Articles de revues sur le sujet « Paesaggio di pianura in trasformazione »

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Guarducci, Anna, Marco Piccardi et Leonardo Rombai. « Acque di costa tra mare e terra : il paesaggio della pianura costiera di Pisa e Livorno secondo la cartografia del XVIII secolo ». STORIA URBANA, no 125 (avril 2010) : 35–58. http://dx.doi.org/10.3280/su2009-125003.

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Résumé :
Lo scritto si basa sulle cartografie a grande scala disegnate nel XVIII secolo, soprattutto dal 1740, anno della ricognizione generale di Pompeo Neri e Tommaso Perelli. I committenti furono la grande proprietŕ fondiaria (Salviati, Mensa Arcivescovile di Pisa, Scrittoio delle Regie Possessioni) e gli uffici dell'amministrazione lorenese competenti in materia di lavori pubblici, di controllo politico-amministrativo del territorio e di gestione agricolo-forestale delle tante fattorie e tenute pubbliche. L'integrazione e la comparazione dei documenti consente di ricostruire l'assetto territoriale d'insieme della pianura a nord e a sud dell'Arno (tra Massaciuccoli e Livorno), con le trasformazioni avvenute dopo il 1740. Emergono i diversi ambienti e paesaggi che si susseguono dal mare all'interno, sotto il profilo geomorfologico-idrologico (spiagge e tomboli, lame e zone umide, bassa e alta pianura) e vegetazionale (foresta sempreverde, pineta, foresta planiziaria, pascoli naturali e prati artificiali, coltivazioni). Sono anche messe in luce le dinamiche che riguardano l'azione umana su: i corsi d'acqua, i canali artificiali e i recinti di colmata, le strade e le poche sedi umane stabili e temporanee, correlate alla fruizione agro-forestale del territorio, al di lŕ dei centri urbani di Pisa e Livorno e del sistema delle fortificazioni costiere.
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2

Amato, Fabio, Giovanni Laino et Cristina Mattiucci. « Ripensare l'ospitalità. I migranti nei paesaggi campani in trasformazione ». CRIOS, no 19 (mai 2021) : 60–71. http://dx.doi.org/10.3280/crios2020-019006.

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Résumé :
L'articolo presenta una sintesi di un'indagine sulla presenza degli stranieri in Cam¬pania, concepita come contributo alla descrizione interpretativa del paesaggio su scala regionale. I dati restituiscono un paesaggio abitato secondo traiettorie di residenza e di impiego da parte di stranieri che configurano in modo peculiare parti di territorio, facendo rilevare componenti di una path dependency cui corrispondono vocazioni territoriali, ovvero opportunità di attivare efficaci politiche territoriali e per il paesaggio. Sulla base dell'evidenza della componente straniera della popolazione, che connota di fatto il paesaggio e indica alcuni squilibri locali (demografico, del mercato del lavoro e degli alloggi), gli autori sostengono che l'indagine contribuisce al riconoscimento di una risorsa locale, che si configura come una opportunità per il governo del territorio e interroga politicamente lo statuto biunivoco dell'ospite. .
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Dionisi, Chiara, et Chiara Toscani. « Modelli comunicativi e operazioni compositive per il paesaggio contemporaneo ». TERRITORIO, no 57 (juin 2011) : 140–46. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-057018.

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Nel confrontare la Convenzione dell'Unesco e la Convenzione Europea del Paesaggio č possibile evidenziare una differenza sostanziale nell'interpretazione del paesaggio. Il primo documento privilegia una visione del paesaggio come momento eccezionale rispetto ad uno sfondo neutrale; mentre il secondo pensa al paesaggio come tutto ciň che ci circonda. La prima definizione si avvale di una pratica consolidata di ‘operazioni compositive' e di ‘modelli comunicativi', mentre la seconda definizione necessiti di un approfondimento operativo, desumibile in giŕ alcune esperienze artistiche prima e architettoniche poi. La questione centrale č dunque capire quali nuove modalitŕ questo ampliamento di visuale sul termine paesaggio comporti nelle pratiche architettoniche, di restituzione e di trasformazione, specialmente in quei territori che inevitabilmente sono in evoluzione.
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Dondi, Lavinia. « Ambiti rurali fragili e progetto di paesaggio : quali strategie di azione ». TERRITORIO, no 93 (janvier 2021) : 107–15. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093017.

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L'obiettivo del testo è quello di porre in relazione gli ambiti rurali ‘fragili' al progetto di paesaggio, inteso come un processo di rilettura e trasformazione capace di prendersi ‘cura' di determinati luoghi. Per approfondire tale interazione è stato necessario sia individuare gli elementi fisici portanti di cui si compongono gli ambiti rurali - suolo produttivo, sistema di irrigazione e trama dei percorsi - e su cui lavorano le pratiche di progetto, sia strutturare una riflessione sui possibili effetti - lacerazione o alterazione processuale - relativi ai fenomeni di indebolimento che rendono necessario l'intervento. Attraverso una selezione di casi studio individuati nello scenario rurale europeo, la volontà è quella di delineare tre modalità di azione progettuale - di trasformazione, di modificazione o di rigenerazione - che si relazionano a condizioni specifiche di disequilibrio sistemico.
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Gardoni, Giuseppe. « Metamorfosi del paesaggio nella pianura fluviale mantovana (secoli VIII-XIII) ». Anales de la Universidad de Alicante. Historia Medieval, no 22 (29 septembre 2021) : 105. http://dx.doi.org/10.14198/medieval.19812.

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Résumé :
Il presente lavoro delinea le metamorfosi che il paesaggio della campagna ha subito nel cuore della Pianura Padana nei secoli VIII-XIII. Viene presa in esame la documentazione edita e inedita riguardante il territorio mantovano e in modo particolare la zona a ridosso del fiume Po. Per seguire i cambiamenti che l’area oggetto d’esame subì nel periodo considerato ci si soffermerà sulla presenza di aziende agrarie grandi e piccole nell’alto medioevo e i successivi interventi volti a ampliare le superfici coltivate. In quei secoli gli uomini, soprattutto per iniziativa soprattutto della Chiesa mantovana e del monastero di San Benedetto Polirone (ma anche il comune cittadino fra XII e XIII secolo favorì la messa a coltura di zone boschive), iniziarono una vera e propria lotta all’incolto con opere di disboscamento e di bonifica delle paludi, attività che qualche volta dovettero essere inutili per la forza delle acque: ciò emerge con evidenza soprattutto relativamente alle terre del monastero di San Benedetto grazie ad alcune lunghe deposizioni rese nel corso di una controversia. Tuttavia al principio del secolo XIII in vari luoghi le terre coltivate avevano preso il posto dei boschi tanto che risultavano essere “ad usum panis reducte”.
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Soffritti, Agnese. « “Que lindo cenário!” Trasformazione della facciata nazionale durante l’Estado Novo ». Biblos, no 5 (17 octobre 2019) : 147–71. http://dx.doi.org/10.14195/0870-4112_3-5_7.

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Résumé :
Con il presente studio si intende indagare i meccanismi di costruzione del paesaggio folclorico in epoca salazarista, mettendo in evidenza le continuità con i meccanismi di feticizzazione e compensazione già inaugurati sul finire del XIX secolo.
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Laino, Giovanni. « Gli immigrati ci mostrano come cambia la città ». TERRITORIO, no 100 (novembre 2022) : 126–29. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100015.

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I migranti stranieri nelle città crescono, si radicano, partecipano alla divisione sociale dello spazio come delle opportunità del mercato del lavoro e alla trasformazione del paesaggio economico sociale oltre che spaziale. A Napoli si registra un incremento molto significativo di stranieri iscritti alla Camera di Commercio come commercianti, in sede fissa o ambulanti. La mappa delle localizzazioni di queste iscrizioni insieme alla ricostruzione di alcune carriere consentono di ipotizzare alcuni caratteri delle dinamiche di trasformazione. La ricerca presentata in questo servizio consente di sostenere che l'uso della categoria della segregazione non aiuta a decifrare le traiettorie del cambiamento mentre una lettura più obiettiva del processo consente di cogliere meglio alcuni caratteri, forse peculiari, anche di lunga durata, della città di Napoli.
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Martone, María. « Paesaggi culturali intesi come integrazione di processi dinamici : il vomero da luogo di delizie a luogo urbano ». Norba. Revista de Arte, no 41 (26 janvier 2022) : 117–42. http://dx.doi.org/10.17398/2660-714x.41.117.

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Il contributo illustra, attraverso gli strumenti della rappresentazione e del rilievo, le trasformazioni che il paesaggio della collina del Vomero a Napoli ha subito nel corso della storia, passando da "luogo di delizie" a "luogo urbano", continuando a caratterizzare il paesaggio dell’intera città. A tale scopo, si è ritenuto importante riconoscere e identificare, in uno spazio fisico, vissuto ed eterogeneo di un luogo, nel caso specifico, della collina del Vomero, i paesaggi culturali che contengono sia i segni del passato che quelli della contemporaneità. Delineare, quindi, quei processi dinamici che rappresentano la storia degli insediamenti umani in continua trasformazione, significa anche delineare il nostro patrimonio identitario, la cui conoscenza è necessaria per ritrovare il racconto di “chi siamo” e di “chi eravamo” e per costruire il futuro delle nuove generazioni.
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Longo, Antonio. « Arco Blu. Il paesaggio oltre i confini come strategia di ricomposizione territoriale ». TERRITORIO, no 93 (janvier 2021) : 80–85. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093013.

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La partecipazione a un bando competitivo per progetti di miglioramento del capitale naturale ha offerto l'occasione per avviarne uno nella bassa pianura bergamasca che travalicasse i confini dei singoli comuni, sperimentando nuove modalità di governo. Denominato Arco Blu, fondato su un approccio pragmatico, consiste nella ricomposizione di un insieme di progetti locali di riqualificazione ambientale, da adattare e integrare sulla trama di un disegno territoriale e paesaggistico d'insieme che attraversa e connette le valli fluviali. La parcellizzazione iniziale degli interventi diviene quindi il punto di avvio del progetto, che per integrarli li modifica ed estende, coinvolgendo e responsabilizzando le singole amministrazioni. Si tratta di un progetto collaborativo che punta sia a conseguire risultati immediati, sia a creare le condizioni per una visione coerente di lungo periodo.
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Morezzi, Emanuele. « La Cattedrale dell'Elettricità : trasformazione del rudere, permanenza dell'immagine. Il caso della Battersea Power Station di Londra. » Labor e Engenho 11, no 4 (26 décembre 2017) : 477. http://dx.doi.org/10.20396/labore.v11i4.8651202.

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Résumé :
Le recenti trasformazioni della Battersea Power Station impongono una riflessione sulla modifica del paesaggio industriale londinese del XX secolo. L'articolo intende porre una riflessione non solo sulla conservazione/trasformazione del rudere, ma anche sulla valenza iconica dell'edificio e sull'importanza del simbolo che esso rappresenta nel panorama londinese, in qualità di caso studio di architettura legata al periodo industriale e alle architetture per la produzione di energia elettica.
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Gianluca Cepollaro et Luca Mori. « Paesaggi alla finestra : percezione delle trasformazioni e immaginazione delle alternative durante e dopo il lockdown ». Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, no 1 (26 juillet 2021) : 34–49. http://dx.doi.org/10.36253/rv-10138.

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La Convenzione europea del paesaggio (CEP), siglata a Firenze il 19 luglio 2000, promuove un’idea di paesaggio non come semplice sfondo delle attività umane, come un luogo di eccezionale bellezza da contemplare “dalla finestra”, ma come “spazio di vita” delle popolazioni. Proprio nell’anno in cui si celebra il ventennale della sua ratifica, milioni di persone in tutto il mondo sono state costrette per diverse settimane, durante il periodo di lockdown dovuto all’emergenza pandemica, a non vivere i luoghi esterni alla propria abitazione e quindi, per così dire, a osservare i paesaggi “là fuori”, a guardarli da “finestre” reali o virtuali come gli schermi dei dispositivi digitali. In un progetto educativo svolto con i ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado, il paesaggio diviene “uno specchio di mondi possibili”: esso non è solo l’occasione per rispecchiare lo stato d’animo che accompagna gli studenti durante l’isolamento, un oggetto “fuori dalla finestra” sul quale si posa lo sguardo, ma è soprattutto occasione per riflettere sulla trasformazione delle percezioni e sull’immaginazione del futuro.
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Casonato, Camilla, et Marco Muscogiuri. « Il disegno "poietico" di Mario Bellini. Design, architettura, paesaggio ». TERRITORIO, no 91 (juin 2020) : 113–27. http://dx.doi.org/10.3280/tr2019-091012.

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Nel 2018 si inaugurava a Milano la mostra ‘Mario Bellini. Il disegno del Progetto'. I disegni, che ripercorrevano la fortunata carriera dell'architetto, divengono ora lo spunto per una duplice riflessione. Da un lato il disegno è indagato nelle sue molteplici nature e finalità: quale ausilio alla memoria, come veicolo per vedere, come strumento di comunicazione e soprattutto come luogo di elaborazione del pensiero progettuale. Dall'altro si avvia, proprio attraverso il filtro del disegno, una riflessione sul rapporto tra uomo e spazio, in riferimento alle molteplici scale a cui opera l'architetto, dall'oggetto all'architettura al paesaggio. Attraversando oltre quarant'anni di storia recente, la mostra testimoniava anche la profonda trasformazione delle tecniche e delle modalità del disegno professionale, stimolando una riflessione sul mutare dei rapporti tra disegno e progetto anche in relazione all'avvento del digitale.
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Minerva, Laura. « Partecipazione popolare e progettazione urbana : il caso del quartiere Gallaratese di Milano (1965-1975) ». STORIA IN LOMBARDIA, no 1 (juillet 2021) : 90–111. http://dx.doi.org/10.3280/sil2020-001004.

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Résumé :
L'articolo evidenzia l'importanza della partecipazione popolare nella pianificazione urbanistica del quartiere Gallaratese di Milano nel decennio 1965-1975, ricostruendo le diverse fasi del confronto politico tra i cittadini e gli enti istituzionali. Dalle prime associazioni a carattere spon-taneo sino alla definizione di un organismo strutturato quale il Comitato popolare di quartiere, le iniziative dei residenti si sono inserite all'interno delle complesse dinamiche di trasformazione della realtà urbana, assumendo un ruolo decisivo nel dibattito politico con l'Amministrazione comunale. Il coinvolgimento diretto dei soggetti sociali ha permesso un'evoluzione positiva della realta` territoriale del quartiere, in termini sia di qualita` dello spazio fisico sia di complessiva funzionalita` dello stesso, evitando la riproposizione del classico schema di emarginazione e ingiustizia sociale proprio della dicotomia centro-periferia. L'esperienza del Gallaratese e` la dimostrazione di come l'intervento dell'attore pubblico nel governare i processi di trasformazione del paesaggio urbano abbia maggiore efficacia quando lo stesso accetti di confrontarsi, o sia in qualche modo costretto a farlo, con gli altri attori interessati.
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Dini, Roberto. « Nuovi sguardi sulla montagna. Elementi per il progetto alla grande scala ». TERRITORIO, no 56 (mars 2011) : 158–63. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056024.

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In quanto spazio ‘altro' le Alpi costituiscono un terreno di sperimentazione privilegiato per tentare di rispondere ad alcune domande centrali nel dibattito sulla pianificazione e sul progetto d'area vasta: dalle problematiche connesse alla patrimonializzazione del paesaggio, all'intreccio tra dato fisico e sociale, alla sostenibilitŕ ambientale, alla tutela del patrimonio storico e ambientale. Č fondamentale ragionare su modalitŕ di trasformazione in grado di tenere assieme immagini, progettualitŕ, dinamiche di natura differente, al fi ne di generare ‘territori abitati' nella complessitŕ dei loro valori. Anche nel contesto alpino emerge la necessitŕ di una riflessione intorno al tema dell'architettura alla grande scala, nell'incrocio tra strutturazioni insediative, morfologie del substrato territoriale con l'insieme delle pratiche dell'abitare e delle politiche di sviluppo locale.
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Abbamonte, Francesco, Antonia Arena et Roberta Pacelli. « I migranti commercianti a Napoli : un quadro al 31 dicembre 2020 ». TERRITORIO, no 100 (novembre 2022) : 107–18. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100013.

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Résumé :
Il paesaggio della città di Napoli è un caleidoscopio in continua trasformazione. Assumendo come punto di osservazione privilegiato, anche se parziale, la presenza di cittadini stranieri titolari di attività commerciali al dettaglio, in sede fissa e ambulanti, è stata condotta un'indagine indiretta su circa 6.500 immigrati (circa l'11% del totale degli immigrati in città) registrati alla Camera di Commercio di Napoli, dal 1900 al 2020. Uno studio approfondito per nazionalità dei titolari, localizzazioni e periodi d'iscrizione delle attività ha consentito di ipotizzare il ruolo che di fatto hanno giocato gli immigrati stranieri nella divisione sociale dello spazio. A questo proposito, è stata osservata la concentrazione a diverse scale territoriali: da quella comunale, a quella dei quartieri, sino agli assi stradali.
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Journals, FrancoAngeli, et Massimiliano Grava. « Dalle fabbriche ai nuovi spazi dell' innovazione : transizioni socio-economiche e mutamenti dei paesaggi della produzione ». RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no 4 (décembre 2021) : 45–72. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa4-2021oa12959.

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Il presente contributo si pone l'obiettivo di combinare l'analisi dei cambiamenti urbani generati dalle dinamiche di transizione socio-economica con lo studio delle trasformazioni di spazi industriali e l'emergere di segni e significati riconducibili ai nuovi paesaggi dell'innovazione. Partendo dagli approcci evolutivi applicati in campo geografico e adottando alcune chiavi di lettura di matrice storico-culturale elaborate dalla letteratura sul paesaggio, il lavoro ricostruisce la storia dei processi di industrializzazione, di abbandono e di recupero che hanno riguardato tre aree industriali, situate in contesti urbani di piccolee medie dimensioni della provincia di Pisa, e la loro trasformazione in luoghi dell'università, della cultura, dell'imprenditorialità high-tech. Oltre alla trattazione dei contenuti progettuali e del ruolo dei soggetti convolti, l'articolo mira ad evidenziare le nuove forme di materialità collegate ai paesaggi dell'innovazione e le interconnessioni con le tendenze di sviluppo post-fordista e le strategie promosse a livello locale.
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RGI, Redazione. « Informazione bibliografica ». RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no 2 (mai 2022) : 127–61. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa2-2022oa13807.

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Résumé :
Danny Dorling, Rallentare. La fine della grande accelerazione e perché è un bene (Daniele Vignoli) Veronica della Dora, The mantle of the Earth. Genealogies of a geographical metaphor (Laura Lo Presti) Telmo Pievani, Mauro Varotto, Viaggio nell'Italia dell'Antropocene. La geografia visionaria del nostro futuro (Eleonora Guadagno) Enzo Pranzini, Granelli di sabbia. Una guida per camminare sul bordo del mare (Leonardo Rombai) Giada Peterle, La geografia spiegata ai bambini. Le avventure spaziali di Alex e il signor Globo (Marcella Terrusi) Roberta Cevasco, Carlo Alberto Gemignani, Daniela Poli, Luisa Rossi, a cura di, Il pensiero critico fra geografia e scienza del territorio. Scritti su Massimo Quaini (Floriana Galluccio) Michela Lazzeroni, Monica Morazzoni, a cura di, Interpretare la quarta rivoluzione industriale. La geografia in dialogo con le altre discipline (Teresa Graziano) Claudio Calveri, Pier Luigi Sacco, La trasformazione digitale della cultura (Federica Epifani) Silvia E. Piovan, The geohistorical approach. Methods and applications (Arturo Gallia) Franco Cazzola, Uomini e fiumi. Per una storia idraulica ed agraria della bassa pianura del Po (1450-1620) (Matteo Proto) Paolo Molinari, Living in Milan. Housing policies, austerity and urban regeneration (Giacomo Zanolin)
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Marucci, Angelo, Davide Marino, Margherita Palmieri et Silvia Pili. « ruolo delle aree agroforestali nella fornitura potenziale di servizi ecosistemici : il caso della Regione Molise ». L’Italia Forestale e Montana 77, no 4 (14 octobre 2022) : 153–63. http://dx.doi.org/10.36253/ifm-1723.

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I cambiamenti nell’uso e copertura del suolo rappresentano la principale causa della perdita del capitale naturale e dell’offerta dei servizi ecosistemici. Analizzare le dinamiche e gli impatti di tali cambiamenti è importante anche rispetto all’attuazione del Nuovo Testo Unico Forestale, che riconosce i servizi ecosistemici generati dalle foreste ed individua, nei Pagamenti per i Servizi Ecosistemici, gli strumenti innovativi per la gestione forestale sostenibile. L’implementazione di tali strumenti richiedono informazioni inerenti alla mappatura, alla quantificazione ed alla valutazione economica dei servizi ecosistemici. Nel nostro studio abbiamo analizzato la variazione dell’offerta dei servizi ecosistemici in relazione alle dinamiche di uso e copertura del suolo avvenuti tra il 1960 ed il 2018 nella Regione Molise. Per fare questo tipo di analisi abbiamo impiegato una metodologia basata sull’analisi in ambiente GIS dei processi di trasformazione del paesaggio agro forestale e sulle matrici qualitative di fornitura potenziale dei servizi ecosistemici legati alla copertura del suolo. I risultati ottenuti potrebbero essere funzionali a prevedere scenari futuri ed identificare strategie di adattamento per la mitigazione degli impatti dovuti ai cambiamenti della copertura del suolo a scala regionale e nazionale.
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Lloyd, John, Neil Christie et Gary Lock. « From the mountain to the plain : landscape evolution in the Abruzzo. An interim report on the Sangro Valley Project (1994–5) ». Papers of the British School at Rome 65 (novembre 1997) : 1–57. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200010576.

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DALLA MONTAGNA ALLA PIANURA: EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO IN ABRUZZO. UN RAPPORTO PRELIMINARE SUL PROGETTO DELLA VALLE DEL SANGRO 1994–95Questo rapporto discute le metodologie ed i principali ritrovamenti delle prime due stagioni del progetto della Valle del Sangro, tuttora in corso. Il progetto, organizzato dalla Soprintendenza Archeologica dell'Abruzzo e dalle Università di Leicester e di Oxford, ha lo scopo di esaminare i dati archeologici, architettonici, etnografici ed ambientali per l'alta e la media/bassa valle, con particolare riferimento alla comprensione del ruolo svolto dalla piccola città e dal villaggio in una varietà di paesaggi in un periodo che va dall'arcaico all'alto medioevo (ca 600 a.C. – 900 d.C.).Gli scavi di siti arcaici e successivi in Val Fondillo — nell'alta valle — e dell' oppidum ellenistico e romano di Monte Pallano nella media valle sono di grande importanza per la conoscenza dell'epoca sannita e di quella romana, mentre nomi di luoghi (quale Fara) e resti di castelli (quale la Rocca Intramonti) forniscono un'iniziale guida allo studio degli schemi insediativi alto medievali e medievali. La ricognizione ha cominciato a fornire un quadro dettagliato dell'occupazione dell'area gravitante su questi siti, con l'analisi CAD e GIS come elemento centrale di questo studio. Una notevole importanza è stata anche data ad uno studio etnografico volto alla comprensione del ruolo della transumanza (un elemento tradizionale dell'economia regionale) e la sua relazione con gli antichi sistemi insediativi e di uso del territorio.
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Branduini, Paola, Lionella Scazzosi, Costanza Pratesi et Daniele Meregalli. « Paesaggi rurali e pandemia. Opportunità da cogliere da parte della PAC ». Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, no 1 (26 juillet 2021) : 258–71. http://dx.doi.org/10.36253/rv-10260.

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Résumé :
La pandemia ha messo in luce la debolezza del sistema ambientale in cui oggi viviamo e dell’agricoltura fortemente specializzata e a bassa biodiversità. I paesaggi dell’agricoltura tradizionale che mantengono caratteri di storicità sono il risultato di lenti processi di adattamento delle tecniche alla natura, offrono un’elevata biodiversità e sono sorgente di resilienza delle comunità: possono pertanto offrire una risposta alla crisi climatica e pandemica che stiamo attraversando. Su questo tema alcuni esperti italiani di diversa formazione ed esperienza sono stati invitati ad esprimere la loro opinione allo scopo di offrire spunti per la nuova politica agricola. Ne sono emerse indicazioni per i paesaggi agricoli di pianura, di montagna e di città: attuare un’agroecologia di pianura, implementare la zootecnia in montagna, costruire una montagna competitiva con altri territori nella produzione e nel turismo ed accogliente per nuovi cittadini e turisti consapevoli, migliorare il riconoscimento e la retribuzione degli agricoltori come manutentori del paesaggio e fornitori di alimenti e di servizi sociali per la città. Infine gli autori hanno sintetizzato cinque suggerimenti per la futura PAC che offra una nuova visione del nostro vivere post pandemia, attraverso la valorizzazione dei paesaggi agrari portatori della storia e dell’identità italiana. The pandemic has highlighted the weakness of the environmental system and highly specialized agriculture with low biodiversity, where we live today. The traditional agricultural landscapes guardians of historic signs and practices are the result of slow processes of adapting techniques to nature, are a source of community resilience and high biodiversity: they can therefore offer a response to the climate and pandemic crisis we are experiencing. On this issue, some Italian experts with different backgrounds and experiences were invited to express their opinion in order to provide ideas for the new agricultural policy. Indications concern the agricultural landscapes of the plains, mountains and cities: implement agroecology in the plain, maintain animal husbandry, build a competitive production and tourism, welcome new citizens and aware tourists in the mountains, improve the recognition and remuneration of farmers as landscape maintainers and providers of food and social services for the cities. Finally, the authors summarized five suggestions for the future CAP that offer a new vision for our post-pandemic life, through the enhancement of agricultural landscapes that are bearers of Italian history and identity.
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Stefani, Alessandra. « Il Decreto legislativo 42 del 2004 e il Testo unico delle foreste e filiere forestali : un percorso comune da completare verso la gestione forestale sostenibile ». L'Italia forestale e montana 77, no 6 (30 janvier 2023) : 211–15. http://dx.doi.org/10.36253/ifm-1085.

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Le foreste italiane esprimono polifunzionalità e, secondo autorevoli opinioni, sono da esplorare nuo[1]ve forme giuridiche anche nella prospettiva del bene comune. Il Testo unico delle foreste e delle filiere fo[1]restali ed i suoi numerosi decreti attuativi, nonché il percorso di intensa condivisione che ha portato alla loro emanazione, costituiscono un tratto dell’innova[1]tivo percorso, nel tentativo di superare parcellizzazio[1]ne di competenze e difformità di visioni. La Strategia forestale nazionale è da più parti riconosciuta come l’esempio più riuscito. Le disposizioni a tutela del pae[1]saggio contenute nel Decreto legislativo n. 42 del 2004 hanno trovato prima nelle definizioni del Decreto le[1]gislativo 227 del 2001 e poi in quelle contenute nel D.lgs. 34 del 2018 il completamento tecnico-giuridico che mancava. I vincoli provvedimentali ex art. 136 del D.lgs. 42 sui beni paesaggistici invece risultano ancora di difficile comprensione per gli addetti del settore, in quanto non proporzionali alle effettive necessità di tu[1]tela, atteso che si applicano le medesime procedure e si debbono presentare i medesimi documenti sia in caso di semplici interventi di gestione forestale coerenti con le disposizioni regionali sia in caso di procedure per la trasformazione permanente dei boschi in altra destina[1]zione d’uso. Un’opportunità per discutere di semplifi[1]cazioni in campo forestale, senza andare a detrimento del capitale naturale e del paesaggio, si profila grazie alle deleghe ricevute dal Governo nell’agosto 2022 con la proposta di ampliare le casistiche per le procedure autorizzative contenute nel DPR 31 del 2017, che fu elaborato all’epoca in cui il percorso del TUFF non era ancora stato avviato.
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Stefani, Alessandra. « Il Decreto legislativo 42 del 2004 e il Testo unico delle foreste e filiere forestali : un percorso comune da completare verso la gestione forestale sostenibile ». L'Italia forestale e montana 77, no 6 (30 janvier 2023) : 211–15. http://dx.doi.org/10.36253/lifm-1085.

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Résumé :
Le foreste italiane esprimono polifunzionalità e, secondo autorevoli opinioni, sono da esplorare nuo[1]ve forme giuridiche anche nella prospettiva del bene comune. Il Testo unico delle foreste e delle filiere fo[1]restali ed i suoi numerosi decreti attuativi, nonché il percorso di intensa condivisione che ha portato alla loro emanazione, costituiscono un tratto dell’innova[1]tivo percorso, nel tentativo di superare parcellizzazio[1]ne di competenze e difformità di visioni. La Strategia forestale nazionale è da più parti riconosciuta come l’esempio più riuscito. Le disposizioni a tutela del pae[1]saggio contenute nel Decreto legislativo n. 42 del 2004 hanno trovato prima nelle definizioni del Decreto le[1]gislativo 227 del 2001 e poi in quelle contenute nel D.lgs. 34 del 2018 il completamento tecnico-giuridico che mancava. I vincoli provvedimentali ex art. 136 del D.lgs. 42 sui beni paesaggistici invece risultano ancora di difficile comprensione per gli addetti del settore, in quanto non proporzionali alle effettive necessità di tu[1]tela, atteso che si applicano le medesime procedure e si debbono presentare i medesimi documenti sia in caso di semplici interventi di gestione forestale coerenti con le disposizioni regionali sia in caso di procedure per la trasformazione permanente dei boschi in altra destina[1]zione d’uso. Un’opportunità per discutere di semplifi[1]cazioni in campo forestale, senza andare a detrimento del capitale naturale e del paesaggio, si profila grazie alle deleghe ricevute dal Governo nell’agosto 2022 con la proposta di ampliare le casistiche per le procedure autorizzative contenute nel DPR 31 del 2017, che fu elaborato all’epoca in cui il percorso del TUFF non era ancora stato avviato.
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Pannuzi, Simona. « La laguna di Ostia : produzione del sale e trasformazione del paesaggio dall'età antica all'età moderna ». Mélanges de l'École française de Rome. Moyen Âge, no 125-2 (26 novembre 2013). http://dx.doi.org/10.4000/mefrm.1507.

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Wolfzettel, Friedrich. « Berg(-Landschaft) bei Dante – mit einem Ausblick auf Boccaccio ». Deutsches Dante-Jahrbuch 92, no 1 (26 octobre 2017). http://dx.doi.org/10.1515/dante-2017-0007.

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RiassuntoNella sua concezione del monte del Purgatorio Dante sembra voler ignorare deliberatamente la lunga tradizione di un purgatorio infernale descritta da Jacques Le Goff, per riallacciarsi invece alla tradizione del monte sacro dell’Antico e del Nuovo Testamento. Non a caso, il monte del Purgatorio è coronato dal Paradiso Terrestre. La nuova posizione del monte al confine del mondo, a differenza della tradizione medievale, sottolinea pure la novità di una concezione quasi reale della montagna sacra la cui ascensione viene descritta con un realismo dinamico inaudito fino ad allora. Ma la »montagna bruna« descritta alla fine del celebre canto XXVI dell’Inferno funge anche da simbolo della verticalità tipica della cultura medievale che il grande dantista Giovanni Boccaccio non potrà accettare. Il ripudio della montagna - a favore di un paesaggio erotico della pianura umida e soleggiata - sarà dunque una caratteristica di tutta la sua opera fino al Decameron. Però, alla fine della sua vita, l’autore riprenderà il motivo del monte sacro di Dante per farne, nella sua visione satirica intitolata Corbaccio, il simbolo di una nuova libertà intellettuale nei confronti delle tentazioni erotiche e della schiavitù della carne. Si tratta però di un tentativo di autoliberazione a spese del dinamismo e del realismo della rappresentazione dantesca: il progresso intellettuale viene contrariato dal regresso estetico.
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Zuccoli, Franca Giuliana. « Art heritage and landscapes, a shared place for building a collective memory undergoing transformation ». MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni 11, no 1 (juin 2021). http://dx.doi.org/10.30557/mt00172.

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Résumé :
This paper documents a research project conducted in the cities of Mantua and Sabbioneta, in cooperation with local authorities, with the aim of engaging residents and tourists in the quest for an alternative and more participatory way of giving voice to these towns. The actions implemented led to the development of a kit for exploring the participating cities, based on personal stories, old maps and photos, and exploratory field trips with secondary school students. The narratives that were collected, as well as interviews with key informants, provided live material with new perspectives informing the participating students’ discovery of the towns and the recovery of a shared memory, now to be brought alive.
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