla FN (i relativi mAb anti a inibivano significativamente, seppure in misura diversa, la risposta ossidativa). Poichè l'attivazione metabolica dei neutrofili indotta dal TNF è strettamente adesione-dipendente, era però importante veri- 2 ficare se il ruolo di ciascuna integrina nel burst fosse diretto o indiretto; si trattava cioè di capire, per ognuna di esse, se fosse in grado di trasdurre alla cellula il segnale per la produzione di 02- o se contribuisse alla risposta ossidativa semplicemente garantendo l'adesione dei PMN alla FN. Il problema non sussisteva, ovviamente, per aL~ 2 che era già risultata estranea al fenomeno prettamente adesivo, ma riguardava piuttosto le altre due integrine, sicuramente coinvolte nell'aggancio PMN-FN. Per ottenere una prova diretta della capacità delle singole integrine ~2 di mediare il segnale per l'attivazione metabolica, ci siamo avvalsi di un altro modello sperimentale: i PMN venivano stimolati con TNF su superfici rivestite con mAb anti a, in un mezzo di incubazione privo di Ca2+/Mg 2+. Ciò permetteva di ottenere il crosslinking selettivo dell'integrina d'interesse attraverso il riconoscimento specifico antigene (integrina)-anticorpo e, nel contempo, di prevenire qualsiasi risposta aspecifica dovuta al contatto degli altri due tipi di molecole con il substrato; infatti, l'assenza di ioni divalenti compromette la capacità pro adesiva delle integrine ~ 2 ed annulla di conseguenza la produzione di 02- indotta da TNF. E' stato così possibile accertare che, "catturando" i PMN attraverso aL~2 si ha una produzione di 02- sovrapponibile a quella ottenuta dal crosslinking indiscriminato di tutte le integrine ~2 (PMN incubati con TNF su un mAb diretto contro la catena ~2 comune); invece, "catturando" le cellule attraverso aM~ 2 o ax~2 la quantità di 02- prodotta non è superiore a quella ottenuta sul mAb di controllo (anti HLA-A, B, C). Le risposte ossidative registrate sui mAb anti aL e anti ~2 si sono dimostrate assolutamente specifiche, in quanto inibibili dal relativo anticorpo solubile aggiunto al mezzo di incubazione, ma non dal mAb di controllo. Complessivamente, grazie a questo approccio sperimentale abbiamo potuto confermare il ruolo diretto di aL~2 nella risposta metabolica dei PMN al TNF ed escluderlo invece sia per aM~2 che per ax~2, integrine a cui va attribuito comunque il ruolo fondamentale di garantire un efficace contatto neutro filo- FN. Il modello dei mAb immobilizzati è stato inoltre utile per approfondire la conoscenza del meccanismo d'azione del TNF nell'indurre la risposta metabolica attraverso le integrine, in particolare per indagare sul contributo del citoscheletro nel fenomeno studiato. Avevamo infatti osservato che i PMN trattati con TNF sulle superfici rivestite con anticorpi anti aL o anti ~2, pur rispondendo con una cospicua produzione di 0 2-, non assumevano assoluta- 3 mente la morfologia spread che, per quanto fmora noto, è indispensabile al burst metabolico indotto dal TNF. Pertanto, per stabilire in che misura il riassemblaggio del citoscheletro fosse responsabile della risposta ossidativa sui mAb immobilizzati, abbiamo voluto verificare quanto essa fosse sensibile alla citocalasina B (CB), inibitore della polimerizzazione dell'actina, e alla genisteina, inibito re di tiro sin chinasi coinvolte nell'aggancio delle integrine al citoscheletro. Dai risultati ottenuti con questo tipo di esperimenti risulta evidente che CB e genisteina inibiscono solo parzialmente la risposta metabolica al TNF sul mAb anti aL, lasciando nel contempo inalterato il numero di cellule catturate dall'anticorpo immobilizzato. Ciò indica che, in una condizione sperimentale in cui la presenza di mAb specifici garantisce l'aggancio ottimale dell'integrina trasduttrice del segnale per l'attivazione metabolica, l'azione stimolatoria del TNF è in buona parte svincolata dalla polimerizzazione del citoscheletro; in condizioni fisiologiche, al contrario, il riassemblaggio citoscheletrico risulta indispensabile e si può ipotizzare che abbia la funzione di consentire un'appropriata interazione aLPz-substrato. Il ruolo del TNF nell'attivazione metabolica non si può comunque ridurre a quello di semplice induttore di un'adesione che consente l'efficiente impegno di aLPz; dal confronto dei dati ottenuti, nel modello dei mAb immobilizzati, con cellule a riposo e stimolate con la citochina, è emerso che aLp2, costitutivamente capace di segnalare per la produzione di Oz-, potenzia la sua attività nei PMN stimolati con TNF. Ciò non è d'altra parte attribuibile ad una modificazione quantitativa delle integrine coinvolte, dal momento che aLPz non è iperesprimibile (il numero di cellule "catturate" dal mAb specifico è infatti lo stesso sia in condizioni resting che di stimolazione); i risultati ottenuti suggeriscono pertanto che il TNF esalti la funzione trasduttrice di aLp2, inducendo una modificazione strutturale dell'integrina attraverso un meccanismo di segnalazione inside-out.
X Ciclo
1968
Versione digitalizzata della tesi di dottorato cartacea.
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2

PERROTTA, MARIA GIOVANNA. « STUDI SUL MECCANISMO DEL PROCESSO SECRETORIO IN GRANULOCITI UMANI ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2003. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12482.

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3

CASARSA, CLAUDIA. « MODELLO SPERIMENTALE DI FLOGOSI INDOTTA DAL COMPESSO TERMINALE DEL COMPLEMENTO NEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE DI RATTO ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2001. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12727.

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4

BOSSI, FLEUR. « INTERAZIONE COMPLEMENTO-ENDOTELIO NELLA FLOGOSI ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2005. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/13129.

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Résumé :
2003/2004
Numerose molecole circolanti nel sangue possono interagire con l'endotelio portando all'attivazione della cascata della coagulazione o all'insorgenza dei fenomeni proinfiammatori. Tra le molecole che possono reagire con le cellule endoteliali (EC) ci sono anche i prodotti di attivazione del sistema del complemento (C). Il sistema del C è un componente dell'immunità naturale, che svolge un ruolo essenziale nella difesa contro agenti infettivi e nella rimozione degli immunocomplessi, e rappresenta un importante mediatore del processo flogistico. L'attivazione della sequenza complementare può avvenire essenzialmente attraverso tre vie che portano prima all'attivazione del C3 e, successivamente, tramite la produzione del C3b, alla formazione delle C5 convertasi. Tale molecola scinde il C5 liberando il C5a ed il C5b, che espone il sito di legame per i componenti successivi. Quando il C5b6 si lega al C7, il complesso va incontro ad una transizione strutturale idrofilica-anfifilica per cui, per alcuni millisecondi, espone siti di legame per i fosfolipidi di membrana. Il complesso C5b67 che si forma sulla membrana di una cellula bersaglio si inserisce nel doppio strato lipidico e lega il C8 ed il C9, che polimerizza formando il MAC (Membrane Attack Complex), e causa la lisi del bersaglio. Se la reazione avviene in fase fluida, il C5b67 perde rapidamente la capacità di legarsi a membrane cellulari attraverso il sito idrofobico e diffonde nel microambiente, mantenendo la capacità di legare i successivi componenti terminali C8 e C9. Si forma così un complesso terminale citoliticamente inattivo (iTCC). Il complesso terminale che si trova in circolo, in seguito alla attivazione del sistema, viene più frequentemente definito SC5b-9, in quanto presenta anche la proteina S o vitronectina. Studi condotti nel nostro laboratorio hanno permesso di documentare che l'iTCC stimola l'espressione di ELAM, di VCAM-le di ICAM-1 sulle EC e promuove la flogosi favorendo l'adesione, la migrazione e l'accumulo tissutale di neutrofili. Il primo obiettivo di questa tesi è stato quindi quello di valutare il contributo dell'iTCC e della sua forma presente nel torrente circolatorio, l'SC5b-9, all'induzione di un'altra manifestazione della flogosi, la permeabilità vascolare. Inizialmente, abbiamo voluto accertare se il complesso potesse promuovere l'aumento della permeabilità endoteliale, utilizzando un modello "in vitro". Abbiamo poi studiato il ruolo dell'endotelio in questo fenomeno andando a considerare quali potessero essere i fattori coinvolti nell'aumento della permeabilità. Sono stati utilizzati particolari inibitori del Platelet-Activating Factor (PAF) e del sistema delle chinine, che risultano essere molecole particolarmente coinvolte nelle risposte endoteliali durante questa fase della flogosi. I dati ottenuti con il modello "in vitro" sono stati supportati anche da esperimenti condotti "in vivo" nel ratto. Infine abbiamo voluto esaminare l'effetto dell' SC5b-9 sull'integrità dell'endotelio utilizzando tecniche di microscopia elettronica a trasmissione su sezioni "ex vivo".  La formazione del complesso terminale avviene nel torrente circolatorio, e si deposita su alcuni tessuti in condizioni patologiche. E' noto, infatti, che i componenti complementari, compresi quelli terminali, sono sintetizzati non solo dalle cellule epatiche ma anche da molte altre cellule presenti nei tessuti, come macrofagi, fibroblasti e cellule endoteliali. Studi condotti nel nostro laboratorio avevano dimostrato che le HUVEC sono in grado di sintetizzare C3 e C7. Il secondo obiettivo della tesi è stato quello di esaminare la possibilità che il C7 sia presente sulla membrana delle EC ed agisca da accettore silente per i componenti complementari terminali attivati, garantendo alle EC una protezione contro un'eccessiva attivazione del sistema. Per valutare la presenza dei componenti C3 e C7 sulla membrana sono state applicate diverse tecniche comprendenti l 'ELISA, la microsopia a fluorescenza e quella elettronica a trasmissione. Inoltre, dopo aver dimostrato la presenza sulla membrana cellulare del C7 ma non del C3, abbiamo studiato i possibili ruoli funzionali di tale molecola, accertando una eventuale attività di "decoy acceptor" per gli altri componenti complementari. In particolare, si è valutato un possibile effetto protettivo sulle EC, svolto dal C7 di membrana, nei confronti del TCC solubile. Abbiamo studiato quindi come la formazione del complesso terminale sul C7 di membrana (mTCC) inibisca l'effetto proinfiammatorio svolto dal TCC solubile sulle EC, valutando l'espressione delle molecole di adesione, la produzione di IL-8 e l'aumento della permeabilità vascolare. Nella prima parte di questa tesi abbiamo dimostrato che sia l'iTCC sia il complesso presente in circolo, l'SC5b-9, inducono aumento della permeabilità vascolare, promuovendo la flogosi. L'attività permeabilizzante svolta dal TCC è mediata dal rilascio da parte delle EC di molecole vasoattive quali PAF e bradi chinina (BK). I risultati ottenuti utilizzando modelli "in vitro", sono stati confermati anche in un modello "in vivo" nel ratto. L' SCSb-9 induce la permeabilità vascolare provocando l'apertura delle giunzioni intercellulari. Abbiamo dimostrato, inoltre, che l'effetto vasopermeabilizzante provocato dal complesso terminale viene inibito dagli antagonisti dei recettori della BK di tipo B2 e del PAF. Nella seconda parte abbiamo valutato l'espressione dei componenti del C sulla membrana delle EC. Abbiamo dimostrato che il C7 è presente sulle EC isolate da vari distretti tissutali, e che è covalentemente legato alla membrana. L'espressione del C7 è modulata da diverse citochine e la molecola, simile a quella solubile, mantiene la capacità di legare gli altri componenti terminali formando il TCC sulla membrana cellulare (mTCC). Il C7 di membrana svolge una funzione di "decoy acceptor" per il TCC nascente, ed è in grado di inibire tutte le attività proinfiammatorie del complesso solubile, quali l'espressione delle molecole di adesione, la secrezione della IL-8 e l'aumento della permeabilità vascolare.
XVII Ciclo
1975
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5

SPESSOTTO, PAOLA. « ATTIVAZIONE DEI MACROFAGI UMANI INDOTTA DA PROTEINE CATIONICHE GRANULARI DEGLI EOSINOFILI ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 1994. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12827.

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6

ROMANO, MAURIZIO. « CARATTERIZZAZIONE MOLECOLARE DELLE CARENZE EREDITARIE DI EO- SINOFILO PEROSSIDASI E MIELOPEROSSIDASI ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 1994. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12829.

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7

BROCHETTA, CRISTIANA. « MECCANISMO MOLECOLARE DELLA SECREZIONE NELLE CELLULE INFIAMMATORIE ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2006. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/13311.

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Résumé :
2004/2005
I complessi meccanismi di difesa che vengono messi in atto da un organismo in risposta ad un agente infettivo si traducono in uno stato generalmente definito come infiammazione, che rappresenta anche la base del processo di guarigione. Il processo infiammatorio, che viene tipicamente scatenato per arginare un'infezione, è un fenomeno utile, che allo stesso tempo può però rappresentare un potenziale pericolo per la salute. Infatti, se si instaurano le condizioni che conducono ad un'infiammazione cronica (l'agente perturbato re non è eliminato, il processo di riparazione non è ultimato e l'equilibrio interno non è ristabilito) si possono verificare gravi danni tissutali e si possono addirittura creare le condizioni favorevoli alla crescita e alla progressione neoplastica. Per queste ragioni risulta importante capire in dettaglio quali siano i meccanismi che lo regolano, al fine di favorirlo o di ostacolarlo, a seconda della necessità. Il processo secretorio è uno degli eventi di base più importanti per l'innesco dello stato d'infiammazione e per l'attività anti-batterica delle cellule infiammatorie. Lo scarico del contenuto dei granuli secretori dei mastociti nell'ambiente extracellulare ha un notevole potenziale pro-infiammatorio e il killing dei granulociti neutrofili si realizza in un micro-ambiente che imprigiona agenti infettanti, il fagosoma, reso altamente tossico dal rilascio al suo interno, delle sostanze microbicide contenute nei granuli secretori. Appare sempre più chiaro che le modalità di regolazione dell' esocitosi pur potendo essere specifiche da cellula a cellula, seguono uno schema unitario, dal neurone al mastocita. Ad un segnale percepito da specifici recettori, la cellula secretoria costruisce un complesso proteico che aggancia la faccia esterna della membrana granulare alla faccia interna della membrana plasmatica, favorisce la fusione tra le due membrane e quindi lo scarico del contenuto granulare all'esterno. In questa tesi si dimostra nei granulociti neutro fili umani l'espressione della proteina NCS-1 (Neuronal Calcium Sensor-1), già nota nei fenomeni di trasmissione sinaptica, ma ugualmente espressa in cellule neuroendocrine ed ematopoietiche (mastociti). La sua localizzazione sui granuli azurofili dei granulociti neutrofili porta a formulare l'ipotesi di un suo possibile coinvolgimento nella degranulazione calcio-dipendente di questo compartimento granulare Le proteine appartenenti alla famiglia SM (sec-1/ m un c) sono evolutivamente conservate e presenti in ogni compartimento garnulare in cui si verifichi la fusione membranaria. Si dimostra in questa tesi che due proteine della famiglia, Munc 18-2 e Munc 18-3 sono espresse nei granulociti neutrofili, dove svolgono probabilmente un ruolo fondamentale nello scarico dei granuli azurofili. Inoltre, è indagata nei mastociti, la diretta interazione tra la proteina Munc 18-2 e la tubulina, entrambe probabilmente coinvolte nel processo dell'esocitosi composta. In questa tesi, si illustra infine un metodo per l'isolamento dei corpi dell'asbesto, che sono molto probabilmente il risultato della modificazione delle fibre di asbesto o amianto ad opera della fagocitosi e della secrezione di macrofagi e di neutro fili. Si dimostra come tali corpi dell'asbesto, considerati a lungo come inerti, possiedano in realtà una potenziale attività citotossica dovuta ai componenti che formano il loro "coating".
XVIII Ciclo
1974
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8

TREVISAN, ELISA. « RUOLO DEI MOVIMENTI DI IONI CLORURO NELLA DEGRANULAZIONE DEI LEUCOCITI NEUTROFILI UMANI ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2006. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/13333.

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9

Masat, Elisa. « Ruolo dell'endotelio nel controllo dell'infiammazione a livello dell'interfaccia materno-fetale ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2012. http://hdl.handle.net/10077/7869.

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Résumé :
2010/2011
La gravidanza costituisce una delle maggiori sfide per il sistema immunitario (SI) materno in quanto il feto costituisce un trapianto semi-allogenico. Il SI materno deve creare una situazione di tolleranza nei confronti degli alloantigeni paterni e deve garantire la protezione contro le infezioni spesso associate a patologie della gravidanza. L’endotelio è un organo dinamico ed eterogeneo, con funzioni sintetiche, secretorie ed immunologiche. Le cellule endoteliali (EC) pur essendo simili, sono estremamente plastiche ed eterogenee per funzione e morfologia nei diversi organi. Le cellule endoteliali deciduali (DEC) sono cellule particolari dal punto di vista immunologico in quanto sono le uniche EC che in condizioni fisiologiche sono in grado di produrre C1q, una delle molecole di riconoscimento del sistema del complemento. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di analizzare il comportamento delle DEC e di confrontarlo con un endotelio tipicamente pro-infiammatorio derivato dal microcircolo cutaneo, sia in condizioni basali che in risposta all’LPS. L’attivazione cellulare è stata valutata in termini di produzione di citochine mediante Luminex ed espressione di molecole di adesione. E’ stata indagata anche l’espressione del TLR4, MD2 e del CD14 ed inoltre, tramite Western blot, l’attivazione delle proteine responsabili delle due vie di trasduzione del segnale mediata dal complesso TLR4-LPS. I nostri dati dimostrano che le DEC sono iporesponsive agli stimoli pro-infiammatori, e che il C1q è responsabile della bassa risposta all’LPS andando a ridurre l’espressione genica di TLR4, MD-2, MyD88 e TRIF e di alcune citochine proinfiammatorie. In conclusione i nostri dati indicano che l’endotelio deciduale presentando un fenotipo anti-infiammatorio costituisce uno dei principali regolatori del corretto livello dell’infiammazione a livello placentare.
XXIV Ciclo
1984
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10

Lembo, Maria. « Le MICI pediatriche : analisi cellulare con luce di sincrotrone. Dati preliminari ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/8639.

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Résumé :
2011/2012
Le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI) rappresentano un disordine cronico, idiopatico ad eziologia ancora non del tutto definita, che colpisce una o più parti dell’intestino. Le MICI sono le più importanti cause di patologia gastrointestinale nei bambini e negli adolescenti. Si distinguono due grandi quadri clinici: Malattia di Crohn (MC) e Rettocolite Ulcerosa (RCU), la cui diagnosi è generalmente basata su un insieme di evidenze cliniche, di laboratorio, radiologiche, endoscopiche ed istologiche. Al momento non esiste una cura definitiva per questa patologia. Negli anni le ricerche sono state concentrate sullo studio di farmaci che agissero sull’infiammazione in modo da migliorare la sintomatologia e restituire al paziente una qualità di vita accettabile. Dal punto di vista chirurgico recenti studi, attraverso l’analisi morfometrica e l’immunofluorescenza, hanno analizzato i cambiamenti cellulari dopo importanti resezioni intestinali, così come accade nelle MICI o nelle enterocoliti neonatali necrotizzanti (NEC). Questi studi hanno dimostrato un precoce adattamento delle cellule intestinali alle modificazioni indotte chirurgicamente che si manifesta in alcuni casi con una iperplasia dei villi digiunali ed una ipertrofia dei villi ileali nel tratto di resezione. Sulla base di queste considerazioni, scopo della ricerca è dimostrare l’evoluzione della proliferazione cellulare e dello stato infiammatorio delle cellule per comprendere quale sia la risposta cellulare alla chirurgia e quali siano eventuali possibilità di applicazione di farmaci o sostanze biologiche. Nel nostro studio sono stati analizzati con la luce di Sincrotrone, applicata sia attraverso la microtomografia che la microspectroscopia a raggi X, i reperti operatori di pazienti con MICI in cui è stato esaminato lo stato infiammatorio delle cellule. Sono state standardizzate le procedure di conservazione e preparazione dei campioni, che sono stati prelevati con il consenso parentale durante l’intervento chirurgico. L’obiettivo è stato quello di valutare le potenzialità delle analisi con luce di sincrotrone per la visualizzazione e la caratterizzazione delle cellule intestinali di ileo malato e sano in MC, identificando i procedimenti, i tempi, i risultati e quindi la fattibilità della ricerca, in modo da poter intraprendere in maniera adeguata e mirata gli esperimenti successivi. La radiazione di Sincrotrone applicata sia attraverso la microtomografia che la microspectrografia a raggi X, permette di utilizzare tecniche di imaging non disponibili con sorgenti convenzionali. Il materiale da analizzare è stato analizzato sia integralmente, in tutto il suo volume, sia sotto forma istologica e/o ulteriormente marcato con sostanze chimico-biologiche. Sul tessuto analizzato, ileo sano e patologico con MC, con la microspectroscopia è stata rilevata la distribuzione tramite mappatura di alcuni elementi chimici Na, Mg, C, O, N sulla area infiammatoria e la corrispondente microstruttura tissutale. La microtomografia ha evidenziato le aree di distribuzione della mucosa intestinale ove è presente la flogosi patologica. Gli esperimenti eseguiti sono dati preliminari sui quali lavorare per acquisire gli elementi di miglioramento delle tecniche di applicazione e raggiungere gli scopi della ricerca.
XXIV Ciclo
1967
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Livres sur le sujet "PATOLOGIA SPERIMENTALE E CLINICA"

1

1910-, Majorana Angelo, Di Nuovo Santo et Moderato Paolo, dir. La Psicologia oggi : Tra indagine sperimentale e ricerca sociale e clinica : scritti in onore di Angelo Majorana. Catania : C.U.E.C.M., 1992.

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2

Convegno celebrativo del centenario della Regia Stazione di patologia vegetale di Roma, 1887-1987 (1987 Rome, Italy). Atti del Convegno celebrativo del centenario della Regia Stazione di patologia vegetale di Roma, 1887-1987 : Roma, 8-9 giugno 1987. [Roma] : Ministero dell'agricoltura e delle foreste, 1987.

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3

L, Mulvihill Mary, dir. Human diseases : A systemic approach. 6e éd. Upper Saddle River, N.J : Pearson Prentice Hall, 2006.

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4

D'Agostini, Corrado, dir. Disturbi del comportamento alimentare : dagli stili di vita alla patologia. Florence : Firenze University Press, 2002. http://dx.doi.org/10.36253/88-8453-035-0.

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Résumé :
Il Convegno di cui il volume costituisce gli Atti, ha rappresentato un significativo punto di incontro tra esperienze di ricerca psicologiche e sociali (volte a delineare comportamenti e tendenze), ed aspetti dell'esperienza sul campo clinica e psichiatrica. Le tematiche affrontate nel corso del Convegno sono stati i principali disturbi atipici del comportamento alimentare tra i quali l'Anoressia Nervosa Atipica, la Bulimia Nervosa Atipica e le Condotte Iperfagiche associate con altre alterazioni psicologiche.
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5

D, Willard Michael, et Tvedten Harold, dir. Small animal clinical diagnosis by laboratory methods. 4e éd. St. Louis, Mo : Saunders, 2004.

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6

Latimer, Kenneth S. Duncan & Prasse's veterinary laboratory medicine : Clinical pathology. 4e éd. Ames, Iowa : Iowa State Press, 2003.

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7

Joan, Marsh, Goode Jamie et Ciba Foundation, dir. Cell adhesion and human disease. Chichester : Wiley, 1995.

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8

Davidson, Kate M. Bsava Manual Patologia Clinica Pequenos Animales. Elsevier Health Sciences, 2000.

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9

Garcia-Conde, J., J. Merino Sanchez et J. Gonzalez Macias. Patologia General Semiologia Clinica y Fisiopatolo. McGraw-Hill Interamericana, 2000.

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10

Lacambra, M. J. Castieiras, Jose Maria Queralto Compao et X. Fuentes Arderiu. Bioquimica Clinica y Patologia - Volumen 2. Reverte, 1999.

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Chapitres de livres sur le sujet "PATOLOGIA SPERIMENTALE E CLINICA"

1

Plebani, Mario, et Gian Maria Rossolini. « La gestione del rischio nei laboratori di patologia clinica e microbiologia ». Dans Prevenire gli eventi avversi nella pratica clinica, 191–203. Milano : Springer Milan, 2013. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5450-9_17.

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2

Chiò, Adriano, et Andrea Calvo. « Camillo Negro ». Dans The Birth of Modern Neuroscience in Turin, 121–30. Oxford University Press, 2022. http://dx.doi.org/10.1093/med/9780190907587.003.0010.

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Résumé :
Camillo Negro is considered one of the most outstanding Italian neurologists ever. Between the 19th and the 20th century, he founded the Neurological School in Turin. He was one of the precursors of the separation of neurology and psychiatry, a forerunner of the modern communication of scientific discoveries through the establishment of several scientific journals, as well as his famous movie Neuropatologia. Negro was also a keen scientist and authored more than one hundred papers. He described the three Negro’s signs: (1) the cogwheel rigidity in Parkinson’s disease, (2) the bulbo-palpebral event in peripheral palsy of the facial nerve, and (3) the meso-rotuleus sign associated with the pyramidal deficit. He also supported the doctrine proposed by Santiago Ramón y Cajal in the section titled, “The Theory of Neurons,” of the manual Patologia e Clinica del Sistema Nervoso. Finally, he mentored many students, including Carlo Angela, Mario Gozzano, and Luisa Levi.
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Actes de conférences sur le sujet "PATOLOGIA SPERIMENTALE E CLINICA"

1

Ruscitti, P., DPE Margiotta, L. Navarini, F. Macaluso, D. Iacono, F. D'Onofrio, G. Emmi et al. « THU0164 Subclinical atherosclerosis and cardiovascular events in italian patients with rheumatoid arthritis : results from multicenter girrcs (gruppo italiano di ricerca in reumatologia clinica e sperimentale) study ». Dans Annual European Congress of Rheumatology, 14–17 June, 2017. BMJ Publishing Group Ltd and European League Against Rheumatism, 2017. http://dx.doi.org/10.1136/annrheumdis-2017-eular.4733.

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2

Ramos, Rafael M., Célia Ralha et George Teodoro. « Avaliação de Cluster Raspberry Pi para Execução de Aplicações de Análise de Imagens Microscópicas Médicas ». Dans XLIII Seminário Integrado de Software e Hardware. Sociedade Brasileira de Computação - SBC, 2020. http://dx.doi.org/10.5753/semish.2016.9528.

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Résumé :
A área de saúde e, em especial, a patologia clinica com análise automatizada de imagens microscópicas é um campo com demanda crescente por poder computacional. Uma barreira para a utilização eficaz de computação nesse cenário é a indisponibilidade de recursos computacionais suficientes, devido aos altos custos relacionados. Dessa forma, nesse artigo, avaliamos a utilização de uma arquitetura de baixo custo e gasto energético formada por equipamentos Raspberry Pi 2 para construção de aglomerados de computadores com 64 cores e 16GB RAM para utilização em aplicações médicas em análise de imagens microscópicas. Nossa avaliação tem como objetivo identificar o potencial custo benefício dessa plataforma em comparação com outros processadores, levando em consideração tempo de execução, custo do hardware e gasto energético. Os resultados experimentais mostraram que a utilização de um cluster de Raspberrys é 10× e 2× mais rápido que a execução da aplicação, respectivamente, em máquinas Core2Duo e I7. Mesmo em sua capacidade máxima, o cluster foi energeticamente mais econômico do que os demais processadores. Dessa forma, o Raspberry Pi 2 mostrou-se uma excelente e promissora plataforma para execução de nossa classe de aplicações alvo.
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« PS-090 - APRENDIENDO A VIVIR ». Dans 24 CONGRESO DE LA SOCIEDAD ESPAÑOLA DE PATOLOGÍA DUAL. SEPD, 2022. http://dx.doi.org/10.17579/abstractbooksepd2022.ps090.

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Résumé :
1.- OBJETIVOS: dar a conocer a la poblacion mundial la gran responsabilidad en el area medica, psicoterapeutica y de acompanamiento sobre las personas que tienen una patologia dual asociado al consumo de sustancias psicoactivas. 2.-MATERIAL Y METODOS: utilizamos un tipo de investigacion documental,asi como su diseno cuantitativo y cualitativo (mixto) y la explicacion descriptiva utilizando tambien materiales derivados de la observacion clinica, asi como algunas pruebas psicometricas derivadas de medir psicosis, ansiedad,depresion (como scl-90, beck para ansiedad y depresion)asi como la prueba assitt de medicion de sus grado de consumo de sustancias asi como las historias clinicas psicologicas y medicas para determinar si el uso y abuso proviene de alguna situacion de la ninez o adolescencia o meramente por solo el uso de sustancias psicoactivas. 3.-RESULTADOS Y CONCLUSIONES:el 94% de los usuarios hombres pudimos detectar que antes de consumir sustancias fueron vulnerables a decir que si a las drogas o alcohol y que tenia una relacion con la hiperactividad o deficit de atencion o las dos juntas (mixta). Tambien pudimos investigar que el 78% de los usuarios mujeres pudimos detectar que antes de consumir sustancias fueron vulnerables a decir qque si a las drogas o alcohol y que tenia una relacion con el tlp (transtorno limite de personalidad y sus derivados. Tambien dentro del la exploracion nos dimos cuenta de la importancia de diagnosticar como transtorno mental o del aprendizaje y su diferencia en su aplicación del tratamiento contra las adicciones.
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Oliveira, Ana Claudia do Nascimento, Mariana Lima Duarte, Flávio Henrique Ariston Oliveira et Almir Pereira De Souza. « DERMATOPATIA FÚNGICA EM CÃO COM HIPOTIREOIDISMO – RELATO DE CASO ». Dans I Congresso On-line Nacional de Clínica Veterinária de Pequenos Animais. Revista Multidisciplinar em Saúde, 2021. http://dx.doi.org/10.51161/rems/1902.

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Résumé :
Introdução O hipotireoidismo é uma patologia endócrina causada por uma anomalia estrutural ou funcional na glândula tireoide. O desequilíbrio em qualquer parte do eixo hipotálamo-hipófise-tireoide gera distúrbios multissistêmicos, devido a um déficit na produção de hormônios tireoidianos. Essa doença pode ser classificada em primária, secundária, terciária, congênita ou adquirida. A identificação da enfermidade é complexa por causa das diversas formas de apresentação dos sinais clínicos sem especificidade, podendo-se notar apatia, cansaço fácil, aumento de peso e alterações dermatológicas. Objetivo Relatar um caso de dermatopatia parasitária em um cão diagnosticado com hipotireoidismo. Materiais e métodos As informações citadas nesse trabalho foram adquiridas a partir da leitura da ficha do animal, análise do seu histórico, discussão com o médico veterinário responsável e trabalhos acadêmicos encontrados no Google Acadêmico. Relato de caso Um cão, macho, 8 anos de idade, sem raça definida e pesando 20,5 Kg, foi atendido com queixa inicial de alopecia, tendo sido diagnosticado anteriormente com sarna demodécica. Primeiramente foi feito um exame para Leishmaniose, o qual deu negativo. Em seguida realizou-se um raspado de pele, tendo dermatofitose como resultado, sendo prescrito itraconazol oral (dosagem manipulada de 200mg SID, durante 30 dias) junto com shampoo a base de cetoconazol e clorexidina. O tratamento resultou na estabilização do paciente, porém sua família adotou um novo animal, desencadeando uma piora, o que levantou a suspeita de hipotireoidismo. Colheu-se sangue do animal e encaminhou-se o soro para dosagem de hormônios tireoidianos, por meio da técnica de Quimioluminescência, a qual confirmou a disfunção endócrina (TSH igual a 0,71 ng/mL, T4 total <4,20 ng/mL). Assim, instituiu-se a administração de Levotiroxina sódica (posologia inicial de 200mcg BID), com a qual o paciente vem respondendo satisfatoriamente. Conclusão Cães com dermatopatias alopécicas oriundas de infecções fúngicas devem ser analisados minunciosamente na rotina clinica, considerando a dificuldade de identificação da causa primária e a possibilidade de associação com quadro de hipotireoidismo. Assim, uma excelente anamnese associada com exames clínicos e laboratoriais específicos, permitem uma correta elucidação diagnóstica, evitando a adoção de tratamentos tardios que podem agravar a doença.
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Costa, Luisy Karen Lemos, Caio Marques da Silva, Fernanda Fônseca Monteiro Freire et Juliana Minervina De Souza Freire. « RELAÇÃO ENTRE O SARS-COV-2 E A SÍNDROME DE GUILLAIN-BARRÉ ». Dans I Congresso Brasileiro de Estudos Patológicos On-line. Revista Multidisciplinar em Saúde, 2022. http://dx.doi.org/10.51161/conbesp/23.

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Résumé :
Introdução: A síndrome de Guillain-Barré (SGB), conhecida como polirradiculoneurite aguda, é uma patologia que é a maior causa de paralisia flácida generalizada no mundo, sendo uma doença autoimune. Cerca de 70% dos pacientes que desenvolvem essa síndrome apresentam uma doença aguda precedente, sendo as infecções virais as mais prevalentes. Diante disso, em relação à atual pandemia viral do SARS-COV-2 existem relatos sobre a relação do surgimento da SGB após uma infecção por COVID-19. Portanto, exames complementares são necessários para confirmar a hipótese diagnosticada e excluir outras causas de paraparesia flácida. Objetivos: Compreender a relação entre a infecção por SARS-COV-2 e o aparecimento da neuropatia conhecida por Síndrome de Guillain-Barré. Material e métodos: Foi realizado uma revisão de literatura integrativa, utilizado os bancos de dados a PubMed, livros acadêmicos online, incluindo artigos do idioma Português (Brasil) e Inglês. Aplicado o operador booleano "AND" para os descritores "Síndrome de Guillain-Barré", "COVID-19" e "SARS-COV-2". Usou-se os critérios de inclusão para todos os artigos relacionados a infecção por COVID-19 e a SGB, nos critérios de exclusão aos artigos sobre o coronavírus publicados até 2019. Resultados: Em relação aos pacientes que tiveram COVID-19 e logo em seguida apresentaram a SGB, isso vem acontecendo como uma complicação secundária ao COVID-19. Por se tratar de uma doença autoimune, a fisiopatologia da SGB está associada veementemente ao sistema de defesa do corpo, no qual irá atacar as células do próprio organismo. Devido ao fato de a membrana plasmática dos neurônios possuir grandes quantidades de gangliosideos, os autoanticorpos terão tropismo por esse sistema do organismo. A natureza desse ataque do sistema imune aos neurônios pode ocorrer de formas diferentes, sendo que o subtipo da síndrome irá mudar conforme essa reação. Conclusão: Vale ressaltar a importância da boa conduta clinica aos pacientes acometidos pelo SARS-CoV-2, e relacionar com a SGB é de suma importância, por apresentar quadros de paralisia flácida ascendentes, com a possibilidade tornar-se irreversível se não diagnosticado com antecedência. Portanto, os profissionais devem seguir o Protocolo Clinico e Diretrizes Terapêuticas da SGB elaborada pelo Ministério de Saúde com critérios diagnostico com base na inclusão e exclusão do paciente.
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