Articles de revues sur le sujet « Ordine dei motivi »

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Lang, Alessandra. « Ancora modifiche alla disciplina italiana sulle condizioni di ingresso, soggiorno e allontanamento dei cittadini dell'Unione ». DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no 3 (décembre 2011) : 51–61. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-003004.

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Résumé :
Sommario: Premessa - 1. Modifiche intese a migliorare il recepimento della direttiva - 2. Modifiche relative alla disciplina delle espulsioni per motivi di ordine pubblico e sicurezza pubblica - 3. Allontanamento per cessazione delle condizioni che giustificano il soggiorno.
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Savio, Guido. « La nuova disciplina delle espulsioni conseguente al recepimento della direttiva rimpatri ». DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no 3 (décembre 2011) : 30–50. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-003003.

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Résumé :
Sommario: Introduzione - 1. L'obbligo, sussistente in capo al prefetto, di disporre l'espulsione "caso per caso" e l'attribuzione di forza di legge al permesso di soggiorno per motivi umanitari - 2. Le modifiche all'art. 13, co. 2, lett. b) TU - 3. Il divieto di espulsione o della sua esecuzione coattiva dello straniero in uscita dal territorio nazionale - 4. Le nuove ipotesi di esecuzione coattiva dell'espulsione - 5. Quando sussiste il rischio di fuga - 6. La richiesta di concessione di un periodo per la partenza volontaria - 7. Le misure imposte nel caso di concessione del termine per la partenza volontaria - 8. La nuova disciplina del divieto di reingresso - 9. La nuova disciplina del trattenimento - 10. Le eccezioni facoltative al trattenimento - 11. Il nuovo ordine di allontanamento del questore - 12. La nuova edizione dei reati d'inottemperanza all'ordine del questore - 13. Il tentativo di riduzione dell'ambito di applicazione del "giustificato motivo" - 14. I programmi di rimpatrio assistito e le disposizioni in materia di categorie vulnerabili, brevi cenni - Considerazioni conclusive.
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Ricoveri, Giovanna. « Beni comuni e nuovo modello di sviluppo ». AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no 3 (mars 2011) : 91–106. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-003005.

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Résumé :
La tesi sostenuta in questo articolo è che i beni comuni del passato - quelli di sussistenza - possono diventare, se riletti ed aggiornati alla luce del presente, la spina dorsale di un ordine sociale alternativo a quello capitalistico, che domina sul mondo da circa tre secoli. Si ritiene che il "ritorno dei beni comuni", come viene chiamata la proposta presentata in questo elaborato, sia una necessità storica per riuscire a superare la crisi del capitalismo e i problemi da esso creati, specialmente nella sua ultima fase finanziaria: il saccheggio della natura, la privatizzazione dello spazio pubblico, la disoccupazione, le disuguaglianze sociali, i disastri ecologici. Per sostenere la proposta avanzata in questo articolo, prima di tutto vengono identificate le caratteristiche principali dei beni comuni come l'autogoverno da parte delle comunità locali., si ricorda brevemente come i beni comuni siano stati delegittimati dalla Rivoluzione industriale nel passaggio dal Medioevo alla modernità . Terzo: si mettono in evidenza le nuove "recinzioni" di acqua, aria, terra ed dell'energia, così come quella del cambiamento climatico. Quarto: il ritorno ai beni comuni richiede una fase intermedia, cioè la conversione ecologica delle economie che deve essere realizzata dalle comunità locali. Quinto: vengono considerati i motivi che non hanno ancora permesso al ritorno dei beni comuni di diventare il primo tema dell'agenda dei movimenti.
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Toso, Fiorenzo. « L` avverbio e pronome ghi in dialetti corsi e peri-corsi ». Linguistica 45, no 1 (31 décembre 2005) : 259–76. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.45.1.259-276.

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Résumé :
Il saggio sottolinea il particolare rilievo che assume la presenza del- 1'avverbio e pronome ghi in area corsa, e specificamente nei dialetti di Ajaccio, Calvi, La Maddalena e Capraia, quale esempio rappresentativo di una commistione lin­ guistica corso-ligure che si verificò durante la fase secolare dell'amministrazione genovese della Corsica (1294-1768). La riflessione su questo caso specifico si allarga in una considerazione più ampia dell'apporto ligure nei dialetti corsi, spesso mini­ mizzato per motivi di ordine culturale e ideologico ma in realtà assai piu consistente di quanto si ritenga. Esso non si ridusse in particolare a un apporto lessicale (che per di più molti considerano, a torto, alquanto limitato) ma interferì nella struttura fonetica e (come mostra il caso specifico) grammaticale di alcune varietà maggior­ mente esposte, quelle formatesi o ristrutturatesi nell'ambito di processi di conver­ genza tra le varietà liguri dei centri urbani della Corsica e i dialetti corsi che anda­ vano progressivamente sovrapponendovisi.
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Carinci, Maria Teresa. « La sentenza n. 59/2021 della Corte costituzionale : road map per una riforma ? » GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no 170 (août 2021) : 289–300. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2021-170006.

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Résumé :
L'articolo, prendendo spunto dalla pronuncia della Corte costituzionale italiana n. 59/2021 - con cui la Consulta ha dichiarato incostituzionale, per contrasto coi principi di uguaglianza e ragionevolezza ex art. 3 Cost. l'art. 18, c. 7, St.lav., come modificato dalla l. 92/2021, nella parte in cui prevede che il giudice, quando accerti la manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento per giustificato motivo oggettivo, «può altresì applicare» (invece che «applica altresì») la disciplina di cui al medesimo art. 18, quarto comma» - da un lato, riper-corre le criticità relative alle tutele in caso di licenziamento ingiustificato messe in atto dalla ri-forma Fornero e dal Jobs Act e, dall'altro, mette in luce come la stessa Corte finisca, tra le ri-ghe, per dettare al futuro legislatore una vera e propria road map per mettere ordine nell'intera disciplina dei licenziamenti individuali.
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Cucci, Giovanni. « RELIGIONE E SECOLARIZZAZIONE. DUE REALTÀ ANTITETICHE ? » Síntese : Revista de Filosofia 47, no 149 (20 décembre 2020) : 535. http://dx.doi.org/10.20911/21769389v47n149p535/2020.

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Résumé :
La secolarizzazione in Europa nasce da lontano. Nell’articolo se ne mostrano le radici filosofiche e teologiche, legate alla rigorizzazione della problematica di Dio e alla pensabilità della sua presenza nel mondo. La crisi della scolastica, accentuata dal sorgere della scienza moderna, porta all’esclusione della problematica teologica dalle università, dal vivere civile (a motivo della guerre di religione e dell’inquisizione, cattolica e protestante) e dalla riflessione filosofica (Kant). La problematica religiosa ritrova interesse in sede culturale a partire dagli anni ’70 del ‘900, in sociologia (Berger, Casanova), in filosofia (Wittgenstein, Plantinga), in psicologia (Bruner, Gardner). Ciò che accomuna queste prospettive è la pluralità di approcci possibili al mondo e alla vita, nessuna delle quali ha la pretesa di ritenersi di dominio esclusivo. Il ripensamento del rapporto tra religione e secolarizzazione è sempre più ricorrente anche in sede socio/politica, con l’esplodere dei problemi legati al pluralismo religioso, alle migrazioni e alla crisi di senso, che pongono problemi enormi in ordine alla sopravvivenza stessa delle società occidentali.
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Fabbrini, Sergio. « IL GOVERNO DEL LEADER-CON-PARTITO ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 21, no 3 (décembre 1991) : 471–522. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017871.

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Résumé :
IntroduzioneLo scopo di questo saggio è il seguente: individuare lestrategie di azione governativaadottate e adottabili nelle democrazie occidentali. Per quanto riguarda quelle adottate, molto è stato scritto, anche se con poca sistematicità analitica. Si tratta allora di porre ordine nel materiale disponibile, e ciò sulla base dei due approcci che hanno fin qui orientato l'interpretazione dell'azione governativa (quello delgoverno del partitoe quello delgoverno del leader), per quindi sottoporli ad una verifica logica ed empirica. Per quanto riguarda quelle adottabili, o meglio per quanto riguarda quella adottabile (ilgoverno del leader con partito), si tratta di argomentarne le ragioni (logiche ed empiriche) giustificative e, quindi, di definire le condizioni che potrebbero renderla realizzabile. Il mio sforzo è motivato dal fatto che ritengo i due approcci dominanti deboli sul piano descrittivo e carenti su quello analitico: per questo motivo tento di delineare le caratteristiche di un terzo (per me: piò adeguato su entrambi i piani) approccio all'azione governativa.
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Di Pietro, Maria Luisa, et Marina Casini. « Il dibattito parlamentare sulla “procreazione medicalmente assistita” ». Medicina e Morale 51, no 4 (31 août 2002) : 617–66. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2002.688.

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Résumé :
La Camera dei Deputati nel giugno 2002 ha approvato una proposta di legge (PDL) ora in attesa di una valutazione da parte del Senato. In questo articolo viene ricordata dapprima l’evoluzione storica che ha portato all’attuale PDLa partire dalla IX legislatura, ci si sofferma sulle tappe principali e più significative, si tiene conto non solo dell’iter legislativo in senso stretto, ma anche del contributo della giurisprudenza, degli atti governativi, delle Commissioni ad hoc e dei movimenti operanti a livello sociale. Successivamente viene esaminato il contenuto della PDL nei suoi profili più rilevanti. Il principio dei prevalenti interessi/ diritti del concepito - che costituisce il motivo ispiratore di tutta la normativa - trova coerenti e apprezzabili applicazioni. In primo luogo viene declinato nella protezione del nuovo essere umano fin dalla fecondazione perseguendo l’obiettivo della sua destinazione alla nascita (diritto alla vita) senza che siano possibili atti manipolatori del suo patrimonio genetico (diritto alla identità genetica); secondariamente viene difeso il suo diritto alla famiglia sotto il profilo della coincidenza tra genitorialità biologica, affettiva e legale (diritto alla identità psicologica ed esistenziale). Rimangono comunque delle riserve etiche in ordine alla dignità dell’atto procreativo, all’insufficiente tutela del diritto del nascituro ad una famiglia fondata sul matrimonio quale garanzia di certezza e stabilità dell’affetto dei genitori (è infatti previsto l’accesso alle coppie conviventi), alla perdita di embrioni dovuta alla bassa percentuale di successo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Rimane comunque apprezzabile - tenuto conto del libertarismo e permissivismo dominanti volti a legalizzare tutto quanto è già fattibile - l’impegno manifestato per ottenere l’approvazione della PDL. In ogni caso L’obiezione di coscienza, prevista dalla PDL, acquista dunque tutta la sua valenza di fronte al significato del generare e dell’essere generati.
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Stępień, Marek. « Kapituła katedralna w diecezji augustowskiej czyli sejneńskiej (1818-1925) ». Prawo Kanoniczne 52, no 1-2 (5 juin 2009) : 321–51. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2009.52.1-2.11.

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Résumé :
I capitoli dei canonici sono i collegi del clero istituiti dai Sommi Pontefici per la solennità delle celebrazioni nella chiesa per la quale sono state istituite, invece il capitolo cattedrale aiuta il vescovo nel governo della diocesi, come un consiglio, e, durante la “sede vacante” della diocesi, supplisce il vescovo nell’amministrazione della diocesi. Papa Pio VI con la bolla “Saepe factum est” del Marzo 1799 creò la diocesi di Wigry. Dopo il Congresso di Vienna del 1815 fu creato il Regno Polacco e suo re sarebbe stato ogni imperatore russo. Con questi cambiamenti gran parte della diocesi di Wigry si trovò ai confini del Regno. Nel 1818 con la bolla “Ex imposita Nobis” papa Pio VII, al posto della diocesi di Wigry, creò la diocesi di Augustow, ossia di Sejny e, proprio questa diocesi apparteneva a Regno Polacco. Lo stesso papa ordinò di formare sette capitoli cattedrali tra i quali uno a Sejny. Il papa sottolineò che di ogni capitolo cattedrale potevano far parte al massimo dodici canonici con i benefici, con quattro titoli, decano, arcidiacono, custode, scolastico e inoltre, un canonico di sacra teologia e un penitenziere. Le autorità non lasciarono piena libertà al Capitolo di Sejny. L’esecutore della bolla papale, arcivescovo Holowczyc, nel decreto d’erezione obbligò il Capitolo ad adempiere gli obblighi posti sia dal vescovo diocesano che dalle autorità civili, ciò indica che quest’ultima faceva delle pressioni sul vescovo. I vescovi diocesani, in modo evidente, furono condizionati dalle autorità civili per le nomine dei canonici della cattedrale. Un’espressione significativa la si trova nella istruzione, secondo cui proprio le autorità civili dovevano nominare i canonici presentati dal vescovo diocesano. La Chiesa fu costretta a subire tale situazione non avendo altra alternativa. In modo particolare si può notare questa ingerenza nel fatto di dover sottoporre alla accettazione delle autorità civili il vicario capitolare, eletto dal capitolo. Il Capitolo della Cattedrale di Sejny, dopo l’elezione del vicario capitolare, si rivolgeva sempre alle autorità civili per l’accettazione del nuovo eletto. Il Consiglio Amministrativo del Regno Polacco oppure il Governatore, emettevano l’approvazione della scelta. Le autorità civili non soltanto accettavano l’elezione del vicario capitolare, ma fissavano anche la sua retribuzione. In genere, la prassi per le nomine dei prelati e dei canonici del Capitolo della Cattedrale nella diocesi di Augustow, ossia di Sejny, incominciava con la presentazione dei tre candidati, allegandovi il loro curriculum, da parte del vescovo diocesano alle autorità civili. Dopo si rimandava la decisione al vescovo per emettere il decreto di nomina, e si obbligava il candidato a presentare alle autorità civili la carta ufficiale per la redazione del decreto civile. Ci sembra che il motivo principale di mancanza dello statuto si trova nell’atteggiamento delle autorità civili. Il Capitolo non possedeva delle rendite e degli obblighi precisi, ma dipendeva esclusivamente dalle autorità civili. Proprio per questi impedimenti il Capitolo della cattedrale, soltanto agli inizi del XX secolo, ricevette lo statuto. Si può affermare, in genere, che per quanto concerne il Capitolo della diocesi di Augustow, ossia di Sejny, non sempre le cose si svolgevano nel rispetto del diritto canonico universale e particolare. La posizione socio-politica del Regno Polacco sia nei territori occupati dagli stati vicini che nei rapporti tra la Santa Sede e la Russia, influenzò notevolmente una tale situazione.
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Grocholewski, Zenon. « Sakrament małżeństwa : fundament teologiczny prawodawstwa kościelnego ». Prawo Kanoniczne 40, no 1-2 (5 juin 1997) : 175–200. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1997.40.1-2.08.

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Résumé :
L’Autore tratta prima dell’origine divina dei matrimonio, degli elementi che determinano la sua natura (la diversità di sesso, il «consortium» di tutta la vita, l’unità, L’indissolubilità), la sua finalità (il bene dei coniugi, la procreazione e l’educazione della prole, il bene della società) e l’atto con cui viene istaurata una concreta comunità coniugale (ossia il consenso matrimoniale), per rilevare che tutti questi elementi - che possono apparire separati о facilmente separabili - assumono una organica unicità nel concetto dell’amore coniugale. Questo concetto, centrale e fondamentale nella dottrina teologica conciliare e postconciliare, abbraccia, spiega e pone nella giusta luce quanto e stato riferito in precedenza. Di conseguenza, l’А. dedica la parte principale della trattazione proprio al concetto dell’amore coniugale, rilevando che: 1. esso trova la sua sorgente ed immagine nell’amore di Dio; 2. tutti gli elementi essenziali dei matrimonio, dei quali si e parlato all’inizio, sono esigenze intrinseche del vero ed autentico amore coniugale; 3. si tratta dell’amore essenzialmente volitivo; 4. il consenso matrimoniale, per essere veramente un patto d’amore, deve contenere in se un vero obbligo d’amore senza limiti e senza riserve, il quale obbligo quindi non puo venire meno a causa dell’infedelta di uno o di entrambi i coniugi oppure a causa di qualche insuccesso; 5. tale obbligo d’amore non e facile e perció richiede grandezza d’animo, spirito di sacrificio, prontezza nell’accettare la croce. In seguito vengono delineati i principali presupposti antropologia del diritto matrimoniale canonico, che pongono in ulteriore luce il concetto dell’amore coniugale. L’uomo, da una parte, ha una vocazione divina e soltanto in Dio trova la propria realizzazione; dall’altra parte invece e ostacolato, nell’attuazione di questa vocazione, dalle resistence della propria concupiscenza, percio diviso in se stesso; pero egli e salvato dalle sue debolezze mediante lo Spirito di Cristo. In questa prospettiva si colloca anche il matrimonio. Esso quindi non puo essere considerato nullo a causa di difetti psichici che rendono difficile la convivenza coniugale o di riduzioni che la persona sperimenta a motivo dell’influsso dell’inconscio nella vita psichica ordinaria, e tanto meno a causa delle deficienze di ordine morale. L’ultimo oggetto della trattazione e la sacramentalità del matrimonio di due battezzati. L’A. sottolinea che la realtà del matrimonio naturale diventa sacramento in forza del battesimo, nonché spiega che cosa concretamente comporta questo inserimento del matrimonio nell’evento della salvezza, ossia la sacramentalità del matrimonio. Nella conclusione l’А. rileva come detti principi teologia postulano e aiutano a comprendere le norme di diritto canonico matrimoniale, sostantivo e procedurale.
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« Diritto italiano. Famiglia ». DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no 3 (décembre 2011) : 153–66. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-003012.

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Résumé :
1. Corte di cassazione 30.3.2011 n. 7218 - ricongiungimento familiare con genitore a carico - nulla osta rilasciato prima delle modifiche introdotte dal d.lgs. 160/08 - richiesta di visto di ingresso - diniego permancanza dei nuovi requisiti - legittimitŕ 2. Corte di cassazione 24.6.2011 n. 13972 - diniego di conversione del titolo di soggiorno per motivi di salute in permesso per motivi familiari - condanna penale per stupefacenti - automatismo preclusivo - diniego di rilascio del permesso - legittimitŕ 3. Corte appello di Roma 6.6.2011 - carta di soggiorno per familiare di cittadino UE - diniego per aver contratto matrimonio dopo l'ingresso irregolare in Italia - illegittimitŕ della limitazione del diritto di libera circolazione e soggiorno - diritto al rilascio della carta di soggiorno 4. Tribunale di Piacenza 5.5.2011 - pubblicazioni di matrimonio - mancanza di nulla osta dovuto alla mancata conversione all'Islam del nubendo cittadino italiano - diritto costituzionale di libertŕ religiosa e di contrarre matrimonio - ordine di procedere alle pubblicazioni 5. Tribunale di Genova 1.8.2011 - visto di ingresso per motivi familiari - matrimonio contratto in Somalia prima del rilascio del nullaosta e registrato in Kenia successivamente su richiesta del Consolato italiano - decorrenza degli effetti civili dalla data del matrimonio - valore certificativo della registrazione - diritto al ricongiungimento.RASSEGNA DI GIURISPRUDENZA 6. Corte di cassazione 7.10.2010 n. 20838 - permesso di soggiorno per motivi familiari - pregresse condanne penali - automatismo ostativo - sussistenza anche dopo le modifiche introdotte dal d.lgs.n. 5/2007
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« Diritto italiano. Famiglia ». DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no 2 (septembre 2011) : 176–94. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-002013.

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Résumé :
1. Corte di cassazione 15.4.2011 n. 8795 - permesso di soggiorno per motivi familiari - condizioni per il rinnovo in relazione a pregresse condanne penali - automatismo ostativo - esclusione - necessitŕ di formulare un giudizio di pericolositŕ sociale concreta ed attuale e di esporne le ragioni, tenendo conto anche dei legami familiari e della durata della permanenza in Italia 2. Corte appello di Venezia 9.2.2011 - minore affidata con atto di kafala giudiziale a cittadino italiano di origine marocchina - applicazione della disciplina di cui all'art. 3 co. 2 d.lgs. 30/07 - ordine di rilascio del visto 3. Corte appello di Roma 31.1.2011 - minore affidata con atto di kafala giudiziale a cittadino italiano - applicazione della disciplina di cui al d.lgs. 30/07 - diniego del visto 4. Tribunale di Tivoli 18.6.2010 - minore affidata con atto di kafala giudiziale a cittadino italiano - applicazione della disciplina di cui al d.lgs. 30/07 - rilascio del vistoRASSEGNA DI GIURISPRUDENZA5. Corte appello di Venezia 3.2.2009 - sorella straniera di cittadina italiana - richiesta di visto per motivi familiari - sussistenza di gravi motivi di salute e del carico familiare - diritto al rilascio del visto 6. Tribunale di Torino 26.11.2010 - coniuge di cittadino italiano - disciplina applicabile - necessitŕ di evitare abusi o frodi - effettivitŕ del legame coniugale - prova documentale e testimoniale della convivenza tra i coniugi
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« Diritto italiano : Asilo ». DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no 2 (juillet 2010) : 141–49. http://dx.doi.org/10.3280/diri2010-002009.

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1. Tribunale di Torino 29.5.2009 n. 177 - impugnazione del diniego del riconoscimento dello status di rifugiato e protezione sussidiaria - carenza di legittimazione passiva del Ministero dell'interno - accertamento della verosimiglianza e attendibilità dei fatti allegati2. Tribunale di Palermo 31.8.2009 n. 187 - impugnazione del diniego del riconoscimento dello status di rifugiato e richiesta subordinata di protezione sussidiaria - accertamento di merito del giudice ordinario - onere probatorio del richiedente3. Tribunale amministrativo regionale Sicilia 23.10.2009 n. 1702 - impugnazione del silenzio rifiuto sulla istanza di permesso di soggiorno per motivi umanitari - accertamento di merito del giudice ordinario - inammissibilità del ricorso proposto avanti al Tar4. Tribunale amministrativo regionale Lazio 19.2.2010 n. 2596 - cittadino extracomunitario richiedente asilo - provvedimento di trasferimento in Grecia quale Stato membro di ingresso - violazione della raccomandazione UNHCR in merito alla carenza di tutela esistente in Grecia - carenza di motivazione in ordine alla individuazione del Paese terzo sicuro
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« Diritto italiano : Cittadinanza ». DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no 1 (avril 2010) : 153–67. http://dx.doi.org/10.3280/diri2010-001011.

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Résumé :
1. Corte di cassazione 29.7.2009 n. 17548donna italiana coniugata con stranieroperdita automatica della cittadinanza ex lege 555/1912nascita di figli anteriormente all'entrata in vigore della Costituzione e alla dichiarazione di riacquisto della cittadinanza italianarichiesta di riconoscimento dello status civitatis italiano dei figli sin dalla nascita, per discendenza maternaaccoglimento; status di cittadinanza italiananatura permanente ed imprescrittibilericonoscimento del diritto sia per la donna che ha perso automaticamente lo status a seguito di legge poi dichiarata incostituzionale, sia per i figli dalla stessa nati anche anteriormente all'entrata in vigore della Costituzione italianairrilevanza della dichiarazione di riacquisto della cittadinanza ex lege 151/752. Corte appello di Firenze 28.5.2009 n. 750giudizio per accertamento status di apolidiaprocedimento afferente uno status personaleanalogia con procedimenti relativi allo status di rifugiato, di adottato, di invalido, di figlio legittimo o naturale, ecc.competenza del tribunale ex art. 9, co. 2 c.p.c. in sede di volontaria giurisdizionerito camerale anche per l'azione di accertamento dell'apolidia; competenza territoriale del luogo di domicilio del ricorrentelegittimazione passiva del Ministero dell'interno3. Corte appello di Salerno 20.8.2009 n. 32acquisto della cittadinanza italiana del figlio minore di genitore straniero divenuto cittadino italianogenitore non affidatario che non ha perduto la potestŕ genitoriale ed al quale č stato riconosciuto il diritto alle visite con il figlio minoresufficienza ai fini della verifica del requisito della convivenza sostanzialericonoscimento giudiziale della cittadinanza ex art. 14 l. 91/924. Tribunale amministrativo regionale Lazio 30.4.2008 n. 5360diniego di riconoscimento di cittadinanza italiana per ragioni di ordine pubblicoattivitŕ discrezionale della PAcompetenza del Ministero dell'interno ad adottare il provvedimentomancata comunicazione dei motivi ostativiillegittimitŕ per mancata valutazione di elementi nuovi indicati dall'interessatovalutazione ex art. 21 octies l. 241/90 della incidenza della violazione sulla legittimitŕ sostanziale del provvedimento; termine massimo di durata del procedimentonatura ordinatoria
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Zuliani, Federico. « En samling politiske håndskrifter fra slutningen af det 16. århundrede : Giacomo Castelvetro og Christian Barnekows bibliotek ». Fund og Forskning i Det Kongelige Biblioteks Samlinger 50 (29 avril 2015). http://dx.doi.org/10.7146/fof.v50i0.41248.

Texte intégral
Résumé :
Federico Zuliani: Una raccolta di scritture politiche della fine del sedicesimo secolo. Giacomo Castelvetro e la biblioteca di Christian Barnekow. Alla pagina 68 recto del manoscritto Vault Case Ms. 5086, 73/2, Newberry Library, Chicago, ha inizio il “Registro di tutte le scritture politiche del S[igno]r Christiano Bernicò”. Il testo è preceduto da un altro elenco simile, sebbene più breve, che va sotto il titolo di “Memoriale D’alcune scritture politiche, che furon donate alla Reina Maria Stuarda Prigioniera in Inghilterra l’anno di salute m.d.lxxxiii. Dal S[igno]re di Cherelles”. Il manoscritto 5086, 73/2 fa parte di una collezione di dieci volumi (originariamente undici) appartenuti a Giacomo Castelvetro e oggi conservati negli Stati Uniti. I codici, le cui vicende di trasmissione sono, in parte, ancora poco chiare, furono sicuramente compilati da Castelvetro durante il periodo che passò in Danimarca, tra l’estate del 1594 e l’autunno del 1595. Il soggiorno danese di Castelvetro ha ricevuto attenzioni decisamente minori di quelle che invece meriterebbe. Alla permanenza in Danimarca è riconducibile infatti l’opera più ambiziosa dell’intera carriera del letterato italiano: vi vennero assemblati, con l’idea di darli poi alle stampe, proprio i volumi oggi negli Stati Uniti. La provenienza è provata tanto dall’indicazione, nei frontespizi, di Copenaghen come luogo di composizione, quanto dalle annotazioni autografe apportate da Castelvetro, a conclusione dei testi, a ricordare quando e dove fossero stati trascritti; oltre a Copenaghen vi si citano altre due località, Birkholm e Tølløse, entrambe sull’isola danese di Sjællad, ed entrambe amministrate da membri dell’influente famiglia Barnekow. E’ a Giuseppe Migliorato che va il merito di aver identificato per primo in Christian Barnekow il “Christiano Bernicò” della lista oggi alla Newberry Library. Christian Barnekow, nobile danese dalla straordinaria cultura (acquisita in uno studierejse durato ben diciassette anni), a partire dal 1591 fu al servizio personale di Cristiano IV di Danimarca. Barnekow e Castelvetro si dovettero incontrare a Edimburgo, dove il primo era giunto quale ambasciatore del monarca danese e dove il secondo si trovava già dal 1592, come maestro di italiano di Giacomo Stuart e di Anna di Danimarca, sorella di Cristiano IV. Sebbene non si possa escludere un ruolo di Anna nell’introdurli, è più probabile che sia stata la comune amicizia con Johann Jacob Grynaeus a propiziarne la conoscenza. Il dotto svizzero aveva infatti dato ospitalità a Barnekow, quando questi era studente presso l’università di Basilea, ne era divenuto amico e aveva mantenuto i rapporti nel momento in cui il giovane aveva lasciato la città elvetica. Grynaeus era però anche il cognato di Castelvetro il quale aveva sposato Isotta de’ Canonici, vedova di Thomas Liebler, e sorella di Lavinia, moglie di Grynaeus sin dal 1569. Isotta era morta però nel marzo del 1594, in Scozia, ed è facile immaginare come Barnekow abbia desiderato esprimere le proprie condoglianze al marito, cognato di un suo caro amico, e vedovo di una persona che doveva aver conosciuto bene quando aveva alloggiato presso la casa della sorella. Castelvetro, inoltre, potrebbe essere risultato noto a Barnekow anche a causa di due edizioni di opere del primo marito della moglie curate postume dal letterato italiano, tra il 1589 e il 1590. Thomas Liebler, più famoso con il nome latinizzato di Erasto, era stato infatti uno dei più acerrimi oppositori di Pietro Severino, il celebre paracelsiano danese; Giacomo Castelvetro non doveva essere quindi completamente ignoto nei circoli dotti della Danimarca. La vasta cultura di Christian Barnekow ci è nota attraverso l’apprezzamento di diversi suoi contemporanei, quali Grynaeus, Jon Venusinus e, soprattutto, Hans Poulsen Resen, futuro vescovo di Sjælland e amico personale di Barnekow a cui dobbiamo molte delle informazioni in nostro possesso circa la vita del nobile danese, grazie all’orazione funebre che questi tenne nel 1612 e che venne data alle stampe l’anno successivo, a Copenaghen. Qui, ricordandone lo studierejse, il vescovo raccontò come Barnekow fosse ritornato in Danimarca “pieno di conoscenza e di storie” oltre che di “relazioni e discorsi” in diverse lingue. Con questi due termini l’ecclesiastico danese alludeva, con tutta probabilità, a quei documenti diplomatici, relazioni e discorsi di ambasciatori, per l’appunto, che rientravano tra le letture preferite degli studenti universitari padovani. La lista compilata da Castelvetro, dove figurano lettere e istrutioni ma, soprattutto, relationi e discorsi, era un catalogo di quella collezione di manoscritti, portata dall’Italia, a cui fece riferimento l’ecclesiastico danese commemorando Christian Barnekow. Tutti coloro i quali si sono occupati dei volumi oggi negli Stati Uniti si sono trovati concordi nel ritenerli pronti per la pubblicazione: oltre alle abbondanti correzioni (tra cui numerose alle spaziature e ai rientri) i volumi presentano infatti frontespizi provvisori, ma completi (con data di stampa, luogo, impaginazione dei titoli – a loro volta occasionalmente corretti – motto etc.), indici del contenuto e titolature laterali per agevolare lettura e consultazione. Anche Jakob Ulfeldt, amico e compagno di viaggi e di studi di Barnekow, riportò a casa una collezione di documenti (GKS 500–505 fol.) per molti aspetti analoga a quella di Barnekow e che si dimostra di grande importanza per comprendere peculiarità e specificità di quella di quest’ultimo. I testi di Ulfeldt risultano assemblati senza alcuna coerenza, si rivelano ricchi di errori di trascrizione e di grammatica, e non offrono alcuna divisione interna, rendendone l’impiego particolarmente arduo. Le annotazioni di un copista italiano suggeriscono inoltre come, già a Padova, potesse essere stato difficoltoso sapere con certezza quali documenti fossero effettivamente presenti nella collezione e quali si fossero smarriti (prestati, perduti, pagati ma mai ricevuti…). La raccolta di Barnekow, che aveva le stesse fonti semi-clandestine di quella dell’amico, doveva trovarsi in condizioni per molti versi simili e solo la mano di un esperto avrebbe potuto portarvi ordine. Giacomo Castelvetro – nipote di Ludovico Castelvetro, uno dei filologi più celebri della propria generazione, e un filologo egli stesso, fluente in italiano, latino e francese, oltre che collaboratore di lunga data di John Wolfe, editore londinese specializzato nella pubblicazione di opere italiane – possedeva esattamente quelle competenze di cui Barnekow aveva bisogno e ben si intuisce come mai quest’ultimo lo convinse a seguirlo in Danimarca. I compiti di Castelvetro presso Barnekow furono quelli di passarne in rassegna la collezione, accertarsi dell’effettivo contenuto, leggerne i testi, raggrupparli per tematica e area geografica, sceglierne i più significativi, emendarli, e prepararne quindi un’edizione. Sapendo che Castelvetro poté occuparsi della prima parte del compito nei, frenetici, mesi danesi, diviene pure comprensibile come mai egli portò con sé i volumi oggi negli Stati Uniti quando si diresse in Svezia: mancava ancora la parte forse più delicata del lavoro, un’ultima revisione dei testi prima che questi fossero passati a un tipografo perché li desse alle stampe. La ragione principale che sottostò all’idea di pubblicare un’edizione di “scritture politiche” italiane in Danimarca fu la presenza, in tutta l’Europa centro settentrionale del tempo, di una vera e propria moda italiana che i contatti tra corti, oltre che i viaggi d’istruzione della nobiltà, dovettero diffondere anche in Danimarca. Nel tardo Cinquecento gli autori italiani cominciarono ad essere sempre più abituali nelle biblioteche private danesi e la conoscenza dell’italiano, sebbene non completamente assente anche in altri settori della popolazione, divenne una parte fondamentale dell’educazione della futura classe dirigente del paese nordico, come prova l’istituzione di una cattedra di italiano presso l’appena fondata Accademia di Sorø, nel 1623. Anche in Danimarca, inoltre, si tentò di attrarre esperti e artisti italiani; tra questi, l’architetto Domenico Badiaz, Giovannimaria Borcht, che fu segretario personale di Frederik Leye, borgomastro di Helsingør, il maestro di scherma Salvator Fabris, l’organista Vincenzo Bertolusi, il violinista Giovanni Giacomo Merlis o, ancora, lo scultore Pietro Crevelli. A differenza dell’Inghilterra non si ebbero in Danimarca edizioni critiche di testi italiani; videro però la luce alcune traduzioni, anche se spesso dal tedesco, di autori italiani, quali Boccaccio e Petrarca, e, soprattutto, si arrivò a pubblicare anche in italiano, come dimostrano i due volumi di madrigali del Giardino Novo e il trattato De lo schermo overo scienza d’arme di Salvator Fabris, usciti tutti a Copenaghen tra il 1605 e il 1606. Un’ulteriore ragione che motivò la scelta di stampare una raccolta come quella curata da Castelvetro è da ricercarsi poi nello straordinario successo che la letteratura di “maneggio di stato” (relazioni diplomatiche, compendi di storia, analisi dell’erario) godette all’epoca, anche, se non specialmente, presso i giovani aristocratici centro e nord europei che studiavano in Italia. Non a caso, presso Det Kongelige Bibliotek, si trovano diverse collezioni di questo genere di testi (GKS 511–512 fol.; GKS 525 fol.; GKS 500–505 fol.; GKS 2164–2167 4º; GKS 523 fol.; GKS 598 fol.; GKS 507–510 fol.; Thott 576 fol.; Kall 333 4º e NKS 244 fol.). Tali scritti, considerati come particolarmente adatti per la formazione di coloro che si fossero voluti dedicare all’attività politica in senso lato, supplivano a una mancanza propria dei curricula universitari dell’epoca: quella della totale assenza di qualsivoglia materia che si occupasse di “attualità”. Le relazioni diplomatiche risultavano infatti utilissime agli studenti, futuri servitori dello Stato, per aggiornarsi circa i più recenti avvenimenti politici e religiosi europei oltre che per ottenere informazioni attorno a paesi lontani o da poco scoperti. Sebbene sia impossibile stabilire con assoluta certezza quali e quante delle collezioni di documenti oggi conservate presso Det Kongelige Bibliotek siano state riportate in Danimarca da studenti danesi, pare legittimo immaginare che almeno una buona parte di esse lo sia stata. L’interesse doveva essere alto e un’edizione avrebbe avuto mercato, con tutta probabilità, anche fuori dalla Danimarca: una pubblicazione curata filologicamente avrebbe offerto infatti testi di gran lunga superiori a quelli normalmente acquistati da giovani dalle possibilità economiche limitate e spesso sprovvisti di una padronanza adeguata delle lingue romanze. Non a caso, nei medesimi anni, si ebbero edizioni per molti versi equivalenti a quella pensata da Barnekow e da Castelvetro. Nel 1589, a Colonia, venne pubblicato il Tesoro politico, una scelta di materiale diplomatico italiano (ristampato anche nel 1592 e nel 1598), mentre tra il 1610 e il 1612, un altro testo di questo genere, la Praxis prudentiae politicae, vide la luce a Francoforte. La raccolta manoscritta di Barnekow ebbe però anche caratteristiche a sé stanti rispetto a quelle degli altri giovani danesi a lui contemporanei. Barnekow, anzitutto, continuò ad arricchire la propria collezione anche dopo il rientro in patria come dimostra, per esempio, una relazione d’area fiamminga datata 1594. La biblioteca manoscritta di Barnekow si distingue inoltre per l’ampiezza. Se conosciamo per Ulfeldt trentadue testi che questi portò con sé dall’Italia (uno dei suoi volumi è comunque andato perduto) la lista di “scritture politiche” di Barnekow ne conta ben duecentoottantaquattro. Un’altra peculiarità è quella di essere composta inoltre di testi sciolti, cioè a dirsi non ancora copiati o rilegati in volume. Presso Det Kongelige Bibliotek è possibile ritrovare infatti diversi degli scritti registrati nella lista stilata da Castelvetro: dodici riconducibili con sicurezza e sette per cui la provenienza parrebbe per lo meno probabile. A lungo il problema di chi sia stato Michele – una persona vicina a Barnekow a cui Castelvetro afferma di aver pagato parte degli originali dei manoscritti oggi in America – è parso, di fatto, irrisolvibile. Come ipotesi di lavoro, e basandosi sulle annotazioni apposte ai colophon, si è proposto che Michele potesse essere il proprietario di quei, pochi, testi che compaiono nei volumi oggi a Chicago e New York ma che non possono essere ricondotti all’elenco redatto da Castelvetro. Michele sarebbe stato quindi un privato, legato a Barnekow e a lui prossimo, da lui magari addirittura protetto, ma del quale non era al servizio, e che doveva avere presso di sé una biblioteca di cui Castelvetro provò ad avere visione al fine di integrare le scritture del nobile danese in vista della sua progettata edizione. Il fatto che nel 1596 Michele fosse in Italia spiegherebbe poi come potesse avere accesso a questo genere di opere. Che le possedesse per proprio diletto oppure che, magari, le commerciasse addirittura, non è invece dato dire. L’analisi del materiale oggi negli Stati Uniti si rivela ricca di spunti. Per quanto riguarda Castelvetro pare delinearsi, sempre di più, un ruolo di primo piano nella diffusione della cultura italiana nell’Europa del secondo Cinquecento, mentre Barnekow emerge come una figura veramente centrale nella vita intellettuale della Danimarca a cavallo tra Cinque e Seicento. Sempre Barnekow si dimostra poi di grandissima utilità per iniziare a studiare un tema che sino ad oggi ha ricevuto, probabilmente, troppa poca attenzione: quello dell’importazione in Danimarca di modelli culturali italiani grazie all’azione di quei giovani aristocratici che si erano formati presso le università della penisola. A tale proposito l’influenza esercitata dalla letteratura italiana di “maneggio di stato” sul pensiero politico danese tra sedicesimo e diciassettesimo secolo è tra gli aspetti che meriterebbero studi più approfonditi. Tra i risultati meno esaurienti si collocano invece quelli legati all’indagine e alla ricostruzione della biblioteca di Barnekow e, in particolare, di quanto ne sia sopravvissuto. Solo un esame sistematico, non solo dei fondi manoscritti di Det Kongelige Bibliotek, ma, più in generale, di tutte le altre biblioteche e collezioni scandinave, potrebbe dare in futuro esiti soddisfacenti.
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