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1

Carozza, Paola. « La diagnosi e la valutazione del funzionamento nel trattamento riabilitativo ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 2 (juillet 2011) : 57–67. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2011-002005.

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Résumé :
Come in molti Paesi occidentali, anche in Italia la maggior parte degli sforzi nel campo della ricerca e della pratica psichiatrica č stata finora orientata alla formulazione sempre piů dettagliata delle diagnosi psichiatriche, alla ricerca di farmaci sempre piů efficaci e con sempre minori effetti collaterali, o all'analisi di raffinati interventi psicoterapici. Minore attenzione č stata rivolta agli strumenti e ai metodi per valutare livelli di disabilitŕ psichiatrica e gli effetti devastanti che la malattia mentale produce sugli individui che ne sono colpiti. In questa direzione, l'affermarsi della riabilitazione psichiatrica, enfatizzando il trattamento delle conseguenze della patologia piuttosto che la patologia in sé, ha contribuito non poco alla comprensione dell'impatto del disturbo psichiatrico sulla vita di tante persone, condizionata non solo da menomazioni, ma anche da limitazioni funzionali, disabilitŕ e handicap. All'interno di tale paradigma, si colloca la prassi della valutazione del funzionamento del paziente e della formulazione di una diagnosi di competenza sociale.
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2

Bressani, Roberto, Isidoro Cioffi, Carlo Fraticelli, Franco Grillo, Salvatore Pisani, Anna Maria Verri, Fabio Banfi et Simone Vender. « The suicidal behaviour in the North province of Varese : an epidemiological analysis ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, no 3 (septembre 2001) : 180–85. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005303.

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Résumé :
RIASSUNTOScopo – Conoscere dati quantitativi e caratteristiche del comportamento suicidario nell'area nord della Provincia di Varese, comprendente il capoluogo ed i comuni limitrofi (Valceresio, valli del luinese e nord-Verbano), al fine di individuare interventi preventivi. Disegno – Studio epidemiologico-descrittivo. Sono state utilizzate le schede di morte ISTAT del Registro di Mortalità dell'ex Azienda USSL di Varese negli anni 1995-97. Sono stati inclusi i soggetti che al momento del suicidio risultavano residenti. Successivamente i casi delle schede ISTAT sono stati ricercati negli archivi dei servizi psichiatrici, per valutare eventuali contatti. Per costoro sono state rilevate informazioni, quali tentativi suicidari, patologia psichiatrica, data del primo contatto. Setting – Distretti di Arcisate, Cittiglio, Luino e Varese, corrispondenti al bacino di utenza delle Unità Operative di Psichiatria 1 e 2 dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Macchi di Varese. Principali misure utilizzate – Sono stati calcolati i tassi di suicidio deH'area e tramite standardizzazione diretta sono stati confrontati i tassi dei singoli distretti. Risultati – I suicidi sono stati 78 (24 femmine e 54 maschi), con un tasso dell'8.2 per 100.000. In analogia all'andamento nazionale si osserva una diminuzione generale del fenomeno negli ultimi anni, ma non per i più giovani. Ci sono alcune aree geografiche (distretti di Luino e di Arcisate) da monitorare nel tempo, perche una casistica più ampia potrebbe rivelare un rischio più elevato. La fascia d'età giovane e anziana è più colpita nei maschi, e per i due sessi sono particolarmente a rischio i 55-64enni. I mezzi utilizzati differiscono per fasce d'età. Un'alta percentuale di soggetti sono non coniugati o con scarsa istruzione. Meno di un terzo dei casi era entrato in contatto con i servizi psichiatrici. Conclusioni – I dati consentono un confronto con la casistica nazionale e una riflessione sulle caratteristiche del suicidio nell'area di riferimento, al fine di elaborare strategie preventive orientate da un approccio multidimensionale, la cui efficacia potrà essere validata nel tempo attraverso l'attivazione di un osservatorio provinciale.
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3

Pinciara, Barbara. « Risvolti etici in psichiatria ». CHILD DEVELOPMENT & ; DISABILITIES - SAGGI, no 1 (janvier 2011) : 33–42. http://dx.doi.org/10.3280/cdd2010-001004.

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Résumé :
Da sempre la Medicina sente il bisogno di darsi delle regole e dei codici di comportamento a protezione del paziente. Ciň richiede ad ogni operatore di mettersi in gioco con autenticitŕ, apertura e costanza nel tempo: compito non facile, come testimonia il fatto che spesso la comunicazione con il paziente affetto da malattia psichica č carente o assente. Le maggiori difficoltŕ in questo senso si manifestano nelle "zone grigie" del rapporto medico-paziente: ad esempio nelle situazioni di criminalitŕ connesse alla patologia psichiatrica, nelle quali la tutela del paziente č spesso in contrasto con la necessitŕ di attuare misure protettive a livello sociale. Il medico che lavora con pazienti psichiatrici si trova spesso a dover prendere decisioni che condizionano la sua libertŕ: pensiamo ad esempio ai casi a rischio di suicidio, alla prescrizione di farmaci in grado di influenzare la qualitŕ di vita in senso medico e sociale (come gli antipsicotici), all'allontanamento da famiglie maltrattanti. Anche eventi quali l'innamoramento e la sessualitŕ tra medico e paziente pongono in primo piano la questione del rapporto personale che si instaura all'interno di questa diade tanto complessa. Per far fronte a queste difficoltŕ č necessario promuovere la comunicazione e l'alleanza terapeutica, fondate sul rispetto e sulla fiducia tra i terapeuti e con il paziente. Questo richiede all'operatore sanitario non solo di agire in modo etico, ma di "essere etico" come persona.
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4

Esposito, Gorizia, Giovanni Pistone et Liborio M. Cammarata. « Disturbo dello spettro autistico (sindrome di Asperger) e trattamento individualizzato del tabagismo : descrizione di un caso ». MISSION, no 52 (octobre 2019) : 50–53. http://dx.doi.org/10.3280/mis52-2018oa8356.

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Il legame tra patologie psichiatriche e tabagismo è molto stretto ed è evidente da decenni. La nostra esperienza mostra come - anche in casi di tabagismo correlato a patologie psichiatriche  particolarmente connotate dagli effetti neurochimici della nicotina e dalla compulsione gestuale che il consumo reiterato di tabacco soddisfa - un adeguato e specifico setting psico-farmacologico, il corretto addestramento e coinvolgimento di un care-giver e il follow-up a lungo termine possono permettere il conseguimento della disassuefazione e il consolidamento di tale condizione. Con ricadute positive anche su altri aspetti comportamentali e soggettivi della patologia di fondo. 
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Villani, Maria Rosaria, Marco Pascucci, Giovanni Barone, Matteo Giordano et Angelo De Giorgi. « Confronto clinico e psicodiagnostico tra pazienti affetti da disturbo da uso di oppiacei, affetti da disturbo bipolare e pazienti affetti da entrambe le patologie, in trattamento ». MISSION, no 55 (juillet 2021) : 26–31. http://dx.doi.org/10.3280/mis55-2020oa10735.

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Résumé :
Introduzione. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la Comorbilità o Doppia Diagnosi come la coesistenza nel medesimo individuo di un disturbo dovuto al consumo di sostanze psicoattive ed un altro disturbo psichiatrico (OMS, 1995). Per quanto piuttosto criticata tale definizione consente di individuare una popolazione di pazienti le cui caratteristiche psicopatologiche appaiono peculiari e molto spesso di difficile ed non univoca interpretazione diagnostica; da tali difficoltà discendono frequentemente diatribe ideologico culturali e reali difficoltà di intervento terapeutico che mantengono queste persone in una condizione di equilibrio precario con elevati costi in termini sanitari e di mancata produttività lavorativa. In letteratura sono presenti numerosi lavori che cercano di coniugare ipotesi etiopatogenetiche di area psichiatrica con vie neurotrasmettitoriali più tipicamente associate al mondo delle dipendenze patologiche, delineando una specifica cultura psicopatologica che cerchi di dare risposte a quesiti diagnostici di difficile soluzione. Tra i vari modelli che cercano di chiarire le associazioni etiopatogenetiche comuni a dipendenze ed altri disturbi mentali quello che forse appare più completo è l'ipotesi della "disregolazione omeostatica edonica" (la disedonia), correlato fenomenologico delle dipendenze e della malattia mentale che allo stesso momento spiegherebbe la maggiore frequenza di dipendenza nei soggetti con spettro bipolare (inteso anche come tratto temperamentale) come anche del discontrollo degli impulsi o dell'incapacità a prevedere le conseguenze dei propri agiti. In questo solco si inserisce il nostro studio con l'intento di fornire un contributo alla creazione di un linguaggio neurocomportamentale specifico per il mondo delle dipendenze.   Scopo e Metodi End point primario del nostro studio è quello di identificare attraverso la frequenza nel SCL-90R, di specifiche dimensioni sintomatologiche attribuibili a specifiche popolazioni di pazienti. In seconda istanza abbiamo indagato l'eventuale esistenza di caratteristiche psicopatologiche comuni tra pazienti con patologia di spettro bipolare e dipendenza; in ultimo abbiamo valutato l'impatto della doppia diagnosi sul funzionamento globale dell'individuo. Abbiamo arruolato tre coorti di pazienti: soggetti eroinomani senza altra psicopatologia, eroinomani con disturbo bipolare, soggetti affetti da disturbo bipolare senza dipendenza, tutti provenienti dai Ser.D e DSM della provincia di (…...) La diagnosi è stata formulata attraverso il criterio dell'osservazione clinica, supportata da strumenti psicodiagnostici (MMPI-1, SCID 2) ed esami laboratoristici (esami tossicologici urinari). Le dimensioni sintomatologiche prevalenti sono state indagate con la SCL 90R.   Risultati Non sono emersi dati significativi relativi ad una specifica dimensione psicopatologica per i soggetti affetti da Disturbo da uso di sostanze. Tra le sottoscale del SCL-90, l'ANX è la dimensione comune rilevata tra eroinomani bipolari (doppia diagnosi) e bipolari. Nel confronto tra i tre gruppi (eroinomani senza comorbilità, eroinomani bipolari, bipolari) valutati globalmente, il gruppo meno disfunzionale è risultato quello degli eroinomani. La ridotta estensione dei campioni esaminati non ci permette di pervenire a risultati definitivi richiedendo ulteriori studi in tal senso.
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Scinto, Antonella, Maria Grazia Marinangeli, Artemis Kalyvoka, Enrico Daneluzzo et Alessandro Rossi. « The use of the Italian version of the Parental Bonding Instrument (PBI) in a clinical sample and in a student group : an exploratory and confirmatory factor analysis study ». Epidemiology and Psychiatric Sciences 8, no 4 (décembre 1999) : 276–83. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00008198.

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RIASSUNTOScopo - Il presente studio ha lo scopo di verificare la validità di costrutto della versione italiana del questionario Parental Bonding Instrument (PBI) che misura lo stile genitoriale come ricordato dal figlio. Materiali e metodi - Il questionario è stato somministrato ad un gruppo di 102 studenti dell'Università degli Studi de L'Aquila (62 maschi e 40 femmine) ed a 128 pazienti (76 maschi e 52 femmine) consecutivamente ricoverati in un reparto di psichiatria per un episodio indice. Nel gruppo dei pazienti ed in quello degli studenti sono state confrontate le medie dei valori delle due dimensioni («cura» e «protezione») per ciascun genitore in ogni gruppo, con un t-test per campioni indipendenti. Dopo la verifica della consistenza interna degli item del questionario calcolando il valore dell'alfa di Cronbach, è stata effettuata un'analisi fattoriale esplorativa per studenti e pazienti separatamente per individuare i fattori latenti del questionario e un'analisi fattoriale confermatoria nel gruppo di studenti per valutare l'adeguatezza dei dati reali rispetto ai modelli proposti in letteratura. Risultati - La versione italiana del PBI, ha dimostrato di differenziare i 2 gruppi e di possedere una buona consistenza interna degli item. L'analisi fattoriale esplorativa condotta nel gruppo degli studenti identificava due fattori che spiegavano il 44.6% ed il 44.3% della varianza per le scale del PBI della madre e del padre rispettivamente, mentre nel gruppo dei pazienti identificava due fattori che spiegavano il 49.3% ed il 46.6% della varianza per le scale del PBI rispettivamente della madre e del padre. Conclusioni - I pazienti affetti da patologie psichiatriche evidenziano una bassa «cura»/alta «protezione» rispetto agli studenti, confermando l'associazione tra un pattern affettivo di affectionless control e la presenza di un disturbo psichiatrico.
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Zappa, Luigi Enrico, et Elena Pini. « Psichiatri senza Psichiatria Intervista epistolare con il Prof. Eugenio Borgna a trent'anni dalla legge Basaglia ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 2 (juillet 2010) : 145–51. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2010-002010.

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In quest'epoca in cui sono le neuroscienze a tenere il passo alla psichiatria, ciň che ci ha spinto a formulare le domande di questa intervista č il pensiero che il cervello, organo della mente, non sia il solo ed unico terreno da esplorare alla ricerca della legittimitŕ e della ragion d'essere di ogni manifestazione umana. Per quanto distorta possa essere ogni esperienza umana in ogni sua forma, nella patologia o nella cosiddetta normalitŕ, non puň ridursi, a nostro avviso, a semplice espressione cerebrale. Come Gross e Huber [1], quasi vent'anni fa, abbiamo incominciato col chiederci: "La psichiatria ha ancora bisogno della psicopatologia?" e abbiamo rivolto lo stesso ed altri importanti interrogativi al Professor Eugenio Borgna che, con le sue riflessioni, ha delineato evoluzioni ed involuzioni della psichiatria post-Basagliana illustrandone prospettive ed aspettative.
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Pierazzuoli, Francesca, Elisa Gatti, Laura Gorla, Giacomo Tognasso et Alessandra Santona. « Il benessere psicologico dei caregiver di pazienti con gravi disturbi psichiatrici : uno studio osservazionale ». TERAPIA FAMILIARE, no 126 (novembre 2021) : 81–101. http://dx.doi.org/10.3280/tf2021-126006.

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La presente ricerca esplora alcune caratteristiche psicologiche presenti nei fratelli con funzione di caregiver di pazienti con gravi patologie psichiche. Gli autori si focalizzano su aspetti quali la percezione della relazione con le figure genitoriali, le esperienze traumatiche, i tratti di personalità e alcune caratteristiche psicosociali. Il campione è costituito da 60 partecipanti: 30 fratelli di persone con gravi patologie psichiatriche (Gruppo A), reperiti all'interno di associazioni di fami liari e servizi psichiatrici territoriali, e 30 partecipanti del gruppo di controllo (Gruppo B) reclutati bilanciandoli al gruppo A in termini di caratteristiche; i partecipanti di entrambi i gruppi risultano residenti al Nord Italia. Sono stati impiegati i seguenti questionari self-report: il Parental Bonding Instrument- PBI, il Minnesota Multiphasic Personality Inventory 2-MMPI-2, l'Inventario delle Esperienze Traumatiche- TEC e un Questionario anamnestico. I risultati mettono in luce come i fratelli caregiver di persone con grave disagio psichico presentino diverse caratteristiche peculiari rispetto al gruppo di controllo; ci si riferisce, in particolare, alle caratteristiche della struttura familiare, alle difficoltà relazionali con le figure genitoriali e alle esperienze traumatiche vissute a livello familiare.
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Caretti, Vincenzo, Stefano Ciulla et Adriano Schimmenti. « La diagnosi differenziale nella valutazione della psicopatia e del comportamento violento ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 1 (mai 2012) : 139–57. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-001009.

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La psicopatia č un disturbo di personalitŕ definito dalla presenza di tratti e comportamenti che hanno un impatto negativo sugli individui e sulla societŕ, tra cui egocentrismo patologico, fascino superficiale, senso di sé grandioso, bisogno di stimoli, uso patologico di menzogne e manipolazione, mancanza di rimorso e di senso di colpa, insensibilitŕ, mancanza di empatia, impulsivitŕ, irresponsabilitŕ, tendenza alla criminalitŕ. Sebbene il concetto di psicopatia sia da secoli discusso nella letteratura psichiatrica, la mancanza di una specifica categorizzazione nosografica nei manuali diagnostici, nonché l'erronea sovrapposizione con altri disturbi clinici (ad es., il disturbo antisociale di personalitŕ, o il disturbo narcisistico di personalitŕ nelle sue varianti maggiormente primitive e maligne), hanno contribuito a creare una certa confusione riguardo all'utilizzo appropriato di tale termine. In questo contributo, le caratteristiche della personalitŕ psicopatica vengono confrontate con quelle di altri disturbi di personalitŕ, allo scopo di chiarire quegli aspetti psicopatologici e comportamentali peculiari della psicopatia che consentono di effettuare una diagnosi differenziale rispetto ad altri disturbi psichiatrici. La distinzione tra psicopatia e altri disturbi risulta infatti necessaria, considerato che i soggetti psicopatici sollevano problematiche particolarmente complesse sul piano sociale, dell'assessment clinico e dell'eventuale trattamento, molto diverse da quelle poste da altre categorie diagnostiche con le quali la psicopatia potrebbe essere erroneamente confusa.
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Rigon, Giancarlo, et Stefano Costa. « Normalitŕ e patologia in adolescenza ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 2 (juillet 2010) : 35–50. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2010-002004.

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Il concetto di normalitŕ č cambiato nel tempo in rapporto ai mutamenti sociali e culturali. Nel campo della psichiatria del bambino e dell'adolescente la definizione di normalitŕ e di patologia deve tener conto della evolutivitŕ che caratterizza questo periodo della vita. Il limite che separa la normalitŕ dalla patologia č fortemente messo in discussione dal cambiamento delle regole di comportamento sociale in atto in questi anni. Di fronte a questi segnali di cambiamento della "normalitŕ", ci si chiede quali saranno le conseguenti modi_ che relative allo sviluppo psicologico e sociale dei bambini e degli adolescenti. Per dare risposta a questa domanda sono stai presi in esame i risultati di due studi che gli Autori hanno dedicato all'analisi del rapporto fra uso di sostanze e autolesionismo e psicopatologia in adolescenza. Pur nella diversitŕ della casistica considerata, il fattore fragilitŕ rappresenta l'elemento in comune che risulta significativo nel passaggio da una condizione di normalitŕ alla patologia franca. A partire da questo dato, vengono svolte alcune rifl essioni che investono la definizione del concetto di fragilitŕ, il valore dell'approccio diagnostico strutturale, la perdita della centralitŕ dell'Io e del conflitto nel guidare lo sviluppo del bambino e dell'adolescente a favore delle esigenze di sostegno narcisistico, le conseguenze che un tale viraggio ha sulla pratica terapeutica orientandone il passaggio dalla interpretazione al setting.
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Speranza, Mario. « L'organizzazione dei dispositivi terapeutici per gli adolescenti con disturbi psichiatrici gravi in Francia ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 2 (juillet 2010) : 127–43. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2010-002009.

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L'adolescenza č il periodo d'esordio potenziale dei principali disturbi psichiatrici dell'etŕ adulta. Ma l'adolescenza č anche un periodo di profonde trasformazioni dell'identitŕ che si traducono in manifestazioni sintomatiche piů meno acute non direttamente correlate con la gravitŕ del processo patologico implicato. A questa etŕ la prognosi č spesso una scommessa terapeutica che si propone di incidere sulla traiettoria naturale del disturbo. La profonda embricatura tra divenire clinico e dispositivi di presa in carico dei disturbi psichiatrici dell'adolescenza possiede una forte valenza etica. L'obiettivo di questo articolo č quello di descrivere i dispositivi terapeutici sviluppati in Francia negli ultimi anni per la presa in carico degli adolescenti con disturbi psichiatrici severi. Un'attenzione particolare sarŕ rivolta ai dispositivi di presa in carico in urgenza e a tempo pieno e al problema complesso dell'articolazione e della temporalitŕ degli interventi. Per concludere, verranno proposte alcune ri_ essioni sul lavoro istituzionale con gli adolescenti con disturbi psichiatrici severi, sul lavoro in rete e sulla necessitŕ di mantenere una prospettiva meta-osservativa della psicopatologia dell'adolescente.
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Ardizzone, Ignazio. « Ragazzi e ragazze in fuga verso il non umano ». PSICOBIETTIVO, no 2 (juin 2022) : 37–47. http://dx.doi.org/10.3280/psob2022-002004.

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Sulla base di un'esperienza clinica decennale come psicoterapeuta a orientamento psicodinamico e psichiatra dell'eta evolutiva l'autore descrive le caratteristiche del ritiro sociale prolungato in ragazzi dai 10 ai 17 anni. Sulla base di due concetti chiave la noosfobia e l'oblio del riconoscimento egli traccia il percorso evolutivo di questa grave patologia e le difficolta nel diagnosticarla. Vengono discussi, inoltre, gli enormi problemi di trattamento che questa disturbo pone e alcune modalita di intervento.
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Armando, Marco, Francesca Fagioli, Simone Borra, Rossella Carnevali, Valentino Righetti, Riccardo Saba, Lorenzo Tarsitani, Massimo Biondi et Paolo Fiori Nastro. « Mental uneasiness, perceived stress and help-seeking in a non-resident university student sample (in Italian) ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 18, no 2 (juin 2009) : 154–60. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00001044.

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Il passaggio dal liceo all'università rappresenta quella che altrove è stata definita una “rivoluzione copernicana” (Fiori Nastroet al., 2008). Questo passaggio avviene in una fascia d'età compresa tra i 18 e i 20 anni, periodo estremamente delicato per quanto attiene le patologie psichiatriche dal momento che è stato stimato che il 75° dei disturbi mentali gravi esordisce entro i 24 anni (Patelet al., 2007; Costelloet al., 2003).
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Maina, Giuseppe, Patrizia Vaschetto, Simona Ziero, Rossella Di Lorenzo et Filippo Bogetto. « The post partum as specific risk factor for the onset of obsessive-compulsive disorder : clinical- controlled study ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, no 2 (juin 2001) : 90–95. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005169.

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RIASSUNTOScopo – Lo studio si propone di indagare, tra gli eventi psicosociali stressanti, l'esistenza di un fattore di rischio specifico per l'esordio del disturbo ossessivo-compulsivo nelle donne (DOC). Disegno – Studio clinico controllato. Setting – Servizio per i disturbi depressivi e d'ansia, Clinica Psichiatrica, Università di Torino. Metodo – Sono state inserite nella ricerca 29 pazienti di sesso femminile con diagnosi attuale di DOC secondo i criteri del DSM-IV. Tale popolazione è stata confrontata con 2 gruppi di controllo: 29 donne sane appaiate per caratteristiche sociodemografiche alle pazienti ossessive e 29 pazienti di sesso femminile con diagnosi attuale di bulimia nervosa appaiate per età, età d'esordio, scolarita e stato civile al gruppo di studio. A tutte le donne incluse nell'indagine è stata somministrata l'lntervista Clinica Strutturata per il DSM III-R (SCID) per la valutazione dei disturbi di Asse I e I'Interview for Recent Life Event di Paykel per I'individuazione dei life-events nei 12 mesi precedenti l'esordio del disturbo (e negli ultimi 12 mesi per le donne sane). Inoltre, alle pazienti ossessive è stata somministrata la Yale- Brown Obsessive Compulsive Scale (Y-BOCS) e alle pazienti bulimiche la Eating Disorder Inventory(EDI). Risultati – Sia la frequenza che la gravità degli eventi psicosociali stressanti non sono risultate significativamente differenti nei tre gruppi. La valutazione della prevalenza dei singoli eventi ha messo in evidenza che il life-event “nascita di un figlio vivo per la madre” era significativamente più frequente nelle pazienti ossessive. Conclusioni – Lo studio ribadisce in primo luogo quanto avevamo osservato in una precedente ricerca: tra gli eventi psicosociali stressanti, riscontrati nell'anno precedente l'insorgenza del DOC, solo il post partum costituisce un fattore di rischio per l'esordio del disturbo nella popolazione femminile rispetto ai controlli sani. In secondo luogo, tale ricerca porta ulteriori evidenze a favore dell'importanza e specificità di questa associazione, mostrando che non in tutte le patologie psichiatriche il post partum è un fattore di rischio per l'esordio.
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Testa, Ferdinando. « Quando Perseo incontra Medusa : psicosi e relazione ». STUDI JUNGHIANI, no 51 (juillet 2020) : 113–20. http://dx.doi.org/10.3280/jun51-2020oa10106.

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Résumé :
L'autore evidenzia il rapporto tra il modello analitico junghiano e la cura delle psicosi, utilizzando la dimensione del mito e dell'inconscio collettivo. Lo scritto parte dall'esperienza effettuata all'interno di un contesto istituzionale, una struttura residenziale intermedia per la cura dei pazienti psichiatrici con gravi patologie, in cui il lavoro analitico si è confrontato sia con la dinamica relazionale paziente- terapeuta, ma anche con il sistema gruppo-istituzione. Il lavoro analitico, in tal senso, si è avvalso del patrimoniomitologico per acquisire immagini, simboli ed emozioni che hanno permesso una migliore comprensione del vissuto e del linguaggio della dimensione psicotica.
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Testa, Ferdinando. « Quando Perseo incontra Medusa : psicosi e relazione ». STUDI JUNGHIANI, no 51 (juillet 2020) : 113–20. http://dx.doi.org/10.3280/jun1-2020oa10106.

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L'autore evidenzia il rapporto tra il modello analitico junghiano e la cura delle psicosi, utilizzando la dimensione del mito e dell'inconscio collettivo. Lo scritto parte dall'esperienza effettuata all'interno di un contesto istituzionale, una struttura residenziale intermedia per la cura dei pazienti psichiatrici con gravi patologie, in cui il lavoro analitico si è confrontato sia con la dinamica relazionale paziente- terapeuta, ma anche con il sistema gruppo-istituzione. Il lavoro analitico, in tal senso, si è avvalso del patrimoniomitologico per acquisire immagini, simboli ed emozioni che hanno permesso una migliore comprensione del vissuto e del linguaggio della dimensione psicotica.
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Manzano, Juan. « Lo stato attuale della psichiatria dell'adolescente : un punto di vista ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 2 (juillet 2010) : 51–59. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2010-002005.

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Résumé :
Le classificazioni internazionali si sono rivelate particolarmente inoperanti e la ricerca neurobiologica non ha fatto veri progressi sull'eziologia dei disturbi mentali; nella genetica si č attualmente imposto il concetto di interazione geni-ambiente. In compenso, i progressi generali in neuro_ siologia (la plasticitŕ cerebrale, i circuiti della memoria, i neuroni specchio) e gli studi empirici sulle competenze precoci del neonato hanno confermato concetti patogenetici derivati dalla clinica psicodinamica. Si tratta del campo della salute mentale ad indirizzo relazionale, nel cui ambito l'autore propone qui un modello relazionale dello sviluppo normale e patologico, che permetta un approccio preventivo e terapie - basate sulla relazione personale - la cui efficacia č stata dimostrata. I disturbi di personalitŕ dell'adolescente sono considerati come i disturbi piů frequenti e con una ricaduta piů importante per i servizi. Vengono in fine analizzati alcuni fattori sociali attuali e fatte alcune considerazioni principali e urgenti sull'organizzazione dei servizi.
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Barbalato, Beatrice. « La pecora nera di Ascanio Celestini o della desoggettivizzazione ». Quaderni d'italianistica 34, no 2 (25 mars 2014) : 149–68. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v34i2.21040.

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I bambini di Ascanio Celestini hanno un’identità incerta, i loro caratteri trasmigrano, si espandono come malattie esantematiche. la loro visione del mondo è fluida e nomade. È una cifra che troviamo in quasi tutti i suoi lavori. Questo saggio analizza La pecora nera, un’opera in cui il processo di desoggettivizzazione acquista un peso particolare perché Nicola è un internato di un ospedale psichiatrico, e la sua patologia ne fa un migrante psichico. Con Ascanio Celestini siamo agli antipodi del teatro ottocentesco, volto a far identificare lo spettatore nel dramma di protagonisti dal profilo psicologico preciso. Assistiamo ad un procedimento di spossessamento identitario, di pensiero ‘debole,’ come fattore di un nuovo dialogo, apertura, capacità di interscambio. Lo status di bambino, presente in quasi tutti i lavori di Celestini non designa un’età anagrafica, ma piuttosto un modo di essere e di osservare il mondo circostante.
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Percudani, Mauro, et Martin Knapp. « The economic perspective in the care and treatment of patients with diagnosis of schizophrenia ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 7, no 3 (décembre 1998) : 197–209. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00007399.

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RIASSUNTOScopo - Considerare le principali problematiche connesse all'assistenza ed al trattamento dei pazienti con diagnosi di schizofrenia alia luce della piu recente letteratura sugli aspetti economici di questa patologia. Metodo - È stata effettuata una analisi della letteratura relativa ai costi sociali della schizofrenia, all'analisi economica di diversi modelli di assistenza, alia valutazione dei costi dei trattamenti antipsicotici. Risultati - La schizofrenia è una patologia che genera ingenti costi sociali. I costi sanitari legati all'assistenza alia schizofrenia assorbono una percentuale significativa delle risorse dei sistemi sanitari dei principali paesi industrializzati. I costi indiretti, dovuti principalmente al mancato inserimento al lavoro dei pazienti, risultano superiori ai costi diretti di trattamento. Nei paesi ove l'assistenza centrata sul territorio è stata supportata da un reale sforzo organizzativo per la creazione di servizi territoriali e residenziali, è emerso che essa è meno costosa dell'assistenza centrata sull'ospedale psichiatrico e genera un miglior esito per pazienti e familiari. L'introduzione di nuovi farmaci antipsicotici e lo sviluppo di interventi di tipo psicosociale possono rappresentare strumenti che favoriscono nuove strategie di assistenza. Conclusion! - Utilizzare una prospettiva economica implica pensare a quale organizzazione, quali strumenti tecnologici, quali strategie permettono di investire con razionalita le risorse disponibili. Una riflessione su questi temi appare oggi ineludibile non solo per gli amministratori ed i decisori politici, ma anche per gli operatori dei servizi di salute mentale.
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Ruggieri, Alessandro. « Il corpo in psicoanalisi. Pensieri in merito al lavoro : "Patologia somatica, relazionalità e conoscenza nel processo psicoanalitico" di Carlo Vittorio Todesco ». PSICOANALISI, no 1 (juillet 2022) : 27–37. http://dx.doi.org/10.3280/psi2022-001003.

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Partendo dal lavoro di Todesco vengono proposte riflessioni riguardo al problema dell'interazione tra mente e corpo. Più il bambino è piccolo, più i suoi sintomi avranno un'espressione prevalentemente, se non esclusivamente, somatica. Spesso il corpo e gli affetti ci parlano più di quanto riescano le parole. Persino le interpretazioni in analisi sono e restano caratterizzate da una componente corporea che si intreccia con un significato affettivo, oltre che cognitivo, sia nel paziente che nell'analista. Gli affetti sono una possibile chiave di volta tra mente e corpo, costituiscono il terreno nel quale una materia sconfina e si sovrappone con l'altra. L'analista necessita di una teoria metapsicologica per potersi orientare rispetto a quan-do, come e cosa interpretare. Il sintomo somatico non necessita peraltro sempre di un'interpretazione, questa può essere in alcune circostanze anche inutile o dannosa. Nel testo si riflette sulla necessità di prendere in considerazione i livelli profondi del funzionamento umano in analisi come in psichiatria. Spesso la frammentazione del sé del paziente si esprime con ma-nifestazioni somatiche che, se interpretate scorrettamente, possono determinare conseguenze non indifferenti sul piano clinico.
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Westen, Drew, Jonathan Shedler, Bekh Bradley et Jared A. DeFife. « Una tassonomia delle diagnosi di personalitŕ derivata empiricamente : colmare il divario tra scienza e clinica nella concettualizzazione della personalitŕ. Nota introduttiva di Vittorio Lingiardi e Francesco Gazzillo ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 3 (septembre 2012) : 327–58. http://dx.doi.org/10.3280/pu2012-003001.

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Viene presentato un sistema diagnostico della patologia di personalitŕ derivato empiricamente, clinicamente rilevante e di agevole uso quotidiano. Un campione randomizzato di 1.201 psichiatri e psicologi clinici statunitensi ha descritto un proprio paziente, selezionato in modo casuale e affetto da un disturbo della personalitŕ, utilizzando la Shedler-Westen Assessment Procedure-II (SWAP-II). L'analisi fattoriale ha prodotto 10 diagnosi di personalitŕ, clinicamente coerenti, organizzate in tre cluster sovraordinati: internalizzante, esternalizzante e borderline-disregolato. Le descrizioni col punteggio piů elevato sono state selezionate per costruire un prototipo di ogni sindrome di personalitŕ. In un secondo campione indipendente, i ricercatori e i clinici sono stati in grado di diagnosticare le sindromi di personalitŕ con un elevato accordo e un livello minimo di comorbilitŕ. Questi 10 prototipi diagnostici sono empiricamente fondati e clinicamente rilevanti.
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Loriedo, Camillo, Flavio Di Leone, Maria Chiara Torti et Silvia Solaroli. « Il trattamento dei Disturbi di Conversione : studio sull'efficacia di un protocollo ipnotico ultrabreve ». IPNOSI, no 1 (juillet 2010) : 5–19. http://dx.doi.org/10.3280/ipn2010-001001.

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L'obiettivo principale di questo studio, randomizzato e controllato, č stato quello di verificare la validitŕ di un intervento di ipnoterapia ultra breve composta da una-tre sedute ipnotiche, specificamente designata al trattamento di patologie che rientrano nei criteri DSM IV previsti per il Disturbo di Conversione. I risultati ottenuti da un gruppo di controllo, composto da 11 pazienti, avviato all'usuale trattamento medico-psichiatrico di supporto sono stati confrontati con quelli ricavati da un gruppo di 12 pazienti assegnati al nostro protocollo. Tutti i pazienti sono stati valutati prima di iniziare i trattamenti (T0) e a distanza di dodici mesi (T1) mediante l'impiego delle seguenti scale di valutazione: Toronto Alexithymia Scale, Somatoform Dissociation Questionnaire, Symptom Check List -90, Illness Behaviour Inventory, Disability Scale, Clinical Global Impressions e la Scala di Valutazione Globale del Funzionamento. Al follow-up, i pazienti afferenti al nostro protocollo hanno dimostrato un miglioramento statisticamente significativo, non soltanto della sintomatologia, ma anche del profilo psicopatologico registrato mentre il gruppo di controllo ha mostrato una pressoché totale assenza di cambiamenti nello stesso periodo. In conclusione, il protocollo ipnotico ultrabreve sembra essere un intervento efficace e specifico, in particolare se adeguatamente programmato e adattato alle caratteristiche del paziente.
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Massa, Nicoletta. « Innovazioni in psicologia della salute : il contributo della Social Assistive Robotics. Tra opportunità terapeutiche e questioni aperte della robotica sociale ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 3 (octobre 2022) : 14–27. http://dx.doi.org/10.3280/pds2022-003004.

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Se progresso ha per sinonimo Intelligenza Artificiale, il simbolo che ne incarna la dimensione verso cui si sta rivolgendo un crescente interesse, specialmente nell'ambito di assistenza e cura della persona, è certamente quello rappresentato dalla robotica sociale. Come diretta conseguenza di molteplici fattori socio-demografici, tra i quali l'incremento globale della popolazione anziana, la necessità di arricchire gli strumenti assistenziali ad essa rivolti e gli avanzamenti crescenti in ambito tecnologico, la ricerca in materia ha subito negli ultimi anni un notevole incremento che la pandemia da Covid-19 non ha fatto che accelerare ulteriormente. È all'interno di tale contesto di interesse che il presente articolo mira a sollevare delle riflessioni riguardanti il contributo della robotica sociale, e più in particolare di quella assistiva, rivolta alla persona anziana. A tale scopo verrà proposta una panoramica sulle più recenti applicazioni che tale tecnologia trova allo stato attuale, proponendosi sia come potenziale strumento aggiuntivo al trattamento di patologie psichiatriche e neurodegenerative, sia come opportunità a supporto dell'autonomia dell'utente assecondando il principio dello smart living. In conclusione verranno presentate e discusse le potenziali implicazioni psicologico-relazionali della robotica sociale e dell'affettività simulata a partire dall'analisi della self-deception individuale.
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Visconti, M., M. Campanini, A. Fontanella, R. Nardi et G. Uomo. « Patologia sistemica da virus dell'epatite C : la crioglobulinemia mista e altre manifestazioni extraepatiche ». Italian Journal of Medicine 4, no 1 (24 mars 2016) : 1. http://dx.doi.org/10.4081/itjm.q.2016.1.

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<img src="/public/site/images/pgranata/intro.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>La malattia o sindrome da virus dell’epatite C</strong> 1<br /><em>M. Visconti, R. Nardi</em></p><p class="titolo"><strong>Il virus C</strong> 5<br /><em>V. Iovinella, G. Iovinella</em></p><img src="/public/site/images/pgranata/crio1.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>Crioglobuline, crioglobulinemie e sindromi crioglobulinemiche</strong> 10<br /><em>M. Visconti, A. Salvio</em></p><p class="titolo"><strong>Patogenesi</strong> 14<br /><em>A. Ilardi</em></p><p class="titolo"><strong>La vasculite cutanea</strong> 19<br /><em>G. Monti, P. Novati, L. Castelnovo, F. Saccardo</em></p><p class="titolo"><strong>Le neuropatie periferiche</strong> 23<br /><em>R. Boni</em></p><p class="titolo"><strong>La sindrome sicca</strong> 29<br /><em>G. Italiano</em></p><p class="titolo"><strong>Il fenomeno di Raynaud</strong> 33<br /><em>F. Gallucci, A. Parisi, R. Buono</em></p><p class="titolo"><strong>La nefropatia crioglobulinemica</strong> 40<br /><em>F. Salvati</em></p><p class="titolo"><strong>I linfomi</strong> 46<br /><em>M. Laccetti</em></p><p class="titolo"><strong>La patologia articolare</strong> 52<br /><em>T. d’Errico, M. Varriale, C. Ambrosca, S. Tassinario</em></p><p class="titolo"><strong>Sindrome da iperviscosità</strong> 56<br /><em>A. Fontanella, L. Fontanella</em></p><p class="titolo"><strong>Diagnosi</strong> 60<br /><em>G. Uomo, F. Gallucci</em></p><p class="titolo"><strong>Terapia antivirale</strong> 65<br /><em>P.G. Rabitti, F. Lampasi</em></p><img src="/public/site/images/pgranata/altre11.jpg" alt="" /><br /><p class="titolo"><strong>Diabete mellito</strong> 74<br /><em>A. Maffettone, M. Rinaldi</em></p><p class="titolo"><strong>Malattie cardiovascolari</strong> 80<br /><em>R. Nardi, D. Borioni</em></p><p class="titolo"><strong>Malattie dermatologiche</strong> 86<br /><em>D. Galasso, D. D’Amico</em></p><p class="titolo"><strong>Malattie neurologiche e psichiatriche</strong> 91<br /><em>M. Imparato</em></p><p class="titolo"><strong>Correlazioni tra patologia epatica e patologia tiroidea. <br />Malattie tiroidee in corso di infezione da virus C</strong> 96<br /><em>M. Grandi, C. Sacchetti, S. Pederzoli</em></p><p class="titolo"><strong>Neoplasie extraepatiche</strong> 101<br /><em>S. Fiorino, A. Domanico, E. Accogli, D. Borioni, P. Leandri</em></p><p class="titolo"><strong>Sarcoidosi e malattie polmonari</strong> 109<br /><em>A. Zuccoli, N. Corcione, V. Nuzzo</em></p>
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M. Donini, Lorenzo, Giuseppe Colosini, Livio A. Botrugno, Alessandra Romani, Anna Favalli, Andrea Lenzi, Aldo Rosano et Eleonora Poggiogalle. « La comorbidità per patologie psichiatriche come determinante della prognosi in pazienti positivi all'infezione da Sars-CoV-2 Esperienza di un ospedale all'epicentro dell'epidemia in Italia ». PSICOBIETTIVO, no 2 (juillet 2020) : 149–59. http://dx.doi.org/10.3280/psob2020-002012.

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Cozzolino, Edoardo, et Gianmaria Zita. « Approcci clinici al disturbo da gioco d'azzardo ». MISSION, no 48 (octobre 2017). http://dx.doi.org/10.3280/mis48-2016oa4955.

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Il DSM-5, include per la prima volta il Disturbo da Gioco d'Azzardo (DGA) nel capitolo dei Disturbi Correlati a Sostanze e Disturbi da Addiction. Tale riclassificazione ha definitivamente validato un cambiamento nell'approccio clinico a questa addiction comportamentale. In questo lavoro si affronta il problema del DGA attraverso un'analisi epidemiologica, diagnostica, della comorbidit&agrave; psichiatrica e dei possibili trattamenti farmacologici. Gli autori inoltre illustrano l'impianto metodologico e l'esperienza clinica dell'Equipe sul DGA della citt&agrave; di Milano dopo tre anni di attivit&agrave;. La sfida nell'affrontare questa "nuova" dipendenza sottintende l'obbligo di aggiornare le modalit&agrave; cliniche con cui affrontare e curare la patologia; il sistema d'intervento si deve confrontare, inoltre, con la necessit&agrave; di migliorare l'efficienza e l'accuratezza nella gestione dei processi di lavoro.
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Allò, Alfio. « Il processo diagnostico e relazionale in psichiatria. Validità epistemologica tra normalità e patologia ». Ricerca Psicoanalitica 32, no 1 (23 avril 2021). http://dx.doi.org/10.4081/rp.2021.277.

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Il presente lavoro vuole definire la bassa rilevanza epistemologica che il metodo assume in psichiatria. Si sono dunque circoscritte differenti problematiche, presenti all’interno del rapporto terapeuta-paziente. Problematiche che si rappresentano nell’etichettamento diagnostico, nel frazionamento del sistema di possibilità del paziente e nell’impossibilità di controllare le differenze fra i terapeuti, per quanto di soggettivo può emergere nella relazione terapeutica. Questioni che richiedono una valutazione in funzione della ricerca clinica, nella possibilità di trovare una linea di continuità fra normalità e patologia, non esistendo peculiarità comuni rintracciabili solo tra i pazienti. In pratica è possibile osservare una fluttuazione fra un comportamento maggiormente adattivo e un comportamento maggiormente disfunzionale, sia all’interno di un quadro patologico sia all’interno di una cosiddetta normalità. Una fluttuazione basata su un impianto relazionale, più o meno adeguato, che caratterizza entrambe le dimensioni, segnando un continuum nel passaggio fra normalità e patologia. In effetti un impianto che può indebolirsi fino a decifrarsi nella patologia. A partire da tali osservazioni è possibile giustificare il paziente al di là degli aspetti tipicamente circoscritti dalla malattia mentale. Una questione che può definire una visione maggiormente comprensiva delle possibilità del paziente, quindi ponendo una valutazione maggiormente oggettiva, in tal modo decostruendo in parte il processo di frammentazione riferibile all’etichettamento diagnostico.
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Pagni, Elena. « La morte patologica. Riflessioni a partire da Eugène Minkowski ». Revista de Filosofia Aurora 31, no 53 (8 août 2019). http://dx.doi.org/10.7213/1980-5934.31.053.ds04.

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Se è nel tempo e attraverso il movimento che partecipiamo alla vita, la morte ci nega per sempre questa possibilità. Nei sistemi viventi il tempo funge da organizzatore della situazione vitale dell’organismo. Il metabolismo e le funzioni vitali si compiono infatti attraverso lo scandire preciso e incalzante di ritmi biologici (tempo delle reazioni molecolari, il battito cardiaco, la respirazione). Con la morte si verifica il disgregamento della nozione di tempo. Non si tratta più del tempo della vita che unisce, che coordina, che costruisce, che organizza. Il tempo della morte è un tempo che distrugge, che disgrega, che disorienta, che sfilaccia l’unità della nostra esistenza nei frammenti non più ricomponibili di un puzzle. Ma la morte non è un fatto solo individuale, osserva lo psichiatra Eugène Minkowski in Le temps vécu (1933). La morte, infatti, pone anche fine a tutte le relazioni di affetto, parentela e amicizia che ci hanno accompagnato durante la vita. Nell’articolo mostro come, a partire dalla riflessione di Minkowski, si possa parlare della morte da una duplice prospettiva di tempo vissuto: la morte come evento che impone una riflessione sulla finitudine umana, e come esperienza del vissuto individuale (morte nel tempo vissuto), oppure della morte patologica, la quale implica la morte del vissuto, ossia del contatto vitale costitutivo dell`esistenza umana.
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Silva, Agnaldo Plácido da, Eloá Jessica Mendes dos Santos Plácido et Walber Breno de Souza Moraes. « Miiasi umana : Caso clinico ». Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 10 septembre 2020, 39–46. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/miiase-umana.

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La miiasi è considerata un’infestazione di dermatozoonosi causata dall’infestazione di larve di dipteran nei tessuti o negli organi, che depongono le loro uova negli esseri umani o negli animali, che per un certo periodo si nutrono di tessuti vivi o morti dell’ospite la presenza di miiasi nella cavità orale può essere considerata una cosa rara. Questo tipo di malattia colpisce più spesso persone di basso status socioeconomico, immunocompromato, anziani costretti a letto e con disturbi psichiatrici. Grazie al suo grande potenziale distruttivo, una prevenzione e un trattamento appropriati tempestivi e importanti, c’è anche poca conoscenza del professionista dentale per la diagnosi e il trattamento di tale patologia, Per questo motivo, il presente studio riporta un caso clinico di miiasi orale in una persona anziana costretta a letto con una storia di lesione maligna laringe/glottal neoplasia, presentando debolezza fisica e mentale e inadeguata igiene del corpo e mancanza di tenuta delle labbra che ha portato all’infestazione della lingua. La diagnosi è stata clinicamente stabilita sulla base dell’osservazione del sanguinamento della lingua, del distacco del tessuto e della presenza di larve che erano tra il secondo e il terzo fase dello sviluppo. Il trattamento è stato avviato come ricovero in ospedale del paziente per debridement dei tessuti necrotici e rimozione di larve e prescrizione di ivermectina. I pazienti costretti a letto con debolezza fisica e metallica costituiscono un gruppo di rischio per la miiasi orale, ed è di grande importanza guidare gli operatori sanitari e i familiari in relazione alle cure dentistiche al fine di prevenire questa patologia. Tuttavia, la mancanza di un consenso sul miglior approccio terapeutico per i casi di miiasi orale è stata presa come condotta terapeutica per la malattia la rimozione meccanica delle larve e l’istituzione dell’uso orale dell’ivermectina.
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Tafuri, Ranieri Maria. « Studio multifattoriale sulle strategie riabilitative per i disturbi dello spettro autistico a funzionamento limitato ». Journal of Advanced Health Care, 10 août 2019. http://dx.doi.org/10.36017/jahc1908-002.

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Il presente studio intende fornire una brachilogica cornice comparativa riguardo alle più impiegate tecniche riabilitative per le sindromi autistiche, con particolare riferimento ai soggetti con funzionamento limitato. Si propone una visione multifattoriale in chiave prognostica, all’interno dell’orizzonte interpretativo tracciato dallo psicopatologo inglese Baron-Cohen della mente autistica intesa come extreme male brain. Il paradigma del continuum neurobiologico-psicopatologico consente, infatti, da una parte di abbracciare in guisa convergente molteplici macrostatistiche epidemiologiche concernenti i disturbi autistici, dall’altra di sviscerare pregi e criticità di ciascuno degli approcci terapeutici, i cui risultati vengono documentati nel corpo del presente articolo tramite riferimenti a pubblicazioni mediche e ricerche scaturite dall’analisi della letteratura clinica sull’argomento. Si giungerà, quindi, all’acquisizione di un paradigma riabilitativo polifunzionale e multi-prospettico, nel quale i punti di forza di ciascuna tecnica presuppongono un’integrazione che sia al contempo reciproca e flessibile, e che si ponga l’obiettivo di scorgere nella mente autistica una particolare configurazione neurologica degna di varcare l’inveterata e dicotomica demarcazione convenzionalmente professata in ambito psichiatrico tra le categorie del fisiologico e del patologico, nonché in grado di riconoscere alle terapie uno statuto dinamico-personalizzante ancorché semplicisticamente medicalizzante.
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