Articles de revues sur le sujet « Nuova e antica architettura »

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Donini, Pierluigi. « Una nuova storia della filosofia antica ». RIVISTA DI STORIA DELLA FILOSOFIA, no 2 (mai 2017) : 303–12. http://dx.doi.org/10.3280/sf2017-002005.

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Chiappelli, Fredi, Giorgio Pasquali et Gianfranco Folena. « Lingua nuova e antica : Saggi e note ». Modern Language Review 82, no 2 (avril 1987) : 499. http://dx.doi.org/10.2307/3728498.

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3

Freccero, Carlo. « Il telefilm : una nuova, antica, forma di narrativa ». Rivista di estetica, no 36 (1 décembre 2007) : 131–48. http://dx.doi.org/10.4000/estetica.2371.

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Vaccarella, Corrado. « Studio progettuale e metrologico delle basiliche forensi di Saepinum e Bilbilis ». Salduie, no 13-14 (31 décembre 2014) : 315–26. http://dx.doi.org/10.26754/ojs_salduie/sald.201413-146667.

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Résumé :
Questo articolo è volto ad analizzare lo studio progettuale e metrologico di uno dei monumenti più rappresentativi del foro romano, la basilica, cercando di proporre una nuova chiave di lettura metrica basata sulle informazioni edite integrate con quelle della computer grafica su basi vettoriali. Tale approccio metodologico porta inevitabilmente a nuove documentazioni planimetriche di tali edifici i cui vantaggi, essendo su base vettoriale, sono quelli di rimpiegarli per una serie di studi a livello di architettura, topografia e nel nostro caso di studi progettuali-metrologici, cercando di mettere a punto una nuova tipologia di intervento volta a definire la base metrologica impiegata per la loro edificazione.
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Maniaci, Marilena. « Verso una nuova riflessione sul lessico codicologico. Tipologia e architettura delle definizioni ». Gazette du livre médiéval 51, no 1 (2007) : 1–15. http://dx.doi.org/10.3406/galim.2007.1753.

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Fiamma, Andrea. « FIAT LUX. ANIMA DEL MONDO, NATURA E CREAZIONE NELL’OPERA DI NICOLA CUSANO ». Trilhas Filosóficas 13, no 1 (7 septembre 2020) : 129–46. http://dx.doi.org/10.25244/tf.v13i1.2401.

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Résumé :
Nicola Cusano (1401-†1464) nelle sue opere rielabora i lineamenti fondamentali delle dottrine filosofiche di Platone e di Aristotele. Il presente saggio mostra come Cusano ridefinisca il concetto platonico di anima del mondo e quello aristotelico di natura allo scopo di presentare una metafisica della creazione che non rifiuti la filosofia antica, ma che la porti a perfezione in una nuova sintesi cristiana.
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Pisani, Mario. « Mario Botta Architetture 1960-2010 ». i+Diseño. Revista Científico-Académica Internacional de Innovación, Investigación y Desarrollo en Diseño 3 (3 octobre 2010) : 11–23. http://dx.doi.org/10.24310/idiseno.2010.v3i.12677.

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Résumé :
Perché è così importante l’opera di Botta? Perché ha compreso prima di altri che era giunto il momento “di intraprendere una strada nuova dentro la complessità della società post-industriale”. Per dirlo con Carlo Bertelli, la sua architettura é caratterizzata dalla poetica dell’ascolto, dei luoghi e degli uomini. Una inesauribile disponibilità a recepire il territorio e coloro che lo abitano. Un ascolto che va oltre il fatto autoreferenziale —la casa o la chiesa alla Botta— per recepire e fare propri gli stimoli, le suggestioni, i percorsi che cercano di attribuire sostanza e concretezza all’intuizione progettuale.
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Wooten, Cecil W. « Questions in Greek Rhetorical Theory and Demosthenes' Philippics ». Rhetorica 31, no 4 (2013) : 349–71. http://dx.doi.org/10.1525/rh.2013.31.4.349.

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Résumé :
Nessuna classificazione, sia antica sia moderna, porta alla luce in modo adeguato la varietà di domande che Demostene utilizza nelle sue Filippiche. Lo scopo di questo lavoro è di esaminare l'analisi dell'utilizzazione delle domande nell'eloquenza greca e di elaborare una nuova classificazione che si basa sul lavoro dei retori antichi e studiosi moderni, ma mette in evidenza la diversità della prassi di Demostene e chiara come i diversi tipi di domande che egli usa nei suoi discorsi spesso riflettono l'approccio di tutto il discorso.
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Perulli, Adalberto. « Per una disciplina del lavoro "in tutte le sue forme e applicazioni" ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 164 (décembre 2022) : 70–90. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-164004.

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L'articolo intende indagare criticamente l'attuale assetto del Diritto del lavoro ancora focalizzato, da un punto di vista assiologico e regolativo, sulla predominanza della fattispecie del lavoro subordinato, laddove sarebbe il tempo di riconsiderare come tutto il lavoro rientri nel processo di produzione capitalistico. Superando la frattura esistente tra norma giuridica e realtà sociale, un'idea unitaria e al contempo pluralistica di lavoro può consentire una nuova politica del diritto e una diversa architettura regolativa, finalizzate alla costruzione di tutele sociali legate al lavoro personale a favore di altri, indipendentemente dal tipo negoziali e dalle forme con-trattuali impiegate, e a prescindere dalle categorie giuridiche della autonomia o subordinazione.
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Mariani, Serena. « Il grano della discordia : il provvedimento Cappelli dell'Agcm e la sentenza San Carlo del Tribunale di Roma ». AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no 2 (janvier 2021) : 133–59. http://dx.doi.org/10.3280/aim2018-002008.

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Résumé :
Il presente contributo ha l'obiettivo di analizzare due recenti decisioni aventi ad oggetto distinte varietà di grano duro: il provvedimento sul frumento Cappelli dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e la sentenza sul grano San Carlo del Tribunale di Roma. Entrambi i casi riguardano, sebbene in modo diverso, il tema dei diritti di esclusiva sulle varietà vegetali. Nella vicenda San Carlo, tali diritti derivano dalla concessione di una privativa nazionale sulla nuova varietà vegetale. Diversamente, nel caso Cappelli è stata posta in essere una privatizzazione de facto di una varietà antica, in assenza di qualsivoglia diritto di proprietà intellettuale sulla stessa. L'elaborato vuole altresì porre l'accento sull'importanza del miglioramento genetico in agricoltura, necessario affinché vengano sviluppate varietà sempre più produttive, resistenti e sostenibili. Per fare ciò, è opportuno permettere al costitutore di ottenere un ritorno sugli investimenti, mediante il riconoscimento di un'esclusiva sulla nuova varietà. Tuttavia, tale esclusiva non può essere illimitata né estendersi a varietà di pubblico dominio.
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Aloisio, Miriam. « Architettura e scrittura in Fantasmi romani di Luigi Malerba ». Quaderni d'italianistica 36, no 2 (27 juillet 2016) : 127–54. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v36i2.26902.

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Questo studio è un’analisi testuale di Fantasmi romani (2006) che mira ad illustrare come sia avvenuto un mutamento ideologico nella poetica di Luigi Malerba, che da autore di romanzi divertente e divertito, si presenta ora come un commentatore amareggiato dell’epoca contemporanea. Avvalendomi delle teorie di Remo Cesarani e di Fredric Jameson, secondo cui in conseguenza del tramonto delle “grandi metanarrazioni”, sono apparse nuove forme dello spazio cittadino e nuove tendenze architettoniche, analizzo come i protagonisti di Fantasmi romani vivano in uno stato di disagio e “smarrimento esistenziale” all’interno della metropoli romana. Laddove il personaggio di Clarissa cercherà di orientarsi leggendo i segni magici che la città le offre, l’architetto Giano prima porterà avanti il suo progetto architettonico di distruggere e ricostruire una nuova Roma; poi, attraverso il suo romanzo, cercherà invano di riordinare e dunque, cambiare, la società in cui vive. La consapevolezza del fallimento del progetto utopistico (l’architettura) e della creazione di un romanzo (la scrittura), è il segno di una preoccupazione radicata da parte dell’autore per lo stato attuale delle cose. Se inizialmente la cognizione della crisi ecologica, culturale, relazionale che percorre le pagine degli scritti malerbiani era mitigata da divertissement filologico, gioco linguistico e coinvolgente comicità in romanzi come ad esempio Il serpente, Salto mortale, il Protagonista, essa affiora invece nel testo dell’ultimo romanzo attraverso un sentimento di sfiducia e rassegnazione.
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Rossi, Lucia Serena. « Rossi, L. S. (ed.) : Il Progetto di Trattato-Costituzione : Verso una Nuova Architettura dell’ Unione Europea. » Transition Studies Review 11, no 3 (décembre 2004) : 267–68. http://dx.doi.org/10.1007/s11300-004-0017-9.

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Keel, Othmar. « Santa Maria Nuova. Ospedale dei Fiorentini. Architettura ed assistenza tra Settecento e Novecento Esther DianaSanta Maria Nuova. Ospedale dei Fiorentini. Architettura ed assistenza tra Settecento e Novecento Esther Diana Florence, Edizioni Polistampa, 2012, 629 p., €90. » Canadian Bulletin of Medical History 30, no 1 (avril 2013) : 214–16. http://dx.doi.org/10.3138/cbmh.30.1.214.

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Christie, Neil, et Sheila Gibson. « The City Walls of Ravenna ». Papers of the British School at Rome 56 (novembre 1988) : 156–97. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200009594.

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Résumé :
LE MURA DI CINTA DI RAVENNANel 1905 Gaetano Savini effettuò una indagine approfondita sulle mura di cinta di Ravenna, in cui, unendo prove storiche e fisiche e fornendo schizzi dei principali elementi, cercò di definirne lo sviluppo dall'epoca romana ad oggi. Il lavoro del Savini ha suscitato molta polemica, ma le sue conclusioni sono rimaste fondamentalmente incontestate. Questo articolo presenta i risultati dell'indagine, svoltasi in tre stagioni (1983–86), dei tratti esistenti delle mura della città, aggiornando l'analisi del Savini, e offrendo una nuova interpretazione della sequenza strutturale delle fortificazioni della città. Sono identificate tre fasi principali. La prima comprende un oppidum alto imperiale, forse una fondazione augustea. La seconda, fase tardo antica risultò dalla notevole espansione del centro urbano nel V secolo subito dopo la propria costituzione, circa nel 402 d.C, a stato di capitale imperiale; vari fattori indicano Valentiniano III come l'imperatore responsabile della nuova recinzione difensiva. La fase finale si riferisce al periodo di dominazione veneta nella città nel XV secolo, quando sezioni delle mura antiche vennero erette o modificate e la Rocca Brancaleone venne costruita.
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Ruiu, Maria Laura. « La vetrinizzazione delle cittŕ contemporanee. Bratislava - Milano : due realtŕ a confronto ». SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no 95 (juillet 2011) : 115–30. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-095007.

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La ricerca mette in evidenza come la pubblicitŕ imponga una particolare veste estetica allo spazio urbano. Il lavoro si basa sull'analisi e sul confronto del tessuto urbano di due cittŕ molto diverse da ogni punto di vista (economico, sociale, politico): Milano e Bratislava. Lo studio evidenzia le nuove modalitŕ di utilizzo del linguaggio pubblicitario e le sue applicazioni nel contesto urbano: Bratislava ha una conformazione piů caotica risultante dalla diffusione "selvaggia" della pubblicitŕ; Milano, al contrario, č caratterizzata da un modello di pubblicitŕ che tende a "mimetizzarsi" nel tessuto urbano. I processi comunicativi agiscono sulle esperienze di consumo degli individui influenzando le loro scelte in termini di stili di vita, abitudini, luoghi di consumo; cosě, gli stessi luoghi di consumo si trasformano, dando vita ad una nuova architettura della cittŕ.
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Borsa, Davide, et Giovanna D'Amia. « Il Fiordo di Oslo. Un laboratorio europeo di trasformazione urbana ». TERRITORIO, no 56 (mars 2011) : 138–40. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056021.

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Il processo di trasformazione che ha investito la capitale norvegese e il ruolo del fiordo nei processi di urbanizzazione sono stati oggetto di un seminario internazionale che si č svolto presso la facoltŕ di Architettura e Societŕ del Politecnico di Milano il 26 maggio 2010, le cui tematiche sono qui riassunte negli interventi di Dag Tvilde e di Marius Grřnning. Musei, infrastrutture, housing e terziario avanzato irrompono nello scenario post-industriale del waterfront: č il nuovo mix funzionale disegnato e scelto dai norvegesi per il rilancio della loro capitale che si vuole candidare a nuova tappa del grand tour europeo. Le ambiziose promesse programmatiche saranno mantenute? Č ancora possibile conciliare sviluppo, qualitŕ urbana, conquiste sociali, attraverso procedure di progettazione e programmazione democratica che mantengono una centralitŕ dell'attore pubblico come protagonista?
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Floridi, Lucia, et Francesca Maltomini. « Nuova edizione commentata di P.Stras. P. gr. 2340 La più antica antologia epigrammatica su papiro ? » Archiv für Papyrusforschung und verwandte Gebiete 65, no 2 (1 décembre 2019) : 243–70. http://dx.doi.org/10.1515/apf-2019-0012.

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Occhipinti, Carmelo. « Il cardinale Jean du Bellay visto da Pirro Ligorio. Statuaria antica e architettura moderna, tra Roma e Parigi ». Histoire et littérature de l'Europe du Nord-Ouest, no 40 (1 janvier 2009) : 135–47. http://dx.doi.org/10.4000/hleno.225.

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Gresleri, Jacopo. « Contraddizioni e complessità del cohousing. Il contributo dell'abitare collaborativo alla generazione di spazio pubblico ». CRIOS, no 22 (mars 2022) : 16–29. http://dx.doi.org/10.3280/crios2021-022003.

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A partire dalla posizione di Dorit Fromm a proposito del cohousing, soluzione che parrebbe incoraggiare i residenti a socializzare costituendo al tempo stesso una potenziale strategia per il rinnovamento di piccoli quartieri, l'autore si interroga sul reale contributo "innovativo" di questa forma residenziale nel soddisfare le nuove esigenze di urbanità. Se, come dichiara Bianchetti, lo spazio pubblico contemporaneo è uno spazio che non è per tutti, che «non celebra la fissità ma l'occasione», sarebbe utile delinearne l'uso odierno e le sue specificità. Nella ricerca di risposte a questi interrogativi, analizzando la posizione degli Smithson a proposito del ruolo pubblico dell'intervento privato e rifacendosi ad alcuni esempi ereditati dalla città antica, l'autore identifica una possibile nuova forma di abitare collaborativo.
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Pancerz, Roland Marcin. « Claudio Moreschini, Introduzione a Gregorio Nazianzeno (= Letteratura Cristiana Antica, Nuova serie 11), Brescia 2006, Morcelliana, ss. 140. » Vox Patrum 53 (15 décembre 2009) : 733–34. http://dx.doi.org/10.31743/vp.4411.

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Lombardi, Andrea. « Il diavolo in corpo : una lettura del Decameron di Giovanni Boccaccio ». Alea : Estudos Neolatinos 14, no 2 (décembre 2012) : 180–200. http://dx.doi.org/10.1590/s1517-106x2012000200003.

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Considerare il Decameron esclusivamente un "classico" non rende giustiza alla sua struttura narrativa geometrica e complessa. Poiché ognuno dei suoi aspetti rivela il potenziale sovversivo della sua macchina narrativa. Le cento novelle con la loro cornice, che descrive l'epidemia della peste nera del 1348, ne fanno il primo libro organico della narrativa occidentale: un testo con una architettura peculiare. Una lettura attenta, però, può individuare una nuova novella, quella di numero 101 (nell'Introduzione alla quarta giornata): ciò che rivela la crisi finale della struttura chiusa, dell'architettura pianificata. Ciappelletto, protagonista della prima novella, diviene Santo da "peggiore uomo del mondo" che era; mentre Griselda, eroina dell'ultima delle cento novelle, mostra che la sua iperbolica virtù si trasforma in cinismo crudele. Così il Decameron crea il proprio futuro, rappresentando una mimesi ampia della sua epoca e, allo stesso tempo, avviando una rottura radicale ironica, o meglio elusiva: modello della commedia rinascimentale e dell'ermeneutica, nell'uso radicale dell'ironia. Possiamo forse considerare il Decameron una risposta istigante alla domanda attuale sulla natura di ciò che è contemporaneo.
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Ardizzola, Paola, et Joanna Grądzka. « Renato Rizzi ». VITRUVIO - International Journal of Architectural Technology and Sustainability 7, no 2 (30 décembre 2022) : 4–19. http://dx.doi.org/10.4995/vitruvioijats.2022.19041.

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Full Professor in Architectural Design at the Instituto Universitario di Architettura (IUAV) in Venice, he carries out an intense intellectual activity by connecting teaching, theory, research, and practice. Prize of the Italian Presidency of the Republic for architecture 2017, he has delivered seminars and lectures in some of the main universities including Harvard, UIC Chicago, ETH, etc. From 1984 to 1992 he collaborated with Peter Eisenman, New York, on the projects Romeo and Juliet, Verona (1986, Stone Lion, III Architecture Biennale of Venice), La Villette Park, Paris (1986), Monte Paschi, Siena (1988), etc. Among the main international projects: Great Egyptian Museum, Cairo (2002, third prize); MOMA Warsaw (2007, Honorable Mention); John Paul II Center, Krakow (2007, special mention); Torre della Ricerca, Padua (2008, fourth prize, in collaboration with Peter Eisenman); Museum of Judaism, Ferrara (2010, Special Mention). Main projects completed: Ghiaie Sports Area, Trento (1984-1998); Fortunato Depero Museum of Futurism, Rovereto (1992-2008); Gdańsk Shakespearean Theater (2004-2013). His projects are published in the main international magazines such as Casabella, Domus, Architectural Review, Detail, and have been exhibited at the Venice Biennale (1984, 1985, 1996, 2002, 2010 and 2016), Triennale di Milano, Accademia di San Luca, etc. Awards: Fritz Höger, Berlin, 2017; Architizer A, Belgium, 2016; Iconic Award, Monaco DB, 2015; Gold Medal, Milan, 2015, 2009; Golden Compass, Milan, 2015, 2011; Council of Europe, Landscape Award, 2009. Some significant publications: Il Cosmo della Bildung, Mimesis 2016; Unexpected Parma, MUP 2013; The Daìmon of Architecture, Mimesis 2014; John Hejduk, Incarnatio, Marsilio 2010; The Divine of the Landscape, Marsilio 2008; John Hejduk BRONX, Manual in verse, Mimesis 2020. He recently founded in Venice the Nuova Scuola Architettura, a free school that focuses on the urgency of a new (heretical) gaze at Architecture, a necessity which derives from the cultural abyss of our time. The Accademia Nazionale di San Luca in Rome is currently paying a tribute to his oeuvre in a grand exhibition of gypsum models and maquettes titled “eden-eden. Renato Rizzi”, which can be visited until March third, 2023.
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Jurasz, Izabela. « Vito Limone, Origene e la filosofia greca. Scienze, testi, lessico, coll. Letteratura Cristiana Antica. Nuova Serie 30, Brescia, Morcelliana, 2018 ». Chôra 18 (2020) : 623–25. http://dx.doi.org/10.5840/chora2020/202118/1928.

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Meier, Franziska. « Giorgio Pasquali und die Filologia dantesca ». Deutsches Dante-Jahrbuch 97, no 1 (24 octobre 2022) : 54–65. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2022-0005.

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Riassunto L’articolo parte dall’ipotesi che l’università di Gottinga, innanzitutto il suo dipartimento di filologia greca e antica, abbia avuto un qualche ruolo nel rinnovamento della filologia dantesca quale Michele Barbi l’aveva richiesto e promosso lungo la sua carriera. La figura di chiave per evidenziare questa connessione sorprendente è Giorgio Pasquali che prima della prima guerra mondiale giunse a Gottinga dove proseguì i suoi studi, fece la abilitazione e fu nominato professore. Lo scoppio della guerra poi lo costrinse a ritornare in Italia, a Firenze dove avrebbe praticato e propagato la nuova metodologia filologica tedesca. È vero che fin dall’Ottocento gli storici e filologi italiani s’ispirarono alle metodologie filologiche tedesche. Pasquali, tuttavia, andò oltre confrontandosi con i raffinamenti che Ulrich von Wilamowitz-Moellendorf aveva apportato allo studio e all’edizione dei testi antichi. Nel 1934 Pasquali pubblicò la monografia Storia della tradizione e la critica del testo che non ebbe soltanto un impatto sulla filologia greca e latina in Italia, ma anche sul giovane Gianfranco Contini e, a modo suo, su Michele Barbi in maniera notevole.
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Raffaele Catuogno, Teresa Della Corte, Veronica Marino et Victoria Andrea Cotella. « Archeologia e architettura nella rappresentazione della c.d. Tomba di Agrippina a Bacoli, una ‘presenza preziosa’ tra genius loci e potenzialità di intervento. » Mimesis.jasd 1, no 1 (5 août 2021) : 137–54. http://dx.doi.org/10.56205/mim.1-1.7.

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L’indagine nel sito architettonico-archeologico che fu antico teatro romano sul mare poi trasformatoin ninfeo - erroneamente denominato Tomba di Agrippina - intende affidare alla dimensioneastratta e conoscitiva della rappresentazione la restituzione dei significati del manufatto come‘presenza preziosa’ nel paesaggio urbano di Bacoli. L’approccio di indagine, avvicinandosialla insita dimensione metaprogettuale del rilievo, si propone di suggerire linee di indirizzo permirate strategie di rigenerazione del patrimonio culturale flegreo, laddove l’espansione urbana nonpianificata ci restituisce una mappa territoriale priva di segni di connessione tra le attuali zoneurbanizzate e i resti dei pregevoli manufatti antichi. Diffusamente, e in particolare nel caso inesame, i ritrovamenti archeologici rivelano problematiche compenetrazioni con l’edilizia moderna.I preziosi reperti, spesso ancora parzialmente interrati o inagibili, esigono decisioni e interventidi integrazione che facciano riferimento alle peculiarità territoriali e che, confermandone le azionidi tutela, consentano nuove forme di accessibilità ai siti, attivabili attraverso operazioni dirappresentazione digitale del patrimonio che implementino livelli di fruizione alternativi allavisita diretta.Muovendo da questa esigenza, l’orientamento metodologico della ricerca è inteso ad assumerela digitalizzazione dei processi in ogni fase di lavoro. Obiettivo prioritario è rendere disponibilimodelli tridimensionali del sito, sezionabili ed interrogabili secondo diversi livelli semantici,sia durante la prima fase di acquisizione dei dati (SAPR, TLS), sia in quelle successive dimodellazione (modello virtuale e ABIM) e di consultazione-interrogazione dei simulacri che siprestano a rappresentare in maniera efficace e propositiva il sistema spaziale complessivo e gliapparati figurativi puntualmente esaminati.
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Merkù, Pavle. « Onomastica tergestina nel Trecento ». Linguistica 31, no 1 (1 décembre 1991) : 317–24. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.31.1.317-324.

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Dallo spoglio dei nomi personali attestati nei sette codici di entrate e uscite conservati presso l' Archivio Capitolare di S. Giusto in Trieste e che riguardano uno dei secoli piu ricchi di testimonianze storiche della città giuliana (1307-1406), risultano numerose forme cognominali e soprannominali espresse nel registro linguistico tergestino. La mancata pubblicazione del dizionario linguistico tergestino di Mario Doria rende impossibile un raffronto con il materiale lessicale tergestino fino a oggi noto, per cui si basa, a fini comparativi, esclusivamente sui due repertori lessicali tergestini dal Doria finora publicati (Elementi friulaneggianti ne/ dialetto triestino, in Italia linguistica nuova ed antica II, Galatina 1978, 329-405; Nuovi materiali per lo studio degli elementi lessicali friulaneggianti del dialetto triestino, in Archivio per l' Alto Adige LXVII, 1979 (Studi in memoria di Carlo Battisti editi dall'Istituto di Studi per l' Alto Adige), Firenze 1979, 65-100); sul Dizionario del dialetto muglisano di Diomiro Zudini e Pierpaolo Dorsi (Casamassima, Udine 1981) e sui due grandi vocabolari friulani: II nuovo Pirana di Giulio Andrea Pirona, Ercole Carletti e Giovanni Battista Corgnali (Udine 1935, rist. 1977) e il Vocabolario de/la linguafriu/ana di Giorgio Faggin (Del Bianco, Udine 1985).
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Treccani, Gian Paolo. « Geografie risorgimentali. Allestimenti celebrativi e trasformazioni urbane a Brescia, 1861-1895 ». STORIA URBANA, no 132 (février 2012) : 165–201. http://dx.doi.org/10.3280/su2011-132006.

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All'indomani dell'annessione di Brescia al regno d'Italia (1859) si attuarono una serie di iniziative volte a commemorare da un lato i cosiddetti padri della patria, protagonisti della stagione risorgimentale, e dall'altro gli episodi che, nel 1849, videro la cittŕ insorgere contro il dominio austriaco dando luogo alla rivolta nota come Dieci giornate. Tutto ciň determinň un sostanziale processo di trasformazione della cittŕ antica, e in parte contribuě a definire il volto di quella moderna. Avvenne con la formazione d'importanti ambiti celebrativi costituti da statue dedicate agli eroi del Risorgimento (Garibaldi in primo luogo), con la sistemazione urbanistica realizzata attorno a queste sculture, la posa di lapidi, il restauro dei "monumenti nazionali" e, infine, con una nuova toponomastica che cancellando antichi nomi di strade e piazze ebbe l'ambizione di rifondare simbolicamente la cittŕ. Tale processo vide in Giuseppe Zanardelli, deputato liberale, ministro dei Lavori pubblici, della Giustizia e piů tardi Primo ministro del regno, un protagonista assoluto capace di concretizzare in queste operazioni l'ideale politico di unitŕ della nazione ma soprattutto di concepire questo progetto in un piů ampio programma di modernizzazione e progresso della societŕ bresciana.
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Guasti, Niccolň. « La Compagnia del Gesů nel secondo settecento ». SOCIETÀ E STORIA, no 134 (février 2012) : 661–72. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-134001.

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Résumé :
Nel corso degli ultimi decenni il panorama storiografico relativo alla Compagnia di Gesů in etÀ moderna ha conosciuto un profondo rinnovamento. Al ribaltamento del vecchio cliché liberale che assegnava anche ai gesuiti la responsabilitÀ di aver ostacolato la libertÀ di pensiero e lo sviluppo di una matura cultura scientifica, ha fatto seguito un rinnovato interesse per le strategie culturali messe in atto dai gesuiti nel corso del XVIII secolo, in particolare nei confronti dei Lumi. A questo riguardo č stato sottolineato che durante il settecento si rendono ben visibili, all'interno dell'ordine, almeno due "anime": un settore piů conservatore, impegnato nella strenua difesa dell'ortodossia cattolica contro gli eretici e i miscredenti; e un settore dinamico e dialogante, sostenitore anche in ambito culturale dello "spirito d'adattamento", che si prefiggeva di ricomporre le fratture filosofiche e le nuove sfide epistemologiche, riconducendole nell'alveo della tradizione cattolica. La volontÀ di "cristianizzare" i Lumi, anche attraverso la sistematica occupazione dei luoghi della sociabilitÀ settecentesca, non si interruppe neppure a seguito della soppressione canonica del 1773. Anche la lunga fase che condusse alla restaurazione dell'ordine (1793-1814) deve essere collegata al contesto coevo: il vivace dibattito sull'identitÀ della nuova Compagnia in rapporto a quella antica si collocň durante la polarizzazione del clima politico-ideologico innescata dalla Rivoluzione francese e dai regimi napoleonici.
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Gottschalk, H. B. « Maria Michela Sassi : La scienza dell' uomo nella Grecia antica. (Nuova Cultura, 6.) Pp. 250 ; 22 illustrations. Turin : Bollati Boringhieri, 1988. Paper, L. 32,000. » Classical Review 40, no 2 (octobre 1990) : 499. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x0025508x.

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Pietrzak-Thébault, Joanna. « Universale o particolare ? » Tabula, no 17 (16 novembre 2020) : 293–314. http://dx.doi.org/10.32728/tab.17.2020.11.

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Résumé :
La Polonia nei tempi del Rinascimento si situava su un territorio ben diverso rispetto a quello di oggi: molto più esteso e rivolto molto di più verso l’oriente. Un territorio polonizzato, a volte perfino trattato come colonizzato (secondo un punto di vista), dove pochi centri culturali, anche se alcuni di un grande rilievo, furono sparsi attraverso un vasto territorio. Essi non rispecchiavano la realtà delle etnie presenti entro i confini della Repubblica Nobiliare ma influivano fortemente il mescolarsi ulteriore e lo sviluppo dei paradigmi culturali del vasto paese. Tracciare la storia del pensiero umanistico nonché quello della diffusione della filosofia e della retorica pare facilitato da un panorama delle istituzioni d’insegnamento, a cominciare dall’Accademia di Cracovia, la futura Università Jagellonica, fondata nel 1364. Il centro accademico concorreva con la corte reale che continuava a costituire un luogo particolarmente vivace della vita intellettuale. L’influsso degli studi intensi dello Stagirita si facevano sentire perfino nel centro di studi rabbinici nella città di Kazimierz nelle vicinanze del castello e dell’ateneo. Se l’insegnamento della filosofia nel corso del Cinquecento attraversa fasi diverse, per chiudersi finalmente verso la fine del secolo in un nominalismo eclettico e rigido, appare comunque una nuova forma dell’ateneo ideata su modello del Collegio Regio parigino, apparentemente capace di rinnovare non soltanto l’insegnamento ma anche la ricerca filosofica. L’Accademia di Jan Zamoysk situata nella sua città di Zamość ne costituisce, soprattutto durante il primo Seicento, il centro più vivace. Una svolta verso l’insegnamento pragmatico, al servizio degli affari pubblici è ormai visibile. Le stesse tendenze prevalgono nei programmi di collegi accademici di stampo protestante, situati soprattutto nella Pomerania e nelle città baltiche, anche se le basi ideologiche e religiose del loro insegnamento furono ben diverse. Finalmente saranno i collegi gesuiti, a partire perfino dagli anni sessanta del Cinquecento, seminati in tutto il paese, a diffondere (soprattutto presso i giovani nobili cattolici, ma anche allievi venuti da altri ambienti, siccome l’insegnamento fu gratuito e aperto a tutti coloro che volevano studiare) una conoscenza del latino, della retorica, della cultura antica al servizio di un’identità particolare, radicata nella tradizione antica, volta però al presente – verso il servizio pubblico e quello cittadino.
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Coates-Stephens, Robert. « Dark age architecture in Rome ». Papers of the British School at Rome 65 (novembre 1997) : 177–232. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200010631.

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Résumé :
ARCHITETTURA DELLA DARK AGE A ROMANonostante un notevole numero di recenti scavi e ricerche, la visione generalmente accettata dell'architettura della Roma alto medievale resta quella di Richard Krautheimer. Il suo quadro ciclico consiste di una serie di fasi distinte che vanno dalla ‘basilica costantiniana a forma di T’, attraverso il ‘rinascimento sistino’ della metà del quinto secolo, al periodo bizantino del sesto e dell'inizio del settimo secolo, seguito dalla ‘Dark Age’ della durata di un secolo, ed infine, dal tardo ottavo secolo, il ‘rinascimento carolingio’. L'architettura del decimo secolo resta sconosciuta. Un chiaro contrasto viene delineato tra le tendenze occidentali e classicizzanti e quelle bizantine, tipicamente orientali, ed anche tra la minima attività dei periodi 640-772 e 860-1000 — le due dark ages — e la prolifica attività costruttiva del periodo carolingio. Quest'articolo fornisce dati sulle costruzioni del periodo, finora trascurato, delle due dark ages. Un corpus di chiese è presentato; questo si basa in parte su una nuova lettura delle notizie costruttive del Liber Pontificalis (640–772), ed anche sulle variegate ma scarse informazioni storiche sulle chiese del decimo secolo, così come sulle descrizioni degli oramai scomparsi palazzi del sedicesimo secolo e dei periodi successivi. Molte nuove informazioni derivanti da rilevamenti e recenti ricerche archeologiche viene presentata per specifici monumenti quali San Giorgio in Velabro, San Gregorio Nazianzeno, San Tommaso in Formis e San Cosimato. I risultati mostrano una sostanziale continuità di attività architettoniche in entrambi i periodi. L'accelerato programma costruttivo del cosiddetto ‘rinascimento carolingio’ sembra esser cominciato durante il pontificato di Gregorio III (731–41), e molte delle distinzioni, finora considerate chiare, tra l'architettura ‘carolingia’ e quella ‘orientale’ vengono messe in dubbio. Il decimo secolo si rivela essere un periodo di notevole attività, per lo più derivante da finanziamento privato.
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Henderson, John. « Esther Diana, Santa Maria Nuova : Ospedale dei Fiorentini : Architettura ed assistenza nella Firenze tra Settecento e Novecento (Florence : Edizioni Polistampa, 2012), pp. 629, €90.00, hardback, ISBN : 978-88-596-1048-9. » Medical History 60, no 2 (14 mars 2016) : 281–82. http://dx.doi.org/10.1017/mdh.2016.14.

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Leo, Alessio Floriano. « “Confini differenti per Frigi e Misi”. Alcune riflessioni su un problema identitario delle popolazioni di Misia nella Geografia di Strabone ». Aristonothos. Rivista di Studi sul Mediterraneo Antico, no 18 (18 juillet 2022) : 127–66. http://dx.doi.org/10.54103/2037-4488/18102.

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Résumé :
Nel XII libro della Geografia Strabone lamenta la difficoltà nell’indicare correttamente i confini etnici tra Misi e Frigi, evidenziando un problema identitario che alla sua epoca aveva finito, per differenti motivi, per riguardare anche la costruzione identitaria diRomani e Troiani. Nati sotto l’insegna del dibattito post ideologico, gli identity studies ora di moda hanno aperto nuovi campi di indagine storiografica sollevando però altri problemi, finendo talvolta per riproporre posizioni a loro volta ideologiche, rileggendo la storia passata alla luce di problematiche e schemi contemporanei: una cosa non nuova presentatasi già in età antica, come si vedrà. L’articolo proverà a proporre una soluzione al problema sollevato da Strabone e a mettere in luce un meccanismo che periodicamente si ripropone in maniera automatica nella riflessione storica attraverso le epoche, per la quale si applicano sul passato lenti interpretative che non necessariamente hanno attinenza con l’epoca presa in esame. In the 12th book of his Geography, Strabo complains about the difficulty in correctly mapping the ethnic boundaries between Mysians and Phrygians, pointing out an identity issue that, for various reasons, also affects the identity-making of Romans and Trojans. Born under the banner of the post-ideological debate, today’s trendy identity studies have opened up new areas for historiographical surveys, nevertheless raising new problems and sometimes proposing solutions which are themselves ideological. Reading the past in the light of modern issues and patterns will be shown not to be such a new thing, but to have emerged in ancient times. This paper aims to find a solution to the identitary problem raised by Strabo and to shed light on a mechanism that periodically reappears when reflecting on historical themes through the ages: the past read through lenses which do not necessarily have relevance for the period in question.
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Misiarczyk, Leszek. « Judeochrześcijanie w "Dialogu z Żydem Tryfonem" Justyna Męczennika ». Vox Patrum 52, no 1 (15 juin 2008) : 661–76. http://dx.doi.org/10.31743/vp.8942.

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Résumé :
L’articolo presenta la descrizione dei giudeocristiani nel Dialogo eon Trifone di Giustino Martire. Come sappiamo, gli studi sul giudeocristianesimo condotti fino ad oggi hanno proposto 4 principali definizioni di ąuesto fenomeno: secondo la prima definizione genetico-etnica i giudeocristiani sarebbero da identificare eon i Giudei converititisi al cristianesimo; poi gli altri hanno proposto la definizione basata sul criterio dell’osservanza dove i giudeicristiani sarebbero tutti coloro che osservano le prescrizioni delle Legge di Mose pur essendo diventati cristiani; la terza definizione fa riferimento al sistema dottrinale, spesso eterodosso ed identificato eon gli Ebioniti e la quarta definizione proposta da J. Danielou definisce il giudeocristinesimo come una specifica forma mentis giudaica nella teologia cristiana antica. Nel 1998 S. Mimouni nel suo studio ha proposto una nuova definizione che, secondo lui, deve essere verificata in modo positive dalia maggiorana delle foni antiche e anche abbracciare i diversi criteri insieme come etnico, dottrinale e di osservanza. Analizando i testi dei Padri ha concluso che i giudeocristiani sono tutti coloro che etnicamente sono Giudei (tutti Padri), osservano la Legge di Mose (Epifanio, Girolamo) acccettano Gesu come il Messia e Figlio di Dio (Eusebio, Epifanio, Girolamo). Applicando questa definiznione al Dialogo di Giustino vediamo che i giudeocristiani per lui sono Giudei che hanno creduto nella messianicita di Gesu e continuano ad osservare alcune prescrizioni della Legge mosaica. L’Apologeta accetta la possibilita della salvezza etema per loro a condizione che non obblighino a questa osservana cosidetti etnocristiani. Per quanto riquarda l’elemento dottrinale distingue tra giudeocristiani ortodossi, come quelli che credeono in Gesu Messia e Figlio di Dio e eterodossi, cioe quelli che rifiutano la sua divinita pur credendo nella sua messianicita intesa pero in senso puramente umano.
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Kita, Marek. « „Niebiańska filozofia”, czyli chrześcijaństwo jako umiłowanie Mądrości ». Analecta Cracoviensia 40 (4 janvier 2023) : 179–90. http://dx.doi.org/10.15633/acr.4012.

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Résumé :
L’idea antica del cristianesimo come „filosofia celeste di Cristo” può apparire al giorno d’oggi ambigua e anacronistica. Nella cultura occidentale dopo un lungo periodo di riflessione sul rapporto tra cristianesimo e filosofia si assiste alla nascita del fenomeno della „filosofia cristiana” – una cosa diversa dalla teologia – che reca in sé l’affermazione che il cristianesimo stesso non si riduce alla filosofia. Eppure in tutta la storia della Chiesa troviamo alcuni pensa- tori che parlano del cristianesimo come una filosofia in senso estensivo. Anche Benedetto XVI nella enciclica Spe salvi ci ha ricordato una visione di Cristo come Filosofo, cioè una persona che sa insegnare l’arte della vita. Infatti potremo dire anche di piú: se pensiamo a Cristo come Sapienza incarnata, allora la nostra filosofia – l’amore della sapienza – diventa l’amore per Lui.Il cristianesimo come filosofia per estensione ci offre una visione integrale della realtà, in conformità alla frase di Pascal: „Chi conosce Cristo, conosce la ragione di tutte le cose”. In Gesù è stato incarnato un progetto divino dell’uomo e del mondo. L’insegnamento della Sapienza crocifissa ci apre gli occhi del cuore al senso vero dell’essere e dell’esistenza. Il suo sacrificio ci rivela una nuova ontologia, in cui l’essere significa dono. Nella luce di Cristo contempliamo il senso della storia e della cultura umana.Il cristianesimo come „amore della Sapienza eterna” realizza il compito della filosofia (nel suo concetto antico) e lo completa. Esso si presenta come una saggezza del cuore ma questo non significa irrazionalismo – nella saggezza così s’incontrano la ragione discorsiva, l’intuizione e la fede. Inoltre „filosofia celeste” corregge ogni filosofia della terra insegnandoci che l’amore vale più del pensiero. Alla scuola del Vangelo il frutto dell’amore della sapienza diventa sapienza dell’amore.
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Lloyd-Jones, Hugh. « The History of Classical Scholarship - Marcello Gigante : Classico e mediazione : contributi alla storia della filologia antica. (Studi Superiori N15.70.) Pp. 243. Rome : La Nuova Italia Scientifica, 1989. Paper, L. 34,000. » Classical Review 41, no 1 (avril 1991) : 215–16. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x00278074.

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Ghirardo, Diane Y. « Marco Calafati. Bartolomeo Ammannati : I Palazzi Grifoni e Giugni ; La nuova architettura dei palazzi fiorentini del secondo Cinquecento. Fondazione Carlo Marchi Studi 28. Florence : Leo S. Olschki, 2011. xxiii + 398 pp. €140. ISBN : 978–88–222–6042–0. » Renaissance Quarterly 65, no 2 (2012) : 535–36. http://dx.doi.org/10.1086/667286.

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Maxwell-Stuart, P. G. « F. Roscalla : Presenze simboliche dell’ape nella Grecia antica. (Pubblicazioni della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pavia 86.) Pp. 148, 16 ills. Pavia : La Nuova Italia Editrice, 1998. Paper, L. 50,000. ISBN : 88-221-2825-7. » Classical Review 51, no 2 (octobre 2001) : 417. http://dx.doi.org/10.1093/cr/51.2.417.

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Howe, Martin. « Reflections on the Italian Law for the Protection of Competition and the Market ». Journal of Public Finance and Public Choice 8, no 2 (1 octobre 1990) : 135–45. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345081.

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Résumé :
Abstract La nuova legge italiana per la protezione della concorrenza e del mercato è oggetto di grande interesse nel Regno Unito, a motivo dell’intenzione del governo di modificare il sistema britannico di regolamentazione della concorrenza, soprattutto per quanto riguarda i cartelli.La nuova legge deve ancora essere presentata, ma un libro bianco è stato preparato dal governo.La necessità di cambiare la legislazione al riguardo è emersa, in parte, perché essa è piuttosto antica (la prima legge è del 1948) e per vari aspetti inefficace, ed in parte per la difficoltà di conciliarla con la regolamentazione comunitaria.L’industria britannica teme che la diversità tra sistema nazionale e sistema comunitario di tutela della concorrenza possa tradursi in procedure concorrenti e con risultati discordanti, cosa che metterebbe in svantaggio le imprese britanniche rispetto a quelle degli altri partners comunitari.È rimarchevole il fatto che la legge italiana sia non soltanto modellata sulla base della legge comunitaria, ma che essa affermi che la legge nazionale non sarà applicata quando la Comunità europea abbia giurisdizione.Nel Regno Unito, invece, si insiste sulla possibilità di compiere indagini a livello nazionale, pur accettando il primato della legislazione comunitaria, in caso di contrasto. Si ammette che pratiche o accordi vietati dalla Commissione non possono essere consentiti, ma si sostiene che possono essere vietati, a livello nazionale, accordi e pratiche ammessi a livello comunitario.Peraltro, l’apparentemente chiara distinzione contenuta nella legge italiana tra i compiti della legislazione nazionale e quelli della legislazione comunitaria rischia di venir meno tutte le volte che i due ordinamenti interpreteranno le leggi in modo diverso. Questa possibility era stata alla base dell’opposizione del Regno Unito al conferimento alla Commissione europea della giurisdizione esclusiva per le fusioni di «dimensione comunitaria».Il sistema britannico è basato sul concetto di «interesse pubblico», che è per sua natura impreciso, anche se esso viene applicato in modo pragmatico e flessibile, cosa da non sottovalutare se si tiene conto del fatto che in questo campo le opinioni convenzionalmente accolte possono cambiare.Vi sono tuttavia numerosi vantaggi in un sistema che, come quello italiano, è basato su proibizioni, e di essi tiene conto il libro bianco governativo: dà messaggi più chiari alle industrie su cosa sia consentito, conferisce poteri investigativi più precisi all’Autorità della concorrenza e può anche stabilire sanzioni per comportamenti illegali, con possibili effetti deterrenti.L’Autorità italiana dovrebbe dare assoluta priorità alla eliminazione degli accordi decisamente anti-concorrenziali, come quelli diretti alla fissazione dei prezzi, alle domande ed offerte concordate, ed alla suddivisione del mercato. Si tratta di accordi che hanno raramente una giustificazione di carattere efficientistico o di altra natura.I cartelli su cui è necessario concentrarsi sono quelli di carattere orizzontale, mentre i cartelli verticali non sembrano rilevanti, almeno di regola. Pertanto, l’avere inserito anche i cartelli verticali nella legislazione italiana (conformemente a quella europea) complica molto il lavoro dell’Autorità (a motivo dell’intenso lavoro burocratico che ne conseguira) senza effettivamente contribuire alla tutela della concorrenza, che potrebbe in questo caso avvenire attraverso il ricorso alla categoria dell’abuso di posizione dominante.Per quanto riguarda le concentrazioni, sebbene quelle orizzontali siano il modo più semplice mediante cui si può giungere all’abuso di posizione dominante, bisogna riconoscere che esse costituiscono una parte molto controversa della politica della concorrenza. Vi è il problema di stabilire le dimensioni della concentrazione da sottoporre a controllo, nonché quello della prevalenza di altre considerazioni, attinenti, per esempio, alla promozione dello sviluppo regionale, rispetto ai principii della concorrenza.A proposito delle concentrazioni, bisogna distinguere il caso in cui le attività in questione siano esposte alla concorrenza internazionale da quello in cui non lo siano. In quest’ultimo caso, gli effetti delle concentrazioni devono essere esaminati con attenzione maggiore, per verificare se possano aver luogo benefici sotto il profilo di una maggiore efficienza o sotto altri aspetti. Si tratta, comunque, di valutazioni molto complesse, che non possono risolversi con una semplice formula circa il tasso di concentrazione.La repressione dell’abuso di posizione dominante è indubbiamente una parte essenziale della legislazione per la tutela della concorrenza. Tale è quindi anche nel Regno Unito, dove peraltro l’inesistenza di proibizioni rende difficile ottenere effetti deterrenti. Peraltro, un limite all’accoglimento del sistema previsto dall’art. 86 del Trattato CEE (così come del corrispondente articolo 3 della legge italiana) è costituito dalla difficoltà di definire l’«impresa dominante” e, ancor più, l’«abuso», con la conseguenza che si rischia di rendere ancora più difficile la vita delle imprese, che si troverebbero di fronte al divieto di compiere atti «illegali” che non sono precisamente definiti.Sebbene siano state numerose nel Regno Unito le indagini in materia di abuso di posizione dominante, nella maggior parte dei casi esse hanno condotto alla conclusione della loro infondatezza. È probabile che l’Autorità italiana abbia esperienze analoghe.Per quanto possano essere diverse, da Paese a Paese, le leggi sulla concorrenza e gli stessi ordinamenti, nonché i sistemi economici e sociali, è sorprendente la somiglianza tra i problemi che le autorità responsabili della tutela della concorrenza si trovano di fronte.
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de Chaisemartin, Nathalie, et Monica Livadiotti. « Dal Tempio A del Santuario di Apollo a Hierapolis di Frigia, una nuova messa a punto sull’architettura e la decorazione architettonica dell’Asia Minore di età ellenistico-romana - TOMMASO ISMAELLI, HIERAPOLIS DI FRIGIA X. IL TEMPIO A NEL SANTUARIO DI APOLLO. ARCHITETTURA, DECORAZIONE E CONTESTO (MAIER - Missione Archeologica Italiana a Hierapolis ; Ege Yayinlari/ Zero Prod. Ltd., Istanbul 2017). Pp. xvi + 572, figs. 671, many in colour, 8 tav. (folding plates) in end pocket, 2 DVDs. ISBN 978-605-9680-56-1. » Journal of Roman Archaeology 32 (2019) : 891–900. http://dx.doi.org/10.1017/s1047759419000953.

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Navarra, Marco, et Eduard Bru Bistuer. « COCafè : nuova caffetteria della Scuola di Architettura Siracusa ». Palimpsesto, no 10 (juin 2014). http://dx.doi.org/10.5821/palimpsesto.10.3653.

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Sommaini, Fabrizio. « IL LAVORO E L'ORGANIZZAZIONE DEL CANTIERE NELLA ROMA PAPALE E IMPERIALE. LA BASILICA DI SAN PIETRO E IL COMPLESSO DI DOMIZIANO : FONTI MODERNE PER RICOSTRUIRE PROGETTI ANTICHI ». Papers of the British School at Rome, 27 juillet 2021, 1–46. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246221000052.

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Résumé :
Sin dai primi studi sul cantiere e sul processo costruttivo delle architetture antiche, esempi storicamente ben documentati di età medievale e moderna sono stati presi come riferimento e termine di paragone, al fine di comprendere più approfonditamente l'industria delle costruzioni nell'antica Roma. Questo contributo riflette circa la possibilità di utilizzare due casi di studio parzialmente simili per dimensioni, ubicazione e tecniche costruttive: la Basilica di San Pietro, di età rinascimentale e barocca, in comparazione con l'antico complesso di Domiziano, estensione dei Palazzi Flavi sul Palatino. I primi risultati, che si iscrivono in un progetto di studio sul Complesso domizianeo, aggiungono nuovi elementi alla ricostruzione teorica del cantiere e del ciclo costruttivo. Si analizzano diversi aspetti di questi due progetti architettonici di grandi dimensioni (XXL structures) – la committenza, la forza lavoro, l'approvvigionamento dei materiali da costruzione, l'allestimento del cantiere – evidenziando analogie e differenze, nel tentativo di ovviare alle lacune nella documentazione antica.
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Bellini, Amedeo. « ASPETTI DEL DIBATTITO OTTOCENTESCO PER LA NUOVA FACCIATA DEL DUOMO ». Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Incontri di Studio, 13 novembre 2013, 91–127. http://dx.doi.org/10.4081/incontri.2007.43.

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Riassunto. – Nel 1886 venne bandito un concorso internazionale per il progetto di una fronte del Duomo di Milano che diede luogo ad un vivace dibattito sui caratteri stilistici che essa avrebbe dovuto avere. Si contrappongono due gruppi: coloro che giudicano l’edificio opera gotica la cui architettura risente di influenze straniere e ritengono quindi che la nuova fronte dovrà ispirarsi alle grandi cattedrali francesi e tedesche, in particolare avere torri laterali; coloro che invece ritengono l’opera strutturalmente romanico lombardesca, con forme esteriori gotiche, e sostengono una fronte a capanna. Fra questi Luca Beltrami che interpreta e spiega le forme del Duomo utilizzando le teorie di Charles Darwin.***Abstract. – In 1886 was announced the holding of an international competitive examination concerning the design of the front of the Cathedral in Milan, which aroused a lively debate over its stylistic characteristics. Two groups were opposed: those who considered the building a Gothic architecture featuring foreign influences, thus believing that the new front would have to be inspired by the great French and German cathedrals – in particular it would have to have side towers; those, on the contrary, who considered the building structurally a Lombardy Romanesque one with Gothic exterior forms advocated a hut-shaped front. Among these there was Luca Beltrami, who interpreted and explained the Cathedral shapes by employing Charles Darwin’s theories.
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GORIA, Giulio. « Kant e il Fondamento Cercato del Sapere. A Partire Dalla Polemica con Eberhard ». Estudos Kantianos [EK] 3, no 01 (8 juillet 2015). http://dx.doi.org/10.36311/2318-0501/2015.v3n01.5125.

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Nel saggio del 1790 Su una scoperta secondo la quale ogni nuova critica della ragione pura sarebbe resa superflua da una più antica Kant rispondeno agli attacchi mossigli da Eberhard torna sul problema decisivo della Critica della ragion pura intorno alla possibilità di giudizi sintetici a priori, per rivelarne il carattere preliminare rispetto alla possibilità di proposizioni a priori metafisiche. In questo articolo mi propongo di seguire la controversia misurando in particolare la compatibilità di quelleche sono state dette – da Gram e, seppur non senza riserve, da Allison – due teorie della predicazione, operanti nella Critica. Oltre ai testi dell’articolo del 1790 prendo in considerazione la formulazione del supremo principio di tutti i giudizi sintetici offerta nell’Analitica dei princìpi.
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Meier, Christel. « Ovidio – io non lo ’nvidio. Dantes Überbietung der ovidischen Verwandlungen im Kontext der lateinischen Ovid-Kommentare ». Deutsches Dante-Jahrbuch 90, no 1 (28 janvier 2015). http://dx.doi.org/10.1515/dante-2015-0004.

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RiassuntoRispetto a Virgilio, senza dubbio la figura di poeta intradiegetica più prominente e al contempo la fonte antica più importante della Commedia, si tende a sottovalutare l’importanza di Ovidio. Le sue Metamorfosi, infatti, sono un testo di riferimento molto presente per tutte e tre le Cantiche, sia nell’emulazione delle metamorfosi animali di Inferno XXIV-XXV che nelle figurazioni tipologiche e nelle imitazioni contrastive in Purgatorio e in Paradiso. Con la sua interpretazione innovativa di Ovidio, Dante si trova all’inizio di una nuova, intensa fase della ricezione delle Metamorfosi nel Tardo Medioevo. Attraverso il testo e l’immagine, il latino e le lingue volgari, la poesia e la predica, il testo ovidiano raggiunge ora diversi ambienti comunicativi della società.
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TOUWAIDE, ALAIN. « MARIA MICHELA SASSI, La scienza dell'uomo nella Grecia antica («Nuova Cultura», 6), Torino, Bollati Boringhieri, 1988, 250 pp., ill. » Nuncius, 1991, 325–30. http://dx.doi.org/10.1163/182539191x00885.

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« V. 3 N. 6 (2022) ». IUL Research 3, no 6 (22 décembre 2022). http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v3i6.410.

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Il dibattito accademico che affronta il tema dell’innovazione in ambito educativo da alcuni anni ha posto l’attenzione sul ripensamento delle architetture scolastiche e su come lo spazio fisico possa costituire una leva con cui l’innovazione stessa, nelle sue diverse dimensioni, può essere generata, condivisa e diffusa. Emerge un concetto di spazio scolastico orientato a una ricchezza degli spazi funzionali, formali e informali, interni ed esterni che deve necessariamente basarsi su una visione pedagogica condivisa, in modo da trasformare l’edificio scolastico in un’architettura per l’apprendimento, in cui la qualità delle relazioni educative e il benessere siano al centro. La realizzazione di un nuovo edificio scolastico o l’ammodernamento degli spazi esistenti di una scuola possono andare oltre la convenienza economica, le esigenze di spazio o di sicurezza. Una nuova architettura scolastica può essere un'opportunità per avviare un processo di innovazione educativa che abbia una ricaduta più ampia sul sistema scuola. All’interno di questo numero di IUL Research vengono ospitati contributi provenienti da vari settori scientifici, nel tentativo di approfondire piste teoriche e pratiche che diano spazio alle diverse prospettive che entrano in gioco quando si affronta un investimenti per il rinnovamento delle architetture scolastiche.
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TRUSIANI, Elio. « Dal Centro Storico alla Città Storica : la dimensione progettuale della conservazione − ; Il caso di Roma ». Desenvolvimento e Meio Ambiente 9 (17 juin 2004). http://dx.doi.org/10.5380/dma.v9i0.3084.

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Résumé :
Com a adoção do Plano Regulador, Roma finalmente adquiriu uma nova perspectiva para construir o seu desenvolvimento, partir de um sistema histórico-ambiental tutelado e valorizado (base concreta da sustentabilidade), valorizando a reorganização funcional e espacial das suas estruturas subterrâneas. Uma cidade projetada em uma dimensão metropolitana e organizada segundo um modelo policêntrico – no qual se chama atenção aos trabalhos regulares e superamentos do velho conceito de centro “histórico”, conjugado à parte mais antiga do centro urbano, e a assunção do conceito de “cidade histórica” – compreende um universo mais vasto e difuso no território (do medieval ao Renascimento ao Novecentos). Um método inovador de leitura da cidade, não mais por zonas homogêneas mas por tecidos − isso permite superar o modo de tratamento unitário por zonas inteiras e lê-las ao invés de diferenciá-las, sobretudo em uma cidade como Roma, e para tanto ler as atuais exigências de transformação, procurando conferir, ou restituir, ao final cidade histórica a difícil tarefa de regular a valorização, orientar as estratégias de requalificação, construir as condições do projeto, recuperando, em tal sentido, a dimensão projetual da conservação. Resumo Con l’adozione del Piano Regolatore, Roma ha finalmente una nuova prospettiva per costruire il suo sviluppo all’interno di un sistema storico-ambientale tutelato e valorizzato, base concreta della sostenibilità, finalizzato alla riorganizzazione funzionale e spaziale delle sue strutture insediative. Una città proiettata in una dimensione metropolitana e organizzata secondo un modello policentrico, in cui si pone all’attenzione degli addetti ai lavori il superamento del vecchio concetto di centro “storico”, legato alla parte più antica del centro urbano, e l’assunzione del concetto di “città storica”, comprendente un universo più vasto e diffuso nel territorio (dal medioevo al Rinascimento al Novecento). Un metodo innovativo di lettura della città: non più per zone omogenee ma per tessuti − questo permette si superare il modo di trattamento unitario per intere zone e leggerne invece le differenze, soprattutto in una città come Roma, e pertanto leggerne le attuali esigenze di trasformazione, cercando di conferire, o restituire, al termine città storica il difficile compito di regolare la valorizzazione, orientare le strategie di riqualificazione, costruire le condizioni del progetto, recuperando, in tal senso, la dimensione progettuale della conservazione.
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« Giuseppe Roccatagliata. A history of ancient psychiatry (Contributions in Medical Studies, Number 16. Westport, Conn. : Greenwood Press, 1986, 296 pp. Storia della psichiatria antica. Milano : Hoepli, 1973, 353 pp. ; Le origini della psicoanalisi nella cultura classica. Roma : Il pensiero scientifico, 1981, 253 pp. ; Storia delta psichiatria biologica, Firenze : Nuova Guaraldi, 1981, 343 pp. (Reviewed by George Mora) ». Journal of the History of the Behavioral Sciences 27, no 2 (avril 1991) : 188–92. http://dx.doi.org/10.1002/1520-6696(199104)27:2<188 ::aid-jhbs2300270213>3.0.co;2-7.

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