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Mazzone, Stefania. « Sovranità come narrazione in Paul Ricoeur ». Aoristo - International Journal of Phenomenology, Hermeneutics and Metaphysics 2, no 2 (20 septembre 2019) : 173–86. http://dx.doi.org/10.48075/aoristo.v2i2.23258.

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Résumé :
L’articolo intende evidenziare attraverso l’analisi di alcune opere specifiche di Paul Ricoeur -quelle che indagano i rapporti tra storia e verità, identità e oblio-la relazione in cui l’autore pone la costruzione dell’identità individuale in quanto processo metaforico e performativo e quella dell’identità collettiva in quanto espressione drammatica, con i processi narrativi, che riguardano le percezioni individuali e le raffigurazioni sociali. Ne consegue una teoria della rappresentazione dell’alterità, della costruzione identitaria e della narrazione della sovranità che impiega le categorie ermeneutiche ed euristiche di una fenomenologia in trasformazione dinamica. In questa prospettiva, si rinviene la posizione funzionale di concetti in definizione quali la memoria, il ricordo, l’oblio, in relazione al rapporto tra l’individuo e la sua storia, così come di una comunità col proprio racconto. Ne emerge una concezione della sovranità quale metafora di identità in bilico che Ricoeur considera stabilizzarsi solo nell’equilibrio delle alterità e nello scambio delle narrazioni. Ne consegue la necessità di una riorganizzazione filosofica, politica, ma anche storiografica quale urgenza di ridefinizione continua e permanente del mito narrativo, in un confronto incessante e vitale con le narrazioni individuali e collettive degli altri. Lo stesso monito etico e politico che Ricoeur ci lascia nei suoi ultimi scritti.
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Longo, Mariano. « Un insolito connubio. Sull'uso delle narrazioni letterarie nelle scienze sociali ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 153 (mars 2019) : 56–75. http://dx.doi.org/10.3280/sl2019-153004.

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Articoni, Angela. « LO SCHERMO TRA LE PAGINE. PER UNA LA RILETTURA DE LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO, GENESI E METAMORFOSI DI UNA FIABA ». Revista Internacional de Culturas y Literaturas, no 21 (2018) : 186–201. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2018.i21.14.

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La metafora della “Bella Addormentata”, archetipo del femminile che si risveglia solo con “il bacio del vero amore”, inteso come bisogno imprescindibile della figura maschile per la realizzazione del proprio sé, va mutando attraverso il rapido evolversi delle trasformazioni sociali e culturali. I film Maleficent e La belle endormie ribadiscono il valore del femminile all’interno delle narrazioni simboliche. Parole chiave: Letteratura per l’infanzia, La Bella Addormentata, fiabe, cinema.
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De Pieri, Filippo. « Storie accademiche, storie pubbliche, patrimonio. La pianificazione urbana nell'Europa post-napoleonica attraverso i due siti Unesco di Nizza e La Chaux-de-Fonds/Le Locle ». STORIA URBANA, no 168 (novembre 2021) : 141–63. http://dx.doi.org/10.3280/su2021-168006.

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L'articolo pone a confronto due siti recentemente iscritti nella Lista del patrimonio mondiale Unesco - La Chaux-de-Fonds/Le Locle e Nizza - focalizzandosi sui modi in cui le storie della pianificazione urbana del primo Ottocento sono state mobilitate nella costruzione di narrazioni pubbliche associate al patrimonio urbano. Per quanto simili narrazioni possano apparire discutibili se confrontate con l'evidenza documentaria disponibile, esse sembrano anche capaci di assumere un ruolo di stimolo per l'emergere di nuove ricerche su temi finora scarsamente osservati. I casi di studio offrono un interessante punto di vista per approfondire i legami reciproci che potenzialmente esistono tra storie urbane accademiche da un lato e narrazioni socialmente condivise del cambiamento urbano dall'altro. Se osservati insieme, questi due siti Unesco mostrano la necessità di un riesame comparativo della storia dei piani di primo Ottocento basati sulla griglia, specialmente nell'Europa napoleonica. Già interpretati come l'esito di teorie urbane implicite che privilegiavano l'organizzazione razionale, l'iniziativa individuale, la distribuzione uniforme delle opportunità, questi piani sostennero di fatto una notevole pluralità di immaginari sociali - ben esemplificata in questo caso dalla contrapposizione tra piani concepiti come supporto per il turismo internazionale e le attività di svago lungo la costa francese, e un piano concepito come supporto alla produzione industriale tra le montagne svizzere.
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Davino, Chiara, et Lorenza Villani. « Territori di interazione. Per una socio-ecologia del co-abitare ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 3 (janvier 2022) : 15–26. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-003002.

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Résumé :
Il 60% del territorio italiano è costituito dalle cosiddette "Aree Interne", oggetto, dal Secondo dopoguerra, di un forte processo di marginalizzazione rispetto ai centri urbani. L'abbandono graduale di queste aree e la più recente dislocazione dei circuiti di accoglienza nelle aree remo-te, hanno contribuito al ripopolamento di questi territori da parte di migranti e richiedenti asilo. A partire da una breve analisi delle principali politiche nazionali in materia di aree interne e di accoglienza, il saggio intende argomentare come sia possibile superare le polarizzazioni terri-toriali e le dicotomie sociali attraverso nuove narrazioni e forme di co-abitare sostenibili. L'indagine si focalizzerà sul modo in cui la rigenerazione delle aree interne possa legarsi alla presenza di migranti e richiedenti asilo, generando spazi di interazione e innovazione sociale, come dimostrano i progetti Welcoming Spaces e IT.A.CÀ, attivi nel territorio nazionale.
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Toffanin, Angela Maria. « Violenza simbolica e asimmetrie di genere in Italia ». ITALIA CONTEMPORANEA, no 299 (août 2022) : 75–99. http://dx.doi.org/10.3280/ic2022-299004.

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Nel terzo millennio globalizzato permangono, anche in Italia, diseguaglianze e discriminazioni costruite su differenze individualizzate e appartenenze collettive. Il costrutto di violenza simbolica (Bourdieu 1977, 1998) risulta utile a spiegare come le stratificazioni sociali si riproducano inosservate, anche senza un esercizio esplicito di violenza (Elias e Scotson 1994). I privilegi in termini di opportunità e risorse che derivano dall'essere in una posizione di vantaggio in una determinata struttura sociale, infatti, sarebbero situati in una cornice di senso condivisa sia da chi ne beneficia, sia da chi li subisce. Tale condivisione li rende ovvi, inevitabili, "naturali", apparentemente insuperabili. L'analisi proposta in questo articolo prende il via da uno studio del tema della violenza di genere contro le donne condotto dal 2010; in particolare, approfondiamo le narrazioni di donne latinoamericane residenti in Veneto e impegnate in relazioni familiari e/o professionali con uomini e donne italiani, mettendo in luce i modelli e i ruoli di genere cui si riferiscono nelle costruzioni di senso in cui situano le loro esperienze e le loro decisioni. Inoltre, analizzeremo il processo di ipersessualizzazione che pare naturalizzare discriminazioni razziste e sessiste.
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Pesce, Mario, Lavinia Bianchi et Alberto Pesce. « Dalla dimensione disumana della tratta al riscatto sociale. Percorsi di violenza di genere ». WELFARE E ERGONOMIA, no 2 (janvier 2021) : 76–97. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-002007.

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Le vittime di tratta, ostaggio della criminalità organizzata e destinate al mercato del sesso, sono un fenomeno omogeneo, che ha bisogno di buone prassi, particolari e ad hoc, proprio per superare la percezione emergenziale e le generalizzazioni deleterie. In prevalenza le vittime di tratta sono donne che provengono dall'est europeo, oppure di na-zionalità nigeriane o sono transessuali che arrivano principalmente dal Sud America e rap-presentano un business importantissimo per i criminali. Queste donne, invisibili e senza voce, sono il più delle volte ostaggio di chi organizza il viaggio e, di conseguenza, tutto questo ren-de difficile la presa in carico da parte dei servizi sociali. L'intervento prende in esame, come caso di studio, le buone pratiche di accoglienza e presa in carico del servizio Roxanne del Comune di Roma, e delle discipline di scarsità, di sospetto e resistenza (Theodossopoulos, 2014) che le vittime di tratta attivano al fine di gestire il disa-gio della migrazione e della violenza (Appadurai, 2005), ricomponendo i disagi psicofisici della loro condizione. Le narrazioni delle donne nigeriane, delle donne dell'Est Europa e delle transessuali, che hanno contattato il servizio Roxanne o sono state intercettate dall'unità di strada, sono la prima parte del corpus qualitativo della ricerca. La seconda parte è un lavoro di analisi dei contenuti relativamente alle schede conservate dal servizio Roxanne e nelle strutture dove le vittime di tratta vengono inviate. La terza parte del corpus è l'analisi delle narrazioni di alcu-ni uomini detenuti per il reato di sfruttamento della prostituzione nelle carceri di Pavia e di Bollate (MI) per comprendere la totale disumanizzazione e la retorica della cosiddetta "pro-tezione" da parte degli sfruttatori. Le donne vittime di tratta sono permanentemente controllate e abusate dai loro carcerieri, in una costellazione di violenze e di continui atti brutali. A loro volta, i maltrattanti, respingono totalmente ogni responsabilità proiettando ogni colpa verso le maltrattate. Racconta uno di loro "sono libere di fare quello che vogliono, noi siamo qui solo per proteggerle, lei non le aiuterebbe?". Quello che emerge, dall'analisi dei dati, è una forma di normalizzazione della violenza da parte delle vittime di tratta, una forte marginalità (Douglas, 1993) ma, anche, una propen-sione alla resilienza.
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Gambardella, Dora, Rosaria Lumino et Emiliano Grimaldi. « Vivere la professione accademica. Lo stretching out del soggetto accademico nell'università italiana in transizione ». SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no 160 (août 2021) : 178–99. http://dx.doi.org/10.3280/sl2021-160009.

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Il saggio ha l'obiettivo di contribuire al dibattito sulle forme molteplici del ‘vivere la professione accademica' nell'università italiana contemporanea. Presenta i primi esiti di un'esperienza di ricerca sulle trasformazioni della professione realizzata a Napoli presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II realizzata attraverso la conduzione di interviste in profondità ad accademici nell'area delle scienze umane e sociali. Il lavoro è strutturato in due parti. Nella prima parte del saggio si tratteggiano le principali pressioni cognitive ed etiche sostenute e promosse dalla messa in azione di meccanismi di governo, classificazione, visualizzazione e incentivazione del campo accademico e dei suoi soggetti nell'università italiana. La seconda sezione del saggio, partendo dalle narrazioni del sé accademico proposte dagli intervistati, fornisce uno spaccato significativo dei diversi modi di ridefinizione della professione accademica nel quale si possono individuare due principali linee di tensione. La prima riguarda l'accountability verso i diversi pubblici e beneficiari del lavoro accademico, mentre la seconda riguarda i valori fondanti della professione accademica ed il rapporto tra professione ed organizzazione.
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Campomori, Francesca, Francesco Della Puppa et Giulia Storato. « Il punto di vista degli "inascoltati". E narrazioni delle diseguaglianze sociali dei giovani di mestre e marghera, nella città di venezia ». SOCIOLOGIA E POLITICHE SOCIALI, no 3 (mars 2020) : 215–41. http://dx.doi.org/10.3280/sp2019-003010.

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Paganoni, Maria Cristina. « Fra consumo e utopia. Il cibo planetario all'Expo 2015 ». CULTURE DELLA SOSTENIBILITA ', no 6 (juin 2010) : 36–50. http://dx.doi.org/10.3280/cds2009-006003.

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Nel 2015 Milano ospiterŕ un'esposizione universale dedicata al rapporto fra cibo, salute e sviluppo sostenibile. Atteso come occasione per rilanciare la cittŕ, l'evento č giŕ da tempo anticipato da una campagna mediatica in costante espansione. Mediante gli strumenti dell'analisi del discorso e dei generi testuali, si sono confrontati documenti promozionali e articoli apparsi sulla stampa nazionale e internazionale inglese e francese per portare alla luce l'intreccio delle molteplici finalitŕ - culturali, sociali e commerciali - della manifestazione. A livello discorsivo si č rilevato che la campagna dell'Expo 2015 adotta un registro ufficiale pedagogico e universalista e ricorre a un'incalzante retorica delle promesse. Seppur velatamente, entrambe le caratteristiche mirano soprattutto alla promozione dell'aspetto commerciale dell'Expo, utilizzando a tal fine tecniche di marketing ben riconoscibili in filigrana e rappresentando il capoluogo lombardo come World City all'incrocio strategico fra locale e globale per ragioni di rebranding. Laddove lo sguardo disincantato della stampa internazionale registra le molte contraddizioni della complessa pianificazione dell'evento, la stampa nazionale riporta un conflitto di opinioni e valori che rende problematica la costruzione del consenso da parte dell'opinione pubblica. L'evidenza testuale rileva quindi serie discrepanze fra le molteplici narrazioni mediatiche. Tale cesura discorsiva e sociale rischia di minare non solo l'immagine dell'Expo come spazio sociale utopico del prossimo futuro, ma soprattutto la realizzazione di interventi significativi di riqualificazione urbana.
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AGUIRRE, Kathleen Kate Dominguez, et Cassiane De Freitas PAIXÃO. « Contação de Histórias e Educação Etnicorracial : um Convite a Mulheres Negras ». INTERRITÓRIOS 6, no 12 (7 décembre 2020) : 168. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i12.248995.

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RESUMONeste trabalho temos por objetivo analisar representações excludentes reproduzidas nos espaços escolares, a partir das categorias raça, pobreza, perspectivas de mundo e futuro, relacionando narrativas autobiográficas de três mulheres negras aos dados coletados em agosto de 2016, durante encontros de contação de histórias de temática afro-brasileira com crianças da Escola Alcides Barcelos, no Bairro Getúlio Vargas, retrato da exclusão social e racial da cidade do Rio Grande/RS. Baseamo-nos em debates teóricos sobre exclusão, processos de representação social e educação etnicorracial, para então realizar a investigação no espaço escolar. Concluímos que não é suficiente acreditar numa transformação social através da Escola, visto que ela serve a ordem dominante e reproduz representações sociais e raciais excludentes com vistas à sua manutenção. Contudo, acreditamos que é possível que os agentes sociais produzam uma reeducação das relações etnicorraciais através de experiências no cotidiano escolar e do ensino de História.Mulheres negras. Educação Enticorracial. Escola.ABSTRACTIn this paper we aim to identify exclusionary representations reproduced in the school space, from the subjects of race, poverty, perspectives of the world and future, relating autobiographical narratives of three black women to data collected in august 2016, during african-brazilian storytelling meetings with children at the Alcides Barcelos School in the Getúlio Vargas Neighborhood, portrait of the social and racial exclusion of the city of Rio Grande/RS. We are based on the theory discussion about exclusion, processes of social representation and ethno-racial education, in order to carry out practical research in the school space. We conclude that it is not enough to believe in a social transformation through the school, since it serves the dominant order and reproduces social and racial representations with a view to its maintenance. However, we believe that it is possible for social agents to produce a re-education of ethno-racial relations through experiences of daily school life and teaching History.Black Women. Ethnico-racial Education. School.RESUMENEn este trabajo pretendemos analizar las representaciones excluyentes reproducidas en los espacios escolares, desde las categorías raza, pobreza, perspectivas del mundo y el futuro, relacionando las narrativas autobiográficas de tres mujeres negras con los datos recogidos en agosto de 2016, durante los encuentros de narración de historias con temática afrobrasileña con niños de la escuela Alcides Barcelos, en el barrio Getúlio Vargas, un retrato de la exclusión social y racial en la ciudad de Rio Grande / RS. Nos basamos en debates teóricos sobre exclusión, procesos de representación social y educación etno-racial, para luego realizar la investigación en el espacio escolar. Concluimos que no basta creer en una transformación social a través de la Escuela, ya que ésta sirve al orden dominante y reproduce representaciones sociales y raciales excluyentes produciendo su mantenimiento. Sin embargo, creemos que es posible que los agentes sociales produzcan una reeducación de las relaciones étnico-raciales a través de experiencias en la rutina escolar y en la enseñanza de Historia.Mujeres Negras. Educación Enticorracial. Escuela.SOMMARIOIn questo lavoro si intende analizzare le rappresentazioni esclusive riprodotte negli spazi scolastici, dalle categorie di razza, povertà, prospettive del mondo e futuro, mettendo in relazione le narrazioni autobiografiche di tre donne nere con i dati raccolti nell'agosto 2016, durante gli incontri Narrazione a tema afro-brasiliano con i bambini della scuola Alcides Barcelos, nel quartiere di Getúlio Vargas, un ritratto dell'esclusione sociale e razziale nella città di Rio Grande / RS. Ci siamo basati su dibattiti teorici sull'esclusione, sui processi di rappresentanza sociale e sull'educazione etnico-razziale, per poi svolgere la ricerca nello spazio scolastico. Concludiamo che non basta credere in una trasformazione sociale attraverso la Scuola, poiché essa serve l'ordine dominante e riproduce rappresentazioni sociali e razziali esclusive, producendone il mantenimento. Tuttavia, crediamo che sia possibile che gli agenti sociali producano una rieducazione delle relazioni etnico-razziali attraverso esperienze nella routine scolastica e nell'insegnamento della Storia.Donne nere. Educazione etnico-razziale. Scuola.
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Anzera, Giuseppe, et Alessandra Massa. « Chi ha paura di Internet ? Le piattaforme online nei processi di radicalizzazione e di deradicalizzazione ». EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no 1 (octobre 2021) : 122–38. http://dx.doi.org/10.3280/erp1-special-2021oa12471.

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Résumé :
Radicalizzazione online e self-radicalization sono aree ancora poco analizzate all'interno della gamma dei fenomeni che conducono all'inasprimento ideologico e all'estremismo violento. In questo articolo, si esploreranno le principali ragioni dello stretto legame tra piattaforme online e pratiche di radicalizzazione e interventi di deradicalizzazione legati alle ideologie di matrice islamista. Le traiettorie di radicalizzazione dipendono da numerose direttrici incrociate: predisposizioni individuali e disposizioni contestuali; motivazioni psicologiche e questioni materiali; rivendicazioni identitarie e moventi politici. In questo senso, la costruzione narrativa delle esperienze, soprattutto dei giovani soggetti di seconda generazione, è determinante nel comprendere gli autoposizionamenti dei soggetti radicali, e nel ricostruire il display delle esperienze individuali. Le piattaforme, e più in generale i media, si configurano quindi come spazio di costruzione della realtà sociale. I mezzi di comunicazione digitali si sono dimostrati particolarmente efficaci nella disintermediazione delle pratiche di partecipazione politica: per quanto riguarda la radicalizzazione, queste si dimostrano rilevanti per finalità strumentali e per utilizzi comunicativi, incidendo sull'organizzazione e sulla socializzazione ai fenomeni radicali, mentre favoriscono la rappresentazione pubblica e la propaganda di tali fenomeni. Seppure il peso maggiore delle dinamiche di radicalizzazione sia imputabile a processi politici e sociali offline, alcune tecnicalità delle piattaforme interferiscono con le dinamiche di polarizzazione. Negli ultimi anni sono nate una serie di iniziative volte a limitare l'impatto delle piattaforme sulla radicalizzazione: queste iniziative coinvolgono attori pubblici, privati e organizzazioni di attori autonomi. Il contrasto della radicalizzazione online deve utilizzare strategie flessibili, contro-narrazioni e media literacy.
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Mazzucotelli, Francesco. « FRAGMENTS OF LEBANON : SECTARIANISM AND THE FINANCIAL CRISIS ». Il Politico 252, no 1 (22 juin 2020) : 24–42. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2020.295.

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L’attuale crisi finanziaria libanese è per molti versi il risultato di un sistema politico clientelare, rivestito di narrazioni e di rivendicazioni confessionali, che ha utilizzato le risorse pubbliche in cambio di un instabile supporto. L’articolo prende in considerazione il default del marzo 2020 nel quadro del dibattito sulla fragilità dello stato libanese e la natura del sistema confessionalista. La fragilità delle istituzioni pubbliche libanesi è stata spesso convenientemente spiegata come l’effetto di fattori esterni, ultimo tra i quali il fardello rappresentato dai rifugiati della guerra civile siriana, o come il risultato delle frammentazioni religiose. L’articolo inquadra la crisi in corso all’intersezione tra il collasso di un sistema neopatrimoniale di rendite legate alle economie del Golfo e la crisi di legittimità delle élites politiche locali. La combinazione di tutti questi fattori esaspera i meccanismi di impoverimento della maggioranza della popolazione, e particolarmente della sua classe media, che rimane esposta a meccanismi confessionali di clientelismo, disciplina e controllo. Il paradosso dell’attuale crisi è che essa sta rafforzando le fondamenta del sistema che è all’origine dei meccanismi di indebitamento e di insostenibilità finanziaria. Dopo essere state messe sotto pressione dalle manifestazioni di piazza negli ultimi mesi del 2019, la pandemia di Covid-19 sta offrendo alle élites politiche la possibilità di riaffermare il proprio controllo egemonico sui propri territori e settori sociali di riferimento.
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Bonati, Sara. « Dal climate denial alla natura da salvare : il riduzionismo nella narrazione dei cambiamenti climatici ». RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no 2 (juin 2021) : 53–68. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa2-2021oa12032.

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Il concetto di ‘natura' nella narrazione dei cambiamenti climatici è spesso abusato e oggetto di strumentalizzazione. Ciò che ne consegue è una fitta rete di disinformazione e misinformazione. Il contributo, pertanto, vuole discutere i diversi modi in cui il concetto di natura è (ab)usato in relazione ai cambiamenti climatici, partendo dalla costruzione sociale della natura. A tale scopo è discusso il ruolo del riduzionismo nella promozione di un'idea di natura intesa unicamente in prospettiva antropocentrica, entro la quale si collocano diverse narrazioni dei cambiamenti climatici: da una parte, le retoriche di ‘saveclimate/nature', nel quale il clima/la natura sono intesi come risorsa da salvare; dall'altra, le teorie negazioniste, che sfruttano l'idea di natura costruita per mettere in discussione le evidenze offerte dalla scienza.
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Martini, Giuseppe. « Psichiatria e narrazione ». SALUTE E SOCIETÀ, no 2 (juin 2010) : 17–36. http://dx.doi.org/10.3280/ses2010-002003.

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Vignera, Roberto. « Evidenze e narrazioni nella pratica clinica ». SALUTE E SOCIETÀ, no 1 (mars 2010) : 192–202. http://dx.doi.org/10.3280/ses2010-001013.

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Cava, Antonia, Assunta Penna et Debora Pizzimenti. « On life : adolescenti tra narrazioni e identità ». Media Education 12, no 1 (3 mai 2021) : 33–41. http://dx.doi.org/10.36253/me-10190.

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Résumé :
In this paper, we investigate how young people use social media. In particular, we analyse their narrative strategies and what is considered crucial in others’ social representation. This research study was carried out in the high schools of Reggio Calabria, a provincial capital medium-sized in the south of Italy. Using a survey, we investigate the everyday uses of the Internet technologies by girls and boys aged between fourteen and sixteen: their performed activities, the smartphone role in their family and peers relationships, the impact of the digital content on their behaviours. According to our findings, dichotomy interpretations of the digital ecosystem turn out to be misleading: people live consistently within both environments of an existence on-life. In the conclusions, we claim that we should not stigmatise this double environment lives, but understand and give it value.
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Turco, Lucia. « La casa nelle narrazioni in lotta ». Studi Magrebini 19, no 1 (14 juin 2021) : 110–37. http://dx.doi.org/10.1163/2590034x-12340042.

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Abstract This article advances an analysis of the struggles led by women living in Tangier’s working-class neighbourhoods over the past decade. Protest movements have emerged in Northern Morocco in response to the impacts of neoliberal processes, and specifically against the proliferation of Free Trade Zones and urban developments associated to internal migration. These social struggles are analysed through the “house” category, whereby the house is interpreted as a dynamic, ever-changing and situated category, through which a language of ordinary struggles has developed. Women play a crucial role in such struggles, using their agency to defend a whole set of values under attack by neoliberal processes. The narrative of household-centred struggles gives back the image of a constant urban turmoil, as well as a feeling of familiarity with such struggles that is a key factor behind the massive participation in protests in Southern Mediterranean countries.
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Secondulfo, Domenico. « La narrazione nelle medicine alternative ». SALUTE E SOCIETÀ, no 2 (juin 2010) : 37–49. http://dx.doi.org/10.3280/ses2010-002004.

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Bianchi, Lavinia. « La narrazione nella relazione educativa : le parole dell'intercultura ». EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no 1 (juin 2020) : 270–79. http://dx.doi.org/10.3280/ess1-2020oa9254.

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Résumé :
Le narrazioni della migrazione si caratterizzano per complessità, intensità e molteplici finalità tra loro composite: di natura amministrativa (l'audizione davanti alla Commissione Territoriale per la richiesta di Protezione Internazionale), sociale (il colloquio sociale per l'apertura della cartella e per la progettazioneorientamento), educativa (i colloqui educativi per la progettazione dei PEI1 e del PDI) e psicologica (i colloqui terapeutici individuali di gruppo e i vari setting etnopsicologici). Troppo spesso sospesi tra narrazioni tossiche e strumentalizzazioni spettacolarizzanti (Fiorucci, 2017) i discorsi della migrazione rappresentano, invece, una possibilità educativa ed educante, una risorsa potenzialmente efficace per una solida e restitutiva relazione educativa. Questa riflessione teorica è frutto di analisi autoetnografica, dei memo narrativi (Charmaz, 2014) raccolti dal 2011 al 2018 nella pratica educativa in accoglienza e nella ricerca Dottorale relativa all'educazione dei Msna costruita tra il 2015 e il 2018.
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Pocecco, Antonella. « Storie di "ordinaria diversità" e narrazioni mediali inclusive ». SALUTE E SOCIETÀ, no 2 (mars 2020) : 136–47. http://dx.doi.org/10.3280/ses2020-002010.

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Giordano, Valeria. « La narrazione della metropoli : Baudelaire, Simmel, Benjamin ». SOCIOLOGIA E RICERCA SOCIALE, no 97 (septembre 2012) : 76–84. http://dx.doi.org/10.3280/sr2012-097007.

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Résumé :
The words of modern narrators help bring to surface the contradictions and conflicts typical of the metropolis, transforming it into a sort of cultural instrument that reads the different languages, images and forms of life that it is defined by. The crisis of perception of space and time, the difficulty of using a language that is able to give meaning, the shattering of personal identity, all make it hard to accumulate experiences and transform them into stories to pass on. The only way to start a relationship with the other and with the world is, as Charles Baudelaire and Walter Benjamin state, the moment of choc, the moment lived and that cannot be transmitted. The urgency is to not become a prisoner of the nostalgia for the past, but to make the irreparable oppositions that affect the metropolis productive.
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Cersosimo, Giuseppina. « Il caleidoscopio delle rappresentazioni dell'Ebm secondo le narrazioni dei medici ». SALUTE E SOCIETÀ, no 2 (juin 2010) : 181–200. http://dx.doi.org/10.3280/ses2010-002012.

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Startari, Sonia. « Adolescenza e ricerca dell'identità. La costruzione sociale del rischio tra narrazioni e pratiche ». WELFARE E ERGONOMIA, no 2 (novembre 2017) : 8–27. http://dx.doi.org/10.3280/we2016-002002.

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Barbalato, Beatrice. « La teatralizzazione della memoria. » Mnemosyne, no 2 (11 octobre 2018) : 14. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i2.11983.

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Résumé :
Celebrare, ritualizzare il passato spesso svuota di senso l’atto di ricordare. Facendo ricorso ad antiche tecniche di trasmissione orale Ascanio Celestini declina dei fatti verificabili, ‘oggettivi’ con l’interpretazione che degli stessi eventi la gente ha elaborato. Celestini, unico interprete in scena, trasforma il suo monologo in struttura drammaturgica: reiterando i temi della narrazione in una spirale discorsiva, creando un dialogo immaginario col fingere di parlare con un altro, e introducendo degli handicap che, inceppando la narrazione, sottolineano dei punti chiave. Inoltre l’uso stravolto di immagini correnti fa rivisitare il senso comune delle parole (vorrei che fosse sbranato dalle lumache, merda cosmica, ecc.). Celestini ricorrendo ad un vasto serbatioio di sapere condiviso e posizionandolo in una prospettiva di deautomatizazione interpretativa, allerta il pubblico a non assopirsi, l’accentuando ironicamente versioni scontate di eventi sociali e storici.
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Di Donato, Flora. « Il super-giudice ovvero il giudice come garante della funzione epistemica del processo. Note a margine di un volume di Michele Taruffo ». SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no 1 (juillet 2010) : 192–200. http://dx.doi.org/10.3280/sd2010-001009.

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Résumé :
Processo - Fatti - Narrazioni - Veritŕ - Cultura. Veritŕ, accertamento del fatto, prova, narrazioni, sono alcuni dei significatichiave a partire dai quali č strutturato il volume La semplice veritŕ di Michele Taruffo. L'a., nel rispetto della migliore tradizione degli studi sul processo, si interroga sulla possibilitŕ di pervenire alla veritŕ come finalitŕ ultima all'interno di un sistema che costituzionalizza garanzie come quella del "giusto processo", operando un'identificazione tra decisione "giusta" e veritŕ "provata". Il modello logico cui Taruffo ŕncora la dimostrazione della tesi che "la veritŕ č possibile" - all'esito di un percorso di verificazione fattuale che vede il giudice come garante - fa principalmente riferimento all'epistemologia di Susan Haack. Lo studioso, sia pur critico nei confronti di orientamenti relativisti- ci di matrice post-moderna, non manca tuttavia di considerare e di integrare significativi spunti provenienti dal costruzionismo sociale ad orientamento culturale, che non poca influenza ha esercitato ed esercita nel panorama degli studi contemporanei di teoria del diritto. Il volume č di grande utilitŕ anche per gli interessanti profili di comparazione che esso offre tra sistemi giuridici differenti.
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Scavarda, Alice, Raffaella Ferrero Camoletto et Vulca Fidolini. « Stranieri a tavola ? Ridefinire i confini identitari attraverso le narrazioni alimentari ». MONDI MIGRANTI, no 2 (août 2021) : 135–48. http://dx.doi.org/10.3280/mm2021-002008.

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Résumé :
Attraverso l'analisi di tre casi di studio che utilizzano tre approcci qualitativi diversi (l'intervista, la photovoice, l'etnografia virtuale), il presente articolo mostra come l'alimentazione nell'esperienza migratoria possa fungere da spazio, sociale e vir-tuale, reale e immaginario, per rivendicare confini simbolici che possono essere costruiti in modo nostalgico o riaffermati in quanto tratto distintivo che differenzia chi migra dall'autoctono. Allo stesso tempo, il cibo può operare come terreno di incontro e di ibridazione di tradizioni diverse, disvelando versanti talvolta insoliti o nascosti dei processi migratori.
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Pezzillo Iacono, Mario. « La Narrazione nelle Scienze Sociali : valore e attualità del contributo di Barbara Czarniawska ». STUDI ORGANIZZATIVI, no 2 (janvier 2019) : 220–25. http://dx.doi.org/10.3280/so2018-002010.

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Tirocchi, Simona. « Tra rappresentazione della violenza e interazioni digitali. Una riflessione sui giovani nell'era della pandemia ». MINORIGIUSTIZIA, no 2 (janvier 2022) : 92–99. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-002009.

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Résumé :
L'equazione tra giovani e violenza è un tema classico e persistente del dibattito pubblico. Di giovani violenti si parla da secoli, anche se la tarda modernità, favorendo l'emersione delle fragilità strutturali e individuali, sembra aver fornito a questa rappresentazione l'ambiente ideale per svilupparsi e proliferare. Ma è sempre opportuno oggi concentrare la nostra attenzione soltanto sui comportamenti violenti alimentando una narrazione dei giovani basata soltanto su aspetti negativi? Non è forse più proficuo, dal punto di vista educativo, studiare i giovani come categoria sociale cercando di cogliere come è cambiato il loro modo di interagire anche in relazione alla trasformazione della realtà sociale? Forse provando a riflettere su quali sono le nuove forme espressive (tipiche dei social media e del mondo digitale) che li caratterizzano, sarà possibile, in futuro, limitare forme di interazione basate sull'aggressività.
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Barbato, Vincenzo. « Le forme dissociate dell'odio : riflessioni sull'amore malevolo visto alla luce di una tragedia familiare del XIX secolo ». MINORIGIUSTIZIA, no 2 (janvier 2022) : 46–55. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-002004.

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Résumé :
L'ineluttabilità di odiare dall'impossibilità di amare come diffuso esito della non integrazione post-traumatica: l'articolo affronta questa prospettiva attraverso la narrazione di un eccidio del diciannovesimo secolo, proponendo una breve riflessione per integrare, con la pre-occupazione e la cura, la governance della violenza familiare quale patologia sociale del ventunesimo secolo.
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Lipari, Domenico. « I metodi della ricerca sociale oltre i confini del modello sperimentale ». EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no 35 (septembre 2021) : 42–52. http://dx.doi.org/10.3280/eds2021-035003.

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Résumé :
L'esigenza di prendere distanze dal significante "Metodologia della ricerca sociale" per assumere in alternativa il termine "Metodi" apre, da una parte, al superamento di una visione istituzionalizzata e separata dei vertici disciplinari e dall'altra ad una ricerca aperta all'imprevisto. L'analisi delle radici positivisti-che della ricerca sociale conduce alla prospettiva del transito dalla spiegazione alla comprensione e alla interpretazione dei fenomeni. L'approdo, ovviamente non definitivo e sempre "provvisorio" all'etnografia, si arricchisce della prospet-tiva di una ricerca, attraverso la narrazione, che tende da una "verità storica" ad una "verità narrativa".
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Savarese, Eduardo. « La sentenza come narrazione : Strumenti e risultati dell’empatia ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 53, no 2 (19 mars 2019) : 264–80. http://dx.doi.org/10.1177/0014585819831960.

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Résumé :
Lo studio del diritto in relazione alla letteratura, e viceversa, conduce a un’analisi specifica della sentenza come narrazione sotto una pluralità di aspetti. In sistemi di democrazia costituzionale e pluralista, dove è necessario comporre principi e valori spesso in tensione o addirittura in contrasto, il giudice può adoperare la sentenza come un vero e proprio mezzo narrativo. Questo accade quando la vicenda giudiziaria viene descritta in modo da dimostrare al “lettore” il grado di identificazione e immedesimazione tra il giudice e la vicenda umana decisa, per poi condurre il “lettore” stesso a rivivere la stessa esperienza, riproducendo un ulteriore meccanismo di empatia con i protagonisti del caso giudiziario, le loro aspirazioni, la loro dignità. La sentenza si fa narrazione vicina alla finzione letteraria in quei casi che chiamano in gioco alti e contrastanti valori umani, etici e giuridici della società civile (suicidio assistito, matrimonio omosessuale). Il mezzo adoperato dal giudice, a volte in modo esplicito, a volte implicitamente, è l’empatia. Con essa, si strutturano il tipo di descrizione del fatto e l’andamento dell’argomentazione giuridica. A partire dall’empatia prende avvio quel processo di rafforzamento del grado di accettabilità giuridica e sociale della sentenza, necessario a creare spazio per un bilanciamento complesso e non prevedibile di valori e principi.
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Montesarchio, Gianni, et Claudia Venuleo. « Verso una clinica operativa : la ri/narrazione generativa. Il racconto infinito-plurale ». PSICOLOGIA DI COMUNITA', no 1 (mai 2011) : 103–15. http://dx.doi.org/10.3280/psc2011-001010.

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Résumé :
Gli autori propongono il concetto di "ri-narrazione generativa" come possibile modalitŕ di definire il prodotto psicologico clinico. Tale proposta si inscrive entro un approccio ermeneutico al colloquio che rende pregnante i significati con cui gli attori sociali costruiscono la realtŕ della loro esperienza, e recupera altresě il contributo della scienza storica nel definire la fine del mito (e del senso) di una storia unitaria, universale, lineare, finita.
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Piga, Maria Lucia, et Daniela Pisu. « Le parole per dirlo. La progettazione dei percorsi pre e post adozione al disvelamento della violenza subita dai minori ». SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, no 2 (août 2021) : 102–15. http://dx.doi.org/10.3280/siss2021-002007.

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Résumé :
La correlazione tra l'essere vittima di un abuso sessuale intrafamiliare e il fal-limento di un progetto adottivo può emergere quando nel nuovo nucleo, il passato del minore, soprattutto se maschio, resta latente. Il case study sulla "risorsa famiglia", dove l'assessment guida la rete dei servizi sociali, indica la narrazione come strada da percorre per tessere le trame di un nuovo romanzo familiare e promuovere la cultura dell'accoglienza.
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Lucantoni, Davide, et Francesco Orazi. « Le trame del complotto. Narrazioni politiche tra scienza e pseudo-scienza nell'era dei social media ». STORIA E PROBLEMI CONTEMPORANEI, no 81 (juin 2021) : 122–40. http://dx.doi.org/10.3280/spc2019-081007.

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Pulvirenti, Francesca. « La narrazione come nuova sintesi di fare-cultura ». EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no 1 (juin 2012) : 88–98. http://dx.doi.org/10.3280/erp2012-001006.

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Résumé :
In this paper we outline the boundaries of a new epistemology in which female narration and code overlap with the role of narrativity and complexity in contemporary research, as Paradigms of Transversality. In postmodernity, narrativity emerges as the contextualization of knowledge and complexity utters itself as its current epistemic statute. Knowledges are located in the ‘living world' and as such they should be understood narratively. Narrative, then, goes from being ‘external history' to an increasingly ‘internal paradigm' of knowledge, one that is always (and totally) intertwined with ‘narrative thinking'. Female knowledge finds its right place in this epistemic situation, and the epistemological and philosophical reflections - highlighted by the introduction of the category of gender - allow feminist discourse to state the systematic asymmetry between women and men; in effect, the latter, despite acting on all levels and in all moments of social and cultural life, has no ultimate foundational cause, since gender is a historical construct, and therefore modifiable. In this feminist path, narrative therefore presents itself as a declaration of existence, of being woman and being man, which rests on the cultural as well as the biological. Women and men make up a discursive intrigue, which is peripatetic and adventurous, an interdependent complexity. This narrative reveals our narrative webs and introduces us to an interactive universalism that sets the relational dimension as constitutive of individuals, groups, cultures and identities. The task of education thus is to open the road, through reflexive practices, to different ways of living, centred on personal experiences, and therefore narrative knowledge, in order to enable man and woman to learn to reveal themselves, to think and think of themselves, to tell and tell themselves, to insert themselves into networks of dialogue, so to build sites for innovation and reflexivity and open ‘thresholds' and ‘meeting places' to ‘do-culture'.
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Lombardozzi, Alfredo. « Forme della narrazione, Mito e fiaba tra continuità e cambiamento ». PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no 2 (novembre 2021) : 13–25. http://dx.doi.org/10.3280/psp2021-002002.

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Résumé :
Nel lavoro vengono sviluppati alcuni temi relativi alla funzione del-la fiaba e del mito nel setting terapeutico, a partire da considerazioni sull'approccio agli studi sulle narrative tradizionali e le culture che le rappresentano da un vertice psicoanalitico. L'attenzione è centrata sul cambiamento delle funzioni narrative nei miti e nelle fiabe contempo-ranee in un contesto di grandi trasformazioni sul piano sociale che comporta importanti ricadute sulla psicologia individuale e di gruppo. Attraverso un approfondimento delle funzioni terapeutiche in alcuni contesti clinici individuali e di gruppo viene portata avanti una prospet-tiva interdisciplinare che coniuga l'analisi antropologica alla dimensio-ne teorico-clinica psicoanalitica.
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Margherita, Giorgia, Anna Gargiulo et Alessia Caffieri. « Sclerosi multipla online : un'analisi delle narrazioni dell'esperienza di sclerosi multipla (sm) tra illness e health blog ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 2 (août 2020) : 5–24. http://dx.doi.org/10.3280/pds2020-002001.

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Résumé :
All'interno del panorama dell'e-health, la letteratura si è rivolta di recente ai blog quali spazi narrativi autobiografici che, in un continuum tra illness e health, rappresentano dei dispositivi narrativi preziosi nell'elaborazione dell'esperienza di malattia. In particolare, la sclerosi multipla (sm), quale malattia degenerativa cronica, spinge ad una continua risignificazione della propria esperienza. Ancora pochi sono oggi gli studi che hanno indagato l'esperienza di sm così come viene narrata all'interno dei blog. L'obiettivo dello studio è stato esplorare i temi presenti nei blog scritti da persone con sclerosi multipla individuando quali differenze esistono nella narrazione dell'esperienza di ma-lattia in base al tempo della comunicazione della diagnosi. Sono stati analizzati 7 blog scritti da donne con sm, che avevano ricevuto la diagnosi in età giovanile e in età adulta. Dall'analisi sono emersi quattro cluster tematici che sono stati proiettati sul piano fattoriale e letti attraverso tre vettori di senso: Il processo di integrazione dell'esperienza di sm nella propria identità; La narrazione online di malattia come strategia di agency; Riorganizzazione della relazione tra sé e altro. Dalla nostra ricerca, il blog si attesta come organizzatore di senso e risorsa in termini di miglioramento del benessere e promozione della salute nell'esperienza di convivenza con la malattia. .
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Fava, Francesca, et Giovanna Failla. « Il Laboratorio Teatrale dell'Università Campus Bio-Medico di Roma : dieci anni tra scienza, medicina e teatro ». WELFARE E ERGONOMIA, no 2 (février 2022) : 157–64. http://dx.doi.org/10.3280/we2021-002012.

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Résumé :
Il contributo evidenzia il ruolo didattico del Laboratorio Teatrale all'interno del piano formativo dell'Università Campus Bio-Medico di Roma attraverso la narrazione dei suoi primi dieci anni di vita (2011-2021). È analizzata la specificità didattica del Laboratorio Teatrale come formazione attiva, emotiva ed espressiva rivolta agli allievi, capace di promuovere la salute, il benessere e incentivare virtuosi processi di umanizzazione delle cure. Attraverso testimonianze di studenti, alumni e docenti che hanno partecipato ad alcune produzioni particolarmente significative, si evince come le pratiche teatrali abbiano saputo influenzare efficacemente la formazione umanistica degli allievi e come questa esperienza abbia creato coesione sociale e identità di gruppo, sulla vita universitaria e sulla comunità del Policlinico Universitario. In particolare, il laboratorio teatrale è stato in grado di: influenzare positivamente i determinanti sociali della salute, incoraggiare comportamenti di promozione della salute, sviluppare l'empatia e fornire una visione più ampia della salute e dell'assistenza clinica.
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Bonelli, Caterina. « La scuola “resistente” : pratiche autobiografiche per la valorizzazione delle storie di scuola ». Revista Brasileira de Pesquisa (Auto)biográfica 6, no 19 (24 décembre 2021) : 992–98. http://dx.doi.org/10.31892/rbpab2525-426x.2021.v6.n19.p992-998.

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Résumé :
Le testimonianze scritte dalle maestre ci permettono di entrare “in punta di piedi” nelle pagine della storia, delle loro storie per meglio conoscere e comprendere una professione ancora nell’ombra. Le storie di vita delle e degli insegnanti sono dei veri e propri “giacimenti di storie” e l’obiettivo del contributo è di far emergere e valorizzare tali narrazioni. Attraverso le testimonianze autobiografiche dei professionisti dell’educazione e, al contempo degli studenti, emergono storie inconsuete, di “resistenza”, preziose microstorie che raccontano un tempo, un gruppo sociale, l’intera comunità. Il contributo si avvale di esperienze autobiografiche a scuola in collaborazione con la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari - LUA.
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Micaela Coppola, Maria. « “I AM DISAPPEARING/ INTO THE UNCERTAIN LIGHT” : LA PAROLA COME STRUMENTO DI CITTADINANZA E AUTODEFINIZIONE NELLE POESIE DI JACKIE KAY. » Revista Internacional de Culturas y Literaturas, no 15 (2014) : 246–61. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2014.i15.21.

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Résumé :
L’opera di Jackie Kay è un’esplorazione della materia intricata e complessa dell’identità. Al centro delle sue narrazioni spesso vi è un soggetto che non si può definire in base alle singole categorie di cittadinanza, nazionalità o razza. D’altronde, la stessa identità di Kay, così come emerge dalle sue opere dichiaratamente autobiografiche (la raccolta di versi The Adoption Papers e il racconto Red Dust Road) appare di non facile catalogazione: di origine afro-scozzese (nata a Edimburgo nel 1961 da madre scozzese e padre nigeriano), ed è cresciuta in un ambiente sociale tradizionale (a Glasgow) da genitori tutt’altro che tradizionali (è stata adottata da una coppia di bianchi pacifisti e comunisti radicali).
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Gaibazzi, Paolo. « Qui, nell'Altrove : giovani, migrazione e immaginazione geo-sociale nel Gambia rurale ». MONDI MIGRANTI, no 3 (mars 2011) : 117–29. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-003008.

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Résumé :
La valle del Gambia conosce da diverse generazioni l'emigrazione su scala internazionale. In diverse zone del Paese, come i villaggi Soninke analizzati in questo articolo, la migrazione ha assunto un peso sociale ed economico notevole. I giovani, soprattutto se uomini, crescono in un ambiente migratorio e spesso coltivano il sogno di raggiungere parenti ed amici all'estero in un futuro quanto piů prossimo. Tuttavia, prestare attenzione ai desideri di migrazione dei giovani gambiani significa anche prendere in considerazione altri e piů ampi processi di immaginazione di luoghi e mondi culturali lontani. Beni materiali e immateriali provenienti dall'estero attraversano il Gambia e contribuiscono alla costruzione di una realtŕ sociale in cui l'Altrove diventa una dimensione del Qui. Pensare e pensarsi altrove assume cosě diversi significati nella vita quotidiana dei giovani gambiani, plasmando non solo i loro progetti migratori, ma pratiche culturali e narrazioni personali attraverso le quali essi cercano di dar forma e senso alla propria esistenza a ‘casa'. Questo articolo mette pertanto in evidenza i molteplici aspetti ‘locali' dell'immaginazione geo-sociale nella vita dei giovani uomini.
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Turco, Federica. « Le femmine restano e i maschi partono. Dinamiche spaziali e diritti nelle moderne storie per l'infanzia ». MINORIGIUSTIZIA, no 3 (janvier 2021) : 13–22. http://dx.doi.org/10.3280/mg2020-003002.

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Résumé :
In che modo le narrazioni e la realtà sociale interagiscono tra loro nella costruzione di significati condivisi? Questa sembra essere la domanda di partenza per cercare di inquadrare il problema della rappresentazione in generale, e della rappresentazione femminile in particolare, in tutti quei testi che forniscono, a livello simbolico e quindi semiotico, dei modelli d'identificazione per i loro fruitori (dai film ai cartoni animati, passando attraverso romanzi, fiabe, spot pubblicitari e così via). Si tenterà, nel breve saggio che segue, d'inquadrare la relazione tra rappresentazioni e modelli culturali, considerando principalmente alcune storie per bambine e bambini e il modo in cui queste forniscono dei percorsi d'interpretazione e stratificazione dei diritti dell'infanzia (e della loro violazione).
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Malagrinò, Ilaria. « Intimità e social media. Una riflessione a partire dal pensiero di Michel Henry ». Medicina e Morale 69, no 1 (20 avril 2020) : 71–87. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.608.

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Résumé :
L’avvento delle nuove tecnologie mediatiche ha facilitato il diffondersi della cultura emotiva. Sotto gli imperativi dello sharing e del disclosure agli utenti viene chiesto di identificare e razionalizzare il loro intimo. Le emozioni vengono dette e categorizzate, fissate nello spazio virtuale, esternate e oggettivate attraverso mezzi visivi di rappresentazione e linguaggio, diventando così narrazioni fruibili dal grande pubblico dei followers. Le interazioni on line, proprio perché mediate dallo schermo, hanno liberato gli individui dalla paura del faccia a faccia e del giudizio sociale, favorendo sicuramente una maggiore condivisione. Tuttavia, l’anonimia dei mezzi espressivi fa sì che le intimità digitali siano, come direbbe Illouz, “fredde”, con il risultato apparentemente contraddittorio dell’aumento di ciò che Kristeva definisce come “nuove malattie dell’anima”, in cui gli individui sperimentano ciò che il soggetto depresso prova nel suo isolamento, ovvero il sentirsi separato dalle altre persone e dalla comunicazione. Scopo del presente contributo è, pertanto, analizzare le modalità di manifestazione dell’intimità, utilizzando le riflessioni tracciate in merito da Michel Henry, al fine di comprendere cosa è andato perso nella contemporaneità.
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Parrello, Santa, et Nunzia Giacco. « Aggiungere vita ai giorni : la Distrofia Muscolare di Duchenne nella narrazione delle madri ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 1 (février 2014) : 113–24. http://dx.doi.org/10.3280/pds2014-001006.

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Calzati, Stefano. « Cross-medialità odeporica : dai blogs all’intelligenza artificiale ». Texto Digital 15, no 1 (21 août 2019) : 95–111. http://dx.doi.org/10.5007/1807-9288.2019v15n1p95.

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In questo articolo si esplorano alcune forme di cross-medialità digitale della letteratura di viaggio: i blogs, i social network, le apps e il caso estremo in cui è una forma di Intelligenza Artificiale (IA) ad essere in controllo della stesura del testo. Dopo aver evidenziato la difficoltà di trovare una definizione condivisa degli scritti odeporici, si propone di considerarli non solo come un genere, ma anche come una prassi testuale che emerge dal viaggiare e dallo scrivere intese come pratiche sociali. Da questa prospettiva pragmatica si sottolinea il fatto che più la tecnologia è protagonista nel modo di concepire e mettere in forma (digitale) un viaggio, più tale esperienza e la sua testualizzazione sono oggettificate e trasformate in meri atti tecno-linguistici. Nel caso invece in cui un’IA è (messa) in controllo della narrazione, come l’esperimento 1 the Road mostra, si ritorna a una forma di testualizzazione che richiama gli hypomnemata degli antichi Greci, aprendo una nuova strada per una discussione sul piacere letterario, l’autorialità, e l’emergenza (forse) di un tecno-sé.
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Guerra, Giovanni. « La relazione medico paziente : dialogo tra psicologia e medicina sull'adattamento ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 1 (mai 2021) : 137–51. http://dx.doi.org/10.3280/rip1-2021oa11606.

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Résumé :
Il rapporto medico-paziente, tema ampiamente dibattuto in letteratura, viene qui proposto indicando l'adattamento come terreno di incontro nel quale medicina e psicologia possano dialogare, condividendo lo stesso punto di osservazione, pur mantenendo le loro specificità di lettura dei fenomeni e di intervento.La vita è un continuo processo adattativo la cui storia è il risultato deterministico e imprevedibile del gioco delle risorse, delle possibilità, dei vincoli, dei limiti, delle occasioni propri sia del soggetto sia della realtà.Questa formulazione dell'adattamento si applica tanto allo sviluppo biologico quanto allo sviluppo psicologico e, pur nella differenza dei "materiali" osservabili, offre un comune vertice di osservazione.La malattia è un evento quasi inevitabile della vita e coinvolge il soggetto in tutta la sua complessità bio-psico-sociale. Da qui, la sollecitazione a includere il malato con la sua soggettività (valori, storia, emozioni, fantasie …) all'interno del campo clinico. Tale inclusione, peraltro, pone due domande: da una parte, sulle ragioni dell'eclissi dell'interesse per la soggettività e, da un'altra parte, sul potenziale valore aggiunto apportato dalla presenza della soggettività del paziente nel campo clinico.La logica dello sviluppo del sapere e delle tecniche in medicina spiega le ragioni del progressivo disinteresse per la soggettività, ma lo stesso sviluppo implica la valorizzazione dell'individualità biologica. L'individualità non è, di per sé, la soggettività ma costituisce indubbiamente la via per prendere in considerazione la singolarità dei processi adattativi alla malattia.L'inclusione della soggettività se appare evidentemente vantaggiosa per il paziente, offre anche al clinico il vantaggio di una partecipazione attiva e di adesione ai percorsi diagnostici e terapeutici. Nella narrazione che il paziente fa della storia della malattia, infatti, si può rintracciare e comprendere anche la sua strategia adattativa. In particolare, si avanza la proposta di lettura della narrazione ipotizzando il vissuto della malattia e le aspettative nei confronti del curante come organizzatori della narrazione.
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Tani, Franca, Stella Cutini et Alice Bonechi. « La violenza all'interno della coppia : uno studio narrativo ». MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no 3 (février 2013) : 73–89. http://dx.doi.org/10.3280/mal2012-003005.

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Résumé :
La violenza di genere all'interno della famiglia, che costituisce un serio problema a livello mondiale, puň assumere diverse forme: fisica, psicologica, economica e sessuale. L'obiettivo principale di questo studio č rilevare le specifiche modalitŕ lessicali attraverso cui donne vittime di violenza ricostruiscono l'esperienza della loro relazione di coppia e degli abusi subiti. L'indagine si č svolta su un campione di 51 donne, reclutate in tre Centri Antiviolenza della Toscana, secondo un metodo narrativo. Alle partecipanti č stato chiesto di scrivere due resoconti: il primo sulla loro relazione sentimentale e il secondo sull'episodio di maltrattamento ritenuto piů significativo. L'analisi delle narrazioni ottenute ha evidenziato come queste varino significativamente in funzione del loro status attuale e della durata dei maltrattamenti subiti. Le differenze riguardano soprattutto le dimensioni linguistiche relative alle esperienze percettive e sensoriali, ai processi psicologici e alla coerenza temporo-spaziale. L'analisi di contenuto ha, inoltre, permesso di evidenziare i fattori di rischio scatenanti e le caratteristiche specifiche dell'episodio di maltrattamento ritenuto piů grave.
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Sica, Simona Luigia, et Sestito Laura Aleni. « Tra distress e agentività : il difficile percorso di consolidamento identitario nelle narrazioni di giovani adulti inoccupati o precari ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 1 (mars 2016) : 111–31. http://dx.doi.org/10.3280/pds2016-001010.

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Badino, Vittoria. « Coerenza narrativa e frequenza dell'evento traumatico : un'analisi su deposizioni di abuso sessuale infantile ». MALTRATTAMENTO E ABUSO ALL'INFANZIA, no 3 (janvier 2021) : 73–88. http://dx.doi.org/10.3280/mal2020-003007.

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Résumé :
Il presente studio si propone di valutare il rapporto tra frequenza dell'evento traumatico (abuso episodico versus abuso cronico/ripetuto) e la narrazione dell'evento in termini di completezza e coerenza narrativa. Sono state analizzate 80 deposizioni testimoniali di bam-bini (M = 10 anni, DS = 4, range = 4-17), vittime di abuso sessuale, attraverso il Narrative Categories Used to Code the Memory Reports (Bauer et al., 2014), per valutare la comple-tezza narrativa, e il Narrative Coherence Coding Scheme (Reese et al., 2011), per analizzare la coerenza narrativa. I risultati mostrano che la frequenza dell'evento traumatico può in-fluenzare la capacità dei bambini di organizzare un racconto in termini di completezza e coe-renza narrativa, proprio per ciò che concerne la collocazione e l'organizzazione lineare (in termini generali e di sequenza) degli eventi narrati.
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