Articles de revues sur le sujet « Norma penale in bianco »

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Bignami, Marco. « Il crocefisso nelle aule scolastiche dopo Strasburgo : una questione ancora aperta ». QUESTIONE GIUSTIZIA, no 5 (décembre 2011) : 22–41. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-005003.

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Résumé :
1. Invaliditŕ delle norme che impongono l'esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche / 2. Il limite della sentenza/ 3. Insufficienza della soluzione bavarese / 4. Muro bianco o muro barocco? / 5. Una proposta minore 004 1. Piů mercato e meno Stato: un sommario bilancio / 2. Diritto penale societario / 3. Diritto penale fallimentare / 4. Conclusioni.
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2

Valbonesi, Cecilia. « Scienza e rischio fra prevedibilità dell’evento e predittività della decisione giudiziaria ». Revista Estudios Jurídicos. Segunda Época, no 20 (10 décembre 2020) : 379–423. http://dx.doi.org/10.17561/rej.n20.a16.

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Résumé :
Il lavoro vuole affrontare il rapporto fra prova scientifica, diritto e processo penale, sottolineando come in Italia la mancanza di cultura scientifica dei giudici e, parimenti, la carenza di regole riferite ai criteri di scelta dei periti e dei consulenti tecnici, porti spesso a decisioni giudiziarie molto lontane dal rispetto dell’ortodossia del rimprovero penale. Dopo aver illustrato alcuni casi giurisprudenziali, la riflessione si sofferma sulle possibili soluzioni di questa annosa questione, muovendo dalla disciplina introdotta dalla legge Gelli Bianco e dal DDL sul Testo Unico Amianto.
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3

Santoriello, Ciro. « Il movente politico come criterio esegetico della norma penale ». Archivio penale, no 1 (2014) : 65–73. http://dx.doi.org/10.12871/97888674131576.

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Capparelli, Bruna. « Decisioni della Corte europea e giudicato penale “iniquo” ». Revista Brasileira de Direito Processual Penal 2, no 1 (2 septembre 2016) : 241. http://dx.doi.org/10.22197/rbdpp.v2i1.23.

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Résumé :
O presente artigo aborda uma temática precipuamente envolta no discurso interdisciplinar entre o direito constitucional, direito internacional e direito processual penal, já que analisa os reflexos jurídicos dos pronunciamentos do Tribunal europeu de Direitos humanos à luz do constitucionalismo italiano. Neste aspecto, a corte Constitucional italiana criou uma hipótese especial de “revisão europeia” com a sentença paradigma número 113 de 2011, a qual, a partir da análise da trajetória legislativa, jurisprudencial e doutrinaria italianos, nos perguntamos se atualmente existe uma norma em capaz de subtrair à sentença irrevogável a força executiva que o CPP italiano à atribui e que garanta suficientemente o realizar-se da restitutio in integrum.
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Manna, Adelmo. « L'incandidabilità sopravvenuta nel corso del mandato parlamentare e l'irretroattività della norma penale ». Archivio penale, no 1 (2014) : 51–73. http://dx.doi.org/10.12871/97888674131575.

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Salvi, Giovanni. « Obiettivo 1. Processo penale e segreto di Stato. Oltre Abu Omar ». QUESTIONE GIUSTIZIA, no 2 (juin 2010) : 71–101. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-002007.

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Résumé :
Il trasferimento d'ufficio ex art. 2 legge guarentigie mette alla prova il bilanciamento fra due princěpi costituzionali fondamentali: l'inamovibilitŕ del magistrato (art. 107) e il ruolo del Consiglio superiore della magistratura a tutela della credibilitŕ, indipendenza e imparzialitŕ della giurisdizione (art. 105). Tali princěpi non si affermano da soli, ma richiedono uno sforzo interpretativo per dare coerenza e armonia al sistema che, in seguito alla modifica della norma di cui all'art. 2, appare piů controverso.
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7

Wołodkiewicz, Witold. « LEX RETRO NON AGIT. SFORMUŁOWANIE W POLSKIEJ DOKTRYNIE PRAWNICZEJ ». Zeszyty Prawnicze 1 (27 janvier 2017) : 103. http://dx.doi.org/10.21697/zp.2001.1.06.

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Résumé :
LEX RETRO NON AGIT. UN BROCARDO NELLA GIURISPRUDENZA POLACCAII problema della irretroattività della norma giuridica è stato trattato molto spesso nella dottrina giuridica generale e in quella romanistica. La regola lex retro non agit (che nella giurisprudenza e dottrina giuridica polacca esprime il principio délia irretroattività del diritto) è il brocardo latino il più spesso usato nella giurisprudenza polacca.Considerazioni a proposito del vigore délia norma giuridica nel tempo si incontrano nelle fond del diritto romano nelle varie epoche del suo sviluppo. Il problema délla retroattività délia legge fu affrontato già dai giuristi repubblicani. Fu toccato anche dai giuristi classici. La generalizzazione del principio secondo il quale la legge non deve retroagire, si trova peraltro in diverse costituzioni imperiali del Basso Impero. Il principio délia irretroattività del diritto compare più volte nella storia giuridica postgiustinianea.Nelle visioni dello Stato di diritto, sviluppate dai filosofi del Secolo dei Lumi il principio dell’irretroattività délia legge è stato trattato come un dogma fondamentale ed assoluto.II principio d’irretroattività è molto spesso enunciato nei codici contemporanei. E un elemento fondamentale della definizione classica del delitto penale, peró la dottrina e la pratica penale e costituzionale dopo la seconda guerra mondiale hanno cominciato, almeno in certa misura, ad allontanarsi dal principio d’irretroattività nel diritto penale. Questa tendenza fu stata già notata, a proposito del processo di Norimberga, dal Berger in un articolo del 1949. Le dichiarazioni e convenzioni internazionali sui crimini di guerra e contro l’umanità , hanno poi introdotto diverse eccezioni al principio dell’irretroattività della legge penale. Questi atti di diritto internazionale hanno tendenzialmente influenzato i sistemi nazionali di diritto costituzionale e penale (come esempio si puô citare l’art. 42 punto 1 della Costituzione polacca del 2 aprile 1997).II brocardo lex retro non agit non fu mai esplicitamente individuato eon queste parole, né ai tempi romani, né nella storia posteriore del diritto. Questa formulazione è infatti sconosciuta ai dizionari ed alle enciclopedie giuridiche in quasi tutta Europa al di fuori della Polonia.Nella romanistica polacca, l’autore che cita il brocardo lex retro non agit fu Stanisław Wróblewski (nel suo manuale di diritto romano, pubblicato nel 1916). E probabile che l’autorità del Wróblewski (a lungo professore di diritto romano a Cracovia, ed influente membro della Commissione di Codificazione polacca, chiamato spesso il „Papiniano polacco”) abbia influenzato la divulgazione del brocardo lex retro non agit nella dottrina e nella giurisprudenza polacca e radicato per conseguenza la persuasione della derivazione romanistica del concetto d’irretroattività del diritto, letteralmente cosi individuato, nell’odierna pratica giurisprudenziale polacca.
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Macrì, Francesco. « LA RIFORMA DEI REATI SESSUALI IN FERMANIA DEL 2016 ». Revista Eletrônica do Curso de Direito da UFSM 13, no 1 (5 mai 2018) : 370. http://dx.doi.org/10.5902/1981369432281.

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Résumé :
Il legislatore tedesco ha nel 2016 riformato incisivamente la legislazione penale sessuale. La norma di maggiore impatto giuridico e simbolico è il § 177/1 StGB, che sancisce – per la prima volta in un grande ordinamento di Civil Law – la punibilità degli atti sessuali “meramente dissensuali”. Ulteriore modifica rilevante è l'incriminazione degli atti sessuali commessi “a sorpresa”, così come quella delle molestie sessuali. È stato poi introdotto un peculiare delitto “accessorio” (§ 184j StGB) che sanziona la mera partecipazione ad un gruppo che induca uno dei membri a commettere un reato sessuale. Siffatta previsione, peraltro, si connota per una strumentalizzazione simbolica del diritto penale che non appare accompagnata da un potenziamento funzionale della tutela della libertà sessuale. In un'ottica complessiva, tuttavia, va osservato come la suddetta ombra (così come altre minori) sia affiancata da importanti luci, a partire dalla svolta “consensualistica” del Sexualstrafrecht tedesco, che ad avviso dello scrivente consentono un giudizio globalmente positivo – pur con talune riserve – sulla riforma.
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Eusebi, Luciano. « Il diritto penale di fronte alla malattia ». Medicina e Morale 50, no 5 (31 octobre 2001) : 905–28. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2001.736.

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Résumé :
Viene discusso il ruolo del consenso rispetto alla qualificazione giuridicopenale del trattamento medico-chirurgico. Si sostiene che il principio di autodeterminazione non può costituire unico criterio orientativo per risolvere le problematiche etiche e giuridiche oggi emergenti in ambito biomedico, configurandosi altrimenti il pericolo di una medicina puramente contrattualistica e difensiva, ovvero concepita non come scienza (umana), ma come mero insieme di abilità tecniche. Sono in questo senso evidenziate varie situazioni in merito alle quali il riferimento al consenso è impossibile o inadeguato. Si mette in luce, del resto, come sia coessenziale al concetto moderno di democrazia il confronto teso a definire convergenze su ciò che risulti fondamentale per la tutela della dignità umana, e dunque a definire linee-guida condivise circa settori di attività particolarmente delicati. In particolare vengono sviluppate motivazioni pertinenti anche in un contesto laico e pluralista al fine di mantenere fermo il divieto giuridico dell’eutanasia sia passiva che attiva, nell’ottica di un approccio solidaristico alla sofferenza: approccio che dalle normative favorevoli all’eutanasia risulta inevitabilmente compromesso. In questo senso, è individuato un limite intrinseco al diritto nell’impossibilità di autorizzare giuridicamente una relazionalità inter-soggettiva – come quella fra medico e paziente – giocata per la morte. La questione dell’eutanasia viene tenuta distinta, ovviamente, dai problemi attinenti all’accanimento terapeutico e alla proporzionalità dell’intervento medico. In rapporto alla permanente validità giuridica del principio di indisponibilità della vita uno specifico approfondimento è dedicato all’interpretazione dell’art. 32, 2° comma, della Costituzione italiana. Sono altresì presi in considerazione problemi concernenti i soggetti incapaci, il ruolo della norma sullo stato di necessità, i compiti assolti dai comitati etici ospedalieri (anche con riguardo alla responsabilità dei relativi membri) e la necessità di nuovi modelli giuridici intesi alla prevenzione degli eventi medici “avversi”.
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Di Donato, Giulio. « TRAME DEL RICONOSCIMENTO : DA HEGEL ALL’IDENTITÀ DI GENERE ». Il Politico 256, no 1 (28 juin 2022) : 179–89. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2022.690.

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Résumé :
La prevenzione e il contrasto alle discriminazioni e alla violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere e sull’orientamento sessuale rappresentano un’esigenza sentita in maniera ormai trasversale e allo stesso tempo un tema oggetto di polemiche infuocate nel momento in cui si passa dal piano della petizione di principio al piano della traduzione normativa (se ad esempio si tratta di modificare gli articoli 604 bis e ter del Codice penale e la successiva legislazione in materia di istigazione a delinquere, equiparando la discriminazione per i motivi di cui sopra a quella su base razziale, etnica o religiosa). Polemiche che hanno reso e rendono assai difficile intavolare una discussione laica e ragionata sul merito, al di là degli opposti isterismi e delle opposte strumentalizzazioni. In questa sede, lontani dalla concitazione del dibattito più acceso e fanatico, proveremo a riflettere sulle implicazioni di carattere filosofico-giuridico che l’eventualità di un intervento normativo in materia solleva: dalle definizioni di sesso e di genere all’equilibrio fra salvaguardia della libertà di opinione e lotta alle discriminazioni, per soffermarci infine sulla contraddizione fra le istanze soggettivistiche e contingenti alla base del concetto di identità di genere (comunemente definita l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione) e i criteri di oggettività e stabilità che sono propri della dimensione giuridica e in particolar modo della norma penale.
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Comtesse, Philippe. « ¿Cómo reaccionar ante la nueva vulnerabilidad del personal humanitario ? Al habla con un delegado del CICR ». Revista Internacional de la Cruz Roja 22, no 140 (avril 1997) : 150–58. http://dx.doi.org/10.1017/s0250569x00021956.

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Résumé :
«Más que técnica, la seguridad [del personal humanitario sobre el terreno] es una cuestión de orden político. Ninguna norma, ninguna protección reemplaza al establecimiento de una red de contactos con todas las partes para convencerlas de la neutralidad, de la imparcialidad y de la independencia del CICR. En la medida en que los jefes de las tropas contendientes perciben al CICR como «partisano», éste se convierte en un bianco potential. En cambio, la neutralidad —y, sobre todo, la percepción de dicha neutralidad por los combatientes (…)— son la mejor garantía para las partes en conflicto de que el CICR no es una amenaza. La actitud neutral de los delegados del CICR convence a los combatientes de que su acción humanitaria no tiene incidencia militar alguna». He aquí una de las bases del concepto de seguridad que elaboró el Comité Internacional de la Cruz Roja hace unos años para aplicarlo en sus actividades cuando arrecian los conflictos.
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Simón Castellano, Pere. « Basile, Fabio ; Caterini, Mario ; Romano, Sabato (eds.), Il sistema penale ai confini delle hard sciences. Percorsi epistemologici tra neuroscienze e intelligenza artificiale, Colección Quaderni dell’Istituto di studi penalistici «Alimena», Centro di ricerc ». Estudios de Deusto 69, no 2 (27 décembre 2021) : 367–72. http://dx.doi.org/10.18543/ed-69(2)-2021pp367-372.

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Résumé :
El Derecho, como reflejo de la sociedad que pretende regular, no puede quedar al margen de los cambios y transformaciones que en el seno de esta se producen. Luego las leyes son una suerte de traje a medida de la sociedad que pretenden regular; sólo así adquirirán estas la vigencia y eficacia deseables para cualquier norma jurídica.
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Ceruti, Silvia, et Mario Picozzi. « La responsabilità giuridica nella Consulenza Etica in Ambito Sanitario ». Medicina e Morale 69, no 3 (3 novembre 2020) : 371–89. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.708.

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Résumé :
Scopo del presente contributo è delineare il perimetro entro il quale articolare una riflessione critica relativa alla questione della responsabilità giuridica connessa all’attività di Consulenza Etica in Ambito Sanitario (CEAS). Innanzitutto, saranno illustrate le ragioni per le quali ritenere che, al momento attuale, in Italia, la CEAS resa da un Consulente Etico singolo rappresenti il modello che meglio risponde all’esigenza di garantire un servizio di qualità ai pazienti e agli operatori sanitari. In secondo luogo, saranno analizzati gli elementi in base ai quali possa considerarsi ascrivibile in capo al Consulente Etico una responsabilità giuridica per violazione di una norma civile o penale. Infine, a partire dall’analisi dell’evoluzione giurisprudenziale e degli interventi legislativi di riforma in ambito sanitario, verrà avanzata una proposta in ordine alla disciplina applicabile all’operato del Consulente Etico in caso di danno procurato al paziente. Alla luce di quanto esposto, si tenterà di sostenere come il formale riconoscimento, anche giuridico, della figura del Consulente Etico possa risultare funzionale sia a dare contenuto all’effettivo ruolo svolto dal consulente nel processo di cura, sia a incentivare la stessa diffusione della cultura della CEAS, intesa come processo dialogico che ha lo scopo di contribuire al miglioramento dell’assistenza sanitaria mediante l’individuazione, l’analisi e la risoluzione dei dilemmi etici riconducibili alla pratica clinica.
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Cesqui, Elisabetta. « Osservazioni asistematiche sul primo quadriennio di applicazione del nuovo sistema disciplinare ». QUESTIONE GIUSTIZIA, no 5 (janvier 2011) : 63–111. http://dx.doi.org/10.3280/qg2010-005007.

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Résumé :
Dal 19 giugno del 2006 il sistema disciplinare introdotto dal d.lgs 109/ 2006, in attuazione dell'art. 1, comma 1, lett. f della legge 25 luglio 2005 n. 150 č entrato in vigore. Privo originariamente di qualunque disposizione transitoria, esso č stato modificato in alcuni punti essenziali dalla legge 24 ottobre 2006 n. 269, che ha smussato le maggiori asperitŕ del testo originario (con riferimento soprattutto ad alcuni degli illeciti tipizzati e al potere di intervento del ministro in dibattimento) e ha introdotto, per la fase di transizione dal vecchio al nuovo regime, il principio dell'applicazione della norma di maggior favore limitatamente ai procedimenti disciplinari iniziati dopo la sua entrata in vigore ed esclusivamente per i fatti verificatisi in un momento precedente a essa (Cass., sez. unite, 26 ottobre 2006 n. 27172). Le cadenze temporali imposte al procedimento disciplinare dall'art. 15 (un anno dalla conoscenza del fatto per l'inizio nell'azione, due anni per le indagini e due anni per il dibattimento) e i tempi rilevabili dalla esperienza concreta, consentono di dire che i quattro anni della consigliatura appena conclusa rappresentano un campione significativo e che la fase di transizione, fatti salvi i procedimenti (non molti) per i quali la sospensione per pregiudiziale penale ha congelato il procedimento e quelli (pochi) che dovessero eventualmente nascere per fatti antecedenti venuti a conoscenza dei titolari dell'azione disciplinare con molto ritardo (fermo restando il limite decennale di decadenza dell'azione introdotto dal comma 1 bis dell'art. 15), č ormai sostanzialmente conclusa.
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Ghica, Mihai Ștefan. « Perspectiva istorică asupra incriminării abuzului în serviciu în România ». Criminal Law Writings (Caiete de Drept Penal), no 4 (3 mai 2021) : 29–76. http://dx.doi.org/10.24193/cdp.2020.4.2.

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Résumé :
Abuzul în serviciu constituie o infracţiune cu un specific aparte, problematic, având în vedere modul sintetic de reglementare utilizat de legiuitor, relevat de terminologia generică folosită şi de structura logico-juridică a normei de incriminare. Cele mai acute dificultăţi apar în delimitarea infracţiunii de alte forme de răspundere juridică, aspect care ţine de domeniul de aplicare a normei de incriminare, precum şi în relaţia cu alte infracţiuni, în situaţia în care au vocaţie de aplicare concomitentă. Nu trebuie omis faptul că dreptul penal trebuie să devină incident doar atunci când interesul general este atât de afectat încât sancţiunea civilă, disciplinară sau administrativă nu este suficientă – aspect care decurge din caracterul auxiliar, discontinuu, fără un domeniu specific de reglementare al acestei ramuri de drept, elemente pe care se bazează principiul minimei intervenţii care guvernează această materie. În acest cadru, analiza istorică devine relevantă pentru înţelegerea evoluţiei normei de incriminare de-a lungul timpului în dreptul pozitiv care conferă informaţiile necesare pentru: interpretarea istorică a noţiunilor care compun actuala incriminare; consolidarea perspectivei asupra conceptului juridic de abuz în serviciu în ansamblul său; o mai bună aplicare în practica judiciară; delimitarea faţă de alte forme de răspundere juridică. Pe de altă parte, nu se poate omite nici modalitatea în care în diferite etape istorice s-au schimbat raţiunea incriminării, structura logico-juridică a acesteia în ansamblul său şi diferitele elemente constitutive punctuale. Contextul istoric în care a evoluat incriminarea de la abuz de putere la abuz în serviciu corelat cu jurisprudenţa contemporană diferitelor etape istorice poate contribui la o mai bună percepţie asupra diferitelor soluţii de practică judiciară şi anume asupra relevanţei lor pentru aplicarea actualei norme de incriminare. Din acest motiv, studiul îşi permite să sugereze întreruperea unei anumite inerţii în reţinerea însemnătăţii şi aplicabilităţii în continuare a anumitor soluţii jurisprudenţiale mai vechi. Perspectiva istorică este semnificativă şi pentru a determina relaţia abuzului în serviciu din reglementarea actuală cu alte incriminări din Codul penal în vigoare şi legislaţia penală specială, dar şi cu anumite contravenţii al căror subiect activ este funcţionarul public. Din acest motiv este necesară stabilirea reperelor în care a apărut clauza explicită de subsidiaritate, precum şi a celor în care a fost înlăturată din norma de incriminare. Ca atare, analiza îşi propune să stabilească efectele acestei reconfigurări, precum şi chestiunea menţinerii tacite a acestei clauze, care în literatura de specialitate actuală este tratată ca reprezentând un caracter ce ţine de esenţa incriminării abuzului în serviciu. Dispariţia clauzei exprese de subsidiaritate pe considerente de redundanţă, respectiv evoluţia în timp a normei de incriminare după înlăturarea clauzei exprese şi păstrarea esenţei conceptuale a incriminării până în prezent, aduce în atenţie transformarea clauzei de subsidiaritate dintr-un expresă într-una tacită. Totodată, studiul trasează câteva repere în privinţa confuziei conceptuale tradiţionale dintre subsidiaritate şi specialitate, evidenţiind optica doctrinară asupra conceptului de subsidiaritate care a înglobat în mod cutumiar, încă de la finalul anilor ’50, relaţia gen – specie cu alte infracţiuni. În primul Cod penal al Principatelor Unite ale Moldovei şi Ţării Româneşti nu exista o incriminare unică a abuzului în serviciu, iar legiuitorul s-a inspirat în acea epocă din legislaţiile penale occidentale, reglementând în mod distinct abuzul de putere, abuzul de autoritate şi, într-o manieră fragmentată, excesul de putere. Aceeaşi perspectivă s-a cristalizat sub auspiciile Codului penal Carol al II-lea, când excesul de putere a fost prevăzut într-o normă de reglementare distinctă şi sintetică. Ulterior, legiuitorul comunist s-a îndreptat spre spaţiul estic, inspirându-se din legislaţia penală sovietică, context în care a fost reglementat abuzul în serviciu, sistematizat în trei articole distincte. Trecerea la democraţie nu a marcat însă modificări semnificative la nivelul incriminării abuzului în serviciu, devenind stringentă pentru puterea legiuitoare doar nevoia unei resistematizări a textelor de lege. Studiul reflectă legătura strânsă dintre formele actuale ale abuzului în serviciu şi incriminările din legislaţia penală din perioada comunistă. În pofida faptului că articolul nu tratează forma specială a infracţiunii cuprinsă în Legea nr. 78/2000, analiza prezintă însemnătate şi în acest caz, câtă vreme art. 132 din acest act normativ reprezintă o normă de trimitere la abuzul în serviciu reglementat în Codul penal. Interpretarea istorică a normei penale nu este însă suficientă pentru a lămuri pe deplin problemele ridicate, trebuind corelată cu interpretarea gramaticală, teleologică şi sistematică a incriminării în lumina principiului legalităţii şi a documentelor internaţionale relevante, a jurisprudenţei în materia drepturilor omului, respectiv a principiilor de soluţionare a concursului aparent de norme penale.
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Fontanella, Guest Editors : A., P. Gnerre et R. Nardi. « La responsabilità professionale medica oggi ». Italian Journal of Medicine, 9 avril 2019, 1–98. http://dx.doi.org/10.4081/itjm.q.2019.3.

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Résumé :
La responsabilità penale e civile del medico oggi: oneri e onori delle linee guida nella legge Bianco-GelliG. Gallone, C. Palermo La responsabilità contrattuale ed extracontrattuale: quali differenze?D. Amati, A.P. Rossi La legge Gelli-Bianco dal punto di vista della giurisprudenzaS. de Vito La posizione di garanzia del primarioA. de Palma, M. Alessandri La responsabilità dell’organizzazione sanitaria: adeguatezza di strumenti e dotazioni strutturaliG. Lo Pinto La responsabilità delle Direzioni Mediche nel Middle managementC. Coppo, S. Nola Il dipartimento come modello di responsabilità organizzativaR. Tassara, P. Gnerre I requisiti di validità del consenso nel trattamento sanitarioG.B. Ferro Assicurazione obbligatoria e rischio sanitarioL. Longo A che punto ci troviamo con le assicurazioni o polizze per le professioni sanitarie dopo la legge Gelli-Bianco?S. de Vito, P. Gnerre, D. Montemurro, M. Zippi Medicina difensiva ed errore in ambito internisticoM. La Regina, E. Romano La responsabilità nella sperimentazione clinica: Sperimentatore, Sponsor e Comitato EticoG. Gussoni, A. Crespi, S. Frasson, A. Valerio, C. Vertulli, E. Zagarrì La responsabilità dello specializzando: diritti e doveriP. Di Silverio, M. d’Arienzo La responsabilità del medico di Pronto Soccorso e del medico di guardia: ruoli e responsabilità all’interno di una struttura ospedalieraC. Rivetti, A. Spedicato Il trattamento di fine vita alla luce delle ultime novità legislativeA.N. Rosato, F. Rosati, C. Santini Il trattamento sanitario obbligatorioF. Bandini La responsabilità professionale medica secondo il codice di deontologiaL. Corti ConclusioniA. Fontanella
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« La responsabilità penale del medico : dal ritaglio di tipicità del decreto Balduzzi alla non punibilità della legge Gelli-Bianco ». Archivio penale, 2018. http://dx.doi.org/10.12871/978883318026718.

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« Directions in Research : Intergenerational Transmission of Heritage Languages ». Heritage Language Journal 1, no 1 (30 octobre 2003) : 91–134. http://dx.doi.org/10.46538/hlj.1.1.6.

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Résumé :
A collection of 10 papers preceded by an introduction and a section on Clusters of Research Areas by Joseph LoBianco (Language Australia), pp. 93-96). Papers as follows: #1: Learning from History, by Terence Wiley, Arizona State University (pp. 96-99); #2: External Pressures on Families, by Lily Wong Fillmore, University of California, Berkeley (pp. 99-102); #3: The Role of Schools in Language Maintenance and Shift, by Reynaldo Macias, University of California, Los Angeles (pp. 102-104); #4: Saturday-School Participation, Ethnic Identity and Japanese Language Development by Kiyomi Chinen and G. Richard Tucker, Carnegie Mellon University (pp. 104-106); #5: The Role of Parents’ Knowledge about Bilingualism in the Transmission of Heritage Languages, by Sarah J. Shin, University of Maryland, Baltimore County (pp. 107-109); #6: Native American Heritage Languages, by Christine P. Sims, University of New Mexico (pp. 109-113); #7: Language Ideologies, by Norma González, University of Utah (pp. 113-115); #8: Language Ideologies and the Teaching of Heritage Languages, by Guadalupe Valdés, Stanford University (pp. 116-118); #9: Research Priorities: Heritage Languages in Policy Texts, by Joseph Lo Bianco, Language Australia (pp. 118-121); #10: Biliteracy and Heritage Languages, by Nancy H. Hornberger, University of Pennsylvania (pp. 121-124)
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Viayna, Marc Teixidor. « L’assetto procedurale della recente modifica delle “Normae de delictis Congregationi pro Doctrina Fidei reservatis” : esegesi e suggestioni ». Stato, Chiese e pluralismo confessionale, 24 mars 2022. http://dx.doi.org/10.54103/1971-8543/17592.

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SOMMARIO: 1. Considerazioni preliminari - 2. Rimane ancora una preferenza (seppure sfumata) per il processo giudiziario? - 3. Imposizione di misure cautelari - 4. Requisiti per lo svolgimento di determinate mansioni - 5. Impugnabilità delle decisioni in materia di cause incidentali (scomparsa del vetus art. 25 NDR) - 6. Ancora una volta la questione della ‘calamita processuale’ - 7. Una ‘potestas sanandi’ ampliata a norma dell’art. 11 NDR? - 8. Il quadro dei mezzi d’impugnazione contro la sentenza - 9. Una questione particolare sull’appello: può sostenersi la legittimazione attiva del Promotore di Giustizia a quo per l’interposizione dell’appello? - 10. La regolamentazione del procedimento penale amministrativo - 11. Il regime di contestazione delle decisioni penali amministrative: alcuni guadagni e alcune incertezze - 12. Ampliamento della facoltà di deroga alla prescrizione? - 13. La previsione del deferimento al Romano Pontefice per la dimissione dello stato clericale assieme alla dispensa del celibato (art. 26 NDR) e il curioso diritto dell’imputato di richiedere la dispensa ab oneribus (art. 27 NDR) - 14. Conclusioni. Procedural aspects of the recent reform of the “Normae de delictis Congregationi pro Doctrina Fidei reservatis”: an interpretation and some suggestions ABSTRACT: On December 8, 2021, a new modification of the "Normae de delictis Congregationi pro Doctrina Fidei reservatis" came into force. The legal modification has affected both the substantive and the procedural part of these norms. This article examines some of the most significant aspects of this reform from a procedural-canonical perspective and suggests some possible adjustments and future lines of reflection.
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MORELLI, FRANCESCO. « Il nuovo requisito dell’“attualità” delle esigenze cautelari e le ordinanze emesse prima della legge n. 47 del 2015 : un’ipotesi di retroattività favorevole della norma processuale penale ». Archivio penale, no 3 (2016). http://dx.doi.org/10.12871/978886741611018.

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Macrì, Francesco, et Alexander de Castro. « Insignificância e tenuidade do fato enquanto excludentes de tipicidade : uma análise da escassa lesividade da conduta nos sistemas penais brasileiro e italiano ». Revista da Faculdade de Direito 1, no 39 (31 décembre 2018). http://dx.doi.org/10.22456/0104-6594.88511.

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RESUMOA renovada atenção aos princípios constitucionais penais no segundo pós-guerra e a consequente limitação do âmbito de incidência da repressão penal abriram espaço para uma discussão sistemática do problema dos crimes de bagatela, aqueles que afetam com baixa intensidade o bem jurídico tutelado por uma norma penal, não obstante amoldarem-se à descrição típica. Várias foram as soluções elaboradas por tradições penais diferentes para oferecer uma solução técnico-jurídica para o problema. Analisamos aqui os princípios da insignificância e da tenuidade do fato (tenuità del fatto) desenvolvidos respectivamente pela doutrina brasileira e pela italiana. Demonstramos que ambos os casos possuem confluências na medida em que: a) procuram superar a concepção meramente formalista de tipicidade penal de modo definir a escassa intensidade da lesão ao bem jurídico como uma forma de excludente de tipicidade; b) flexibilizam a objetividade do critério da intensidade da lesão ao bem jurídico ao inserir requisitos referentes à culpabilidade enquanto juízo de desvalor da conduta, ou até mesmo requisitos estranhos à teoria analítica do delito. Conclui-se, assim, que os avanços no tratamento técnico-dogmático dos crimes de bagatela ainda não produziram uma solução definitiva e livre de problemas.PALAVRAS-CHAVE Insignificância. Tenuidade do Fato. Excludente de Tipicidade. Crimes de Bagatela. ABSTRACTThe renewed attention to criminal constitutional principles in the second post-war period and ensuing limitation of the scope of criminal persecution gave room to a systematic discussion of bagatelle crimes, i.e. those which only slightly injured the object of criminal legal protection (Rechtsgut), despite its conformation to the legal definition of an offense. Various theories were devised by different legal traditions in order to offer a technical solution to the problem. We analyze the principles of insignificance and tenuity of the fact (tenuità del fatto) developed respectively by Brazilian and Italian jurists. We demonstrate that both cases have confluences to the extent that they: a) seek to overcome the merely formalistic conception of “penal typicity” (tipicidade penal or tipicità penale, i.e. the conformation of a conduct to the legal definition of an offense), in order to define the scarce intensity of the injury to the object of criminal legal protection as a cause of exclusion of its conformation to the “typicity”, and; b) mitigate the objectivity of the criterion of intensity of the injury to the object of criminal legal protection by inserting requisites related to the “culpability” as judgement of disapproval of the conduct (as element of tripartite analytical theory of crime in civil law countries, specifically in its normative conception) or even requisites that are extraneous to the analytical theory of crime altogether. We conclude, therefore, that the advances in the dogmatic treatment of bagatelle crimes have not produced definite and problem-free technical solution yet.KEYWORDSInsignificance. Tenuity of the fact. Cause of Exclusion of “Penal Typicity”. Bagatelle Crimes.
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Russo, Maria Teresa. « La buona medicina sintesi di prudenza e sollecitudine : una riflessione a partire da Paul Ricoeur ». Medicina e Morale 64, no 1 (28 février 2015). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2015.31.

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Résumé :
Parlare di buona medicina significa sottolineare la dimensione morale dell’atto medico, sottraendolo sia al legalismo sia al relativismo della scelta soggettiva. La deontologia, infatti, è esposta a un duplice rischio: quello di ridursi all’ambito della coscienza e pertanto al sistema di valori del medico o, al contrario, quello di trasformarsi in mero codice, assimilandosi così al diritto positivo. Nel primo caso, gli spazi di autonomia decisionale del medico o del paziente si allargano ingiustificatamente, mentre nel secondo si trasforma in un rapporto contrattuale quella che è una relazione intersoggettiva asimmetrica, pretendendo di cautelarsi da ogni rischio o di risolvere i contenziosi a colpi di diritto penale. Né l’una né l’altra immagine della deontologia tengono conto che l’incontro tra la professionalità del medico e la vulnerabilità del paziente ha nella cornice normativa una condizione necessaria ma non sufficiente, che deve essere completata e giustificata alla luce di un’etica delle virtù. Appare importante, dunque, la distinzione operata da Paul Ricoeur tra il giusto, il legale e l’equo, soprattutto in quelle circostanze che richiedono dal medico decisioni delicate in un contesto di incertezza o di grave conflittualità. È in questa prospettiva che si inserisce l’esercizio della prudenza o phrónesis, indispensabile per formulare un giudizio orientato alla scelta di quel meglio che è possibile nella circostanza specifica, conciliando il rigore della norma generale con la singolarità della situazione concreta. Nei saggi dedicati all’arte medica, Ricoeur traccia una vera e propria architettura dell’alleanza terapeutica, stratificandola in tre livelli: prudenziale, deontologico e teleologico. Il giudizio prudenziale è inseparabile da quelle garanzie deontologiche, che preservano la fragilità dell’alleanza terapeutica, minacciata da diverse istanze. D’altra parte, l’etica medica resta priva di giustificazione se non è ancorata a una precomprensione antropologica, che tenga conto dell’integrità e dignità della persona del paziente. ---------- Speaking of good medicine is a way to underline the moral dimension of the medical act and to subtract it both from any legalism and relativism of a subjective choice. In fact, deontology is exposed to a double risk: on the one hand, it can be reduced to private conscience and therefore to a scale of values of the doctor; on the other hand, it can be completely transformed and be assimilated into a code of positive laws. In the former case, the space for the decision-making autonomy of the doctor or the patient expands beyond any justifiable limit. In the latter case, deontology, which is actually an asymmetric interpersonal relation, becomes a purely contractual matter, where positive law is considered the only means for protecting oneself from risks and for solving any contentious by using legal proceeding. Neither the one nor the other concept of deontology consider that the professionalism of the doctor and the vulnerability of the patient move within a normative framework with conditions that are necessary but not sufficient, which has to be completed and justified in the light of virtue ethics. Therefore, Paul Ricoeur’s distinction between what is just, legal, and good proves to be of great importance, in particular in those uncertain and conflicting situations that demand delicate decisions from the doctor. It is in this context that prudence or phrónesis makes its appearance. In fact, prudence is indispensable to formulate a judgment that tends towards the best possible decision under specific circumstances, combining the rigor of the general norm with the singularity of the concrete situation. In his essays dedicated to medical art, Ricoeur is outlining something like a real architecture of therapeutic alliance, articulated in three moments: prudential, deontological, and theological. Prudential judgment is inseparable from deontology, which guarantees support and protects the vulnerability of the therapeutic alliance threatened by various requests. On the other hand, medical ethics is not justified if it is not based on an anthropological understanding respectful of the personal integrity and dignity of the patient.
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