Articles de revues sur le sujet « Narrazione autobiografica »

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1

Greco, Cristina. « La costruzione dell’identità dello scienziato nel graphic novel. » Mnemosyne, no 6 (15 octobre 2018) : 16. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i6.13673.

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Résumé :
Negli ultimi anni si è assistito allo sviluppo di una produzione di graphic novel sempre più attenta alle narrazioni del sé e al fumetto come luogo di valorizzazione della memoria individuale e collettiva. In Logicomix, che racconta la storia di Bertrand Russell, la costruzione dell’identità dello scienziato si fonda su una forma di narrazione a metà strada tra finzione autobiografica e racconto biografico. La prospettiva semiotica ci ha permesso di indagare le modalità di costruzione dell’Io dello scienziato adoperate dal testo. Emerge in maniera significativa il rinvio alla dimensione di affettività del soggetto narrativo, che si intreccia al tema della ricerca della verità, tra genio e follia. Si potrebbe parlare, allora, di una fusione tra romanzo biografico e autobiografico, tra documento e finzione, tra passato e presente. Il testo sembrerebbe, dunque, in grado di produrre nuovi ambiti di senso e, per mezzo del dispositivo dell’immaginazione, ridefinire significati già noti.
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2

Zelda De Vidovich, Giulia, Riccardo Muffatti et Edgardo Caverzasi. « L'assessment clinico nei servizi tra narrazione e mentalizzazione ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 3 (décembre 2021) : 69–77. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2021-003005.

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Résumé :
Questo scritto rappresenta una riflessione aperta sull'iniziale lavoro conoscitivo con il paziente all'interno dei servizi di salute mentale. Vi sono riportate alcune annotazioni sull'approccio alla raccolta della vicenda autobiografica, con attenzione agli aspetti impliciti ed espliciti del discorso. La narrazione viene presentata come potenziale modello di un funzionamento di pensiero del paziente e come traccia di sottese strutture identitarie e relazioni oggettuali. La ricostruzione del materiale autobiografico può avere come cornice interpretativa la mentalizzazione ovvero essere pensata come iniziale via di espressione delle modalità con cui il paziente pensa sé, l'altro e sé in relazione all'altro. La condivisione della formulazione scritta conclusiva al termine della valutazione segna il primo definito momento di confronto tra paziente e terapeuta, in cui emergono peculiari modi di reagire alla discrepanza rappresentativa tra come un soggetto si pensa e come dall'altro viene pensato.
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3

Barbieri, Gian Luca. « Immaginazione e conoscenza di sé La narrazione trans-autobiografica ». SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no 62 (août 2018) : 131–42. http://dx.doi.org/10.3280/las2018-062019.

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Meozzi, Tommaso. « UNA NARRAZIONE AUTOBIOGRAFICA RADICATA NELL’ALTERITÀ : LA RAPPRESENTAZIONE LETTERARIA DELL’APPRENDIMENTO LINGUISTICO ». Italiano LinguaDue 14, no 1 (28 juillet 2022) : 755–71. http://dx.doi.org/10.54103/2037-3597/18326.

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Résumé :
Analizzando opere letterarie sia di autori nati in Italia e poi emigrati, sia di scrittori immigrati in Italia, che hanno scelto di scrivere in italiano le proprie opere, l’articolo mostra il rapporto costitutivo tra io e alterità caratteristico dell’autobiografia linguistica. Imparare un’altra lingua significa prima di tutto confrontarsi drasticamente con l’impossibilità del rapporto simbiotico, che l’individuo plurilingue non può più proiettare né sulla lingua madre e le figure familiari, né sul sostituto di una completa identificazione tra individuo e società. La lingua materna diventa così da una parte fantasma che evoca sensi di colpa e un simbolico “matricidio”, dall’altra serbatoio di esperienze che possono confluire nella scrittura e mettere l’individuo in contatto con i propri desideri più profondi. A sua volta, la seconda lingua può diventare oggetto di diverse strategie di elaborazione: dalla distorsione aggressiva, al confronto interculturale, alla maturazione di una competenza metalinguistica e pragmatica. An autobiographical narrative rooted in otherness: the literary representation of language learning By analyzing literary works both by authors born in Italy and then emigrated, and by writers immigrated to Italy, who have chosen to write their works in Italian, the article shows the constitutive relationship between self and otherness which is characteristic of linguistic autobiography. Learning another language means first of all dealing with the impossibility of the symbiotic relationship which the multilingual individual can no longer project either on the mother tongue and family figures, or on the substitute of a complete identification between the individual and society. The mother tongue thus becomes on the one hand a ghost that evokes feelings of guilt and a symbolic "matricide", on the other hand a reservoir of experiences that can flow into writing and put the individual in contact with their deepest desires. In turn, the second language can become the object of different processing strategies: from aggressive distortion, to intercultural confrontation, to the maturation of a metalinguistic and pragmatic competence.
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Colangeli, Valerio. « Dal Muvqo" al Lovgo". L'assenza del Padre e la narrazione autobiografica ». PSICOBIETTIVO, no 3 (novembre 2017) : 123–35. http://dx.doi.org/10.3280/psob2017-003006.

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6

Jusup Magazin, Andrijana. « La narrazione umoristica di Federico Seismit-Doda ». SPONDE 2, no 1 (28 décembre 2022) : 33–44. http://dx.doi.org/10.15291/sponde.4087.

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Résumé :
Nel 1846 Federico Seismit-Doda (Ragusa, 1825 – Roma, 1893), politico e patriota italiano, originario della Dalmazia, pubblica sul giornale letterario veneto Il Gondoliere il testo Studi drammatici. Ore di un condannato… alla scena a due puntate in due numeri consecutivi. Nel suo contributo Seismit-Doda narra la (s)fortuna di un certo Luigi Ruffoli, autore drammatico che, tre anni dopo un esordio teatrale di successo, mette in scena una commedia che alla fine venne fischiata. Oltre all’analisi delle numerose coincidenze biografiche fra autore e protagonista, che permettono di definire l’intera narrazione come autobiografica, nel presente studio è stata approfondita la peculiarità della strategia narrativa umoristica del modello sterniano. L’autore ricorre a procedimenti narrativi e retorici che fanno scattare i meccanismi dell’umorismo, quali digressioni metanarrative, interruzioni, parodia dei linguaggi e dei codici. In tal modo si conferma capace di ricreare tutti gli effetti dello stile umoristico. D’altronde, prendendo in considerazione un contesto più vasto del filone narrativo italiano di carattere umoristico, la sperimentazione narrativa nel testo Ultime ore di un condannato… alla scena vale a riprova che Federico Seismit-Doda era propenso a ricorrere alle modalità tipiche della scrittura umoristica dell’Ottocento italiano.
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Benini, Stefania. « Tra Mogadiscio e Roma : Le mappe emotive di Igiaba Scego ». Forum Italicum : A Journal of Italian Studies 48, no 3 (27 août 2014) : 477–94. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814543246.

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Résumé :
Il gesto di tracciare una mappa è atto di ordinamento cognitivo e di organizzazione dell’immaginazione, ma è anche atto fondante dell’identità e del suo posizionamento in relazione ai luoghi. Il saggio rintraccia le dinamiche affettive del vissuto della scrittrice italo-somala Igiaba Scego nella struttura di un libro – La mia casa è dove sono (2010) – pensato come mappa di due luoghi in dialogo l’uno con l’altro, Roma e Mogadiscio, fra memoria individuale ed epos familiare, fra scrittura autobiografica e narrazione orale, fra genealogia femminile e soggettività nomade, fra ex impero ed ex colonia, in senso letterale e in senso esistenziale. Tuttavia, il progetto benjaminiano di una mappa del vissuto di Igiaba si accompagna alla sua ironia e alla sua saudade, a un’appartenenza italiana che va dalla letteratura al calcio, e a un’appartenenza somala che non cessa di ricordare al pubblico italiano i crimini coloniali dell’età fascista e l’ancor più criminale amnesia che è seguita loro. Memorie auratiche e memorie funebri di Mogadiscio traspaiono dietro le sagome di monumenti e luoghi mitici di Roma, dal teatro Sistina all’elefantino del Bernini, dalla stele di Axum alla stazione Termini, in una condizione che va dalla diaspora alla rivendicazione di un’identità ibrida e in movimento, dove la mappa è luogo ma è anche, soprattutto, corpo.
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Barbalato, Beatrice. « Introduzione au numéro 4 de Mnemosyne ». Mnemosyne, no 4 (11 octobre 2018) : 13. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i4.12193.

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Résumé :
Gli articoli di questo numero 4 di Mnemosyne mettono a fuoco il carattere teleologico di tante autobiografie. Analogamente a quanto afferma Frank Kermode (1967) per il romanzo il senso della fine è insito nell’atto stesso del raccontare. Le fiabe sono vere, ha scritto Italo Calvino perché « sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e ad una donna, soprattutto per la parte di vita che appunto è il farsi d’un destino » (1967). Inscriversi in un solco rassicura o giustifica l’accaduto. Le modalità sono diverse, e l’idea di una forza del destino è la tela di fondo di molte narrazioni autobiografiche.
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Serra, Ilaria. « I silenzi dell’autobiografia italoamericana ». Mnemosyne, no 2 (11 octobre 2018) : 12. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i2.12023.

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Résumé :
Questo intervento verte sull’interpretazione del vuoto nell’autobiografia, non solo nel contenuto, ma anche nello stile. Le fonti primarie sono un corpus di 58 scritture autobiografiche di emigranti italiani negli Stati Uniti, emigranti di prima generazione, alcuni rimpatriati, altri trapiantati in America. La maggior parte di essi è “gente comune.” Contrapponendo questi lavori (molti dei quali inediti esempi di scrittura popolare) all’autobiografia propriamente americana (modellata sull’esempio di Benjamin Franklyn), propongo un’interpretazione del loro “non detto”. Primo, le stesse autobiografie si pongono come significativa rottura di un silenzio per uomini e donne scomparsi nelle pagine della Storia e diventati numeri su un biglietto d’imbarco. Questo squarcio nel silenzio non è però un urlo, quanto una narrazione sottovoce. E’ un’espressione del tutto originale e non proprio americana di un particolare ethos retorico, quello che chiamerò dell’individualità quieta.
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Bonelli, Caterina. « La scuola “resistente” : pratiche autobiografiche per la valorizzazione delle storie di scuola ». Revista Brasileira de Pesquisa (Auto)biográfica 6, no 19 (24 décembre 2021) : 992–98. http://dx.doi.org/10.31892/rbpab2525-426x.2021.v6.n19.p992-998.

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Résumé :
Le testimonianze scritte dalle maestre ci permettono di entrare “in punta di piedi” nelle pagine della storia, delle loro storie per meglio conoscere e comprendere una professione ancora nell’ombra. Le storie di vita delle e degli insegnanti sono dei veri e propri “giacimenti di storie” e l’obiettivo del contributo è di far emergere e valorizzare tali narrazioni. Attraverso le testimonianze autobiografiche dei professionisti dell’educazione e, al contempo degli studenti, emergono storie inconsuete, di “resistenza”, preziose microstorie che raccontano un tempo, un gruppo sociale, l’intera comunità. Il contributo si avvale di esperienze autobiografiche a scuola in collaborazione con la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari - LUA.
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Margherita, Giorgia, Anna Gargiulo et Alessia Caffieri. « Sclerosi multipla online : un'analisi delle narrazioni dell'esperienza di sclerosi multipla (sm) tra illness e health blog ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 2 (août 2020) : 5–24. http://dx.doi.org/10.3280/pds2020-002001.

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Résumé :
All'interno del panorama dell'e-health, la letteratura si è rivolta di recente ai blog quali spazi narrativi autobiografici che, in un continuum tra illness e health, rappresentano dei dispositivi narrativi preziosi nell'elaborazione dell'esperienza di malattia. In particolare, la sclerosi multipla (sm), quale malattia degenerativa cronica, spinge ad una continua risignificazione della propria esperienza. Ancora pochi sono oggi gli studi che hanno indagato l'esperienza di sm così come viene narrata all'interno dei blog. L'obiettivo dello studio è stato esplorare i temi presenti nei blog scritti da persone con sclerosi multipla individuando quali differenze esistono nella narrazione dell'esperienza di ma-lattia in base al tempo della comunicazione della diagnosi. Sono stati analizzati 7 blog scritti da donne con sm, che avevano ricevuto la diagnosi in età giovanile e in età adulta. Dall'analisi sono emersi quattro cluster tematici che sono stati proiettati sul piano fattoriale e letti attraverso tre vettori di senso: Il processo di integrazione dell'esperienza di sm nella propria identità; La narrazione online di malattia come strategia di agency; Riorganizzazione della relazione tra sé e altro. Dalla nostra ricerca, il blog si attesta come organizzatore di senso e risorsa in termini di miglioramento del benessere e promozione della salute nell'esperienza di convivenza con la malattia. .
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Micaela Coppola, Maria. « “I AM DISAPPEARING/ INTO THE UNCERTAIN LIGHT” : LA PAROLA COME STRUMENTO DI CITTADINANZA E AUTODEFINIZIONE NELLE POESIE DI JACKIE KAY. » Revista Internacional de Culturas y Literaturas, no 15 (2014) : 246–61. http://dx.doi.org/10.12795/ricl.2014.i15.21.

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L’opera di Jackie Kay è un’esplorazione della materia intricata e complessa dell’identità. Al centro delle sue narrazioni spesso vi è un soggetto che non si può definire in base alle singole categorie di cittadinanza, nazionalità o razza. D’altronde, la stessa identità di Kay, così come emerge dalle sue opere dichiaratamente autobiografiche (la raccolta di versi The Adoption Papers e il racconto Red Dust Road) appare di non facile catalogazione: di origine afro-scozzese (nata a Edimburgo nel 1961 da madre scozzese e padre nigeriano), ed è cresciuta in un ambiente sociale tradizionale (a Glasgow) da genitori tutt’altro che tradizionali (è stata adottata da una coppia di bianchi pacifisti e comunisti radicali).
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Fioretti, Chiara. « La narrazione in medicina : il racconto autobiografico come strumento di elaborazione dell'esperienza professionale in un reparto di oncologia pediatrica ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 1 (avril 2018) : 145–59. http://dx.doi.org/10.3280/rip2018-001011.

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Galati, Maria, Annalisa Pasqualini et Corinna Albolino. « Scritturachecura. Esperienze di scrittura in psichiatria ». GRUPPI, no 1 (mars 2013) : 107–28. http://dx.doi.org/10.3280/gru2012-001009.

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Le autrici, in un precedente lavoro (Gruppi, 2011, XIII, 1), avevano presentato l'esperienza personale della "scrittura di sé", come sviluppata presso la LUA (Libera Universitŕ dell'Autobiografia di Anghiari), considerando in senso lato la possibile funzione di cura del sé. Nel presente lavoro riportano l'esperienza che ognuna ha tratto dall'aver introdotto liberamente nella pratica clinica e terapeutica quotidiane l'uso della scrittura stessa. Sono nate cosě le narrazioni di esperienze terapeutiche ove la scrittura, nei casi seguiti individualmente, ha rappresentato la possibilitŕ di continuitŕ, di estensione e completamento della terapia in corso, o ove ancora č diventata mediatore in gruppi terapeutici con pazienti borderline. La scrittura ha rappresentato poi il nucleo di una proposta formativa per infermieri di un SPDC: il coinvolgimento attraverso un percorso personale di scrittura autobiografica ha permesso di affrontare le tematiche che si dispiegano nel lavoro psichiatrico ai suoi vari livelli evitando la passivizzazione della lezione in aula e aumentando il livello di partecipazione e soddisfazione.
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BATISTA NETO, José. « Narrativas da trajetória escolar de um formador de professor : memória, história e formação ». INTERRITÓRIOS 5, no 9 (9 décembre 2019) : 187. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v5i9.243609.

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RESUMOA narrativa da trajetória escolar de formador de professores é trazida à luz como pretexto para discussão sobre a relevância de material biográfico em processos formativos. Práticas relacionadas ao método biográfico no cenário da escola de educação básica são aqui exploradas com a finalidade de evidenciar seu potencial formativo. A contextualização foi um recurso metodológico observado, tendo de seu uso resultado um texto recheado de notas históricas. A narrativa de trajetória escolar e do contexto de produção compõe aqui um memorial, entendido como um olhar lançado sobre a história de vida de um docente que toma sua vida como objeto e, de suas experiências, faz história. É uma história de si, uma autobiografia, pela qual nos fazemos historiadores de nós mesmos. A narrativa deslindou traços da escola, da formação de professores e da prática pedagógica, de modo a fazer compreender a participação da dimensão biográfica no processo formativo de professor.Trajetória escolar. Biografia. Formação de professor.Narratives of the school career of a teacher trainer: memory, history and formationABSTRACTThe narrative of the school trajectory of teacher educator is brought to light as a pretext for discussion about the relevance of biographical material in formative processes. Practices related to the biographical method in the scenario of the elementary school are explored here in order to highlight its formative potential. Contextualization was an observed methodological resource, and its use resulted in a text full of historical notes. The narrative of the school trajectory and the context of production composes here a memorial, understood as a look at the life story of a teacher who takes his life as an object and, from his experiences, makes history. It is a story of itself, an autobiography, by which we make ourselves historians of ourselves. The narrative unraveled traces of the school,teacher training and pedagogical practice, in order to make the participation of the biographical dimension in the teacher training process easier to understand.School trajectory. Biography. Teacher training.Narrative della carriera scolastica di un insegnante di maestri: memoria, storia e formazioneRIASSUNTOLa narrazione della traiettoria scolastica dell'insegnante viene messa in luce come pretesto per la discussione sulla rilevanza del materiale biografico nei processi formativi. Le pratiche del metodo biografico nello scenario della scuola elementare sono esplorate qui al fine di evidenziarne il potenziale formativo. La contestualizzazione era una risorsa metodologica osservata e il suo uso ha prodotto un testo pieno di note storiche. La narrazione della traiettoria della scuola e il contesto della produzione compongono qui un memoriale, inteso come uno sguardo alla storia di un insegnante che prende la sua propria vita come oggetto e, dalle sue esperienze, fa la storia. È una storia di se stessa, un'autobiografia, con la quale ci rendiamo storici di noi stessi. La narrazione ha svelato le tracce della scuola, della formazione degli insegnanti e della pratica pedagogica, al fine di facilitare la comprensione della partecipazione della dimensione biografica al processo di formazione degli insegnanti.Traiettoria della scuola. Biografia. Formazione degli insegnanti.Narrativas de la carrera escolar de un formador de docentes: memoria, historia y formaciónRESUMENLa narrativa de la trayectoria escolar del formador de docentes sale a la luz como pretexto para la discusión sobre la relevancia del material biográfico en los procesos formativos. Aquí se exploran prácticas relacionadas con el método biográfico en el escenario de la escuela primaria para resaltar su potencial formativo. La contextualización fue un recurso metodológico observado, y su uso resultó en un texto lleno de notas históricas. La narrativa de la trayectoria escolar y el contexto de producción compone aquí un memorial, entendido como una mirada a la historia de vida de un maestro que toma su vida como un objeto y, desde sus experiencias, hace historia. Es una historia en sí misma, una autobiografía, por la cual nos hacemos historiadores de nosotros mismos. La narración desvela las huellas de la escuela, la formación del profesorado y la práctica pedagógica, a fin de facilitar la comprensión de la participación de la dimensión biográfica en el proceso de formación del profesorado.Trayectoria escolar. Biografía. Formación del profesorado.
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Berardi, Elisabetta. « La scrittura come gioco e prima cura del trauma ». PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no 1 (juin 2021) : 124–33. http://dx.doi.org/10.3280/psp2021-001008.

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L'autrice racconta un particolare utilizzo della scrittura e, nello specifico, del "giocare" con le parole come mezzo terapeutico o pre-terapeutico, utile per "raffreddare" e affrontare indirettamente aspetti traumatici e talvolta uscire, attraverso la narrazione, dall'identificazione con l'aggressore. La prima esperienza riportata è quella di un atelier proposto a un gruppo di ragazze come un gioco in cui, partendo da disegni, testi autobiografici o stralci di narrativa scelti, il materiale viene fatto girare, di mano in mano, così che dalle mani di ognuno si possa attingere alla propria mente e all'apporto che ne può dare in termini di nuova significazione. Tale modalità, pur permettendo alle diverse significazioni di unirsi e permettendo a ognuno di nutrirsene, permette al contempo a ognuno di proteggersi da un contatto esclusivo e troppo approfondito con materiali psichici molto incandescenti. Nelle altre due esperienze riportate, il rapporto è a due, terapeuta paziente, ma anche in questi casi si utilizza il giocare con le parole, con il loro transito da una mente all'altra per mezzo della concretezza di carta e mani. L'attenzione viene posta in particolare sulla dinamica che si crea nel momento in cui il materiale di qualcuno viene rimaneggiato da qualcun altro, che permette di farsi toccare dal materiale stesso, per poi restituirlo al mittente in una sorta di rêverie mediata dal testo.
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AGUIRRE, Kathleen Kate Dominguez, et Cassiane De Freitas PAIXÃO. « Contação de Histórias e Educação Etnicorracial : um Convite a Mulheres Negras ». INTERRITÓRIOS 6, no 12 (7 décembre 2020) : 168. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i12.248995.

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RESUMONeste trabalho temos por objetivo analisar representações excludentes reproduzidas nos espaços escolares, a partir das categorias raça, pobreza, perspectivas de mundo e futuro, relacionando narrativas autobiográficas de três mulheres negras aos dados coletados em agosto de 2016, durante encontros de contação de histórias de temática afro-brasileira com crianças da Escola Alcides Barcelos, no Bairro Getúlio Vargas, retrato da exclusão social e racial da cidade do Rio Grande/RS. Baseamo-nos em debates teóricos sobre exclusão, processos de representação social e educação etnicorracial, para então realizar a investigação no espaço escolar. Concluímos que não é suficiente acreditar numa transformação social através da Escola, visto que ela serve a ordem dominante e reproduz representações sociais e raciais excludentes com vistas à sua manutenção. Contudo, acreditamos que é possível que os agentes sociais produzam uma reeducação das relações etnicorraciais através de experiências no cotidiano escolar e do ensino de História.Mulheres negras. Educação Enticorracial. Escola.ABSTRACTIn this paper we aim to identify exclusionary representations reproduced in the school space, from the subjects of race, poverty, perspectives of the world and future, relating autobiographical narratives of three black women to data collected in august 2016, during african-brazilian storytelling meetings with children at the Alcides Barcelos School in the Getúlio Vargas Neighborhood, portrait of the social and racial exclusion of the city of Rio Grande/RS. We are based on the theory discussion about exclusion, processes of social representation and ethno-racial education, in order to carry out practical research in the school space. We conclude that it is not enough to believe in a social transformation through the school, since it serves the dominant order and reproduces social and racial representations with a view to its maintenance. However, we believe that it is possible for social agents to produce a re-education of ethno-racial relations through experiences of daily school life and teaching History.Black Women. Ethnico-racial Education. School.RESUMENEn este trabajo pretendemos analizar las representaciones excluyentes reproducidas en los espacios escolares, desde las categorías raza, pobreza, perspectivas del mundo y el futuro, relacionando las narrativas autobiográficas de tres mujeres negras con los datos recogidos en agosto de 2016, durante los encuentros de narración de historias con temática afrobrasileña con niños de la escuela Alcides Barcelos, en el barrio Getúlio Vargas, un retrato de la exclusión social y racial en la ciudad de Rio Grande / RS. Nos basamos en debates teóricos sobre exclusión, procesos de representación social y educación etno-racial, para luego realizar la investigación en el espacio escolar. Concluimos que no basta creer en una transformación social a través de la Escuela, ya que ésta sirve al orden dominante y reproduce representaciones sociales y raciales excluyentes produciendo su mantenimiento. Sin embargo, creemos que es posible que los agentes sociales produzcan una reeducación de las relaciones étnico-raciales a través de experiencias en la rutina escolar y en la enseñanza de Historia.Mujeres Negras. Educación Enticorracial. Escuela.SOMMARIOIn questo lavoro si intende analizzare le rappresentazioni esclusive riprodotte negli spazi scolastici, dalle categorie di razza, povertà, prospettive del mondo e futuro, mettendo in relazione le narrazioni autobiografiche di tre donne nere con i dati raccolti nell'agosto 2016, durante gli incontri Narrazione a tema afro-brasiliano con i bambini della scuola Alcides Barcelos, nel quartiere di Getúlio Vargas, un ritratto dell'esclusione sociale e razziale nella città di Rio Grande / RS. Ci siamo basati su dibattiti teorici sull'esclusione, sui processi di rappresentanza sociale e sull'educazione etnico-razziale, per poi svolgere la ricerca nello spazio scolastico. Concludiamo che non basta credere in una trasformazione sociale attraverso la Scuola, poiché essa serve l'ordine dominante e riproduce rappresentazioni sociali e razziali esclusive, producendone il mantenimento. Tuttavia, crediamo che sia possibile che gli agenti sociali producano una rieducazione delle relazioni etnico-razziali attraverso esperienze nella routine scolastica e nell'insegnamento della Storia.Donne nere. Educazione etnico-razziale. Scuola.
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Bossarelli, A. « Riflessioni e frammenti sulla narrazione autobiografica nel processo di nursing ». Working Paper of Public Health 1, no 1 (15 juin 2012). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2012.6774.

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Obiettivi: proporre la narrazione autobiografica nel processo di nursing, sia dai pazienti sia dagli infermieri, quale strumento d’aiuto; Metodologia: racconto autobiografico; Conclusioni: con il metodo autobiografico il paziente ha uno strumento per narrare della sua malattia, dei suoi bisogni che non compaiono nelle cartelle infermieristiche, dei suoi timori per “cosa succederà dopo”.
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Hanß, Stefan. « Giorgio del Giglio Pannilini und die Seeschlacht von Lepanto. Rekonversionen, Selbstzeugnisse und Mehrfachzugehörigkeiten im 16. Jahrhundert ». Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken 96, no 1 (1 janvier 2017). http://dx.doi.org/10.1515/qfiab-2016-0012.

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Riassunto Nel contributo si esamina l’autorappresentazione di un convertito, vissuto nel XVI secolo, il quale per diverse volte pass. dalla religione cattolica a quella musulmana e viceversa. Nei suoi scritti Giorgio del Giglio Pannilini affrontava le sue diverse appartenenze in maniera innovativa. Dopo un’analisi approfondita della sua autobiografia e del modo in cui raccont. la battaglia di Lepanto, si studiano le lettere che sped. a Firenze, Genova, in Savoia e nell’Impero ottomano. Dall’insieme di queste fonti straordinarie - e in parte sconosciute - emerge che Giorgio nella narrazione della sua vita si indirizzava a due categorie di pubblico. Rivolgendosi sia a musulmani che a cattolici, Giorgio ricorreva sempre in modo consapevole a un linguaggio ornamentale e a simboli estetici di natura interculturale per autocollocarsi strategicamente all’interno di uno spazio mediterraneo plurireligioso. Pertanto l’assoggettamento di Giorgio non fu solo una vicenda di costrizione e soggiogamento, ma apr. al contempo vie nuove e creative di autorappresentazione. In questa maniera Giorgio reclamava per sè il dominio interpretativo sulla sua vita, tracciando al contempo le forme in cui ci si poteva comportare da ex musulmano nella Roma cattolica.
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Xausa, Chiara. « «Nello schedario del mio cuore» : i romanzi di memoria di Giacoma Limentani ». altrelettere, 1 juillet 2018. http://dx.doi.org/10.5903/al_uzh-40.

Texte intégral
Résumé :
Il contributo si propone di leggere i racconti autobiografici di Giacoma Limentani a partire dalle riflessioni sul significato e sulla funzione della memoria che li attraversano. Limentani prende le distanze da una testimonianza della Shoah che sempre più si sta trasformando in una «comune memoria omologante di sofferenze per tutti uguali» (LIMENTANI 2008, 127), rifiuta di identificarsi come testimone neutra e afferma la propria singolarità. In contumacia, Dentro la D e La spirale della tigre, ora accorpati insieme da Iacobelli in un unico volume con il titolo Trilogia (2013), sono un viaggio dal ricordo opprimente al racconto che permette di sopravvivere al dolore. In contumacia nasce quando la narrazione dei ricordi di infanzia diventa un atto di sopravvivenza e una necessità; procede per frammenti, facendosi testimone delle emozioni scaturite dal trauma. In Dentro la D il recupero dell’eredità familiare e dell’identità ebraica si fanno Dono e le aprono una porta verso la dignità, la quale, una volta che la distanza temporale ha permesso di storicizzare il dolore, la guida nella scrittura de La spirale della tigre. Qui spirali di memorie intrecciano storie personali a quelle dei personaggi e delle personagge della tribù del ghetto di Roma: è narrando la singolarità delle loro vite e recuperando le memorie infrante dalla Shoah che il passato smette di proiettare ombre sul futuro e la memoria privata diventa collettiva, senza tuttavia essere omologante.
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