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Thèses sur le sujet « Organizzazioni educative »

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1

Malvagna, Carolina <1989&gt. « Audience development e attività educative : la sfida delle organizzazioni culturali ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6011.

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Résumé :
Il presente studio vuole evidenziare la necessità per le organizzazioni di produzione culturale di valorizzare il proprio orientamento strategico grazie al contributo di competenze e modalità di gestione propri dell’economia aziendale e, in particolare, del marketing. Il prodotto culturale è un prodotto esperienziale perché ciascun fruitore può acquisire le informazioni che gli vengono proposte attraverso il coinvolgimento e l’esperienza che egli vive in prima persona. Ed è proprio l’esperienza artistica (e non già il prodotto artistico), che ha un ruolo centrale nel trasmettere vantaggi al consumatore. Il management delle organizzazioni di produzione culturale ha la possibilità di agire sulle componenti secondarie del prodotto, ovvero quelle che risultano fondamentali per creare e orientare l’esperienza di fruizione, massimizzando così i benefici per il consumatore. Si analizzerà in particolare la questione della fidelizzazione del pubblico, con l’obiettivo di costruire relazioni durevoli con esso, e quello dello sviluppo dell’audience, fare in modo, cioè, che l’arte e la cultura siano accessibili a tutti. È fondamentale adottare modalità e forme di proposta al pubblico che contribuiscano a superare le barriere del first-time visitors, aumentare le occasioni di consumo e promuovere un coinvolgimento e una partecipazione maggiore dei fruitori nella produzione e promozione delle attività culturali. È bene precisare come gli obiettivi di quest’ambito siano in buona parte costituiti dalla comunicazione e dall’educazione, attraverso le quali si prepara il pubblico all’esperienza di fruizione, si crea attesa e interesse, lo si accompagna durante o dopo l’esperienza per approfondire e metabolizzare i contenuti, i significati e le emozioni provate. Grazie alla collaborazione con il Settore Produzioni Culturali e Spettacolo del Comune di Venezia, è stato realizzato un questionario online al fine di conoscere meglio l’opinione dei consumatori su un certo modo di far proprio lo spettacolo dal vivo e di vivere l’esperienza di fruizione artistica. È stato chiesto se far precedere i contenuti di un dato spettacolo da un incontro di "avvicinamento", in qualche sua forma possibile, sia sempre una buona idea e, se in teoria lo è, quali siano le reali aspettative del pubblico e le sue preferenze.
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2

ADDIMANDO, LOREDANA. « Comportamenti difficili degli studenti e stress degli insegnanti nelle organizzazioni educative : una ricerca internazionale ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/8434.

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Résumé :
Il presente lavoro tenta di studiare il fenomeno "stress degli insegnanti" nelle relazioni scolastiche, focalizzandosi prevalentemente sulla componente attribuibile alle relazioni instaurate con gli studenti con problemi emotivi, comportamentali e di apprendimento: gli studenti "difficili" (challenging students). In particolare, cogliendo l’occasione di lavorare con un gruppo di ricerca internazionale composto da ricercatori provenienti da sette differenti nazioni, lo studio presenta le fasi di sviluppo e applicazione di un nuovo strumento di indagine per l’analisi dello stress degli insegnanti nelle organizzazioni educative. Il Challenging Student Standard Questionnaire (CSSQ) è stato utilizzato in differenti contesti nazionali al fine di valutare le percezioni di stress degli insegnanti in relazione alla gestione dei comportamenti degli studenti, dei colleghi e della dirigenza scolastica con l’intento di sviluppare uno strumento valido ed affidabile in grado di dare conto delle diverse possibili fonti di stress correlate alla professione docente.
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PEPE, ALESSANDRO. « Comportamenti difficili dei genitori e stress degli insegnanti nelle organizzazioni educative : una prospettiva comparativa internazionale ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/8354.

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Résumé :
Il progetto "Standard Questionnare Parent Version" muove verso l'obiettivo di raggiungere una conoscenza più approfondita della sfera delle relazioni tra insegnanti e genitori. In particolar modo l’interesse specifico è focalizzato alle interazioni tra i comportamenti difficili dei genitori e lo stress lavorativo percepito dagli insegnanti (N=3058). La ricerca condotta si pone è posta tre distinti obiettivi, da raggiungere attraverso l'integrazione di metodologie quantitative (EFA, CFA, ANOVA) e qualitative(speciicità lessicali e analisi testuale delle corrispondenze): 1) sviluppare uno strumento di rilevazione affidabile e con proprietà psicometriche stabili, che possa essere utilizzato in ambito organizzativo nel contesto italiano. Lo strumento presenta finalità diagnostiche rivolte alla comprensione delle principali tipologie di comportamento difficile messe in atto da parte dei genitori e il loro impatto sull’attività lavorativa degli insegnanti, inteso in termini di stress occupazionale e soddisfazione lavorativa. 2)confrontare a livello internazionale alcuni aspetti dei diversi sistemi culturali ed educativi, rivolgendosi alla comprensione delle principali differenze riscontrabili nei diversi campioni in termini di frequenza dei comportamenti difficili che i docenti affrontano durante la loro attività lavorativa. In questo caso la strategia di ricerca ha previsto il tentativo di rintracciare regolarità e porre l'accento sulle differenze tra i punteggi rilevati dai diversi gruppi di ricerca. 3)verificare le principali dinamiche interazionali tra caratteristiche personali del docente, peculiarità del contesto organizzativo, aspetti interazionali genitore-insegnante e stress occupazionale in risposta ai comportamenti difficili, con esclusiva attenzione al contesto italiano.
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4

Friso, Valeria. « La Formazione per le Persone che Lavorano : Effetti nelle organizzazioni ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3427406.

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Résumé :
This doctoral work deals with life-long learning, especially its explanation for people at work in an optic that goes beyond the concept of "Human Resources", favouring the concept of the individual in the common school of thought of personalism. The First Part has the objective of examining the historical evolution of a few key concepts such as the person, the meaning and organization of work, the conception of worker, capital and education through scientific literature. The idea was to examine the essential components of the working world and life-long learning with the aim of pin-pointing interconnections, therefore places and spaces where they meet, or should. Starting from the reconstruction of the meaning and use of these terms, guide lines are indicated which lead us right up to today’s research and the still unanswered questions. The Second Part takes all of these elements into consideration and interacts them with what is happening today in Italy, giving voice to the same workers that have taken part in education initiatives and to privileged witnesses that guided us through a first hand interpretation. The quantitative and qualitative empirical data gathered and subsequent analysis have given us the possibility of answering the main research issues, achieving the objectives of the first phase. In particular we have thoroughly investigated if and how training – meant and thought of as an opportunity of growth rather than a cost; a forward-looking investment rather than a waste – when planned and addressed at people as a whole, has an effect which the workers themselves perceive. The resulting picture highlights possible difficulties and resistance towards training initiatives, but above all, the positive effects of education both for the person and for the same organization. Training emerges as being more involving and meaningful when workers can express their professional and personal needs and desires, thus education itself can become the main development tool of the same organization. In this way it is able to excite intentionality, responsibility and belonging and the desire of empowering and could become a true and proper impulse that determines the will of acquiring new knowledge to offer the organization. Those who feel recognized in their singularity and potentiality by their own organization, ask to be part of training right from the beginning in a process that consciously transforms them through learning and growth which is not sporadic, but on the contrary by means of a gradual and mapped out path. People come into play when the organization, managers and trainers are able to involve and appreciate the workers, encouraging them with suitable methods, techniques and tools paying attention to the importance of team work, therefore taking into account all those transversal competences which are often not considered and not always heeded. On the contrary, if people are not involved and their experience is not considered, there is no possibility of acting upon the capacity of internalizing behaviours and attitudes, unavoidable aspects for the generation of new life-long learners and for a vaster availability of learning. In this way the organizational climate which is created would not guarantee comfort and consent. Therefore a close-knit dialogue between those in charge of the people at work and educators is necessary insofar as training should be considered as a real tool, able to generate change and support the changes themselves, if planned in a continuum and, if at the same time the always more rapid evolution of the world of work is taken into consideration. Moreover, the emerging results raise new questions, new research requests that surely start from a paradox: how come, even though there is a keen knowledge of the positive effects that training achieves, not only for the professionalism of the participants, but also for the organizational processes as a whole, companies are seldom willing to invest in the same training in moments of crisis, i.e. exactly in decisive moments?
Il presente lavoro di dottorato affronta tematiche relative la formazione continua, in particolare nella sua esplicazione per le persone che lavorano, in un’ottica di superamento della concezione delle "Risorse Umane", a favore del concetto di persona così com’è inteso nella corrente di pensiero del personalismo. La Parte Prima ha come obiettivo quello di prendere in esame, attraverso la letteratura scientifica, l’evoluzione storica di alcuni concetti chiave quali la persona, il significato e l’organizzazione del lavoro, la concezione del lavoratore, il capitale, la formazione. L’intento è stato quello di esaminare le componenti essenziali del mondo del lavoro e della formazione continua, al fine di individuarne le interconnessioni e quindi i luoghi e gli spazi nei quali si incontrano o si dovrebbero incontrare. A partire dalla ricostruzione del significato e dell’uso di questi termini ne vengono identificate linee guida che ci conducono fino alle ricerche odierne e ad interrogativi ancora aperti. La Seconda Parte considera tutti questi elementi e li fa dialogare con quanto sta avvenendo oggi in Italia, dando voce ai lavoratori stessi che hanno partecipato ad interventi di formazione e a testimoni privilegiati che ci hanno condotto nella lettura del reale. I dati empirici raccolti, quantitativi e qualitativi, e la loro analisi hanno permesso di dare risposte alle principali domande di ricerca, raggiungendo gli obiettivi posti fin dalla sua prima fase. In particolare abbiamo potuto esplorare in modo dettagliato se e come la formazione – intesa e pensata come un’opportunità di crescita piuttosto che come un costo; un investimento lungimirante piuttosto che un motivo di dispersione – quando viene pianificata e si rivolge a persone nella loro interezza, abbia una ricaduta percepita anche dai lavoratori stessi. Il quadro emerso indica le possibili difficoltà e le resistenze verso l’intervento formativo, ma anche e soprattutto gli effetti positivi della formazione sia per la persona sia per l’organizzazione stessa. La formazione risulta essere più coinvolgente e significativa quando i lavoratori vengono ascoltati nei loro bisogni formativi e nei loro desideri e la formazione stessa può in questo modo divenire lo strumento principe di sviluppo dell’organizzazione stessa. La formazione così è in grado di stimolare l’intenzionalità, la responsabilizzazione, l’appartenenza, la voglia di migliorare e può diventare una reale molla che determina la volontà di acquisire nuovi saperi da mettere a disposizione dell’organizzazione. Le persone che si sentono riconosciute dalla propria organizzazione nella loro singolarità e nelle loro potenzialità chiedono di prendere parte alla formazione fin dall’inizio in un processo che, consapevolmente, le trasformi attraverso momenti di apprendimento, crescita e cambiamento non sporadico, ma al contrario attraverso un cammino graduale e processuale. Le persone entrano in gioco quando l’organizzazione, i responsabili delle persone che lavorano e i formatori sono in grado di coinvolgerle e valorizzarle stimolandole con metodi, tecniche e strumenti sensibili all’importanza del saper lavorare in gruppo, quindi attente a tutte quelle competenze trasversali spesso decantate e non sempre ascoltate. Al contrario, se non si coinvolgono le persone e non si fa leva sulla loro esperienza non si ha la possibilità di agire sulla capacità di interiorizzare comportamenti e atteggiamenti, aspetti imprescindibili per la generazione di nuovi apprendimenti duraturi e per una più ampia disponibilità ad apprendere. In questo modo il clima organizzativo che viene a crearsi non garantirebbe un benessere e un benestare. Quindi è necessario un dialogo stretto tra responsabili delle persone che lavorano e formatori nell’ottica di considerare la formazione quale vero strumento capace di generare cambiamenti e supportare i cambiamenti stessi se progettata in un continuum e se viene contemporaneamente considerata l’evoluzione sempre più veloce del mondo del lavoro. I risultati emersi inoltre ci pongono nuovi interrogativi, nuove domande di ricerca che partono sicuramente da un paradosso: come mai, nonostante ci sia una buona consapevolezza sugli effetti positivi che la formazione ottiene non solo per la professionalità delle persone che vi partecipano, ma anche per i processi organizzativi nel loro insieme, raramente le imprese sono disposte ad investire nella stessa formazione nei momenti di crisi, cioè proprio nei momenti topici?
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TOMATIS, FRANCESCA. « WHERE IS WOMEN¿S REVOLUTION GOING?THE EFFECTS OF EDUCATION AND EMPLOYMENT ON FERTILITY BEHAVIOURS ACROSS EUROPE ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/633376.

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Résumé :
The contribution of this thesis consisted of investigating the effect of education and employment on fertility, exploring mechanisms in social reproductive behaviour by focusing on the main two domains of an individual’s life: education and employment. Using GGS (first and second wave) and FSS data on a sample of women born between 1940 and 1979 and applying piecewise exponential model, we have tried to answer to very broad questions: how does education affect the transition to motherhood and higher order births? How does employment affect the transition to motherhood and higher order births? In order to provide an answer to the research questions, in the first section (Chapter 1) of the thesis we gathered some theoretical tools that helped us to explain the different effects of these two dimensions both within and between countries. Firstly, we presented the theories avoiding the distinction between fields, presenting the theories as if they are on a continuum, identified by four “poles”: micro/macro and material/ideal. The aim of Chapter 2 is to observe the relationship between education and fertility, focusing on the effect of educational attainment on the transition to the first, second and third childbirth. The results suggest that transition to second and third birth are more in line with Gender Revolution hypothesis in Western European countries, in which higher educated women have a higher relative risk to have the second and third child compared to lower educated women. The polarisations between more educated women and lower educated women and between West and East are leading to social inequalities across countries. Chapter 3 aims to extend the literature about the effect of women’s employment, on fertility behaviours, observing in particular the thesis found at the macro level, concerning the period after the mid-80s, when the association between employment and fertility changed from negative to positive. The result suggests a deep difference across countries, opposing, on the one hand, all post-socialist regimes (aside Hungary) and social democratic regimes and on the other hand, Italy and Hungary. In general, results regarding the transition to the first child suggest that post-socialist and social democratic regimes countries support more working women. Furthermore, findings on the transition to second birth reveal that for working mothers is more difficult to combine work and childcare duties compared to their counterparts and therefore the risk of postponement is higher. Based on the previous results, the last chapter (Chapter 4) sheds light on the relationship between employment and fertility behaviours in Italy and Hungary. Previous empirical research on attitudes toward double income and gender equity theorises that while the former is more developed in Hungary than in Italy, the latter is more spread in Italy. This distinction permits to explain results for which in Italy employed women with tertiary education have a higher relative risk to become mother compared to their counterparts; while in Hungary tertiary educated women experience lower propensity. These findings can be interpreted in terms of the spread of attitudes towards gender equity that is more developed in Italy than Hungary.
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Caruso, Biagio. « Media Education e apprendimenti strutturati, non strutturati e asistematici : possibilità e limiti di una didattica funzionalista ». Doctoral thesis, Università di Catania, 2012. http://hdl.handle.net/10761/1149.

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Résumé :
Oggetto della ricerca sono gli apprendimenti assunti casualmente e occasionalmente mediante canali vari, differenti e multiformi, quali ad esempio i simboli e le immagini presenti nell arte, nella letteratura, nei Media e nella cultura popolare. L indagine si avvale di una duplice prospettiva, diacronica e sincronica, e del supporto delle teorie funzionaliste. Particolare attenzione viene riservata alla realtà virtuale e alla Media Education, quali ambiti privilegiati per avviare i giovani ad un uso consapevole e critico dell universo multimediale che ci circonda.
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BARBATO, GIOVANNI. « INSTITUTIONAL POSITIONING OF HIGHER EDUCATION INSTITUTIONS : A CONCEPTUAL AND EMPIRICAL ANALYSIS ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/637064.

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Résumé :
Abstract Chapter 3 Studies on university agency have been largely informed by the debate between the influence of environmental forces and important of managerial rationality, often neglecting the role of an organisational dimension. The paper starts filling this gap by investigating how this meso-level of analysis influences the processes of institutional positioning. The broad concept of organisational dimension has been operationalized through three variables: the organisational structure, identity, and centrality. Four case studies, two Italian and two English universities, have been selected to empirically examine the relationship between these three variables and positioning processes. The findings highlight how specific values of the organizational structure, identity and centrality can positively support institutional efforts like positioning. However, these relationships cannot be considered as deterministic since some potential intervening factors might, at least theoretically, modify their expected directions.
Abstract Chapter 1 While institutional positioning has emerged as a central theme in the debate on university organizational actorhood, its determinants have not been consistently addressed. Our extensive literature review highlights two implicit assumptions: either positioning is shaped by environmental forces or it is designed by top management. Addressing the mixed empirical findings found in the literature, this paper argues that the organizational dimension, conceived as a meso-level intervening variable, helps understanding more thoroughly the drivers of positioning and contributes to the outline of a theoretical framework accommodating both environmental and managerial hypotheses. We conceptualize and operationalize the organizational dimension along three components: organizational structure, organizational identities, and organization centrality. Material and non-material resources can be found across these three components influencing university trajectories and positions. The paper contributes to the current debates on the transformation of higher education and, more broadly, to a more in-depth understanding of strategic agency of organizational actors.
Abstract Chapter 2 Diversity in Higher Education system has been a central topic for both scholars and policy-makers for decades. Several studies have investigated how to measure diversity and the nature of its determinants so far; however, contradictory empirical evidence has emerged. This paper contributes to this literature by adopting a methodological approach that starts from the analysis of positioning paths of Higher Education Institutions (HEIs) in order to explore diversity of HE systems. A comprehensive quantitative analysis performed across two HE systems over time shows how detecting the positioning of HEIs can provide information that an analysis of diversity at the level of the entire system might hide, in particular (I) if and how compliant and distinctiveness are concurrently displayed (II) in which dimensions positioning shifts are more likely to occur and (III) which groups of HEIs influence more the level of diversity in a HE system.
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MODERANA, VALENTINA. « L'UNIVERSITA' TRA COMPETIZIONE GLOBALE E SVILUPPO DELLA PERSONA. OECD E POLICY-MAKING DELL'ISTRUZIONE SUPERIORE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6172.

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Résumé :
Il tema di fondo su cui si confronta la ricerca è l'esistenza di relazioni complesse - dirette e indirette, esplicite ed implicite - tra i diversi livelli di governance dell'istruzione superiore in grado di esercitare una crescente pressione sui sistemi nazionali e sulle singole università sino a modificarne le priorità. Più nel dettaglio la ricerca indaga il rapporto tra i modelli competitivi veicolati dagli organismi internazionali, nello specifico dall'Organisation for Economic Cooperation and Development - OECD, e il modo con cui ciascun ateneo interpreta i propri obiettivi di formazione - nel quadro dei vincoli e delle opportunità del sistema d'istruzione superiore italiano. L'assunto di base è che tra l'OECD e il management degli atenei ci siano delle connessioni che sono la risultante di due tendenze complementari: da una parte l'influsso dell'Organizzazione sulle politiche nazionali, locali e degli atenei; dall'altra la propensione di questi ultimi ad avvalersi, in maniera differenziata, degli studi e delle analisi statistiche e comparative prodotte dall'OECD per interpretare i fenomeni globali della higher education e supportare le proprie strategie di intervento.
The research focus upon the existence of complex relationships - both direct and indirect, explicit and implicit - between different levels of higher education governance that can exert increasing pressure on national systems and universities up to changing their priorities. In further detail, the research investigates the relationship between competitive models promoted by international bodies, specifically by the Organization for Economic Cooperation and Development - OECD, and the way in which each university interprets its strategic goals - in the framework of the constraints and opportunities of the Italian higher education system. It is assumed that between the OECD and the university management there are some connections resulting from two complementary trends. The first one refers to the influence of the Organization on national policies and local universities; the second one regards to the use by the university management of the OECD's comparative studies and statistical analysis to interpret the global higher education phenomena and support their intervention strategies.
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MODERANA, VALENTINA. « L'UNIVERSITA' TRA COMPETIZIONE GLOBALE E SVILUPPO DELLA PERSONA. OECD E POLICY-MAKING DELL'ISTRUZIONE SUPERIORE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6172.

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Résumé :
Il tema di fondo su cui si confronta la ricerca è l'esistenza di relazioni complesse - dirette e indirette, esplicite ed implicite - tra i diversi livelli di governance dell'istruzione superiore in grado di esercitare una crescente pressione sui sistemi nazionali e sulle singole università sino a modificarne le priorità. Più nel dettaglio la ricerca indaga il rapporto tra i modelli competitivi veicolati dagli organismi internazionali, nello specifico dall'Organisation for Economic Cooperation and Development - OECD, e il modo con cui ciascun ateneo interpreta i propri obiettivi di formazione - nel quadro dei vincoli e delle opportunità del sistema d'istruzione superiore italiano. L'assunto di base è che tra l'OECD e il management degli atenei ci siano delle connessioni che sono la risultante di due tendenze complementari: da una parte l'influsso dell'Organizzazione sulle politiche nazionali, locali e degli atenei; dall'altra la propensione di questi ultimi ad avvalersi, in maniera differenziata, degli studi e delle analisi statistiche e comparative prodotte dall'OECD per interpretare i fenomeni globali della higher education e supportare le proprie strategie di intervento.
The research focus upon the existence of complex relationships - both direct and indirect, explicit and implicit - between different levels of higher education governance that can exert increasing pressure on national systems and universities up to changing their priorities. In further detail, the research investigates the relationship between competitive models promoted by international bodies, specifically by the Organization for Economic Cooperation and Development - OECD, and the way in which each university interprets its strategic goals - in the framework of the constraints and opportunities of the Italian higher education system. It is assumed that between the OECD and the university management there are some connections resulting from two complementary trends. The first one refers to the influence of the Organization on national policies and local universities; the second one regards to the use by the university management of the OECD's comparative studies and statistical analysis to interpret the global higher education phenomena and support their intervention strategies.
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PIETROCARLO, ANNA. « Apprendimento senza barriere : qualità, equità e autonomia nel sistema scolastico in una prospettiva inclusiva. Analisi empirica e prospettive di ricerca ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2013. http://hdl.handle.net/10446/28666.

Texte intégral
Résumé :
La ricerca si propone di indagare l’evoluzione dell’educazione inclusiva attraverso l’analisi di dati prevalentemente qualitativi raccolti in alcune scuole italiane della città e provincia di Bergamo. I problemi di fondo a cui il quadro teorico ha cercato di rispondere sono sostanzialmente due: 1. come si organizzano le scuole per superare i vincoli culturali e strutturali che impediscono di intraprendere un proficuo cambiamento verso il modello di educazione inclusiva; 2. come deve essere l’organizzazione di una scuola inclusiva. La scuola italiana ha conseguito notevoli risultati sul terreno dell’estensione della scuola dell’obbligo, dell’integrazione degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali. Ciononostante, non è un “posto per tutti”, come dimostrano i dati stabili (ISTAT, MIUR, OECD) sui livelli di dispersione scolastica, di abbandoni, di segregazione culturale e professionale. La ricerca è a carattere esplorativo con strategie di tipo interpretativo, pertanto il campione selezionato è non probabilistico ad elementi rappresentativi. Questa scelta ha permesso di selezionare scuole di ogni ordine e grado eterogenee per storia e conformazione favorendo, peraltro, la riflessioni sulla verticalizzazione scolastica. La ricostruzione teorica e l’analisi empirica (attraverso gli Index for inclusion) in prospettiva euristica hanno permesso di tracciare un quadro generale che sottolinea il carattere segmentato e non coordinato del sistema scolastico. In particolare, l’analisi ha mostrato che il processo di inclusione in Italia si presenta frammentato, perché legato a singoli progetti e alle singole volontà degli attori del mondo scolastico, e spesso estemporaneo e di breve durata anche a causa dell’elevato turn over dei docenti e delle carenze formative del personale a tempo indeterminato. Ciò perché le politiche inclusive e scolastiche sono state pensate quasi sempre in chiave solo normativa senza comprendere che esse richiedono una forte connessione, e volontà di trasformazione, tra le politiche dichiarate, le culture e le pratiche scolastiche.
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MENICHETTI, DELOR JULIA PAOLA. « PATIENT ENGAGEMENT SUPPORT FOR OLDER ADULTS : DEVELOPMENT AND IMPLEMENTATION OF AN INTERVENTION IN AN INTEGRATED-CARE CONTEXT ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/39107.

Texte intégral
Résumé :
Obiettivo: Accrescere la conoscenza relativa a come supportare il coinvolgimento attivo dei pazienti anziani, descrivendo i contenuti di interventi per il coinvolgimento attivo con pazienti anziani attualmente presenti sul panorama scientifico, sviluppando un nuovo intervento e studiando le prime fasi della sua implementazione. Metodo: Nel primo studio, in risposta al primo obiettivo, è stata condotta una analisi sistematica della letteratura scientifica sul tema. Il secondo studio ha visto la conduzione di focus groups con professionisti sanitari e interviste individuali a pazienti anziani per raffinare e validare qualitativamente un nuovo intervento per il coinvolgimento attivo. Nel terzo studio, si è studiata l’implementazione iniziale dell’intervento in un contesto italiano di cure integrate attraverso una ricerca partecipativa. Risultati: Il principale risultato del primo studio è stato la sbilanciata attenzione tra i 35 interventi per il coinvolgimento attivo presenti in letteratura per le componenti emotive a favore di quelle educative e comportamentali. È sulla base dei risultati del primo studio e di un modello teorico che è stata sviluppata una prima bozza di intervento. Nel secondo studio, la prospettiva di professionisti sanitari e pazienti anziani ha fornito indicazioni per modificare l’intervento e renderlo potenzialmente implementabile nella pratica clinica. L’intervento che è risultato consiste di almeno due incontri mensili individuali, più un set personalizzato di esercizi riflessivi per il paziente da compilare in autonomia a casa. Infine, il terzo studio ha osservato come le diverse pratiche educative presenti nei diversi setting – ospedaliero, ambulatoriale, territoriale - di un contesto di cura integrato hanno generato diverse, specifiche, difficoltà per l’implementazione. Un certo sforzo di flessibilità e personalizzazione dei contenuti e delle procedure dell’intervento è stato dunque richiesto. Implicazioni: L’intervento sviluppato mostra potenzialità nel supportare il coinvolgimento attivo dei pazienti anziani, ma necessita di ulteriori studi relativi all’implementabilità sul lungo termine e alla sua efficacia.
Aim: To contribute knowledge about how patient engagement support can be provided to older adults, by describing the contents of interventions aimed at patient engagement for older adults, developing a patient engagement intervention, and studying its early-stage implementation. Methods: In study 1, a systematic review of the literature was performed. In study 2, a qualitative study with focus groups involving healthcare professionals and individual interviews to older adults was conducted to develop the intervention. In study 3, a qualitative study of a participatory process was accomplished to explore the early-stage implementation of the intervention in one integrated-care organization. Results: The main finding of study 1 was that the emotional dimension was less used than the educational and behavioural dimensions among the 35 patient engagement interventions for older adults. The findings from the study 1 were used, together with a theory of patient engagement, to develop a draft of an individual patient engagement intervention for older adults (PHEinAction). In the study 2, the views of healthcare professionals and older adults were used to refine and finally endorse it. The final version of PHEinAction consisted of at least two face-to-face one hour individual sessions one month apart, plus a set of personalized home-based exercises aimed to facilitate a range of emotional, behavioural, cognitive changes for patient engagement. Finally, the study 3 observed how the existing patient education practice of inpatient, outpatient and territorial settings differently challenged the implementation. A certain degree of flexibility of PHEinAction’s contents and procedures was required to address these challenges. Implications: PHEinAction shows promise as an intervention to improve patient engagement in older adults. However, more research is needed, especially focusing on long-term implementation studies and evaluation of effects with experimental studies.
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MENICHETTI, DELOR JULIA PAOLA. « PATIENT ENGAGEMENT SUPPORT FOR OLDER ADULTS : DEVELOPMENT AND IMPLEMENTATION OF AN INTERVENTION IN AN INTEGRATED-CARE CONTEXT ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/39107.

Texte intégral
Résumé :
Obiettivo: Accrescere la conoscenza relativa a come supportare il coinvolgimento attivo dei pazienti anziani, descrivendo i contenuti di interventi per il coinvolgimento attivo con pazienti anziani attualmente presenti sul panorama scientifico, sviluppando un nuovo intervento e studiando le prime fasi della sua implementazione. Metodo: Nel primo studio, in risposta al primo obiettivo, è stata condotta una analisi sistematica della letteratura scientifica sul tema. Il secondo studio ha visto la conduzione di focus groups con professionisti sanitari e interviste individuali a pazienti anziani per raffinare e validare qualitativamente un nuovo intervento per il coinvolgimento attivo. Nel terzo studio, si è studiata l’implementazione iniziale dell’intervento in un contesto italiano di cure integrate attraverso una ricerca partecipativa. Risultati: Il principale risultato del primo studio è stato la sbilanciata attenzione tra i 35 interventi per il coinvolgimento attivo presenti in letteratura per le componenti emotive a favore di quelle educative e comportamentali. È sulla base dei risultati del primo studio e di un modello teorico che è stata sviluppata una prima bozza di intervento. Nel secondo studio, la prospettiva di professionisti sanitari e pazienti anziani ha fornito indicazioni per modificare l’intervento e renderlo potenzialmente implementabile nella pratica clinica. L’intervento che è risultato consiste di almeno due incontri mensili individuali, più un set personalizzato di esercizi riflessivi per il paziente da compilare in autonomia a casa. Infine, il terzo studio ha osservato come le diverse pratiche educative presenti nei diversi setting – ospedaliero, ambulatoriale, territoriale - di un contesto di cura integrato hanno generato diverse, specifiche, difficoltà per l’implementazione. Un certo sforzo di flessibilità e personalizzazione dei contenuti e delle procedure dell’intervento è stato dunque richiesto. Implicazioni: L’intervento sviluppato mostra potenzialità nel supportare il coinvolgimento attivo dei pazienti anziani, ma necessita di ulteriori studi relativi all’implementabilità sul lungo termine e alla sua efficacia.
Aim: To contribute knowledge about how patient engagement support can be provided to older adults, by describing the contents of interventions aimed at patient engagement for older adults, developing a patient engagement intervention, and studying its early-stage implementation. Methods: In study 1, a systematic review of the literature was performed. In study 2, a qualitative study with focus groups involving healthcare professionals and individual interviews to older adults was conducted to develop the intervention. In study 3, a qualitative study of a participatory process was accomplished to explore the early-stage implementation of the intervention in one integrated-care organization. Results: The main finding of study 1 was that the emotional dimension was less used than the educational and behavioural dimensions among the 35 patient engagement interventions for older adults. The findings from the study 1 were used, together with a theory of patient engagement, to develop a draft of an individual patient engagement intervention for older adults (PHEinAction). In the study 2, the views of healthcare professionals and older adults were used to refine and finally endorse it. The final version of PHEinAction consisted of at least two face-to-face one hour individual sessions one month apart, plus a set of personalized home-based exercises aimed to facilitate a range of emotional, behavioural, cognitive changes for patient engagement. Finally, the study 3 observed how the existing patient education practice of inpatient, outpatient and territorial settings differently challenged the implementation. A certain degree of flexibility of PHEinAction’s contents and procedures was required to address these challenges. Implications: PHEinAction shows promise as an intervention to improve patient engagement in older adults. However, more research is needed, especially focusing on long-term implementation studies and evaluation of effects with experimental studies.
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FREGNAN, EZIO. « CULTURA DEL LAVORO E ACADEMY AZIENDALI PER APPRENDERE NELLA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/95711.

Texte intégral
Résumé :
La Quarta rivoluzione industriale e l’evoluzione tecnologica in atto stanno innescando significativi cambiamenti a livello culturale, sociale ed economico. Le rapide trasformazioni del mondo del lavoro portano in luce l’esigenza di coinvolgere i principali soggetti responsabili di guidare il cambiamento organizzativo e professionale all’interno di un percorso di ricerca partecipata e collaborativa, capace di esplicitare e descrivere diversi modi di affrontare le esperienze connesse ai mutamenti in corso. All’interno di questo contesto, il lavoro di tesi intende contribuire a delineare la nuova cultura del lavoro che sta emergendo da alcune pratiche innovative, presenti all’interno del nuovo ecosistema educativo e formativo. La ricerca scientifica, iniziata nel settembre 2019 e conclusa nel settembre 2020, si articola in quattro domande: Come sta cambiando il contesto nel quale viviamo e lavoriamo? Come si sta trasformando la cultura del lavoro? Quali Driver ne facilitano l’apprendimento? Gli elementi della cultura del lavoro sono utili anche alla luce di una nuova trasformazione radicale e improvvisa? Le risposte intendono fornire alcuni spunti di riflessione e un primo orientamento pratico per tutti coloro i quali sono coinvolti in prima persona nella costruzione di nuove soluzioni per l’apprendimento, volte a trasferire valore ai cittadini e ai lavoratori di domani.
The Fourth Industrial Revolution and the technological evolution in place are originating significant changes in culture, society and economy. Rapid transformations in the world of work revealed the need of involving the main subjects in charge of driving both organizational and professional change toward an engaging and collaborative research path, able to make clear and describe different ways to face the experiences connected with the undergoing changes. Within this context, the thesis aims at contributing in outlining the new work culture emerging from some innovative practices, present in the new educational and training ecosystem. The scientific research, started in December 2019 and concluded in September 2020, is articulated in four questions: How is the context in which we live and work changing? How is the work culture undergoing transformations? Which Drivers do facilitate its understanding? Are the elements of the work culture useful also in the light of a new radical and unexpected transformation? The answers intend to provide some points for reflection and a first practical guidance for all those who are directly involved in the creation of new learning solutions, aimed at transferring value to citizens and workers of tomorrow.
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FREGNAN, EZIO. « CULTURA DEL LAVORO E ACADEMY AZIENDALI PER APPRENDERE NELLA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/95711.

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Résumé :
La Quarta rivoluzione industriale e l’evoluzione tecnologica in atto stanno innescando significativi cambiamenti a livello culturale, sociale ed economico. Le rapide trasformazioni del mondo del lavoro portano in luce l’esigenza di coinvolgere i principali soggetti responsabili di guidare il cambiamento organizzativo e professionale all’interno di un percorso di ricerca partecipata e collaborativa, capace di esplicitare e descrivere diversi modi di affrontare le esperienze connesse ai mutamenti in corso. All’interno di questo contesto, il lavoro di tesi intende contribuire a delineare la nuova cultura del lavoro che sta emergendo da alcune pratiche innovative, presenti all’interno del nuovo ecosistema educativo e formativo. La ricerca scientifica, iniziata nel settembre 2019 e conclusa nel settembre 2020, si articola in quattro domande: Come sta cambiando il contesto nel quale viviamo e lavoriamo? Come si sta trasformando la cultura del lavoro? Quali Driver ne facilitano l’apprendimento? Gli elementi della cultura del lavoro sono utili anche alla luce di una nuova trasformazione radicale e improvvisa? Le risposte intendono fornire alcuni spunti di riflessione e un primo orientamento pratico per tutti coloro i quali sono coinvolti in prima persona nella costruzione di nuove soluzioni per l’apprendimento, volte a trasferire valore ai cittadini e ai lavoratori di domani.
The Fourth Industrial Revolution and the technological evolution in place are originating significant changes in culture, society and economy. Rapid transformations in the world of work revealed the need of involving the main subjects in charge of driving both organizational and professional change toward an engaging and collaborative research path, able to make clear and describe different ways to face the experiences connected with the undergoing changes. Within this context, the thesis aims at contributing in outlining the new work culture emerging from some innovative practices, present in the new educational and training ecosystem. The scientific research, started in December 2019 and concluded in September 2020, is articulated in four questions: How is the context in which we live and work changing? How is the work culture undergoing transformations? Which Drivers do facilitate its understanding? Are the elements of the work culture useful also in the light of a new radical and unexpected transformation? The answers intend to provide some points for reflection and a first practical guidance for all those who are directly involved in the creation of new learning solutions, aimed at transferring value to citizens and workers of tomorrow.
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ABBATINO, Giuseppe. « “La Biblioteca di Babele”. Risorse intangibili e reti di pratiche nelle organizzazioni ad alta intensità di conoscenza ». Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11573/916986.

Texte intégral
Résumé :
La tesi riporta gli esiti della ricerca condotta nell’ambito del dottorato in “Sistemi Sociali, Organizzazione e Analisi delle Politiche Pubbliche” ed ha per obiettivo lo studio di come un´organizzazione ad alta intensità di conoscenza produce, sedimenta, utilizza, condivide, e rende disponibili le informazioni e le conoscenze che le sono necessarie. La ricerca si propone di studiare il tema attingendo al contributo di alcuni filoni di studio che negli ultimi anni hanno visto autori di estrazione teorica diversa osservare la conoscenza attraverso diverse “lenti teoriche”, così come definite in alcuni recenti interventi di ricostruzione di tali approcci (Nicolini 2009; Gherardi 2009b; Gherardi, Corradi, Verzelloni 2010). In particolare, gli approcci utilizzati sono di due tipi: da una parte quello che deriva dall'economia della conoscenza che concettualizza la conoscenza come risorsa (in cui, tra gli altri, si annoverano i lavori di autori quali Foray, Rullani, Drucker, Edvinsson, Stewart, Sanchez, nonché alcuni studi e ricerche promossi dalla Commissione Europea), dall'altra quello che proviene dagli studi sulla conoscenza come pratica e sulle pratiche di apprendimento situate nelle organizzazioni (in cui si sono cimentati, tra gli altri, autori quali Gherardi, Nicolini, Schatzki, Suchman, Hutchins, Lave, Wenger, Latour, etc). Nel lavoro viene indagata sia la conoscenza intesa come asset delle organizzazioni che può essere reso tangibile, codificato e utilizzato, secondo il primo approccio che partendo dal knowledge management arriva all’accounting degli asset intangibili e del capitale intellettuale; sia la conoscenza come processo, secondo l’ampio approccio che è possibile ricondurre alla categoria dei Practice Based Studies che intende la conoscenza come qualcosa che, oltre a essere in parte razionalizzabile e cristallizzabile in strutture, oggetti e dati, è conoscenza personale dei soggetti (Polanyi, 1966), inscindibile da essi, esito mutevole della loro partecipazione e interazione nelle pratiche. L’oggetto di studio è la conoscenza nelle organizzazioni che si caratterizzano per farne un uso intenso (per questo definite in letteratura “organizzazioni ad alta intensità di conoscenza”), che la usano sia come materia prima che viene trasformata, sia come fattore di trasformazione, sia come prodotto dei processi lavorativi (Alvesson 1993; Davenport, Prusak 1998; Drucker 1999; Rullani 2004; Butera 2008). Si tratta di organizzazioni in cui la conoscenza è fattore produttivo tout court, ed in cui conoscere è lavorare e usare conoscenza (Gherardi, Bruni 2007). Più in particolare, il lavoro di ricerca analizza il modo, in cui in tali tipologie di organizzazioni, le conoscenze individuali e organizzative si creano e sono sottoposte a meccanismi di razionalizzazione e di appropriazione, si formano le reti di pratiche e quali sono gli attori umani (e “non umani” nell´accezione di Callon 1986; Latour 2005, 2007) che le popolano, l’organizzazione usa e comunica la conoscenza che ha di sé dispiegata in numerose fonti e luoghi (persone, infrastrutture di conoscenza, procedure, dati, oggetti, testi, discorsi, pratiche). Il contesto su cui lo studio si concentra è quello delle “Higher Education Organizations”, ovvero delle organizzazioni universitarie considerate come organizzazioni ad alta intensità di conoscenza, e dunque particolarmente rappresentative dei processi di creazione, diffusione, apprendimento e sedimentazione della conoscenza. Il campo della ricerca è una Facoltà universitaria nella quale lo studio della conoscenza come risorsa e come asset è stato condotto con un approccio che si può definire hard, derivato dall’economia della conoscenza e dalle recenti teorie ed esperienze manageriali in materia, ovvero, mutuando delle categorie proposte da Cooper e Law (1995), ricorrendo ad una visione “distale” che tende a privilegiare gli aspetti “discreti”, la stabilità e la materialità, le strutture e le tassonomie. Per indagare l’aspetto della conoscenza e dell’apprendimento come pratica sociale, situata, distribuita, la Facoltà campo di indagine è stata invece studiata con un approccio soft che si avvale di metodologie di analisi qualitative, ovvero adottando una visione “prossimale” in grado di prendere in considerazione gli aspetti “continui”, l’instabilità e la mutevolezza, la dinamicità e la fluidità. Nell’elaborazione teorica e nello studio di campo si è cercato di dare risposte a domande quali: con quali visioni, approcci e metodi studiare il tema della conoscenza e delle reti attraverso cui fluisce? Come si crea e si condivide conoscenza e come avviene l’apprendimento nelle “organizzazioni ad alta intensità di conoscenza” e negli “ambienti tecnologicamente densi”? In che modo avvengono i processi di oggettivazione ed i processi di personalizzazione della conoscenza? Cosa si perde quando si codifica, standardizza e classifica la conoscenza? A tali domande ne vanno aggiunte alcune più generali di carattere epistemologico. Parafrasando l’affermazione di L. Wittgenstein (1953) “il nostro mondo coincide con il nostro linguaggio”, non c’è conoscenza al di fuori di quella che possiamo comunicare con un linguaggio, oppure riecheggiando M. Polanyi (1958, 1966) “possiamo conoscere più di quello che possiamo esprimere”? Come per “Funes el memorioso” di J.L. Borges (1956), “troppa memoria uccide la fantasia”, ovvero la conservazione e la gestione delle conoscenze già possedute da un’organizzazione penalizzano la creazione e l’innovazione? Dopo aver affrontato il tema della conoscenza nelle organizzazioni nelle sue molteplici ed in alcuni casi contrapposte accezioni teoriche, come ad esempio la concezione interazionista e sociale della conoscenza rispetto a quella cognitivista, la concezione materiale rispetto a quella processuale, il punto di vista e l’interesse economico o sociale, la ricerca ha consentito di rilevare come sul campo le prospettive sulla conoscenza proposte dai diversi filoni di studio, così come gli approcci quantitativi e qualitativi, si intrecciano e si ibridano; come la conoscenza, codificata e standardizzata in dati ed indicatori ed incorporata in infrastrutture, secondo la prospettiva che tende a privilegiare gli aspetti di razionalizzazione e sistematizzazione, e che più facilmente è avvicinabile con approcci quantitativi, si intreccia e confonde con la conoscenza tacita sfuggente alle cristallizzazioni e classificazioni ed esito della partecipazione ed interazione degli attori nelle pratiche, che non può che essere studiata se non attraverso l’integrazione con l’approccio qualitativo delle etnografie organizzative. La tesi si articola in due parti. La prima (capitoli 1, 2 e 3) pone il tema della conoscenza delle organizzazioni, definisce le organizzazioni ad alta intensità di conoscenza, riporta un approfondimento su alcuni dei principali filoni di studio che hanno affrontato il tema. Nella seconda parte (capitoli 4, 5, 6) è presentata la ricerca sul campo, condotta nell’ambito delle Higher Education Organizations, e vengono descritte le diverse manifestazioni della conoscenza in una facoltà universitaria.
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MERET, CHIARA. « Toward an Actor-Network approach for investigating education and learning within a corporate university : a world of heterogeneous assemblages ». Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1219497.

Texte intégral
Résumé :
Education and learning in organizations are dynamic in nature and conventionally considered to depend on sociality. Nevertheless, the development of technologies has provoked impassable impacts. The theoretical proposal of knowledge as a collective activity (knowing) drives to the concept of situated learning. However, material artifacts tend to be ignored. Conversely, this research recognizes the importance of considering the organization as a heterogeneous assemblage of social, material and practices. This suggests a methodological shift to question the canonical analysis of the organization and learning theories. Actor-Network Theory (ANT) surfaces the materiality of practices, creating a foundational for regarding objects as legitimate actors. Assuming that it is no longer possible to separate sociality from materiality, this study pioneers adult learning settings.
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