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Schermaier, Martin. « Opulentia ecclesiae. Alle origini della proprietà ecclesiastica ». Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte : Romanistische Abteilung 137, no 1 (21 août 2020) : 562–64. http://dx.doi.org/10.1515/zrgr-2020-0051.

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Knoll, Barbara. « Il diritto al parto in anonimato ». Milan Law Review 3, no 1 (28 septembre 2022) : 93–115. http://dx.doi.org/10.54103/milanlawreview/18740.

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Résumé :
Il lavoro esamina i conflitti che possono nascere tra il diritto a conoscere le proprie origini e il diritto della madre di partorire in anonimato e descrive l’evoluzione legislativa e giurisprudenziale sulla questione. Dopo un’attenta analisi dello status di filiazione e della sua evoluzione nell’ordinamento giuridico italiano ci si sofferma sulle diverse modalità di accertamento dello stato di figlio sia all’interno del matrimonio che al di fuori di esso. Si pone poi l’attenzione sull’istituto del parto in anonimato, la sua ratio e le sue origini. In questo ambito si menziona l’istituto post medievale della cosiddetta “ruota degli esposti”, come quello delle moderne “culle per la vita”. In chiusura si esamina il diritto del figlio a conoscere le proprie origini, come interpretato dalla più recente giurisprudenza sia nazionale che sovranazionale, anche a seguito della nota sentenza Godelli della Corte Europea dei diritti dell’uomo. Si ha anche modo di affrontare la questione della reversibilità o meno del segreto della madre sulla propria identità dopo il suo decesso e in caso di sua incapacità di intendere e di volere, come anche quella della possibilità data al figlio di effettuare il cosiddetto “interpello” al fine di un’eventuale revoca da parte della madre della sua dichiarazione di non voler essere nominata.
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Padovano, Fabio. « The Budget Deficit in the Soviet Economic System : Origins and Perspectives* ». Journal of Public Finance and Public Choice 9, no 1 (1 avril 1991) : 41–56. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345199.

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Résumé :
Abstract Il deficit del bilancio dello Stato nelle economie a pianificazione centralizzata (in questo articolo, si prende in particolare considerazione quella dell’URSS) appare legato soprattutto alia crisi del settore produttivo. Questo settore costituisce, al tempo stesso, la principale fonte di entrate fiscali ed il destinatario del maggior volume di spese pubbliche; è quindi evidente che un calo della redditività delle imprese comporta per il bilancio un assottigliamento delle poste attive e un maggior esborso per spese a sussidio dell’economia. È proprio questo meccanismo che si suppone stia alia base del disavanzo, e i dati statistici sembrano confermare questa tesi.L’articolo, inoltre, esamina brevemente le cause principali della crisi del settore produttivo, individuate in una struttura dei diritti di proprietà che favorisce pratiche gestionali non efficienti ed in una politica di «credito facile» che consente di mantenere in vita le imprese non produttive.La constatazione della facilità con cui le aziende ricevono prestiti dalle banche fa inoltre supporre che il deficit pubblico sia stato finanziato in massima parte tramite emissione di moneta. L’andamento divergente del gettito fiscale rispetto al deficit ed il fatto che i titoli del debito pubblico non sono uno strumento finanziario diffuso nelle economie a pianificazione centralizzata sembrano dimostrare questa supposizione.La conclusione è che la monetizzazione del disavanzo - e la presenza stessa del disavanzo - pongono seri vincoli al processo di trasformazione delle economie a pianificazione centralizzata in economie di mercato.
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Gherri, Paolo. « Primi appunti per una storia delle origini della Teologia del Diritto (Canonico) ». Ius Canonicum 50, no 99 (17 juillet 2015) : 221–53. http://dx.doi.org/10.15581/016.50.2658.

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La Teologia del Diritto sviluppatasi nella Canonistica cattolica con l’insegnamento di Mörsdorf mostra le proprie radici più profonde nel problema espressamente germanico dell’autonomia giuridica delle Chiese rispetto allo Stato. La questione venne posta da Sohm negando ogni fondamento a tale autonomia: il Kirchenrecht è di competenza esclusiva dello Stato e contraddice la natura della Chiesa. A Barmen (1934), guidata da Barth, la Chiesa evangelica si ruppe rifiutando le leggi razziali naziste per dotarsi di una regolamentazione autonoma intra-ecclesiale (ancora: Kirchenrecht) da fondare attraverso una Kirchenrechtstheologie anziché filosoficamente. Nel dopo-guerra Mörsdorf seguì tale linea per rivitalizzare il Diritto canonico (Kanonischenrecht) pre-conciliare. Ciò avvenne, tuttavia, scambiando il Kanonischenrecht col Kirchenrecht, poiché il vocabolario e la cultura tedesca erano ormai cambiati. Il Kirchenrecht di Sohm era Diritto dello Stato sulle Chiese (Diritto ecclesiastico); quello di Mörsdorf era Diritto della Chiesa su se stessa (Diritto canonico). Un solo termine per due realtà inconciliabili.
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Bonfiglio-Dosio, Giorgetta. « L’archivio della Veneranda Arca di Sant’Antonio ». Documenta & ; Instrumenta - Documenta et Instrumenta 18 (14 avril 2020) : 41–73. http://dx.doi.org/10.5209/docu.68782.

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Résumé :
L’articolo illustra l’archivio dell’Arca, recentemente riordinato e inventariato.La devozione a s. Antonio da Padova cominciò molto presto, subito dopo la sua morte, avvenuta il 13 giugno 1231. L’anno seguente papa Gregorio IX canonizzò il frate francescano di origine portoghese e così si intensificarono i pellegrinaggi e le offerte dei fedeli. Iniziò la costruzione di una nuova chiesa dedicata al santo, grazie ai finanziamenti del comune cittadino, che si occupò fino al 1310 anche della gestione del denaro offerto per erigere la basilica. In seguito l’amministrazione delle cospicue proprietà immobiliari e del denaro offerti dai devoti fu affidata all’istituzione denominata “Veneranda Arca di s. Antonio” che è attiva e operante tuttora. L’archivio dell’Arca si è conservato quasi inte-gralmente a partire dal XV secolo e documenta non solo le vicende dell’istituzione e della chiesa, ma anche la storia di Padova e del suo territorio, in particolare del paese di Anguillara Veneta, donato nel 1405 dai Carraresi, signori di Padova e rimasta di proprietà dell’Arca fino al 1973.
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Lo Voi, Valentina. « Parto anonimo in Italia e il diritto all’anonimato della madre biologica in caso di morte della stessa ». Revista de la Facultad de Derecho de México 69, no 275-1 (29 octobre 2019) : 245. http://dx.doi.org/10.22201/fder.24488933e.2019.275-1.71165.

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Résumé :
<p>Va riconosciuto prevalente il diritto del figlio, nato da parto anonimo, di conoscere le<br />proprie origini biologiche ed il rapporto di filiazione con la madre che lo aveva partorito, specie<br />dopo la morte della donna. Lo stesso diritto sussiste nei confronti dei fratelli e delle sorelle<br />biologiche.</p>
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Menditto, Maria. « Le Life Focus Community e l'arte del buon vivere : la proposta avanguardista di ErvingPolster ». QUADERNI DI GESTALT, no 1 (septembre 2012) : 63–72. http://dx.doi.org/10.3280/gest2012-001007.

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Polster, partendo dal presupposto che la psicoterapia dovrebbe uscire dagli studi dei professionisti e dagli schemi classici della terapia individuale e offrire delle linee guida per il buon vivere, propone la diffusione delle Life Focus Communities (comunitŕ incentrate sulla vita) gruppi di persone seguite in modo permanente e guidate lungo i sentieri dell'esperienza quotidiana da principi e procedure tratte dalla pratica psicoterapeutica. Le Life Focus Communities si pongono come occasioni di condivisione, per trovare soluzioni e migliorare il proprio modo di vivere, rompendo l'isolamento e acquistando sempre maggiore sicurezza sulle proprie competenze relazionali. Partendo da una descrizione delle origini delle Life Focus Communities, si valuta l'attualitŕ e l'efficacia di questa metodologia, arrivando a descrivere le linee guida che orientano le possibili attivitŕ svolte in queste comunitŕ.
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Dal Ben, Anna. « Un affare di famiglia : studenti con background migratorio e percorsi universitari ». MONDI MIGRANTI, no 3 (novembre 2022) : 141–62. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-003008.

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L'accesso all'higher education da parte di studenti con background migratorio è uno dei temi di maggior rilievo per la sociologia dell'educazione in Italia e all'estero, proprio a fronte dell'aumento della presenza di questi ragazzi e ragazze all'interno degli Atenei. Sebbene la scelta di intraprendere un percorso universitario si configuri come un elemento di successo sia in termini personali, sia rispetto al funzionamento di un sistema formativo che ancora oggi in Italia appare caratterizzato da importanti disuguaglianze soprattutto legate alle origini sociali, l'università rappresenta una tra le tappe all'interno delle biografie di vita di questi giovani che si trovano a fare i conti con le proprie origini e l'integrazione nel conte-sto sociale. Attraverso una ricerca qualitativa che ha coinvolto 30 studenti con una storia di migrazione, si è cercato di comprendere quali fossero i fattori che hanno concorso nella scelta di intraprendere un percorso universitario. Il quadro che emerge dalle interviste porta in primo piano il ruolo della famiglia ed in particolare delle figure genitoriali che si configurano promotrici di un'idea di istruzione a lungo termine, nonché elemento di supporto motivazionale ed economico.
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Story, Joanna, Judith Bunbury, Anna Candida Felici, Gabriele Fronterotta, Mario Piacentini, Chiara Nicolais, Daria Scacciatelli, Sebastiano Sciuti et Margherita Vendittelli. « Charlemagne's black marble : the origin of the epitaph of Pope Hadrian I ». Papers of the British School at Rome 73 (novembre 2005) : 157–90. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200003019.

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IL MARMO NERO DI CARLO MAGNO: L'ORIGINE DELL'EPITAFFIO DI PAPA ADRIANO IQuesto articolo presenta nuove evidenze che identificano l'origine del marmo nero dell'epitaffio di papa Adriano I, conservato attualmente nel portico di San Pietro in Vaticano. L'epitaffio fu commissionato da Carlo Magno dopo la morte di Adriano (avvenuta il 26 dicembre del 795) ed è il più eminente esempio attualmente esistente di epigrafia carolingia. È un pezzo maestro del rinascimento carolingio. Questo articolo dimostra attraverso analisi paleontologiche, petrologiche e geochimiche che la pietra per l'epitaffio fu cavata nei pressi del flume Meuse, vicino Namur in Belgio, in un'area situata all'interno delle estese proprietà della famiglia Carolingia. Inoltre, si deduce che la pietra nera fu scelta con il consapevole intento d'imitare le espressioni classiche delle risorse imperiali, e che unitamente all'indubbia qualita dell'epigrafe e del testo poetico, la scelta del marmo può essere interpretata come una testimonianza di eredità culturale e ambizione imperiale da parte del suo patrono, che fu incoronato Imperatore in Roma nel natale dell'800, in un luogo dal quale era possibile vedere l'iscrizione, cinque anni dopo la morte di Adriano.
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Benatti, Ruben. « Adolescenti nelle scuole secondarie di secondo grado : identità, lingue e lingue ereditarie. Il caso delle province di Biella e Vercelli ». Italianistica Debreceniensis 26 (1 décembre 2020) : 87–109. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2020/9383.

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Il contributo si occupa principalmente della percezione dell'identità degli studenti di nazionalità o origine non italiana e del loro rapporto con la lingua e la cultura di origine e con quelli della comunità ospitante. Sempre più bambini e giovani di origine non italiana sono presenti nelle scuole italiane: il modello di integrazione perseguito in Italia vuole rispettare le differenze culturali e la lingua è uno degli elementi chiave di questo processo. La ricerca ha interessato due province del Piemonte Orientale: Biella e Vercelli. Utilizzando un approccio sociolinguistico e sociologico, è stato condotto uno studio attraverso la somministrazione di questionari riguardanti la lingua e l'identità, la motivazione all'integrazione, la percezione e l'atteggiamento verso la propria lingua / cultura di origine e la lingua / cultura italiana.. Il quadro che emerge presenta atteggiamenti a volte ambigui che si possono definire quasi come una "sospensione" tra il desiderio di "italianizzazione" e la conservazione delle proprie radici. La ricerca pone domande stringenti che le scuole e la società sono chiamate ad affrontare sulla costruzione (o ricostruzione) della propria identità
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Zambrano, Viriginia. « TRA PRINCIPIO DI EGUAGLIANZA E RESPONSABILITÀ : DIVERSI ITINERARI DI TUTELA DEL MINORE ». Revista de Direito Brasileira 23, no 9 (11 février 2020) : 389. http://dx.doi.org/10.26668/indexlawjournals/2358-1352/2019.v23i9.5748.

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Résumé :
Scopo di questa ricerca è quello di evidenziare come il minore sia innanzitutto “persona”, rispetto alla quale occorre declinare i principi di uguaglianza e responsabilità. La metodologia utilizzata è di tipo deduttivo. Lo studio si avvale dei contributi della giurisprudenza e della dottrina sia italiana che straniera. Infine, la ricerca è qualitativa. Si intende rilevare come la tutela del minore dipenda da una serie di profili che si collegano ad una etica sociale della legalità e dei diritti umani. Il diritto ad una famiglia, alla casa di abitazione, il diritto a conoscere le proprie origini sono alcuni degli aspetti sui quali si è inteso riflettere, per dimostrare su cosa poggia la protezione del minore. Questi è un essere in formazione, sia dal punto di vista fisico che psichico, e ha bisogno di essere tutelato in quanto persona. Non si tratta di vedere solo cosa stabilisce la norma: per rendere efettiva la tutela occorrono adeguate politiche pubbliche in grado di garantire l'applicazione dei principi di uguaglianza e responsabilità, nonché etici. Sia nel campo teorico che nell'attuazione delle politiche pubbliche, occorre assicurare lo sviluppo della personalità del minore.
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Coltorti, Fulvio. « L'industria italiana tra declino e trasformazione : un quadro di riferimento ». QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no 2 (juillet 2012) : 7–50. http://dx.doi.org/10.3280/qu2012-002001.

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L'industria italiana tra declino e trasformazione: un quadro di riferimento L'obiettivo del lavoro č delineare un quadro di riferimento micro e macro in cui allocare correttamente problemi e ricette per lo sviluppo di lungo periodo. Questo viene visto nel contesto di un processo di trasformazione indotto, da un lato, dalla crisi delle grandi imprese e, dall'altro, dall'emergere di una categoria di aziende di dimensione intermedia (quarto capitalismo) aventi elevate capacitŕ innovative. Il quarto capitalismo origina per lo piů dai sistemi produttivi locali, si caratterizza per la proprietŕ familiare e il basso ricorso alla finanza, resta radicato nei territori e configura dunque un nuovo ed efficace motore dello sviluppo italiano.
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Garlati, Loredana. « Alle origini della prova scientifica : la scuola di polizia di Salvatore Ottolenghi ». Revista Brasileira de Direito Processual Penal 7, no 2 (29 août 2021) : 883. http://dx.doi.org/10.22197/rbdpp.v7i2.597.

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Il saggio ripercorre le tappe che portarono alla nascita della Scuola di polizia scientifica (poi Scuola superiore a partire dal 1925), grazie all’opera di Salvatore Ottolenghi. La Scuola, istituita a Roma nel 1902, si proponeva di insegnare sia ai funzionari di pubblica sicurezza che a quelli della polizia giudiziaria un metodo scientifico per assolvere al meglio le proprie funzioni: nell’un caso la prevenzione dei reati, nell’altro fornire all’autorità giudiziaria dati “oggettivi” ai fini dell’accertamento della verità processuale. L’analisi è l’occasione per aprire uno squarcio su un periodo culturalmente vivace e di fideistico entusiasmo verso le cd. scienze ausiliarie (l’antropologia, la psicologia, la medicina legale, la statistica etc.), che irrompono sulla scena del processo penale, grazie anche all’impulso della Scuola positiva. Oggetto di attenzione sarà in particolare l’antropometria, messa a punto da Bertillon, e la dattiloscopia, grazie anche agli studi dell’italiano Gasti. Siamo agli albori della prova scientifica, che allora, come oggi, interroga sul ruolo del giudice, sulla legittimità dell’uso di pratiche tacciate di invasività e violazione dei diritti della persona, sul rapporto tra scienza e diritto e tra prova scientifica e discrezionalità (o libero convincimento) del giudice.
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Bonomo, Bruno. « La proprietà ; della casa alle origini dell'Italia repubblicana : politica e legislazione, 1945-1950 ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 295 (mai 2021) : 222–51. http://dx.doi.org/10.3280/ic295-oa2.

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L'accesso di massa alla propriet&agrave; privata della casa di abitazione &egrave; un fenomeno che ha segnato&nbsp;in profondit&agrave; la storia dell'Italia repubblicana, pur restandone a oggi uno degli aspetti meno&nbsp;indagati in ambito storiografico. L'articolo intende contribuire a colmare questa lacuna risalendo&nbsp;alle origini del processo che ha portato l'Italia a diventare uno dei paesi con la pi&ugrave;&nbsp;alta quota di proprietari di casa dell'Europa occidentale. Un ruolo decisivo, al riguardo, hanno&nbsp;avuto le politiche abitative ed edilizie volte a incentivare e sostenere la piccola propriet&agrave;.Cruciali, sul piano politico e legislativo, furono gli anni del secondo dopoguerra, quando si&nbsp;posero alcuni dei tasselli fondamentali che sarebbero poi andati a comporre il mosaico dell'Italia&nbsp;quale paese di proprietari di casa. L'articolo prende in esame le posizioni programmatiche&nbsp;dei partiti e il confronto politico in sede di Assemblea costituente e di discussione parlamentare&nbsp;su provvedimenti di primaria rilevanza come il piano Ina Casa e le leggi Tupini e&nbsp;Aldisio per l'incremento edilizio.
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Casonato, Marta. « Adolescenti "in rete" : navigare alla ricerca delle proprie origini ». MINORIGIUSTIZIA, no 4 (janvier 2016) : 92–99. http://dx.doi.org/10.3280/mg2015-004014.

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Cogliani, Maurizio. « Musica e bellezza. Sinestesia etico-estetica e origine del pensiero creativo ». EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no 16 (septembre 2011) : 105–23. http://dx.doi.org/10.3280/eds2011-016008.

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La nota affermazione del principe Miskin nell'Idiota di Dostoevskij («La bellezza salverŕ il mondo»), offre una singolare chiave di lettura che, sulla base di un'interpretazione letterale del testo russo, conduce a invertire i termini della frase: "Il mondo salverŕ la bellezza". Affinché ciň sia possibile, č necessario che il mondo recuperi l'essenza del bello che consiste nella sua gratuitŕ; nell'essere, cioč, irriducibile a ogni definizione, e che pertanto trova un imprescindibile punto di riferimento nellaplotiniana, tradotta col termine "grazia". La grazia, per la sua neutralitŕ, rappresenta lo spazio aperto in cui far interagire la bellezza e il mondo: ciň che rende possibile un'esperienza che č insieme estetica ed etica. Il carattere immediato della grazia puň essere poi riferito sul piano psicoanalitico all'in quanto cognizione intuitiva propria del procedimento inconscio che attiva successivamente il processo consapevole su un piano culturale, linguistico, storico. Recuperando, quindi, nella gratuitŕ della bellezza anche la componente psicoanalitica che dall'inconscio arriva alla consapevolezza di sé, si amplia il significato stesso di bellezza e dell'esperienza estetica, la quale si contrassegna come conoscenza estesico-estetica che consiste primariamente nell'esercizio di una sensibilitŕ in grado di percepire ed elaborare sensazioni tramite l'. All'incrocio tra etica ed estetica si pone l'esperienza musicale. Nella sua sostanziale intraducibilitŕ, la musica č veicolo o "contenitore di risonanza" per le emozioni: il simbolo musicale appare oggettivamente come significante vuoto che mentre vanifica l'orizzonte dei concetti definiti, evoca quello indefinito dell'immaginazione e degli affetti. L'ascolto musicale, dunque, attiva una percezione interiore, una sorta di "insight estetico" (Di Benedetto, 2000) a livello inconscio, di per sé intraducibile in quanto proprio delle forme del pensiero simmetrico (Matte Blanco, 1981), suscettibile, poi, di essere dispiegato attraverso le relazioni asimmetriche proprie del pensiero logico. Č in questa chiave che puň essere interpretato il concetto di "tensione rinviante" (Morelli, 2010): qualitŕ evolutiva tipicamente umana che ci rende capaci di creare quello che ancora non c'č e di innovare l'esistente. Le esperienze estetiche che emergono dalle categorie a cui questa tensione rinvia hanno nella discontinuitŕ e nella creazione dell'inedito un fattore comune che in musica si ritrova a livello sia compositivo che improvvisativo. In conclusione, la musica, evocando e inducendo emozioni, rimanda a una dimensione di senso il cui nucleo č costituito dalla confluenza di sentire e pensare e che, nell'infinita combinazione di simmetrico e asimmetrico, rivela il vero volto della creativitŕ, in un processo che coinvolge anche la conoscenza e l'apprendimento.
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Bissell, Richard E. « STRUCTURE AND OPERATION OF THE INDEPENDENT ACCOUNTABILITY MECHANISMS (IAMSs) ». Il Politico 84, no 1 (25 juin 2019) : 83–93. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.54.

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L’inserimento, negli anni ’90, dei cosiddetti “meccanismi indipendenti di responsabilità” (IAMs) nelle organizzazioni internazionali ha diverse origini. Un lavoro seminale del 1991 della Banca Mondiale si concentrava sulla necessità di responsabilizzare i governi nei confronti dei cittadini come condizione di maggior successo dei progetti promossi dalla Banca stessa. Se la maggior parte dell’attività derivante da tali meccanismi consisteva nel rispondere a reclami concernenti servizi governativi, essa alimentava a sua volta le aspettative dei cittadini per quanto riguarda la reattività delle organizzazioni pubbliche. L’idea che un individuo che riteneva violati i propri diritti umani potesse ricorrere a un organismo internazionale costituiva una novità sostanziale. È inoltre rilevante il fatto che le istituzioni internazionali attribuiscano valore al fatto di “aprire” le proprie operazioni così da consentire che le denunce vengano effettuate e che a esse sia data risposta. La responsabilità internazionale, dopo 25 anni di esperienza, può infine trarre vantaggio dalla modernizzazione dei sistemi: le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, ad esempio, stanno rapidamente annullando le distanze in gran parte del mondo.
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Bompiani, Adriano. « L’elaborazione di “regole” per le innovazioni biotecnologiche ». Medicina e Morale 49, no 4 (31 août 2000) : 713–50. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.765.

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Come è noto, l'unione Europea ha fra i suoi scopi quello di favorire lo sviluppo sociale ed economico dei Paesi aderenti, facilitando la ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica, la produzione di beni e la circolazione degli stessi nell’ambito dell’Unione, eliminando per quanto è possibile differenze, normative e conflitti commerciali. Con questo spirito, dopo anni di difficile lavoro, è stata emanata la Direttiva 98/44/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio (6luglio 1998) che riguarda la protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche, ne presupposto che si tratti di genoma – sia esso di origine vegetale, animale o umano – in quanto risultati da “invenzioni” suscettibili di applicazioni industriali e non dal mero isolamento (“scoperta”). L’Autore, che già ha esaminato in un precedente contributo gli aspetti etici dell’impiego delle biotecnologie nel campo vegetale e animale (v. Medicina e Morale 2000, 3: 449-504), si sofferma a descrivere quanto prevede la Direttiva 98/44/CE stessa, assieme ad altre norme internazionali precedentemente emanat, per la tutela dell’ambiente, degli animali e degli organismi umani. L’Autore riconosce che la direttiva vieta, nel dispositivo, lo sfruttamento commerciale che sia contrario all’ordine pubblico e al buon costume, fornendo gli esempi concreti dei divieti applicabili ai processi di clonazione umana a scopo riproduttivo, di modificazione dell’identità genetica germinale dell’essere umano; di modificazione degli embrioni umani a fini commerciali e industriali; di modificazione dell’identità genetica animale di natura tale da provocare sofferenza negli stessi, senza utilità sostanziale per l’uomo o per l’animale. Tuttavia la Direttiva – sotto l’aspetto giuridico – consente l’utilizzazione di embrioni umani (sia pure non direttamente ed espressamente prodotti a scopo di ricerca in base all’art. 18 della Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina) a scopo sperimentale e per applicazioni biotecnologiche riguardanti la produzione di cellule staminali od i medicamenti. L’Autore esamina anche il dibattito che è seguito alla emanazione della Direttiva soprattutto a livello di Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Strasburgo) in merito alle preoccupazioni dell’opinione pubblica sui cosiddetti “cibi transgenici” (raccomandazione n. 1398 (1998) dal titolo “sicurezza del consumatore e qualità degli alimenti”), nella quale è stata espressa contrarietà alla brevettabilità degli organismi viventi, pur riconoscendo la necessità di assicurare un’adeguata protezione ai diritti dell’”invenzione” (proprietà intellettuale) [Raccomandazione 1417/1999]. Questi problemi sono stati affrontati ma non risolti nella conferenza internazionale di Oviedo (16-19 maggio 19999) organizzata dal Consiglio d’Europa. Il Comitato Direttivo di Bioetica del medesimo Consiglio d’Europa è stato indicato di esprimere “parere” sulla complessa materia; nel frattempo sono intervenute la conferenza di Seattle e Montreal, ove è stato firmato, nel gennaio 2000, un Protocollo sulla biosicurezza che regolamenta il commercio internazionale di sementi e sostanze geneticamente modificate ritenuti pericolosi per l’ambiente e la salute, escludendo però i prodotti finiti, e perciò il cibo transgenico. Nel momenti in cui – scadendo la moratoria –la Direttiva 98/44/CE entrerà in vigore (31 luglio 2000) essendo improbabile l’accettazione delle argomentazioni di invalidazione sollevate da Olanda e Italia, l’Autore insiste per l’adozione del “principio di precauzione”, esplicitamente incorporato nel diritto comunicato relativo alla protezione della salute, oltreché alla tutela dell’ambiente, che dovrà essere tuttavia meglio specificato nella sua estensione e nelle conseguenze attese. Un secondo principio, quello della “trasparenza”, richiede un’ulteriore affinamento delle informazioni rivolte al consumatore, tramite una più chiara etichettatura che consenta una scelta realmente libera e consapevole dei prodotti derivanti da organismi geneticamente modificati posti in commercio. Dovrà essere perseguita la ricerca, escludendo peraltro l’uso dell’embrione umano.
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Montanari Vergallo, Gianluca, et Natale Mario Di Luca. « La spinta verso una legislazione europea comune sul diritto di conoscere le proprie origini genetiche / The push towards common European legislation with respect to the right to know one’s genetic origins ». Medicina e Morale 66, no 6 (25 janvier 2018) : 747–61. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2017.518.

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A venti anni dalla sua approvazione, la Convenzione di Oviedo necessita di un aggiornamento. Infatti, non affronta la questione del diritto dei bambini nati da fecondazione eterologa di conoscere l’identità dei donatori di gameti. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha recentemente stabilito che: a) il diritto di conoscere le proprie origini biologiche è tutelato dall’art. 8 della Convenzione dei diritti dell’uomo; b) tale diritto deve essere bilanciato con quello della madre biologica di rimanere anonima (c.d. parto anonimo). Al fine di trovare tale bilanciamento, una possibile soluzione consiste nel richiedere ai giudici di convocare la madre per chiederle se intende revocare l’anonimato. Se la madre ribadisce la propria originaria intenzione di rimanere sconosciuta, il Tribunale non può consentire al figlio di conoscere la sua identità. Gli autori analizzano anche altre due questioni non prese in considerazione dalla Corte europea: a) l’equilibrio tra il diritto di conoscere le proprie origini e quello dei donator di gamete all’anonimato; b) se tale diritto dei bambini nati da fecondazione eterologa vincoli i genitori legali a rivelargli le modalità del concepimento. Tali problemi e l’importanza degli interessi in gioco inducono gli autori a sostenere che la scelta di usare il citato art. 8 come criterio di giudizio non è affatto ottimale. Appare preferibile affrontare queste questioni attraverso un aggiornamento della Convenzione di Oviedo o comunque con modalità tali da arrivare ad una regolamentazione che sia uniforme all’interno dell’Unione europea. ---------- Twenty years since it was opened for signature, the Oviedo Convention needs updating. It does not deal with the issue of the donor-conceived children’s right to know the identity of the gamete donors. The European Court of Human Rights has recently stated that: a) the right to know one’s biological background is protected by article 8 of the Convention on Human Rights; b) such a right must be balanced with the biological mother’s right to anonymity (anonymous birth). In order to find such balancing, a possible solution might be to require judges to summon mothers to ask them whether they would like to reverse their decision to be anonymous. If the mother reaffirms her intention to remain unknown, the court may not allow the child to learn of her identity and contact her. The authors also analyze two other issues not taken into account by the European Court: a) the balancing between the right to know one’s origins and the gamete donors’ right to anonymity; b) whether the donor-conceived children’s right to know would make it mandatory for legal parents to disclose conception procedures. These problems and the importance of the interests at stake induce the authors to argue that the choice to keep using the above mentioned article 8 as yardstick is far from ideal. It appears to be far preferable to deal with these issues while updating the Oviedo Convention or in such a way as to incentivize the enactment of legislation that would be uniform throughout the European Union.
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Olivito, Renato S., et Rosamaria Codispoti. « Natural Fiber Composites for Structural Strengthening of Constructions ». Key Engineering Materials 916 (7 avril 2022) : 66–73. http://dx.doi.org/10.4028/p-qg327p.

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Negli ultimi anni vengono studiate le fibre naturali di origine vegetale come lino, juta, canapa, basalto oltre a quelle derivate dal bambù o dall'ananas, per le loro molteplici proprietà. Tra i principali vantaggi che hanno, ricordiamo: la grande disponibilità in natura; sono rinnovabili, hanno una bassa densità e un costo contenuto, nonché proprietà meccaniche che li rendono interessanti per la realizzazione di materiali compositi fibrorinforzati. Sono utilizzati da tempo in vari settori dell'ingegneria: dall'automotive e aerospaziale all'ingegneria civile per la realizzazione di pannelli, pareti ecc. Attualmente l'attenzione è stata focalizzata sulla possibilità di utilizzarli come materiali di rinforzo su strutture in muratura. Il continuo e crescente interesse per la conservazione dei beni storici richiede sistemi di rinforzo di facile utilizzo e affidabili con relative metodologie di calcolo che permettano di valutare la capacità delle strutture murarie esistenti e rinforzate. Tuttavia, i modelli analitici applicabili alle strutture in muratura armata non sono stati sviluppati allo stesso livello di quelli per altri materiali da costruzione moderni. In particolare, esiste un divario tra i risultati sperimentali di elementi murari armati con sistemi innovativi ei risultati ottenuti da modelli analitici. Tutto ciò ha ostacolato un'analisi completa dell'approccio sperimentale che può fornire un prezioso contributo a metodi di progettazione eccessivamente conservativi per soluzioni di rinforzo innovative. Nel presente lavoro, al fine di validarne l'efficacia vengono mostrati i risultati di un'ampia campagna sperimentale per la caratterizzazione meccanica di compositi con fibre naturali e la loro applicazione ad elementi strutturali in muratura, in diverse condizioni di carico applicato e geometrie murarie. Parole chiave: Fibre naturali – Compositi – FRCM - Massoneria
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Trovato, Luciano. « Il desiderio di conoscere le proprie origini. Un diritto irrinunciabile, secondo la sentenza della corte costituzionale n. 278/2013 ». QUESTIONE GIUSTIZIA, no 6 (mars 2014) : 214–28. http://dx.doi.org/10.3280/qg2013-006019.

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Manfredi, Paola, et Chiara Benedini. « Genitorialitŕ fra antichi dolori e nuovi orizzonti ». INTERAZIONI, no 1 (juillet 2011) : 101–10. http://dx.doi.org/10.3280/int2011-001009.

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Divenire genitori č un'esperienza che sollecita ogni singola persona a confrontarsi con se stessa, con la propria storia e con le proprie possibilitŕ relazionali. In base alle risorse presenti nel singolo individuo e nell'ambiente a cui egli appartiene (coppia, famiglia di origine, sostegno sociale piů ampio), l'esperienza della genitorialitŕ puň sclerotizzare un'esistente psicopatologia (con grande sofferenza per i figli) o puň aprire ad una diversa prospettiva e divenire momento di attivazione di nuove risorse e di possibilitŕ di crescita. In particolare nei casi in cui gli adulti che diventano genitori abbiano alle spalle precedenti esperienze negative o disfunzionali, la nuova relazione con il figlio puň rappresentare un'esperienza da cui poter apprendere - in senso bioniano - ed esprimersi, secondo modalitŕ differenti, attraverso nuove competenze relazionali che consentano la creazione di piů soddisfacenti equilibri psichici o la consapevolezza dei propri disagi e la formulazione di una richiesta di aiuto ad un professionista sia come coppia che come singolo. Nel presente lavoro, attraverso l'esemplificazione di alcuni casi che, in modi diversi sono giunti all'osservazione clinica, si vuole quindi porre l'attenzione sulle possibilitŕ evolutive che possono essere nascere o crescere insieme ad un figlio.
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Zanella, Antonio. « Simmetrie Spezzate. Natura, nascita ed evoluzione della proprietà privata ». REVISTA PROCESOS DE MERCADO, 19 mars 2021. http://dx.doi.org/10.52195/pm.v5i1.318.

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Il liberalismo, fin dalle sue origini, si basa sul riconoscimento e sul rispetto di tre diritti fondamentali: vita, proprietà e libertà —uno dei fondatori di questa dottrina politica fu il filosofo inglese John Locke (1632-1704)—. Per il liberalismo classico la libertà e la proprietà sono strettamente correlate; i liberali e, in seguito, i libertari, si sono spinti oltre affermando che la libertà e la proprietà sono la stessa cosa. Anche il diritto alla vita è stato riformulato nei termini di proprietà di sé, cioè ognuno è proprietario del proprio corpo e del proprio intelletto, insomma della propria vita. I tre diritti fondamentali —inalienabili— che stanno alla base di ogni altro diritto sono quindi riconducibili al diritto di proprietà. Nel giustificare questo diritto alcuni autori liberali e libertari —come per esempio Murray N. Rothbard (1926-1995)— si sono appoggiati al giusnaturalismo, cioè a una dottrina filosofico-giuridica che si basa sul riconoscimento dell’esistenza di un diritto naturale e razionale universalmente valido, considerato il fondamento di ogni diritto civile. In questo lavoro cercheremo di giustificare il concetto di proprietà abbandonando la sua fondazione giusnaturalistica, che molti contestano per le sue pretese universalistiche —non tutti, infatti, sono disposti a riconoscere l’universalismo dei diritti naturali e l’aura di «sacralità» e «misticismo» che sembrano emanare— sforzandoci di dare un fondamento razionale al rispetto che gli individui tendono ad avere nei confronti dei diritti di proprietà. Per fare ciò utilizzeremo la branca della teoria della scelta razionale che si occupa delle decisioni interattive o strategiche: la teoria dei giochi. In questo passo mostreremo, quindi, servendoci dei principi della teoria evoluzionistica dei giochi (TEG),1 come il concetto di proprietà privata non sia arbitrario, ma sia nato e si sia evoluto per la sua efficienza nel dirimere contese, sia nel mondo animale che tra gli esseri umani. Non sono solo gli esseri umani, infatti, a riconoscere e rispettare la proprietà altrui; anche la maggior parte degli animali distinguono tra lo stato di proprietario e quello di intruso e si comportano in modo diverso qualora si trovino nel primo o nel secondo. Nel primo paragrafo forniremo una breve introduzione ai concetti fondamentali della teoria evoluzionistica dei giochi; nel secondo definiremo il concetto di proprietà privata. Nel terzo considereremo, sulle tracce di David Friedman e degli autori della scuola «austriaca»,2 la funzione sociale della proprietà privata, per passare poi, nel quarto paragrafo, all’analisi della nascita e dell’evoluzione della proprietà, analisi che verrà condotta sulla base della TEG.
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Lombardo, Istituto. « Idee in cerca di parole Parole in cerca di idee ». Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Incontri di Studio, 20 décembre 2012, 1–194. http://dx.doi.org/10.4081/incontri.2012.128.

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Perché il titolo. All’opera di Maurizio Vitale l’Istituto Lombardo dedica questo secondo momento di riflessione, per ripercorrere sulle sue pagine la storia della «lingua nostra» dalle Origini alla Contemporaneità. Muovere dal Medioevo delle autonomie comunali, significa analizzare i punti di attrito e di innesto della tradizione classica nel rinnovamento della cristiana res publica d’Europa, della letteratura e della grammatica di Roma in altre grammatiche e letterature, della ricezione del lessico dell’alta e rinascente, non solo infima e corrotta, latinità nei repertori dei volgari diversamente osmotici, che davano ciascuno un suo nome a non tutte le cose e a non tutte le idee, quelle proprie alla teologia dei chierici, alla scienza degli arabi, al fervore degli uomini di governo, alla industria dei mercanti e degli artigiani, allo stile degli scrittori. La lingua formata sul canone trecentesco fiorentino, che è divenuta italiana, a partire dal secolo xvi della scrittura colta, dal Risorgimento in poi della nazione, ha difeso la propria identità nelle opere letterarie storiche e scientifiche, nelle dispute accademiche e nei ludi grammaticali, nei testi legislativi e della informazione, l’ha arricchita e corretta a confronto con le emergenti classi sociali da una parte, con il quasi generale progresso ideologico e culturale dall’altra. Continua ansiosa, forse stanca, appena oltre la soglia del suo secondo millennio, gravata dal peso di molte parole tradite, dall’esaurirsi nel vacuo delle valenze semantiche, quelle identitarie e rigenerative trasmesse al nostro oggi dai sommi poeti e dai grandi pensatori anche in altra lingua, come dal disperso popolo che le ha sapientemente reagite: a chiedere che si partecipi, con voce italiana, al dialogo ecumenico. (a. s.)
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Ersilia, Francesca. « ITALIAN SCHOLARS ON IBADISM ». Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Incontri di Studio, 13 juillet 2017. http://dx.doi.org/10.4081/incontri.2017.278.

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Résumé :
Il contributo è incentrato sull’apporto che studiosi italiani del secolo scorso hanno dato ad una migliore comprensione dell’Ibadismo. Laura Veccia Vaglieri, Carlo Alfonso Nallino, Mario Martino Moreno, Roberto Rubinacci, insieme a Vanna Cremonesi e Generosa Crupi La Rosa sono stati tra i primi a sottolineare l’importante contributo degli Ibaditi al pensiero islamico e, più in generale, alla formazione della cultura islamica. I risultati da essi raggiunti - al di là delle conclusioni di ciascuno studioso – sono di fondamentale importanza poiché attraggono l’attenzione su questioni cruciali come il passaggio di idee e dottrine all’interno della comunità musulmana. Nonostante la sua antichità, l’Islam Ibadita continua ad essere poco conosciuto e mal compreso. Spesso si riducono le sue peculiarità ad alcune dottrine politiche e ad un certo “puritanesimo” religioso. Ma il quadro è molto più complesso. La scuola ibadita ebbe fin dalle origini uno sviluppo parallelo ma autonomo rispetto alle scuole sunnite, basato sull’apporto di proprie autorità e giuristi. Gli Ibaditi hanno un ricco patrimonio letterario che risale fino alle origini dell’Islam, il cui studio è di grande potenzialità per una migliore comprensione sia dell’Islam in generale sia dell’apporto Ibadita in particolare.
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Corso, Antonio. « Classical, not Classicistic Thoughts on the origins of «Classicizing Roman Sculpture» ». EULIMENE, 31 décembre 2002, 11–36. http://dx.doi.org/10.12681/eul.32740.

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Résumé :
Classico, non classicista: riflessioni sulle origini della cosiddetta «scultura romana classicistica» In questo articolo è affrontata la problematica delle copie di età ellenistica e soprattutto romana derivate da statue originali di età greco–classica. Vengono distinte le varianti, che non necessariamente risalgono a un originale comune, dalle copie vere e proprie, che invece derivano dalla stessa statua. Sono quindi esaminati casi in cui siano sopravvissuti sia l’originale sia copie da questo ottenute, la casistica delle basi da originali famosi giunte sino a noi e quella delle opere tramandate dalla tradizione antica che sono state riscoperte. Sono altresí richiamate le menzioni di maestri e capolavori di scultura e pittura da parte di scrittori di età classica. Inoltre, si riepiloga succintamente la tradizione antica della critica d’arte. È presentata in modo cursorio la storia dei tentativi di attribuire sculture superstiti agli scultori celebrati dalle fonti antiche, dal quattordicesimo secolo ai nostri giorni. È altresí preso in considerazione lo scetticismo diffuso attualmente sulla possibilità di istituire tali relazioni e sono indicati motivazioni e sostrato culturale che hanno portato diversi studiosi a tale conclusione. Infine, è ribadita la tesi opposta, che diverse creazioni statuarie note da copie di età romana, ritenute spesso ora opere classicistiche romane, risalgono di contro a originali del quinto e quarto secolo a.C. I motivi addotti a sostegno di tale tesi sono essenzialmente tre:1. la concordanza iconografica spesso convincente tra tipi copistici di età romana e capolavori di età classica noti da menzioni lettetarie;2. il fatto che diversi tra questi tipi sono stati rieccheggiati su rappresentazioni di piccolo formato già in età classica o nel primo ellenismo;3. infine il fatto che le grandi arti figurative erano per lo più ritenute morte, o moribonde, durante l’età in cui la produzione copistica fu più intensa.
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Vanni, Andrea. « DIE „ZWEITE“ GRÜNDUNG DES THEATINERORDENS ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 93, no 1 (janvier 2014). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab.2014.93.1.226.

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RIASSUNTOIl presente saggio intende ricostruire la storia dell’ordine dei chierici regolari teatini nel XVI secolo, focalizzandosi sul passaggio dalla prima alla seconda generazione di confratelli. Istituiti nel 1524 per coadiuvare le attività di riforma di Gian Pietro Carafa (papa Paolo IV), il principale fondatore, dopo la sua morte avvenuta nel 1559 i teatini hanno dovuto mettere in discussione le proprie origini e trovare una nuova collocazione all’interno dell’edificio ecclesiastico modellato dai decreti del concilio tridentino. Nel porre in evidenza la strategia attuata, nonostante una sterile opposizione, da un gruppo di chierici della casa napoletana di San Paolo Maggiore, il saggio illustra il cambiamento dell’identità storica dell’ordine, che nel giro di pochi anni abbandonò l’iniziale vocazione inquisitoriale per dedicarsi alle attività pastorali, alla cura delle anime, all’assistenza di poveri, malati e infermi, risultato di una accesa dimensione caritativa che traeva le sue origini nel mai del tutto sopito insegnamento del cofondatore Gaetano Thiene.
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Casini, Carlo. « VII Rapporto sull’attuazione della L. 40/2004 per l’anno 2013 con specifico riferimento all’art.1 Prospettive derivanti da alcune sentenze costituzionali ». Medicina e Morale 64, no 4 (30 août 2015). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2015.15.

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La Legge 40 del 19 febbraio 2004 che regola la PMA nel suo art. 1 indica gli scopi perseguiti: il superamento della sterilità delle coppie e la garanzia dei diritti di tutti i soggetti coinvolti compreso il concepito. Le relazioni ministeriali sull’attuazione della legge riferiscono a ogni anno sulla attuazione delle nuove tecniche, ma esclusivamente con riferimento al primo dei due obiettivi ora indicati. È doveroso, verificare se anche il secondo scopo è stato perseguito e in quale misura. Ciò è divenuto particolarmente urgente dopo le sentenze costituzionali che hanno reso lecita la generazione soprannumeraria di embrioni, la PMA eterologa, il ricorso alla PMA anche da parte di coppie non sterili ma portatrici di malattie potenzialmente ereditarie. Nell’impossibilità di modificare le sentenze costituzionali il cui effetto più negativo consiste nell’accumulo di embrioni congelati e rimasti privi di un progetto parentale, lo studio propone una serie di strumenti per limitare la lesione dei diritti del concepito. In particolare si propone che la forma eterologa della PMA possa attuarsi soltanto utilizzando gli embrioni già formati congelati e abbandonati. Viene ipotizzata anche una possibile obbligatoria rappresentanza processuale dei concepiti nelle vicende giudiziarie in cui i loro diritti sono in discussione; si argomenta contro l’anonimato dei c.d. donatori di gameti differenziando il regime del diritto a conoscere le proprie origini nelle diverse situazioni dell’adozione e del parto di donne che non vogliono essere nominate; viene auspicato l’intervento ministeriale per garantire che la generazione soprannumeraria avvenga soltanto nei casi in cui essa sia “strettamente necessaria” così come la legge continua a richiedere (art. 13); si dimostrava la netta differenza tra la diagnosi genetica pre-impianto e la diagnosi prenatale con riferimento alla tutela del concepito. ---------- The Italian Law n. 40 of February, 19, 2004 (Rules governing medically assisted fertilization), in its Article 1 focuses on two goals: to remedy reproductive problems arising as a result of human sterility or infertility and guarantee the rights of all the subjects concerned, the human embryo included. Every year on the ground of Art. 15, the Minister of Health draws up a report regarding the implementation of the Italian Law n. 40/2004, but only the first of the two goal is taken into account. Therefore, it is necessary understand if the second goal has been pursued and to what extent. Reflecting on this has become particularly urgent after the constitutional decisions that made lawful the generation of supernumerary embryos, the heterologous fertilization, the resort to “medically assisted procreation” by non-sterile couples but potentially carriers of hereditary diseases. Unfortunately, it isn’t possible to change the constitutional rulings whose most negative effect is the storage of cryopreserved embryos and their abandon without a parental project. In the light of this situation, the paper here summarized proposes a set of instruments in order to limit injuries to the rights of the human embryos. Notably, it is suggested that the heterologous fertilization may be implemented only by using the frozen and abandoned embryos already generated. It is also hypothesized a possible mandatory procedural representation of the human embryos in the legal proceedings in which their rights are debated; it is argued against the anonymity of the so-called “gamete donors” (as to this regard the rules on the right to know their origins are different depending on the different situations like adoption and childbirth of women who do not want to be named). Moreover the Ministerial intervention is called for ensuring that the supernumerary generation of human embryos is realized only when it is “strictly necessary” as the law continues to require (art. 13). Finally it is showed the clear difference between the genetic pre-implantation diagnosis and prenatal diagnosis with reference to the protection of the human beings at the beginning of their life.
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Suaudeau, Jacques. « Le cellule staminali : dall’applicazione clinica al parere etico Parte II. Le cellule staminali non embrionali ». Medicina e Morale 55, no 5 (30 octobre 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.342.

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In questa seconda parte, l’attenzione viene focalizzata sulle “cellule staminali non embrionali”, cioè le cellule staminali somatiche (di origine fetale o adulta) e le cellule staminali del sangue del cordone ombelicale. Queste cellule, spesso definite “cellule staminali adulte”, sono state identificate prima delle cellule staminali embrionali. Infatti, l’espressione stessa di cellula “staminale” deriva dall’identificazione delle cellule staminali emopoietiche nel midollo osseo (1961). Più tardi le ricerche hanno evidenziato la presenza di tali cellule immature, multipotenti, che si auto-rinnovano e si auto-differenziano pressoché in tutti i tessuti ed organi del feto e dell’adulto. Appena scoperte, queste cellule staminali “adulte” hanno trovato subito un impiego terapeutico con i primi trapianti di midollo osseo per il trattamento di patologie, maligne e non, del sangue e del sistema linfoide. Oggi le cellule staminali emopoietiche sono usate anche nel trattamento di malattie auto-immuni, come la sclerosi multipla o il lupus erythematosus e nella medicina rigenerativa. Una seconda fonte importante di cellule staminali “adulte” è rappresentata dalle cellule staminali mesenchimali, situate principalmente nel midollo osseo, progenitrici di vari ceppi cellulari: osso, cartilagine, muscolo, tessuto adiposo e astrociti. Queste cellule sembrano avere un ruolo-chiave nella rigenerazione dei tessuti. Sono stati isolati diversi tipi di cellule mesenchimali multipotenti, con proprietà paragonabili a quelle delle cellule staminali embrionali. Il più noto è quello delle MAPCs di Catherine Verfaillie. Queste cellule sono usate clinicamente per vari scopi, tra cui la rigenerazione del miocardio infartuato, l’angiogenesi terapeutica in pazienti con ischemia periferica acuta (specialmente la malattia di Buerger) e il bioengineering (rivestimento cellulare di legamenti o di valvole cardiache sostitutive). In questo ambito si sono registrati risultati incoraggianti nell’animale per il trattamento delle malattie neurodegenerative, dell’ictus, del trauma cerebrale e dei danni del midollo spinale. Sono stati isolati molti altri tipi di cellule staminali “adulte” le cui proprietà riparatrici sono state verificate con successo nell’animale: cellule staminali neuronali (per il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla, il morbo di Huntington, l’ictus, il trauma cerebrale, le lesioni del midollo spinale), cellule staminali muscolari (per l’incontinenza urinaria, il danno miocardico), cellule staminali endoteliali (per l’ischemia acuta periferica), cellule staminali cardiache, cellule staminali della retina (per la degenerazione maculare), cellule staminali del limbus della cornea (per il danno corneale). Allo stato attuale, i risultati clinici più promettenti si sono ottenuti con le cellule staminali del sangue del cordone ombelicale (UCB), che hanno portato allo sviluppo di un’area di mercato caratterizzata dalla creazione di banche private di UCB. Generalmente le cellule UCB provocano, al massimo, una reazione immune piuttosto blanda quando vengono trapiantate in soggetti con donatori non compatibili. Si usano con successo laddove sia necessaria una riparazione o rigenerazione nell’organismo del ricevente. I migliori risultati con cellule staminali UCB, fino ad ora, sono stati ottenuti nel trattamento di bambini con morbo di Krabbe. Benefici si sono ottenuti anche dal trapianto locale di cellule UCB in pazienti con danni al midollo spinale. ---------- In this second part of the article, the attention is focused on “non embryonic stem cells”, that is somatic stem cells (from fetus or adult organisms), and umbilical cord blood stem cells. These stem cells, sometimes referred to as “adult stem cells”, were known and recognized as such before the embryonic ones. In fact the mere expression “stem” cells to designate this particular type of immature cell, from which derive all the others, more differentiated cells, came from the identification of the hematopoietic stem cells, in bone marrow (1961). Later investigations have shown that there are such cells, immature, multipotent, self-renewing, and self-differentiating ones in almost all tissues and organs of fetus or adult organism. As soon as they were discovered, these “adult”, autologous stem cells were immediately put in the service of patients, with the first transplantations of bone marrow performed either for the treatment of malignancies, or for the treatment of hematologic disorders. Today, autologous hematopoietic stem cells are also used for the treatment of auto-immune diseases, such as multiple sclerosis or lupus erythematosus and for regenerative medicine. A second, important source of “adult” stem cells are the mesenchymal stem cells, found mainly in bone marrow, but also in blood, progenitors of multiple cell lineages, including bone, cartilage, muscle, adipose tissue and astrocytes, and which seem to hold the key to tissue regeneration. Different types of multipotent mesenchymal stem cells, with properties comparable to those of embryonic stem cells, have been isolated, the best known being the multipotent adult progenitor cells (MAPCs). These cells are used clinically mainly for the healing of the heart after myocardial infarction, with positive statistically significant results, for therapeutic angiogenesis in patients suffering of peripheric ischemic disease (especially Buerger’s disease), and for bioengineering (cellular coating of artificial ligaments or of prosthetic heart valves). They have given promising results in animals for the treatment of neurodegenerative diseases, ictus, brain trauma and spinal cord injuries. Many other types of “adult” stem cells have been isolated and their healing properties assessed with success in animals, such as neural stem cells (for Parkinson’s disease, multiple sclerosis, Huntington’s disease, ictus, brain trauma, spinal cord injury), muscle stem cells (for urinary incontinence, myocardial infarction), endothelial stem cells (for critical limb ischemia), cardiac stem cells, retinal stem cells (for macular degeneration), limbal stem cells (for damaged cornea). At the moment, the more promising results in patients have been obtained with umbilical cord blood stem cells (UCB), prompting the birth of a commercial trade based on private banks. Umbilical cord blood stem cells offer indeed the advantage of their immaturity: as such, they rarely trigger more than a mild immune reaction when transplanted in unrelated recipient organisms. They are used with profit wherever a healing or regenerative process is necessary in a given patient. Up to now, best results with the UCB cells have been obtained in the treatment of children with Krabbe’s disease. Some patients with injured spinal cords have also experienced benefits from UCB cells grafts.
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Lotti, Antonella. « Faculty Learning Communities e Comunità ; di Pratica per lo sviluppo professionale del docente. L'esperienza dell'Università ; di Genova ». EXCELLENCE AND INNOVATION IN LEARNING AND TEACHING, janvier 2021, 149–63. http://dx.doi.org/10.3280/exioa0-2021oa11133.

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Questo articolo offre l'occasione di riflettere su cosa siano le Faculty Learning Communities (FLC) e le Comunit&agrave; di Pratica (CdP) all'interno dei contesti universitari, con particolare attenzione ai gruppi di docenti che si incontrano con regolarit&agrave; per riflettere sulle proprie pratiche di insegnamento.Lo scopo di questo saggio &egrave; di definire cosa siano questi due tipi di gruppi di confronto e lavoro, illustrarne le origini e le caratteristiche, descrivere qualche esempio di FLC e CdP, tratteggiare le teorie di riferimento e riportare l'esperienza dell'Universit&agrave; di Genova, che realizza alcune Comunit&agrave; di Pratica dal 2017, alla presenza dei risultati di un questionario somministrato a cinquanta docenti genovesi. Per concludere, e con riferimento a un articolo recente dedicato alle CdP per lo sviluppo delle competenze didattiche dei docenti di area medica e sanitaria, verranno riportate le dodici raccomandazioni utili per avviare e mantenere sempre attive ed efficaci le CdP nei contesti universitari.
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Somma, Teresa Di. « Recensione del romanzo "Mezza italiana" di Zoë Boccabella, Una italo-australiana alla riscoperta delle proprie origini tra orientalismo e snobismo "Bianco" ». Muiraquitã - Revista de Letras e Humanidades 4, no 1 (2016). http://dx.doi.org/10.29327/216341.4.1-15.

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