Littérature scientifique sur le sujet « Occupazione femminile »

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Articles de revues sur le sujet "Occupazione femminile"

1

David, Patrizia. « Green jobs e occupazione femminile. Una ricerca in corso ». PRISMA Economia - Società - Lavoro, no 2 (mars 2012) : 57–64. http://dx.doi.org/10.3280/pri2011-002005.

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Résumé :
The research program builds on the environmental labour market from the gender point of view, to ask whether and how the development of the green economy, and related green jobs and green skills, can represent an opportunity to increase female employment. If you stop at the obvious response that the already low female employment is still lower in most environmental sectors and professions that deal with environment, you do two wrong things; the first consists in considering as given and unchangeable, a situation of sex-typing work and training that has produced and continues to produce occupational segregation, both horizontal and vertical. The second wrong thing is based on the stereotype that green economy and subsequent occupation will relate mainly to the exercise of purely technical skills.
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2

Capparucci, Marina, et Alina Verashchagina. « Istruzione, fecondità e occupazione femminile : un trinomio su cui investire ». QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no 110 (avril 2020) : 73–92. http://dx.doi.org/10.3280/qua2019-110004.

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3

Brunetti, Irene, Andrea Ricci et Sergio Scicchitano. « Working from home, caratteristiche dei lavoratori e salari : evidenze dai dati amministrativi ». Sinappsi 11, no 3 (2021) : 6–19. http://dx.doi.org/10.53223/sinappsi_2021-03-1.

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Résumé :
L'articolo analizza la relazione che lega le occupazioni che possono essere svolte ‘da casa’ (WFH), le caratteristiche dei lavoratori e l’evoluzione dei salari individuali. A tal fine si utilizza un dataset che integra le informazioni sulla natura delle professioni (Indagine ICP-Inapp), i dati sulle attivazioni e cessazioni dei rapporti di lavoro (SISCO-MLPS) e quelli sui redditi da lavoro dipendente (archivio Inps) per il periodo 2011-2018. L’applicazione di semplici modelli di regressione mostra quindi una correlazione positiva e significativa tra la circostanza di essere occupati in lavori che possono essere realizzati da remoto e le prospettive salariali degli individui. Tale correlazione, d’altra parte, è fortemente condizionata dal profilo demografico e contrattuale dei lavoratori coinvolti. In particolare, la possibilità di svolgere la propria occupazione da casa si accompagna a una penalizzazione salariale per la componente femminile dell’occupazione e per chi ha un contratto a termine. Infine, sono discusse le implicazioni di policy.
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Savi, Caroline. « Mercato del lavoro e occupazione femminile nell’Italia dei primi anni Duemila ». Narrativa, no 31/32 (1 janvier 2010) : 379–90. http://dx.doi.org/10.4000/narrativa.1664.

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Vitaletti, Micaela. « Emergenza covid-19 e lavoratrici madri. Occupazione e condizione femminile tra diritto "scritto" e diritto "muto" ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 2 (octobre 2020) : 28–35. http://dx.doi.org/10.3280/es2020-002004.

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6

Gallo, Rosanna. « Parte terza : welfare aziendale e comportamento organizzativo. Welfare come work-life balance, occupazione femminile e benessere organizzativo ». QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no 103 (janvier 2015) : 285–315. http://dx.doi.org/10.3280/qua2015-103013.

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7

Beckwith, Karen. « CANDIDATURE FEMMINILI E SISTEMI ELETTORALI ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 20, no 1 (avril 1990) : 73–103. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008959.

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Résumé :
IntroduzioneLa debole presenza delle donne nelle assemblee legislative nazionali costituisce un aspetto sorprendente quanto permanente della vita politica delle democrazie occidentali. La presenza femminile in tali istituzioni non si avvicina nemmeno lontanamente alla proporzione delle donne nella popolazione e, inoltre, la percentuale di donne elette é inferiore nettamente a quella delle candidate all'elezione (Rule 1981; Norris 1985; Bagdanor 1984). Nella maggior parte delle assemblee legislative dei paesi occidentali meno del 10% dei membri della prima camera sono donne. Del sorprendente isomorfismo della sotto-rappresentazione delle donne (Darcy, Welch e Clark 1987, cap. 1) nei parlamenti nazionali sono state avanzate diverse spiegazioni: 1) che le donne sono socializzate in modo poco funzionale al tipo di competizione politica richiesto per accedere alle posizioni elettive a livello nazionale; 2) che gli elettori preferiscono le candidature maschili a quelle femminili per tali posizioni; 3) che i leaders partitici sono restii a candidare delle donne in quei seggi o circoscrizioni in cui il partito si aspetta di vincere; 4) che le donne non hanno sufficiente ambizione politica e non si fanno avanti per la candidatura; 5) che le donne non hanno adeguata esperienza politica per questo tipo di cariche; 6) che le donne sono prive di una rilevante esperienza occupazionale per accedere alle cariche pubbliche. Queste spiegazioni fanno riferimento principalmente a comportamenti ed attributi delle donne in quanto candidati potenziali ed a quelli della leadership partitica e degli elettori come elementi potenzialmente discriminatori verso la candidatura delle donne. Un altro gruppo di potenziali elementi esplicativi si concentra invece sul contesto elettorale e la sua capacitá di modellare i comportamenti politici e di creare o meno opportunitá politiche per l'accesso delle donne alle cariche pubbliche elettive. Questi comprendono: 1) la cultura politica rilevante per le opportunitá politiche delle donne, come, per esempio, quanto é recente il suffragio femminile; 2) il tipo di partiti nel sistema partitico; 3) il tipo di sistema partitico; 4) gli equilibri elettorali, reali o presunti tra i partiti politici; 5) il contributo, reale o presunto, dell'elettorato femminile al mantenimento o alla destabilizzazione degli equilibri elettorali; e 6) il tipo di sistema elettorale. Questi fattori condizionano le opinioni degli attori politici (leaders partitici, candidati potenziali e elettori) e pongono dei vincoli alle loro scelte politiche.
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Bertolini, Sonia, et Valentina Goglio. « L'imprenditoria femminile come strumento di innovazione per lo sviluppo locale ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 122 (juin 2011) : 206–17. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122015.

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Résumé :
La valorizzazione dell'occupazione femminile è considerato un obiettivo strategico per lo sviluppo del paese, ma persistono ancora numerose difficoltŕ per le donne ad accedere a determinate posizioni ed occupazioni, in particolare la presenza delle donne rimane minoritaria nel campo dell'imprenditoria. Il presente articolo si propone di mostrare come l'imprenditoria possa essere una delle modalitŕ attraverso le quali far crescere l'occupazione femminile e contribuire all'innovazione dei sistemi produttivi locali. In particolare, la ricerca si concentra sul territorio della provincia di Cuneo, un contesto locale di "successo economico" ma allo stesso tempo portatore di valori tradizionali. I risultati di ricerca fanno emergere l'importanza del capitale sociale e delle politiche per il suo sostegno. In questo quadro è cruciale il contesto istituzionale in cui le imprese si collocano ed il contributo che le istituzioni pubbliche possono dare per una "costruzione sociale dell'innovazione".
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Andreotti, Alberta, et Ivana Fellini. « Dentro la crisi : partecipazione e occupazione femminili in un mercato del lavoro territorialmente diviso ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 126 (mai 2012) : 25–38. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-126002.

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Résumé :
L'articolo ha indagato le tendenze della partecipazione e dell'occupazione femminili in Italia negli anni della crisi a partire dalla costruzione (esplorativa) di diversi profili di donne, ancorati ai comportamenti sul mercato del lavoro. Si sono individuati cinque profili, si č analizzata la loro distribuzione e composizione interna nelle due macro aree del paese. Si č quindi analizzato se e come la crisi ha modificato la distribuzione e composizione di tali profili e la variazione intercorsa nel triennio. L'analisi ha evidenziato che i profili assumono caratteristiche molto diverse, in alcuni casi quasi opposte, nei due contesti territoriali e che la crisi ha colpito in particolar modo i profili piů caratterizzati.
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« Oservatorio italiano. Leggi regolamenti e decreti statali ». DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no 4 (février 2011) : 265–84. http://dx.doi.org/10.3280/diri2010-004019.

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Résumé :
1. Legge 4.11.2010 n. 183 - Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l'impiego, di incentivi all'occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile, nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro - estratto.2. Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri 31.8.2010 - Determinazione del limite massimo annuale di ingresso degli sportivi stranieri .3. Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri 30.11.2010 - Programmazione quote di ingresso lavoratori extracomunitari per l'anno 2010.4. Decreto Ministro salute 29.9.2010 - Integrazione del decreto 18.6.2002 - autorizzazione alle Regioni - atti istruttori per il riconoscimento dei titoli abilitanti dell'area sanitaria conseguiti in Paesi extracomunitari (10A12710) Circolari Cittadini extracomunitari Asilo 1. Ministero interno 28.9.2010 n. 6367 - ricorso avverso la decisione adottata dalla Commissione territoriale ed eventuale rilascio del permesso di soggiorno per richiesta asilo Ingresso 2. Ministero interno 19.10.2010 n. 6916 - legge n. 94/2009. Ingresso sul territorio nazionale per lavoratori altamente qualificati Espulsioni 3. Ministero interno 17.12.2010 - cittadini stranieri in posizione di soggiorno irregolare (sulla cd. direttiva rimpatri) Soggiorno 4. Ministero interno 10.11.2010 n. 7645 - carta di soggiorno per familiari extracomunitari del cittadino comunitario, ai sensi dell'art. 10 del d.lgs. 30/2007 5. Ministero interno 16.11.2010 - D.M. 4.6.2010 modalitŕ di svolgimento del test di conoscenza della lingua italiana - permesso CE per soggiornanti di lungo periodo 6. Ministero interno 1.12.2010 - D.M. 4.6.2010 modalitŕ di svolgimento del test di conoscenza della lingua italiana - permesso CE per soggiornanti di lungo periodo 7. Ministero interno 7.12.2010 - test di lingua italiana ai sensi del D.M. 4.6.2010. Istruzioni operative.
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Thèses sur le sujet "Occupazione femminile"

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TATULLI, NATALIA. « Un utile e stabile occupazione : Le origini della professione di maestra nella Lombardia della Restaurazione ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1399.

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Résumé :
Per soddisfare la domanda educativa per le ragazze dei ceti più agiati il governo napoleonico diede corso oltre all’apertura dei noti collegi Reali ad un sistema di case d’educazione private ispirate al modello delle maisons d’éducation con convitto diffuse in Francia, già a partire dagli ultimi decenni del Settecento, e dirette da donne laiche. In Lombardia, con il ritorno degli Asburgo, questo modello formativo per fanciulle si consolidò e conquistò una fetta sempre più ampia del mercato educativo. Inoltre accanto a questi istituti videro una enorme crescita le scuole private giornaliere per fanciulle dirette da maestre laiche, le quali si diffusero a partire dall’entrata in vigore del Regolamento per le scuole elementari del 1818 parallelamente al lento affermarsi dell’istruzione pubblica femminile. L’elevato numero di donne coinvolte in questa attività (più di 2200 dal 1818 al 1848) e l’obbligo di sostenere degli esami e seguire un iter formativo standardizzato sia per l’insegnamento privato che per l’insegnamento pubblico, dimostrano come la figura della maestra, selezionata attraverso un esame e un percorso formativo ad hoc non comparve in Italia a partire dall’Unità, ma, in particolare nel Regno Lombardo-Veneto, fosse già ampiamente diffusa e socialmente e pubblicamente riconosciuta a partire dagli anni Venti dell’Ottocento.
The rise of women as teaching professionals in Restoration Lombardy. In order to satisfy the large number of application requests from girls of the wealthiest classes, the Napoleonic government started, besides the well known Real colleges, a system of boarding school directed by laywomen, inspired by the model of the maisons d’éducation boarding schools which were already popular in France since the last decades of the 18th century. With the return of the Asburgos family in Lombardy ,those institutes increased as well as daily private schools for young girl directed by layteachers. As those private schools became popular pretty fast, the affirmation of the feminine public teaching was very slow. The big amount of women committed in this activity (more than 2200 from 1818 to 1848), the compulsoriness of examinations and to follow a standardized formative iter,shows how the role of the teacher,selected by exams and by a specific formative training, didn't start in Italy with the unification ,but -especially in the Kingdom of Lombardy–Venetia -was already diffused and recognized both socially and publicly from the first decades of 18th century.
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PARMA, ANDREA. « Donne tra lavoro e maternità : chi rimane occupata ? » Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/32068.

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Résumé :
Female labour force participation is now a crucial feature for social research and policy makers. Even if less comprehensive than for men, women in the labour market are now a reality. All countries have seen the numbers of working women increasing in the last couple of decades. However this growth has not been uniform. The differences between countries include: its size, when it started, when it stabilized, until when it continued, if it had been linear or if it has showed different trends over the years. Family and occupational contests are not always favourable for the working woman and this is one of the major problems for policy makers and one of the most interesting aspects for social research: working out how to solve the work-life balance problem. Childbirth is one of those life-course events that increases the likelihood of leaving paid employment to take family responsibilities full-time. This exit strategy is penalizing women twice: first, because of problems in being able to re-enter the labour market (especially in some countries) and then because of occupational downgrading (if they are successful in their re-entering path). The ongoing changes to the economic structure of Western countries has made the double earning family more and more indispensable. In this context, supporting mothers and allowing them to work and raising family at the same time is crucial. Otherwise there is a risk of pushing those families (and their children) in to the poverty trap. The aim of this paper is to analyze what happens in terms of labour market participation to women having children. Do they leave the labour market? Do they continue in the same way as before? Do they opt for reduced working hours? Do some differences emerge between countries? We aim to analyze 10 EU countries. Those chosen differ in terms of their dominant welfare regimes. We include Scandinavian social-democratic universalistic welfare states (Denmark, Finland), liberal means tested English speaking countries (UK and to a lesser extent Ireland); South Europe familistic countries (Spain, Italy and Greece) and corporatist, statist mainland states (France, Germany, Austria). Data comes from two big datasets: ECHP (which covers 1994-2001 years) and EU SILC (which starts from 2004). The decision to combine the two databases is to maximize the number of cases to be included in our sample. The dependent variable, in our analysis, is represented by whether the female worker experiencing a reproductive event remains employed or not (we use the year following the birth of the child as our reference point). First, we aim to propose some logistic models to show which characteristics are more associated with the likelihood of leaving the labour market after a new child is born. We include some variables concerning the mother’s occupational status and the characteristics of their participation in the labour market. We also take under control socio-demographic variables and potential external factors influencing the transitions in question. Secondly, we are proposing to use propensity score matching techniques to investigate if, and in what way, countries differ from each other once some variables potentially affecting the results are standardized. The aim is to equalize the distribution of individual characteristics within countries to check if any differences remain in the proportion of new mothers leaving their employment. The most interesting results emerging concern part-time work: women already working part-time are less likely to keep their job one year after the birth of their child. The reduced number of hours worked may be indicative of a minor attachment to paid work. This could be an explanation for the bigger ratio of women leaving their occupation as the minor attachment makes the exit less penalizing. Interesting results also emerge from the comparison between countries. In particular, Denmark, Germany and Italy are the countries with the best occupational performance for new mothers already into employment. The outcome is similar but the underlying factors explaining it are very different between these 3 countries. Finland shows a different path compared to Denmark even if the welfare regime is similar: this can be explained by the importance of individual preferences into mothers’ choices.
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Livres sur le sujet "Occupazione femminile"

1

Istituto ricerche economico-sociali del Piemonte., dir. L' Occupazione femminile dal declino alla crescita : Problemi risolti, soluzioni problematiche. Torino : Rosenberg & Sellier, 1989.

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2

Parisini, Laura. Notus in arte sua. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/disciant7.

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Résumé :
Il saggio approfondisce alcuni aspetti peculiari della documentazione epigrafica urbana relativa ai mestieri del lusso, che, soprattutto nell’ultimo ventennio, si è rivelata una fonte preziosa per ricostruire la fisionomia del mercato esclusivo di Roma tra la fine della Repubblica e l’Alto Impero. Tuttavia, a prescindere dal suo significato economico e prosopografico, l’epigrafia dei professionisti del lusso è innanzitutto un segno rivelatore della psicologia sociale di questa vastissima categoria di lavoratori urbani. Dalle iscrizioni, che ricordano principalmente artifices e negotiatores di estrazione libertina, ma anche alcuni individui liberi di nascita, accanto all’irrinunciabile orgoglio di classe emergono infatti evidenti tracce di un condizionamento mentale derivato dai contatti con l’ideologia aristocratica, ostile e diffidente, se non addirittura sprezzante, nei confronti delle occupazioni e di chi le praticava. L’epigrafia dei mestieri del lusso si conferma dunque un efficace strumento per indagare la forma mentis dei ceti subalterni benestanti dell’antica Roma e il loro modo di rapportarsi alla società. Laura Parisini ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Storia Culture Civiltà presso l’Università di Bologna. I suoi interessi di studio riguardano principalmente la storia sociale e la storia delle professioni nel mondo romano, con particolare attenzione alle tematiche del lavoro femminile e del lavoro infantile. Ha inoltre collaborato con il Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa e con il Museo Civico di Modena per attività di ricerca in ambito epigrafico.
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