Littérature scientifique sur le sujet « Morbo di Crohn »

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Articles de revues sur le sujet "Morbo di Crohn"

1

Garritano, A., C. Vecchioli Scaldazza et M. Cerioni. « Su Di Un Caso Di Ostruzione Ureterale Complicate Il Morbo Di Crohn Del Colon Discendente ». Urologia Journal 52, no 4 (août 1985) : 612–15. http://dx.doi.org/10.1177/039156038505200424.

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Ruggeri, Matteo, Michele Basile, Alessandro Armuzzi et Americo Cicchetti. « Analisi Organizzativa e di Budget Dell'introduzione di Vedolizumab Vs Terapie Tradizionali in Colite Ulcerosa e Morbo di Crohn ». Global & ; Regional Health Technology Assessment : Italian ; Northern Europe and Spanish 4, no 1 (janvier 2017) : grhta.5000258. http://dx.doi.org/10.5301/grhta.5000258.

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Bottaccioli, Anna Giulia. « La malattia infiammatoria cronica intestinale : cure integrate in ottica Pnei ». PNEI REVIEW, no 2 (novembre 2020) : 30–40. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2020-002004.

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Résumé :
La malattia infiammatoria cronica intestinale (MICI) è una malattia idiopatica autoimmune che colpisce l'apparato digerente a causa dalla risposta immunitaria disregolata contro la microflora intestinale. I due principali tipi di MICI sono la rettocolite ulcerosa (RCU) e il morbo di Crohn (MC). Lo studio dell'asse intestino-cervello applicato alle MICI ha correlato lo stress con il peggioramento dell'attività di malattia. Durante lo stress, il cortisolo incrementa la permeabilità della barriera intestinale, favorendo la disbiosi intestinale e l'attivazione immunitaria in senso pro-infiammatorio. Un altro elemento osservato nelle MICI è l'alterazione del sistema neurovegetativo e in particolare la riduzione delle fibre efferenti vagali nel tratto digerente con conseguente fallimento del riflesso anti-infiammatorio vagale ed aumento dell'infiammazione. Vengono illustrate le evidenze scientifiche di approcci terapeutici non farmacologici integrati alla terapia standard delle MICI, come dieta anti-infiammatoria, pre- e probiotici, trapianto di microbiota fecale, fitoterapia, stimolazione nervosa vagale, agopuntura, terapie mente-corpo (meditazione, yoga e rilassamento) e psicoterapia.
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Cazzato, Luciano, Claudia Citarella, Margherita Casanova, Angela Tullo, Maria Luigia Iaculli et Vincenza D’Onghia. « La granulocitoaferesi ». Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no 4_suppl (23 juillet 2013) : S23—S26. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1085.

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Résumé :
Rettocolite Ulcerosa e Morbo di Crohn, note come Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, sono largamente diffuse nei paesi occidentali. L'eziologia è multifattoriale e comprende una predisposizione genetica e squilibri immunologici del tratto digerente che attivano il processo flogistico della parete intestinale. La terapia delle Malattie Infiammatorie Intestinali comprende amino salicilati, cortisonici, immunosoppressori, ciclosporina e agenti biologici, farmaci gravati da una grave tossicità a lungo termine e da fenomeni di resistenza. Dal momento che granulociti e monociti attivati, insieme a citochine proinflammatorie e alla deregolazione dell'attività dei linfociti T regolatori (T®), hanno un ruolo cruciale nell'infiammazione cronica intestinale, l'aferesi selettiva dei monociti e dei granulociti, una tecnica che rimuove i leucociti attivati dal sangue in regime di circolazione extracorporea, potrebbe rappresentare un presidio terapeutico sicuro ed efficace. Vari studi multicentrici sull'efficacia terapeutica della granulocitoaferesi hanno dimostrato che questa rappresenta un'opzione sicura per i pazienti resistenti alla terapia farmacologica oppure un trattamento ben tollerato in associazione con protocolli terapeutici tradizionali, capace di indurre periodi di remissione clinica prolungati e una significativa riduzione dell'assunzione di cortisonici. Ulteriori studi sono necessari per definire meglio la frequenza del trattamento, i volumi ematici da processare, la migliore terapia farmacologica da associare alla granulocitoaferesi e la sua efficacia in altre patologie autoimmuni.
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5

Terranova, Maria Chiara, Federica Li Pomi, Maria Teresa Anzelmo, Alessia Vinci, Agata Crapanzano, Alberto Calandra, Sergio Salerno, Giuseppe Lo Re, Salvatore Vitabile et Massimo Midiri. « Ruolo delle reti neurali nella valutazione dei reperti RM dei pazienti affetti da morbo di Crohn per classificare i differenti pattern di patologia ». Journal of Radiological Review 5, no 4 (septembre 2018). http://dx.doi.org/10.23736/s2283-8376.18.00108-0.

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Thèses sur le sujet "Morbo di Crohn"

1

Casari, Alice. « Analisi del comportamento e dello stato d'animo di pazienti malati del Morbo di Crohn tramite social networks ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7225/.

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Résumé :
Al giorno d'oggi una pratica molto comune è quella di eseguire ricerche su Google per cercare qualsiasi tipo di informazione e molte persone, con problemi di salute, cercano su Google sintomi, consigli medici e possibili rimedi. Questo fatto vale sia per pazienti sporadici che per pazienti cronici: il primo gruppo spesso fa ricerche per rassicurarsi e per cercare informazioni riguardanti i sintomi ed i tempi di guarigione, il secondo gruppo invece cerca nuovi trattamenti e soluzioni. Anche i social networks sono diventati posti di comunicazione medica, dove i pazienti condividono le loro esperienze, ascoltano quelle di altri e si scambiano consigli. Tutte queste ricerche, questo fare domande e scrivere post o altro ha contribuito alla crescita di grandissimi database distribuiti online di informazioni, conosciuti come BigData, che sono molto utili ma anche molto complessi e che necessitano quindi di algoritmi specifici per estrarre e comprendere le variabili di interesse. Per analizzare questo gruppo interessante di pazienti gli sforzi sono stati concentrati in particolare sui pazienti affetti dal morbo di Crohn, che è un tipo di malattia infiammatoria intestinale (IBD) che può colpire qualsiasi parte del tratto gastrointestinale, dalla bocca all'ano, provocando una grande varietà di sintomi. E' stato fatto riferimento a competenze mediche ed informatiche per identificare e studiare ciò che i pazienti con questa malattia provano e scrivono sui social, al fine di comprendere come la loro malattia evolve nel tempo e qual'è il loro umore a riguardo.
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Fanigliulo, Libera <1978&gt. « Accuratezza diagnostica dell'ecografia con mezzo di contrasto nel predire l'evoluzione a breve termine in pazienti con morbo di Crohn ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4544/1/fanigliulo_tesi_pdf.pdf.

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Résumé :
Obiettivi. L’ecografia con mezzo di contrasto (CEUS) può fornire informazioni sulla microvascolarizzazione della parete intestinale nella malattia di Crohn. L’infiammazione della parete intestinale non sembra essere correlata alla quantità di parete vascolarizzata (studi di pattern di vascolarizzazione, SVP) ma all’intensità del flusso di parete in un determinato periodo di tempo (studi di intensità-tempo, SIT). Scopo dello studio è valutare se gli studi SVP e/o SIT mediante CEUS siano in grado di mostrare il reale grado d’infiammazione della parete vascolare e se possano predire l’attività di malattia a 3 mesi. Materiali e metodi: 30 pazienti con malattia di Crohn venivano sottoposti a SVP e SIT mediante CEUS e venivano rivisti dopo 3 mesi. L’eCografia era eseguita con uno strumento dedicato con un software particolare per il calcolo delle curve intensità-tempo e con l’ausilio di un mezzo di contrasto (Sonovue). L’analisi quantitativa consisteva nella misura dell’area sotto la curva (AUC) (con cut-off tra malattia attiva e inattiva di 15) e di un intensità media (IM) con un cut-off di 10. Tutti gli esami venivano registrati e analizzati in modo digitale. Risultati: A T0: CDAI era inferiore a 150 in 22 pazienti e superiore a 150 in 8 pazienti; a T3: CDAI era inferiore a 150 in 19 pazienti e superiore a 150 in 11 pazienti. A T0 sia la CEUS SPV che la SIT evidenziavano bassa specificità, accuratezza diagnostica e valore predittivo negativo; a T3 la CEUS SVP mostrava bassa sensibilità e accuratezza diagnostica rispetto alla SIT che era in grado, in tutti i casi tranne uno, di predire l’attività clinica di malattia a tre mesi. Conclusioni: in questo studio, la CEUS-SIT ha mostrato buona accuratezza diagnostica nel predire l’attività clinica di malattia nel follow-up a breve termine di pazienti con malattia di Crohn.
Objectives. Contrast-enhanced ultrasonography (CEUS) can provide quantitative estimates of intestinal wall microvascularization in Crohn’s disease. Our hypothesis is that intestinal inflammation could be correlate not with the amount of wall vascularization (study of vascularization patterns, SVP) but with the degree of wall flow in a period of time (intensity-time study, SIT). Aim of the study was to understand if CEUS SPV and/or SIT reflect(s) vascular intestinal inflammation and display(s) correlation bewteen disease activity indexes at the time of examination (T0) and at a 3-month follow-up (T3). Methods. 30 patients with Crohn’s disease were studied with CEUS SVP and SIT and followed-up for three months. The quantitative analysis consisted in the measurement of the area under the curve (AUC which had a cut-off of 15) and of the mean intensity (IM which had a cut-off of 10). Each examination was digitally recorded and analyzed. Results. At T0 both CEUS SPV and SIT were characterized by low specificity and diagnostic accuracy (p = ns); at T3, CEUS-SPV showed a lower sensibility and diagnostic accuracy rather than CEUS-SIT which was able to predict cinical activity during follow-up in all but one case (p= 0.001). Conclusion: CEUS-SIT was found to reflect vascular inflammation of the intestinal wall in Crohn’s disease and to predict the short-term clinical outcome.
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Fanigliulo, Libera <1978&gt. « Accuratezza diagnostica dell'ecografia con mezzo di contrasto nel predire l'evoluzione a breve termine in pazienti con morbo di Crohn ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amsdottorato.unibo.it/4544/.

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Résumé :
Obiettivi. L’ecografia con mezzo di contrasto (CEUS) può fornire informazioni sulla microvascolarizzazione della parete intestinale nella malattia di Crohn. L’infiammazione della parete intestinale non sembra essere correlata alla quantità di parete vascolarizzata (studi di pattern di vascolarizzazione, SVP) ma all’intensità del flusso di parete in un determinato periodo di tempo (studi di intensità-tempo, SIT). Scopo dello studio è valutare se gli studi SVP e/o SIT mediante CEUS siano in grado di mostrare il reale grado d’infiammazione della parete vascolare e se possano predire l’attività di malattia a 3 mesi. Materiali e metodi: 30 pazienti con malattia di Crohn venivano sottoposti a SVP e SIT mediante CEUS e venivano rivisti dopo 3 mesi. L’eCografia era eseguita con uno strumento dedicato con un software particolare per il calcolo delle curve intensità-tempo e con l’ausilio di un mezzo di contrasto (Sonovue). L’analisi quantitativa consisteva nella misura dell’area sotto la curva (AUC) (con cut-off tra malattia attiva e inattiva di 15) e di un intensità media (IM) con un cut-off di 10. Tutti gli esami venivano registrati e analizzati in modo digitale. Risultati: A T0: CDAI era inferiore a 150 in 22 pazienti e superiore a 150 in 8 pazienti; a T3: CDAI era inferiore a 150 in 19 pazienti e superiore a 150 in 11 pazienti. A T0 sia la CEUS SPV che la SIT evidenziavano bassa specificità, accuratezza diagnostica e valore predittivo negativo; a T3 la CEUS SVP mostrava bassa sensibilità e accuratezza diagnostica rispetto alla SIT che era in grado, in tutti i casi tranne uno, di predire l’attività clinica di malattia a tre mesi. Conclusioni: in questo studio, la CEUS-SIT ha mostrato buona accuratezza diagnostica nel predire l’attività clinica di malattia nel follow-up a breve termine di pazienti con malattia di Crohn.
Objectives. Contrast-enhanced ultrasonography (CEUS) can provide quantitative estimates of intestinal wall microvascularization in Crohn’s disease. Our hypothesis is that intestinal inflammation could be correlate not with the amount of wall vascularization (study of vascularization patterns, SVP) but with the degree of wall flow in a period of time (intensity-time study, SIT). Aim of the study was to understand if CEUS SPV and/or SIT reflect(s) vascular intestinal inflammation and display(s) correlation bewteen disease activity indexes at the time of examination (T0) and at a 3-month follow-up (T3). Methods. 30 patients with Crohn’s disease were studied with CEUS SVP and SIT and followed-up for three months. The quantitative analysis consisted in the measurement of the area under the curve (AUC which had a cut-off of 15) and of the mean intensity (IM which had a cut-off of 10). Each examination was digitally recorded and analyzed. Results. At T0 both CEUS SPV and SIT were characterized by low specificity and diagnostic accuracy (p = ns); at T3, CEUS-SPV showed a lower sensibility and diagnostic accuracy rather than CEUS-SIT which was able to predict cinical activity during follow-up in all but one case (p= 0.001). Conclusion: CEUS-SIT was found to reflect vascular inflammation of the intestinal wall in Crohn’s disease and to predict the short-term clinical outcome.
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BIANCONE, LIVIA. « Identificazione in vivo dell'infiltrato infiammatorio intestinale mediante metodiche scintigrafiche : applicazioni nella malattia di Crohn : ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 1997. http://hdl.handle.net/2108/107268.

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Anderloni, A. « Incidenza e fattori di rischio della colelitiasi in pazienti affetti da morbo di Crohn e da colite ulcerosa. Uno studio prospettico di coorte ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2006. http://hdl.handle.net/2434/62314.

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Résumé :
Crohn s disease (CD) has been associated with higher prevalence of gallstone disease (GD). Aim of this prospective study was to evaluate the risk of developing GD in a defined cohort of CD and Ulcerative colitis (UC) patients. We prospectively evaluated a cohort of 600 consecutive patients with IBD (415 CD, 185 UC) as compared with 600 age, sex and BMI matched GD-free controls. Multivariate analysis was used to discriminate among the impact of different variables on the risk of developing GD. The risk of developing GD was 2,09 in CD patients and 1,33 in UC patients as compared to matched controls. On logistic regression analysis, ileo-colonic site of CD, disease duration, clinical recurrences, ileal resection, length of hospitalisation were independently associated with GD in CD. Our data show that CD patients have a double risk of developing GD compared with age, sex and BMI matched healthy controls, whereas the risk of GD in UC is similar to the general population. Site of disease, surgery, extent of ileal resections but also number of clinical recurrences, frequency and duration of hospitalisations are the most important independent risk factors for GD.
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6

Colombo, E. « Significato clinico del poliformismo del gene NOD2/CARD15 nella storia chirurgica dei pazienti affetti da Morbo di Crohn ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2007. http://hdl.handle.net/2434/64168.

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PICONE, Dario. « RUOLO DELL’ELASTOSONOGRAFIA E DELL’ENTERO-RM PER LA VALUTAZIONE DEL MESENTERE E DELLA PARETE INTESTINALE NEI PAZIENTI CON MORBO DI CROHN ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2020. http://hdl.handle.net/10447/395236.

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Résumé :
Purpose. To evaluate and compare the mesenteric and bowel wall changes during Crohn’s disease (CD) on ultrasonography (US) Strain Elastography (SE) and Enterography Magnetic Resonance Imaging (E-MRI). Methods. From July 2014 to September 2016, 35 patients with ileocolonoscopy diagnosis of CD were prospectively examined with E-MRI and in the same time with US and SE. Results. A total of 41 affected bowel segments and 35 unaffected bowel segments in 35 patients were evaluated. US-SE color-scale coding showed a blue color pattern in the fibrotic mesentery and bowel wall in 15 patients and a green color pattern in the edematous ones in 20 patients. The signal of the bowel wall and mesenteric fat was iso/hypointense on T2-weighted sequence in the fibrotic pattern (23/35 and 12/35 patients) and hyperintense in the edematous pattern (12/35 and 23/35 patients). Mean ADC values were, respectively, 2,58 ± 0,33 × 10−3 for the fibrotic mesentery and 2,14 ± 0,28 × 10−3 for edematous one. There was a statistical correlation between US-SE color-scale and T2 signal intensity and between the US-SE color-scale and ADC maps. Conclusions. US-SE, ADC, and signal intensity on T2-weighted sequences on MR prove to be useful tools for the evaluation of CD pattern.
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SPOSITO, BENEDETTA. « Type III Interferons : Running Interference with Mucosal Repair ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2023. https://hdl.handle.net/10281/402377.

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Résumé :
Gli interferoni (IFN) sono mediatori e regolatori fondamentali della risposta immunitaria dell'ospite a virus e ad altri agenti microbici. Gli IFN di tipo I e di tipo III (o IFN-λ) sono tra le prime citochine ad essere indotte in seguito a infezioni virali. Il legame tra gli IFN e i rispettivi recettori attiva vie di trasduzione del segnale simili tra loro che inducono l'espressione di geni stimolati dagli IFN (ISG) con funzioni antivirali. La caratteristica principale che rende ciascuna di queste famiglie di IFN unica e non ridondante è l'esistenza di recettori distinti che fanno sì che gli IFN-I attivino una risposta ubiquitaria e che gli IFN-III agiscano esclusivamente sulle cellule epiteliali e su un sottoinsieme di cellule immunitarie. Ulteriori distinzioni riguardano la natura meno infiammatoria degli IFN-III e la loro induzione solitamente anticipata rispetto a quella degli IFN-I. Pertanto gli IFN-III sono considerati i difensori di prima linea delle mucose con la capacità di attivare una risposta antivirale precoce senza causare danno tissutale. Se la loro azione risulta insufficiente a contenere l’infezione, il sistema passa all’induzione degli IFN-I, i quali generano una risposta antivirale e infiammatoria più potente e a livello sistemico, che tuttavia può portare ad immunopatologia. Nel corso della mia tesi ho verificato l'ipotesi secondo cui anche gli IFN-III possano causare immunopatologia, in particolare durante infezioni virali delle vie respiratorie e in contesti di danno all’epitelio gastrointestinale in malattie infiammatorie croniche intestinali e lesioni da radiazioni. In primo luogo, io e i miei colleghi abbiamo dimostrato che in un polmone in cui è stata indotta una risposta antivirale, gli IFN-III prodotti dalle cellule dendritiche inibiscono la proliferazione delle cellule epiteliali portando ad una compromissione del rigenerazione della barriera e ad un aumento della suscettibilità ad infezioni batteriche. In seguito abbiamo analizzato la produzione di IFN lungo il tratto respiratorio di pazienti affetti da COVID-19. Abbiamo trovato che, nelle alte vie aeree, l'espressione di IFN-I/III correla con la carica virale e che negli anziani, che presentano un maggiore rischio di sviluppare una patologia severa, questa correlazione è più debole o assente. Una forte espressione di IFN-λ1, IFN-λ3 e ISG caratterizza le alte vie aeree di pazienti con sintomatologia lieve, mentre risultano fortemente espressi gli IFN-I, IFN-λ2 e un insieme di geni antiproliferativi e proapoptotici lungo tutto il tratto respiratorio di pazienti ospedalizzati, suggerendo che possano ostacolare il processo di riparazione dell’epitelio. Infine, abbiamo dimostrato che gli IFN-III ritardano la rigenerazione dell'intestino tenue e del colon in seguito a danno da radiazioni o da colite indotta da destrano sodio solfato, poiché contribuiscono a indurre la morte cellulare delle cellule epiteliali tramite la formazione di un complesso proteico costituito da Z-DNA binding protein (ZBP1) e gasdermin C (GSDMC). I nostri risultati mettono in discussione il ruolo degli IFN-III come protettori delle mucose poiché indicano che quando non propriamente regolati possono causare immunopatologia. Queste evidenze portano alla necessità di progettare l’uso clinico degli IFN di tipo III in modo da evitare le loro funzioni dannose per i tessuti e massimizzarne gli effetti benefici.
Interferons (IFNs) are fundamental mediators and regulators of the host immune response to viruses and other microbial agents. Type I and type III IFNs (also known as IFN-λ) are some of the first cytokines to be induced upon detection of viral infections. Signaling through their specific receptors leads to the activation of a similar signaling cascade that triggers the expression of a common set of IFN-stimulated genes (ISGs) with antiviral effector functions. The main feature that makes each of these families of IFNs unique and nonredundant is the existence of distinct receptors that differentiate them in their ability to act on virtually every cell type (type I IFNs) or exclusively on epithelial cells and a subset of immune cells (type III IFNs). Despite inducing a widely overlapping set of genes, IFN-I can mount a stronger proinflammatory response compared to IFN-III. This, coupled with the earlier induction of IFN-III upon infection, has led to the classification of IFN-III as front-line defenders of mucosal surfaces with the ability to initiate an early antiviral response with minimal tissue-damaging effects. If their response is insufficient the system shifts to the more potent and broader-acting antiviral and inflammatory IFN-I response that can cause immunopathology. In the course of my thesis, I have tested the hypothesis that also IFN-III contribute to immunopathology at barrier sites such as the respiratory and gastrointestinal epithelia during viral infections and inflammatory bowel disease/radiation-induced injury respectively. First, my colleagues and I found that in a mouse model where we mimicked the induction of antiviral responses in the respiratory tract, IFN-III produced by lung dendritic cells inhibited the proliferation of lung epithelial cells leading to an impairment in barrier restoration and an increase in susceptibility to bacterial infections. Then we measured IFN responses along the respiratory tract of COVID-19 patients. We uncovered that in the upper airways expression of IFN-I/III correlated with viral load and elderly patients, that have a higher risk of developing severe COVID-19, had a dysregulation in the IFN response. A strong expression of IFN-λ1, IFN-λ3 and ISGs characterized the upper airways of mild patients. IFN-I and IFN-λ2 together with antiproliferative and proapoptotic genes were upregulated along all the respiratory tract of severe COVID-19 patients, suggesting that they might contribute to the impairment of epithelium restitution. Finally, we demonstrated that IFN-III delayed colon and small intestine repair after dextran sulfate sodium-induced colitis and radiation-induced injury by triggering cell death of epithelial cells via the formation of a novel protein complex that includes Z-DNA binding protein (ZBP1) and gasdermin C (GSDMC). Our findings challenge the role of IFN-III as protectors of mucosal barriers as they indicate that a dysregulated IFN-III response holds the potential to contribute to immunopathology. Therefore, the clinical use of type III IFNs should be designed in such a way that their tissue-damaging functions are avoided and their beneficial effects are maximized.
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9

RAPALLI, ALBERTO. « Studio del ruolo del sistema serotoninergico in un modello acuto murino di Morbo di Crohn ». Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11381/2762532.

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Chapitres de livres sur le sujet "Morbo di Crohn"

1

Romano, Luigia. « Addome acuto da morbo di Crohn ». Dans Protocolli di studio in TC spirale multistrato, 50–51. Milano : Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1572-2_22.

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