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Articles de revues sur le sujet « Organizzazione mondiale del commercio »

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1

Mistri, Maurizio. « Processi cognitivi ed organizzazione dei distretti industriali ». ARGOMENTI, no 30 (mars 2011) : 39–67. http://dx.doi.org/10.3280/arg2010-030003.

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Résumé :
Questo saggio ha l'obiettivo di analizzare la capacitŕ di adattamento del sistema dei distretti industriali italiani ai cambiamenti in atto nella economia mondiale e nell'universo delle innovazioni tecnologiche. L'analisi viene compiuta con un riferimento costante alle basi cognitive dei processi decisionali degli agenti che operano nei distretti industriali. Il concetto di conoscenza, in effetti, ha una base strettamente cognitivista, a differenza di quanto č accaduto per il concetto di informazione. La riflessione sulla conoscenza in economia politica puň partire dall'idea che ogni sistema economico č incardinato in sistemi piů ampi (politici, culturali, militari, ecc.) che ne condizionano il funzionamento e le dinamiche evolutive. Ne deriva che nel mondo economico i processi dinamici non sono del tutto conoscibili ex ante, a causa dei limiti informativi e dei limiti computazionali a cui sono soggetti gli agenti economici.
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2

Bertilorenzi, Marco. « La strutturazione del commercio mondiale dell'alluminio Tecnologia, traders e cartelli (1886-1914) ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 282 (décembre 2016) : 90–113. http://dx.doi.org/10.3280/ic2016-282005.

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3

Spoto, Giuseppe. « Luci e ombre del sistema multilaterale degli accordi internazionali sul commercio dei prodotti agricoli ». Przegląd Prawa Rolnego, no 2(29) (30 décembre 2021) : 423–60. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2021.29.2.22.

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Résumé :
Anche se le regolazioni sul commercio dei prodotti agricoli si sono evoluti dagli obiettivi di piena liberalizzazione perseguiti per il commercio dei prodotti industriali, le regole del GATT sono state applicate fin dall’inizio. L’autore dell’articolo ricostruisce il quadro normativo delle fonti internazionali, con particolare attenzione all’Accordo SPS (sulle misure sanitarie e fitosanitarie), all’Accordo TBT (sulle barriere tecniche al commercio), e all’Accordo TRIPs (Trade Related Intellectual Property Rights; Accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale). La seconda parte dello studio approfondisce il tema del commercio e dell’informazione a garanzia del diritto internazionale umanitario, partendo da un esame del caso del vino israeliano e dalla motivazione della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (C-368/18). Da quando l’OMC è stata istituita sono avvenuti molti cambiamenti, ma soprattutto c’è stata un’inversione di rotta da parte dei Paesi industrializzati che hanno scelto di stimolare accordi commerciali bilaterali rispetto al sistema multilaterale, minando così l’importanza delle regole dell’OMC. La novità più significativa di questa evoluzione è che tali accordi bilaterali non sono più da considerare come ulteriori sviluppi nella costruzione del sistema multilaterale, ma sono spesso diventati dei veri e propri ostacoli alla ricostruzione. Per l’autore, sono proprio le regole del commercio internazionale stabilite con l’OMC a offrire le migliori garanzie di fronte alla crescita degli scambi e alla conquista sempre più crescente di quote significative del mercato mondiale da parte dei Paesi più aggressivi. Le crisi economiche degli ultimi anni e, soprattutto, i recenti sconvolgimenti dei mercati internazionali a seguito della pandemia hanno mostrato la necessità di rinnovare l’agenda globale, legando indissolubilmente la circolazione delle merci (soprattutto agricole) ad ulteriori obiettivi che non possono prescindere dal cambiamento climatico, dalla lotta all’inquinamento e dalla soluzione dei problemi ambientali che sono diventati temi da considerare come tasselli di un unico grande mosaico. Questi obiettivi richiederebbero un rilancio del multilateralismo e confermerebbero l’importanza di trovare un anello comune all’interno dell’OMC.
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4

Fortunato, Vincenzo. « La Fiat e il lavoro operaio nella manifattura di classe mondiale ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 126 (mai 2012) : 222–35. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-126015.

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Il paper focalizza l'attenzione sulle recenti trasformazioni nell'organizzazione del lavoro e della produzione legate all'introduzione nelle fabbriche del Gruppo Fiat Auto della cosiddetta "manifattura di classe mondiale" o World Class Manufacturing (Wcm). In particolare, attraverso i dati di una ricerca sulle condizioni di lavoro e sulle relazioni industriali nello stabilimento Fiat-Sata di Melfi, si esplora l'impatto di tali cambiamenti sul lavoro operaio. I principali risultati dell'indagine evidenziano come, nonostante alcuni importanti cambiamenti legati all'adozione del Wcm rispetto alla fabbrica snella di ispirazione giapponese, appare chiaramente una marcata continuitŕ con i tradizionali principi tayloristici quali, ad esempio, la crescente importanza nei confronti di standard, metodi, tempi di produzione, unitamente alla crescita del controllo manageria- le sui lavoratori. Tutto ciň richiede una piů strategica e sofisticata gestione delle risorse umane e relazioni industriali partecipative finalizzate a ridurre la conflittualitŕ e ad ottenere il necessario consenso dei lavoratori per una buona riuscita nell'implementazione delle nuove regole e della nuova organizzazione del lavoro in fabbrica.
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5

Moyo, Sam. « Transizione agraria mancata e sotto-consumo in Africa ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 128 (décembre 2012) : 106–21. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-128007.

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Résumé :
La trasformazione agraria in Africa non č riuscita a causa di una combinazione di fattori, tra cui l'alienazione della terra che si č verificata soprattutto nell'Africa dei settler, e sta crescendo altrove, e il super-sfruttamento del lavoro agricolo nelle economie contadine dell'Africa non settler. Negli anni sessanta, l'alienazione dei terreni č stata interrotta, ma la cattiva integrazione del continente nel sistema capitalista mondiale ineguale, in particolare il sistema alimentare mondiale, č cresciuta sotto il neoliberismo dagli anni ottanta. Gli errori nelle politiche di aggiustamento si sono intensificati dopo la recente crisi finanziaria mondiale portando a un aumento di privatizzazioni e concentrazione dei terreni agricoli, anche sotto il controllo del capitale straniero. La persistenza della produzione di beni agricoli per l'esportazione ha minato la produzione alimentare per il consumo locale, mentre gli investimenti pubblici nelle tecnologie agricole sono diminuite. L'alternativa della sovranitŕ alimentare centrata su piccoli produttori autonomi richiede un intervento significativo dello stato e lo sviluppo del capitale umano, per ristrutturare il sistema alimentare e per migliorare la protezione dei consumatori e del commercio. Il caso dello Zimbabwe viene presentato come esempio di resistenza agraria al neoliberismo.
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Auffarth, Sid. « Non ricostruire, ma costruire nuovamente. Hannover dopo la seconda guerra mondiale ». STORIA URBANA, no 129 (avril 2011) : 155–70. http://dx.doi.org/10.3280/su2010-129006.

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Résumé :
Il saggio dŕ conto del cosiddetto «miracolo di Hannover», la complessa, quanto rapida ricostruzione della cittŕ della Bassa Sassonia gravemente ferita durante il secondo conflitto bellico. La "nuova costruzione" ebbe un notevole impulso grazie alla fiducia nella riforma monetaria del 1948 e all'intraprendenza dell'assessore all'urbanistica Hillebrecht, il quale si attivň per una rinascita "partecipata" in cui protagonisti, a parte tecnici e politici, fossero prima di tutti i proprietari dei suoli e gli imprenditori. Il dibattito, costante e aggiornato, sui modi della ricostruzione fu anche esteso all'intera cittadinanza. Il punto di forza del progetto di Hillebrecht fu di pensare a una pianificazione che non tenesse conto dell'impianto originale, ricordato solo attraverso la ricostruzione di alcuni monumenti, ma che fosse rivolto allo sviluppo futuro. In questi programmi, che approdarono a un piano a blocchi (la viabilitŕ, le residenze, il commercio, ecc.), la circolazione ebbe un ruolo fondamentale, forse sproporzionato rispetto alle esigenze del momento. Tant'č vero che, ancora oggi, fra le critiche al nuovo impianto urbano postbellico, ora in fase di revisione, vi č quella di aver dato luogo ad una "cittŕ a misura d'automobile".
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7

Teresa Cuomo, Maria, Oscar De Franciscis et Alex Giordano. « La rimodulazione strategica del modello di business. L'integrazione tra agri-food e turismo ». ESPERIENZE D'IMPRESA, no 2 (janvier 2021) : 51–67. http://dx.doi.org/10.3280/ei2018-002004.

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L'ampliamento dell'offerta produttiva con attività non appartenenti alle tradizionali aree di mercato delle imprese sta avanzando in specie nel segmento alimentare. Questa nuova impostazione travalica così il tradizionale approccio di tipo "core business", immaginando una logica di "non-core business", di contagio fecondo tra filiere produttive contigue in grado spesso di potenziare imprese e aree geografiche. Lo scenario che emerge dalla nuova alternativa strategica quindi parte dal presupposto che il non-core stimola il core, modificando completamente i tratti di una specifica organizzazione imprenditoriale. Le novità sperimentali fornite da questi business, laddove si manifestano con successo, riescono a produrre alcuni vantaggi fondamentali che vanno dalla diversificazione del rischio d'impresa allo sviluppo del fatturato e delle quote di mercato fino all'innovazione di prodotto in chiave di maggiore sostenibilità. In altri termini, il non-core - che nel caso di un'azienda produttiva a vocazione agricola può configurarsi nell'attività ricettiva, ristorativa e del commercio di produzioni tipiche legate al terroir - può fungere da traino rispetto al business tradizionale diventandone così il nuovo core in una virtuosa spirale di sviluppo.
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Palandri, Maria Mercedes. « Lo sport cattolico italiano, dalla fine del II guerra mondiale alle Olimpiadi del Sessanta ». El Futuro del Pasado 6 (1 octobre 2015) : 127–57. http://dx.doi.org/10.14516/fdp.2015.006.001.005.

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Résumé :
All’interno di una cornice che descrive la situazione storico-politica del primo II dopoguerra, la ricostruzione dello sport italiano prende l’abbrivo dopo la lunga parentesi del periodo fascista. Accanto al Comitato Olimpico Nazionale Italiano (Coni) emergono nuovi organismi che si occupano di sport e contribuiscono ad arricchire la società italiana, tra tutti spicca il Centro Sportivo Italiano (CSI).Questa ricerca ha lo scopo di indagare il contributo che l’organizzazione dello sport cattolico ha messo in campo a favore dello sviluppo del sistema sportivo nazionale. Dalla relazione privilegiata che papa Pacelli ha concesso al popolo sportivo cattolico elaborando con i suoi discorsi una concezione di sport «cristianamente e sanamente inteso», capace di guidarlo e orientarlo di fronte a questo fenomeno in continua espansione. Alla presentazione della figura di Luigi Gedda, presidente del Csi dal 1944, anno della sua fondazione, fino al 1960, anno della XVII Olimpiade romana, e che ha rappresentato il trait d’union tra le gerarchie ecclesiastiche, il Csi e lo sport. All’alacre attività del Csi degli anni Cinquanta che ha visto un sostanziale sviluppo del suo impegno e delle sue attività nei confronti del gioventù sportiva che si è concretizzato attraverso il riscontro di un maggiore numero di tesserati. Ma soprattutto all’operosa condotta portata avanti da questa organizzazione cattolica in prospettiva dei Giochi Olimpici di Roma del 1960 con la preparazione della Giornata Olimpica indetta dal Coni per diffondere lo spirito olimpico tra la popolazione in ogni luogo d’Italia e per sollecitare lo sviluppo di una coscienza critica di fronte al vasto analfabetismo motorio degli italiani.
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Migone, Paolo. « Presentazione dei principali sistemi diagnostici in psichiatria e alcune riflessioni sul problema della diagnosi ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 2 (juillet 2011) : 19–40. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2011-002003.

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Résumé :
Vengono presentati i principali sistemi di diagnosi psichiatrica, e precisamente le ultime edizioni del Diagnostic and Statistical Manual (DSM) dell'American Psychiatric Association (il DSM-III del 1980, il DSM-III-R del 1987, il DSM-IV del 1994, il DSM-IV-TR del 2000, e il DSM-5 previsto per il 2013), la decima edizione dell'International Classification of Diseases (ICD-10) proposta nel 1992 dalla Organizzazione Mondiale della Sanitŕ (OMS), e il Manuale Diagnostico Psicodinamico (PDM) prodotto dalla comunitŕ psicoanalitica internazionale nel 2006. A proposito dei DSM, vengono discussi alcuni problemi metodologici quali le dicotomie validitŕ/attendibilitŕ, categorie/dimensioni e politetico/monotetico, e anticipati alcuni dibattiti critici a proposito del futuro DSM-5, previsto per il 2013. Infine, vengono discusse le seguenti problematiche: la psicopatologia "descrittiva" e "strutturale"; la diagnosi come "difesa" del terapeuta; l'aspetto scientifico e l'aspetto filosofico della diagnosi; i tentativi di "sospensione" del giudizio e dei nostri preconcetti; la dicotomia nomotetico-idiografico.
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Mondolo, Silvia. « Il Lanificio di Manerbio e la riorganizzazione marzottiana degli anni trenta ». STORIA IN LOMBARDIA, no 1 (juillet 2010) : 41–77. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-001002.

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Résumé :
Il saggio ripercorre le trasformazioni che coinvolsero lo stabilimento bresciano negli anni trenta. A partire dall'acquisizione da parte di Gaetano Marzotto Jr nel corso del 1927, si tracciano i passaggi fondamentali della riorganizzazione aziendale che portarono il lanificio bresciano, attraverso un progressivo processo di co- ordinazione e accentramento, ad essere parte importante della piů grande impresa laniera italiana quale divenne l'industria Marzotto nel corso degli anni trenta. L'imposizione di una razionalizzazione gestionale prende avvio da un piano di riduzione dei costi e da una rigida organizzazione del personale e del lavoro accompagnata da progressivi ammodernamenti e potenziamenti tecnico-impiantistici, e da una articolata politica di welfare aziendale. Note biografiche: Silvia Mondolo laureata in Storia presso l'Universitŕ degli studi di Milano con una tesi dal titolo Il Lanificio di Manerbio dalla nascita alla seconda guerra mondiale (1907-1940), attualmente frequenta il Master in "Conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio industriale" presso l'Universitŕ degli studi di Padova. Email: silvia.mondolo@virgilio.it
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Clark, Gillian. « Animals and animal products in medieval Italy : a discussion of archaeological and historical methodology ». Papers of the British School at Rome 57 (novembre 1989) : 152–71. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009120.

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Résumé :
ANIMALI E PRODOTTI ANIMALI NELL'ITALIA MEDIEVALE: UNA DISCUSSIONE DI METODO STORICO E ARCHEOLOGICOQuesto studio discute i diversi tipi di approccio — quello archeologico e quello storico che, in generale, si possono adottare nello studio dei sistemi economici del passato ed in particolare nello studio del ruolo degli animali e dei prodotti animali nell'Italia medievale. Una serie di problemi vengono anzitutto posti come punto di partenza dell'indagine; sono poi discusse le fonti disponibili: archeologiche, storiche, artistiche e letterarie; sono infıne prese in considerazione le risposte possibili allo stato attuale. E' chiaro che tutti e quattro i tipi di fonti sono in grado di apportare preziosi contributi alla ricerca, fornendo in taluni casi dei quadri simili, in altri immagini tra loro contrastanti. E' chiaro al tempo stesso che ciascun tipo di fonte ha i suoi dementi di forza, quelli di debolezza, le sue lacune. Le testimonianze archeologiche rappresentano, ad esempio, un potenziale enorme per la comprensione dei aspetti produttivi del sistema economico, per i quali i dati documentari sono scarsi; le fonti storiche devono essere considerate come il mezzo più importante per la comprensione delle complesse forme di organizzazione del commercio urbano. Viene comunque messo in evidenza come il ruolo di animali e prodotti animali debba essere defınite all'interno di ogni singolo contesto e come tale ricerca non possa che assumere un carattere interdisciplinare.
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Ciolli, Ines. « La tenuta dei diritti sociali durante la crisi economiche ». Revista do Direito, no 44 (20 septembre 2014) : 50–106. http://dx.doi.org/10.17058/rdunisc.v0i44.5662.

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Résumé :
Il termine crisi - spesso utilizzato per indicare questo momento di difficoltà economica e politica - aveva inizialmente un significato diverso, non necessariamente negativo; per Santi Romano indicava una fase di “passaggio”, una transizione tra due momenti storici, tra due modelli di organizzazione statale . Oggi, nell’accezione più comune, il lemma è utilizzato per indicare una rottura dell’ordinamento. I giuristi hanno sempre prestato particolare attenzione ai cambiamenti radicali cui le società e il diritto sono stati sottoposti nel tempo. In particolare, quando nei primi anni del XX secolo si assisteva a una potente rottura dell’ordinamento giuridico originata dalla Prima guerra mondiale, essi si occuparono a vario titolo della crisi dello Stato ; Santi Romano stesso si soffermerà ancora sul tema proponendo una nuova lettura della crisi nella prolusione nel Regio istituto di Scienze sociali “Cesare Alfieri” a Firenze .
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Condò, Franco. « Presentazione ». Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 11, S4 (mars 2002) : 7–8. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000435.

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Résumé :
Accolgo con favore l'iniziativa del Centro Studi e Ricerche della ASL Roma E di realizzare un'edizione italiana del rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sulla salute mentale delle popolazioni indigene nel mondo.Questa pubblicazione, ottimamente curata dal dr. Pompeo Martelli, è motivo d'orgoglio per la nostra Azienda impegnata nel miglioramento continuo della qualità dei servizi sanitari e delle prestazioni offerte alla cittadinanza per la promozione della salute, la prevenzione, la cura e la riabilitazione.Gli operatori della salute pubblica del nostro paese si confrontano sempre più spesso con cittadini provenienti da altre culture.Le regole per l'assistenza sanitaria agli immigrati indirizzate dal Ministero della Salute agli operatori del SSN e ai cittadini che provengono da paesi non appartenenti all'Unione Europea e le “Linee guida per l'assistenza sanitaria agli stranieri” pubblicate dall'Assessorato alla Sanità della Regione Lazio pur caratterizzandosi come iniziative molto avanzate nel panorama normativo europeo hanno altresì bisogno di un valido e collaudato modello di servizio sanitario “culturalmente sensibile”, obiettivo questo che la nostra Azienda si è impegnata a percorrere considerando che lo sviluppo di nuove procedure di accesso per utenti stranieri conduce a cambiamenti significativi nell'attuale organizzazione dei servizi.
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Celli Junior, Umberto. « La questione della compatibilità delle Norme dell’Organizzazione Mondiale del Commercio con quelle degli Accordi Preferenziali di Commercio e delle sovrapposizioni di giurisdizione tra i loro sistemi di soluzione di controversie ». Revista da Faculdade de Direito, Universidade de São Paulo 106, no 106-107 (1 janvier 2012) : 857. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2318-8235.v106i106-107p857-866.

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Cherubini, Luca, Leonardo Ghezzi, Renato Panicciŕ et Stefano Rosignoli. « L'interscambio commerciale tra il mezzogiorno e il centro nord : struttura e meccanismi di propagazione degli shock ». RIVISTA DI ECONOMIA E STATISTICA DEL TERRITORIO, no 1 (mai 2012) : 42–86. http://dx.doi.org/10.3280/rest2012-001003.

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In questo lavoro si esaminano le interdipendenze economiche tra le diverse aree geografiche del Paese, nel periodo 1995-2006, attraverso un modello di Input- Output multiregionale. I risultati mettono in luce che la domanda di beni rivolta al Mezzogiorno produce solo in parte effetti sull'economia locale, mentre si generano significativi incrementi dell'offerta proveniente dalle altre aree geografiche e dall'estero. Per esempio, nel 2006 un aumento di 100 euro della domanda finale interna del Mezzogiorno induceva un incremento complessivo della produzione di 169 euro, di cui 97 a beneficio della produzione locale e 52 del resto dell'Italia; lo stesso aumento nel Nord-Ovest attivava una produzione totale di circa 172 euro, di cui 114 nella stessa area e circa 35 nelle altre aree del Paese. La domanda finale interna che si genera nelle singole macro-aree produce nel Mezzogiorno un saldo commerciale interregionale negativo, mentre nel Nord-Ovest genera un surplus nelle transazioni commerciali con le altre macro-aree. La dipendenza dell'economia meridionale dall'offerta del Centro-Nord non mostra variazioni di rilievo nel periodo di analisi, mentre il Nord-Est e il Centro hanno aumentato gradualmente, nel tempo, il proprio livello di integrazione produttiva e commerciale con il Nord-Ovest. La minore apertura al commercio internazionale delle regioni centrali e meridionali le rende meno vulnerabili agli shock negativi della domanda mondiale.
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Hekimler, Alpay. « Le relazioni industriali nel settore tessile e dell'abbigliamento in Turchia. Un caso di studio : il gruppo Inditex ». GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no 169 (avril 2021) : 1–17. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2021-169001.

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La Turchia appartiene attualmente al novero dei più importanti Paesi esportatori di prodotti tessili e di abbigliamento nel mercato globale. Numerosi fornitori e produttori producono oggi per marchi di livello mondiale, che sono presenti nel Paese anche attraverso le loro imprese di moda nel commercio al dettaglio. Queste ultime sono contestualmente assurte negli anni più recenti tra i maggiori datori di lavoro del settore. Tra di esse deve essere menzionato anche il global player Inditex, che è presente in Turchia con quasi tutti i suoi marchi. Tuttavia, nei me-dia non sempre vengono descritte positivamente le condizioni di lavoro presso i fornitori e i produttori, e perfino nella sua rete di vendita. Inditex, però, si obbliga, tramite il proprio Codi-ce di condotta, a rispettare i diritti dei lavoratori internazionalmente riconosciuti, acquistando esclusivamente le merci dei fornitori e dei produttori che garantiscono l'osservanza di tali dirit-ti. Il diritto di associazione sindacale è sancito dalla Costituzione turca, e il legislatore lo ha concretizzato mediante il diritto del lavoro. Ne consegue che i lavoratori sono liberi di aderire o meno a una rappresentanza di interessi. Tuttavia, le caratteristiche del settore tessile e dell'abbigliamento e il profilo dei lavoratori e delle lavoratrici creano non poche difficoltà ai sindacati che intendono operarvi. Per questa ragione, il tasso di sindacalizzazione nel settore risulta attualmente inferiore alla media. Il saggio intende, anzitutto, illustrare i diritti collettivi dei lavoratori in Turchia su un piano generale, per poi discutere l'importanza dell'industria tes-sile e dell'abbigliamento. Nella successiva e ultima parte verrà trattata la situazione attuale del global player Inditex in Turchia; il contributo si chiude con una breve conclusione in chiave prospettica.
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Zukova, G. « The World Trade Organization. Law, Practice, and Policy, by Mitsuo Matsushita, Thomas J. Schoenbaum, and Petros C. Mavroidis, OUP, civ + 666 pp., ISBN 0-19-876472-3 and Diritto dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, by Paolo Picone and Aldo Ligustro, CEDAM, xxxix + 676 pp., ISBN 88-13-24117-8 ». Yearbook of European Law 23, no 1 (1 janvier 2004) : 425–31. http://dx.doi.org/10.1093/yel/23.1.425.

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Rocha, Karina Dias, Franciolli da Silva Dantas Araújo, Amanda Alves Fecury, Euzébio Oliveira, Carla Viana Dendasck et Claudio Alberto Gellis de Mattos Dias. « Panorama nazionale del ferro tra il 2010 e il 2014 ». Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 26 septembre 2018, 55–62. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/quimica-it/panorama-nazionale-del-ferro.

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Résumé :
L’estrazione mineraria è l’attività svolta con l’obiettivo di rimuovere un bene minerale dalla crosta terrestre, rappresentava circa il 5% del PIL del Brasile nel 2014. Il ferro è un elemento chimico facilmente ossidabile, duttile e magnetico. È il più comune, più economico e più importante dei metalli. L’ematite (Fe2 O3) è il principale minerale con un contenuto predominante di ferro nella sua composizione. Nel 2010, la produzione di ferro in Brasile rappresentava circa il 15% della produzione mondiale. L’industria siderurgica è responsabile del 99% del consumo mondiale di ferro. La rotta marittima è il principale mezzo di trasporto delle merci tra il Brasile e il commercio estero. La ricerca è stata effettuata accedendo al sito DNPM, i dati raccolti risalgono agli anni dal 2010 al 2014. In questo periodo l’Australia aveva la più grande riserva di minerali ferrosi e la Cina la più grande produzione mondiale. Nel 2013 c’è stato un calo della produzione brasiliana di ferro e del suo consumo effettivo. L’economia nazionale e il commercio mondiale sono stati i principali fattori di instabilità del settore minerario brasiliano tra il 2010 e il 2014. La diminuzione del prezzo del ferro nel mercato mondiale ha causato la caduta della produzione di ferro in Brasile nel 2013, anno in cui il consumo di il ferro in Brasile è stato duramente colpito dalla crisi economica che ha colpito il Paese. Gli elevati investimenti della Cina nel settore minerario hanno fatto leva sulla partecipazione del paese al commercio mondiale, diventando il principale produttore di ferro nel mondo, tra il 2010 e il 2014 la Cina è stata il principale acquirente di ferro prodotto in Brasile.
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Parisini, Roberto. « Luoghi del commercio, edilizia pubblica e organizzazione dello spazio urbano. Su Bologna e la Bolognina negli anni Trenta ». Storia e Futuro Giugno 2022, no 55 (20 septembre 2022). http://dx.doi.org/10.30682/sef5522c.

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Résumé :
La Bolognina è storicamente ritenuto il più grande quartiere operaio bolognese. Negli anni Trenta la sua crescita è tale da rendere evidente la necessità, per le autorità fasciste, di una sua funzionale integrazione nella città organizzata. Le modalità privilegiate sono quelle di una nazionalizzazione piccolo-borghese fondata sull’intrusione senza precedenti del pubblico negli spazi anche privati della città, in termini di pratiche abitative, uso dello spazio urbano e logiche dei consumi. Tra questi specifici percorsi è in particolare l’ultimo quello su cui più mi concentro, quello che, finora, meno ha goduto dell’attenzione degli storici. Quello dove un ruolo significativo viene assunto dalle vie dei negozi e dagli spazi connessi al dettaglio commerciale, dai commercianti e dalle loro vetrine elevate ora a “nuovi e molto trasparenti confini tra pubblico e privato”. Bolognina is considered the largest historic working-class district in Bologna. Given its rapid growth during the 1930s, fascist authorities decided it was time to integrate it with the city at the functional level. Their preferred strategy was a petit-bourgeois nationalization based on an unprecedented intrusion of the public even into the city’s private spaces, by way of housing practices, use of urban space and consumption patterns. Among these issues, the latter is the one I will focus on the most since it is the one that has so far received the least attention from historians. Shopping streets, retail spaces, shopkeepers and their shop windows – which have now become “new and rather transparent borders between public and private” – play a crucial role dealing with this theme.
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Silva, Fábio Tenório, Franciolli da Silva Dantas Araújo, Amanda Alves Fecury, Euzébio Oliveira, Carla Viana Dendasck et Claudio Alberto Gellis de Mattos Dias. « Panoramica globale e nazionale dello stagno tra il 2010 e il 2014 ». Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, 25 août 2019, 12–21. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/biologia-it/stagno.

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Résumé :
La produzione brasiliana di stagno su scala industriale iniziò negli anni ’40 e si espanse nel 1950. Tuttavia, l’importanza interna avvenne solo con la scoperta del deposito di cassiterite di Rondônia nel 1950. Ciononostante, il Brasile non faceva parte del Consiglio internazionale dello stagno (ITC), che all’epoca era l’accordo di mercato dei paesi maggioritari nella produzione di stagno e questo divenne un ostacolo alla valorizzazione dello stagno nel commercio internazionale. Lo stagno metallico è impiegato nel rivestimento per contenitori di acciaio, nella produzione di saldatura per giunti di tubi o circuiti elettrici, nella ceramica, nella produzione di vetro, nella produzione di ottone e nella sua forma secondaria, rottame, viene utilizzato nella produzione di stagno. Lo scopo di questo articolo è quello di mostrare il panorama dello stagno globale e nazionale tra il 2010 e il 2014. I dati per eseguire questo articolo sono stati presi dal Dipartimento Nazionale della Produzione Mineraria – DNPM (http://www.dnpm.gov.br/). La ricerca bibliografica è stata condotta in articoli scientifici trovati nella rete informatica mondiale. Lo stagno ha attraversato un periodo relativamente positivo tra gli anni oggetto dell’indagine. Si scoprì che la produzione mondiale di stagno aveva pochi cambiamenti; che l’Asia è il principale continente che detiene riserve di stagno; che la produzione brasiliana di stagno metallico e contenuto è aumentata durante il periodo analizzato; che il Brasile esporta più delle importazioni di stagno; che il consumo apparente variava, chiudendo ad un livello elevato; e che il prezzo della ton era molto vicino durante gli anni intervistati. Le crisi del mercato internazionale non hanno influito così fortemente sulla produzione da aumentare dagli investimenti nell’estrazione di materie prime.
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« Capitolo 3 : Gli universi delle popolazioni indigene ». Epidemiologia e psichiatria sociale. Monograph Supplement 11, S4 (mars 2002) : 26–30. http://dx.doi.org/10.1017/s1827433100000502.

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Résumé :
È stato stimato che esistono circa 5000-6000 gruppi distinti di popolazioni indigene che vivono in oltre 70 paesi del nostro pianeta (Burger, 1990; Cultural Survival, 1993). Il loro numero totale si avvicina a 250 milioni di persone, approssimativamente il 4-5% della popolazione mondiale (Burger, 1990; Maybury-Lewis, 1997)(2). Questa popolazione è assai lontana dall'essere omogenea. Mentre può essere vero che le popolazioni indigene condividono uno stretto attaccamento alla loro terra, comunemente prive della prerogativa di nazione, soggette alla marginalità economica e politica ed oggetto di discriminazione culturale ed etnica, esse mostrano un'ampia diversità negli stili di vita, culture, organizzazione sociale, storie e realtà politica (van de Fliert, 1994). Una esauriente trattazione delle dimensioni storiche, socioculturali ed economiche in cui vivono le popolazioni indigene va, di conseguenza, oltre gli obiettivi di questo rapporto. Ciò nonostante, è importante per questa discussione presentare una breve panoramica delle molte e diverse generalizzazioni e degli orientamenti storici allo scopo di conferire un senso ai contesti in cui è concepita la salute mentale delle popolazioni indigene.Il fattore più importante nella storia delle popolazioni indigene è stato l'espansione economica degli europei e lo sviluppo avviato poco meno di cinquecento anni fa e che continua al giorno d'oggi.
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« GABRIELLA VENTURINI (with the collaboration of G. Adinolfi, C. Dordi and A. Lupone), L'Organizzazione Mondiale del Commercio (The World Trade Organization), Milano, Giuffrè, 2000, pp. 575. » Italian Yearbook of International Law Online 10, no 1 (1 janvier 2000) : 448–50. http://dx.doi.org/10.1163/221161300x00310.

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Ricciardi, Walter. « Aspetti evolutivi ed implicazioni etiche della legge 833 ». Medicina e Morale 57, no 6 (30 décembre 2008). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2008.265.

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Résumé :
Secondo le conclusioni del Rapporto 2000 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità l’Italia aveva il secondo miglior sistema sanitario al mondo e gli Italiani una delle più elevate aspettative di vita del pianeta, ma dal 2001, in seguito ad una riforma costituzionale, le 19 regioni e le due province autonome hanno acquisito una fortissima autonomia in tema di programmazione, organizzazione e gestione dei servizi sanitari che viene esercitata con grandissima eterogeneità. Queste variazioni regionali riflettono (ed accentuano) le differenze di contesto politico, economico e culturale che caratterizzano le diverse aree del nostro Paese. Un’analisi comparata recente ha evidenziato che 14 delle 21 regioni e province autonome offrono servizi sanitari adeguati ai cittadini in un quadro di compatibilità finanziaria, ma anche che 6 regioni sono in profonda crisi e sull’orlo di una catastrofe finanziaria. Questo lavoro analizza l’evoluzione del sistema sanitario italiano e le sue performance a discutere sulle sfide che lo coinvolgono, in primis quella di contenere i costi e garantire un equo sistema di offerta di servizi a tutti i cittadini. ---------- According to the conclusions of the World Health Organisation’s 2000 report Italy had the second best health system in the world with Italians having one of the highest life expectancy, but since 2001 the 19 Italian Regions and 2 Autonomous Provinces exercise their autonomy very differently, with Northern regions being more successful in establishing effective structures of health care delivery, management and monitoring, compared to the regions in the South. This regional variation in health care reflects (and exacerbates) differences of contextual, i.e. political, economic and cultural factors as well as differences between regional health systems. A recent survey showed that in 14 of the 21 Regions and Autonomous Provinces the system is fairly well performing and well perceived by citizens but also that 6 Regions are on the verge of financial and service breakdown. This article outlines the structure of Italy health system, analyses its performance and discusses the challenges it faces, not least in trying to contain costs and offer equitable care to all citizens.
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Semplici, Stefano. « La crisi di Ebola come emergenza bioetica. Una dichiarazione dei Comitati dell’UNESCO ». Medicina e Morale 64, no 2 (30 avril 2015). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2015.25.

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Résumé :
La Dichiarazione congiunta sull’epidemia del virus Ebola, adottata il 10 settembre 2014 dal Comitato internazionale di bioetica e dal Comitato intergovernativo di bioetica dell’UNESCO, offre un significativo esempio della strategia articolata che è necessaria per combattere efficacemente contro la crisi di Ebola nell’Africa Occidentale e per prevenire lo scoppio di simili flagelli in futuro. La comunità internazionale e gli Stati sono sollecitati non solo a incoraggiare gli sforzi dei ricercatori per garantire lo sviluppo e la disponibilità di trattamenti efficaci, ma anche a definire e potenziare programmi che coinvolgano le popolazioni locali, prendendo in considerazione il contesto sociale e culturale dei paesi colpiti, così come a rafforzare i loro sistemi sanitari. Richiamando l’importanza dei principi racchiusi nella Dichiarazione universale sulla bioetica e i diritti dell’uomo del 2005, insieme al ruolo guida della Organizzazione Mondiale della Sanità, la Dichiarazione congiunta offre allo stesso tempo una prospettiva privilegiata sui contenuti della bioetica globale. La crisi di Ebola è una emergenza sanitaria di portata internazionale. Questa, tuttavia, non è una responsabilità ristretta a scienziati e personale sanitario. E questo è il punto in cui gli sforzi contro l’epidemia incontrano il concetto di bioetica che viene sviluppato nella Dichiarazione universale del 2005 attraverso due passaggi decisivi. Il primo è l’inclusione del diritto di ogni essere umano a godere del più alto livello ottenibile di salute. Il secondo passo è fatto con la focalizzazione sui fattori sociali determinanti per la salute e sulle profonde disuguaglianze che ne derivano. La scienza è ovviamente fondamentale. Ma l’etica e la politica sono altrettanto importanti, anche in vista di un nuovo concetto della condivisione dei benefici del progresso scientifico. ---------- The Joint statement on the Ebola virus epidemic, made by the International Bioethics Committee and the Intergovernmental Bioethics Committee of UNESCO on September 10th, 2014 provides an illustrative example of the broad strategy that is required, in order to fight successfully against the Ebola crisis in West Africa and prevent the outbreak of similar scourges in the future. The international community and States are called upon not only to encourage the efforts carried out by researchers, with a view to the development and availability of effective treatments, but also to define and implement programmes that involve local populations, taking into account the social and cultural context of the countries affected, as well as to reinforce their health care systems. Recalling the importance of the principles enshrined in the Universal declaration on bioethics and human rights of 2005, together with the leading role of the World Health Organization, the Joint statement offers at the same time a privileged perspective on what global bioethics is about. The Ebola crisis is a public health emergency of international concern. However, this is not a responsibility restricted to scientists and health professionals. This is where the efforts against the epidemic overlap the concept of bioethics worked out in the Universal declaration of 2005 through two decisive steps. The first one is the inclusion of the right of every human being to enjoy the highest attainable standard of health. The second step is made by focusing on the social determinants of health, together with the deep inequalities that stem thereof. Science is obviously key. Ethics and politics are as important, also in view of a new idea of sharing of benefits of scientific progress.
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« GIOVANNA ADINOLFI, L'Organizzazione mondiale del commercio. Profili istituzionali e normativi (The World Trade Organization. Institutional and Legal Aspects), Padova, Cedam, 2001, pp. 373 ; MARCELLA DISTEFANO, Soluzione delle controversie nell'OMC e diritto internazionale (Dispute Settlement in the WTO and International Law), Padova, Cedam, 2001, pp. 249 ; MICHELE VELLANO, L'Organo d'appello dell'OMC (The WTO Appellate Body), Napoli, Jovene, 2001, pp. 360. » Italian Yearbook of International Law Online 11, no 1 (1 janvier 2001) : 474–78. http://dx.doi.org/10.1163/221161301x00265.

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