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Castellani, Fabia, et Laura Vita. « Organizzazioni di significato personale e infertilità di coppia ». QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no 32 (juin 2013) : 97–108. http://dx.doi.org/10.3280/qpc2013-032007.

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Dodet, Maurizio. « Psicoterapia cognitiva post-razionalista della coppia. Una proposta costruttivista ». RICERCA PSICOANALITICA, no 2 (mai 2011) : 39–56. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2011-002004.

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Résumé :
L'autore presenta l'approccio alla terapia di coppia secondo il "modello cognitivo costruttivista postrazionalista", rifacendosi, in particolare, ai concetti derivati dalle elaborazioni di Patricia Crittenden, Furio Lambruschi e Vittorio Guidano. Le dinamiche che sottendono la reciprocitŕ emotiva in un rapporto sentimentale sono considerate in stretto rapporto con l'attaccamento esperito nell'infanzia, considerato come la dimensione emotiva in cui si crea il significato personale che prende forma in una organizzazione di significato personale, di cui gli sono una delle componenti primarie. La scelta di un partner e la costruzione di un rapporto sentimentale sembrano essere in relazione con le caratteristiche e il grado di articolazione dell'assetto emotivo e cognitivo individuale. Il rapporto di coppia si genera dall'ingranarsi dei due stili sentimentali che sono espressione dei significati individuali ( ) e tendono a mantenere sentimenti di continuitŕ e di unicitŕ del sé nell'incontro intimo con l'altro da sé. In una terapia di coppia, l'obiettivo č quello di incrementare tale articolazione nell'analizzare come si ingranano i due significati individuali nelle varie fasi di formazione, mantenimento e crisi/rottura.
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Casale, Mario. « L'equivoco dell'odio ». PSICOBIETTIVO, no 1 (mars 2021) : 79–86. http://dx.doi.org/10.3280/psob2021-001008.

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L'autore riflette sul significato dell'odio e sull'equivoco che tale significato può generare. Partendo dalla propria personale prospettiva offre una lettura interessante e complessa di questo importante sentimento tipico dell'esperienza umana.
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4

Cepollaro, Gianluca. « Ambiguitŕ, competenze e valutazione del personale ». RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no 45 (octobre 2010) : 15–26. http://dx.doi.org/10.3280/riv2009-045003.

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Résumé :
L'articolo cerca di approfondire come la considerazione dell'ambiguitŕ propria in ogni processo valutativo puň aiutare a comprendere i limite dei metodi, degli strumenti e delle tecniche tradizionali. La valutazione del personale č innanzitutto un processo relazionale e contestuale prima di essere un sistema per misurare le performance rispetto alle attese a controllare il rapporto tra obiettivi e risultati. La cura della relazionalitŕ e l'adozione di un approccio evolutivo alle competenze puň aiutare nel mettere a punto un processo di valutativo capace di sviluppare spazi di riconoscimento e solidarietŕ tra individui e organizzazioni.
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5

Sobański, Remigiusz. « Znaczenie pojęcia osoby w kanonicznym porządku prawnym ». Prawo Kanoniczne 40, no 3-4 (10 décembre 1997) : 3–13. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1997.40.3-4.01.

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Résumé :
Nel concetto cristiano ogni uomo è una persona, cioè un essere dotato dell’intelletto e della volontà, e questo lo rende il soggetto dei diritti e dei doveri i quali hanno origine nella sua „natura” (in questo chi è) e percio universali, intangibili e inalienabili. L’uomo - la persona umana - nella immagine cristiana dei mondo creato prende il posto centrale e per questo „la persona umana è e deve essere il principio, il soggetto e l’obbiettivo di tutte le organizzazioni sociali”. Questa dignità personale si deve a tutti gli esseri umani - l’essere umano è ,,l’unica creatura sulla terra il quale Dio voleva per lui stesso”, è „un segno particolare dell’immagine Divina”, è capace dell’autodecisione e non si puó trattarla come un mezzo per raggiungere (un qualsiasi) scopo, ma sempre come un obiettivo in sé stesso („la norma personalistica”). Nella filosofia cristiana la persona è un concetto dinamico, comprendente sia la costituzione biopsichica che la realizzazione esistenziale della natura umana. Il diritto canonico riconosce e presume che ogni essere umano è una persona, ma li dove si parla semplicemente della persona umana indipendentemente dal fatto se essa è battezzata, di solito si usa la parola homo (ma nel c. 1086 § 1 la „persona” significa anche una persona non battezzata), invece la „persona” è un termine tecnico che significa il soggetto della capacità giuridica. In questo significato è stato usato il termine persona nel c. 96 CIC/1983 e (indipendentemente dalle differenze tra c. 87 CIC/1917 e c. 96 CIC/1983) bisogna notare il complementare c. 204. Ci si presenta una domanda: perché due volte si dice lo stesso? Nei documenti della Commissione per la revisione del Codice troviamo la spiegazione che nel secondo libro CIC si parla delle persone come dei membri del Popolo di Dio e non delle persone nel senso giuridico. Allora ci si presenta la domanda: in che senso - se non nel senso giuridico - si parla delle persone nel Codice del diritto? Gli autori che difendono quella doppia - diciamo: a doppio aspetto - presentazione fanno notare che il termine „persona” un termine giuridico, statico e formale, il suo punto di riferimento è l’ordine giuridico, invece „christifidelis” un termine teologico, dinamico, contenente i diritti e i doveri dei fedeli e il suo punto di riferimento è populus Dei. Secondo questo concetto la „persona” - diversamente da „christifidelis” - non sarebbe in grado di esprimere adeguatamente uguale, in quanto riguarda la dignità e l’azione, posizione giuridica dei fedeli nella Chiesa, della quale nel c. 208. „Christifidelis” costituisce - secondo questo concetto - il fondamento per la „persona”. Si ammette invero che la „persona” puó essere sostituita con „christifidelis”, ma meglio lasciare la „persona” perché (1) la „persona” riguarda anche le situazioni regolate non risultanti dal fatto del battesimo e (2) rende più facile la comunicativa e la compatibilità con il diritto secolare. Bisogna perô notare che nella Chiesa un uomo diventa una persona proprio tramite il battesimo e da questo punto di vista questi termini sono intercambiabili, nel c.96 non si parla della capacità giuridica in genere, ma si parla della capacità giuridica nella Chiesa, cio non esclude la capacità giuridica dei non battezzati. La capacità, della quale nel c. 96, è l’effetto del battesimo ed è inseparabile dall’incorporazione nella Chiesa, ma per questa capacità il fondamento costituisce la persona umana: la „personalità” canonica si fonda su quella naturale, non la distrugge - un battezzato non ha la doppia personalità (una naturale e altra cristiana), ma corne un uomo (battezzato) è una persona nella Chiesa. Un uomo diventa cristiano tramite il donare che si effettua nel momento di esprimere la fede e di ricevere il battesimo. Questo dono lo rende capace di agire -lo rende capace e anche destina. Questa ontica capacità di agire poi diventa approfondita e indirizzata tramite altri sacramenti. Nella Chiesa la capacità di agire non è un aggiunta alle altre caratteristiche e attributi dell’uomo, ma caratterizza lo status ecclesiastico di un fedele in cui i doni del battesimo e le predisposizioni congenite si uniscono in un insieme. Nella nuova situazione, risultante dal battesimo, si trova un singolo, concreto uomo - e in questo senso essa ha il carattere personale. Ma nello stesso tempo essa ha anche il carattere comunitario - non solo perché con il battesimo l’uomo entra nella comunità, ma soprattutto perché questa situazione risulta dall’esistenza e dall’azione della comunità. L’uomo non avrebbe provato i frutti della redenzione, se la Chiesa non avesse funzionato come uno strumento della salvezza. Nella Chiesa e tramite la Chiesa si realizza la storica e sociale realtà della partecipazione di Dio nel mondo tramite Cristo, nella Chiesa l’uomo prova le grazie redentrici e ricevendole viene coinvolto nell’attività della comunità la quale da la prova della verità e dell’amore. Entrato nel communio, grazie ai doni che aveva ricevuto e con questi doni è diventato il soggetto dell’attività della Chiesa. Proprio questo fatto si cerca di esprimere nel diritto con il concetto della persona. Christifidelis non è che la „persona in Ecclesia”. Questi termini non devono essere differenziati perché altrimenti la riflessione sull‘uomo nella Chiesa seguirebbe il doppio corso, uno giuridico e altro teologico. Senza dubbio, per quanto riguarda l’imagine dell’uomo nella Chiesa, bisogna prendere in considerazione tutto ció che sull’uomo pue dirci la filosofia, psicologia, biologia e sociologia, ma non si pué perdere dalla vista le teologiche conseguenze del battesimo e trattarle come se non meritassero l’attenzione giurudica.
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Ugarte Pérez, Carla. « Recensión de Libros : La psicoterapia dei processi di significato personale dei disturbi psicopatologici. Manuale teorico-pratico ». Revista de Psicoterapia 26, no 102 (1 novembre 2015) : 189–92. http://dx.doi.org/10.33898/rdp.v26i102.40.

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Recensión del libro " La psicoterapia dei processi di significato personale dei disturbi psicopatologici. Manuale teorico-pratico". EDITORES: Quiñones, A., Cimbolli, P. y Pascale, A.Editorial Casa Alpes, RomaAño de publicación 2014ISBN-10: 8865312076
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Lambruschi, Furio. « La gestione della relazione terapeutica in un'ottica cognitivo-costruttivista ed evolutiva ». QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no 45 (janvier 2020) : 41–66. http://dx.doi.org/10.3280/qpc45-2019oa8987.

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Nel presente articolo la relazione psicoterapeutica è considerata in una prospettiva costruttivista, evolutiva e interpersonale. Si propone un modello a tre assi del funzionamento umano, che rende conto delle diverse possibili organizzazioni del sé e delle loro possibili declinazioni su livelli diversi di funzionamento metacognitivo. Per ogni asse vengono quindi descritti i diversi possibili criteri di osservazione e di utilizzo clinico della relazione terapeutica. Su un primo asse viene valorizzata la consapevolezza nel terapeuta riguardo allo stile di regolazione emotiva e alla organizzazione dei sistemi di memoria proprio e del paziente in vista di una loro adeguata sintonizzazione e complementarietà nelle diverse fasi del processo psicoterapeutico. Sul secondo asse, si sottolinea come il lavoro di riparazione delle inevitabili rotture dell'alleanza di lavoro vada costantemente riportato agli specifici temi dolorosi e ai significati personali caratteristici del paziente da un lato e del terapeuta dall'altro. Sul terzo asse, vengono evidenziati i caratteristici modelli interpersonali dei pazienti con forti limitazioni nelle funzioni metacognitive insieme ad alcune attenzioni da porre nella gestione dei relativi cicli interpersonali.
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De Sabbata, Lorenzo. « Cesure e continuità nelle autobiografie ‘armate’ in Italia ». Mnemosyne, no 10 (15 octobre 2018) : 16. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i10.14083.

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Questo articolo nasce da una lettura problematizzata di due scritti autobiografici prodotti da ex-militanti di organizzazioni armate di sinistra attive in Italia durante gli ‘anni di piombo’. Attraverso questi dispositivi letterari, gli ex-militanti intervengono in un processo di memorializzazione pubblica stratificato e corale. Prendendo posizione in un ‘dialogo’ con altre raffigurazioni - memorialistiche, giornalistiche e scientifiche - questi ex militanti (ri)producono rappresentazioni esistenziali, storiche e politiche della propria traiettoria personale e di quella dell’organizzazione di appartenenza. L’obiettivo di questo articolo è di analizzare come i diversi autori abbiano individuato, narrativamente svelato e contestualizzato i punti di rottura e di continuità delle loro esperienze, concentrandosi in particolare sull’allontanamento dalla strategia armata. Se, in entrambi i casi, questo è descritto come un processo, l’analisi si concentra sulle diverse scelte evenemenziali che lo scandiscono temporalmente e sulla loro articolazione sul piano pubblico e personale.
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Moro, Domenico. « IL FEDERALISMO È UN’IDEOLOGIA POLITICA ? » Il Politico 255, no 2 (10 janvier 2022) : 134–58. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2021.626.

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È un fatto noto e consolidato, nelle organizzazioni federaliste e al di fuori di queste, il contributo fondamentale di Altiero Spinelli al processo di unificazione europea. Norberto Bobbio ha messo bene in luce il significato della svolta che ha avuto luogo con la stesura del Manifesto di Ventotene3. Con quest’ultimo, l’obiettivo della federazione europea non era più materia esclusiva di pensatori illuminati, ma diventava oggetto di una lotta politica. Il palazzo del Parlamento europeo dedicato ad Altiero Spinelli è il più evidente riconoscimento alla sua figura da parte delle istituzioni europee.
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Trinchero, Elisabetta, Lorenza Micacchi et Ilda Di Claudio. « Distocia di spalla. La simulazione come strumento di prevenzione del rischio ». MECOSAN, no 118 (août 2021) : 137–52. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2021-118007.

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Il presente contributo intende offrire una prima mappatura delle pratiche in uso in materia di formazione con riferimento alla gestione dell'emergenza legata alla distocia di spalla. Attraverso la triangolazione di fonti informative differenti e, in particolare, mediante i risultati di un questionario somministrato alle aziende sanitarie della Regione Lombardia, si evidenzia l'importanza delle attivita di formazione e in particolare dell'uso dei simulatori nella prevenzione dei rischi - clinici ed emotivi - che caratterizzano il fenomeno. I risultati evidenziano come, laddove previsto, l'uso del simulatore sia positivamente associato alla percezione di utilita dello strumento da parte del personale mentre, con riferimento alla dimensione organizzativa, tali iniziative di formazione vengono gestite internamente dalle aziende e finanziate con risorse proprie, a testimonianza del rilievo attribuito alla prevenzione dei rischi relativi alla distocia di spalla tra le organizzazioni sanitarie incluse nell'analisi.
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Monaci, Massimiliano. « L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 2 (avril 2013) : 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Ingrassia, Raimondo. « Il whistle-blowing come strumento di controllo interno delle organizzazioni ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 2 (décembre 2009) : 40–70. http://dx.doi.org/10.3280/so2009-002003.

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- Uno di problemi che si pongono quando si parla di abusi dei colletti bianchi nel mondo del lavoro č quello di sottoporre al giudizio della collettivitŕ condotte discutibili sul piano etico, manageriale, professionale e giuridico delle quali perň č difficile avere conoscenza in quanto esse vengono consumate al riparo di organizzazioni legali e, spesso, poco permeabili alla societŕ. Una forma di controllo privilegiata per la qualitŕ delle informazioni che č in grado di fornire č la denuncia pubblica degli abusi del prestatore di lavoro legato all'organizzazione da un rapporto di dipendenza. La cultura anglosassone ha metaforicamente etichettato tale pratica con il termine di "whistleblowing", letteralmente "soffiare il fischietto", cioč dare un segnale di allarme per gli abusi osservati nel luogo di lavoro. Questo articolo intende offrire una rassegna sistematica dei principali temi esistenti in materia. Sono pertanto oggetto di trattazione i seguenti argomenti: le relazioni fra gli abusi dei colletti bianchi e le organizzazioni legali; le tipologie di abusi piů comuni; il profilo identitario di coloro che denunciano; i fattori oggettivi che influenzano le decisioni di denuncia; i rischi legati alle attivitŕ di denuncia; l'efficacia, la tutela giuridica e le policy del whistle blowing. La tesi conclusiva č che la denuncia pubblica degli abusi deve fare leva sulla responsabilitŕ personale e che il contesto organizzativo e istituzionale nei quali i prestatori di lavoro operano devono svolgere una funzione di incentivo e protezione dell'iniziativa individuale.
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Roth, Ulrike. « Inscribed meaning : the vilica and the villa economy ». Papers of the British School at Rome 72 (novembre 2004) : 101–24. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200002683.

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INTERPRETANDO CIÒ CHE È ISCRITTO: LA VILICA E L'ECONOMIA DELLA VILLAL'articolo muove dalla discussione sul ruolo generalmente assegnato alla vilica nelle strutture rurali dell'Italia romana per proseguire con una nuova visione dell'economia della villa nel suo insieme. Tradizionalmente la vilica viene vista come la moglie del vilicus, l'uomo manager della villa e il suo status è stato di conseguenza identificato come di carattere prevalentemente associativo, dipendendo quasi interamente dal suo rapporto personale con un uomo schiavo. La discussione moderna sul significato economico della vilica è rimasta per questo ad un livello piuttosto superficiale. Attraverso l'analisi delle fonti epigrafiche, giuridiche e letterarie sosterrò invece che la vilica è solo raramente la moglie del vilicus, in quanto entrambi avevano di solito partners scelti tra i loro schiavi di famiglia. Inoltre sosterrò che il titolo vilica si riferiva più che altro ad una dimensione professionale e che solo in base al riconoscimento del ruolo manageriale della vilica dal punto di vista giuridico possono essere compresi sia il significato economico della vilica che il pieno potenziale economico dell'economia della villa stessa.
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Honings, Bonifacio. « Un nuovo termine medico in discussione Nota commento al cosiddetto versterving ». Medicina e Morale 47, no 6 (31 décembre 1998) : 1211–18. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.817.

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In questa nota informativa l’Autore intende far conoscere il significato di una nuova parola diffusa in Olanda e in Germania: versterving. Si tratta di un termine olandese in uso da un po’di tempo nelle case di cura per anziani affetti da demenza. La discussione intorno a questo termine ebbe inizio con un fatto accaduto in una casa di cura in Olanda: i parenti di un malato ivi ricoverato denunciarono il personale curante perché, al fine di accelerare la morte del loro congiunto, non gli davano né cibo, né acqua. Infatti il termine venne coniato per la prima volta da un medico psichiatra, Chabot, per indicare la rinuncia all’idratazione e all’alimentazione artificiali, il che, in sostanza, vuol dire aprire una finestra all’eutanasia passiva. Infatti l’alimentazione e l’idratazione rientrano tra le cure normali dovute sempre al malato per cui la loro ingiustificata sospensione può avere il significato di vera eutanasia. La versterving è quindi una sospensione indebita di cure proporzionate. L’Autore afferma inoltre che l’attività medico-sanitaria deve essere impostata su un incontro tra una fiducia (quella del malato) e una coscienza (quella del medico) che ha il compito di assistere, curare e guarire.
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Alfonso, Maurizio Iacono. « Una storia tra i mondi intermedi ». EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no 17 (décembre 2011) : 78–88. http://dx.doi.org/10.3280/eds2012-017007.

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Questo articolo prende avvio da una storia personale fatta di crisi della politica, di una guarigione dal mal di schiena e da una ricerca sul concetto di feticismo come storia della sostituzione, e arriva alla conclusione che il gioco, il rito, il teatro possono svelare il significato dei "mondi intermedi". Essi infatti sono tutti degli atti consapevoli del fare finta, cioč dello sdoppiamento mimetico, dove l'imitazione di un mondo dato spinge verso la costruzione di un mondo nuovo, che imita appunto il primo, ma se ne differenzia, rendendosi via via autonomo. Č questa l'autonomia nella relazione che caratterizza e determina i mondi intermedi. In questo far finta, in tale abbandono consapevole alla finzione, la relazione nell'autonomia puň essere richiamata dalla "coda dell'occhio".
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Craveri, Piero. « Aldo Moro e la storia della Repubblica ». MONDO CONTEMPORANEO, no 2 (décembre 2010) : 9–16. http://dx.doi.org/10.3280/mon2010-002002.

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L'autore insiste su un aspetto particolare della formazione di Moro: la "discrasia" tra il militante delle organizzazioni cattoliche e il giurista possessore di una cultura influenzata dallo storicismo di Gentile e di Croce. Si spiega cosě la lontananza di Moro dalla tradizione sturziana ma anche la volontŕ di riconsiderarla a fondo, cosě come la frattura con gli ex-popolari ma anche la non omogeneitŕ con il dossettismo. Con questa cultura politica Moro segretario Dc dal 1959 avrebbe affrontato il problema di continuare a dare un significato "cristiano" alla presenza di un partito ormai in via di "laicizzazione". Lungo una prospettiva profondamente diversa da quella fanfaniana e in continuitŕ piuttosto con quella di De Gasperi, la leadership morotea avrebbe considerato compito del partito cristiano un sistema d'alleanze che favorisse lo sviluppo del paese attraverso una continua mediazione politica che colmasse le fratture della societŕ italiana. Rimane l'ereditŕ di un'opera tragicamente incompiuta, ma da riesaminare storicamente alla luce delle molte nuove fratture aggiuntesi nella storia italiana.
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Dodet, Maurizio. « Coerenza individuale e reciprocitŕ emotiva : un approccio costruttivista post-razionalista alle dinamiche della coppia e della famiglia ». PSICOBIETTIVO, no 2 (janvier 2011) : 34–47. http://dx.doi.org/10.3280/psob2010-002004.

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Résumé :
Nel 1993 veniva pubblicato su Psicobiettivo il primo articolo a firma di Vittorio F. Guidano e di Maurizio Dodet in cui veniva proposto un intervento psicoterapeutico post-razionalista sulla coppia. Da allora la possibilitŕ di analizzare e di intervenire sulle dinamiche relazionali avendo come riferimento un modello cognitivista costruttivista si č sempre piů sviluppata attraverso una attivitŕ clinica e di ricerca che si č allargata ai campi della neuropsichiatria infantile della famiglia e delle patologie gravi. I concetti di significato personale e di reciprocitŕ emotiva permettono di costruire delle ipotesi sui processi che sottendono una relazione significativa e quindi di creare delle strategie e una metodologia di intervento sulle problematiche di coppia che giungono all'osservazione di uno psicoterapeuta. Nel presente articolo l'autore presenta attraverso un caso clinico lo stato dell'arte dell'approccio cognitivo costruttivista post-razionalista alla relazione.
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Polenta, Stefano. « Quale learning per il XXI secolo ? » EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no 2 (novembre 2020) : 458–83. http://dx.doi.org/10.3280/ess2-2020oa9654.

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Résumé :
Il tema dell'apprendimento è ormai al centro dei sistemi educativi. L'interesse per "come" la mente apprende ha sopravanzato il "cosa" apprende. Di qui l'enfasi sulle "competenze" che dovrebbero mettere in condizione il soggetto non solo di contribuire alla coesione sociale e alla propria crescita personale ma anche, come viene ribadito in molti documenti di importanti organizzazioni e decisori internazionali, allo sviluppo economico e alla crescita dell'occupazione nell'ambito di una learning economy. L'interesse che proviene da questi ambienti per una "nuova pedagogia" che fornisca "competenze2 utili alla crescente competizione nell'ambito del capitalismo cognitivo rischia, tuttavia, di enfatizzare solo la dimensione strumentale dell'apprendimento. In questo modo viene meno quella tensione fra soggettività e universalità che l'epoca della Bildung aveva impresso nel concetto di educazione e della quale oggi si sente un rinnovato bisogno. Il contributo intende affrontare queste tematiche proponendo tre "vertici" (creativo, estetico e etico) che intendono fornire un contributo per arricchire il concetto di apprendimento tenendo sullo sfondo proprio quello di universalità.
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Mackie, Gillian. « The Zeno chapel : a prayer for salvation ». Papers of the British School at Rome 57 (novembre 1989) : 172–99. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009132.

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LA CAPPELLA DI S. ZENO: UNA PREGHIERA PER LA SALVEZZAIl programma decorativo del mosaico di nono secolo della cappella di S. Zeno in Santa Prassede a Roma dove è sepolta Teodora, madre di Papa Pasquale I (817–824), è analizzato nella tradizione iconografica dei suoi componenti e nel senso specifico della composizione nel suo insieme. Il significato sotteso è identificato come intimemente connesso al tema della salvezza di Teodora. Tutti gli elementi del programma decorativo fanno riferimento alia sua morte, ai riti funerari, alle intercessioni dei suoi santi protettori, ed al suo destino nel giorno del giudizio. Il programma in se' è riconosciuto come bizantino e fondato sui dettati del secondo concilio di Nicea del 787. La fattura, invece, è romana ed i moduli iconografici furono scelti nel repertorio tipico dell'arte cristiana delle origini in Italia.Il tipo di composizione scelto da Pasquale I per la decorazione mosaica che, tra quelle conservate, riveste un significato maggiormente personale, rivela un aspetto nuovo del suo mecenatismo, fino ad ora ritenuto di natura essenzialmente antiquaria ed interessato alia riproposizione delle glorie della Chiesa critstiana delle origini in Roma. Per la cappella di S. Zeno, al contrario, Pasquale I scelse una moderna composizione di stile orientale per il luogo di sepoltura della madre, unico esempio sopravvissuto di un suo mecenatismo di natura maggiormente privata che officiale.
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Angelo Paletta, Serena Greco et Enrique Martín Santolaya. « Leadership, innovazione e cambiamento organizzativo. Promuovere comunità di apprendimento professionale ». IUL Research 3, no 5 (15 juin 2022) : 1–5. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i5.361.

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Il concetto di Professional Learning Community (PLC) riconosce l’importanza di un processo di apprendimento continuo per tutti i suoi membri, promuovendo una cultura della ricerca, della sperimentazione e dell’innovazione come condizione necessaria in un ambiente complesso e dinamico per rispondere ai bisogni degli studenti. Le sfide educative del ventunesimo secolo sono spesso adattive e, dal punto di vista organizzativo, non possono essere affrontate seguendo una gerarchia verticale di decisioni-azioni e normali procedure operative. Weick e Sutcliffe hanno definito le organizzazioni capaci di affrontare le crisi con successo (High Reliability Organizations – HRO) come pienamente consapevoli e capaci di anticipare e contenere l’inatteso, sviluppando alte competenze e capacità decisionali, conoscenza trasformativa e responsabilità condivise. Applicata al contesto scolastico, la creazione di HRO si traduce nell’attenzione verso tutti quegli elementi che caratterizzano la scuola come definizione di una visione condivisa, investimento sulla formazione del personale, promozione di pratiche collaborative, ricerca, sperimentazione e innovazione, creazione di sistemi efficaci di knowledge management, apertura e interazioni con il territorio, sostegno a pratiche di leadership condivisa.
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Braga, Paolo. « Il racconto inclusive della disabilità e dell’autismo : i casi delle serie TV Speechless e Atypical ». Medicina e Morale 69, no 1 (20 avril 2020) : 23–47. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.606.

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L’articolo muove da una panoramica sulle criticità che storicamente hanno segnato il racconto audiovisivo della disabilità. Come mostrano report sull’industria cinetelevisiva e come sottolineano i Disability Studies, accanto ad una rappresentazione insufficiente della disabilità, c’è, quando l’argomento è affrontato, il diffuso scadimento nello stereotipo. A partire da questo dato generale, l’articolo considera la recente categoria critica dell’«inspiration porn». Coniata dagli attivisti dei diritti alla pari dignità, denuncia quei prodotti culturali in cui la persona con disabilità è riduttivamente ritratta al solo fine di suscitare i buoni sentimenti, l’auto-stima, la gratificazione del pubblico che non ha disabilità. Tuttavia, nell’offerta televisiva internazionale segnali di un’inversione di tendenza sono riscontrabili. L’articolo analizza due serie, Speechless e Atypical, che hanno provato a migliorare lo storytelling improntandolo al valore dell’inclusione. L’analisi, che incrocia un approccio etico di fondo con la prospettiva più tecnica della sceneggiatura, si concentra su due aspetti: come la storia rende conto del punto di vista della persona con disabilità, così da rivelare la complessità della sua esperienza personale; come la storia presenta l’inclusione come un obiettivo socialmente conseguibile e motivante. In sede di conclusioni, sulla scorta della differente qualità riscontrata nelle due serie, l’articolo suggerisce tre criteri generali per l’eticità del racconto sulla disabilità: il realismo referenziale, per una rappresentazione fedele al dato medico-terapeutico-sociale; il realismo ottativo, cioè una declinazione proattiva del dramma; il realismo antropologico, cioè l’attribuzione ad azioni e relazioni del loro significato oggettivo entro un disegno esaustivo di completamento personale.
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Di Vittorio, Arianna. « Turismo 2.0 : le community on line dei viaggiatori e la condivisione dell'esperienza turistica ». MERCATI & ; COMPETITIVITÀ, no 4 (décembre 2011) : 147–67. http://dx.doi.org/10.3280/mc2011-004010.

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Résumé :
Il paper affronta il tema della condivisione dell'esperienza turistica tramite lo strumento del web. Dallo studio di questo fenomeno emerge come aspetto chiave il significato e il ruolo che hanno le comunitÀ on line di viaggiatori nell'ottica di un nuovo scenario: il turismo 2.0. Il paper, costruito su un'ampia rassegna della letteratura č di tipo positivo-descrittivo, ma offre implicazioni prescrittive di management e policy per le imprese che operano nel settore turistico. Esso intende dimostrare il crescente valore delle attivitÀ di viral marketing in un contesto, quale quello turistico, dove il consumo del viaggio č diventato esperienza di vita che genera "valore". Tale "valore", se trasferito ad altri consumatori tramite il web, diventa fonte di informazione ed arricchimento per le altrui scelte di acquisto. Nella sua strutturazione il paper parte dal presupposto secondo cui il viaggio č esperienza e il consumatore cerca esperienze positive, per poi sostenere la tesi secondo cui le esperienze degli altri possono notevolmente influenzare le nostre scelte decisionali. Alla luce di questa rivoluzione globale dei nuovi consumatori, anche le organizzazioni turistiche colgono i nuovi risvolti di un nuovo processo d'acquisto, formulando nuove modalitÀ di promozione e vendita dei propri prodotti turistici.
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Lanzalaco, Luca. « LA FORMAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI IMPRENDITORIALI IN EUROPA OCCIDENTALE ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no 1 (avril 1989) : 63–89. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017494.

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Résumé :
IntroduzioneLa progressiva attenzione della scienza politica per le tematiche organizzative sembra essere una tendenza incontrovertibile. Gli attori politici collettivi sono visti sempre meno come delle «scatole nere», dei semplici canali di trasmissione di domande e interessi, e si sottolinea, invece, sempre più come essi siano delleorganizzazioni complessela cui condotta è regolata da meccanismi ed imperativispecificiedautonomie come, di conseguenza, l'individuazione di queste dinamiche organizzative contribuisca in modo determinante alla comprensione del funzionamento del sistema politico nel suo complesso. La configurazione di una organizzazione politicanonè un fatto meramente «tecnico» o «ingegneristico», e men che meno «formale», ma determina l'autonomia e la discrezionalità di cui gode il gruppo dirigente nel ridefinire gli interessi dei gruppi sociali rappresentati e nel «guidare» lamembershipverso determinate mete collettive. Una delle acquisizioni più rilevanti che sono state fatte in questo campo di indagine è che per spiegare le caratteristiche strutturali di una organizzazione politica occorre risalire al modo in cui essa è nata, si è formata e si è consolidata. Il concetto distruttura, infatti, appartiene ad una classe di concetti utilizzati nelle scienze sociali — i cosiddettitime oriented concepts— che assumono significato solo in un orizzonte temporalediacronico(Rosenthal 1978). Ciò che si percepisce come «strutturale» al tempo T sono modelli di comportamento e interazioni sociali che sono perdurati e si sono stabilizzati al tempo T-1, T-2, T-3, … T-n, e che per questo motivo diventano elementicostitutividi quella relazione sociale. Quella che potremmo chiamare lafallacy of synchronic reductionismporta a «fotografare» una organizzazione in un dato momento e a considerare tutti i suoi caratteri strutturali in un orizzonteatemporale.Invece, le proprietà strutturali di una organizzazione sono il risultato di scelte organizzative e di processi di adattamento che si sono verificati inmomenti e fasi differentidella vita dell'organizzazione e i cui risultati si sono poi «congelati», «sedimentati», «stratificati» nel tempo. Una semplice analisi del contesto ambientale in cui opera un'organizzazione, come suggerisce l'approcciocontingency, non è sufficiente in quanto organizzazioni con «storie»differentipotranno daredifferentirisposte, in termini di proprietà organizzative, agliidenticiimperativi posti in un dato momento dallo stesso ambiente. Per spiegare le proprietà strutturali di una organizzazione politica occorre quindi integrare opportunamente l'analisistrutturale-morfologica, basata sull'ipotesi che le organizzazioni tendano ad adattarsi razionalmente alla struttura del loro ambiente, con l'analisistorico-genetica, in base alla quale la razionalità degli attori organizzativi è vincolata dalle loro esperienze passate, dallastoriadell'organizzazione e, in particolare, dal modo in cui l'organizzazione stessa è nata e si è formata. L'approccio genetico ha trovato ampie applicazioni nello studio di vari tipi di organizzazioni politiche: i partiti, i sindacati dei lavoratori, i gruppi di interesse, i movimenti collettivi, le organizzazioni terroristiche. Con questo articolo mi propongo di estendere l'utilizzazione, e di dimostrare l'utilità, di questo approccio anche per quanto riguarda l'analisi di un tipo particolare di organizzazioni politiche, che solo recentemente sono diventate oggetto di studio, cioè leassociazioni imprenditoriali.In particolare, mi occuperò dellepeak associations, cioè delle confederazioni nazionali intersettoriali, come la confindustria e le sue omologhe in altre nazioni. Nella prossima sezione traccerò una tipologia dellepeak associationssulla base del loro «modello originario», cioè del modo in cui sono nate, e del loro grado di istituzionalizzazione; nella seconda sezione verificherò la validità di questa tipologia attraverso l'analisi storico-comparata: illustrerò un «modello a dicotomie successive», costruito alla luce dell'evidenza empirica disponibile, per l'analisi dei processi di formazione delle associazioni imprenditoriali, mettendo in evidenza come a diversi processi di formazione siano corrisposti differenti «modelli originari». Nelle sezioni finali, infine, esaminerò i fattori esplicativi che hanno determinato il prevalere di uno o dell'altro dei vari processi di formazione.
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Barbieri, Michele. « Guerra, politica, letteratura in Foscolo e Clausewitz ». DILEF. Rivista digitale del Dipartimento di Lettere e Filosofia, no 1 (23 mars 2022) : 66–87. http://dx.doi.org/10.35948/dilef/2022.3288.

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AbstractLa generazione di Foscolo e di Clausewitz assistette in un quarto di secolo all’avvicendamento di una decina di costituzioni, si assoggettò o si ribellò a vari cambi di sovranità o di regime, e si spense infine in un regime di sovranità coatta. Hölderlin ne impazzì, mentre essi non conobbero il successo personale, nel doppio significato del riconoscimento pubblico e del raggiungimento dei propri scopi letterari ultimi. Caos e catastrofe non furono soltanto nozioni astratte, bensì esperienza e spettacolo. L’esperienza si narra, allo spettacolo si assiste o lo si immagina. In a quarter of a century, the generation of Foscolo and Clausewitz witnessed the advancement of a dozen constitutions, subjected or rebelled to various changes of sovereignty or regime, and finally died out in a regime of forced sovereignty . Hölderlin went mad, while they did not know personal success, in the double meaning of public recognition and the achievement of their ultimate literary goals. Chaos and catastrophe were not just abstract notions, but experience and spectacle. The experience is told, the spectacle is witnessed or imagined.
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Gasca, Paolo. « Il mercato del lavoro dei professionisti dell'educazione e della formazione ». QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no 112 (mars 2021) : 247–50. http://dx.doi.org/10.3280/qua2020-112016.

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Résumé :
Ci troviamo oggi a combattere una guerra contro un nemico invisibile, che ha impattato pesantemente non soltanto sulla dimensione familiare e sociale di ciascuno, ma anche sulla sfera lavorativa. Il contratto psicologico che lega gli individui e le organizzazioni è stato stravolto e ridisegnato, lasciandosi alle spalle valori quali "sicurezza" e "appartenenza". Quello che si prospetta è un futuro del tutto nuovo, in cui i concetti di "habitat professionale" e di "work-life balance" assu-mono nuove accezioni e in cui appare necessario riscoprire il rapporto fra azienda e persone, per dare vita a un nuovo "umanesimo aziendale" che recuperi la centra-lità della persona e permetta all'individuo di esprimere se stesso e tutte le proprie potenzialità. Come? Attraverso modalità maieutiche capaci di sviluppare nuove capacità e qualità individuali e di accompagnare le persone in un ineludibile riposi-zionamento professionale e, soprattutto, personale. Occorre passare dall'obiettivo di gestire a quello del "prendersi cura" delle persone dando un nuovo senso, una nuova prospettiva al contratto psicologico. E qui entrano in gioco i professionisti della formazione, la cui sfida è, oggi più che mai, quella di dare vita a un nuovo pensiero gestionale, a nuove idee, e di sostenere le persone in un percorso di crescita che permetta loro di confermarsi come il vero differenziale di competitività.
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Gaspani, Fabio. « Il ricevimento negli high-end hotel : complessità e discrezionalità nei processi di lavoro ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 2 (décembre 2020) : 36–60. http://dx.doi.org/10.3280/so2020-002002.

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Focalizzandosi sul segmento elevato del settore alberghiero, l'articolo indaga le dimensioni della complessità e della discrezionalità nei processi lavorativi che interessano gli addetti al ricevimento del reparto front office. Tali aspetti vengono esaminati in relazione ai contenuti tangibili e intangibili del lavoro. I dati provengono da un'osservazione partecipante nel corso della quale l'autore ha assunto il ruolo di receptionist front line in due hotel nella città di Milano. L'attenzione sulle pratiche di lavoro permette di esplorare le caratteristiche del servizio in contesti che richiedono elevati standard di qualità, consentendo altresì di fare emergere la pluralità di competenze richieste al personale. Il contributo mette in luce come i processi di lavoro in cui sono impegnate figure non apicali nella gerarchia organizzativa possono presentare un considerevole livello di complessità. Nello specifico, questa dimensione richiama la numerosità delle mansioni e la variabilità delle situazioni di servizio, lo svolgimento integrato di compiti tangibili e intangibili, la necessità di coordinamento, la velocità di esecuzione delle attività e la loro frammentazione. In aggiunta, gli aspetti dell'anticipazione e della personalizzazione, così come la gestione di problemi o imprevisti, implicano gradi di discrezionalità variabili in relazione a diverse componenti del servizio. Le riflessioni sviluppate attraverso lo studio degli high-end hotel consentono una maggiore comprensione delle caratteristiche del lavoro a contatto con i clienti nelle organizzazioni dei servizi che operano nella fascia superiore del mercato.
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Caneparo, Raffaella. « "Va' dove ti porta il cuore...". Da cardiologo a psicoterapeuta : la nascita di un nuovo ruolo professionale, la nascita di un gruppo di psicoterapia per pazienti cardiopatici e le risonanze istituzionali ad esse conseguenti ». GRUPPI, no 2 (avril 2011) : 47–60. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-002004.

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Résumé :
Il lavoro descrive la nascita di un gruppo di psicoterapia di sostegno per cardiopatici avvenuta in seguito ad un processo evolutivo riguardante l'autore e l'istituzione in cui l'esperienza č avvenuta. Il cammino da cardiologo a psicoterapeuta iniziato con il contatto quotidiano con i vissuti emotivi dei pazienti e compiuto attraverso un percorso interiore e di formazione, ha portato ad una nuova immagine di malattia e di cura verso un'integrazione degli aspetti corporei ed emotivi ed una visione olistica dell'individuo. L'autore si č trovato quindi di fronte ad una maggiore complessitŕ dei fenomeni osservati quotidianamente, e ciň l'ha condotto ad una presa di coscienza delle proprie caratteristiche individuali, dei propri compiti istituzionali e, non ultimo, alla comprensione ed accettazione dei propri limiti. La nascita del gruppo ha significato l'apertura di un nuovo spazio all'interno del reparto, č iniziato un movimento di pensiero ancora in atto, grazie al quale la visione della persona malata di cuore ha potuto diventare comprensiva di un lato emotivo, con maggiore convinzione anche da parte del personale curante che non era direttamente coinvolto in questo progetto. Non sono certo mancate le resistenze verso questo approccio nuovo che spesso si traducevano in agiti atti a boicottare l'esperienza che continua ad evolversi giorno dopo giorno.
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Garotti, Pier Luigi, Lavinia La Torre, Dorella Scarponi et Andrea Pession. « Operatore e utente nel contesto sanitario. Quali competenze per una relazione efficace ? » PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 1 (septembre 2010) : 89–102. http://dx.doi.org/10.3280/psd2010-001005.

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La maggior parte dei contributi che riguardano la relazione tra operatore sanitario e paziente ha reso evidente la necessitŕ di approfondire un aspetto importante della formazione dell'operatore, quello che riguarda l'acquisizione di abilitŕ a prestare attenzione alla "risonanza emotiva" suscitata dalla relazione con l'altro. A questo proposito č in corso una ricerca presso il reparto di Oncologia pediatrica dell'ospedale Sant'Orsola di Bologna che ha tra gli obiettivi quello di verificare il grado di coerenza, nel colloquio clinico tra medico e genitore del giovane paziente, della risposta emozionale non verbale del medico, con i segnali espressivo-emozionali prodotti dal genitore. I risultati confermano che la maggior parte dei segnali non verbali e delle espressioni prodotte dal medico hanno, soprattutto, funzione comunicativo- relazionale e non esprimono emozioni in sintonia con quelle espresse dal genitore. Tale aspetto si puň considerare indicativo di una relazione tra medico e interlocutore non sempre efficace. Riconoscere le emozioni permette di comprenderne il significato e di trarne informazioni su cosa accade all'altro e a se stessi; č un percorso personale di auto-conoscenza e di accrescimento delle proprie capacitŕ relazionali che rende possibile all'operatore di adattare le proprie competenze ai bisogni dell'altro. Lo sviluppo e l'acquisizione di specifiche e adeguate skills comunicative e relazionali possono diventare obiettivo primario di un'organizzazione sanitaria che ha come scopo l'alta qualitŕ del servizio.
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Romano, Augusto. « Peripezie del "caso clinico" ». STUDI JUNGHIANI, no 55 (août 2022) : 31–53. http://dx.doi.org/10.3280/jun55-2022oa14070.

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L'articolo si propone di illustrare: a) I nessi che intercorrono tra conduzione dell'analisi e caratteristiche del suo resoconto (il cosiddetto "caso clinico"). Vengono pertanto descritti e discussi il modello tradizionale della conduzione dell'analisi e quello corrispondente della redazione del caso clinico, entrambi ispirati a un metodo osservazionale, nel quale lo sguardo distaccato dell'osservatore ha un ruolo centrale. b) L'evoluzione della prassi analitica che, raccogliendo l'eredità dello spirito del Romanticismo, ha progressivamente ridotto l'importanza della interpretazione a favore di un sempre maggiore coinvolgimento personale dell'analista. c) Le difficoltà che si oppongono a una trascrizione efficace delle esperienze emotive e immaginali vissute nell'interazione di analista e paziente. Tali difficoltà rinviano alla indicibilità dei "vissuti", nei quali non è più possibile una netta distinzione tra significante e significato. d) Il parallelismo tra redazione del "caso clinico" e traduzione da una lingua a un'altra. In entrambi i casi, una possibile, seppur parziale, soluzione delle difficoltà sta nella applicazione della cosiddetta "costruzione dei comparabili" (Ricoeur), che significa tendere a una equivalenza ma non a una identità tra ciò che accade in analisi e ciò che noi scriviamo: dire la stessa cosa ma in altro modo, facendo uso dell'analogia.
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Pellerey, Michele. « On competences, and in particular on personal competences often called soft skills : their role in the world of work ». Form@re - Open Journal per la formazione in rete 23, no 1 (4 février 2023) : 5–20. http://dx.doi.org/10.36253/form-14185.

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Recently there has been a wide debate on the role of so-called noncognitive skills, a misnomer for the personal skills needed to cope positively with personal, social and professional life. In this contribution an attempt is made to clarify their meaning, prospect their development and possible evaluation. Reference is made in this framework mainly to the world of work, in which they are more specifically referred to as soft skills. Sulle competenze, e in particolare su quelle personali dette spesso soft skills: il loro ruolo nel mondo del lavoro. Recentemente si è sviluppato un ampio dibattito sul ruolo delle cosiddette competenze non cognitive, espressione impropria per indicare le competenze personali necessarie per affrontare positivamente la vita personale, sociale e professionale. In questo contributo si cerca di chiarire il loro significato, prospettare un loro sviluppo e una loro possibile valutazione. Si fa riferimento in questo quadro soprattutto al mondo del lavoro, nel quale esse sono più specificatamente denominate soft skills.
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Marinelli, Massimiliano. « La Medicina Narrativa, pratica comunicativa che orienta la cura verso la persona ». Medicina e Morale 70, no 1 (12 avril 2021) : 55–71. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2021.929.

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È urgente dirigere la relazione medico paziente verso la persona, per evitare che essa scada in senso riduzionistico e tecnicistico e che si concentri sugli aspetti biomedici della malattia, mettendo a repentaglio la dignità stessa del paziente. Tale direzione, tuttavia, non può essere avviata senza strumenti in grado di rispondere alle esigenze di questo rinnovato rapporto. Questo saggio ritiene che la Medicina Narrativa disponga di tali strumenti in quanto pratica comunicativa che orienta la cura verso la persona. Secondo tale definizione la Medicina Narrativa si pone ontologicamente in ogni relazione di cura, in quanto la cura si dà attraverso atti comunicativi in una determinata atmosfera etica. Il riconoscimento della narrazione come elemento essenziale in ogni relazione di cura è un’operazione densa di implicazioni epistemologiche. Attraverso l’ermeneutica e la fenomenologia, il saggio analizza le implicazioni legate al significato del narrativo per la persona, al carattere riflessivo del sé e all’identità personale. L’analisi effettuata fa emergere uno statuto epistemologico di una pratica comunicativa che riconosce il primato della persona e il fine della cura, da realizzare attraverso il dialogo interpersonale, alla ricerca di una concordanza. La Medicina Narrativa, inoltre, presenta un punto di vista particolare sull’altro, che non è mai un estraneo, sia perché è necessario conoscerne la prospettiva, sia perché la sua presenza entra costitutivamente nella identità stessa del medico. Infine, la dimensione narrativa induce a considerare la relazione come un valore da perseguire e da difendere e, di conseguenza, fa approdare la Medicina Narrativa verso un’etica della cura.
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Del Missier, Giovanni. « Le mutilazioni genitali femminili ». Medicina e Morale 49, no 6 (31 décembre 2000) : 1097–143. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.774.

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L’articolo intende approfondire la tematica delle mutilazioni genitali femminili (MGF) per esprimere un fondato giudizio morale su queste pratiche e offrire delle linee di riferimento per la promozione di comportamenti sociali giusti e responsabili, nel pieno rispetto della dignità personale delle donne coinvolte. L’autore offre un quadro generale del fenomeno, emergente anche in Italia, individuando le testimonianze storiografiche delle MGF, le diverse tipologie di intervento, le conseguenze psico-fisiche che esse comportano per le donne che vi si sottopongono, la distribuzione geografica e quantitativa dei soggetti coinvolti. Vengono esaminate le motivazioni tradizionalmente addotte a giustificazione di queste pratiche e le teorie esplicative moderne fornite dalle scienze umane che hanno tentato di interpretare in vario modo le mutilazioni sessuali, con particolare attenzione alla riflessione ispirata ai diritti umani. Successivamente, vengono considerati criticamente i paradigmi etici più utilizzati in letteratura per schierarsi a favore o contro la legittimità delle MGF. I limiti rilevati inducono l’autore ad inquadrare il discorso in una più ampia cornice di tipo antropologico personalista e a percorrere una via di soluzione equidistante dal culturicentrismo e dal relativismo culturale. Sulla base del significato della corporeità si sostiene la grave illiceità delle pratiche mutilatorie, analizzando nel dettaglio le responsabilità dei diversi attori sociali che vi si possono trovare coinvolti. Sulla scorta di alcune argomentazioni derivate per analogia dai Teologi Dottori della tradizione cattolica viene individuato, inoltre, un criterio minimale di riferimento per avviare un dialogo interculturale non direttivo né paternalistico, ma rispettoso e fermo che conduca le etnie, presenti nella società italiana, a superare queste pratiche trasformandole in una nuova ritualità non cruenta, senza compromettere il patrimonio di valori che esse vorrebbero salvaguardare e trasmettere. L’esposizione si conclude con una serie di indicazioni volte a guidare la progettazione di interventi sociali finalizzati a modificare le tradizioni dannose per la salute, secondo una strategia ispirata non solo all’efficacia, ma soprattutto al rispetto della dignità umana e delle diversità culturali, con particolare riguardo ai problemi delle donne, delle famiglie, delle comunità di riferimento, degli operatori socio-sanitari e alla questione dell’introduzione di norme penali specifiche anti-MGF.
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Lagomarsino, Francesca, et Jacques Ramirez. « I coyotes del Pacifico. Quito-Los Angeles A/R ». MONDI MIGRANTI, no 2 (octobre 2009) : 147–60. http://dx.doi.org/10.3280/mm2009-002010.

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In questo contributo presentiamo la storia di Luis (l'intervista qui riportata č stata raccolta a Quito nel 2008, dopo il suo rientro in Ecuador), giovane migrante ecuadoriano in transito verso gli Stati Uniti. Luis ha attraversato per alcune settimane paesi diversi, utilizzando mezzi di trasporto diversi, spesso nascondendosi, insieme ai suoi compagni, per non farsi prendere dalle polizie di frontiera dei numerosi paesi di transito. L'esperienza di Luis insieme a quella di migliaia di ecuadoriani e altri latinoamericani ripercorre quella che in letteratura viene definita "migrazione di transito". Partendo dall'esperienza di questo giovane migrante vogliamo qui riflettere sul significato che negli ultimi anni hanno assunto i cosiddetti "paesi di transito", paesi cioč che per la loro posizione geografica vengono attraversati da potenziali migranti diretti verso i paesi sviluppati del nord Europa o del nord America. Ci troviamo all'interno di un tema molto complesso, non a caso ad oggi non esiste una definizione universalmente accettata dei termini "migranti in transito" e i "paesi di transito" e soprattutto non esiste nel diritto internazionale una categoria specifica che li identifichi. Tuttavia il dibattito sul tema č oggi molto intenso non solo a livello accademico ma soprattutto a livello politico poiché la questione sul ruolo svolto dai paesi di transito nel controllo e nella gestione dell'immigrazione irregolare (come si puň osservare nel caso degli accordi tra Italia e Libia) appare sempre piů centrale e determinante. Come si puň facilmente intuire la preoccupazione politica attorno al ruolo dei paesi di transito č strettamente legata alle ansie sicuritarie e di controllo dei paesi ricchi loro confinanti; si parla di paesi di transito per lo piů da un punto di vista di politiche migratorie restrittive che cercano di bloccare flussi in entrata percepiti come pericolosi e sostanzialmente non desiderati. Č infine importante sottolineare che l'inasprimento dei controlli alle frontiere e le enormi difficoltŕ di accesso legale hanno agevolato lo sviluppo di un'industria della clandestinitŕ, in cui coyoteros, chulqueros, intermediari di vario tipo sono diventati soggetti indispensabili. In questo senso il caso del cammino verso gli Stati Uniti č paradigmatico: piů i controlli si sono inaspriti e piů si č sviluppato un sistema capillare e organizzato di gestione dell'immigrazione illegale. E cosě proprio quei paesi che retoricamente si dichiarano in lotta contro i trafficanti di esseri umani sono i primi a incrementare lo sviluppo di queste organizzazioni, attraverso politiche evidentemente fallimentari che non riescono a bloccare gli arrivi dei migranti ma rendono altamente rischioso il viaggio e violano i loro diritti innanzitutto come esseri umani.
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Dendasck, Carla Viana. « Affinamento, sviluppo personale e pratiche meditative : aspetti introduttivi ». Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 11 juillet 2022, 39–47. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/psicologia-it/pratiche-meditative.

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Résumé :
Questo materiale è il primo articolo di una sequenza di cinquanta materiali, che avranno come obiettivo principale la costruzione di conoscenze teoriche sull’affinamento e lo sviluppo personale, e la sua fattibilità pragmatica attraverso l’aiuto di varie pratiche meditative. Obbedendo alla sistematizzazione del rigore scientifico, ogni materiale sarà organizzato sulla base di una domanda guida che darà significato a ogni materiale individualmente, anche se fa parte di una sequenza. Questa volta, la domanda qui evidenziata sarà: quali sono gli approcci concettuali e le episteme che costituiscono il raffinamento, lo sviluppo personale e in che modo le pratiche meditative aiutano questo processo? In generale, è possibile osservare che l’essere umano è un individuo in continua metamorfosi, che deve sempre cercare di svilupparsi per agire in modo più efficace sia nella sfera personale che sociale. I concetti teorici sono importanti in quanto supportano questo processo; tuttavia, le pratiche meditative possono essere strumenti strategici per eseguire efficacemente questo processo, producendo effetti mentali, sociali e fisiologici.
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Fizzotti, Eugenio. « La Trascendenza, base della cura personale e sociale (Inquietudine esistenziale e religiosità personalizzata nel pensiero di Viktor E. Frankl). Transcendence, the Foundation of Personal and Social Care (Existential Care and Personal Religiosity in Viktor E. Frankl) ». Metafísica y persona, no 7 (30 mai 2017). http://dx.doi.org/10.24310/metyper.2012.v0i7.2767.

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Résumé :
La cura personale e sociale richiede l’individuazione e la chiarificazione di motivazioni antropologiche radicate in situazioni esistenziali che si rivelano ancorate alla ricerca di significato nei valori della vita. In altri termini, l’essenza della cura personale e sociale è costituita sia dalla lotta al vuoto esistenziale e sia dalla riscoperta dei valori, soprattutto religiosi, ritenuti significativi per la propria sussistenza.Personal and social care requires discovering and clarifying anthropological motivations in existential situations. These are anchored by the search for meaning of life’s values. In other words, the essence of personal and social care is made up, on the one hand, by the fight against existential vacuum; on the other, by rediscovering the values, mostly religious, recognised as significant for one’s existence.
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Palazzani, Laura. « Biopolitica : significato filosofico del termine ». Medicina e Morale 58, no 2 (30 avril 2009). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2009.248.

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L’articolo precisa i significati filosofici di biopolitica, distinguendo la biopolitica come “potere arbitrario sulla vita biologica” (o politica sulla vita) e la biopolitica come “buon governo al servizio della persona umana” (o politica per la vita). Il primo significato si inserisce in una teoria etica non cognitivista e soggettivista, che ritiene il diritto e il potere quali prodotto della volontà autoreferenziale; il secondo significato rimanda ad una teoria che riconosce valori oggettivi nella natura umana quale fonte del diritto e della politica. La politica come potere arbitrario ritiene la vita un mero oggetto biologico, disponibile e manipolabile, senza limiti etici fondabili a priori: è la teoria che separa l’essere umano dalla persona, attribuendo solo alle persone in grado di autodeterminarsi i diritti. La politica come buon governo prende in considerazione la vita umana come espressione della vita personale (dall’inizio alla fine), riconoscendone il valore quale orizzonte di senso: è la teoria che identifica essere umano e persona, ritenendo che ogni essere umano e tutti gli esseri umani abbiano diritti. ---------- The article specifies philosophical significance of biopolitics, making a difference between biopolitics as “arbitrary power on biological life” (or politics on life) and biopolitics as “good government in the service of human person” (or politics for life). The first significance refers to the ethical theory of non-cognitivism and subjectivism, that considers law and power as a product of will which refers to itself; the second significance sends back to a theory which recognises the objective values of human nature, as the origin of law and politics. The politics as arbitrary power considers life as a biological object, available and at disposal, without any a priori justification of ethical limits: it is the theory which separates human beings and persons, attributing rights only to persons capable of auto-determination. The politics as good government considers human life as an expression of personal life (form the beginning till the end), recognising its value as an horizon of sense: it is the theory that identifies human being and person, considering each human being and all human beings as subjects of rights.
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Pensieri, Claudio, et Maddalena Pennacchini. « La quinta disciplina e le organizzazioni che apprendono nel Management sanitario ». Medicina e Morale 62, no 6 (30 décembre 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.77.

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Cultura del presente, della fretta, unitamente al fatto che le aziende, comprese le aziende sanitarie, si sono trasformate da complicate in complesse rende difficile gestire le conseguenze impreviste e dare significato a una nuova situazione economico-organizzativa. La Quinta Disciplina della Sloan School of Management del MIT è una strada percorsa da anni nel mondo del business ma inesplorata nel mondo della Sanità Italiana. In questo articolo vogliamo esporre le basi teoriche del funzionamento della “Quinta Disciplina” con particolare attenzione a: “Le sette incapacità di apprendere”, riservandoci l’opportunità di approfondire l’argomento de: “Le cinque leggi” e de: “I sei archetipi sistemici” in altre occasioni. ---------- Culture of “now”, of “hurry”, with the fact that companies, including healthcare organizations, turned from complicated to complex, makes it difficult to manage the unintended consequences and to give meaning to a new situation and economic organization. The Fifth Discipline of the MIT Sloan School of Management is a road traveled for years in the business world but it is unexplored in the Italian Healthcare System. In this article we explain the theoretical basis of the functioning of the “Fifth Discipline” with particular attention to: “The seven inability to learn”, reserving the opportunity to deepen the topic of: “The Five Laws” and the “Six systemic archetypes” in other papers.
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Rubino, Nunziata, Alfonso Della Corte, Antonio Nigro, Giuseppe Ferrucci, Rosetta Frammartino, Francesco Petrosino, Marina Bisogno et al. « Infezioni correlate all’assistenza ». La Sanita pubblica. Ricerca sul campo., 2020, 51–56. http://dx.doi.org/10.48268/sanita/2020/0001.5.

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Résumé :
Per Infezione Correlata all’Assistenza (ICA) o Healthcare-Associated Infection (HAI) si definisce un’infezione contratta durante il ricovero in ospedale, che non era clinicamente manifesta o in incubazione al momento dell’ammissione, ma che compare nelle 48 ore successive ad essa. Sono comprese quindi le infezioni successive alla dimissione ma riferibili per tempo di incubazione al ricovero. Le infezioni acquisite in ospedale comprendono anche le infezioni che il personale ospedaliero può contrarre nell’assistenza ai malati. L’infezione viene distinta dalla semplice “colonizzazione”, in quanto quest’ultima rappresenta unicamente una moltiplicazione di microorganismi a livello locale, senza apparenti reazioni tissutali e sintomi clinici, presenti per definizione nella patologia infettiva. Lo studio di prevalenza puntuale europeo promosso dall’ECDC ha come scopo principale quello di ottenere un campione rappresentativo di dati sulle infezioni correlate all’assistenza e sull’utilizzo degli antibiotici negli ospedali per acuti. Questo progetto fornisce agli ospedali che partecipano allo studio uno strumento affidabile e standardizzato per la rilevazione delle HAI, permettendo così di effettuare confronti e di porre obiettivi di miglioramento della qualità. Una volta registrati ed inviati alla sede centrale dell’ECDC tramite piattaforma proprietaria, i dati vengono elaborati ed in seguito diffusi a tutti gli enti e le organizzazioni che hanno necessità di conoscerli a livello locale, regionale, nazionale ed europeo. Il fine ultimo è di aumentare l’attenzione sul fenomeno delle infezioni correlate all’assistenza, allo scopo di promuovere interventi di rinforzo delle infrastrutture, per identificare problematiche comuni ed individuare strategie di contrasto condivise.
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Di Rienzo, Paolo, Aline Sommerhalder, Massimo Margottini et Concetta La Rocca. « Apprendimento permanente, saperi e competenze strategiche : approcci concettuali nel contesto di collaborazione scientifica tra Brasile e Italia (Lifelong learning, knowledge and Strategic Competence : conceptual approaches in the context of scientific collaboration between Brazil and Italy) ». Revista Eletrônica de Educação 12, no 3 (7 octobre 2019). http://dx.doi.org/10.14244/198271993584.

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Résumé :
This essay aims to show some approaches in the understanding of the lifelong learning concepts, knowledge, competence, from a literature review with the contributions of Dewey, Bruner, Freire, Schon and Tardif among others. Coming from theoretical studies carried out by Italian researchers and a Brazilian researcher, through their Research Centers/Laboratories and international collaborative partnership between Brazilian and Italian Universities, this text addresses from the undertake scientific literature, key terms which support the held studies. From the considerations, it is highlighted the regular understanding around lifelong learning concept, which considers the human condition for the permanent learning and valuing experiences from different contexts, such as family and school (basic and higher education). In view of this, the approximation between the concepts of competence and knowledge was also highlighted, recognized and valued as fundamental elements for the learning process and for the development of critical and reflexive thinking, and consequently transforming daily problems and challenges. The task reinforces the research network, pursuing the improving theoretical knowledge to subsidize the scientific research production in the educational field, besides Brazilian or Italian academic walls.SommarioQuesto saggio ha l’obiettivo di presentare gli approcci sulla definizione dei concetti di apprendimento permanente, saperi e competenze, partendo da una revisione della letteratura, con i contributi,tra gli altri, di Dewey, Bruner, Freire, Schon e Tardif. A partire dall’analisi teorica condotta da ricercatori italiani e una ricercatrice brasiliana, mediante i loro centri di ricerca/laboratório, e l’accordo di collaborazione internazionale tra l’università brasiliana e italiana, questo testo affronta, in base alla letteratura scientifica, i termini chiave che supportano gli studi realizzati. Dalle argomentazioni espresse, emerge la posizione comune sul concetto di apprendimento permanente o per tutta la vita, che considera l’approccio umanistico e la valorizzazione delle esperienze provenienti da diversi contesti come la famiglia e la scuola (in particolare di base e superiore). In questa prospettiva, si mette in evidenzia anche l'approssimazione semantica tra i concetti di competenza e saperi, riconosciuti e valorizzati come elementi fondamentali per il processo di apprendimento e per lo sviluppo del pensiero critico e riflessivo, e di conseguenza trasformatore rispetto ai problemi e alle sfide quotidiane della vita. Il presente contributo rafforza la rete di ricerca congiunta, con l'obiettivo di migliorare le conoscenze teoriche per supportare lo sviluppo di ricerche in campo educativo, al di là delle mura accademiche brasiliane o italiane.Keywords: Lifelong learning, Knowledge, Strategic competence, Reflexive competence.Parole chiave: Apprendimento permanente, Saperi, Competenze strategiche, Competenze di riflessione.Palavras-chave: Aprendizagem permanente, Conhecimento, Competência estratégica, Competência reflexiva.ReferencesALBERICI, A. La possibilità di cambiare. Apprendere ad apprendere come risorsa strategica per la vita. Milano: Franco Angeli, 2008.ALBERICI, A.; DI RIENZO, P. Learning to learn for individual and society. In: R. Deakin CRICK, C. S.; K. REN (Eds), Learning to Learn. International perspectives from theory and practice. New York: Routledge, 2014, p. 87-104.BALDACCI M. Trattato di pedagogia generale, Roma: Carocci Editore, 2002.BANDURA A. 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Colombetti, Elena. « Relazione e de-somatizzazione Per un approccio relazionale al tema della generazione extracorporea ». Medicina e Morale 61, no 2 (30 avril 2012). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2012.140.

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Avendo a che fare con l’origine di esseri umani, per sua stessa natura la generazione (corporea o extracorporea) riveste un’alta densità antropologica e non può essere banalizzata come mera trasmissione di informazioni genetiche né come una riproduzione, termine più adatto all’ambito della zootecnia che non a quello degli uomini. Il testo prende in esame la questione della generazione partendo dalla relazionalità costitutiva dell’umano, indagando il significato antropologico del nostro originario essere-con che si manifesta in primo luogo nel comune “essere nati da una donna”. Da qui scopriamo che i sé non sono necessariamente tra loro separati e che la dipendenza rientra nella definizione dell’umano. Per questa ragione la generazione non può essere pensata solo come una questione di soli diritti individuali. La maternità, in un primo tempo denigrata dai movimenti femministi, culturalmente è stata poi positivamente recuperata dalle stesse pensatrici dei women’s studies, mentre le tecnoscienze sono state lette come lo strumento per liberare la maternità stessa dai limiti biologici e per realizzarla secondo i progetti individuali. Proprio tali elementi sono qui affrontati a partire dalla relazione originante con una donna, mettendo in luce come l’importanza accordata nella PMA alla biologia a scapito del soma (personale maschile e personale femminile) cambi la percezione dell’umanità dell’evento generativo e tenga a distanza le ineludibili relazioni in esso implicate. ---------- The generation (both in or outside the body), having to do with the origin of human beings, for its same nature has an high anthropological density and it can’t be banalized as mere transmission of genetic information neither as a reproduction, term that is more apt to zootechny rather than to human being. The text takes in examination the matter of the generation starting from the constitutive relationality of the human being, investigating the anthropological meaning of our native ‘being-with’ that firstly is manifested in our “have been born from a woman”. Hence we discover that the selves are not necessarily separated and that the dependence takes part in the definition of human being. For this reason, generation can’t be thought as a question of individual rights only. The maternity, in a first time denigrated by the feminist movements, later has been positively recovered by the same thinkers of the women’s studies; the techno-sciences have been read and interpreted as the tool of liberation of maternity from the biological ties and for its realization accordingly with individual projects. Just such elements are faced here beginning from the originating relationship with a woman. The text also shows how the importance granted in the Medical Assisted Reproduction to the biology to the detriment of soma (that is personal female and personal masculine) changes the perception of the humanity of the generative event and keeps at a distance the ineludible relationships implicated in it.
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Mele, Vincenza, et Simona Giardina. « Testi della medicina narrativa nel Caso clinico di Anton Cechov ». Medicina e Morale 56, no 4 (30 août 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.313.

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Résumé :
Il termine medicina narrativa, oggi ricorrente nella letteratura medica, evoca immediatamente l’importanza della storia clinica raccontata dal paziente come criterio irrinunciabile per formulare la diagnosi e definire l’opportuna terapia. In questa ottica, l’iter diagnostico è un atto ermeneutico “di racconti”. Molte pubblicazioni apparse su riviste mediche internazionali fanno riferimento al concetto del paziente come testo, inteso secondo diverse accezioni: the physical text, i segni fisici della malattia così come sono obiettivamente esaminabili; the experential text, il vissuto esistenziale della malattia; the instrumental text, i dati di laboratorio nonché i risultati degli esami strumentali; the narrative text, la storia clinica raccontata dal paziente. In questo articolo, un racconto di Cˇ echov, Caso clinico, viene utilizzato per illustrare diversi momenti “testuali” che raccontano l’agire medico. Il racconto evidenzia quanto sia importante passare dalla oggettività della lettura fisica del testo-paziente (the physical text e the instrumental text) alla soggettività della lettura esistenziale (the experential text e the narrative text) per avere una comprensione della causa della malattia. Il medico, protagonista del racconto di Cˇ echov, riuscirà a cogliere oltre il dato oggettivo, visivofattuale, della patologia (segnali della malattia) il significato soggettivo (segnali dell’anima) ponendosi in ascolto non solo della malattia ma della malata, superando il limitante rapporto I-It (relazione impersonale dell’esame clinico), per consentire quello più dedicato e compassionevole dell’I-Thou (relazione personale). I segnali dell’anima, spie di un disagio esistenziale che affonda le radici nel vissuto, diventano chiavi di accesso al testo esperienziale. ---------- The term narrative medicine, today recurring in medical literature, immediately recalls the importance of clinical history told by patients as an indispensable criterion for formulating the diagnosis and defining the appropriate therapy. From this point of view, the diagnostic iter is an hermeneutical action “of stories”, in some way similar to the reading of literature texts. Several articles published in international medical reviews refer to patient as a text, according to various meanings: the physical text, the physical signs of illness as they could objectively be examined; the experiential text, the existential experience of illness; the instrumental text, the laboratory data as well as the results of instrumental texts; the narrative text, the clinical history told by the patient. In this article, a story by Cˇ echov, Case History, is used to show various “textual” moments explaining medical acting. This story underlies the importance of passing from the objectivity of the physical reading of the textpatient (the physical text and the instrumental text) to the subjectivity of the existential reading (the experiential text and the narrative text) in order to understand the cause of illness. The doctor, protagonist of theCˇ echov’s story, will be able to seize besides the objective, visual-factual data of the pathology (signals of illness) the subjective meaning (signals of the soul), listening not only the illness but also the ill woman. He will overcome the IIt limiting relationship (impersonal relationship of clinical text) for allowing the more dedicated and pitiable I-Thou relationship (personal relationship). The signals of the soul, signs of an existential discomfort rooted in life, become the access keys to the experiential text.
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Bortolotti, Alessandro, et Simon Beames. « ‘ON MONDAY AFTERNOONS WE GO TO DISCOVER THE WORLD!’ : UNDERSTANDING A TRADITIONAL ITALIAN PRIMARY SCHOOL’S ADAPTATION TO A STUDENT-DRIVEN APPROACH TO LEARNING / IL LUNEDÌ POMERIGGIO ANDIAMO A SCOPRIRE IL MONDO : MODIFICAZIONI NELL’APPROCCIO SCOLASTICO TRADIZIONALE A FAVORE DI PERCORSI D’APPRENDIMENTO GUIDATI DAGLI ALUNNI IN UNA SCUOLA PRIMARIA ITALIANA ». European Journal of Education Studies 8, no 1 (24 décembre 2020). http://dx.doi.org/10.46827/ejes.v8i1.3502.

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Résumé :
Across the globe, increasing attention is being paid to curricular learning outside the classroom. While there is no Italian national outdoor learning policy, there is a growing wave of lecturers, teachers, schools, environmental education centres, who are developing this field. This paper examines one rural primary school’s attempts to incorporate learning outside the classroom into their rather conventional teaching practices. Michael Fullan’s seven premises of ‘change knowledge’ are employed to lend a deeper interrogation of the findings. Since the boundaries of inquiry were so clear, in terms of context, space-time, and people, a case study design was used. Data generation featured two principal methods and took place over a six-year period. First, there were open-ended interviews with each of the two principal educators; two focus group interviews with the entire staff team; and large focus groups with senior pupils. Field notes from participant observation and informal conversations were also used. The findings highlighted the importance of alliances between teachers, parents, and the wider community; the need for pupils to have the power to shape what is being learned; and the value of having pupil groups with different ages and abilities. The teachers stressed how crucial it was for pupils to learn how to critically refine the questions they were asking about their ‘places’. Further analysis of the data showed that Fullan’s premises of motivation and commitment, learning in context, capacity building, and persistence and flexibility were especially present. A livello globale, si registra un crescente interesse nello sviluppare il curriculum scolastico all’aperto. In Italia, pur non essendoci un diretto interesse da parte di organizzazioni centrali, si assiste comunque ad un’ondata di docenti, insegnanti, scuole, centri di educazione ambientale, che stanno vieppiù sviluppando questo settore. Il presente lavoro esamina gli sforzi di una scuola elementare rurale, al fine d’inserire l'apprendimento all’aperto nelle proprie pratiche didattiche, generalmente piuttosto convenzionali. Le sette premesse di Michael Fullan per "cambiare la conoscenza" sono state utilizzate per riflettere a fondo sui risultati ottenuti. Poiché i confini dell’indagine qui sviluppata erano molto chiari in termini di contesto spazio-temporale e personale, è stato adottato l’approccio dello “studio di caso”. I dati sono stati raccolti nell'arco di sei anni, attraverso due metodi principali. In primo luogo, si sono utilizzate interviste approfondite con ciascuno dei due insegnanti principali della scuola; due incontri di focus group con l'intero corpo insegnante; e focus group allargati a tutti gli alunni. Inoltre, sono state raccolte numerose note di campo provenienti sia dall'osservazione dei partecipanti, sia da conversazioni informali. In generale, i risultati hanno evidenziato l'importanza dell’alleanza tra insegnanti, genitori e con la comunità locale; la necessità che gli alunni abbiano la possibilità di essere coinvolti nella definizione dei contenuti d’apprendimento; il valore dei gruppi d’alunni con età e capacità diverse. Gli insegnanti hanno sottolineato quanto sia cruciale che gli alunni imparino ad affinare criticamente le domande che si ponevano sui loro "luoghi". Un'ulteriore analisi dei dati ha mostrato che le premesse di Fullan su motivazione, impegno, apprendimento nel contesto, sviluppo delle capacità, continuità e flessibilità, siano particolarmente presenti. <p> </p><p><strong> Article visualizations:</strong></p><p><img src="/-counters-/edu_01/0720/a.php" alt="Hit counter" /></p>
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Carrasco de Paula, Ignacio, Nunziata Comoretto et Adriana Turriziani. « Sulla richiesta di sospensione dei trattamenti nella prospettiva etico-clinica ». Medicina e Morale 56, no 6 (30 décembre 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.295.

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Résumé :
Il desiderio di morire sembra oggi espresso con frequenza sempre crescente dai pazienti, anche in situazioni cliniche che di per sé non sarebbero prossime alla morte. Per il medico, il desiderio di morire manifestato dal paziente non dovrebbe costituire un assunto ideologico da avvallare o da contrastare, quanto piuttosto un bisogno da colmare. L’articolo ha dunque l’obiettivo di indagare in quale modo si pone per il medico la volontà di vivere e/o la volontà di morire espressa da un suo paziente, quali conseguenze ha tale richiesta per l’operato del medico e quale spazio lascia alla sua competenza e al suo impegno professionale. Molti pazienti esprimono un desiderio di terminare la propria vita perché percepita come priva di “significato”, di “speranza” o di “dignità”. Soprattutto la nozione di dignità del paziente costituisce un riferimento frequente nelle decisioni etico-cliniche, soprattutto alla fine della vita; tuttavia, essa una comprensione piuttosto vaga e, soprattutto, non sempre è chiaro quali implicanze cliniche dovrebbe avere per la condotta del medico. In ogni caso, è certo che il concetto di dignità, sia nella definizione teorica sia nella esperienza che ne fanno i pazienti, ha a che vedere con la globalità dei tratti e dei bisogni del paziente, cioè con l’uomo tutto intero. Nella percezione che il paziente ha della propria dignità, dunque, riveste un ruolo significativo non tanto la malattia in quanto tale, con i suoi sintomi, quanto gli aspetti esistenziali che da quella malattia possono essere messi, per diverse ragioni e in diverso modo, a dura prova. Pertanto, la risposta ad una sofferenza che è reale ed è intensa non sembra essere una risposta medica in senso tecnico, ma sicuramente medica in senso etico: è la risposta dell’ascolto e della comunicazione, dell’attenzione alla sfera umana del paziente, oltre il limite segnato dalla malattia, ma aperta e accogliente nei confronti delle preoccupazioni espresse dal paziente e della sua personale esperienza della malattia. È nella stessa relazione, cioè nel fatto che esiste una vera relazione tra persone, la prima efficacia “terapeutica” del rapporto tra medico e paziente. ---------- The desire to die seems today expressed with increasing frequency by patients, even in clinical situations, which in itself would not be close to death. For the doctor, a death wish expressed by the patient should not be an ideological assumption to be endorsed or opposed, but rather a need to be filled. The article therefore has the objective to investigate how is the doctor for the will to live and/or expressed desire to die by a patient, how this request affects the work of the doctor and how much room it leaves to his skill and his professional commitment. Many patients express a desire to end their lives because they perceived as devoid of “meaning”, “hope” or “ dignity “. The notion of the patient’s dignity is a frequent reference in the clinical-ethical decisions, especially at the end of life, but it is a rather vague and, above all, it is not always clear which clinical implications should have for the conduct of the doctor. In any case, it is certain that the concept of dignity, both in theory and in practical experience of patients, has to do with all the features and needs of the patient, that is with the whole man. In the perception of the patient’s own dignity, therefore, plays a significant role not so much the disease itself, its symptoms, but the existential aspects that disease, for different reasons and in different ways, can put trough the mill. Therefore, the answer to a real and intense suffering does not seem to be a medical response in the technical sense, but certainly in the medical ethical one: it is the response of listening and communication skills, attention to the sphere of human patient, as well the limit marked by disease, but open and welcoming towards the concerns expressed by the patient and his personal experience of the disease. It is in the same “relationship”, namely, that there is indeed a relationship between two persons, the first “therapeutic” effect of the relationship between doctor and patient.
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