Articles de revues sur le sujet « Patologia carotidea »

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Saletti, A., F. Calzolari, S. Ceruti et R. Tamarozzi. « Misura con Angio-TC delle stenosi della biforcazione carotidea ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 2_suppl (novembre 1996) : 115–25. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s215.

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Résumé :
Scopi del presente studio sono il confronto tra angio-TC ed angiografia digitalizzata intaarteriosa nello studio delle biforcazioni carotidee, la descrizione del metodo utilizzato in angio-TC per la quantificazione delle stenosi e la discussione dell'eventuale collocazione dell'angio-TC nel protocollo di studio di questa patologia. La nostra casistica comprende 16 pazienti, 12 maschi e 4 femmine, di età compresa tra 52 e 78 anni, sottoposti preventivamente ad esame ultrasonografico delle biforcazioni carotidee, risultato positivo per patologia ateromasica. Sono state studiate con angio-TC 32 biforcazioni carotidee, utilizzando un apparecchio Elscint CT Twin II.I dati sono stati acquisiti in maniera continua, con tecnica volumetrica (double helix - dual slice) per un tempo di scansione complessivo di 24 secondi. Sono stati somministrati 80 ml di mezzo di contrasto non ionico (300 mg I / 100 ml) per via endovenosa. Le acquisizioni sono state ottenute utilizzando una collimazione del fascio di 2,5 mm ed una velocità di spostamento del tavolo di 3,7 mm / sec (pitch 0,7). Le immagini «angiografiche» sono state successivamente ricostruite utilizzando l'algoritmo «maximum intensity projection» (MIP). Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad angiografia digitalizzata intraarteriosa; ogni biforcazione carotidea è stata analizzata attraverso almeno 2 proiezioni angiografiche. La percentuale di stenosi è stata determinata secondo i criteri del North American Symptomatic Endarterectomy Trial (NASCET). Una concordanza globale tra le due metodiche nella misura dei diametri carotidei si è verificata in 23/32 casi (71,8%). La stenosi è stata sovrastimata dall'angio-TC rispetto all'angiografia digitalizzata in 6/32 casi (18,8%); in 3 casi (9,4%) la stenosi è stata sottostimata dall'angio-TC. Aspetti peculiari dell'angio-TC sono la possibilità di analisi della biforcazione in qualsiasi proiezione (rotazione delle immagini MIP), la precisa misurazione delle stenosi (ottenibile nelle immagini assiali) e l'individuazione delle componenti molli e/o calcifiche delle placche ateromasiche. La rapidità di acquisizione dei dati riduce al minimo l'evenienza di artefatti da movimento. A nostro parere l'angio-TC potrebbe essere attualmente eseguita dopo l'esame ultrasonografico e prima dell'eventuale endarterectomia per ottenere una ulteriore rappresentazione della biforcazione carotidea quando angio-RM e angiografia sono controindicate, quando l'angio-RM o l'angiografia forniscono reperti di dubbia interpretazione ed infine se necessario dimostrare la morfologia della placca o altre alterazioni della parete arteriosa (ad esempio aneurismi trombizzati).
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Vannucchi, L., P. Simonelli, G. Zanfranceschi, F. Niccolai et G. C. Piperno. « Studio della biforcazione carotidea con Angio-TC spirale ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 2_suppl (novembre 1996) : 109–13. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s214.

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Résumé :
Lo studio della biforcazione carotidea con l'accurata valutazione del grado di stenosi appare di fondamentale importanza per l'approccio terapeutico al paziente con malattia cerebrovascolare aterosclerotica. Pur essendo ancor oggi l'angiografia considerata il «gold standard» nello studio della patologia carotidea, altre metodiche meno costose e non invasive, come l'Eco-Doppler e l'Angio-RM, sono state utilmente impiegate. La crescente diffusione di apparecchiature TC ad acquisizione volumetrica ha permesso lo sviluppo di una nuova metodica di imaging nello studio della biforcazione carotidea: angio-TC. Con tale metodica sono stati studiati 40 pazienti: ove è stato possibile sono stati confrontati i dati angio-TC con quelli di uno studio angiografico digitale, trovando una corrispondenza superiore all'80%.
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Cellerini, M., E. Chiti, G. Caracchini, G. Pellicanò, F. Dal Pozzo et G. Dal Pozzo. « RM ed Angio-RM nello studio della patologia steno-occlusiva (aterosclerotica) delle arterie carotidi nel tratto cervicale ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 2_suppl (novembre 1996) : 45–54. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s206.

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Résumé :
Nella seguente trattazione viene effettuata una revisione del ruolo della risonanza magnetica e dell'angiografia con RM (angio-RM) nella diagnostica della patologia steno-occlusiva delle arterie carotidi nel tratto cervicale con particolare attenzione alle problematiche tecniche e cliniche. Nello studio dei vasi carotidei nel collo le tecniche angio-RM 2D e 3D Time-of-Flight (TOF) sono più diffusamente impiegate rispetto alle tecniche a contrasto di fase (2D e 3D PC angio-RM). Questo è in parte dovuto al fatto che la tecnica TOF, essendo stata commercializzata prima di quella a contrasto di fase, ha avuto una più ampia sperimentazione clinica. Inoltre, grazie alla recente introduzione di particolari accorgimenti tecnici (e.g. “Tilted Optimized Nonsaturating Excitation” o -TONE- e “Multiple Overlapping Thin Slab Acquisition” o -MOTSA-) l'angio-RM 2D e 3D TOF consentono in genere un'ottimale e selettiva visualizzazione dei vasi a livello cervicale. La recente pubblicazione dei risultati di ampi studi clinici (eg NASCET) ha sottolineato l'importanza della terapia chirurgica in pazienti sintomatici con stenosi serrata (79%–99%) dell'arteria carotide interna (ACI) evidenziando inoltre la necessità di un efficace «screening» preoperatorio. Da questi studi si evince che elementi importanti nella decisione operatoria sono principalmente rappresentati dal grado di stenosi, dalla presenza di ulcerazioni a livello della placca aterosclerotica e di lesioni «tandem» sullo stesso asse vascolare. Per quanto riguarda la valutazione del grado di stenosi dell'ACI, in corrispondenza della biforcazione, l'angio-RM si è dimostrata affidabile nell'identificare arterie di calibro normale o con stenosi lievi, senza falsi negativi. Tuttavia è stato segnalato che l'angio-RM, soprattutto con tecnica 2D TOF, tende a sovrastimare il grado di stenosi vasale. Studi recenti sembrano indicare una migliore affidabilità dell'angio-RM rispetto alla metodica eco-color-doppler nella differenziazione tra occlusione e subocclusione specialmente se si utilizzano entrambe le tecniche 2D e 3D TOF. Un limite importante dell'angio-RM è a tutt'oggi rappresentato dalla difficoltà di «caratterizzare» la placca aterosclerotica ed in particolare di identificare le ulcerazioni. È tuttavia auspicabile che lo sviluppo tecnologico (e.g. bobine di superficie «phased-array» dedicate) sia in grado di risolvere in un prossimo futuro i problemi di risoluzione spaziale, rapporto segnale/rumore ed artefatti da turbolenze di flusso che ostacolano attualmente con RM ed angio-RM il riconoscimento delle ulcerazioni della placca. L'angio-RM è un esame panoramico in grado di visualizzare nella stessa seduta non solo la biforcazione carotidea ma anche i vasi del poligono di Willis consentendo il rilievo delle lesioni «tandem» che costituiscono secondo alcuni Autori una controindicazione importante alla terapia chirurgica. Un po' più problematica risulta la valutazione dell'origine dei vasi epiaortici anche se sono già in commercio delle bobine in quadratura (e.g. «head and neck coils») che permettono l'esame dell'origine dei vasi epiaortici, della biforcazione carotidea e dei sifoni carotidei in un'unica acquisizione. Pertanto l'elevato valore predittivo negativo e l'elevata sensibilità nel rilievo delle stenosi, unitamente alla non invasività ed alla capacità di un'accurato studio delle strutture encefaliche, fanno della RM e dell'angio-RM una metodica particolarmente idonea nella valutazione preoperatoria dei pazienti sintomatici con stenosi carotidea. L'utilizzo della RM ed angio-RM come metodica di «screening» offre, a fronte di costi più elevati rispetto all'eco-color-doppler, il vantaggio di una minore dipendenza dall'operatore e di una maggiore panoramicità consentendo inoltre un impiego più mirato dell'angiografia con cateterismo arterioso (pazienti selezionati).
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Salzedo, E., T. Avataneo, E. Pavanelli et W. Liboni. « Tecniche Angio RM ed ultrasonore nella patologia arterosclerotica carotidea extracranica ». Rivista di Neuroradiologia 14, no 3_suppl (décembre 2001) : 129–32. http://dx.doi.org/10.1177/19714009010140s324.

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D'Aprile, P., A. Nella, P. Spagnolo, G. Tripoli et A. Carella. « Dissecazione della arteria carotide interna ». Rivista di Neuroradiologia 7, no 6 (décembre 1994) : 935–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700613.

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Résumé :
Gli autori descrivono due casi di dissecazione spontanea della arteria carotide interna studiati, in fase subacuta, con RM di base ed Angio-RM dei vasi del collo e del poligono del Willis, con tecnica 3D-TOF. L'Angio-RM ha permesso un'accurata visualizzazione delle alterazioni del decorso dei vasi, del profilo delle pareti e del lume vasale; inoltre una valutazione comparativa del segnale del flusso tra le immagini FISP di base e Spin Echo ha consentito una più accurata diagnosi di tale patologia potendo differenziare il segnale del trombo da quello relativo al flusso ematico residuo. In accordo con la più recente letteratura, gli autori ritengono che la Angio-RM, insieme all'Eco-Doppler, possa ritenersi metodica di prima scelta nello screening e nello studio diagnostico dei pazienti affetti da sospetta dissecazione carotidea e/o vertebrale, riservando lo studio con angiografia tradizionale a casi selezionati in cui le metodiche suddette non abbiano consentito una diagnosi accurata. La metodica Angio-RM è inoltre da considerarsi ottimale in controlli in tale patologia.
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Causin, F., L. Castellan, G. Iannucci, A. Puzzuoli, S. Perini, D. Danieli et V. Toso. « Valutazione peri-operatoria e post-operatoria del trattamento endovascolare nella patologia steno-ostruttiva carotidea ». Rivista di Neuroradiologia 16, no 1 (février 2003) : 93–99. http://dx.doi.org/10.1177/197140090301600111.

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Résumé :
We evaluated peri-operative and 30 days post-operative efficacy of endovascular treatment of carotid stenosis performed with percutaneous angioplasty and stenting. From June 1996 to October 2002 we performed 156 endovascular treatments of carotid artery stenosis in 150 symptomatic patients with ages ranging from 40 to 87. We treated with angioplasty and stent 110 patients with primitive carotid plaque (70.5%) and 44 patients with non-atherosclerotic lesion: 34 were post-surgical restenosis (21.7%) of the carotid bifurcation after carotid endarterectomy, 6 post-actinic stenosis, 2 carotid stenosis in Takayasu disease and 2 post-stent restenosis. Twelve patients were treated before cardio-surgical intervention and 8 were stroke patients performed in acute phase. Angioplasty alone was done in 11 cases (7.1%) while stent placement was performed in 145 cases (92.9%). In 71 patients (50%) the endovascular treatment was performed during distal cerebral protection. We achieved the dilatation of the stenotic tract in all the patients with residual stenosis less than 30% in 98% of cases. Two permanent neurological deficits (1.28%) and 4 transient neurological deficit (3.2%) were observed. One patient died 20 days after the procedure because of cardio-surgical complications. Fifteen patients (9.6%) complained a transient orthostatic hypotension. No new clinical complication was observed during 30 days follow-up. Our results with the endovascular treatment of the carotid stenosis appear not significantly different from recent literature data and main surgical publications and trails about the carotid endarterectomy in symptomatic patients. Our complication rate is similar to surgery, probably because of our patient selection and to the evolution of the materials for endovascular therapy. Our results underline the efficacy and safety of the endovascular technique with possible extension of its indications to primitive stenosis in selected cases and in the treatment of acute stroke.
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Razavi, I. Shariat, F. Piovesana, Z. Tarjan, F. Pozzi Mucelli, S. Magnaldi et R. Pozzi Mucelli. « Ricostruzione tridimensionale dei vasi del collo ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 2_suppl (novembre 1996) : 131–38. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s217.

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Résumé :
L'obiettivo di questo lavoro è stato quello di valutare l'efficacia della Angiografia tridimensionale TC (3D-TCA) in pazienti con patologia a carico del distretto carotideo extracranico. Sono stati esaminati 15 pazienti con stenosi di natura arteriosclerotica (14 casi) o arteritica (1 caso) a livello della biforcazione carotidea. Tutti i casi erano stati precedentemente indagati con arteriografia che è stata considerata il test di confronto. Le immagini tridimensionali, presentano una qualità molto valida e sono paragonabili a quelle angiografiche nella maggioranza dei casi. La tecnica 3D-TCA presenta a suo favore alcuni vantaggi: scarsa invasività; semplicità e rapidità di esecuzione; buona dimostrazione delle placche calcifiche che possono essere rimosse mediante software. I limiti attuali sono rappresentati da: necessità di una adeguata concentrazione di mezzo di contrasto nei vasi: possibili artefatti da calcificazioni e strutture ossee: mancanza di informazioni sul flusso dei vasi; difficile separazione tra arterie e vene in alcuni distretti; scarsa panoramicità rispetto alla angiografia.
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Tonarelli, A. « Diagnostica per immagini della carotide extracranica : Ecografia ed Eco-Doppler ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 2_suppl (novembre 1996) : 11–26. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s203.

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Résumé :
L'esplorazione funzionale della carotide extracranica è venuta ad assumere un rilievo clinico sempre maggiore di pari passo al progredire delle conoscenze sulla fisiopatologia della insufficienza cerebrovascolare. Parallelamente alla profilassi primaria, volta al controllo dei fattori di rischio cardiovascolare, è stata sottolineata l'importanza di una efficace profilassi secondaria della malattia, intesa come diagnosi precoce, in fase iniziale o preclinica, in modo da assicurare non solo un adeguato controllo farmacologico nel tempo, ma anche una efficace selezione ed un ampliamento delle indicazioni chirurgiche, per i malati considerati a rischio. In quest'ambito, lo studio non invasivo dei vasi cerebroafferenti con metodiche ad ultrasuoni è tuttora da considerarsi il momento base dell'iter diagnostico. Alla sede favorevole, che consente una valutazione ecotomografica fine ed attendibile della patologia parietale, si aggiunge la possibiltà della esplorazione dei fenomeni dinamici di flusso mediante effetto Doppler. Le apparecchiature Eco-Color-Doppler di ultima generazione consentono insieme un'analisi strutturale delle caratteristiche della placca ateromasica, la determinazione del grado di emodinamicità di una lesione, misure discretamente attendibili di velocità e di portata mediante campionamenti mirati endovascolari, o sull'intero campo di scansione. Esistono tuttavia alcuni limiti nelle possibilità diagnostiche delle metodiche ad ultrasuoni, alcuni dei quali di natura intrinseca (l'elevata operatore-dipendenza, l'attenuazione del fascio determinata dal calcio tissutale), altri legati alla esplorabilità individuale del soggetto che si sottopone all'indagine ed alla sede del distretto in esame: in particolare, la impossibilità di studiare la carotide distalmente all'angolo della mandibola. Tuttavia, nel ruolo di screening e di controllo, nella definizione della patologia aterosclerotica carotidea e degli aspetti emodinamici di una lesione, l'indagine Eco-Doppler è da ritenersi tuttora insostituibile.
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Moschini, L., et C. Agostinis. « Neuroradiologia dei paragangliomi ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 5 (octobre 1996) : 577–93. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900511.

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Résumé :
I paragangliomi rappresentano un sistema multicentrico con funzione chemo e barocettrice costituito da numerose strutture sostanzialmente ubiquitarie situate in stretta relazione anatomica con vasi e nervi. La patologia dei paragangliomi è essenzialmente tumorale. Nella maggior parte dei casi si tratta di tumori benigni non secernenti che si manifestano per l'effetto massa e per la compressione di organi adiacenti. Risultano più frequenti nel sesso femminile e nella 3a e 4a decade di vita. Per quanto riguarda il distretto cranio-cervicale, si riconoscono quattro sedi principali: in ordine di frequenza, carotidea, giugulare, timpanica e vagale. Questi tumori si presentano sia sporadicamente, sia nel 10% dei casi in forme famigliari con meccanismo di trasmissione autosomico dominante. Il protocollo diagnostico si basa sulla RM, sulla TC e sull'angiografia digitale, che con il ricorso all'embolizzazione preoperatoria può rappresentare anche l'inizio del programma terapeutico.
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Manfrè, L., R. Angileri, G. Caruso, V. D'Antonio, M. De Maria et R. Lagalla. « Calibro dei sifoni carotidei e asimmetria del poligono di Willis : Studio Angio-RM ». Rivista di Neuroradiologia 10, no 2_suppl (octobre 1997) : 148. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s260.

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Résumé :
A differenza dell'Angiografia, l'esame Angio-RM consente la simultanea visualizzazione dei vasi del poligono. Si è valutata la correlazione esistente tra calibro dei sifoni e asimmetrie di sviluppo del poligono nella popolazione normale. Sono stati esaminati 3 casi di occlusione totale di una carotide. 120 pazienti privi di patologie vascolari o neoplastiche sono stati sottoposti ad esame Angio-RM 3DTOF con Magnetization Tranfer e TONE. Sono state valutate le immagini di sorgente e 3DMIP, prima e dopo sottrazione dei pixel non vascolari. I pazienti sono stati suddivisi in 5 gruppi: I = aplasia di A1, II = ipoplasia di A1, III = lieve asimmetria di A1, IV ? arteria comunicante posteriore fetale, V = poligono simmetrico. Inoltre i pazienti sono stati suddivisi in base al calibro della carotide interna in: A (simmetrico), B (lieve asimmetria), e C (marcata asimmetria). è stata calcolata la percentuale di differenza di calibro (PDC) tra carotide destra e sinistra (Cmin/Cmax). Sono stati posti in correlazione PDC e simmetria dei vasi del poligono. I pazienti del gruppo C sono stati sottoposti a color Doppler dei vasi al collo, per escludere vasculopatia a monte. Una differenza statisticamente significativa in termini di PDC tra sifone carotideo destro e sinistro è stata osservata unicamente nei pazienti di gruppo I e II. I pazienti affetti da occlusione del sifone carotideo con compenso via Al dimostravano un calibro di Al superiore rispetto ai gruppi III, IV e V. Per quanto una asimmetria di calibro dei sifoni carotidei possa suggerire l'esistenza di una patologia vascolare a monte, è necessario considerare le varianti anatomiche correlate all'asimmetrico del poligono di Willis. Il bilancio dei rami collaterali esistenti a livello del poligono di Willis mediante Angio-RM è importante per la valutazione dei possibili circoli di compenso.
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Bonaldi, G. « La Neuroradiologia interventistica nella patologia del basicranio ». Rivista di Neuroradiologia 13, no 3 (juin 2000) : 495–507. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300317.

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Résumé :
Il basicranio è sede di una grande varietà di eventi patologici; la sua complessità anatomica condiziona una difficile accessibilità terapeutica, in particolare chirurgica. La neuroradiologia interventistica diviene quindi strumento di grandi utilità e versatilità, potendo da un lato intervenire a supporto del chirurgo, con tecniche di embolizzazione preoperatoria, dall'altro potendo realizzare trattamenti definitivi di lesioni non altrimenti aggredibili. Le lesioni neoplastiche di interesse neurointervenzionistico che più frequentemente coinvolgono tale distretto sono: - i meningiomi, tendenzialmente meno ipervascolari rispetto a quelli della volta, possono beneficiare di un'embolizzazione preoperatoria, in tal caso solitamente realizzata con particelle solide di piccole dimensioni. L'obiettivo è quello di ottenere una devascolarizzazione il più radicale e il più distale possibile; per tale motivo vengono utilizzate particelle anche di diametro medio inferiore ai cento micron, le particelle più usate sono di P.V.A. (gelatina di alcol di polivinile), la tecnica è quella della microcateterizzazione iperselettiva dei rami durali afferenti. Spesso l'asportazione radicale di neoplasie della base cranica (tipicamente i meningiomi della regione cavernosa) non può prescindere da una dissecazione del tumore dalle pareti dall'arteria carotide interna, con conseguente rischio intraoperatorio di lesione od occlusione della stessa. In questi casi diventa importante l'esecuzione preoperatoria di un test d'occlusione per valutare i circoli di compenso. - I chemodectomi sono tumori ipervascolari, pressoché ubiquitari ma la cui sede più frequente è rappresentata dalla regione timpano-giugulare. Una loro asportazione chirurgica totale, che può condurre alla completa guarigione, non può assolutamente prescindere da una devascolarizzazione preoperatoria mediante embolizzazione. Quest'ultima può essere realizzata sia con particelle solide, sia con colle acriliche. - L'angiofibroma giovanile naso-faringeo è una lesione neoplastica benigna, modicamente vascolarizzata, originante a livello del forame sfeno palatino, spesso con coinvolgimento verso l'alto delle regioni etmoidali e del basicranio anteriore, con apporti al circolo patologico neoformato originanti dai sifoni carotidei o dalle arterie oftalmiche, di difficile embolizzazione per via endovascolare con tecnica di microcateterismo; la neoplasia può quindi essere embolizzata mediante puntura diretta (attraverso orifici naturali o per via percutanea) e successiva iniezione di colla acrilica. Alcune malformazioni vascolari che coinvolgono il basicranio sono di particolari interesse terapeutico mediante gli approcci endovascolari della neuroradiologia interventistica. Gli aneurismi del sifone carotideo intracavernoso, che solitamente si rendono evidenti clinicamente quando raggiungono le dimensioni dell'aneurisma gigante, possono essere trattati mediante embolizzazione selettiva con spirali di Guglielmi e risparmio dell'arteria portante; più frequentemente per il loro trattamento è necessario il sacrificio dell'asse carotideo interno, mediante occlusione con palloncini staccabili previo test d'occlusione. Le fistole carotido cavernose dirette sono più spesso di natura post-traumatica, meno frequentemente da rottura di aneurisma intracavernoso, da collagenopatia, da displasia fibro-muscolare. Il trattamento endovascolare è particolarmente elegante, e uno dei primi trattamenti eseguiti a livello intracranico per via endovascolare. La tecnica consiste nel ripristinare la normale pervietà dell'arteria carotide interna, occludendo il tramite patologico, mediante gonfiaggio di un palloncino staccabile nel versante venoso. Solo nelle lesioni traumatiche più gravi, con lacerazioni irregolari o multiple della parete arteriosa, può essere necessario il sacrificio della stessa. È possibile in casi selezionati anche un trattamento per via venosa, mediante stipamento del seno cavernoso con spirali staccabili di Guglielmi. Le fistole durali più frequenti sono a livello della loggia cavernosa e delle regioni dei seni trasverso e sigmoideo. Esse possono essere trattate mediante embolizzazione degli apporti arteriosi durali, con particelle solide oppure con con colle acriliche; è possibile anche un approccio per via venosa a livello di un seno durale di scarico, solitamente occluso per pregresso evento trombotico, e successivo stipamento con spirali metalliche. Nei casi ritenuti chirurgici, con clippaggio dell'origine delle vene di scarico intracraniche, l'embolizzazione preoperatoria può ridurre il rischio dell'intervento diminuendo la pressione nelle strutture venose.
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Mascalchi, M., C. Moroni, M. Bartolucci, C. Gavazzi et C. Bortolotti. « Diagnostica neuroradiologica nella patologia della loggia cavernosa ». Rivista di Neuroradiologia 13, no 3 (juin 2000) : 375–86. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300308.

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Résumé :
Il seno cavernoso può essere interessato da patologia neoplastica (primitiva e secundaria), infiammatoria e vascolare. Tutte queste entità, ad esclusione delle fistole carotido-cavernose dirette, si manifestano con una clinica analoga, rendendo la diagnosi dipendente fondamentalmente dalle tecniche di imaging. Attualmente le metodiche più utili nello studio del seno cavernoso sono la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica che, con le tecniche di angio-TC ed angio-RM, permettono anche uno studio simil-angiografico della regione di interesse. L'arteriografia selettiva rimane tuttora la tecnica gold standard nello studio delle patologie vascolari (aneurismi della carotide interna e fistole carotido-cavernose). La flebografia sovraorbitaria trova attualmente utilizzo esclusivo nella diagnosi della sindrome di Tolosa Hunt con RM negativa e talvolta nella terapia endovascolare di fistole artero-venose. I tumori primitivi più frequenti sono i meningiomi, mentre i neurinomi del seno cavernoso sono estremamente rari. I meningiomi insorgono dal rivestimento durale del seno e si manifestano, sia alla TC che alla RM, come lesioni ben delimitate con un'impregnazione precoce, intensa ed omogenea. I neurinomi del seno cavernoso possono derivare dal III, dal IV, dal V o dal VI nervo cranico e possono insorgere primitivamente nel seno cavernoso o, più frequentemente, negli spazi cisternali interessando il seno sviluppandosi lungo il nervo. La diagnosi differenziale deve essere posta soprattutto tra il meningioma ed il macroadenoma ipofisario a sviluppo laterosellare (il più frequente tumore secondario). Il principale criterio riguarda l'interessamento della carotide interna che viene frequentemente stenotizzata dai meningiomi, mentre può essere circondata e dislocata dai macroadenomi, senza però apprezzare significative riduzioni del suo lume. Il seno cavernoso può essere interessato per contiguità anche da due neoplasie della base cranica: il carcinoma del rinofaringe ed il cordoma. Le metastasi del seno cavernoso si possono instaurare per via ematogena, liquorale o perineurale. Determinano generalmente aumento di volume del seno, non hanno un segnale RM caratteristico e devono essere messe in diagnosi differenziale con le patologie infiammatorie. Queste comprendono la sindrome di Tolosa Hunt e le affezioni granulomatose croniche (sarcoidosi, granulomatosi di Wegener). La prima è caratterizzata da dolore retroorbitario, paralisi dell'oculomotore ed iperestesia trigeminale sostenute da un'infiammazione del seno ad eziologia sconosciuta. Le immagini di RM possono essere del tutto negative ed in tali casi può essere utile per raggiungere la diagnosi la flebografia. Un valido criterio diagnostico per le patologie infiammatorie è rappresentato dalla drammatica remissione della sintomatologia e del quadro radiologico in seguito a terapia steroidea. Gli aneurismi della carotide interna sono classificati in base alle dimensioni: se di diametro superiore ai 2,5 cm vengono definiti giganti. Questi hanno parete trombizzata, scarsa tendenza alla rottura e si manifestano clinicamente con sintomi da compressione dei nervi che decorrono nella parete od all'interno del seno cavernoso. Nella diagnosi di queste formazioni la semeiotica TC e RM, tra loro complementari, rivestono un ruolo importante. Il criterio fondamentale è però dato dalla dimostrazione della natura vascolare della lesione, ottenibile con le tecniche di angio-TC e angio-RM e l'arteriografia selettiva. Le fistole carotido-cavernose dirette sono anomale comunicazioni ad alto flusso tra la carotide interna ed il seno cavernoso Sono caratterizzate da una presentazione clinica improvvisa ed imponente e sono facilmente valutabili con TC, angio-TC, RM, angio-RM ed arteriografia digitale. Le fistole carotido-cavernose indirette corrispondono a fistole arterovenose durali ed hanno di solito una clinica sfumata ed un decorso subdolo. La loro diagnosi con TC, angio-TC, RM ed angio-RM è più difficile essendo spesso i reperti suggestivi di tali condizioni rappresentati solo da una dilatazione della vena orbitaria di drenaggio. L'arteriografia oltre a confermare la diagnosi rappresenta anche l'indagine indispensabile per la programmazione terapeutica endovascolare o chirurgica.
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Brito-Núñez, Nafxiel Jesús, et Rosangela Maduro. « Aneurisma grande de la arteria carótida interna cavernosa bilateral. Reporte de un caso y revisión de la literatura ». Revista Chilena de Neurocirugía 45, no 1 (4 octobre 2019) : 76–79. http://dx.doi.org/10.36593/rev.chil.neurocir.v45i1.17.

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Résumé :
Los aneurismas carotideos cavernosos bilaterales son raros, representando un reto en el manejo adecuado de los mismos. A continuación, se presenta un caso clínico de una mujer de 79 años de edad con historial de hipertensión arterial con aneurisma grande carotideo cavernoso bilateral tratado de forma conservadora, se discuten las diferentes modalidades y controversias del manejo de esta patología.
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Pratesi, C., M. Gatti et R. Pulli. « La patologia stenosante della carotide extracranica ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 2_suppl (novembre 1996) : 59–74. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s208.

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Roncallo, F., I. Turtulici, C. Calautti, I. Ferrea, G. Garrone, I. Gorni, A. Ilariucci, M. Zucchini et A. Bartolini. « Tomografia Computerizzata e Risonanza Magnetica nella patologia del distretto testa-collo ». Rivista di Neuroradiologia 10, no 2 (avril 1997) : 189–218. http://dx.doi.org/10.1177/197140099701000207.

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Résumé :
Scopo del lavoro è quello di descrivere le caratteristiche morfologiche TC ed RM delle patologie espansive benigne nel soggetto adulto, correlando le alterazioni di densità alla TC e segnale alla RM, alle lesioni anatomo-patologiche presenti. Queste lesioni espansive benigne, infatti, rivestono un particolare interesse non solo perchè sono piuttosto rare, ma soprattutto perchè possono mimare patologia di altra natura, specie neoplastica maligna. Viene pertanto proposto uno schema di interpretazione delle immagini sulla base delle nozioni embriologiche e di sviluppo, allo scopo di effettuare una corretta diagnosi differenziale tra le lesioni congenite e quelle acquisite benigne nei confronti di quelle maligne. Sono stati valutati retrospettivamente i quadri morfologici TC e RM, eseguiti negli ultimi due anni ed effettuati secondo protocollo iniziale standardizzato, di 350 pazienti (174 maschi, 126 femmine, di età compresa tra i 16 e i 77 anni), con patologia espansiva del distretto testa-collo, accertata con esame clinico e/o strumentale endoscopico. Nella nostra casistica abbiamo riscontrato anche nell'adulto un discreto numero di soggetti affetti da patologia espansiva benigna nell'ambito delle regioni sopra- e sottoioidea del distretto testa-collo, confermata con la biopsia e/o dopo intervento chirurgico (47 casi). Abbiamo distinto diverse categorie principali di lesioni: Lesioni cistiche congenite: cisti di Tornwaldt (6), del dotto tireoglosso (5), delle tasche branchiali (5); Lesioni cistiche acquisite: laringoceli (2), laringomucopioceli (3); Lesioni Vascolari: malformazioni vascolari venose (3), linfangiomi (4); Lesioni neoplastiche benigne: paragangliomi (4), lipomi (2), tumori ghiandolari misti (3), neurinomi (2); Pseudotumori: vascolari: giugulare ectasica (2) e dissezione della carotide interna (2); ossei: osteofitosi vertebrale somatica ed interapofisaria (4). Non deve essere allora dimenticato che nel soggetto adulto si possano manifestare patologie espansive benigne, anche congenite, a primitiva localizzazione negli spazi fasciali profondi periviscerali, oppure in quelli sede delle principali stazioni linfoghiandolari del distretto testa-collo, il cui aspetto clinico-semeiologico è nella maggioranza dei casi del tutto aspecifico e pertanto pone seri problemi diagnostico-differenziali se non addirittura erronee diagnosi di natura. Viene quindi suggerito un razionale ricorso alla diagnostica per immagini TC e/o RM, tenuto conto che una corretta diagnosi differenziale di queste lesioni con effetto massa non può prescindere da una precisa identificazione dello spazio fasciale primitivo di origine e dall'analisi degli aspetti morfologici caratteristici, uniti a nozioni embriologiche, che possono aiutare ad escludere la natura maligna ed a formulare infine una corretta caratterizzazione etiologica, con ovvie conseguenze sulla prognosi e sulla pianificazione di un'idonea terapia.
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Dal Pozzo, G., M. Cellerini, M. Mascalchi, P. Innocenti, N. Villari et M. C. Boschi. « Utilità clinica della risonanza magnetica nella patologia orbitaria ». Rivista di Neuroradiologia 4, no 3_suppl (décembre 1991) : 121–33. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s322.

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Résumé :
Viene esaminata l'utilità clinica della risonanza magnetica nella patologia orbitaria con particolare riguardo ai vantaggi, alle limitazioni, alle indicazioni e controindicazioni della metodica. Come è noto, la RM consente uno studio multiplanare e non invasivo delle orbite (non fa uso di radiazioni ionizzanti); inoltre, recenti progressi tecnologici hanno introdotto bobine di superficie sempre più efficienti e sequenze d'impulsi più sofisticate a tutto vantaggio della durata dei tempi di scansione, della risoluzione spaziale e di contrasto. Nella patologia del globo oculare, la RM è impiegata soprattutto nella diagnostica differenziale tra melanomi melanocitici della coroide e lesioni simulanti specialmente nei casi dubbi qualora non vi sia una concordanza tra reperti clinici, oftalmoscopici, ecografici oppure non sia conservata la trasparenza dei mezzi diottrici. La presenza di una sostanza paramagnetica come la melanina, conferisce infatti al melanoma un caratteristico comportamento di segnale: elevata intensità nella sequenza T1-dipendente e bassa intensità in quella T2-dipendente. Per quanto riguarda la patologia extrabulbare intraconica, la RM ha assunto un ruolo di primaria importanza nella diagnostica delle lesioni del nervo ottico e delle guaine meningee che lo avvolgono (plac-che di demielinizzazione, glioma, meningioma periottico). Nella patologia del cono muscolare (oftalmopatia di Graves) la RM ha dimostrato un'affidabilità equivalente a quella della TC; tuttavia, poiché la RM non fa uso di radiazioni ionizzanti, è metodica più idonea soprattutto nel caso di controlli seriati nel tempo in considerazione del fatto che il cristallino è un organo critico. Nell'ambito della patologia intra-extraconica, la RM può consentire, sulla base dell'analisi del segnale, una diagnosi differenziale tra pseudotumor infiammatorio (bassa intensità di segnale nella sequenza Spin-Echo T2-dipendente) e linfoma o metastasi orbitarie (elevato segnale nella sequenza Spin-Echo T2-dipendente) anche se è possibile che alcuni tipi di linfoma, il mieloma e certe metastasi (neuroblastoma) presentino un comportamento di segnale uguale a quello dello pseudotumor infiammatorio. Inoltre, grazie alla intrinseca sensibiltà ai fenomeni di flusso, la RM permette di dimostrare, in caso di patologia vascolare, le anomalie di decorso e di calibro dei principali vasi sanguigni orbitari (varici orbitarie, fistole carotido- cavernose ecc.) nonchè l'eventuale presenza di trombosi endoluminali. Infine, nonostante le limitazioni della RM nella valutazione delle alterazioni della compatta ossea, la metodica ha dimostrato una buona affidabilità anche nello studio delle più frequenti patologie che interessano primitivamente o secondariamente le pareti orbitarie (mucocele, tumori dei seni paraorbitari, metastasi, meningioma della grande ala sfenoidale). In questi casi la RM dimostra direttamente non solo la formazione espansiva ed i suoi rapporti con le strutture endoorbitarie, ma anche le alterazioni ossee associate. In conclusione si può affermare che, nonostante il ruolo preciso della RM nello studio della patologia orbitaria non sia ancora pienamente stabilito, questa metodica è oggi in grado di fornire, in certe situazioni patologiche, delle informazioni che non sono altrimenti disponibili.
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Aprile, I., A. Lavaroni, G. Tommasini, E. Biasizzo et G. Fabris. « Angiografia a risonanza magnetica dei vasi epiaortici con bobina dedicata ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 2_suppl (novembre 1996) : 101–8. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s213.

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Résumé :
Scopo del nostro lavoro è stato quello di ottimizzare le sequenze di angiografia a risonanza magnetica più adatte a una bobina dedicata per lo studio dei vasi epiaortici di recente introduzione nella pratica clinica. Tale bobina consente di visualizzare l'intero asse carotideo e vertebrale con un'unica acquisizione coronale o sagittale. La tecnica angiografica da noi utilizzata è stata la 3D time of flight (TOF) e abbiamo ottimizzato i parametri tecnici su 15 volontari sani. La sequenza da noi sperimentata consente di acquisire le immagini dei vasi epiaortici (dall'origine al tratto intra-cranico) in un tempo di circa 13′. Lo studio di pazienti portatori di patologia è ancora alle fasi iniziali, ma i primi risultati sembrano promettenti. Tale bobina consente di visualizzare l'origine e il tratto intra-cranico dei vasi epiaortici e potrebbe quindi favorire una maggiore diffusione dell'esame angio-RM delle arterie carotidi e vertebrali.
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D'Aprile, P., F. Macina, M. Palma, G. Tripoli et A. Carella. « Studio Angio-RM della arteria trigeminale persistente ». Rivista di Neuroradiologia 7, no 6 (décembre 1994) : 929–34. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700612.

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Résumé :
Tra le connessioni carotido-basilari embrionarie persistenti la arteria trigeminale (atp) è quella di più frequente riscontro, con una frequenza variabile, all'angiografia tradizionale, compresa tra lo 0,1 e lo 0,6%. Nella massima parte dei casi si tratta di un reperto accidentale evidenziato in soggetti esaminati per altre patologie. Sono ancora sporadiche, in letteratura, le segnalazioni di atp evidenziate nel corso di esami RM ed Angio-RM. Il significato clinico patologico della anomalia è alquanto controverso e, se nella massima parte dei casi si tratta di un reperto asintomatico, la presenza di situazioni patologiche ad essa associate è stata invocata, di volta in volta, per giustificare lesioni ischemiche (da «furto») o emorragiche (da rottura di aneurismi a carico del vaso anomalo) o situazioni irritative (per il moto di pulsazione trasmesso alle strutture nervose viciniori). L'avvento della RM e dell'Angio-RM ha permesso di ottenere mappe vascolari cerebrali comparabili a quelle angiografiche tradizionali, consentendo un rapido, semplice ed accurato rilievo di atp.
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Briganti, F., G. La Tessa, S. Cirillo, G. Sirabella, R. Saponiero, A. N. Napoli, L. Simonetti, F. Maglione, S. Tecame et R. Elefante. « Trattamento percutaneo delle stenosi dei tronchi sovra-aortici : Esperienza multicentrica in Campania ». Rivista di Neuroradiologia 10, no 2_suppl (octobre 1997) : 109. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s242.

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Résumé :
Nell'ambito della patologia stenotica dei vasi epiaortici la P.T.A. ha raggiunto un ruolo di primo piano; essa rappresenta il trattamento di prima scelta nelle stenosi delle origini delle arterie carotidi e succlavie. L'introduzione di protesi endovascolari (stent) ha migliorato i risultati del trattamento endovascolare. Questo lavoro valuta i risultati ottenuti da un gruppo di studio campano in tre differenti centri di neuroradiologia interventistica in quattro anni di attività sono stati trattati 35 pazienti affetti da patologia steno-ostruttiva del distretto epiaortico con un'età compresa tra i 60 ed i 72 anni. La valutazione dei risultati pertanto è stata fatta sul controllo angiografico immediato e clinico-strumentale (echo-doppler) a distanza.
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Caputo, N., C. Chiurulla et E. Signorini. « Studio TC delle biforcazioni carotidee ». Rivista di Neuroradiologia 2, no 2 (juin 1989) : 105–12. http://dx.doi.org/10.1177/197140098900200202.

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Résumé :
Per verificare le possibilità diagnostiche della TC nella definizione della patologia dei vasi del collo e per mettere a punto un protocollo di studio di agevole impiego clinico in grado di fornire risultati costanti e diagnosticamente validi sono stati valutati 132 pazienti affetti da disturbi cerebrovascolari, candidati all'intervento di tromboendoarteriectomia. Lo studio della regione cervicale è stato effettuato utilizzando un pacchetto di scansioni rapide a strato sottile eseguite durante infusione e.v. di mezzo di contrasto (circa 100 ml) a goccia ravvicinata. Nel presente contributo viene descritta la metodica di studio utilizzata ed analizzati e commentati i risultati ottenuti. Viene sottolineata l'importanza della TC nel dimostrare direttamente sul piano assiale le placche ateromasiche, la loro composizione e morfologia. Viene anche sottolineata l'accuratezza della TC nell'individuare le ulcerazioni nelle placche e nel valutare il grado di stenosi vascolare. Infine vengono commentate le caratteristiche tecniche della metodica proposta sottolineandone la maneggevolezza nella pratica clinica.
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Andreula, C. F., P. Ladisa, G. Tripoli et A. Carella. « Studio Angio-RM di un aneurisma gigante del tratto intracavernoso dell'arteria carotide interna ». Rivista di Neuroradiologia 6, no 4 (novembre 1993) : 497–502. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600414.

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Résumé :
Gli autori riportano un caso di paralisi isolata del VI nervo cranico di sinistra da aneurisma gigante parzialmente trombizzato del tratto intracavernoso dell'arteria. carotide interna di sinistra. La diagnosi è stata eseguita con risonanza magnetica e studio Angio-RM. Gli autori discutono il ruolo di tale metodica nella diagnosi di questa patologia, giungendo alla conclusione di riservarla al momento diagnostico, con successivo ricorso ad una indagine angiografica tradizionale per una decisione chirurgica e/o intervenzionistica.
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Mozzon, L., et V. Fregonese. « Iter diagnostico nella patologia dei tronchi epiaortici : Il punto di vista del chirurgo vascolare ». Rivista di Neuroradiologia 10, no 2_suppl (octobre 1997) : 102–5. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s239.

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The Authors report their 15-years surgical experience discussing the most suitable imaging methods for the diagnosis and treatment of extracranical artery disease. Cost-effectiveness with the use of Duplex scan, conventional or magnetic resonance angiography, is especially underlined and stressed. The preoperative assessment of candidates for carotid endarterectomy should not yet exclude conventional X-ray angiography: the technological development and improvement of magnetic resonance will probably lead to a change.
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Cimino, C., L. Chiapparini, M. G. Bruzzone, E. Ciceri, M. R. Carriero et B. Lombardi. « Analisi della tecnica Angio-TC-3D nello studio delle steno-occlusioni carotidee ». Rivista di Neuroradiologia 10, no 2_suppl (octobre 1997) : 115. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s245.

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Résumé :
L'angio-TC e le tecniche di ricostruzione tridimensionale su work-station sono strumenti che permettono di studiare la patologia steno-occlusiva dei vasi al collo, ottenendo informazioni sulla morfologia, sull'estensione delle placche ateromasiche e sull'entità delle stenosi. Mentre appare sempre più emergente il ruolo dell'angio-TC come esame di screening per tale patologia, in letteratura non vi è unanimità di giudizio sulla possibilità che questa tecnica, da sola o in associazione con altre non invasive, possa sostituire l'angiografia in previsione di un intervento chirurgico. Scopo di questo lavoro è analizzare la sensibilità, la specificità e l'accuratezza diagnostica di questa tecnica, comprensiva delle successive elaborazioni con programmi di ricostruzione tridimensionale, rispetto a metodiche più tradizionali quali l'angio-RM, l'eco-color-doppler, l'angiografia digitale. Dato il prevedibile aumento di richiesta di esecuzione di questo esame saranno inoltre presi in considerazione altri parametri. In primo luogo sarà considerato il rapporto tra il tempo complessivo dedicato sia all'esecuzione dell'esame (impostazione dei protocolli di acquisizione, scelta della regione di interesse, scelta dei corretti parametri di somministrazione del bolo) sia l'elaborazione delle immagini (scelta del programma di ricostruzione, del target, eventuale segmentazione) e la qualità e l'affidabilità del risultato rispetto ad altre tecniche. Verrà infine considerato il costo biologico dell'esame in termini di dose somministrata al paziente. Data la recente installazione presso il nostro servizio di un'apparecchiatura TC spirale e di work-station per elaborazioni 3D, MIP, MPR, etc., ci proponiamo di utilizzare per questo studio un campione di 20 pazienti con TIA o minor stroke. Tutti questi pazienti saranno sottoposti ad eco-color-doppler, angio-TC, angio-RM e angiografia digitale.
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Rega, L., et M. Santoni. « Ruolo dell'Angiografia digitale ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 2_suppl (novembre 1996) : 27–34. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s204.

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Résumé :
Una corretta metodologia di esame ed un'equilibrata collocazione nell'iter diagnostico rendono ancora l'angiografia digitale strumento per lo più utilissimo nella diagnosi e nella programmazione terapeutica della patologia della carotide extracranica. Per le lesioni aterosclerotiche l'angiografia è soprattutto impiegata nel chiarire casi non ben esplorabili e mal valutabili con le tecniche non invasive e per fornire una valutazione precisa del circolo prossimale e distale alla lesione. Per le lesioni di tipo displastico, flogistico o nel caso delle dissecazioni i reperti da ricercare sono spesso così fini e variamente distribuiti che solo l'esame angiografico è in grado con accuratezza di focalizzarne l'esatta natura ed estensione.
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Roncallo, F., I. Turtulici, F. Bandini, A. Mazzella, L. Giberti, C. Calautti et A. Bartolini. « Pseudotumor orbitario : Semeiotica TC-RM e diagnosi differenziale ». Rivista di Neuroradiologia 10, no 2_suppl (octobre 1997) : 168. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s271.

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Résumé :
Lo Pseudotumor Orbitario (PO) viene definito come un processo flogistico aspecifico ed idiopatico per il quale non è possibile identificare una causa locale o riscontrare una patologia sistemica. Si può manifestare clinicamente in diversi modi a seconda delle strutture anatomiche orbitarie coinvolte e la sintomatologia è comunque del tutto aspecifica. Scopo del lavoro è identificare le diverse varianti di PO, con particolare riguardo alla diagnosi differenziale con altra patologia, specie quella neoplastica. Sono stati valutati retrospettivamente 50 esami TC ed RM mirati sulle regioni orbitarie, in pazienti affetti da patologia non traumatica, responsabile della sintomatologia. Successivamente abbiamo stratificato gli esami a seconda della struttura anatomica prevalentemente coinvolta: 1. Loggia lacrimale (8 casi); 2. Muscolatura estrinseca oculare (14 casi); 3. Complesso nervo ottico-involucri meningei del nervo (12 casi); 4. Vena oftalmica superiore (7 casi); 5. Apice orbitario (5 casi); 6. Tessuti orbitari retrobulbari (3 casi). Ognuna di queste diverse strutture può essere selettivamente interessata dallo PO. Per quanto concerne la diagnosi differenziale sono stati riscontrati: 1. Loggia lacrimale: PO (4), Linfoma (2), Flogosi settica (2); 2. Muscolatura estrinseca oculare: PO (6), Oftalmopatia Base-dovviana (5), Metastasi (2); 3. Complesso nervo ottico-involucff meningei del nervo: PO (4), Malattie autoimmuni (4), Meningioma (2), Linfoma (1), Glioma (1); 4. Vena of ialmica superiore: PO (1), Fistola carotido-cavernosa (3), Varice orbitaria (3); S. Apice orbitario: PO (2), Metastasi (2), Meningioma (1); 6. Tessuti orbitari retrobulbari: PO (1), Linfoma (1), cellulite settica (1). Lo PO rappresenta una frequente causa di lesione organica orbitaria dell'adulto. La diagnosi differenziale di natura con altra patologia non sempre è facile su pura base morfologia ed anche la biopsia può fornire dati incerti, specie per quanto riguarda la differenziazione dal linfoma. Emerge quindi l'utilità di restringere al massimo il campo delle ipotesi diagnostiche, unito al criterio ex-adiuvantibus della risposta allo steroide, limitando l'accertamento istologico ai casi non rispondenti.
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Alvo, Andrés, Cecilia Sedano, José Andrés De Grazia, Felipe Soto et José Ignacio Vergara. « Paraganglioma del cuerpo carotideo : Revisión bibliográfica ». ACTA DE OTORRINOLARINGOLOGÍA & ; CIRUGÍA DE CABEZA Y CUELLO 43, no 1 (31 mars 2015) : 43–49. http://dx.doi.org/10.37076/acorl.v43i1.15.

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Résumé :
Introducción: Los paragangliomas son tumores neuroectodérmicos que suelenencontrarse adyacentes a estructuras ganglionares autonómicas. El paraganglioma carotídeo es un tumor parasimpático, habitualmente no secretor de hormonas y de bajo potencial maligno. Objetivo: Realizar una revisión de la literatura con conceptos actuales respecto al abordaje clínico y quirúrgico de esta patología. Diseño: Revisión narrativa de la literatura. Materiales y métodos: Se realizó una búsqueda en bases virtuales como Pubmed y Scielo utilizando los términos “paraganglioma” y “tumor del cuerpo carotídeo” con el fin de encontrar documentos actualizados sobre este tema. Resultados: De lasfuentes bibliográficas halladas, se depuraron según impacto, población objeto y tiempo de publicación hasta obtener 48 documentos incluyendo artículos de revisión, reportes de caso y libros, de los cuales se sintetizó información sobre el abordaje del paraganglioma del cuerpo carotídeo. Conclusiones: Ante la presencia de una masa cervical lateral debe considerarse la posibilidad de un paraganglioma; la tomografía computada y la resonancia magnética permiten la aproximación diagnóstica y su clasificación inicial, mientras que la angiografía permite el uso de técnicas de embolización selectiva, cuyo uso en estos tumores es controvertido. La cirugía es el único tratamiento curativo y se considera el manejo de elección en la mayoría de los casos, mientras que la radioterapia se indica en aquellos casos de resecciones incompletas o cuando la cirugía está contraindicada.
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Micheli, C., M. Gallucci, O. Gagliardo, G. Cardone, G. B. Minio Paluello et M. Castrucci. « Utilità della risonanza magnetica perfusionale nella diagnosi differenziale tra lesioni demielinizzanti e patologia multinfartuale ». Rivista di Neuroradiologia 10, no 2_suppl (octobre 1997) : 35–36. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s212.

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Résumé :
20 pts affected by chronic cerebrovascular disease (10) and demyelinating disease (10) were studied by means of conventional MRI and T2*-w dynamic scans (6 slices acquired in 2“, 60 dynamic scans obtained for each slice, total acquisition time ?120”) with the aim of evaluating wether different patterns could be defined between infarctions and demyelinations. 5 subjects were excluded for different reasons. Signal intensity (SI) and transit time (BPAT = Bolus Peak Arrival Time) values were calculated from ROIs positioned on affected and contralateral non affected areas in each pt. In the group affected by demyelinating diseases, data from pathological ROIs were not significantly different from the contralateral, although the basal value of the lesions started from more elevated levels. On the contrary, pts affected by vascular lesions showed significantly different values of SI between pathological ROIs and apparently normal contralateral brain (χ2 test, p<0.001). In two cases, asymmetry of the BPAT due to extracranial carotid stenosis were recorded. In conclusion, our experience encourages the use of perfusional studies with the aim of characterizing pathological processes. The difference recorded between the two groups could suggest wider use of the technique when differential diagnosis between the two pathological entities is not simply obtainable by standard MRI (i.e.: Multiple Sclerosis vs. autoimmune vasculitides). The limited number of patients enrolled in this study makes our results to be considered non definitive, although encouraging.
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D'Aprile, P., F. Macina, A. Nella, P. Spagnolo, G. Tripoli, F. Vessio et A. Carella. « Studio Angio-RM selettivo del circolo vertebro-basilare intracranico ». Rivista di Neuroradiologia 7, no 6 (décembre 1994) : 921–28. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700611.

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Résumé :
La possibilità di effettuare un esame non invasivo e significativo dal punto di vista diagnostico, ha reso la RM di base e l'Angio-RM metodiche prioritarie per una valutazione diagnostica accurata nel sospetto di patologia aterosclerotica (dolicoectasia vertebro-basilare), steno-occlusiva o nel sospetto di conflitto neurovascolare riguardanti il distretto vertebro-basilare. Il sistema vertebro-basilare può risultare infatti di difficoltoso approccio se esaminato con le metodiche ad ultrasuoni (US), mentre la angiografia tradizionale (metodica ancora di riferimento per quanto riguarda lo studio morfologico accurato dei vasi), che può risultare a volte indaginosa, non è esente da complicanze, talora molto gravi. Viene proposta una nuova tecnica per lo studio selettivo con Angio-RM (tecnica 3D- TOF) del circolo vertebro-basilare che prevede un opportuno posizionamento dello «slab» o volume di acquisizione, e delle bande di presaturazione. È così possibile visualizzare selettivamente il segmento intracranico delle arterie vertebrali, l'arteria basilare e le arterie cerebrali posteriori, escludendo dal campo di studio il circolo carotideo.
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Sabattini, L. « L'angiografia diagnostica e terapeutica in Neuropediatria ». Rivista di Neuroradiologia 5, no 1_suppl (avril 1992) : 127–34. http://dx.doi.org/10.1177/19714009920050s125.

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I problemi posti dalla applicazione delle procedure angiografiche alla popolazione pediatrica età compresa tra 0 e 12 anni, cui siamo soliti aggiungere i casi assimilabili per patologia fino a 16 anni) sono molteplici. Si va dalla induzione sistematica della anestesia generale con intubazione e curarizzazione (le seriografie ultrarapide digitali vanno effettuate in arresto respiratorio) alla utilizzazione di introduttori e cateteri miniaturizzati peraltro compatibili, quando necessario, con gli attuali sistemi coassiali per la navigazione intracerebrale. Pressoché abbandonate, se non in casi eccezionali, le vie di accesso diretto carotideo e vertebrale e le vie di accesso a distanza brachiale e ascellare che pure hanno avuto ampia diffusione in passato anche presso il nostro Servizio. Si usa attualmente la via di accesso femorale arteriosa e/o venosa con applicazione abituale di introduttori perfusi onde ridurre al minimo il trauma sulle pareti vasali. Viene presentata per sommi capi la popolazione pediatrica del nostro Servizio dall'epoca della introduzione dell'angiografia digitale (Luglio 1986 - Luglio 1991) fornendo esempi emblematici di procedure diagnostiche e di procedure di terapia endovascolare con particolare attenzione alle indicazioni e controindicazioni.
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Albertini, F., A. Mercuri, F. Baruzzi, G. Minonzio, A. M. Facchinetti, A. Marra et G. Bonaldi. « Paralisi isolata del nervo ipoglosso ». Rivista di Neuroradiologia 9, no 4 (août 1996) : 451–58. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900417.

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Vengono presentati quattro casi di paralisi isolata del nervo ipoglosso giunti recentemente alla nostra osservazione. In tre casi la sintomatologia clinica era conseguente ad una compressione del tronco nervoso a livello del canale osseo proprio (due da secondarismo di carcinoma mammario, il terzo da dissezione della carotide interna a livello del bulbo della giugulare). Nel quarto caso il deficit neurologico era in relazione con una poussée di sclerosi multipla. Una paralisi isolata del XII è sintomo relativamente raro, spesso misconosciuto o sottovalutato. Al contrario la nostra esperienza e un'attenta analisi della letteratura mostrano come esso possa essere espressione di patologie a eziopatogenesi estremamente polimorfa, anche gravi e potenzialmente curabili. Il suo rilievo deve quindi indurre il neuroradiologo ad uno studio mirato di tutta la regione, il cui presupposto è rappresentato da una conoscenza approfondita anatomo-clinica, al fine di un corretto utilizzo delle specifiche metodiche diagnostiche.
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Llerena Mayorga, Luis Patricio, Johanna Leticia Ortiz, Rosa Ortiz et Camilo Campiño Llerena. « Malformación y fístula arteriovenosa de carótida externa ». Mediciencias UTA 4, no 1 (14 février 2020) : 34. http://dx.doi.org/10.31243/mdc.uta.v4i1.261.2020.

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Introducción: Las malformaciones Arteriovenosas a nivel de las arterias carótidas ya sea externa o interno y de acuerdo a su flujo no mantienen una alta incidencia, por tanto, no existen datos o bases de datos que nos ayuden con estadísticas y ayudas específicas en el diagnóstico y tratamiento de las mismas. Una fístula carótida-cavernosa se traduce en una comunicación anormal entre arterias y venas dentro del seno cavernoso y puede clasificarse como directa o dural e indirecta o de bajo flujo. Las fistulas carotideas directas con frecuencia son de origen traumático y también pueden ser causados por la ruptura de un aneurisma, Síndrome de Ehlers-Danlos tipo IV, o intervención iatrogénica, hipertensión, displasia fibromuscular, Ehlers-Danlos tipo IV y disección de la Arteria Carótida Interna. Objetivo: Describir un caso clínico de Malformación y Fistula Arteriavenosas de Carotidea Externa. Material y métodos: Estudio descriptivo retrospectivo, presentación de caso clínico. Resultados: Se describe un caso clínico de paciente femenina de 28 años de edad habitante de zona amazónica que presenta hace larga data malformación a nivel de hemicara la cual ha ido aumentando de tamaño a través de los años; a pesar de la realización temprana de métodos diagnósticos la patología no pudo ser confirmada y por ende el tratamiento adecuado no ha podido ser aplicable aumentando significativamente las complicaciones y apareciendo lesiones de órganos concomitantes que han empeorado el cuadro. Conclusiones: En la región cérvico facial las malformaciones arteriovenosas son raras y siguen siendo un tema controvertido. La principal etiología a este nivel son los traumatismos, seguido de infecciones, pubertad, embarazo, pero también es frecuente que sean espontáneas de origen congénito. El tratamiento es controvertido, y no está claramente establecido, es una decisión tomada entre paciente, cirujano y radiólogo intervencionista. El único tratamiento definitivo es una escisión completa radical de toda la tumoración, acompañada de sus riesgos. Entre ellos están la alta tasa de sangrado intraoperatorio (a veces incontrolable por la presencia de estructuras vitales como las arterias carótida, vertebral y subclavia, y las venas yugulares). También está la probable recidiva, debido a que depende de gran cantidad de vasos y es necesaria una resección radical de la malformación. Por último, las secuelas estéticas que puede conllevar la recesión, necesitando colgajos microvascularizados o pediculados, ya que los colgajos libres producen cambios en la vascularización y fibrosis que contribuyen a un ambiente isquémico con la consiguiente recidiva
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Pelliccioli, G. P., P. F. Ottaviano, C. Gambelunghe, G. Mariucci, G. Bruschelli, G. Bartoli et M. V. Ambrosini. « Ischemia cerebrale sperimentale nei gerbillo ». Rivista di Neuroradiologia 6, no 3 (août 1993) : 325–30. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600313.

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Résumé :
Il gerbillo (Meriones unguiculatus), avendo il circolo di Willis incompleto per la mancanza delle arterie comunicanti, è considerato il modello animale di elezione per lo studio dell'ischemia cerebrale. L'assenza di connessioni tra circolo carotideo e vertebro-basilare garantisce infatti l'induzione di un'ischemia cerebrale mediante occlusione delle arterie carotidi comuni (ACC). È stata osservata tuttavia una certa variabilità nel sistema vascolare cerebrale del gerbillo, che spiegherebbe la differente risposta individuale alla legatura delle ACC. In letteratura sono stati descritti i deficit funzionali e le modificazioni comportamentali secondari ad un'ischemia cerebrale, correlabili post mortem a definiti quadri istopatologici. Raramente sono stati applicati metodi certi di valutazione in vivo degli esiti di un'ischemia cerebrale sperimentale e/o dell'efficacia di eventuali interventi terapeutici. Un contributo alle indagini in vivo sull'ischemia cerebrale sperimentale potrebbe derivare dallo studio con risonanza magnetica. La nostra indagine ha avuto lo scopo di valutare alla RM, l'evoluzione e la gravità del danno prodotto nel gerbillo: a) dall'occlusione di entrambe le ACC per 5 mine (b) dalla legatura permanente di una ACC. Lo studio parenchimale ed angiografico è stato condotto utilizzando apparecchiature da 1,5 Tesla. Gli animali sono stati esaminati a tempi diversi dall'ischemia. L'iperintensità del segnale rilevata in alcuni casi con le sequenze spin echo a TR lungo a carico dell'ippocampo non era semprecorrelabile al tipo di ischemia indotta. In un 20% dei casi si è apprezzato un aumento di volume del sistema ventricolare, confermato dall'esame anatomo-patologico. Lo studio istologico ha dimostrato che l'aumento di intensità del segnale non era obbligatoriamente associato a severi danni del parenchima. I risultati di questo studio, seppure preliminare, sosterrebbero la validità della tecnica RM nello studio delle ischemie cerebrali sperimentali, poiché essa consente di individuare un edema nel tessuto ischemico anche in assenza di grave sofferenza e/o necrosi cellulare. Le differenti risposte del gerbillo all'ischemia cerebrale potrebbero essere dovute ad una variabilita sia anatomica che biologica.
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Rumlaklak, Yanse Yanne, Erni Sulistiawati, Dondin Sajuthi, Sus Derthi Widhyari et Setyo Widi Nugroho. « Perubahan Patologi Seluler Kelenjar Adrenal Tikus Hipertensi dengan Terapi Sel Punca Mesenkimal Sumsum Tulang (CELLULER STUDY OF ADRENAL GLAND IN HYPERTENSIVE RATS WITH IMPACT OF BONE MARROW MESENCHYMAL STEM CELLS THERAPY) ». Jurnal Veteriner 19, no 2 (5 septembre 2018) : 215. http://dx.doi.org/10.19087/jveteriner.2018.19.2.215.

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The purpose of this study was to investigate changes in cellular pathology of adrenal gland as impact of bone marrow mesenchymal stem cells (BMMSC) therapy in hypertensive rats. The research used ten male wistar rats with age ± 10-12 weeks with body weight ± 200-250 grams which is devided into two different groups ie BMMSc(-) hyprtention and BMMSc(+) hypertension. Rats are conditioned with hypertention using Hasbinoto et al method. Right nephrectomy and left carotid communic artery ligation are performed on all rats. Rats are injected with deoxycorticosterone acetate (DOCA), then 0.12 % of âaminopropionitrile fumarate (BAPN) is added into drinking water. 1% NaCl solution was administered as drinking water during the study. Rats were evaluated for particular indicator ie blood pressure then were euthanized for adrenal organs collections. The data that obtained then analysed using qualitative descriptive. The result of the study indicate hypertention therapy using BMMSC can repair cell damaged of the adrenal gland such as hyperplasia, nodules, cysts and cytoplasm vacuolization.
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Laurikėnas, Kęstutis. « Ekstrakranijinės-intrakranijinės jungties operacijos galimybės ir dažnis ištikus išeminiam insultui miego arterijos baseine ». Lietuvos chirurgija 1, no 2 (1 janvier 2003) : 0. http://dx.doi.org/10.15388/lietchirur.2003.2.2418.

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Kęstutis LaurikėnasVilniaus universiteto Neuroangiochirurgijos centras,Vilniaus greitosios pagalbos universitetinės ligoninėsKraujagyslių chirurgijos skyrius,Šiltnamių g. 29, LT-2043 VilniusEl paštas: kestutis.laurikenas@vgpul.lt Įvadas / tikslas Šiuo metu pasaulinėje medicinos literatūroje raginama atlikti naujus ekstrakranijinės-intrakranijinės jungties operacijų veiksmingumo tyrimus, siekiant nurodyti aiškesnes šių operacijų indikacijas. Darbo tikslas buvo išsiaiškinti, kokiai daliai ligonių, sergančių išeminiais galvos smegenų sutrikimais, instrumentinių tyrimų būdu randama užakusi vidinė miego arterija arba susiaurėjusi a. cerebri media, ir kokiam šių ligonių skaičiui įmanoma atlikti ekstrakranijinės-intrakranijinės jungties operaciją. Ligoniai ir metodai 2000 metais VGPUL gydyta 418 ligonių, kuriems buvo išeminis kraujotakos sutrikimas miego arterijos baseine. Po detalaus klinikinio ir instrumentinio ištyrimo operuoti 95 ligoniai (23 % visų neembolinio tipo išeminių kraujotakos sutrikimų miego arterijos baseine). Rezultatai Hipoperfuzinio tipo išeminis insultas miego arterijos baseine ištiko 25 % ligonių iš visų 1677 smegenų kraujotakos nepakankamumu sergančių ligonių, gydytų stacionare. Iš 418 ligonių 385 (92 %) diagnozuotas išeminis insultas ir tik 33 ligoniams (8 %) – praeinantys kraujotakos sutrikimai miego arterijos baseine. Iš 418 ligonių chirurginis gydymas taikytas 95 (23 %) ligoniams. Tačiau patomorfologiniai miego arterijos ir jos šakų pokyčiai rasti net 183 (44 %) ligoniams iš 418, sergančių kraujotakos sutrikimais miego arterijos baseine. Ekstrakranijinės-intrakranijinės jungties operacija atlikta 12 ligonių (12,6 % visų miego arterijos rekonstrukcinių operacijų), iš jų 7 ligoniams miego arterija buvo užakusi kakle, 5 ligoniams diagnozuotas a. cerebri media užakimas arba kritinė stenozė, be to, 9 ligoniai sirgo išeminiu insultu ir 3 ligoniams buvo praeinantys kraujotakos sutrikimai (TIA). Išvados Dauguma ligonių, kuriems yra praeinantys išeminiai kraujotakos sutrikimai miego arterijos baseine, yra gydomi ambulatoriškai, reikiamai neištiriami arba iš viso liga nediagnozuojama. Todėl galima teigti, jog Lietuvoje miego arterijos patologija yra užleista. Prasminiai žodžiai: ekstrakranijinė-intrakranijinė jungtis, išeminis insultas, miego arterijos užakimas, chirurginis gydymas. Extracranial-intracranial bypass operations in cases of ishemic events of the brain Kęstutis Laurikėnas Background Surgical correction of insuffitient collateral circulation in cases of internal carotid artery occlusion first was postulated in 1951 by C. M. Fisher. The operative technique of M. G. Yasargil, using the superficial temporal artery as a bypass, is now the most successful surgical operation for cerebral revascularisation. The establishment of extra-intracranial arterial bypass surgery is based on the fact that nature itself in cases of stenosis or occlusion of internal carotid artery creates such a bypass, usually using the ophthalmic artery. But sometimes the patients could benefit from extra-intracranial bypass operation. Our retrospective study discovered a good number of neurologically successful extra-intracranial operations which have been performed in a large number of stroke patients. Results In the Vilnius Emergency Hospital we treated 418 patients with hemispheric stroke (with carotid or middle cerebral artery stenosis or occlusions). Neurologically deteriorated patients with large ischemic changes on CT were treated conservatively. After CT, TCD, Duplex and angiographic investigations we performed 83 carotid endarterectomies (20% of all patients) and only 12 extracranial-intracranial bypasses (3% of all patients) with good postoperative outcomes. Conclusions Good postoperative results were obtained only after a meticulous clinical preoperative selection of stroke patients. Extra-intracranial bypass was suitable in only about 3 per cent of nonembolic hemispheric stroke patients. Keywords: extracranial-intracranial bypass, carotid artery occlusion, stroke, surgical treatment
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Biasutto, Susana N., Gabriel A. F. Ceccón, Paulina A. Bortolín et Matías De la Rosa. « CLINICALLY IMPORTANT FORMATIONS ON THE INTERIOR SURFACE OF THE BRACHIOCEPHALIC TRUNK. Formaciones clinicamente importantes en la superficie interna del tronco braquiocefálico ». Revista Argentina de Anatomía Clínica 4, no 2 (28 mars 2016) : 57–64. http://dx.doi.org/10.31051/1852.8023.v4.n2.14018.

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Las características de la división arterial representan un factor de riesgo para la oclusión arterial y causa frecuente de dificultad para la cateterización. Su forma de presentación depende de la unión del 3º y 4º arcos aórticos. Con el objetivo de evidenciar las caracterís-ticas del tronco braquiocefálico (TBC) se estudiaron 40 fetos de entre 12 y 23 semanas de gestación. Se disecaron los grandes vasos y el TBC fue seccionado en su origen y resecado conjuntamente con la porción proximal de las arterias carótida común derecha (CCD) y subclavia derecha (SD). Se midió la longitud, el ancho y los ángulos interno y geométrico entre las arterias CCD y SD. Abrimos las arterias para observar la luz vascular. Se documentó fotográficamente. La longitud promedio fue de 4,25 mm y el ancho promedio de 1,53 mm. No se evidenció relación directa entre las medidas de los TBC y la edad fetal. La mediana del ángulo interno fue de 62º. Sólo el 50% de los TBC pudieron ser abiertos, permitiendo observar la presencia de tabiques parciales entre ambos vasos en el 20% de los casos y de espolones a nivel de la bifurcación en otro 10%. No hallamos descripciones sobre estos relieves en la literatura. El ángulo interno entre ambas arterias fue significativa-mente mayor en los casos que presentaron relieves. En conclusión, la presencia de relieves en la superficie interna del TBC tiene origen embriológico y representaría un factor importante de riesgo para patología obstructiva vascular y causa de dificultad para la cateterización. Arterial division features constitute risk factors for arterial occlusion and frequently cause difficulties in catheterization. In this case the relevant feature is the junction of the 3rd and 4th aortic arches. With the aim of displaying the features of the brachiocephalic trunk (BCT), we studied 40 fetuses of between 12 and 23 weeks of gestation. Great vessels were dissected and the BCT was cut and resected at its origin within the proximal portion of the right common carotid (RCC) and right subclavian (RS) arteries. The arteries were opened to observe their internal surface. Findings were documented photographically. In each case, the internal and geometric angles were measured. Their average length was 4.25 mm, and average width was 1.53 mm. There was no evidence of a direct relationship between the measurements of the BCT and fetal age. The median value of the internal angle was 62º. Only 50% of the BCT could be opened, allowing the observation of a partial septum in 20% of the cases, or ridges at the arterial bifurcation in another 10%. No descriptions of these formations were found in the literature. The average internal angle between both arteries (RCC and RS) was significantly greater in those cases having intraluminal formations. In conclusion, formations on the inner surface of the BCT are of embryological origin and represent a major risk factor for vascular obstructive disease and a cause of difficulty in catheterization.
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Muccini et al., Camilla. « Progetto ArchiPrevaleat. Ecografia color-Doppler dei vasi epi-aortici in HIV. » JHA - Journal of HIV and Ageing, décembre 2021. http://dx.doi.org/10.19198/jha31523.

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Obiettivo di questo studio era la valutazione della prevalenzadi ispessimento dell’intima-media (>1.00-1.20 mm) e diplacche (>1.20 mm), in una coorte di persone che vivonocon HIV, e i fattori di rischio per queste condizioni.<br />Il Progetto è iniziato nel 2019 e coinvolge otto centri italiani. Le misurazioni della carotide erano eseguite da un medicoappositamente preparato, che valutava i seguenti parametri:spessore medio-intimale delle carotidi comuni e interne, sia a sinistra che a destra. Sono state raccolte informazionisui fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, la contadei CD4+, i lipidi serici, la glicemia, e l’indica di massa corporea (BMI).<br />L’associazione tra risultati patologici e potenzialifattori di rischio è stata valutata utilizzando la regressionelogistica, con gli odds ratio (OR) e gli intervalli di confidenzaal 95% (95% CI). Tra 1147 pazienti valutati, con età media di 50 anni, 347 (30.2%) avevano risultati patologici (15.8% placche e 14.5%IMT).<br />Oltre ai fattori di rischio soliti, come età avanzata, sessomaschile, sovrappeso e dislipidemia, una conta dei CD4+nadir < 200 celle/mm³ era associata con una prevalenzamaggiore di placche (OR aggiustato 1.79, 95% CI 1.23-2.61).<br />L’uso di INSTI era suggerito come associato con risultati patologici. Questi dati mostrano che la percentuale complessiva di lesionidella carotide è ancora elevata.<br />L’ecografia color-Dopplerpotrebbe ricoprire un ruolo chiave nell’indentificare equantificare le lesioni aterosclerotiche nelle persone che vivonocon HIV, anche a uno stadio molto precoce, e dovrebbevenire inclusa nell’algoritmo di gestione delle comorbiditàin questi pazienti.
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