Articles de revues sur le sujet « Paesaggio della città diffusa »

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1

Salizzoni, Emma. « Paesaggi della strada in pandemia : progetti per l’emergenza e oltre ». Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, no 1 (26 juillet 2021) : 218–41. http://dx.doi.org/10.36253/rv-10157.

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Résumé :
Sin dai primi mesi della pandemia è risultato chiaro come, per far fronte all’emergenza sanitaria, i futuri scenari urbani avrebbero dovuto prevedere significative innovazioni in tema di mobilità e di progetto del paesaggio stradale. L’emergere delle istanze connesse al distanziamento sociale e al contingentamento dei mezzi pubblici hanno portato diverse città a prevedere sistemi di mobilità sostenibile in grado di contrastare una incontrollata crescita nell’uso del mezzo privato. Al contempo, si è guardato con rinnovato interesse alla strada come spazio in grado di supplire alla carenza di aree aperte pubbliche di prossimità, emersa in diversi contesti urbani a seguito delle misure di limitazione agli spostamenti. L’interpretazione della strada come paesaggio complesso, in grado, soprattutto all’interno di tessuti urbani densi, di assolvere a funzioni non solo di mobilità, ma anche sociali ed ecologiche è stata pertanto posta alla base di diverse sperimentazioni progettuali, in Italia e all’estero. Questo articolo riporta e discute alcune iniziative di ridisegno del paesaggio stradale urbano, innescate dalla contingenza pandemica, attualmente in corso a Torino, città tra le più colpite dalla prima come dalla seconda “ondata”. La lettura di queste esperienze, oltre a gettare luce su una realtà locale in fieri e non scontata in una città tradizionalmente “auto-centrica”, apre a riflessioni più generali sul ruolo della crisi, non solo sanitaria, come effettivo motore di innovazione urbana e su obiettivi e modi del progetto di paesaggio per la strada nella contingenza pandemica e oltre.
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2

Carroll, Maureen. « Exploring the sanctuary of Venus and its sacred grove : politics, cult and identity in Roman Pompeii ». Papers of the British School at Rome 78 (novembre 2010) : 63–106. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200000817.

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Résumé :
Sommarii:Indagini archeologiche condotte nel tempio di Venere a Pompei hanno dimostrato che il santuario fu costruito su un triplice portico e che degli alberi furono sistemati nella corte intorno a tre lati del tempio. Questo paesaggio è contemporaneo alia costruzione del tempio romano della metà del I secolo a.C, ed è uno dei boschi consacrati piu antichi nel mondo romano per il quale si abbiano evidenze archeologiche. I risultati del lavoro archeologico gettano luce non solo sul paesaggio del sito, ma anche su vari importanti aspetti correlati con gli sviluppi originari del recinto e dell'uso del suolo nella colonia di Pompei. Una riflessione dell'evidenza archeologica e storica e delle circostanze sociali della città nel I secolo a.C. suggerisce che il tempio e il bosco sacro degli dei tutelari della città simboleggiavano sia l'identità politica sia la divina sanzione della Pompei romana.
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Zoni, Federico. « Le dimore medievali dell’emilia occidentale ». Rodis. Journal of Medieval and Post-Medieval Archaeology, no 3 (11 mars 2021) : 28. http://dx.doi.org/10.33115/a/26046679/3_6.

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Résumé :
Le abitazioni sono uno dei migliori indicatori materiali per indagare il contesto economico, sociale e politico del paesaggio medievale. L’obiettivo di questo contributo è quello di proporre una lettura del rapporto tra città e campagna nei secoli bassomedievali proprio a partire da questo tipo di indicatore materiale. Guardando ai modelli architettonici, alle tipologie costruttive e ai materiali impiegati è possibile riconoscere il lavoro di maestranze più o meno specializzate. Analizzando inoltre la distribuzione di manufatti riconducibili ai medesimi modelli architettonici tra paesaggio urbano e rurale è possibile capire come sia cambiata la centralità dei centri urbani tra pieno e bassomedievo. In particolare sembra emergere, in sintonia con molti altri aspetti della cultura materiale, un ruolo predominante della città come produttore ed esportare di modelli nuovi nel territorio a partire dall’età comunale, ovvero nel momento in cui le città iniziarono a definire politicamente e militarmente i propri distretti territoriali di riferimento.
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Patassini, Domencio. « "Vacanze" nella cittÀ del Pedemonte. Regole e paradossi della cittÀ diffusa ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 1 (septembre 2010) : 137–53. http://dx.doi.org/10.3280/es2010-001010.

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Maletto, Andrea. « «Malinconia della primavera». La perdita della natura negli esordi di Attilio Bertolucci ». ENTHYMEMA, no 29 (15 juillet 2022) : 16–38. http://dx.doi.org/10.54103/2037-2426/17265.

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Résumé :
Le impressionistiche rappresentazioni del paesaggio che caratterizzano la prima produzione in versi di Attilio Bertolucci parlano in filigrana di una perdita della natura da parte del soggetto poetico. Muovendo da alcune prose giovanili dell’autore e soffermandosi poi su Sirio e Fuochi in novembre, l’articolo mira innanzitutto a delineare questa vicenda. Ciò consente in un secondo momento di riconsiderare la postura enunciativa tipica della poesia bertolucciana, quella dell’io lirico che descrive il paesaggio campestre, e soprattutto il ruolo dello sguardo, che in ragione dei rilievi effettuati mostra il suo carattere di limite accanto a quello di fondamentale risorsa conoscitiva. Vengono infine indagati i motivi della perdita, riconducibili all’azione corrosiva del tempo e alla prigionia causata dalla vita in città, e il significato simbolico profondo della separazione dalla natura.
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Caravaggi, Lucina. « Disconnessioni e infrastrutture di paesaggio ». CRIOS, no 19 (mai 2021) : 20–33. http://dx.doi.org/10.3280/crios2020-019003.

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Résumé :
"Roma in movimento" è il titolo di una recente ricerca dedicata al rapporto tra le forme di prigionia urbana e la difficoltà di spostarsi nella città metropolitana di Roma. L'osservazione ravvicinata dello spazio urbanizzato intorno e oltre il GRA conferma che diverse forme di urbanizzazione contemporanea sono riconducibili non solo a nuove specie di insediamenti ma all'insieme di correlazioni ecologiche e servizi funzionali che ne permettono la sopravvivenza. L'ipotesi di lavoro sinteticamente delineata in questo testo è centrata sul concetto di infrastrutture flessibili declinate come nuove ‘infrastrut¬ture di paesaggio' a partire proprio dai temi dello spostamento sostenibile, motore della possibile riattivazione di vasti preziosi paesaggi marginali. L'ipotesi interpretativa indaga alcune categorie del progetto paesaggistico connesse al ‘movimento' (continuità, inter¬sezione e interazione) attraverso cui dare corpo a una nuova rete di spazi e collegamen¬ti verdi al servizio degli spostamenti alternativi alle auto, capaci di favorire nuove forme di accesso democratico alla città.
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Colafranceschi, Daniela, et Joan Nogué. « Abitare l’intangibile : paesaggio e spazio pubblico ». Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, no 2 (27 janvier 2022) : 5–23. http://dx.doi.org/10.36253/rv-12447.

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Résumé :
Nella geografia complessa delle nostre città, quella dello Spazio Pubblico è entità oggi quanto mai flessibile, aperta e contraddittoria, concettualmente più permeabile e necessariamente rispondente ai cambiamenti così incisivi e profondi delle comunità che le abitano. Il progetto come dispositivo, in coerenza con il portato della Convenzione Europea del Paesaggio, indirizza le ragioni di una strategia di intervento sui valori intangibili come strumenti operativi che ne determinano qualità e successo. Livelli di identità e appropriazione diventano strumenti del fare, insieme a relazioni percettive e dinamiche, flessibilità e pluralità di funzioni, traiettorie e tempi che scandiscono forme e maniere di vivere ed abitare nelle città. Quando da ‘pubblici’ gli ambiti urbani passano ad essere collettivi, partecipati, quotidiani, condivisi. Quando da ‘spazi’ diventano ‘luoghi’. Il numero presenta ricerche, esperienze, tendenze e attitudini di progetto che lasciano emergere i caratteri di un progressivo allontanarsi da un’attenzione prevalente agli aspetti stilistico-formali e compositivi di piazze, strade, marciapiedi, passeggi, giardini, parchi per essere trattati come spazi emozionali della nostra esistenza. Esso raccogliere esperienze progettuali innovative in cui antropologia, filosofia, questioni sociali, si fondono alla composizione architettonica, all’urbanistica, alla progettazione urbana e alimentano ricerca, sperimentazione, sensibilità operativa per sostanziare un progetto di paesaggio più consapevole e complesso.
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Martone, María. « Paesaggi culturali intesi come integrazione di processi dinamici : il vomero da luogo di delizie a luogo urbano ». Norba. Revista de Arte, no 41 (26 janvier 2022) : 117–42. http://dx.doi.org/10.17398/2660-714x.41.117.

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Résumé :
Il contributo illustra, attraverso gli strumenti della rappresentazione e del rilievo, le trasformazioni che il paesaggio della collina del Vomero a Napoli ha subito nel corso della storia, passando da "luogo di delizie" a "luogo urbano", continuando a caratterizzare il paesaggio dell’intera città. A tale scopo, si è ritenuto importante riconoscere e identificare, in uno spazio fisico, vissuto ed eterogeneo di un luogo, nel caso specifico, della collina del Vomero, i paesaggi culturali che contengono sia i segni del passato che quelli della contemporaneità. Delineare, quindi, quei processi dinamici che rappresentano la storia degli insediamenti umani in continua trasformazione, significa anche delineare il nostro patrimonio identitario, la cui conoscenza è necessaria per ritrovare il racconto di “chi siamo” e di “chi eravamo” e per costruire il futuro delle nuove generazioni.
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Laino, Giovanni. « Gli immigrati ci mostrano come cambia la città ». TERRITORIO, no 100 (novembre 2022) : 126–29. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100015.

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Résumé :
I migranti stranieri nelle città crescono, si radicano, partecipano alla divisione sociale dello spazio come delle opportunità del mercato del lavoro e alla trasformazione del paesaggio economico sociale oltre che spaziale. A Napoli si registra un incremento molto significativo di stranieri iscritti alla Camera di Commercio come commercianti, in sede fissa o ambulanti. La mappa delle localizzazioni di queste iscrizioni insieme alla ricostruzione di alcune carriere consentono di ipotizzare alcuni caratteri delle dinamiche di trasformazione. La ricerca presentata in questo servizio consente di sostenere che l'uso della categoria della segregazione non aiuta a decifrare le traiettorie del cambiamento mentre una lettura più obiettiva del processo consente di cogliere meglio alcuni caratteri, forse peculiari, anche di lunga durata, della città di Napoli.
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Filippi, Luca. « Per una rilettura marxiana del paesaggio agrario italiano ». CRIOS, no 21 (novembre 2021) : 18–33. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-021003.

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Résumé :
Come recuperare la lettura marxista del paesaggio agrario italiano proposta da Emilio Sereni (1961) entro una teoria critica della società e del territorio in grado di confrontarsi con i nuovi potenti processi estrattivi ed espropriativi (Mezzadra, 2019; Harvey, 2019), messi in campo dal capitalismo contemporaneo? Una domanda che muove, da un lato, dalla sempre più diffusa - e problematica per l'autore - ricezione di Sereni entro la tradizione riformista della geografia umana, dall'altro lato, dalla necessità di individuare una continuità tra i risultati del suo lavoro e le prospettive del marxismo e della geografia critica contemporanea (Gough e Das, 2017). La rilettura proposta dal saggio individua l'attualità di quest'opera nell'uso che Sereni fa della nozione di paesaggio agrario come dispositivo per indagare e criticare, marxianamente, il singolare processo di transizione al capitalismo delle campagne italiane e il discorso economico politico - ma anche paesaggistico - che intorno ad esso e alle sue forme spaziali viene elaborato dal riformismo agrario italiano. Assumendo questa prospettiva, il saggio fa emergere nell'opera di Sereni una inedita tensione a sondare, attraverso questa categoria, dimensioni specifiche dei processi di assoggettamento e soggettivazione prodotti dall'emergere dei rapporti di produzione capitalistici.
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De Decker, Aurélie. « Un'idea all'opera. La questione del paesaggio nella ricostruzione delle città della Valle della Loira ». STORIA URBANA, no 155 (novembre 2017) : 151–66. http://dx.doi.org/10.3280/su2017-155008.

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Annalinda Neglia, Giulia. « Progetti per il recupero culturale. Strategie per il paesaggio urbano storico della città antica di Aleppo ». ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no 130 (avril 2021) : 105–22. http://dx.doi.org/10.3280/asur2021-130-s1007.

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Résumé :
Le distruzioni traumatiche che continuano a interessare i centri storici delle regioni mediorientali, ne hanno danneggiato la coerenza morfologica e sociale. Focalizzandosi sul recupero del paesaggio urbano nel suo complesso, questo scritto intende prospettare strategie progettuali per la rigenerazione della Citta antica di Aleppo basate su metodologie che coinvolgono la comunita locale nei processi di ricostruzione corale della societa urbana, delle case e del recupero degli spazi aperti.
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Lanzani, Arturo. « Controvento : costruire natura e fare paesaggio negli spazi aperti della urbanizzazione diffusa pedemontana ». TERRITORIO, no 47 (février 2009) : 158–75. http://dx.doi.org/10.3280/tr2008-047018.

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Résumé :
- One first consideration is to insist on the centrality of a political commitment to the redevelopment of residual open spaces for the development of the densely congested conurbation of the Alpine foothills. Residual open spaces can be reconsidered through a profound action to renew them as nuclei and corridors with a high degree of reconstructed naturalness: like islands of urban countryside; like spaces for collective enjoyment and meeting places for populations that are ever more different; like places of quiet and slowness in noisy and fast communities. Open spaces which when transformed into green infrastructures and parks (agricultural, leisure and nature areas) can restore ecological balance and spread elements of ‘urbanity' to an urbanisation which seems to present elements of crisis today because of its low level of liveability, its environmental unsustainability, its perennial congestion, its absence of any type of care for unbuilt on land, the poverty of urban places and the more general crisis of liveability (the cause of which today is now the quantity of urbanised land). A second consideration examines the process of the reciprocal adjustment of two tendentially conflicting policies: to construct a motorway and to identify a green corridor. This reciprocal adjustment occurs both through the strategic and planning interpretation of the environmental compensations of a motorway and through a rethinking of the ‘North green Dorsal' project as an active policy and not just as a constraint.
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Abbamonte, Francesco, Antonia Arena et Roberta Pacelli. « I migranti commercianti a Napoli : un quadro al 31 dicembre 2020 ». TERRITORIO, no 100 (novembre 2022) : 107–18. http://dx.doi.org/10.3280/tr2022-100013.

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Résumé :
Il paesaggio della città di Napoli è un caleidoscopio in continua trasformazione. Assumendo come punto di osservazione privilegiato, anche se parziale, la presenza di cittadini stranieri titolari di attività commerciali al dettaglio, in sede fissa e ambulanti, è stata condotta un'indagine indiretta su circa 6.500 immigrati (circa l'11% del totale degli immigrati in città) registrati alla Camera di Commercio di Napoli, dal 1900 al 2020. Uno studio approfondito per nazionalità dei titolari, localizzazioni e periodi d'iscrizione delle attività ha consentito di ipotizzare il ruolo che di fatto hanno giocato gli immigrati stranieri nella divisione sociale dello spazio. A questo proposito, è stata osservata la concentrazione a diverse scale territoriali: da quella comunale, a quella dei quartieri, sino agli assi stradali.
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Magno, Andrea. « Testimonianze documentarie inedite. Usi e costumi tardomedievali a Troina e a Randazzo ». ARCHIVIO STORICO PER LA SICILIA ORIENTALE, no 2 (décembre 2021) : 142–51. http://dx.doi.org/10.3280/asso2020-002009.

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Résumé :
Lo studio di due testamenti e relativi inventari redatti a Troina e Randazzo permette di conoscere talune vicende storico-economiche del monastero di S. Nicolò l'Arena di Catania e soprattutto di cogliere aspetti della vita quotidiana di persone intervenute a vario titolo al negozio giuridico: nomi, estrazione sociale, matrimoni o dettagli di cultura materiale come impianti edilizi, strutture urbane o paesaggio territoriale, ovvero case, strade, piazze, chiese, monasteri, e tant'altro, totalmente scomparsi, eppure risuscitati dalla odierna toponomastica. In particolare la documentazione mette in luce la figura femminile nella realtà di due "quasi città" della Sicilia centro-orientale. Rosa e Ysolda, entrambe con un ruolo importante nella propria famiglia: l'una in funzione di capo di casa in quanto vedova, l'altra con capacità tali da imporre il suo volere anche dopo il suo decesso ovvero al di là della sua esistenza terrena.
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López de Lucio, Ramón. « Comercio y periferia : El caso de la región de Madrid ». Ciudades, no 10 (1 février 2018) : 185. http://dx.doi.org/10.24197/ciudades.10.2007.185-202.

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Résumé :
Le attività commerciali in Spagna hanno vissuto negli ultimi trenta anni dei cambiamenti sostanziali, accompagnati dalle trasformazioni nelle relazioni di tali attività con lo spazio urbano ed il trasporto pubblico. La città si è frammentata, le sue parti si sono specializzate e nella struttura insediativa della città diffusa sono sorte le grandi superfici commerciali extraurbane.Gli anni ottanta sono stati un periodo di transizione. A Madrid sono stati aperti dei grandi magazzini in centro e contemporaneamente dei centri commerciali nelle zone periferiche. Negli anni novanta si verifica una esplosione di grandi strutture nell’area metropolitana. All’inizio del nuovo secolo, i centri commerciali rappresentano le nodalità territoriali della regione urbana di Madrid. Nasce una nuova gerarchia dei centri urbani, influenzata dalla localizzazione di questi nuovi complessi commerciali. La presenza di queste superfici in Spagna diventa tripla rispetto a quella europea.I nuovi formati commerciali generano degli effetti sulle reti tradizionali e sulla vitalità dello spazio urbano.
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De Falco, Carolina. « Socialità, identità e “disordine” nei quartieri popolari del secondo dopoguerra in Italia ». Quintana : revista do Departamento de Historia da Arte, no 19 (18 janvier 2021) : 79–90. http://dx.doi.org/10.15304/qui.19.7321.

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Résumé :
La progettazione dei quartieri popolari del secondo dopoguerra in Italia risente dell’allontanamento dai temi principali del Movimento Moderno: le case in linea parallele, disposte ordinatamente lungo l’asse eliotermico, sono sostituite da gruppi di residenze differenti per tipologia, sfalsate o ruotate fra loro, in modo da ottenere spazi a verde e luoghi urbani per incentivare la socialità. Inoltre, per evitare la conformità, gli edifici presentano varietà nelle aperture e nella texture delle facciate, tanto da caratterizzare il paesaggio urbano, alla ricerca di armonia, bellezza e valori identitari. L’apparente disordine, infatti, è in realtà governato da una regola, che si rivela nel momento in cui il degrado e l’incuria portano a trasgredirla. Nella prospettiva della storia dell’architettura e della città, si propone il risultato di alcuni casi studio in Italia che rendono evidenti tali riflessioni.
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Patterson, Helen, et Martin Millett. « The Tiber Valley Project ». Papers of the British School at Rome 66 (novembre 1998) : 1–20. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200004207.

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IL PROGETTO ‘LA VALLE DEL TEVERE’Questo articolo tratta gli obiettivi e struttura del nuovo progetto di ricerca della British School at Rome, il progetto ‘la Valle del Tevere’ e presenta alcuni dei primi risultati, anche se preliminari. L'obiettivo principale di questo progetto è di studiare il mutevole paesaggio della valle dal 1000 a.C. al 1300 d.C., indagando sull'impatto di crescita, successo e declinio di Roma sul suo entroterra e sui conseguenti effetti della città e flume sull'insediamento, economia e identità culturale. Questa iniziativa raduna molti studiosi con interessi di ricerca in questo campo ed in effetti include una serie di progetti connessi, ciascuno con i suoi specifici obiettivi di ricerca, ma allo stesso tempo parte di un progetto più ampio. La storia dell'insediamento è studiata tramite un riesame dei dati rilevati dai progetti britannici, in particolare quelli della ‘South Etruria Survey’, diretta da John Ward-Perkins, oltre ai dati pubblicati di progetti italiani. Allo stesso tempo, nuove ricerche sul campo sono in programma con l'intento di riempire le lacune esistenti. Due nuovi progetti iniziarono nel 1997 concentrandosi sul tema dell'urbanismo. Le ricognizioni a Falerii Novi e a Forum Novum hanno esaminato l'organizzazione interna delle citta tramite sistematiche ricognizioni in superficie e indagini geofisiche. I primi risultati chiaramente dimostrano il potenziale di questo approccio. Queste tecniche verranno applicate ad una gamma di centri urbani nella media valle del Tevere. La comprensione dell'interazione della città e della valle implica il mettere insieme l'informazione esistente relativa l'insediamento, le reti di comunicazione, l'economia e l'ambiente, oltre all'integrazione dei nuovi dati. Un elemento chiave del progetto è l'uso di un sistema GIS per l'integrazione ed analisi dei diversi livelli di informazione.
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Gazzoli, Marco. « Prati urbani : I prati collettivi nel paesaggio della città / City Meadows : Community Fields in Urban Landscapes ». Journal of Landscape Architecture 14, no 1 (2 janvier 2019) : 96–97. http://dx.doi.org/10.1080/18626033.2019.1623555.

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Bertossa, Michela, Lawrence Gianangeli et Luca Peretti e Enrico Zammarchi. « Timira, romanzo meticcio e stratificato ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 55, no 1 (20 février 2021) : 68–84. http://dx.doi.org/10.1177/0014585820988509.

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L’articolo esamina il romanzo Timira, scritto da Antar Mohamed Marincola e Wu Ming 2 e pubblicato nel 2012. Ci concentriamo su due macrotemi: la marginalità spaziale e culturale rappresentata nel libro o percepita dai personaggi (la città, la periferia, la controcultura, e l’attivismo politico), e come razzismo, sessismo e colonialismo plasmino non solo l’identità della protagonista Isabella Marincola ma anche le sue esperienze nel mondo artistico e cinematografico. Il saggio è frutto di un esperimento di scrittura collettiva, nella convinzione che questa pratica dovrebbe essere più diffusa nelle scienze umane, e che un romanzo complesso e stratificato come Timira possa essere affrontato a più voci e da punti di vista diversi.
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Ferrara, Mario. « Campagne napoletane. Archeologie degli ordinamenti scomparsi ». CRIOS, no 19 (mai 2021) : 72–83. http://dx.doi.org/10.3280/crios2020-019007.

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Résumé :
Lo scopo di questa ‘campagna fotografica' è di leggere nel periurbano napoletano un ordine scomparso, attraverso la messa in forma di ricorrenze, analogie, allineamenti e altre tracce. Un lavoro da archeologo, che pone il fotografo in una posizione critica, che richiede un'attenta comprensione dei luoghi, mediante una loro lettura sistema¬tica, seriale. Una comprensione che potrà avvenire solo mettendo in atto quell'ope¬razione di immersione totale dell'autore nel paesaggio, richiamando quel concetto di criss-crossed landscape del filosofo Wittgenstein: conoscere un territorio vuol dire attraversarlo in lungo ed in largo, osservandolo da vari punti di vista. Di fondo, la con¬vinzione che la serialità della fotografia, come composizione armonica di un ordine invisibile, possa rivelare e mettere in mostra le potenzialità latenti dei luoghi. Nel caso del periurbano, spazio contradditorio e complesso, questa operazione consente di dare valore alla continua transizione città-campagna che in esso avviene, e alla sua latente possibilità di diventare spazio relazionale tra società e ambiente.
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Zöller, Wolf. « Saeculum obscurum – der epigraphische Befund (ca. 890–1000) ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 99, no 1 (1 novembre 2019) : 79–114. http://dx.doi.org/10.1515/qufiab-2019-0007.

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Résumé :
Riassunto Questo saggio offre gli esiti di un’indagine condotta sulla produzione epigrafica della Roma altomedioevale, ponendo in particolare l’accento sugli aspetti topologici e materiali delle iscrizioni commissionate da parte dei vescovi romani e degli esponenti della nobiltà cittadina durante il X secolo. Nonostante esistano ponderosi corpora che raccolgono le iscrizioni romane, manca purtroppo a tutt’oggi una rassegna specifica della produzione epigrafica dell’Urbe per il periodo che va dall’anno 890 all’anno 1000, periodo comunemente noto come saeculum obscurum. Proprio le testimonianze epigrafiche, invece, consentono di giungere a una comprensione più profonda del linguaggio materiale e dei meccanismi di comunicazione utilizzati per la rappresentazione del potere all’interno della struttura urbana della città di Roma. Due casi di studio, riguardanti, da un lato, gli epitaffi papali conservati nella basilica di S. Pietro e, dall’altro, le iscrizioni commemorative nella basilica di S. Giovanni in Laterano dimostrano come le epigrafi siano state opportunamente ed efficacemente integrate all’interno del contesto architettonico e liturgico. Un’organizzazione più attenta dello spazio epigrafico permise infatti una interazione per così dire intensificata tra le iscrizioni e il loro contesto tanto materiale che sociale, in particolare nel momento della controversia che coinvolse papa Formoso e della ricostruzione, così carica di valori anche simbolici, della cattedrale di Roma, quando i papi rivali si misero in competizione per il controllo dello spazio urbano. Seguendo un comportamento analogo, gli esponenti dell’aristocrazia cittadina utilizzarono lastre marmoree dalle dimensioni considerevoli al fine di esibire e consolidare in forme monumentali la loro posizione politica dominante. Soprattutto i famosi Teofilatti occuparono, per così dire, le basiliche patriarcali di S. Lorenzo fuori le mura e S. Maria Maggiore per custodirvi la memoria famigliare, mentre le iscrizioni commemorative delle loro imprese edilizie attestavano il loro sforzo di ridefinire il paesaggio urbano di Roma.
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Costambeys, Marios. « Burial topography and the power of the Church in fifth- and sixth-century Rome ». Papers of the British School at Rome 69 (novembre 2001) : 169–89. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200001793.

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Résumé :
TOPOGRAFIA DELLE SEPOLTURE E POTERE DELLA CHIESA A ROMA NEL QUINTO E SESTO SECOLOScavi recenti hanno rivelato fino a che punto i Romani del quinto e sesto secolo trasgredirono alle antichi leggi che proibivano le sepolture intramuranee. Ad oggi, però, non si è ancora cercato di dare una spiegazione olistica a questo cambiamento. La proliferazione di sepolture intramuranee nel complesso paesaggio urbano romano indica non solo un mutato atteggiamento nei confronti della morte, ma anche un cambiamento nella gestione dei defunti e nella topografia della città. Nella prima parte dell'articolo vengono analizzati i siti delle due aree sepolcrali associate topograficamente sia con gli horti che con le due chiese di Sant'Eusebio e Santa Bibiana. La storia delle due chiese indica i diversi modi in cui venivano controllate e trasferite le proprietà terriere in questo periodo: mentre nel caso di Sant'Eusebio si trattò di una fondazione completamente privata, Santa Bibiana fu fondata dal papa, probabilmente su una proprieta acquisita dall'imperatore. La condizione giuridica delle aree sepolcrali intorno alle due chiese potrebbe essere stata indefinita similmente a quella dei numerosi horti dalla fine del quarto secolo in poi, e cioè soggetta alla sovrapposizione giurisdizionale di aristocrazia e della Chiesa. L'influenza di quest'ultima è fortemente evidenziata dallo sviluppo della liturgia per i defunti che iniziò a formarsi nel sesto secolo. Ciò nonostante, il controllo ecclesiastico sulla posizione delle sepolture in questo periodo non fu costante e non venne affidato a membri formali del clero ecclesiastico. L'evidenza suggerisce che il controllo ecclesiastico delle sepolture si consolidò stabilmente nel momento in cui le spese funerarie, inclusi i pagamenti per i becchini, iniziarono ad essere pagate alle chiese. L'insinuarsi del clero ecclesiastico nei rituali di sepoltura e la scelta delle aree per le sepolture venne a costituire un importante episodio nell'appropriazione da parte della Chiesa romana della stmttura cittadina.
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Lloyd, John, Neil Christie et Gary Lock. « From the mountain to the plain : landscape evolution in the Abruzzo. An interim report on the Sangro Valley Project (1994–5) ». Papers of the British School at Rome 65 (novembre 1997) : 1–57. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200010576.

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DALLA MONTAGNA ALLA PIANURA: EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO IN ABRUZZO. UN RAPPORTO PRELIMINARE SUL PROGETTO DELLA VALLE DEL SANGRO 1994–95Questo rapporto discute le metodologie ed i principali ritrovamenti delle prime due stagioni del progetto della Valle del Sangro, tuttora in corso. Il progetto, organizzato dalla Soprintendenza Archeologica dell'Abruzzo e dalle Università di Leicester e di Oxford, ha lo scopo di esaminare i dati archeologici, architettonici, etnografici ed ambientali per l'alta e la media/bassa valle, con particolare riferimento alla comprensione del ruolo svolto dalla piccola città e dal villaggio in una varietà di paesaggi in un periodo che va dall'arcaico all'alto medioevo (ca 600 a.C. – 900 d.C.).Gli scavi di siti arcaici e successivi in Val Fondillo — nell'alta valle — e dell' oppidum ellenistico e romano di Monte Pallano nella media valle sono di grande importanza per la conoscenza dell'epoca sannita e di quella romana, mentre nomi di luoghi (quale Fara) e resti di castelli (quale la Rocca Intramonti) forniscono un'iniziale guida allo studio degli schemi insediativi alto medievali e medievali. La ricognizione ha cominciato a fornire un quadro dettagliato dell'occupazione dell'area gravitante su questi siti, con l'analisi CAD e GIS come elemento centrale di questo studio. Una notevole importanza è stata anche data ad uno studio etnografico volto alla comprensione del ruolo della transumanza (un elemento tradizionale dell'economia regionale) e la sua relazione con gli antichi sistemi insediativi e di uso del territorio.
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Branduini, Paola, Lionella Scazzosi, Costanza Pratesi et Daniele Meregalli. « Paesaggi rurali e pandemia. Opportunità da cogliere da parte della PAC ». Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, no 1 (26 juillet 2021) : 258–71. http://dx.doi.org/10.36253/rv-10260.

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La pandemia ha messo in luce la debolezza del sistema ambientale in cui oggi viviamo e dell’agricoltura fortemente specializzata e a bassa biodiversità. I paesaggi dell’agricoltura tradizionale che mantengono caratteri di storicità sono il risultato di lenti processi di adattamento delle tecniche alla natura, offrono un’elevata biodiversità e sono sorgente di resilienza delle comunità: possono pertanto offrire una risposta alla crisi climatica e pandemica che stiamo attraversando. Su questo tema alcuni esperti italiani di diversa formazione ed esperienza sono stati invitati ad esprimere la loro opinione allo scopo di offrire spunti per la nuova politica agricola. Ne sono emerse indicazioni per i paesaggi agricoli di pianura, di montagna e di città: attuare un’agroecologia di pianura, implementare la zootecnia in montagna, costruire una montagna competitiva con altri territori nella produzione e nel turismo ed accogliente per nuovi cittadini e turisti consapevoli, migliorare il riconoscimento e la retribuzione degli agricoltori come manutentori del paesaggio e fornitori di alimenti e di servizi sociali per la città. Infine gli autori hanno sintetizzato cinque suggerimenti per la futura PAC che offra una nuova visione del nostro vivere post pandemia, attraverso la valorizzazione dei paesaggi agrari portatori della storia e dell’identità italiana. The pandemic has highlighted the weakness of the environmental system and highly specialized agriculture with low biodiversity, where we live today. The traditional agricultural landscapes guardians of historic signs and practices are the result of slow processes of adapting techniques to nature, are a source of community resilience and high biodiversity: they can therefore offer a response to the climate and pandemic crisis we are experiencing. On this issue, some Italian experts with different backgrounds and experiences were invited to express their opinion in order to provide ideas for the new agricultural policy. Indications concern the agricultural landscapes of the plains, mountains and cities: implement agroecology in the plain, maintain animal husbandry, build a competitive production and tourism, welcome new citizens and aware tourists in the mountains, improve the recognition and remuneration of farmers as landscape maintainers and providers of food and social services for the cities. Finally, the authors summarized five suggestions for the future CAP that offer a new vision for our post-pandemic life, through the enhancement of agricultural landscapes that are bearers of Italian history and identity.
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Sordyl, Krzysztof. « Powstanie i rozwój Kościoła nowacjańskiego ». Vox Patrum 55 (15 juillet 2010) : 553–67. http://dx.doi.org/10.31743/vp.4356.

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Nel periodo iniziale dello sviluppo dello scisma romano di Novaziano niente lasciava prevedere che potesse minacciare l’intera Chiesa. In quel periodo Novaziano aveva mandato in Africa, Alessandria e Antiochia i suoi emissari. Grazie alla loro attività la comunità dei novaziani cresceva in potenza, e sviluppando in modo progressivo la propria dottrina è diventato un rivale significativo della Chiesa cattolica. La Chiesa di Novaziano si è diffusa in Gallia, nei terreni dell’Italia settentrionale (Milano), a Roma, in Africa, Egitto e Siria. In Oriente si è lottato a lungo contro le sue regole e abitudini. Anche nell’Asia minore i novaziani erano numerosi. Socrate fornisce molte informazioni su di loro. Racconta dettagliatamente la storia della comunità novaziana a Costantinopoli: descrive la disposizione delle loro chiese nella città e presenta la successione dei vescovi novaziani fino alla sua epoca. Eppure non vi è modo di stabilire, anche approssimativamente, il numero di singole comunità. L’ottavo canone del concilio di Nicea presumeva che in alcuni posti la chiesa di Novaziano avesse attratto la totalità della popolazione cristiana. Le informazioni sul presbitero romano e la sua chiesa non sono precise. I trattati, che si sono conservati, mostrano piuttosto la polemica teologica che la dimensione storica. La legge civile del 326 ha creato una situazione favorevole per gli appartenenti alla chiesa di Novaziano, riconoscendogli il diritto di possedere i luoghi di culto e i cimiteri. Le comunità novaziane in Oriente si sono trovate al centro della reazione antiniceana, le cui conseguenze avevano il carattere non solo teologico, ma anche esistenziale. Socrate riporta i momenti drammatici vissuti a Costantinopoli dai cattolici e dai novaziani che non volevano accettare il credo dei seguaci degli homoios. Nella prima metà del V secolo a Roma, il papa Innocente I, Bonifacio I e Celestino I chiudono le chiese dei novaziani. Cirillo invece combatteva i novaziani ad Alessandria. Socrate ricorda che a Costantinopoli, dove sicuramente era più difficile scordarsi delle sofferenze comuni, la situazione della comunità novaziana è rimasta buona fino all’ascesa al trono di Nestorio (428). La collaborazione della Chiesa e dello stato porta gradualmente alla sparizione, prima nelle grandi città, a poi addirittura in campagna, delle comunità organizzate, e finalmente degli ultimi rappresentanti della setta. Probabilmente gli ultimi novaziani asiatici collaboravano con i pauliciani. In Oriente dalla metà dell’VIII secolo sparisce la questione dei novaziani come eretici viventi. Gli ultimi cenni risalgono ai tempi di Giovanni di Damasco e Eulogio di Alessandria. In Occidente erano spariti già da molto prima: non se ne trova quasi nessuna informazione già dalla metà del V secolo. Secondo alcuni ricercatori le idee propagate dalla chiesa di Novaziano hanno influito sui bogomilisti, e anche sui catari dell’Occidente.
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Coccia, S., et D. J. Mattingly. « Settlement history, environment and human exploitation of an intermontane basin in the central Apennines : the Rieti survey 1988–1991, part I ». Papers of the British School at Rome 60 (novembre 1992) : 213–89. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009831.

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Résumé :
STORIA INSEDIAMENTALE, AMBIENTE E SFRUTTAMENTO UMANO DI UN BACINO INTERMONTANO NELL'APPENNINO CENTRALE: IL RIETI SURVEY, 1988–1991, I. PARTEQuesto progetto è diretto allo studio del paesaggio rurale intorno alla città di Rieti, nell'Italia centrale e in particolare si propone di esaminare, in un ampio fronte diacronico, il mutamento del modello insediamentale e i diversi modi di sfruttamento dell'alto bacino appenninico e delle colline e dei monti circostanti. Sono qui descritti gli scopi ed i metodi interdisciplinari del progetto e vengono riportati i principali risultati ottenuti. Lo studio degli aspetti geomorfologici ha giocato un ruolo importante nel progetto e i risultati sono presentati in due principali sezioni riguardanti una la natura dei suoli del bacino e l'altra i diversi modi della loro formazione. Il lavoro sul campo si è principalmente basato sulla ricognizione intensiva di una serie di transetti perpendicolari sul lato orientale del bacino montano di Rieti, estesa anche alle montagne circostanti. Nel corso di tre stagioni di lavoro, oltre 500 campi sono stati esaminati nell'ambito di un'area di circa 22 kmq., insieme con più ampie ricognizioni all'interno dell'intero bacino; tali ricognizioni sono state specificatamente finalizzate alla ricerca di dati che aiutassero a fornire risposte circa la problematica riguardante il mutare del quadro insediativo durante l'epoca medievale. Sono stati rinvenuti un totale di circa 200 siti di vario tipo ed epoca, sebbene si sia cercato di analizzare tali siti, durante le ricognizioni, nell'ambito dell'archeologiaoff-site. Le ricognizioni di particolari aree comprendenti un certo numero di siti con evidenti resti architettonici, sono state integrate con le evidenze portate alla superficie tramite l'aratura. Le ricognizioni miranti al rinvenimento di strutture sono risultate essere particolarmente positive, con l'individuazione di una serie di castelli e villaggi medievali, posizionati ad alte quote intorno al bacino. Durante tale progetto sono stati inoltre usati metodi geofisici di prospezione, compiendo ricognizione di resistività su larga scala per circa 20 siti: vengono qui riportati alcuni commenti preliminari sui risultati ottenuti grazie a questa tecnica. Il lavoro di tipo archeologico è stato accompagnato da una ricerca a carattere storico ed archivistico; l'articolo si conclude con una sintesi della storia insediamentale del bacino di Rieti per un periodo che va dall'età del bronzo all'età post-medievale.
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Patterson, John R. « E. M. De Juliis, L'ipogeo dei Vimini di Canosa (Adrias II). Bari : Edipuglia, 1990. Pp. vii + 149, 519 illus. ISBN 88-7228-068-0. L 60,000. - J. G. Pedley, Paestum : Greeks and Romans in Southern Italy. London : Thames and Hudson, 1990. Pp. 184, 136 illus. ISBN 0-500-39027-4. £20.00. - R. Lambrechts et al., La Civita di Artena : Scavi belgi 1979–1989. Rome : ‘L'Erma’di Bretschneider, 1989. Pp. xx + 96, numerous illus. ISBN 88-7062-676-8. - F. D'andria, Archeologia dei Messapi : Catalogo della mostra Lecce, Museo Provinciale ‘Sigismondo Castromediano’, 7 ottobre 1990–7 gennaio 1991 (Le mostre, i cataloghi I). Bari : Edipuglia, 1990. Pp. xvi + 348, numerous illus. ISBN 88-7228-062-1. L 70,000. - G. Volpe, La Daunia nell'età della romanizzazione : Paesaggio agrario, produzione, scambi (Adrias I). Bari : Edipuglia, 1990. Pp. xviii + 298, 246 illus. L 90,000. - R. Compatangelo, Un Cadastre de Pierre : Le Salento romain : Paysage et structures agraires (Centre de recherches d'histoire ancienne xc : Annales littéraires de l'Université de Besançon CDIII). Paris : Les Belles Lettres, 1989. Pp. 280, 78 illus. ISBN 2-251-60-403-0. - M. Tascio, Todi : Forma e urbanistica (Città antiche in Italia II). Rome : ‘L'Erma’ di Bretschneider, 1989. Pp. xi + 138. 110 illus. ISBN 88-7062-653-9. L 100,000. » Journal of Roman Studies 83 (novembre 1993) : 189–93. http://dx.doi.org/10.2307/300994.

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Ranaldi, Antonella. « SALUTO DELLA SOPRINTENDENTE ARCHEOLOGIA, BELLE ARTI E PAESAGGIO PER LA CITTÀ METROPOLITANA DI MILANO ». Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Incontri di Studio, 26 mars 2018. http://dx.doi.org/10.4081/incontri.2017.330.

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Miller, Norbert. « Poetisch erschlossene Geschichte. Ferdinand Gregorovius’ „Wanderjahre in Italien“ und seine Dichtung über den Garten von Ninfa ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 96, no 1 (1 janvier 2017). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2016-0016.

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Riassunto „Non senza meriti“: così qualificò Theodor Mommsen la principale opera storica di Ferdinand Gregorovius, la „Storia della città di Roma nel medioevo“, aggiungendo però criticamente: „Ma egli ha troppa fantasia“. Le presenti riflessioni indagano proprio questo rapporto dichiarato dello storico Gregorovius con la fantasia, con l’intima affinità tra storia e poesia. Esse tematizzano il ruolo particolare, forse anche di outsider, di un autore che era costretto a scrivere le sue opere da studioso privato, finanziandole in gran parte con i suoi lavori giornalistici. Sulla base di come Gregorovius ha vissuto l’esperienza del giardino incantato di Ninfa, il quale lo attraeva come lirico e come esploratore del paesaggio storico, si esamina in alcuni esempi la genesi della forma narrativa da lui sviluppata e la si discute come sfida nei confronti dello storicismo.
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Paradiso, Michele, et Eleonora Conte. « L’EX CHIESA DI SAN LORENZO IN PISTOIA : UN MONUMENTO DA RESTITUIRE ALLA CITTA’ ». Revista M 17 (25 janvier 2021). http://dx.doi.org/10.15332/rev.m.v17i0.2518.

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L’articolo proposto fa riferimento ad uno studio approfondito incentrato sul tema di analisi ed ipotesi di recupero dell’Ex Chiesa di San Lorenzo, situata nel centro storico di Pistoia, in Toscana (Italia). Questo lavoro nasce dalla richiesta, da parte della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le provincie di Pistoia e Prato, di un’analisi sullo stato di degrado dell’edificio, con indicazioni di interventi necessari per il consolidamento ed una rapida rifunzionalizzazione. A partire da una base di dati esistenti si sono aggiunti ulteriori elementi analitici e tecnologici come, ad esempio, un rilievo totale del fabbricato tramite l’utilizzo della tecnologia del laser scanner. Si è inoltre provveduto ad una minuziosa descrizione dello stato di degrado e meccanico, ad un’analisi strutturale approfondita, statica e dinamica con l’ausilio del software di calcolo Straus7 e ad una valutazione di massima sui possibili interventi per un sostanziale miglioramento strutturale. Il lavoro svolto ha permesso di raggiungere una conoscenza del monumento nei suoi aspetti più intimi, così da poterne valutare lo stato generale a scopo di un rapido recupero, tale da dare coscienza alla città dell’importanza di questo monumento e di preservare un tassello fondamentale del suo patrimonio storico costruito.
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Piazza, Stefano. « Cupole e facciate loggiate nell'architettura chiesastica siciliana del Settecento ». Espacio Tiempo y Forma. Serie VII, Historia del Arte, no 11 (1 janvier 1998). http://dx.doi.org/10.5944/etfvii.11.1998.2318.

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Il prospetto chiesastico concepito come torre belvedere, legato all'esigenza di fornire alle monache di clausura un luogo da cui poter godere del paesaggio ed assistere a distanza alla vita cittadina, costituisce una soluzione architettonica discretamente diffusa nei complessi conventuali femminili della Sicilia settecentesca. Si tratta di un tema prettamente siciliano le cui componenti genetiche potrebbero tuttavia, in assenza di riscontri italiani, connettersi ad opere spagnole come la facciata della chiesa de ias Gaitanas a Toledo, il cui periodo di realizzazione (metà dei XVII secolo) precede le opere siciliane fin oggi note. Il tema della loggia belvedere, nel corso del Settecento, ebbe comunque nell'isola una grande variabilità di forme e applicazioni, conoscendo interessanti ibridazioni con le facciate a tre ordini o, ancora, autonome conformazioni in torri belvedere emergenti dai monasteri.The church facade conceived as belvedere tower, linked to the demand of providing to the cloistered nuns a place from which they could enjoy the landscape and to assist from distance to the city lite, it represents quitly widespread architectural solution in the temale conventual buildings of Sicily of the XVIII century. It deals with a tipically sicilian theme whose genetic components couid however, in absence of italian comparisons, connect itself to spanish Works like the church of Las Gaitanas in Toledo, whose realization period (half XVIII century) goes before the sicilian works knowm till now. The theme of belvedere loggia during the XVIII century had a great variability of shapes and applications in the island, knowing interesting hybridizations with the facades of three orders or besides indipendent conformations in emergent belvedere towers from monasteries. Even in the latter case possible comparisons with spanish architecture seem to arise again.
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Giordani, Demetrio. « NAQŠBANDĪ E MALĀMATĪ : UNA QUESTIONE DI METODO ». El Azufre Rojo, no 9 (10 décembre 2021). http://dx.doi.org/10.6018/azufre.504191.

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Riassunto: Tra le correnti più antiche della storia del Sufismo, i Malāmatiyya sono in particolare coloro che seguono “La Via del Biasimo” e che nel loro comportamento agiscono in modo da non lasciare nessuna traccia della propria attitudine spirituale tra la gente che li circonda. Secondo Abū ‘Abd al-Raḥmān Al-Sulamī essi erano un gruppo di asceti che vivevano nella città di Nīšāpūr alla fine del IX secolo: molti autori dicono che uno dei più importanti appartenenti a questa scuola fosse stato Bayazīd al-Bisṭāmī (m. 874). Nel XIII secolo i Ḫwājaġān, una corrente diffusa ampiamente nell’Asia centrale durante l’epoca del dominio dei mongoli Chagatay, praticavano una ritualità molto simile a quella dei Malāmatiyya di Nīšāpūr, basata sulla “menzione del Nome di Dio in segreto” (ḏikr-i ḫafī) e sulla “solitudine tra la folla” (ḫalwat dar anjoman). Due di questi Ḫwājaġān furono i maestri di Ḫwāja Bahā’uddīn Naqšband (m. 1389). I temi e la pratica della “Via del Biasimo” riappaiono nella tradizione naqšbandī e acquistano profondità e solidità dottrinale nell’opera di Šayḫ Aḥmad Sirhindī (m. 1625) il “Rinnovatore del secondo millennio” dell’Islām (muǧaddid-i alf-i ṯānī). Abstract: Among the oldest currents in the history of Sufism, the Malāmatiyya are especially those who follow “The Path of Blame” and who in their behaviour act in such a way as to leave no trace of their spiritual attitude among the people around them. According to Abū ‘Abd al-Raḥmān Al-Sulamī, they were a group of ascetics who lived in the town of Nīšāpūr at the end of the 9th century: many authors say that one of the most important members of this school was Bayazīd al-Bisṭāmī (m. 874). In the 13th century the Ḫwājaġān, a current widespread in Central Asia during the era of the rule of the Chagatay Mongols, practiced a rituality very similar to that of the Malāmatiyya of Nīšāpūr, based on the “mention of the Name of God in secret” (ḏikr- i ḫafī) and on “solitude in the crowd” (ḫalwat dar anjoman). Two of these Ḫwājaġān were the masters of Ḫwāja Bahā’uddīn Naqšband (d. 1389). The themes and the practice of the “Way of Blame” reappear in the naqšbandī tradition and acquire doctrinal depth and solidity in the work of Šayḫ Aḥmad Sirhindī (d. 1625), the “Renewer of the Second Millennium” of Islam (muǧaddid-i alf-i ṯānī).
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