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Thèses sur le sujet « Morfosintassi »

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1

Cerruti, Massimo. « Strutture dell'italiano regionale morfosintassi di una varietà diatopica in prospettiva sociolinguistica ». Frankfurt, M. Berlin Bern Bruxelles New York, NY Oxford Wien Lang, 2008. http://d-nb.info/996660615/04.

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2

BOSCH, JASMIJN. « Predictive processing in bilingual children : effects of language dominance, cross-linguistic influence and literacy ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2022. http://hdl.handle.net/10281/392353.

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Résumé :
Mentre processiamo il linguaggio sfruttiamo indizi linguistici per anticipare le parole; tuttavia, i parlanti bilingui possono essere più lenti dei parlanti nativi nella loro seconda lingua (L2) ed essere soggetti all'influenza della loro prima lingua (L1) (Kaan & Grüter, 2021; Pickering & Gambi, 2018). Sappiamo che i bambini monolingui utilizzano l'elaborazione predittiva fin dalla giovane età (Mani & Huettig, 2012), ma ad oggi pochissimi studi si sono concentrati sui bambini bilingui (Brouwer et al., 2017; Lemmerth & Hopp, 2019). In questa tesi vogliamo colmare questa lacuna, indagando come l’elaborazione linguistica predittiva in diversi gruppi di bambini bilingui sia influenzata dalla dominanza linguistica, dall'influenza cross-linguistica e dall'alfabetizzazione dei parlanti. Il lavoro presenta diversi studi sperimentali condotti mediante la registrazione dei movimenti oculari in contesto visivo per verificare se i bambini bilingui sono in grado di anticipare il nome in una frase sfruttando gli indizi di genere e numero sull’articolo che lo precede. Lo studio 1 ha testato l'elaborazione dell’indizio morfosintattico di genere e l'influenza cross-linguistica nei bilingui tedesco-italiano con diversi livelli di competenza linguistica nelle due lingue (N = 63, età 6-9); lo studio 2 ha testato l'elaborazione dell’indizio di numero in italiano e in inglese in bambini italiani frequentanti una scuola bilingue italo-inglese (N = 36 , età 7-8); lo studio 3 ha testato l'effetto delle differenze linguistiche sull'elaborazione degli indizi di genere e numero nei bilingui sequenziali arabo-italiano e mandarino-italiano rispetto ai controlli monolingui (N = 78, età 8-12); infine, lo studio 4 ha esplorato la relazione tra lettura e predizione nei bambini italiani multilingui e monolingui (N = 70, età 8-12). Nel complesso, i nostri risultati mostrano che i bambini bilingui anticipano i nomi sulla base di indizi morfosintattici, sebbene in alcuni casi risultino più lenti dei coetanei monolingui quando testati nella loro seconda lingua o nella lingua non dominante. Questo si riscontra in modo particolare nel caso in cui la L1 non abbia gli stessi tratti grammaticali della lingua testata, o nel caso in cui ci sia un’interferenza cross-linguistica fra le due lingue (per esempio, quando c’è un'incongruenza di genere fra L1 e L2). Per quanto riguarda l'alfabetizzazione, abbiamo trovato una relazione tra lettura e predizione per i bambini monolingui ma non per i bambini multilingui. Tuttavia, la grande variabilità individuale nella competenza linguistica e nell’uso delle due lingue nel gruppo dei bilingui può rendere meno evidente un possibile effetto dell’esperienza di alfabetizzazione sui processi predittivi. Studi futuri dovrebbero approfondire questo aspetto, considerando diversi tipi di capacità di predizione linguistica e non linguistica, tenendo conto della grande variabilità individuale che caratterizza il bilinguismo nell’età evolutiva.
Listeners use linguistic cues to anticipate upcoming words, but bilingual speakers may sometimes be slower when tested in a second language (L2), and they may experience cross-linguistic influence from their native language (L1) (Kaan & Grüter, 2021; Pickering & Gambi, 2018). We know that monolingual children use predictive processing from a young age (Mani & Huettig, 2012), but to date very few studies have focused on bilingual children (Brouwer et al., 2017; Lemmerth & Hopp, 2019). This dissertation aims to fill this gap, by investigating to what extent linguistic prediction in different groups of bilingual children is influenced by language dominance, cross-linguistic influence and literacy. We created different visual world eye-tracking experiments to test whether children would anticipate nouns on the basis of preceding gender and number cues. Study 1 tested gender processing and cross-linguistic influence in German-Italian bilinguals with varying dominance profiles (N = 63, age 6-9), Study 2 tested L1 and L2 processing of number in Italian early L2 learners of English (N = 36, age 7-8), Study 3 tested the effect of linguistic differences on gender and number processing in Arabic- and Mandarin-Italian sequential bilinguals compared to monolingual controls (N = 78, age 8-12), and Study 4 explored the relation between reading and prediction in multilingual and monolingual Italian children (N = 70, age 8-12). Overall, our results show that bilingual children anticipate nouns on the basis of morphosyntactic cues, although in some cases they were slower than monolingual peers when tested in a non-native or non-dominant language. This was the case especially when children had to rely on a grammatical feature was absent in their L1, or when they experienced cross-linguistic influence due to gender incongruency. With respect to literacy, we found a relation between reading and prediction for monolingual children but not for multilingual children. A possible reason for this is that the great individual differences in language proficiency and use among bilingual children may obscure any subtle effects of literacy experience. Future studies should investigate this further, by considering different types of linguistic as well as non-linguistic prediction abilities, whilst taking into account the great individual variation that characterizes child bilingualism.
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3

BETTELLI, GIULIA. « THE EFFECTIVENESS OF A MORPHOSYNTACTIC PRIMING-BASED TRAINING PROGRAM IN DIFFERENT POPULATIONS ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2023. https://hdl.handle.net/10281/404713.

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Résumé :
Negli ultimi decenni, molte ricerche hanno investigato l’uso del priming sintattico come metodo per esplorare la produzione e la comprensione di specifiche strutture linguistiche. L’obiettivo di questo elaborato è fornire prove a supporto del fatto che diverse versioni di un training morfosintattico basato sul priming, da noi sviluppato, possono avere effetti di priming cumulativi e a lungo termine, considerando diverse strutture sintattiche complesse della lingua italiana, sia su bambini monolingui a sviluppo tipico, sia su bambini con Disturbo Primario del Linguaggio (DPL) e su bambini che imparano l’Italiano come seconda lingua. Anzitutto, i nostri risultati hanno confermato le nostre previsioni per cui la produzione delle strutture indagate, ossia i pronomi clitici oggetto di terza persona e le frasi passive, è ritardata nei bambini che imparano l’Italiano come seconda lingua rispetto ai bambini monolingui di pari età (Capitolo 3 e 4), così come hanno confermato che la mancata produzione dei pronomi clitici oggetto è un marker clinico del DPL nei bambini di lingua italiana (Capitolo 2). Inoltre, abbiamo anche trovato che mentre i bambini con DPL producono significativamente più pronomi clitici oggetto quando il loro genere grammaticale corrisponde a quello del soggetto della frase rispetto a quando i due elementi sono marcati con un genere grammaticale diverso (un risultato trovato anche nei bambini a sviluppo tipico), i bambini che imparano l’Italiano come seconda lingua producono significativamente più pronomi clitici oggetto quando tali pronomi sono espressi con il genere maschile, rispetto a quando sono di genere femminile. Dopodiché, ci siamo concentrati sul nostro obiettivo principale, ossia la verifica che il training da noi sviluppato sia in grado di migliorare la produzione di queste strutture nei bambini valutati. Abbiamo inoltre verificato se tali miglioramenti potessero persistere anche dopo diversi mesi, cosa che proverebbe che lo strumento può avere effetti di priming cumulativi e a lungo termine. Per di più, per le frasi passive analizzate nel Capitolo 4, abbiamo anche valutato se non solo la produzione ma anche la comprensione della struttura possa essere migliorata grazie al training nei bambini che imparano l’Italiano come seconda lingua. Effettivamente, abbiamo trovato che la produzione dei pronomi clitici oggetto era significativamente più alta sia dopo circa una settimana che dopo circa 3.5 mesi dal training rispetto a prima dello stesso nei bambini monolingui italiano con DPL (Capitolo 2) e nei bambini che imparano l’Italiano come seconda lingua (Capitolo 3). Allo stesso modo, abbiamo trovato che sia la produzione sia la comprensione delle frasi passive dei bambini più grandi che imparano l’Italiano come seconda lingua, da noi valutati nel Capitolo 4, erano significativamente più alte (circa una settimana e circa 2 mesi) dopo il training che prima dello stesso, il che depone a favore dell’esistenza di effetti di priming bidirezionale. In ultimo, abbiamo trovato che il training è stato efficace a prescindere dalla competenza linguistica in Italiano (in termini di comprensione del vocabolario e della grammatica) dei bambini con DPL e dei bambini che imparano l’Italiano come seconda lingua che hanno partecipato al training. Altri fattori legati alla seconda lingua sono stati esplorati nei Capitoli 3 e 4 e il solo fattore che è risultato avere un impatto sull’efficacia del training è stato trovato nel Capitolo 4: il contesto di primo apprendimento dell’Italiano dei bambini più grandi che lo imparano come seconda lingua ha impattato significativamente sull’efficacia a lungo termine del training nel migliorare la produzione di frasi passive. I risultati del presente elaborato, anche se sono solo preliminari, forniscono nuove informazioni sul possibile impatto del priming sull’acquisizione di una lingua, così come sul trattamento dei disturbi del linguaggio.
In the last decades, much research has been devoted to the investigation of syntactic priming as a method to explore the production and comprehension of specific linguistic structures. With this dissertation, we aimed at providing evidence that different versions of a morphosyntactic priming-based production-focused training program, which we developed, can have cumulative long-term priming effects, considering different Italian complex syntactic structures, not only on monolingual typically developing children but also, most importantly, on children with Developmental Language Disorders (DLD) and early second language learners of Italian. First, our results confirmed our assumption that the production of the investigated structures, namely third person direct object clitic pronouns and passive sentences, is indeed delayed in early second language children with respect to their monolingual aged-matched peers (Chapters 3 and 4), as well as the fact that the failure to produce object clitics is a clinical marked for DLD in Italian-speaking children (Chapter 2). Moreover, we also found that the children with DLD produced significantly more object clitics when their gender marking matched that of the sentence’s subject with respect to when the two elements were in gender mismatch (a result also found in the typically developing children). In comparison, the early second language children produced significantly more object clitics when they were masculine marked than when they were feminine marked. Then, we focused on our main aim, which was to assess if the training program we developed could enhance the production of the aforementioned structures in the investigated children. We also verified if those enhancements would persist over several months, which would prove that the instrument can have cumulative long-term priming effects. Moreover, for the passives investigated in Chapter 4, we also evaluated whether not only the production but also the comprehension of the structure can be enhanced thanks to the training in early second language children. Indeed, we found that the production of object clitics was significantly higher both around one week and 3.5 months after the training program than before it in monolingual Italian children with DLD (Chapter 2) and young early second language learners of Italian (Chapter 3). Similarly, we found that both the production and the comprehension of passive sentences of the older early second language children we assessed in Chapter 4 were significantly higher (around one week and 2 months) after the training than before it, which speaks in favor of the existence of bidirectional priming effects. Lastly, we found that the training program was overall effective independently of the linguistic competence in Italian (in terms of vocabulary and grammar comprehension) of the children with DLD and the early second language children who participated in the training program. Other second language related factors were explored in Chapters 3 and 4, and the only factor that resulted as impacting on the effectiveness of the training program was found in Chapter 4: The context in which the older early second language children started learning Italian impacted on the long-term effectiveness of training program in enhancing passives production. The results of this dissertation, even though they are only preliminary, provide novel insights about the possible impact of priming on the acquisition of a language, as well as on the treatment of language disorders. More investigation should be carried out, involving more children and with a more rigorous methodology, to provide the necessary experimental support for the distribution of the app version of our training program as a therapeutic and language learning device.
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4

Ardiles, García Ysabel Matilde, Briones Patricia Aymé Carrillo et Hermoza Vanessa Sofía Raffael. « Validación de la guía educativa para el desarrollo de la conciencia morfosintáctica en los niños y niñas de primer grado de una institución educativa de San Isidro ». Master's thesis, Pontificia Universidad Católica del Perú, 2017. http://tesis.pucp.edu.pe/repositorio/handle/123456789/12350.

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Résumé :
El presente estudio tiene como principal propósito elaborar y validar una Guía educativa para brindar a profesores, fonoaudiólogos y especialistas en trastornos del lenguaje, estrategias para el desarrollo de la conciencia morfosintáctica en niños de primer grado de una institución educativa privada de San Isidro. Esta guía educativa desarrolla tres niveles: la formación de oraciones, la realización de descripciones y la narración, las cuales permiten a los niños, utilizar categorías gramaticales y tener un discurso adecuado con el uso de conectores. Los participantes de dicho estudio son 70 niños, 35 niños conforman el grupo experimental y 35, el grupo control, que cursan el primer grado en una institución educativa privada del distrito de San Isidro.
This study have as main purpose to develop and validate an educational Guide to provide teachers, speech therapist and language disorders specialists to develop strategies about morph syntactic awareness in first graders of a private educational institution in San Isidro. This educational Guide develop three dimensions: Making sentences, descriptions and the narration, which allowed children to use grammatical categories and they have an appropriate speech using connectors. Participants in that study were 70 children, 35 boys as an experimental group and 35, as an control group, they belong to first grade in a private school in San Isidro district.
Tesis
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Pabón, Triana Marta Lucía. « Morfosintaxis de las formas no finitas en Namt̮ik de Totoró : Cauca, Sur de Colombia ». Thesis, Sorbonne Paris Cité, 2017. http://www.theses.fr/2017USPCC039.

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Résumé :
La thèse comporte une introduction et six parties, chacune avec ses chapitres. La première partie est la Morphophonologie, qui se compose des chapitres Phonologie et Morphophonologie. La deuxième partie est consacrée aux Parties du discours en quatre chapitres : Morphologie, Verbe, Nom, Adjectif, Adverbe. La troisième partie porte sur la Nominalisation. La quatrième porte sur la Syntaxe, avec deux chapitres : Syntagme nominal, Syntagme verbal. La cinquième expose la Prédication avec les formes finies et non finies ; La sixième traite de la Subordination
The thesis is composed of an introduction and six parts, each one divided into chapters. The first part is morphophonology. The second part is dedicated to parts of speech with the following chapters: morphology, verbs, nouns, adjectives, adverbs. The third part speaks about nominalisation. The fourth part is dedicated to syntax, with two chapters: nominal phrase and verbal phrase. The fifth part presents predication with finite forms and non-finite forms. The sixth part refers to subordination
Esta tesis se componede una introducción y seis partes, cada una dividida en capítulos. La primera parte es la morfofonología. La segunda parte se dedica a las partes del discurso y contiene los siguientes capítulos: morfología del verbo, del nombre, del adjetivo, del adverbio. La tercera parte trata la nominalización. La cuarta parte se dedica a la sintaxis con dos capítulos, el sintagma nominal y el sintagma verbal. La quinta parte presenta la predicación con formas finitas y con formas no finitas. La sexta parte se refiere a la subordinación
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Rozas, Romero José Luis. « Relaciones morfosintácticas supraoracionales ». Tesis, Universidad de Chile, 2004. http://repositorio.uchile.cl/handle/2250/108813.

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Résumé :
Tesis para optar al grado de Magíster en Lingüística mención Lengua Española.
En síntesis, nuestro estudio pretende una aproximación morfosintáctica al texto, el cual, según nuestra primera intuición, debe presentar una organización formal, tal como ocurre en niveles inferiores, como el oracional e infraoracional.
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Casanovas, Catalá Montserrat. « Análisis cualitativo y cuantitativo de la morfosintaxis de una segunda lengua : el caso del español en contacto con el catalán ». Doctoral thesis, Universitat de Lleida, 1999. http://hdl.handle.net/10803/8179.

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Piquer, García Francisco José. « Entre la morfosintaxis y la filogenia e historia externa del español : el origen de las formas verbales soy, estoy, doy y voy ». Doctoral thesis, Universitat Autònoma de Barcelona, 2019. http://hdl.handle.net/10803/671709.

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Résumé :
El problema filològic en qüestió de la present tesi doctoral ha estat considerat un dels grans misteris de la gramàtica històrica espanyola: l’addició de -i final a “so”, “estó”, “do” i “vo”, les primitives formes de present d’indicatiu de primera persona dels verbs espanyols “ser”, “estar”, “dar” i “ir”, ja que l’actual terminació de “soy”, “estoy”, “doy” i “voy” és un cas excepcional i anòmal dins el paradigma verbal espanyol, sent “-o” (> “hablo”, “amo”, “digo”, etc.) la terminació normal de primera persona del singular del espanyol. Aquesta “-y” final no havia pogut explicar-se de manera completament satisfactòria, probablement perquè es va desatendre tant el context metacientífic, històric i extralingüístic o extern com els factors interlingüístics, sociolingüístics i geolingüísticos relacionats amb la gènesi i la difusió de les formes verbals amb iod final, el que s’ha intentat compensar en la investigació, especialment en el primer volum, on a més s’ha donat protagonisme a la documentació medieval original. En el segon volum s’ha examinat, en un primer moment, les principals hipòtesis que s’han proposat per explicar la iod final de “soy”, “estoy”, “doy” i “voy”: 1) l’expansió o influència analògica d’una altra forma verbal molt freqüent, principalment la derivada de HABEO en llatí; 2) l’aglutinació, ja sigui de l’antic pronom adverbial “(h)y” (present en “hay” i procedent d’HIC o IBI ’allà’ en llatí) o del pronom “yo”; 3) la iotització d’una “-e” paragógica; 4) el préstec, després de l’evolució en “-oi” del diftong “ou” en asturleonés occidental. Després d’exposar i refutar les principals hipòtesis explicatives s’ha formulat una nova hipòtesi, la hipòtesi de la iod francesca, amb la qual s’ha relacionat de manera rotunda, en un context historiogràfic i sociolingüístic suggerit per Rohlfs (1988), l’origen de les formes verbals “soy”, “estoy”, “doy” i “voy” amb l’existència d’un idèntic fenomen en gascó i friülà, partint de la hipòtesi morfonémica de Santano (2009) i examinant altres problemes lingüístics, directament o indirectament relacionats, principalment morfosintàctics, tant l’espanyol com d’altres llengües romàniques, en el context de l’aplicació a l’espanyol d’enfocaments innovadors com l’enfocament morfòmic de Maiden (2010), per desenvolupar un gran context de proves lingüístiques i extralingüístiques que contribuís a demostrar la validesa de la nova hipòtesi lingüística desenvolupada en aquesta tesi.
El problema filológico en cuestión de la presente tesis doctoral ha sido considerado uno de los grandes misterios de la gramática histórica española: la adición de -y final a “so”, “estó”, “do“ y “vo”, las primitivas formas de presente de indicativo de primera persona de los verbos “ser”, “estar”, “dar” e “ir”, pues la actual terminación de “soy”, “estoy”, “doy” y “voy” es un caso excepcional y anómalo dentro del paradigma verbal español, cuya terminación normal de primera persona del singular no es sino “-o“ (> “hablo”, “amo”, “digo”, etc.). Esta “-y” final no había podido explicarse de manera completamente satisfactoria, probablemente porque se desatendió tanto el contexto metacientífico, histórico y extralingüístico o externo como los factores interlingüísticos, sociolingüísticos y geolingüísticos relacionados con la génesis y la difusión de las formas verbales con yod final, lo que se ha intentado compensar en la investigación, especialmente en el primer volumen, donde además se ha dado protagonismo a la documentación medieval original. En el segundo volumen se ha examinado, en un primer momento, las principales hipótesis que se han propuesto para explicar la yod final de “soy”, “estoy”, “doy” y “voy”: 1) la expansión o influencia analógica de otra forma verbal muy frecuente, principalmente la derivada de HABEO en latín; 2) la aglutinación, ya sea del antiguo pronombre adverbial “(h)y” (presente en “hay” y procedente de HIC o IBI “allí” en latín) o del pronombre “yo”; 3) la yotización de una “-e” paragógica; 4) el préstamo, tras la evolución en “oi“ del diptongo “ou“ en asturleonés occidental. Tras exponer y refutar las principales hipótesis explicativas se ha formulado una nueva hipótesis, la hipótesis de la yod francisca, con la que se ha relacionado de manera rotunda, en un contexto historiográfico y sociolingüístico sugerido por Rohlfs (1988), el origen de las formas verbales “soy”, “estoy”, “doy” y “voy” con la existencia de un idéntico fenómeno en gascón y friulano, partiendo de la hipótesis morfonémica de Santano (2009) y examinando otros problemas lingüísticos, directa o indirectamente relacionados, principalmente morfosintácticos, tanto del español como de otras lenguas romances, en el contexto de la aplicación al español de enfoques innovadores como el enfoque morfómico de Maiden (2010), para desarrollar un gran contexto de pruebas lingüísticas y extralingüísticas que contribuyese a demostrar la validez de la nueva hipótesis lingüística desarrollada en esta tesis.
The research problem of this doctoral dissertation, titled “Between the Morphosyntax and the Philogeny and External History of Spanish: the Origin of the Verb Forms Soy, Estoy, Doy and Voy”, has been regarded as one of the greatest mysteries in Spanish historical linguistics: the addition of word-final “-y” to ”so”, estó”, “do” and “vo”, the original first person present tense singular indicative forms of the Spanish verbs ”ser”, ”estar”, “dar” and “ir”. The current ending in “soy”, “estoy”, “doy” and “voy” is an exceptional and anomalous case within the Spanish verb paradigm, whose normal ending of first person present tense is “-o” (> 2hablo”, “amo”, “digo”, etc.), and previous attempts to explain this ending in ”-y” have not been fully satisfactory. In particular, the available hypotheses have largely neglected the historical and extralinguistic or external context related to this addition, which this research has tried to compensate for, especially in the first volume, titled “External Contexts and Factors”, which explores the metascientific, interlinguistic, sociolinguistic and geolinguistic factors related to the genesis and the diffusion of the four anomalous Spanish verb forms with word-final offglide yod, where the original medieval documentation has also been given prominence. The second volume, titled “Internal Factors and Hypotheses”, initially examines the main hypotheses that have been proposed to explain the word-final offglide yod of “soy”, “estoy”, “doy” y “voy”: 1) The analogic spread or influence of the ending of another very usual verb form, mainly the derivative of HABEO in Latin; 2) The agglutination, either of the old Spanish adverbial pronoun ”(h)y” (present in ”hay” and derived from HIC or IBI in Latin) or of the Spanish pronoun “yo” (“I”); 3) The yotization of a paragogic “-e”; 4) The loan, after the evolution in ”oi” of the diphthong “ou” in Western Asturleonese. After presenting and refuting the main explanatory hypotheses, a new hypothesis is formulated: The hypothesis of the Frankish offglide yod, through which the origin of the verb forms “soy”, “estoy”, “doy” y “voy” is definitely related, within a historiograhic and sociolinguistic context suggested by Rohlfs (1988), to the existence of an identical phenomenon in Gascon and Friulan, on the basis of the morphophonemic hypothesis of Santano Moreno (2009). Other morphological problems relating to the Spanish language as well as other Romance languages were examined and innovative linguistic approaches, such as Maiden’s morphomic approach (2010), were applied to Spanish. This integration provided with a comprehensive context which was used to develop and support the new hypothesis.
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Dávila, Dávila Patricia Luzmila Elvira, et Rojas Ysabel Noelia Heredia. « Desarrollo morfosintáctico en niños de 5 y 6 años de edad de dos instituciones educativas de los distritos de San Borja y Jesús María ». Master's thesis, Pontificia Universidad Católica del Perú, 2017. http://tesis.pucp.edu.pe/repositorio/handle/123456789/9975.

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El objetivo de la investigación fue comparar el desarrollo morfosintáctico de niños y niñas de 5 y 6 años del nivel inicial de dos centros educativos de gestión paraestatal y privada de Lima metropolitana. El método que se utilizó fue descriptivo comparativo que da a conocer las cualidades y características del desarrollo morfosintáctico en estas edades, a través de la aplicación de dos instrumentos, el Test de Comprensión de estructuras gramaticales (CEG) para el proceso de comprensión y el Sub test de Formulación de Oraciones de la prueba Evaluación Clínica de Fundamentos del Lenguaje (CELF-4) para el proceso expresivo, y realizar la comparación de estos resultados según criterios escogidos. Los resultados señalaron que de la totalidad de la población, un 29,1 % corresponde al nivel bajo en el desarrollo morfosintáctico; un 43,7% al nivel promedio y el 27,2% alcanza un nivel alto en el desarrollo morfosintáctico en general. Además, el estudio muestra que no existen diferencias significativas en el desarrollo morfosintáctico en función al sexo, en cambio, en función al tipo de gestión educativa sí se hallaron diferencias, lo mismo se evidenció en relación a la edad. A través de la presente investigación, se concluye que es importante la estimulación y exposición a modelos lingüísticos adecuados ya que posibilitan emisiones más sofisticadas y bien organizadas en edades tempranas, siendo la familia y la escuela los referentes de imitación. De otro lado, se debe considerar posteriores estudios que aborden este componente a fin de tener más aportes para incluirlos en cualquier labor de intervención.
The objective of this research was to compare morphosyntactic development of children from 5 to 6 years old of initial level from two educational centers, one private and the other parastatal management of metropolitan Lima. The method used was descriptive comparative that shows the qualities and characteristics of morphosyntactic development in children from this ages, through the application of two instruments, the Test of understanding grammatical structures (CEG) to the process of understanding, and the subtest Formulation of sentences from Clinical Evaluation Language Fundamentals (CELF -4) for expressive to make a comparison between both results according to chosen criteria. The results showed that from the total population 29.1 % correspond to low level, 43.7% average, and 27.2 % reaches a high level in the morphosyntactic development in general. In addition, the study shows that there are no significant differences in morphosyntactic development in terms of sex, however according to the type of educational management was found differences, as was evidenced in function of age. Through this investigation, it is concluded on the importance of stimulation and exposure to appropriate language models enable to get more sophisticated and wellorganized emissions at an early age, being the family and the school referents of imitation. On the other hand, further studies should be considered to address this component in order to have more input to include in any work of intervention.
Tesis
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Švenčionienė, Dana. « Anglų ir lietuvių kalbų sintaksiniai predikatai ir jų morfosintaksinis realizavimas techniniuose tekstuose ». Doctoral thesis, Lithuanian Academic Libraries Network (LABT), 2009. http://vddb.library.lt/obj/LT-eLABa-0001:E.02~2009~D_20091112_134536-24717.

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Šiame darbe analizuojamas sakinio sandaros ir turinio pamatą sudarantys dviejų skirtingo tipo kalbų sintaksiniai predikatai ir jų struktūrinių tipų morfosintaksinis realizavimas daug tyrinėtas anglų kalbos gramatikos darbuose, tačiau ligi šiol mažai aptartas lietuvių kalbos moksliniuose techniniuose tekstuose. Sintaksinio predikato pamatas negali būti vertinamas tik funkciniu požiūriu. Labai svarbus veiksmažodžio (SP) struktūrinės sandaros vertinimas, lemiantis sintaksinės struktūros specifiką, kai veiksmažodis (SP) skaidomas iš vidaus (pvz., pagrindas [head] ir priklausomi rodikliai, linksniai). Veiksmažodžio sandara taip pat turi ir morfologinių, ir sintaksinių aspektų.
The predicate constitutes the basis of a sentence structure and content. The predicate has been researched at length and in depth in the works of English grammars, but is still little discussed in Lithuanian academic works, especially in those concerning scientific and technical texts. The structure of the predicate cannot be approached only functionally. The characterization of the internal division and morphosyntactic structure of the verb as the predicate is quite challenging (e.g. the verb as the head and affixes as dependent indicators in the VP). Accordingly, the morphosyntactic expression of a verb form and the structure inside the predicate is very complicated.
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Biró, Andrea. « El Sujeto y la cópula en la adquisición trilingüe del húngaro-español-catalán ». Doctoral thesis, Universitat Pompeu Fabra, 2017. http://hdl.handle.net/10803/456046.

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Résumé :
El objetivo de este trabajo es estudiar el sujeto y la cópula en la adquisición trilingüe húngaro-español-catalán. Para ello se compararán datos monolingües infantiles y adultos referentes a estas tres lenguas con el fin de poner a prueba la Hipótesis de la influencia translingüística (Hulk y Müller 2000; Müller y Hulk 2001), según la cual los fenómenos situados en la interfaz son vulnerables para una posible influencia translingüística y, por lo tanto, suponen un desafío en la adquisición monolingüe y aun más en la multilingüe. Centrándonos en el sujeto, que integra información sintáctico-pragmática, estudiamos la distribución de los sujetos omitidos y explicitados, así como la distribución de las categorías nominal y pronominal, además de la posición de los sujetos nominales en húngaro (lengua topic-drop) y en español y en catalán (lenguas pro-drop). Contamos con datos trilingües húngaro-español-catalán de una niña entre los 1;7 y los 3;7 años de edad, y de varios grupos control: en total, 12 adultos y 19 niños monolingües en las tres lenguas. Los resultados indican lo siguiente: 1) un comportamiento casi adulto de la niña trilingüe en la explicitación del sujeto en húngaro desde los 1;7 años; 2) una realización significativamente más alta del sujeto en español y en catalán que los niños monolingües por parte de la niña trilingüe; y 3) una preferencia significativamente mayor por la posición preverbal de los sujetos en las tres lenguas por parte de la niña trilingüe. Concluyendo, en comparación con los monolingües, la niña trilingüe parece mostrar una necesidad de explicitar el sujeto en las tres lenguas, lo que no se ajusta a las predicciones derivadas de Hulk y Müller (2000). En lo que se refiere a la cópula, que se sitúa en la interfaz sintáctico-semántica, investigamos su explicitación en las tres lenguas, además de la distribución de las cópulas en español y en catalán. En húngaro, la única cópula (van) puede aparecer en tres contextos predicativos distintos: dos obligatorios (uno de realización y otro de omisión) y uno opcional. Asimismo, en español y en catalán, existen dos verbos copulativos (ser y estar) y su realización es siempre obligatoria. Contamos con datos trilingües húngaro-español-catalán de una niña de los 1;7 a los 3;7 años, además de varios grupos control, lo que representa un total de 4 adultos monolingües húngaros y 19 niños monolingües en las tres lenguas estudiadas. Los resultados ponen de manifiesto: 1) la omisión significativa de ser en las primeras etapas estudiadas por parte de la niña trilingüe en español y en catalán; y 2) la realización casi total que la niña trilingüe hace de la cópula húngara en el contexto predicativo de realización opcional. Resumiendo, la realización obligatoria de la cópula en español y en catalán parece influir en la cópula en húngaro, haciendo que esta se realice con más frecuencia en contextos opcionales que en el caso del húngaro adulto, lo que es compatible con la hipótesis de Hulk y Müller (2000).
This study analyzes the subject and the copula in the trilingual acquisition of Hungarian-Spanish-Catalan, compared to monolingual children and adults concerning these three languages with an aim to test the crosslinguistic influence hypothesis (Hulk and Müller 2000, Müller and Hulk 2001), according to which phenomena located at the interface are vulnerable to possible crosslinguistic influences and, therefore, are difficult in monolingual acquisition and present even more of a challenge in multilingual acquisition. Firstly, focusing on the subject, which integrates syntactic-pragmatic information, we investigate the distribution of null and overt subjects, the distribution of the nominal and pronominal categories, as well as the position of the subjects in Hungarian (topic-drop language) and in Spanish and Catalan (pro-drop languages). Data were a Hungarian-Spanish-Catalan trilingual corpus from a girl between the ages of 1;7 and 3;7 years old, and several control groups; 12 monolingual adults and a total of 19 monolingual children in one of the three languages. The results show: 1) an adult-like production of the trilingual girl in Hungarian overt subjects at 1;7 years; 2) significantly more overt subjects in Spanish and Catalan in the trilingual data than the monolingual children’s data, and 3) a significantly higher preference for the preverbal position of the subject in the three languages in the trilingual data. In sum, compared to monolinguals, the trilingual girl seems to show a need to make the subject explicit in all three languages, which is not in line with the predictions derived from Hulk and Müller (2000). Secondly, regarding the copula, situated in the syntactic-semantic interface, we investigated its realization in the three languages, as well as, the distribution of the copulas in Spanish and Catalan. In Hungarian, there is only one copula (van) which can appear in three different predicative contexts: two obligatory (one of realization and one of omission) and one optional. While in Spanish and Catalan, there are two copulas (ser and estar) and their realization is always required. Data were a Hungarian-Spanish-Catalan trilingual corpus from a girl between the ages of 1;7 and 3;7 years old, and several control groups; 4 monolingual Hungarian adults and a total of 19 monolingual children in one the three languages investigated. The results show that the trilingual girl: 1) significantly omitted ser in Spanish and Catalan at the beginning stages; and 2) an almost total realization of the Hungarian copula in predicative contexts of optional realization. To conclude, the obligatory realization of the copula in Spanish and Catalan seems to influence the copula in Hungarian, specifically, causing it to occur more frequently in optional contexts when compared to adult Hungarian, which is compatible with Hulk and Müller’s (2000) Hypothesis.
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García, Rojas Yrma Doris. « Estructuras del pretérito en relatos orales en el castellano de los niños de seis años del distrito de Acolla (Junín) ». Master's thesis, Universidad Nacional Mayor de San Marcos, 2018. https://hdl.handle.net/20.500.12672/9206.

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Describe el comportamiento morfosintáctico de las formas o estructuras pretéritas perfectas en los relatos orales de los niños hablantes del castellano andino de Acolla. La metodología para el desarrollo de la investigación se enmarca en los paradigmas positivista (cuantitativo) e interpretativo (cualitativo) y es de tipo descriptivo y relacional. La técnica para la recolección de datos consiste en una entrevista abierta que permite generar discurso narrativo de experiencia personal a través de la estrategia Mi mascota favorita. Las entrevistas fueron transcritas ortográficamente y se logró conformar un corpus de 58 narraciones. Se prosiguió con la codificación y categorización de los mismos para el análisis correspondiente, y la interpretación se realizó en función de los criterios de temporalidad y aspectualidad. Los resultados revelan, en primer lugar, una marcada preferencia por el pretérito perfecto compuesto (88%) en desmedro del pretérito perfecto simple (12%) en secuencias de discursos narrativos asociados al pasado. En segundo lugar, el valor semántico del pretérito perfecto compuesto en cuestión traspasa los confines del pretérito perfecto simple al referirse a eventos o situaciones del pasado remoto con respecto al momento o punto del habla. En conclusión, el pretérito compuesto es un recurso gramatical con significativa presencia, y asume valores del pretérito simple en los relatos orales de experiencia personal de los niños de seis años procedentes del distrito de Acolla.
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Allauca, Mamani Susana Cecilia. « Los determinantes en el castellano andino de Cajatambo ». Master's thesis, Universidad Nacional Mayor de San Marcos, 2019. https://hdl.handle.net/20.500.12672/11440.

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Analiza el castellano andino de Cajatambo, una de las variedades del castellano en el Perú. El objetivo principal es caracterizar morfosintácticamente los determinantes en el castellano andino de Cajatambo, a partir de la descripción y explicación de las transferencias morfosintácticas registradas. Es de carácter descriptivo-explicativo, se caracteriza morfosintácticamente los determinantes en el castellano andino del distrito de Cajatambo, sus anexos Astobamba, Utcas y Uramasa (provincia de Cajatambo, Región Lima). La metodología inició con la aplicación de un cuestionario estructurado y 15 horas de grabación libre a 36 informantes bilingües; posteriormente, se sistematizó la información en un corpus-base que permitió contrastar el comportamiento de los determinantes en la frase nominal de este castellano andino con la forma estándar; finalmente, a partir del análisis morfosintáctico, se halló cinco fenómenos de contacto de lenguas que caracterizan a los determinantes de esta variedad regional: elisión del determinante artículo, discordancia de género y de número en su relación con el nombre, regularización del determinante frente al nombre, reduplicación de los determinantes ante el nombre y redundancia del determinante artículo masculino el y del posesivo. De estos, en términos cuantitativos, el de mayor recurrencia es la omisión del determinante artículo, con un 53% del total de casos encontrados (1432 casos en relación al del determinante y el nombre). Las conclusiones muestran que el comportamiento morfosintáctico de los determinantes en la frase nominal del castellano andino de Cajatambo está claramente condicionado por la transferencia de rasgos morfosintácticos de la lengua materna que corresponden al quechua.
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Catalán, Córdova Yedirel Stephany. « Características morfológicas y morfosintácticas en el español escrito por escolares signantes de la lengua de señas peruana (LSP) ». Bachelor's thesis, Universidad Nacional Mayor de San Marcos, 2021. https://hdl.handle.net/20.500.12672/16453.

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Describe las características morfológicas y morfosintácticas del español escrito por escolares signantes de la lengua de señas peruana (LSP). Para ello, el 2019, a través de dos instrumentos de recolección de datos, se recopilaron escritos por 12 escolares sordos de los últimos grados (8 de sexto de primaria y 4 de secundaria [aula multigrado]) de Efata —un colegio para sordos ubicado en Villa el Salvador, Lima—. La descripción morfológica de las palabras escritas por signantes de LSP se desarrolla a partir de lo establecido por Varela (2018); mientras que, para la de los aspectos morfosintácticos de las oraciones, se parte de la conceptualización de Juan Rodríguez Guzmán (2005), quien define a la morfosintaxis como un complemento de la morfología y de la sintaxis, y se sigue la clasificación propuesta por Escobar (2000). Generalmente, las características descritas en esta tesis se contrastan con las de los estudios de León (2019), Guio (2014) y Gutiérrez (2004), quienes describen aspectos gramaticales del español escrito por personas sordas signantes de lenguas de señas extranjeras. Los fenómenos presentados evidencian el escaso dominio, por parte de los estudiantes sordos, de estructuras del español como segunda lengua en su modalidad escrita.
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Farfán, Reto Harold. « Clasificadores en shiwilu (jebero) : organización semántica y morfosintáctica ». Bachelor's thesis, Pontificia Universidad Católica del Perú, 2011. http://tesis.pucp.edu.pe/repositorio/handle/123456789/1271.

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Los shiwilu, también llamados jebero, son un pueblo de la Amazonía peruana que habita en la provincia de Alto Amazonas, departamento de Loreto. Según Valenzuela (2010: 117) su número de miembros asciende a dos mil personas aproximadamente, de las cuales sólo un número muy reducido sigue utilizando su idioma indígena. Actualmente, la población se encuentra repartida en varios pueblos de la provincia (e incluso fuera de esta), pero la mayor parte reside en el distrito de Jeberos, ubicado entre los ríos Marañón y Huallaga. La lengua se considera, junto al shawi o chayahuita, uno de los dos únicos miembros de la familia etnolingüística kawapana. Este parentesco se ha asumido como cierto sobre la base de la propuesta de Beuchat y Rivet (1909) y una “ligera inteligibilidad” entre ambos idiomas. (Grime, citado por Valenzuela 2010). Sin embargo, el único trabajo amplio hasta la fecha es el de Pilar Valenzuela (2011a), quien demuestra este parentesco a través de la comparación léxica y gramatical de ambas lenguas, además de proponer una reconstrucción del proto-cahuapana.
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Díaz, Montenegro Esteban. « El habla nasa (páez) de Munchique : nuevos acercamientos a su sociolingüística, fonología y sintaxis ». Thesis, Lyon, 2019. http://www.theses.fr/2019LYSE2047.

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Cette thèse est une description de la situation sociolinguistique, de la phonologie et de la morphosyntaxe du parler nasa (paez) des gens de la communauté de Munchique – Los Tigres (Département du Cauca, Colombie). La langue nasa (nasa yuwe, lit. ‘Parler des gens’), est une langue amérindienne non classée (isolat) parlée, dans plusieurs dialectes, dans les Andes du Cauca et la vallée de la rivière Cauca.Ce texte reprend des aspects de la recherche de l’auteur sur le nasa yuwe depuis une première étape de recherche (2011-2012) jusqu’à sa dernière étape entre 2014 et 2017. Cette dernière étape a été réalisée simultanément et grâce au projet “Documentation and description of Nasa Yuwe, the vernacular language of the Nasa people of the Colombian Andes” financé par le Endangered Languages Documentation Programme (ELDP)1. Ce projet de documentation a permis la création d’un corpus de 30 heures d’enregistrement d’audio et de vidéo dont 6 heures, majoritairement issues dela parole spontanée (transcrites, traduites à l’espagnol et glosées) constituent ainsi le corpus de base de cette recherche.Nous pouvons souligner trois aspects fondamentaux de cette thèse, à savoir : l’analyse à partir de données textuelles de première main, recueillies et traitées à l’aide de locuteurs natifs du dialecte de Munchique ; le cadre typologique de discussion de chacun des sujets abordés et l’intégration d’une approche diachronique à l’explication de plusieurs des phénomènes analysés. Cette thèse est structurée autour de trois thèmes principaux : (1) le contexte historique et socioculturel ainsi que la situation sociolinguistique de la communauté de Munchique ; (2) la phonologie segmentale, l’accent et la morphophonologie ; et (3) la morphologie et la syntaxe de la langue, depuis les classes de mots jusqu’aux constructions multiverbales
This dissertation is a description of the sociolinguistics, phonology and morphosyntax of the Nasa (aka Paez) language spoken in the community of Munchique – LosTigres (Departamento del Cauca, Colombia). Nasa language (Nasa Yuwe, lit.‘People’s speech’) is a non-classified Amerindian language (isolate) with several dialects spoken along the Cordillera Central and Cauca river valley (Southwest Andes). This text compiles research conducted by the author from the first phase (2011-2012) until the last phase between 2014 and 2017. The last and more important phase of this research was developed during the same period and thanks to the “Documentation and description of Nasa Yuwe, the vernacular language of the Nasa people of the Colombian Andes” project funded by the Endangered Languages Documentation Programme (ELDP)3. This project allowed the creation of a corpus comprising 30 hours of audio and video recordings of free speech, of which 6 hours (transcribed, translated into Spanish and annotated) constitutes the main corpus of this dissertation.Three methodological aspects of this research should be highlighted, namely: the analysis of first-hand free speech data (transcribed and annotated with the help of native speakers of Munchique Nasa dialect); the discussion of each topic within a typological framework; and the incorporation of a diachronic perspective into the explanation of several of the topics discussed.This dissertation is structured around three topics: (1) the historical and sociocultural context as well as the sociolinguistic situation of the Munchique community; (2) the segmental phonology, stress and morphophonemics; and (3) themorphology and syntax of the language, from parts of speech to multi-verbal constructions
Esta tesis es una descripción de la situación sociolingüística, la fonología y la morfosintaxis del habla nasa (páez) de la gente de la comunidad de Munchique – Los Tigres (Departamento del Cauca, Colombia). La lengua nasa (nasa yuwe, lit. ‘Habla de la gente’), es una lengua amerindia no clasificada hablada en varios dialectos a lo largo de las dos vertientes de la Cordillera Central y el valle geográfico del río Cauca.Este texto recoge aspectos de la investigación del nasa yuwe desde su primera fase (2011-2012) hasta su última fase entre 2014 y 2017. La última y más importante fase de esta investigación fue realizada a la par y gracias al proyecto “Documentation and description of Nasa Yuwe, the vernacular language of the Nasa people of the Colombian Andes” financiado por el Endangered Languages Documentation Programme (ELDP)2. Dicho proyecto de documentación permitió la creación de un corpus de 30 horas de grabación de audio y video de los cuales 6 horas de textos mayoritariamente de habla espontánea (transcritos, traducidos al castellano y glosados) constituyen el corpus base de esta investigación.Se pueden destacar tres aspectos del enfoque de esta tesis, a saber: el trabajo a partir de datos textuales de primera mano recogidos y tratados con ayuda de hablantes competentes de la variante de Munchique; el marco tipológico de discusión de cada uno de los temas abordados y el interés por integrar una perspectiva diacrónica en la explicación de varios de los fenómenos analizados.Esta tesis está estructurada alrededor tres grandes temas: (1) el contexto histórico y sociocultural así como la situación sociolingüística de la comunidad de Munchique ; (2) los fenómenos de la fonología segmental, el acento y la orfofonología; y (3) la morfología y sintaxis de la lengua, desde las clases de palabra hasta las constucciones multiverbales
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Massaro, Angelapia. « Morfosintassi dell’accordo nel genitivo e sua correlazione con elementi del tipo D ». Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/2158/1188743.

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Résumé :
The aim of this dissertation is an analysis of agreement in relation to genitival constructions. It proposes that the Apulian non-prepositional enitives of San Marco in Lamis can be described as regulated by a definiteness agreement mechanism manifesting itself in the necessity of articled heads (excluding vocatives) and genitival nouns, coupled with an adjacency requirement which limits the realization of post-nominal modifiers of the head in a post-genitival position, where they might only refer to the genitive noun. This work thus proposes that such agreement for definiteness is the same holding in Romanian non-al genitives which result in the linker construction when agreement is disrupted. In chapter 1 we thus introduce Kartvelian genitives by Suffixaufnahme which notoriously represent a genitive-head noun morphological agreement phenomenon. Plank (1995) also shows that in a series of genitives, Suffixaufnahme shows up only on the last one, demonstrating that when it comes to agreement in genitives, local dynamics of sorts are often at stake (as it happens with the Costruct State). In 2 we move to linkers; linkers have been connected to agreement in Suffixaufnahme genitives at least since Plank (1995) and later works such as Larson and Yamakido (2006), Manzini et al (2016), and Manzini (2018), according to which linkers can be assimilated to agreement. In fact, in synthetic systems such as Romanian and Aromanian, Albanian and Arbëresh, and Kurdish varieties, linkers agree for φ with either the head or the genitive noun. Giurgea and Dobrovie-Sorin (2013: 126) further show that in Romanian non-linker constructions possessives agree for case with the head noun. In linker constructions, agreement for case is not present: it’s the linker itself which agrees with the head noun, this time for φ. Chapter 3 deals with genitival modification in Hebrew and a number of Arabic varieties. It proposes that the pseudoprepositions found in Arabic varieties are nouns in the Construct State. This was previously proposed for Palestinian Arabic in Mohammad (1999), which also shows that such elements agree for φ with the modified noun. 3.2 takes into account the Semitic preposition l-, dealing with the question of whether this lement can be characterized as possessive and locative as it happens for Romance a. 4 analyzes Apulian non-prepositional genitives and proposes as anticipated that the necessity of articled nouns in the construction is to be linked to an agreement relation taking place via D. Lastly, 5 subsumes the conclusions of this work. // Lo scopo di questa tesi è un'analisi dell’accordo in relazione alle costruzioni genitive. Propone, in particolare, che i genitivi non preposizionali del pugliese di San Marco in Lamis possono essere descritti come regolati da un meccanismo di accordo per definitezza che si manifesta nella necessità di teste (esclusi i vocativi) e genitivi articolati, unitamente a un requisito di adiacenza che limita la realizzazione dei modificatori postnominali della testa in una posizione post-genitivale, dove possono riferirsi solo al nome genitivo. Questo lavoro propone quindi che tale accordo per definitezza sia lo stesso dei genitivi romeni non-al che si traducono nella costruzione con linker in caso di interruzione dell'accordo. Nel capitolo 1 introduciamo quindi i genitivi cartvelici con Suffixaufnahme che notoriamente rappresentano un fenomeno di accordo morfologico del nome genitivo con il nome testa. Plank (1995) mostra inoltre che in una serie di genitivi, il Suffixaufnahme è presente solo sull'ultimo, dimostrando che quando si tratta di un accordo nei genitivi, spesso sono in gioco dinamiche locali (come accade con lo Stato Costrutto). In 2 passiamo ai linker; I linker sono stati collegati all'accordo nei genitivi con Suffixaufnahme almeno a partire da Plank (1995) e successivamente in lavori come Larson e Yamakido (2006), Manzini et al (2016) e Manzini (2018), in base ai quali i linker possono essere assimilati all'accordo. In effetti, in sistemi sintetici come il romeno e le varietà e aromene, l’albanese e l’arbëresh, e le varietà curde, i linker si accordano per φ con la testa o il nome genitivo. Giurgea e Dobrovie-Sorin (2013: 126) mostrano inoltre che nelle costruzioni non-al romene i possessivi si accordano per il caso con il nome testa. Nelle costruzioni con linker, l'accordo per il caso non è invece presente: è il linker stesso che si accorda con il nome testa, questa volta ovviamente per φ. Il capitolo 3 tratta di costruzioni genitive nell’ebraico e in alcune varietà arabe. Propone che le pseudopreposizioni delle varietà arabe sono in realtà nomi allo Stato Costrutto. Ciò è stato precedentemente proposto per l'arabo palestinese da Mohammad (1999), che dimostra inoltre che tali elementi si accordano per φ con il nome che modificano. 3.2 prende in considerazione la preposizione semitica l-, trattando la questione della sua caratterizzazione come possessiva e locativa come accade per il romanzo a. 4 analizza i genitivi non preposizionali pugliesi e propone, come anticipato, che la necessità di N articolati nella costruzione è collegata a una relazione di accordo tramite D. Infine, 5 trae le conclusioni di questo lavoro.
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Giménez, Florencia. « The relationship between morphosyntactic knowledge in Spanish and reading comprehension in English ». Master's thesis, 2005. http://hdl.handle.net/11086/1781.

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Beltran, i. Calvo Vicent. « El parlar de la Marina Alta : el contacte interdialectal valencianobalerar ». Doctoral thesis, 1999. http://hdl.handle.net/10045/3289.

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Cruz, Enríquez Maura. « Función-significado-forma : un modelo para el estudio de los tiempos verbales del español ». Thèse, 2019. http://hdl.handle.net/1866/22635.

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