Littérature scientifique sur le sujet « Narrazioni digitali »

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Articles de revues sur le sujet "Narrazioni digitali"

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Garista, Patrizia, et Cristina Coccimiglio. « Digital resilient narratives. Pedagogic gender frailties crossing time and space in emergency ». Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no 1 (30 avril 2022) : 422–30. http://dx.doi.org/10.36253/form-12608.

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Résumé :
In times of crisis, vulnerable groups face more challenges and experience a greater sense of exclusion, due to being separated from positive relationships, caregivers, supporters. A challenge that many women face is having multiple identities as mothers, workers, wives, caregivers. However, fragility can become the wheel of positive change if well supported by technologies and appropriate educational strategies. We know how narratives can serve to hold all these identities together, creating a digital space, where everyone can recognize similar stories or share their own. This article proposes a theoretical reflection on gender frailties during the time of the pandemic, and reflects on spaces and time which generate digital resilient narratives. Narrazioni digitali resilienti. Le fragilità educative al femminile attraversano spazi e tempi dell’emergenza. In tempo di crisi, i gruppi vulnerabili devono affrontare più sfide e vivere di più la dimensione dell'esclusione, lontani da relazioni positive, caregivers, sostenitori. Tra loro, le donne si trovano a dover agire con le loro molteplici identità di madri, lavoratrici, mogli, caregivers. Tuttavia, la fragilità può essere riscattata se supportata da tecnologie e strategie educative e formative adeguate. Soprattutto sappiamo come le narrazioni condivise anche digitalmente creino uno spazio dove ognuno può riconoscere storie simili o condividerne una propria. Questo articolo propone una riflessione teoretica sulle fragilità attraverso uno sguardo di genere durante il periodo della pandemia, riflettendo su spazi e tempi che generano narrazioni resilienti digitali.
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2

Marrone, Marco, Gianmarco Peterlongo et Giorgio Pirina. « La classe operaia va nel cyberspazio. Il capitalismo di piattaforma oltre i miti della digitalizzazione ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 1 (juin 2021) : 127–51. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-001011.

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Résumé :
A partire da una rassegna della letteratura recentemente formatasi attorno al capitalismo di piattaforma, questo contributo prova a evidenziare la crescente diffusione dei "miti" della di-gitalizzazione. In particolare, verrà sottolineato come l'idea di una produzione dematerializzata, automatizzata, democratizzata ed ecologicamente sostenibile non solo manchi di cogliere la reale entità delle trasformazioni in atto, ma sia funzionale a consentire l'incremento dello sfruttamento del lavoro e della natura. Studi empirici mostrano come la realtà delle trasforma-zioni in atto sia quella di un'economia popolata da una varietà di contesti geografici, situazio-ni lavorative e modi di produzione differenti che vengono spesso oscurati dalle narrazioni diffuse dalle piattaforme digitali. Dunque, il ripensamento dei confini della digitalizzazione appare necessario non solo per disarticolare i suoi "miti", ma si trova anche alla base di un possibile rovesciamento dei suoi esiti.
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Bertoloni, Luca. « Forme di scrittura audiovisiva del sé : esperienze e pratiche schermiche di studenti e docenti in Didattica a Distanza nel nuovo panorama mediale ». Altre Modernità, no 27 (30 mai 2022) : 18–32. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/17874.

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Résumé :
La pandemia da Coronavirus ha scosso non solo la scuola italiana, cogliendola impreparata sul piano tecnologico, ma anche la vita degli studenti, alterando molte delle loro abitudini. I giovani della generazione Z tuttavia non stati colti così impreparati dalle innovazioni digitali, poiché da tempo sperimentano quotidianamente, sfruttando le strutture elementari del linguaggio audiovisivo, esperienze schermiche soggettive che poi diventano oggetto di narrazioni del sé, secondo modalità ritenute da loro più efficaci rispetto alla scrittura tradizionale e a quella multimediale. Con la Didattica a Distanza e con la trasformazione dell’ambiente-scuola in mediascape, tali pratiche si sono estese all’ambito scolastico: studenti e docenti si sono così ritrovati ad agire, insieme, in un unico grande ambiente mediale generato dalle rilocazioni del dispositivo-scuola e dell’ambiente domestico, con un cortocircuito tra essi. Le loro esperienze sono state testimoniate dai social network, terreno mediale in cui sia studenti che docenti, come mediantropi, sostanziano adeguatamente le proprie emozioni digitali. Per cogliere i legami tra DaD, schermi, esperienze e pratiche, si analizzerà un corpus testuale di area italiana estratto da TikTok, social network audiovisivo molto utilizzato dai giovanissimi, offrendo focus specifici su casi di docenti e studenti che si sono distinti nel flusso mediale, imprimendosi in poco tempo nell’immaginario pandemico dei giovani italiani.
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Malagrinò, Ilaria. « Intimità e social media. Una riflessione a partire dal pensiero di Michel Henry ». Medicina e Morale 69, no 1 (20 avril 2020) : 71–87. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.608.

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Résumé :
L’avvento delle nuove tecnologie mediatiche ha facilitato il diffondersi della cultura emotiva. Sotto gli imperativi dello sharing e del disclosure agli utenti viene chiesto di identificare e razionalizzare il loro intimo. Le emozioni vengono dette e categorizzate, fissate nello spazio virtuale, esternate e oggettivate attraverso mezzi visivi di rappresentazione e linguaggio, diventando così narrazioni fruibili dal grande pubblico dei followers. Le interazioni on line, proprio perché mediate dallo schermo, hanno liberato gli individui dalla paura del faccia a faccia e del giudizio sociale, favorendo sicuramente una maggiore condivisione. Tuttavia, l’anonimia dei mezzi espressivi fa sì che le intimità digitali siano, come direbbe Illouz, “fredde”, con il risultato apparentemente contraddittorio dell’aumento di ciò che Kristeva definisce come “nuove malattie dell’anima”, in cui gli individui sperimentano ciò che il soggetto depresso prova nel suo isolamento, ovvero il sentirsi separato dalle altre persone e dalla comunicazione. Scopo del presente contributo è, pertanto, analizzare le modalità di manifestazione dell’intimità, utilizzando le riflessioni tracciate in merito da Michel Henry, al fine di comprendere cosa è andato perso nella contemporaneità.
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Anzera, Giuseppe, et Alessandra Massa. « Chi ha paura di Internet ? Le piattaforme online nei processi di radicalizzazione e di deradicalizzazione ». EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES, no 1 (octobre 2021) : 122–38. http://dx.doi.org/10.3280/erp1-special-2021oa12471.

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Résumé :
Radicalizzazione online e self-radicalization sono aree ancora poco analizzate all'interno della gamma dei fenomeni che conducono all'inasprimento ideologico e all'estremismo violento. In questo articolo, si esploreranno le principali ragioni dello stretto legame tra piattaforme online e pratiche di radicalizzazione e interventi di deradicalizzazione legati alle ideologie di matrice islamista. Le traiettorie di radicalizzazione dipendono da numerose direttrici incrociate: predisposizioni individuali e disposizioni contestuali; motivazioni psicologiche e questioni materiali; rivendicazioni identitarie e moventi politici. In questo senso, la costruzione narrativa delle esperienze, soprattutto dei giovani soggetti di seconda generazione, è determinante nel comprendere gli autoposizionamenti dei soggetti radicali, e nel ricostruire il display delle esperienze individuali. Le piattaforme, e più in generale i media, si configurano quindi come spazio di costruzione della realtà sociale. I mezzi di comunicazione digitali si sono dimostrati particolarmente efficaci nella disintermediazione delle pratiche di partecipazione politica: per quanto riguarda la radicalizzazione, queste si dimostrano rilevanti per finalità strumentali e per utilizzi comunicativi, incidendo sull'organizzazione e sulla socializzazione ai fenomeni radicali, mentre favoriscono la rappresentazione pubblica e la propaganda di tali fenomeni. Seppure il peso maggiore delle dinamiche di radicalizzazione sia imputabile a processi politici e sociali offline, alcune tecnicalità delle piattaforme interferiscono con le dinamiche di polarizzazione. Negli ultimi anni sono nate una serie di iniziative volte a limitare l'impatto delle piattaforme sulla radicalizzazione: queste iniziative coinvolgono attori pubblici, privati e organizzazioni di attori autonomi. Il contrasto della radicalizzazione online deve utilizzare strategie flessibili, contro-narrazioni e media literacy.
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Michetti, Giovanni. « “Il mondo come puzzle” ». DigItalia 15, no 1 (juin 2020) : 26–42. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00002.

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Résumé :
Le nuove tecnologie offrono nuove e potenti possibilità di descrizione dei beni culturali nel web, contribuendo a rinnovare la natura, le funzioni e gli obiettivi dei tradizionali strumenti per la rappresentazione e la gestione del nostro patrimonio culturale in ambiente digitale. In particolare, il confronto con il catalogo nel web richiede un cambio di prospettiva: il catalogo non è una semplice enumerazione sulla base di modelli convenzionali e regole sintattiche che definiscono un paradigma ove non c‘è alcuno spazio per l‘anomalia, bensì una narrazione che attribuisce un senso ad una molteplicità di singolarità. Occorre cioè bilanciare da una parte il criterio ordinativo e le inevitabili rigidità imposte da linguaggi e modelli formali, dall‘altra l‘esigenza di dare spazio a prospettive e modelli diversi.
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Cava, Antonia, Assunta Penna et Debora Pizzimenti. « On life : adolescenti tra narrazioni e identità ». Media Education 12, no 1 (3 mai 2021) : 33–41. http://dx.doi.org/10.36253/me-10190.

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Résumé :
In this paper, we investigate how young people use social media. In particular, we analyse their narrative strategies and what is considered crucial in others’ social representation. This research study was carried out in the high schools of Reggio Calabria, a provincial capital medium-sized in the south of Italy. Using a survey, we investigate the everyday uses of the Internet technologies by girls and boys aged between fourteen and sixteen: their performed activities, the smartphone role in their family and peers relationships, the impact of the digital content on their behaviours. According to our findings, dichotomy interpretations of the digital ecosystem turn out to be misleading: people live consistently within both environments of an existence on-life. In the conclusions, we claim that we should not stigmatise this double environment lives, but understand and give it value.
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Martino, Paolo. « Splendori e miserie della brevitas ». Microtextualidades. Revista Internacional de microrrelato y minificción, no 3 (25 mai 2018) : 146–55. http://dx.doi.org/10.31921/microtextualidades.n3a11.

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Résumé :
Considerazioni sulle cause che hanno favorito la diffusione del microracconto. La brevità alle origini della narrazione e sua connessione con l’oralità. Opinioni di autori classici e prescrizioni della Retorica. Principio funzionale dell’economia. Forme espressive che richiedono la brevità. Ruolo della comunicazione digitale e fascino dell’incompiuto. Teoria della cooperazione del lettore; le presupposizioni e le implicature in pragmalinguistica. Il fenomeno della brevitas nella letteratura scientifica: l’abstract. Ruolo dei social networks: cinguettii e fandonie o bufale come microracconti efficaci Consideraciones sobre las causas que han favorecido la difusión de la microcuenta. La brevedad en los orígenes de la narración y su conexión con la oralidad. Opiniones de autores clásicos y prescripciones de Retórica. Principio funcional de la economía. Formas expresivas que requieren brevedad. Papel de la comunicación digital y fascinación de lo incompleto. Teoría de la cooperación del lector; las presuposiciones y las implicaciones en la pragmalingüística. El fenómeno de brevitas en la literatura científica: el resumen. Papel de las redes sociales: gorjeos y modas o búfalos como micro cuentas efectivas.
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Tirocchi, Simona. « Tra rappresentazione della violenza e interazioni digitali. Una riflessione sui giovani nell'era della pandemia ». MINORIGIUSTIZIA, no 2 (janvier 2022) : 92–99. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-002009.

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Résumé :
L'equazione tra giovani e violenza è un tema classico e persistente del dibattito pubblico. Di giovani violenti si parla da secoli, anche se la tarda modernità, favorendo l'emersione delle fragilità strutturali e individuali, sembra aver fornito a questa rappresentazione l'ambiente ideale per svilupparsi e proliferare. Ma è sempre opportuno oggi concentrare la nostra attenzione soltanto sui comportamenti violenti alimentando una narrazione dei giovani basata soltanto su aspetti negativi? Non è forse più proficuo, dal punto di vista educativo, studiare i giovani come categoria sociale cercando di cogliere come è cambiato il loro modo di interagire anche in relazione alla trasformazione della realtà sociale? Forse provando a riflettere su quali sono le nuove forme espressive (tipiche dei social media e del mondo digitale) che li caratterizzano, sarà possibile, in futuro, limitare forme di interazione basate sull'aggressività.
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Calzati, Stefano. « Cross-medialità odeporica : dai blogs all’intelligenza artificiale ». Texto Digital 15, no 1 (21 août 2019) : 95–111. http://dx.doi.org/10.5007/1807-9288.2019v15n1p95.

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Résumé :
In questo articolo si esplorano alcune forme di cross-medialità digitale della letteratura di viaggio: i blogs, i social network, le apps e il caso estremo in cui è una forma di Intelligenza Artificiale (IA) ad essere in controllo della stesura del testo. Dopo aver evidenziato la difficoltà di trovare una definizione condivisa degli scritti odeporici, si propone di considerarli non solo come un genere, ma anche come una prassi testuale che emerge dal viaggiare e dallo scrivere intese come pratiche sociali. Da questa prospettiva pragmatica si sottolinea il fatto che più la tecnologia è protagonista nel modo di concepire e mettere in forma (digitale) un viaggio, più tale esperienza e la sua testualizzazione sono oggettificate e trasformate in meri atti tecno-linguistici. Nel caso invece in cui un’IA è (messa) in controllo della narrazione, come l’esperimento 1 the Road mostra, si ritorna a una forma di testualizzazione che richiama gli hypomnemata degli antichi Greci, aprendo una nuova strada per una discussione sul piacere letterario, l’autorialità, e l’emergenza (forse) di un tecno-sé.
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Thèses sur le sujet "Narrazioni digitali"

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Brotto, Denis. « Trame digitali. L'immagine cinematografica in pixel tra narrazione, estetica e tecnica ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3422384.

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Résumé :
The main object of this doctoral dissertation is to analyse the relations between film language and new digital technologies, investigating the principal developments that have occurred as to the film narration, the aesthetics of representation and the various technical aspects concerning the film industry. Besides an introductory chapter which mostly emphasizes the content and the method of the analysis, four different thematic sections may be identified. In the first one, a special emphasis has been given on the development and the radicalization of narration in digital cinema. A tendency towards autobiographical and diaristic story-telling, along with the growing presence of a “narrating I” as a condition of development of the filmic text, are the most relevant aspects that have come to light, namely as to the analysis of the remarkable works of Agnès Varda, Alain Cavalier, Jonathan Caouette, Joseph Morder. At the same time what we have tried to demonstrate is how the digital environment has favoured a tendency towards multi-narrative tales, a characteristic connected in a way with post-modern culture as Atom Egoyan’s, David Lynch’s, Peter Greenaway’s and Lars von Trier’s works highlight. As to section two, we have investigated the changes of the coordinates of time and space that have occurred in narrative films due to digital technology. A renewed relation with the real space was also found, showing how important is not to limit the digital storytelling to a form of mimesis of reality but to also look for a further formal expressive key as to the image composition. In this way, the works of Abbas Kiarostami, Pedro Costa, Amir Naderi, Jia Zhang-Ke, Lav Diaz proved themselves particularly valuable. The third point of this research has focused on the development of the aesthetics in filmmaking as to new technologies, looking at the processing of digital color correction of the images and to the modifications that allow to create a totally new visual look from the original color range of the raw materials captured during the shooting. In order to this subject, much weight has been given to the comparative studies of some works by comparing the original materials of a movie with its final version after the color correction. The three works that have been examined are Aleksandr Sokurov's Russian Ark, Giorgio Diritti’s Il vento fa il suo giro, and Salvatore Mereu’s Sonetàula. The final section in this research deals with the relationships that exist among the different phases in the entire life of a film - from the very first idea throughout production, post-production and distribution to end with film storage and analysis. Besides the increasing trend of film productions made entirely by means of digital cameras, also a quite new mode of fruition of and interaction with the film, based on many digital facilities as to hardware and software, is now arising. Film relocation and cross-mediality reveal themselves as the symptoms of a new way of conceiving the film work as to the spectator. Moreover, the methods of film archiving and film studies have also changed, introducing a new relationship with the film itself mediated by the use of digital components, as demonstrated in particular by the study of the Padua based Microwave-Network company’s WonderCube (storage software) and the Institut de Recherche et de l'Innovation of the Center Pompidou’s Lignes de Temps (film studies software).
La tesi analizza il rapporto tra linguaggio cinematografico e nuove tecnologie digitali, andando ad osservare i principali sviluppi in relazione alla narrazione filmica, all’estetica della rappresentazione e agli aspetti tecnici della filiera cinematografica. Dopo un capitolo introduttivo in cui si sono esplicitate le principali linee guida della tesi e le scelte metodologiche applicate, si è entrati nel merito della ricerca, andando ad individuare quattro differenti articolazioni di studio. Nella prima parte della tesi si sono messi in evidenza gli sviluppi e la radicalizzazione della narrazione nel cinema digitale. Ad emergere sono state una maggior propensione verso un racconto di carattere autobiografico, una narrazione diaristica ed un recupero dell’io-narrante come condizione di sviluppo del testo filmico, come si evince dai casi trattati tra i quali si segnalano le opere di Agnès Varda, Alain Cavalier, Jonathan Caouette e Joseph Morder. Si è inoltre dimostrato come il digitale abbia favorito una tendenza alla multinarratività, una caratteristica questa influenzata anche dalla cultura postmoderna, ed evidente nelle opere di Atom Egoyan, David Lynch, Peter Greenaway, Lars von Trier. La seconda parte della ricerca è stata dedicata alle modificazioni delle coordinate di tempo e di spazio prodotte dal digitale nell’ambito narrativo cinematografico. È stato riscontrato un rinnovato rapporto con lo spazio reale in cui emerge l’importanza di non limitare la narrazione digitale ad una forma di mimesi della realtà, intervenendo in chiave espressiva sulla messa in quadro dell’immagine. In tal senso, di particolare valore sono sembrati i lavori di Abbas Kiarostami, Pedro Costa, Amir Naderi, Jia Zhang-Ke, Lav Diaz. Il terzo punto della ricerca si è concentrato sugli sviluppi dell’estetica cinematografica in relazione alle nuove tecnologie, osservando le modalità di elaborazione digitale e di color correction dell’immagine, modificazioni che consentono di rielaborare profondamente la gamma cromatica dell’immagine ottenuta in fase di ripresa. A tal proposito, molta importanza è stata data allo studio comparativo di alcune opere, mettendo a confronto i materiali originali relativi al girato del film con la versione finale dell’opera stessa, successiva alla fase di color correction. Le tre opere analizzate sono state Arca russa di Aleksandr Sokurov, Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti e Sonetàula di Salvatore Mereu. Un’ultima articolazione affrontata da questa ricerca è inerente alla relazione tra i diversi momenti della filiera cinematografica, intesa come insieme di fasi che vanno dalla creazione, alla fruizione, alla conservazione e all’analisi dell’opera filmica. È emerso come, all’avvio di produzioni cinematografiche realizzate interamente con il supporto di videocamere digitali, abbia corrisposto in breve tempo la nascita di una nuova modalità di fruizione ed interazione con il film, che proprio sui software digitali basa molte delle proprie possibilità. La rilocazione filmica, la cross-medialità emergono come sintomi di un nuovo modo di concepire l’opera cinematografica da parte dello spettatore. Inoltre i metodi stessi di archiviazione e di film studies sono cambiati, introducendo un rapporto con l’opera anche in tal caso mediato dalla componente informatica, come dimostrato in particolare dallo studio del software WonderCube della società MicroWave-Network di Padova in merito all’archiviazione, e del software Lignes de Temps realizzato dall’Institut de Recherche et de l’Innovation del Centre Georges Pompidou di Parigi per quanto concerne i film studies.
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FALCONE, CATERINA. « Il potenziale educativo della narrazione multilinguistica e multimediale. Uno studio di caso multiplo e di ricerca basata su progetti nella scuola primaria ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/262893.

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Résumé :
La pluralità culturale e linguistica del paesaggio scolastico alimenta il dibattito non solo fra politici, pedagogisti, sociologi e psicologi, ma anche tra gli stessi educatori che quotidianamente vivono questa molteplicità, spesso senza possedere delle competenze o dei riferimenti sufficientemente solidi da poterla gestire (Pastori, 2015b). Capita frequentemente che la diversità linguistica venga percepita come una minaccia all’integrità del sistema di istruzione (Aguiar et al., 2017) e il ruolo della lingua d’origine degli alunni stranieri sia sottovalutato e limitato al solo contesto familiare, nonostante la ricerca ne sottolinei la centralità nei processi di apprendimento e nella costruzione dell’identità (Cummins, 1984; Dodman, 2013). Ad esempio, nel contesto scolastico italiano, spesso il background culturale e linguistico dei bambini non viene preso in considerazione ed è ancora diffuso il timore che l’utilizzo della lingua materna in famiglia possa ostacolare l’apprendimento dell’italiano come lingua seconda. Benché siano molti gli studi che hanno permesso di individuare delle strategie didattiche per l’insegnamento di una lingua straniera in ottica interculturale (Candelier et al., 2012), i documenti nazionali e internazionali invitano le scuole a innovare i loro metodi di insegnamento adottando l’uso delle nuove tecnologie (Cummins & Early, 2011; Ebenhofer & Knierzinger, 2007). A questo proposito, la letteratura mostra come l’adozione delle nuove tecnologie accresca l’interesse degli allievi e il loro coinvolgimento nelle attività didattiche, senza sostituire il mondo reale, bensì divenendo un mezzo per amplificare le esperienze concrete (Boulton, 2017). A tal proposito, grazie ad un ambito di studi particolarmente promettente che sfrutta le nuove tecnologie come mezzo per supportare i processi di insegnamento-apprendimento delle lingue straniere, si è scelto di indagare le potenzialità di una metodologia sempre più diffusa, che si colloca perfettamente in un processo teso ad accrescere le competenze plurilinguistiche e, insieme, interculturali: la narrazione digitale (Lambert, 2003). Negli ultimi anni, la narrazione digitale emerge sempre più come uno strumento capace di potenziare i processi di insegnamento-apprendimento e molte ricerche ne hanno dimostrato il valore educativo a più livelli (Di Blas & Paolini, 2013; Robin, 2008; Sadik, 2008). Ciononostante, solo un numero ristretto di studi (Anderson & Macleroy, 2017; Edwards, Pemberton, & Monaghan, 2002; Lu et al., 2011) ha esplorato le opportunità che il DS può offrire quando utilizzato per sviluppare la competenza plurilingue e interculturale - competenza che rappresenta una parte essenziale delle abilità dei cittadini del ventunesimo secolo - e come strumento capace di incrementare la consapevolezza linguistica e culturale di insegnanti e alunni. La presente ricerca di dottorato, collocata in parte all’interno del progetto europeo ISOTIS (Inclusive Education and Social Support to Tackle Inequalities in Society) è finalizzata a colmare questo gap. Attraverso un approccio metodologico qualitativo (Lincoln & Denzin, 2005) di Ricerca Basata su Progetti (Pellerey, 2005), combinato allo studio di casi multipli (Yin, 1981, 2011), alcune insegnanti di tre scuole primarie sono state coinvolte nella creazione di un’esperienza didattica di narrazione multilinguistica e multimediale. In particolare, il presente progetto è stato orientato a: 1. comprendere se la narrazione digitale sia un metodo effettivamente adatto alla promozione della consapevolezza linguistica e della competenza interculturale; 2. identificare i punti di forza e di debolezza nell’uso della narrazione multilinguistica e multimediale come metodo didattico in classe; 3. evidenziare gli orientamenti metodologici che consentono di adattare l’esperienza di narrazione digitale multilinguistica ad altri contesti scolastici
The cultural and linguistic diversities in the educational scene fuel the debate amongst various fields - psychological, political and pedagogical - and amongst school teachers. The latter often struggle with these diversities due to the fact that their training does not strongly support the reality of the classroom (Pastori, 2015b). Although literature considers and expresses the central role of the language of origin into the learning and identity processes (Cummins, 1984; Dodman, 2013), the educational system often considers diversity as a threat to the integrity of the school (Aguiar et al., 2017). In Italy, for instance, it is still common for educators and teachers to not take into account the cultural background and the plurilingual skills of the pupils, and fear that bilingual students will learn the Italian language more slowly if their language of origin is spoken at home (Pastori, 2015b). Although there are many teaching strategies for supporting the teaching-learning processes oriented to an inclusive an plurilingual approach (Candelier et al., 2012), national and international documents invite schools to use innovative teaching methods involving technologies (Cummins & Early, 2011; Ebenhofer & Knierzinger, 2007). Moreover, the literature shows that technology increases the pupils’ interest and the engagement in classroom activities and should not be understood as a substitute of the real world, but as an amplifier of concrete experiences (Boulton, 2017). In this regard, this project aims at studying an innovative method to create inclusive and multilingual curricula: Digital Storytelling (Lambert, 2003; Pezzot, 2016; Robin, 2008a). In the last decade, Digital Storytelling (DS) has increasingly emerged as a powerful teaching and learning tool for both teachers and students, and many scholars have documented its educational, multi-layered value (Di Blas & Paolini, 2013; Robin, 2008; Sadik, 2008; Brown, Bryan & Brown, 2005; Robin, 2008; Göttel, 2011; Papadimitriou et al., 2013). However, only a few studies (Anderson & Macleroy, 2017; Edwards, Pemberton, & Monaghan, 2002; Lu et al., 2011) have explored the specific opportunities that DS tool can provide as a means to develop the plurilingual and intercultural competencies, that represent an essential part of Twenty-First Century Skills, and as a valuable tool to increase students’ and teachers’ cultural and linguistic awareness. The present doctoral research, set within the EU-funded international project ISOTIS (Inclusive Education and Social Support to Tackle Inequalities in Society), aims to address this gap. Through a Design-Based Research method (Pellerey, 2005; Wang, Hannafin, 2005), combined with a Multiple Case Study approach (Pastori, 2017; Yin, 1981, 2011), teachers of three primary schools have been involved in the creation of a collaborative multilingual DS activity. In particular, the current project is mainly aimed at: 1. Understanding if DS could be an effective educational method to promote Language Awareness and Intercultural Competence. 2. Identifying the essential elements, the strengths and weaknesses of the use of multilingual DS in the class. 3. Highlighting methodological criteria that enable to adjust the multilingual DS activity according to other school contexts.
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Ursoleo, Alessandra <1969&gt. « Immagine e storyboard nel digital storytelling per la formazione degli insegnanti : l’impatto del digital storytelling sull’autoefficacia e l'attitudine degli insegnanti in pre-servizio verso l'immagie, lo storyboard e la digital literacy nella narrazione digitale ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/10276.

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Il problema che si pone oggi alla scuola è quello di valutare che tipo di competenze (literacies) sono necessarie nel XXI secolo e come poterle sviluppare attraverso l’esperienza quotidiana. Le espressioni di “Digital Literacy” e quella correlata di “Digital Competence” si stanno ormai affermando a livello internazionale. Per promuovere a scuola lo sviluppo di competenze digitali, l’intenzionalità progettuale dell’insegnante diventa fondamentale per integrare gli elementi fisici/strumentali implicati nel processo di apprendimento con gli obiettivi prefissati – disciplinari e tecnologici – e le modalità o attività attraverso cui si pensa di raggiungerli. Questa ricerca sperimentale di natura quantitativa e qualitativa si occupa della formazione degli insegnanti in pre-servizio e del Digital Storytelling (DST o narrazione digitale) proposto come metodo innovativo nella didattica digitale. Le narrazioni digitali sono brevi storie di carattere personale o accademico che i digital storytellers trasformano in video della durata di pochi minuti, aggiungendo la propria voce a immagini, titoli, effetti e transizioni che scorrono sullo schermo, a volte accompagnati da suoni o musica. Il DST appare in grado di suscitare interesse e motivazione di docenti e studenti per promuovere le competenze narrative negli studenti, favorirne le attitudini a lavorare collettivamente, potenziare l'esperienza dell'apprendimento di lingue straniere, della matematica, della fisica e di altre discipline. Questa ricerca si propone l’obbiettivo di porre l’attenzione sulle competenze visive (Visual Literacy) necessarie ai docenti e agli studenti dell’era digitale, e analizza in particolare la relazione che esiste tra l’autoefficacia percepita dagli insegnanti in pre-servizio e le competenze digitali interessate nel processo di creazione di una storia digitale, e la relazione tra le attitudini e le predisposizioni al cambiamento da parte degli insegnanti in pre-servizio rispetto al DST e alla didattica digitale in generale. L’autoefficacia è stata definita come l’insieme delle convinzioni circa le proprie capacità di organizzazione ed esecuzione al fine di raggiungere uno scopo (Bandura, 1997). Essa si riferisce al giudizio rispetto alle proprie abilità e capacità possedute in uno specifico ambito. Siccome il senso di autoefficacia si basa su ciò che si crede e non su ciò che è oggettivamente vero (Bandura, 1997), è possibile influenzare le disposizioni verso un comportamento o un’attività se si aumenta il grado di autoefficacia percepita (Caprara, 2001). Dalla letteratura emerge che il DST è uno strumento efficace per esplorare le “capacità degli insegnanti di essere professionisti riflessivi” e quindi rappresenta uno strumento euristico per raccogliere dati sulle loro percezioni e riflessioni (Long, 2011, Banzato, 2014). Questa ricerca si propone quindi di promuovere una riflessione degli insegnanti in pre-servizio rispetto ai processi di insegnamento/apprendimento e in generale alla didattica digitale. Un totale di 49 insegnanti in pre-servizio ha partecipato allo studio e ha seguito il laboratorio di quattro mesi, durante il quale gli insegnanti hanno sperimentato in collaborazione il metodo del DST attraverso lezioni in presenza e online, e hanno condiviso il processo di creazione e il prodotto finale sulla piattaforma Moodle. I risultati della ricerca hanno rilevato che l’autoefficacia percepita e le attitudini sono in generale migliorate con l’esperienza del DST. In particolare per ciò che riguarda il prodotto video finale, il grado di autoefficacia percepita è aumentato, mentre i risultati della ricerca non rilevano differenze rispetto alle intenzioni degli insegnanti di utilizzare il DST in classe. In relazione poi alla collaborazione, i risultati rivelano l’aumento dell’autoefficacia percepita, dimostrando la significatività del DST come metodo di cooperative learning.
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Consalvi, Elena <1988&gt. « La narrazione e la narrazione digitale nella formazione scolastica : gli effetti, in termini di autoefficacia, motivazione e coinvolgimento, di un intervento formativo con alunni preadolescenti ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13452.

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Résumé :
In uno scenario che lega la formazione, la narrazione e le nuove tecnologie la corrente indagine si è focalizzata su un particolare settore interno all'ambito narrativo, nel quale è stato riscontrato un gap di ricerche in materia. Dall'analisi della letteratura, non sono cioè state rilevate indagini che miravano a verificare se esiste una correlazione tra gli effetti di uno stesso intervento (formativo-narrativo) e le diverse abitudini accademiche di due classi di studenti. L'obiettivo fondante il percorso analitico-formativo (oltre che comparativo-sperimentale) è pertanto investigare se sono presenti diversità in termini di effetti di uno medesimo intervento formativo (centrato su attività narrative e di narrazione digitale) in virtù del differente background accademico (approccio digitale VS approccio tradizionale) di due classi di soggetti preadolescenti. Il secondo scopo della ricerca è verificare se (aldilà delle differenze tra i due gruppi) l'intervento è in grado di influire positivamente sull'autoefficacia, la motivazione e il coinvolgimento degli studenti in merito alla loro abilità narrativa nonché sull'abilità narrativa in sé. Il campione comprende due classi seconde di una scuola secondaria di primo grado situata nel comune di Bologna. A 48 alunni preadolescenti sono stati proposti diversi strumenti per valutare l’impatto delle attività svolte. Le due classi (classe digitale e classe tradizionale) si differenziavano in termini di metodologie didattiche utilizzate nella propria routine scolastica. Dai dati dei questionari l'intervento svolto sembra aver favorito maggiori credenze di autoefficacia, di motivazione e di coinvolgimento relative all'ambito narrativo tra gli studenti digitali. Gli indici presi in considerazione per l'analisi testuale hanno rivelato anche una maggiore qualità delle narrazioni prodotte dagli studenti della classe digitale, i quali durante l'intervista hanno dichiarato inoltre un più alto numero di miglioramenti in merito alla propria abilità narrativa (rispetto ai soggetti tradizionali).
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NEGRI, ERICA. « OLTRE IL FRANCHISE. TRANSMEDIA STORYTELLING FRA NARRAZIONE E PRATICA DISTRIBUTIVA NELL'ERA DIGITALE DELLA CONVERGENZA ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6169.

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I processi di digitalizzazione e convergenza hanno avuto un forte impatto sulle modalità di produzione, distribuzione e fruizione dei contenuti audiovisivi. Ma tale impatto non si è limitato ai suddetti ambiti. Fenomeni come il transmedia storytelling, le narrazioni distribuite, l’intertestualità, l’ibridazione delle forme discorsive, l’integrazione di elementi di game-playing all’interno di strutture narrative tradizionalmente lineari, e la crescente rilevanza del world-building all’interno del processo creativo di una storia dimostrano che il cambio di paradigma non sta avvenendo solo a livello delle strutture economiche, produttive e comunicative, ma anche a livello narratologico. Scopo di questa ricerca è mappare tale cambio di paradigma, approfondendo in modo particolare l’emergere delle forme narrative transmediali.
The processes of digitalization and media convergence have had a major impact on the procedures of production, distribution and reception of audiovisual content. However, the impact has not been limited to those areas. The emergence of cultural phenomena such as transmedia storytelling, distributed narratives, intertextuality, the hybridization of forms of discourse, the integration of elements of game-playing within the traditionally linear narrative structures, and the growing importance of world-building within the story development process attest that the paradigm shift is not only occurring at an economical, industrial and communicational level, but also at a narratological one. The aim of this research is to map this paradigm shift, with particular focus on the emergence of transmedia narrative forms.
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LUCIANO, ERICA. « La narrazione del Risorgimento nella stampa sarda. Un progetto di Digital Public History per la storia contemporanea ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2022. http://hdl.handle.net/11584/334274.

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The research project - financed by the National Operational Programme ESF-ERDF "Research and Innovation" promoted by the Italian Ministry of Education, University and Research - aims to investigate, from an innovative perspective, a historical period that is still strongly at the centre not only of historiographic research, but also of public and political debate: the Risorgimento. It has been decided to give voice to journalistic sources and, specifically, to articles on the events and protagonists of the unification process, published between 1890 and 2011 in the two main regional newspapers: "L'Unione Sarda" and "La Nuova Sardegna".
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DE, MARCO ELISABETTA LUCIA. « La narrazione come approccio di studio delle “diete” mediali dei tweens : il digital storytelling come metodo etnografico e partecipato di ricerca e di riflessione sulle pratiche di produzione e di consumo mediale ». Doctoral thesis, Università di Foggia, 2014. http://hdl.handle.net/11369/331731.

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La narrazione come approccio di studio delle “diete” mediali dei tweens: il digital storytelling come metodo etnografico e partecipato di ricerca e di riflessione sulle pratiche di produzione e di consumo mediale. ABSTRACT Le storie sono ovunque. Le storie sono il modo in cui ogni giorno percepiamo, organizziamo e comunichiamo la nostra vita. Nel nostro modo di vivere sono ormai presenti in modo pervasivo i media digitali. Con le storie raccontiamo il nostro modo di vivere e il nostro modo di utilizzare le tecnologie. Anche il rapporto tra vita e media digitali è fatto di storie; gli oggetti (le tecnologie digitali) le contengono e le raccontano. Le storie digitali che produciamo, per loro stessa natura, ci raccontano come le persone si relazionano con i media digitali, che uso/consumo ne fanno. Il lavoro di ricerca, partendo da tali considerazioni, si propone di indagare le forme di consumo mediale attraverso un approccio di tipo narrativo. La ricerca si concentra sui tweens al fine di individuare, attraverso delle storie digitali (digital storytelling), alcune tipologie generali di “diete” mediali. La ricerca confronta i dati rilevati dalla letteratura (quadro teorico e best practices) con situazioni reali di consumo mediale al fine di individuare i criteri guida per la definizione di tipologie generali di “diete” mediali a cui riportare i più comuni gesti di uso/consumo mediale giovanile. Il lavoro di ricerca sostiene che la metodologia del digital storytelling può essere adottata come metodo etnografico di documentazione narrativa delle pratiche di produzione e consumo mediale dei tweens. Il campo di ricerca individuato è quello del digital storytelling, che oltre ad essere usato come metodologia didattica coinvolgente ed immersiva, sarà studiato come strumento per la raccolta di informazioni e di dati relativi alle pratiche mediali dei tweens all’interno di contesti significativi. Il framework teorico-metodologico che sorregge il lavoro di tesi, è individuato nello spazio di intersezione di due correnti teoriche: quella sociologica dei cultural studies e quella pedagogica del socio-costruttivismo. Il lavoro di tesi recupera i tre concetti chiave dei cultural studies: 1) il concetto di soggettività; 2) il concetto di cultura; 3) il concetto di cornice sociale. Dalla scelta del framework teorico dei cultural studies deriva la prima opzione metodologica della ricerca fondata principalmente sul filone d’indagine della fruizione mediale che viene denominato come etnografia del consumo mediale. La letteratura metodologica di riferimento si colloca all’incrocio tra l’analisi del consumo come pratica soggettiva dotata di senso e l’analisi dei media come luogo di esperienza individuale e relazionale. Dall’approccio socio-costruttivista si recupera l’idea di una conoscenza socialmente costruita centrata sulla “costruzione di significato” attraverso forme di collaborazione e negoziazione sociale. Una costruzione della conoscenza come scambio, come processo interattivo, come narrazione. È qui che si colloca la seconda opzione metodologica della ricerca centrata sul digital storytelling. La tesi si articola in quattro capitoli. I primi due capitoli costituiscono l’impianto teorico-metodologico della tesi, i capitoli III e IV quello empirico. Nello specifico nel Capitolo I viene introdotto il framework teorico della tesi, principalmente basato su tre binomi: 1) media e minori, 2) narrazione ed educazione 2) consumo mediale e competenze digitali. Nel Capitolo II, quello metodologico, vengono illustrate le specifiche metodologie dell’etnografia del consumo mediale applicate al digital storytelling per studiare le diete mediali giovanili. Il Capitolo III è invece un compendio tecnico relativo al digital storytelling ovvero una descrizione dettagliata delle principali esperienze, progetti e dispositivi nazionali, europei e internazionali realizzate in questo campo. Nel Capitolo IV si cerca di delineare il profilo del tween nuovo narratore/consumatore di tecnologie incrociando alcuni dati raccolti sul campo, attraverso un questionario, e i dati che emergono da rapporti e ricerche sulla dieta mediale degli adolescenti.
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Caliandro, A. « IL LAVORO AFFETTIVO DEI CONSUMATORI VOLTO ALLA CO-CREAZIONE DI VALORE SUI SOCIAL MEDIA : UN' INDAGINE NETNOGRAFICA ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/172622.

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The affective labor of consumers in regards to the co-creation of value onto social media: a netnographic enquiry This work is, ideally, divided in two part. In the first one I address some theoretical issues, basically reflecting upon the concept of affective labor featured by Autonomist Marxism and Elisabeth Wissinger. In the second one I address some methodological issues, basically re-elaborating the netnographic method of Robert Kozinets. The aim of my thesis has been to study and understand in a systematic way the affective labor performed by consumers onto the social media, intended as a leading practice of co-creation of value. On one hand I define ‘affective labor’ as the ability of a social group, situated in a contingent social context, to arouse an affective flow and to fix it in transient shapes (emotions), in order to channel it toward a productive purpose. On the other hand I considered the ‘co-creation of value’ onto social media as an activity which pertains to the discourse of consumers rather than to the consumers per se. Therefore my guiding hypothesis: ‘Since the Internet is a discourse-created phenomena, it is hypnotizable that it would be a certain dynamic of consumer discourse at creating value, rather than the bodies of consumers’. Following this hypothesis I actually discovered that online co-creation of value not only depends on the discourse but also on a specific discursive dynamic hinged on as system of communicative frictions. As it is well-known online consumers create value since their communicative interactions are systematically monitored by companies, which (by means of techniques and devices for Sentiment Analysis) transform them in product innovation and brand reputation. Therefore my cognitive question: How do online consumers perform affective labor? Or, thorough which kind of practices online consumers do manage their affective investment in order to create that flux of information that companies harness and capitalize? In order to answer this qualitative question a drew on the netnographic method, basically developing a personal declination of it rather than just applying it. In order to do so I elaborated a ‘practice-based netnographic approach’, mainly drawing on Richard Rogers’ epistemological motto: ‘Follow the medium’. My empirical research has produced two key heuristics: the concepts of web tribe and narrations of self. On one hand, differently from classical tribal marketing, I conceive of a web tribe as a social space rather than a social group made out of people ‘in love with’ a particular brand. Specifically I define a web tribe as a flux of communication that: a) flows through and springs from specific ‘places’ of the 2.0 web (forums, blogs, social networks, etc); b) converges on specific brands or products; c) converges on specific topics of conversation. On the other hand I conceived of ‘narrations of self’ as common discursive practices through which the members of a web tribe valorise the brand and themselves. In this way online consumers interacting within a ‘tribal space’ come to converge on some shared practices by which defining the brand value and their identities, rather than on a specific brand value and on common definition of identity per se. Thus, I finally came out to the conclusion that the web tribe is a dispositif that catalyses and formalizes the affective flow of consumer; in this way the ‘tribal dispositive’ governs the affective labor of consumers organizing it in a form that is suitable to be harnessed and exploited by companies and brands.
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MASSA, ALESSANDRA. « e-Diplomacy. Autorappresentazione dello stato e narrazioni strategiche della politica estera in rete ». Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/946987.

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Résumé :
Nell’affollato scenario internazionale contemporaneo, nuove forme di potere affiancano e ridefiniscono i tradizionali strumenti di affermazione degli stati entro la dimensione sovranazionale. Il soft power (Nye, 1990, 2005, 2012), cioè la capacità di imporre la propria agenda internazionale tramite l’attrazione esercitata da cultura, valori e stili di conduzione della politica estera, è sempre più rilevante quando si assume che, nella società in rete, l’imposizione di un significato sia una forma di potere (Castells, 2009). Definire il senso degli eventi, così come gli attributi degli attori concorrenti, trasforma le relazioni internazionali in un processo interattivo di costruzione di senso, in cui gli stati aspirano, anche in chiave competitiva, a definire quanto sia legittimo, e quindi ‘normale’, nell’ambiente sovranazionale, determinando così il social power come incessante modellamento delle percezioni, inglobato nelle relazioni istituzionali o divulgative (Van Ham, 2010). Questo perché le narrazioni costituiscono la realtà delle relazioni internazionali per la maggior parte degli individui, che fondano il proprio giudizio sulla politica mediata: in tal senso, le narrazioni diventano uno strumento strategico di coltivazione delle opinioni pubbliche; di definizione della realtà; di selezione degli elementi di autorappresentazione (Miskimmon, O’Loughlin, Roselle, 2012, 2013). Per tale ragione, anche i tradizionali strumenti di gestione delle opinioni pubbliche internazionali, come la diplomazia pubblica (Gilboa, 2000, 2001; Melissen, 2007), devono adeguarsi al nuovo ambiente mediale ibrido (Chadwick, 2013). La pratica del presenziare lo spazio digitale (Couldry, 2015), così, rafforza e amplifica i tentativi di autorappresentazione diplomatica, di consuetudine deputate alla familiarizzazione alle politiche internazionali di uno stato tramite campagne diplomatiche o il condizionamento dei frame attraverso i media broadcast (Entman, 1993, 2008; Livingston 1997, 2011; Robinson, 2002, 2011). Internet permette di sfruttare la moltiplicazione dei centri di potere e di immettere informazioni nei propri termini, inserendosi nelle reti orizzontali costruite sulla mutua affinità che definiscono lo spazio (e il tempo) dell’interdipendenza (Volkmer, 2014). Così, gli stati sfruttano le piattaforme di social networking per immettere informazioni di narrazione autobiografica che contribuiscono alla costruzione simbolica delle proprie identità (cfr. Marinelli, 2004), selezionando, come nelle iniziative di nation branding, gli aspetti rilevanti che si crede possano delineare la riconoscibilità e la differenziazione internazionale, seppure spesso volutamente stereotipe, o appiattite sui dettami del linguaggio del consumo (Anholt, 2006, 2007; Aronczyck, 2008, 2013), esplicitando, tuttavia, la volontà di imporre un frame alla nazione (Van Ham, 2010) che contribuisce alla naturalizzazione delle conoscenze (Couldry, 2015) intorno alla politica internazionale e le rappresentazioni statuali. In tal senso, la diplomazia digitale si impone come strumento di disvelamento di identità: ciò emerge dalle azioni e le modalità con le quali si stabilisce la propria presenza in rete; i contenuti che vengono immessi; l’appartenenza e il sostegno alle comunità virtuali. Si è quindi indagato come, attraverso la presenza nei principali social network sites (Twitter e Facebook) gli stati contribuiscano alla promozione e alla definizione delle narrazioni strategiche della politica estera, rivolte anche a pubblici esteri (si è considerato come indicatore di tale volontà l’utilizzo dell’inglese ove questa non è la lingua madre). Sono quindi stati analizzati gli account dei Ministeri degli Esteri di quattro stati (Stati Uniti, Israele, Francia e Svezia) per un periodo di tre mesi (01/09/2015-30/11/2015), monitorando il quotidiano flusso di informazioni immesse e la capacità di sfruttare gli elementi messi a disposizione dalle piattaforme stesse (link, hashtag, menzioni, elementi multimediali). Tale analisi tematica ha evidenziato la presenza di modelli rappresentazionali e sintomatiche differenze. Gli USA accentuano la propria moralità e la vocazione al servizio della leadership internazionale in favore della stabilità collettiva. Israele restaura la propria immagine attraverso la rappresentazione sinergica della contestazione dell’ambiente istituzionale internazionale, il vittimismo nelle questioni di sicurezza interna e l’enfasi sul conformismo a stili di vita ‘occidentali’ e globalizzanti. L’identità francese si esplicita tramite il riferimento a valori domestici e diplomatici tradizionali e l’integrazione con l’ordine internazionale che emerge anche dalle manifeste crisi di sicurezza. La Svezia pubblicizza la partecipazione alle organizzazioni internazionali come strumento di disvelamento dei propri valori e politiche interne e in tal modo enfatizza la propria affermazione (e necessità) internazionale nell’ambito della niche diplomacy. I temi trattati mostrano una ricorrente volontà di mostrare l’intento di cronaca e di ‘diretta’ tramite la segnalazione della partecipazione a eventi rilevanti. A questi, USA, Svezia e Francia aggiungono l’interesse per quelle che sono state definite ‘nuove issues’, cioè quelle questioni, non tradizionalmente espressione della politica tradizionale, che agiscono sulla ‘presentabilità digitale’, andando a esplicitare la volontà di migliorare l’ambiente globale, o il voler fornire gli strumenti di empowerment individuale, ridefinendo in tal modo le questioni che diventano problemi di sicurezza collettiva (si pensi al clima); le quali assumono tale significato anche perché instradate nelle reti e nei flussi informativi che rispondono alle affiliazioni volontarie e individuali. Tra le caratteristiche strutturali, connesse alle affordances della piattaforma, emerge una sistematica e ricorrente sottovalutazione degli individui in rete (siano questi portatori d’opinioni o divulgatori di messaggi), dimostrando che la logica sottesa alla presenza in rete sia quella che attiene alla ricostruzione (auto)biografica e all’autorappresentazione selettiva
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ALIBERTI, FRANCESCO. « Raccontare per ritrovarsi. Pratiche di narrazione online come uso del territorio ». Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1246164.

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La tesi vuole verificare che spazio possa avere nella pianificazione e negli studi urbani l’analisi dell’uso delle moderne tecnologie digitali di comunicazione e interazione nei processi di costruzione del “senso del luogo” e quindi nei modi di abitare il territorio di individui e gruppi, attraverso un approccio metodologico e teorico derivato dall’antropologia culturale. Il territorio fisico e l’ambiente costituito dall’assemblaggio socio-materiale costituito tramite le nuove tecnologie emergono dal lavoro di ricerca come media analoghi e tra loro connessi. Tale conclusione viene raggiunta osservando in che modo i media digitali modifichino le modalità di produzione (sociale non) dello spazio, concentrandosi in particolare su come ciò avvenga attraverso le pratiche di narrazione online. Queste sono state osservate all’interno del quartiere Montesacro di Roma, dove i media digitali vengono coinvolti nei processi di “ri-domesticazione” di un territorio diventato negli anni più difficile da vivere e da rappresentare e identificare chiaramente. Metodologicamente, data la mancanza di significative esperienze di ricerca su questi temi, sono state proposte strade innovative. Alla classica etnografia largamente adottata negli studi antropologici si è cercato di unire alcune sperimentazioni che guardassero, pur non rientrandovi a pieno, a modi d’esplorazione quali lo shadowing e la netnografia. Questa metodologia è quindi risultata in una costruzione tripartita del campo di ricerca, osservato in tre diversi contesti, attraversati dalla stessa ipotesi: rilevata la presenza di una forma di spaesamento (De Martino, 2002, 2007), cioè di difficoltà a orientare il proprio agire all’interno del sempre più complesso sistema urbano, si osserva come i media digitali vengano utilizzati per mettere in atto performance di “narrazione incidentale”, ovvero di uso apparentemente casuale e frammentario di immagini, frasi e altre forme di comunicazione multimediale che confluiscono in meta-narrazioni e strutture retoriche che compartecipano alla costruzione sociale del luogo come un contesto dotato di senso per l’azione degli individui. In particolare, questo uso si fonda sulla recente possibilità di utilizzare i media digitali in modalità non “eccezionali” ma fortemente “routinarie” e innestate nella “quotidianità”. I tre contesti sono di ricerca sono: 1. Quello dei giovani-adulti alle prese con la loro prima occasione di abitare all’interno del quartiere separati dalla famiglia. Da loro, queste forme di narrazione incidentale vengono utilizzate per ambientarsi all’interno del territorio e per gestire tutti i contesti significativi con cui vogliono relazionarsi. I percorsi tracciati da queste pratiche di narrazione producono diverse forme di località qui definite “località-network”, che possono trovarsi totalmente sul web oppure spargersi (e quindi confondersi) tra spazi digitali e fisici. Attraverso i media digitali poi, gli individui costruiscono un “internet personale”, cioè la rete interconnessa di tutte le proprie relazioni e interessi; 2. quello dei gruppi Facebook di quartiere, frequentati soprattutto dagli abitanti più adulti dello stesso e all’interno dei quali vengono proposte rappresentazioni del territorio e si svolgono intensi conflitti riguardo la dimensione simbolica (e non solo) dello stesso. Attraverso l’analisi della retorica del degrado, questi gruppi vengono individuati come i luoghi più frequentati con lo scopo di un dibattito rispetto al territorio, ma anche come luoghi dove esso viene patrimonializzato e sacralizzato; 3. quello di studenti di scuola superiore (un liceo classico) alle prese col complesso compito di farsi individui e cittadini all’interno di un’istituzione, quella scolastica, in forte difficoltà a gestire proprio l’introduzione di queste nuove tecnologie al suo interno. In particolare viene criticata la nozione di “nativo digitale”, mettendo in luce invece le criticità connesse al dover imparare, senza un adeguato aiuto didattico, a usare i media digitali nel vivere lo spazio urbano. Dal racconto dell’esperienza di campo emerge chiaramente come gli spazi digitali frequentati e percorsi dagli abitanti del quartiere di Montesacro finiscano per divenire essi stessi spazi strappati ai grandi provider internazionali per venire invece integrati nello spazio-quartiere e divenire quindi luoghi fondamentali dove, in modalità informali, conflittuali e spesso polarizzate, viene a prodursi il senso del luogo. La narrazione incidentale (Bausinger, 2008) del sé, del territorio e del sé nel territorio si presenta quindi come una routine culturale, come un lavorio di bricolage che ricostruisce nuovi significati in base al materiale già esistente e, nel caso analizzato, sembra agire proprio contro le forme di spaesamento, poiché permette di trovare tatticamente (de Certeau, 2001) lo spazio per produrre immaginazioni e rappresentazioni collettive del territorio. Attraverso queste narrazioni i cittadini mettono informalmente (e a volte inconsapevolmente) in moto pratiche di produzione della località (Appadurai, 2012, 2014) e di cittadinanza partecipativa. Soprattutto in questo senso, le narrazioni incidentali multimediali che vediamo proliferare nel nostro “oggi” risultano capaci di costruire e produrre il territorio e si configurano quindi come un uso dello stesso. Questo inevitabilmente porta a osservare anche come, per innestare pratiche fertili di ricerca-azione, non sia possibile rifiutarsi di “sporcarsi le mani” con quanto avviene sui social network, in discussioni spesso violente e polarizzanti, pena rinunciare definitivamente alla possibilità di un lavoro di ricerca capace di avere un effetto sulla quotidianità delle persone e sul tessuto urbano.
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Livres sur le sujet "Narrazioni digitali"

1

Dal museum theatre al digital storytelling : Nuove forme della comunicazione museale fra teatro, multimedialità e narrazione. Milano, Italy : FrancoAngeli, 2011.

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Chapitres de livres sur le sujet "Narrazioni digitali"

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Anna Dell'Amico. « Arsinoe 3D. La narrazione digitale di uno scavo archeologico ». Dans DIALOGHI / DIALOGUES • visioni e visualità / visions and visuality. FrancoAngeli srl, 2022. http://dx.doi.org/10.3280/oa-832-c60.

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