Littérature scientifique sur le sujet « Mondo storico »

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Articles de revues sur le sujet "Mondo storico"

1

Grossi, Paolo. « Il mondo delle terre collettive. Notazioni storico giuridiche ». La Nuova Giuridica 1, no 1 (14 septembre 2022) : 10–12. http://dx.doi.org/10.36253/lng-1813.

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2

Tabouret-Keller, Andrée. « Panorama storico del “Mondo Bilingue” : 1951-2010 ». Éducation et sociétés plurilingues, no 46 (1 juin 2019) : 5–6. http://dx.doi.org/10.4000/esp.3675.

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3

Amerio, Piero. « L'action research tra psicologia sociale e politica ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 3 (février 2011) : 23–50. http://dx.doi.org/10.3280/rip2009-003002.

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Résumé :
La profonda connessione tra teoria e pratica che caratterizza l'contribuisce a delineare un'ottica piů ampia e realistica sulle relazioni tra mondo individuale e mondo sociale grazie alle competenze di azione pratica che attribuisce all'essere umano. Č questa attivitŕ che ha permesso alla nostra specie di trasformare l'ambiente e di produrre il mondo storico-sociale in cui viviamo, ed č l'azione che consente alle persone di intervenire concretamente nelle situazioni, di affrontare problemi individuali e collettivi e di produrre cambiamenti. Seguendo le vicende storico-sociali in cui si č costituito, viene delineato un dominio pratico nel quale il «sociale» esce da visioni generiche e astoriche e diviene un contesto realistico di eventi, di risorse e di limitazioni, di conflitti e di solidarietŕ. A questo quadro e alle persone in esso situate vengono date specifiche dimensioni psicologiche sulla base del pensiero di James e della piattaforma operativa teorico-empirica di Lewin.
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4

Migliorati, Piergiacomo. « C.G. Jung, oggi ». STUDI JUNGHIANI, no 49 (mai 2019) : 9–16. http://dx.doi.org/10.3280/jun1-2019oa7906.

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Résumé :
L'autore, padre storico di Studi Junghiani e maestro di molti analisti dell'AIPA, nell'editoriale del primo numero della Rivista, qui ristampato, faceva il punto sulla psicologia analitica in quel momento storico. Le sue domande suonano ancora oggi, dopo ventiquattro anni, incredibilmente attuali: "qual è il rapporto tra la psiche e il mondo di oggi? E quale parola l'analisi ha ancora da dire in proposito?"
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5

Visceglia, Maria Antonietta. « Claudio Donati storico della nobiltÀ ». SOCIETÀ E STORIA, no 129 (décembre 2010) : 563–83. http://dx.doi.org/10.3280/ss2010-129007.

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Résumé :
Questo contributo si propone di tracciare un profilo di Claudio Donati storico della nobiltÀ, gettando luce sulla coerenza del suo percorso di ricerca, esaminando le motivazioni, le letture e gli obiettivi che lo hanno portato ad indagare questo ambito di ricerca. Lo studio delle relazioni tra il potente vescovo-principe di Trento, legato alla corte degli Asburgo, ma eletto dal Capitolo (a sua volta composto da canonici tedeschi e di nazione "italiana"), le élites urbane e la nobiltÀ feudale fu un'occasione per mettere a fuoco, nel contesto di quella particolare area di confine che fu il Trentino d'antico regime, le relazioni esistenti tra "ecclesiastici e laici" e generň in lui un perdurante interesse per lo studio delle stratificazioni del mondo nobiliare nell'etÀ moderna. All'inizio degli anni settanta Donati intraprese un esteso lavoro di ricerca sui trattati nobiliari, dalle loro origini medievali fino al XVIII secolo, senza trascurare i protagonisti minori di quel dibattito e adottando un approccio rigorosamente comparativo con gli studi di Brunner, Stone, Huppert, Stuart Woolf, Zenobi, Brizzi, Fasano Guarini... Ne č risultato un ricco affresco delle ideologie nobiliari, capace di comprendere la dialettica tra differenti modi di intendere la nobiltÀ - centrata sulla relazione tra virtů o decadenza - ma anche l'evoluzione dei valori nobiliari che durante l'etÀ dei lumi dovettero venire a patti con altri quali ricchezza, spirito di servizio, appartenenza nazionale. L'idea di nobiltÀ, pubblicato da Laterza nel 1988, č rimasto una contributo seminale nella storiografia italiana, ma Donati non č rimasto ancorato a quell'approccio: in molti dei suoi successivi studi, tramite nuove incursioni archivistiche, Donati non a mai smesso di problematizzare il composito mondo della nobiltÀ italiana, ricostruendo il profilo degli attori sociali senza rinunciare a ricondurli alle varie situazioni istituzionali e alle concrete strutture statuali, militari ed ecclesiastiche d'antico regime in cui si trovarono ad agire.
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6

Fantappiè, Carlo. « La Santa Sede e il Mondo in prospettiva storico-giuridica ». Rechtsgeschichte - Legal History 2012, no 20 (2012) : 332–38. http://dx.doi.org/10.12946/rg20/332-338.

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7

Ciglioni, Laura, et Guido Panvini. « Interviste sulla storia contemporanea. Risponde Jean-François Sirinelli ». MONDO CONTEMPORANEO, no 2 (février 2022) : 177–83. http://dx.doi.org/10.3280/mon2021-002006.

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Résumé :
Da molti anni gli storici dell'età contemporanea, in Italia e all'estero, si stanno interrogando sullo "stato di salute" della disciplina. La proliferazione di nuovi campi di studio, la sempre più marcata specializzazione delle ricerche, la contaminazione con le altre scienze sociali, la formazione di un confronto storiografico "globale", favorito, in parte, dalla diffusione delle tecnologie digitali, il complesso rapporto con il dibattito pubblico, la difficile stagione, in termini sia di risorse che di ruolo, sperimentata dalle scienze umane: sono solo alcuni dei temi che animano la riflessione attorno alla storia contemporanea. In anni recenti un vivace dibattito internazionale sulle prospettive degli studi storici nel nuovo millennio è stato animato da studiosi e istituzioni di ricerca di primo piano. Mondo contemporaneo vuole fornire un contributo a questa discussione, rivolgendosi, attraverso lo strumento dell'intervista, a eminenti storici per un bilancio della storiografia sull'età contemporanea, per riflettere sul ruolo dello storico oggi e sulle sfide che la disciplina affronta nel nostro tempo. In questo fascicolo interviene su tali temi Jean-François Sirinelli.
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8

Ciglioni, Laura, et Guido Panvini. « Interviste sulla storia contemporanea. Risponde Federico Romero ». MONDO CONTEMPORANEO, no 1 (septembre 2020) : 109–16. http://dx.doi.org/10.3280/mon2020-001004.

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Résumé :
Da molti anni gli storici dell'età contemporanea, in Italia e all'estero, si stanno interrogando sullo "stato di salute" della disciplina. La proliferazione di nuovi campi di studio, la sempre più marcata specializzazione delle ricerche, la contaminazione con le altre scienze sociali, la formazione di un confronto storiografico "globale", favorito, in parte, dalla diffusione delle tecnologie digitali, il complesso rapporto con il dibattito pubblico, la difficile stagione, in termini sia di risorse che di ruolo, sperimentata dalle scienze umane: sono solo alcuni dei temi che animano la riflessione attorno alla storia contemporanea. In anni recenti un vivace dibattito internazionale sulle prospettive degli studi storici nel nuovo millennio è stato animato da studiosi e istituzioni di ricerca di primo piano. Mondo contemporaneo vuole fornire un contributo a questa discussione, rivolgendosi, attraverso lo strumento dell'intervista, a eminenti storici per un bilancio della storiografia sull'età contemporanea, per riflettere sul ruolo dello storico oggi e sulle sfide che la disciplina affronta nel nostro tempo. In questo fascicolo interviene su tali temi Federico Romero.
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9

Noether, Emiliana P., et Gianfausto Rosoli. « Scalabrini tra vecchio e nuovo mondo. Atti del Convegno Storico Internazionale. » International Migration Review 25, no 3 (1991) : 638. http://dx.doi.org/10.2307/2546777.

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10

Ferrarese, Maria Rosaria. « Francesco Galgano e il suo inesauribile viaggio tra diritto ed economia ». SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no 3 (décembre 2012) : 137–50. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-003008.

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Résumé :
Una parte rilevante del programma scientifico realizzato da Francesco Galgano puň essere descritta come un lungo viaggio nel rapporto tra diritto e mondo economico. Nonostante il profilo di professore di diritto privato e commerciale, egli ha sempre coltivato uno sguardo storico e sociologico sul diritto, che gli ha permesso di cogliere non solo il cambiamento delle tecniche e degli istituti giuridici, ma anche le ricadute in ambito sociale ed economico. Attraverso i suoi molti lavori sul tema, dagli anni settanta del secolo scorso, fino ai recenti anni di globalizzazione, si possono cogliere i profondi cambiamenti non solo nel mondo dell'impresa e delle relazioni giuridiche, ma anche nel clima culturale e negli attori e protagonisti dello scenario giuridico.
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Thèses sur le sujet "Mondo storico"

1

Marzi, Alessio. « Regioni d'Italia e migrazioni : politiche, pratiche e identità transnazionali. La Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, 1952-1994 ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10013.

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Résumé :
2012/2013
La ricerca esposta nella presente tesi di dottorato è nata quattro anni fa dalla volontà di studiare da un punto di vista storico e in chiave comparata diacronica, sincronica e transnazionale, preferibilmente attraverso fonti e prospettive originali, i fenomeni migratori che hanno interessato l’Italia a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale. Fin dalla fase di definizione del progetto, da un primo spoglio della letteratura e dall’analisi di alcuni documenti, è emersa l'importanza delle amministrazioni locali come interlocutori istituzionali, nonché ambiti politici di riferimento per emigrati e rimpatriati italiani. Infatti, tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta si manifestò in quasi tutti i paesi di immigrazione l’apice di un complesso fenomeno che aveva un'origine più lontana (ora individuabile grossomodo negli anni Trenta): il riferimento politico e culturale da parte dei migranti italiani alla regione di origine, intesa contemporaneamente come un’area geografica variamente definita (ma comunque più grande di una città e più piccola dello stato nazionale), un livello amministrativo ed infine il luogo di origine e di residenza di una “comunità immaginata” diversa, quantitativamente e qualitativamente, sia da quella “nazionale” sia, soprattutto, da quella “paesana”. Tale identificazione originò un complesso sistema di legami informali e formali tra i migranti, e tra questi e le amministrazioni locali italiane, che variò a seconda della nazione di residenza, della regione di origine o a seconda dell'età, delle classi sociali, del livello di istruzione, dell'ideologia politica, del genere, della tipologia migratoria e, soprattutto, del periodo storico. L’obiettivo di questa tesi è quindi documentare ed interpretare, da un punto di vista storico, il “moderno” regionalismo degli emigrati italiani, con riferimento al periodo in cui esso si è maggiormente manifestato. In particolare, la Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia fin da prima della sua nascita ebbe un ruolo di primo piano nella ridefinizione dei rapporti tra i migranti e la madre patria, riuscendo a rappresentare anche un trait d'union di precedenti e coevi fenomeni di mobilità geografica in uscita dal territorio regionale che - dal punto di vista storico, politico, economico e demografico - sono stati solitamente descritti e rappresentati come reciprocamente impermeabili, non confrontabili ed addirittura antitetici. Da un’analisi storica della legislazione statale e delle normative regionali è emerso anche come l’area friulgiuliana sia stata laboratorio, modello ed “apripista” non solo per le altre Regioni, ma anche per la stessa amministrazione centrale. E' soprattutto questo uno dei motivi che ci hanno indotto ad individuare nel Friuli-Venezia Giulia un valido case study per l'analisi dei fenomeni indicati, rispetto ai quali non verranno comunque trascurate fonti relative ad altre Regioni e soprattutto allo Stato nazionale. Lo spoglio della letteratura relativa al “secolo dell’emigrazione italiana”, nonché quella più teorica relativa ai concetti di sending state , diaspora building (la costruzione ad opera dei governi di “identità diasporiche”), emigration state (l’insieme di istituzioni, discorsi e pratiche interne, internazionali e transnazionali messe in campo da un governo in riferimento all’emigrazione) e politica transnazionale hanno ulteriormente rafforzato la convinzione dell’importanza di un’analisi storica che prendesse in considerazione le pratiche ed i discorsi identitari che si sono sviluppati tra l’estero e le regioni italiane (intese come territorio geografico) e che hanno coinvolto come interlocutore privilegiato, mediatore, patrocinatore o destinatario di azioni di lobby politica le stesse amministrazioni regionali. Come si vedrà le Regioni (e in misura minore e più limitata nel tempo, le Provincie) raccolsero ed allo stesso tempo alimentarono, anche modificandolo, il messaggio di alcuni migranti alla ricerca di nuove forme di appartenenza e partecipazione, complementari o alternative a quelle offerte dalla cittadinanza italiana o dal riconoscimento “etnico” nei paesi di immigrazione. Nel contesto locale, e per mezzo di canali di comunicazione circolare con le comunità espatriate, il lessico con cui gli emigrati raccontavano la propria esperienza riuscì talvolta ad essere trasformato in atti pubblici; di conseguenza, spesso, le leggi regionali espressero una definizione ed una interpretazione dell'emigrazione e dei rientri quasi antitetica a quella dello Stato italiano, che a volte rimaneva molto distante rispetto ai bisogni degli espatriati.
XXVI Ciclo
1977
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2

Corvatta, Giulia <1987&gt. « Graffiti Writing e Street Art : Il prossimo capitolo dell'arte contemporanea. Analisi storico-artistica di un movimento rivoluzionario, in Italia e nel mondo ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4954.

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Résumé :
Il graffiti writing e la street art possono essere considerati tra i maggiori e più influenti fenomeni artistici e socio-culturali degli ultimi trent’anni. Al giorno d’oggi, non esiste città al mondo totalmente priva di graffiti – intesi come espressione artistica, da non associare ai graffiti compiuti come mero atto vandalico – o di opere di street art. Nel corso degli anni, il fenomeno si è evoluto e il numero di giovani artisti o estimatori del genere è cresciuto in maniera esponenziale, tanto da formare delle vere e proprie sotto-culture fino ad influenzare il pensiero e l’estetica predominanti. Il graffiti writing, nella sua accezione contemporanea del termine, nasce e si sviluppa negli anni Settanta-Ottanta, a New York. In pochi anni, i writer invadono i muri e i treni metropolitani della città. Il fenomeno virale si trasferisce nelle gallerie e alcuni writer acquisiscono popolarità. Il graffiti writing diventa un vero fenomeno artistico, tanto da influenzare artisti come Keith Haring e Jean-Michel Basquiat. Durante il suo processo evolutivo, il graffiti writing sviluppa nuove correnti e sottogeneri, unificati tutti all’interno della macro-categoria della street art. La street art o arte urbana, comprende numerosi stili, che si accomunano per l’intervento – illegale o meno – nel tessuto urbano e l’utilizzo delle strutture cittadine come supporto per le proprie opere. Tra gli stili compresi nella street art e sviluppati dai più importanti street artist si annoverano: spray art, stencil art, poster art, sticker art e pittura murale e, trattandosi di un genere sempre in evoluzione, emergono in continuazione nuovi stili volti a sfruttare artisticamente al meglio, il contesto urbano. Gli street artist hanno raggiunto un livello di fama e delle quotazioni artistiche notevoli e sono entrati di diritto nell’olimpo degli artisti contemporanei. Figure influenti come Shepard Fairey e Banksy hanno esposto nei più importanti centri d’arte e ogni loro azione produce un effetto mediatico non indifferente. La street art ha rivoluzionato la figura dell’artista e l’idea di fruizione dell’arte, avvicinando l’artista al suo pubblico per mezzo di una comunicazione diretta e senza intermediari. Le opere di street art si possono ammirare gratuitamente, in ogni parte della città, a qualsiasi ora del giorno e della notte e i lavori in galleria vengono generalmente apprezzati in seguito, quando già si è entrati in contatto con le opere dell’artista in strada. Il fenomeno del graffiti writing e della street art in Italia è ormai consolidato ed estremamente vitale. Come per il resto del mondo, anche sul territorio italiano, la prima corrente a svilupparsi è stata quella del graffiti writing, durante la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. I writer italiani hanno concentrato le loro attenzioni sui muri e sui vagoni della rete ferroviaria, creando uno stile unico, mixando abilmente influenze americane ed europee. In seguito, sono emersi tutti gli altri stili. L’Italia può vantare artisti riconosciuti e apprezzati a livello mondiale, come Blu, Ericailcane e Sten&Lex. Le amministrazioni comunali iniziano a diventare consapevoli del potenziale della street art per la riqualificazione del territorio e stanno iniziando ad incentivare queste espressioni artistiche, patrocinando festival o donando muri legali su cui dipingere. Attualmente la street art sta vivendo una golden age, nonostante ci sia bisogno ancora di un discreto lavoro di informazione ed educazione a questo movimento, per far capire che street art non equivale a vandalismo. Nel corso degli anni, la street art ha rivoluzionato il modo di pensare, fare e recepire l’arte, influenzando non solo il settore delle arti visive, ma vari ambiti espressivi, come la grafica, la moda o il cinema, grazie al suo stile dinamico, giovane, innovativo e dal linguaggio universale.
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3

Londero, Igor. « Felice Ippolito intellettuale e grand commis - La ricerca nucleare in Italia dal dopoguerra al primo centrosinistra ». Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/8618.

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Résumé :
2011/2012
Lo studio della fisica nucleare in Italia ebbe il suo mito fondativo nelle vicende dei “ragazzi di via Panisperna”, dal nome della via romana in cui sorgevano i laboratori diretti da Enrico Fermi. Dopo aver raggiunto la fama mondiale (in particolare con il Nobel per la fisica di Fermi nel 1938), il gruppo fu disperso a causa della politica (sia razziale che scientifica) del regime fascista. Mentre Fermi ed altri, espatriati in America, davano il proprio determinante contributo alla realizzazione della bomba atomica, in Italia rimase il solo Edoardo Amaldi che, nel dopoguerra, si trovò ad essere, nel Paese e fuori, un fondamentale punto di riferimento per la fisica italiana. Nell’immediato dopoguerra, a fronte di un sostanziale disinteresse del Governo italiano in materia di ricerca, furono le industrie elettriche private a muovere i primi passi verso la ricerca e lo sviluppo della tecnologia nucleare, concedendo il proprio appoggio ad alcuni giovani ricercatori del Politecnico di Milano che diedero vita al CISE (Centro Informazioni Studi Esperienze). Parallelamente, la “comunità dei fisici” iniziava a ritagliarsi un proprio spazio autonomo di manovra. Nel 1951 i gruppi universitari che si occupavano di fisica fondamentale diedero vita all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) mentre l'anno successivo, non senza attriti con il CISE, il Ministero dell'Industria appoggiò la creazione del Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari (CNRN), incaricato di promuovere e occuparsi della fisica nucleare applicata. Alla presidenza fu nominato Francesco Giordani, chimico napoletano legato all'IRI ed agli ambienti del neo meridionalismo. Il Comitato, che solo nel 1960 fu mutato in CNEN (Comitato Nazionale per l'Energia Nucleare) ottenendo la necessaria personalità giuridica, dovette costantemente far fronte alle difficoltà derivanti dalla propria fragilità istituzionale e dalle continue tensioni con l'industria elettrica privata. Ciononostante, sotto la guida del suo Segretario Generale Felice Ippolito, riuscì a dar vita ad importanti realizzazioni (come il Sincrotrone di Frascati o il Centro di ricerche nucleari di Ispra) e diede l'impulso fondamentale che portò alla costruzione, nei primi anni '60, delle prime centrali nucleari in Italia. Questo “periodo aureo” della fisica nucleare applicata iniziò a finire nell’agosto del 1963 quando una dura campagna stampa prese a mettere in discussione le gestione di Ippolito che si ritrovò al centro di un “caso” che da mediatico si fece ben presto giuridico e portò, nel marzo del 1964, all'arresto del Segretario Generale del CNEN per irregolarità amministrative. “Il caso Ippolito”, lungi dall’essere solo un processo per un isolato caso di malversazione, di fatto sancì la fine della ricerca e dello sviluppo del nucleare in Italia, facendo piazza pulita non solo dei progetti di nuove centrali atomiche, ma anche di un certo tipo di gestione degli enti pubblici che aveva fatto dell’elasticità amministrativa il proprio punto di forza, laddove in seguito si impose la burocratizzazione e la lottizzazione politica. Nella tesi in esame ho tentato di individuare, all'interno di un campo di ricerca così vario e così ricco di spunti collocati a cavallo di più discipline storiche (storia e filosofia della scienza, dell'economica e dell'industria, della cultura e della politica, delle relazioni internazionali), alcuni snodi focali ed emblematici che permettessero di sviluppare un percorso di indagine su quello che appariva come un meraviglioso tentativo di far recuperare all'Italia il tempo perduto a causa del regime fascista, in termini di sviluppo tecnologico e scientifico, ma anche culturale e politico. Tale tentativo ottenne risultati di rilievo mondiale nel dopoguerra ma andò incontro ad una nuova sconfitta, nei primi anni '60, quando emerse l'incapacità dello Stato di riformare se stesso per tener dietro ai rapidi mutamenti, non solo tecnici, che la tecnologia d'eccellenza pretende per mantenersi tale. Fin dall'inizio ho individuato in Felice Ippolito il trait d'union tra i fatti caratterizzanti le vicende trattate. Interessato alla ricerca nucleare quale geologo esperto in prospezioni minerarie, in seguito venne nominato Segretario Generale del CNRN e si trovò a rivestire un ruolo chiave, emblematico e rappresentativo, all'interno di un complesso ambiente culturale composto da intellettuali, scienziati ed alti funzionari che parteciparono ad una rete di rapporti all'interno della quale si elaborarono delle organiche strategie di sviluppo per il Paese. Ippolito divenne referente e portavoce di una comunità scientifica che si caratterizzava in quegli anni per il suo rapporto estremamente dialettico e consapevole con tutte le componenti della società, dalla classe politica al mondo dell'industria e dell'economica, dal mondo della cultura alle classi subalterne. Per comprendere l'incontro tra Ippolito e la comunità dei fisici, ho ritenuto di iniziare la tesi con un accenno all'esperienza dei “ragazzi di via Panisperna” e di Enrico Fermi, in particolare. La partenza in treno di Fermi per Stoccolma, il 6 dicembre 1938, dove avrebbe ritirato il premio Nobel prima di espatriare negli Stati Uniti (in fuga dalle leggi razziali ma soprattutto dall'incapacità del regime fascista di comprenderne e sostenerne le iniziative), è stata presentata come evento simbolico e metaforico della perdita di un primo “treno per la modernità” da parte dell'Italia. L'attenzione è stata posta soprattutto su chi rimase sulla banchina di quella stazione, ovvero Edoardo Amaldi, che pur con molti dubbi alla fine scelse di rimanere in Italia diventando il punto di riferimento per eccellenza, in virtù del suo carisma scientifico ed umano, della comunità dei fisici italiani nel dopoguerra. In particolare ho messo in evidenza il rafforzarsi in Amaldi di un punto di vista autonomo su quello che doveva essere il rapporto tra la ricerca scientifica ed il mondo della politica e dell'industria. Mentre oltreoceano Fermi delegava al Governo la valutazione etica e la gestione dei risultati del proprio lavoro scientifico, in Italia il suo allievo Amaldi fin dal dopoguerra iniziò a tessere una rete di rapporti, con l'industria e le aziende controllate dallo Stato, caratterizzati da alcuni principi imprescindibili. Quando gli industriali elettrici privati lo chiamarono al CISE, Amaldi pose perentorie condizioni alla propria partecipazione, come la difesa della sua autonomia scientifica, il rifiuto di ogni principio di segretezza, ed il fatto che la ricerca doveva andare a beneficio dell'intera collettività e non a vantaggio di pochi gruppi privati. Dopo aver delineato alcuni elementi della figura di Amaldi, ho concentrato il mio interesse su Ippolito e sui suoi rapporti con l'ambiente culturale napoletano, liberale e meridionalista, di cui anche Francesco Giordani faceva parte. Attraverso la bibliografia e gli archivi dell'ente, ho esaminato la nascita del CNRN sull'asse Ippolito-Giordani-Pietro Campilli (il Ministro dell'Industria che sostenne il progetto) e di seguito l'insorgere delle tensioni con il CISE e l'industria privata. L'obiettivo è stato di mettere in evidenza l'estrema “coerenza” dell'incontro tra i fisici rappresentati da Amaldi e la politica scientifica portata avanti da Ippolito e Giordani, capaci di soddisfarne sia le ambizioni tecnico scientifiche che etiche e politiche. Con un capitolo intermedio, su tematiche di politica nucleare internazionale, ho introdotto il tema dell'iniziatica Atoms for peace, lanciata dal Presidente americano Eisenhower, che prospettava una politica di disarmo atomico fondata sulla socializzazione della tecnologia nucleare ad uso civile. Rinunciando a proporre un inquadramento storiografico e critico complessivo, ho scelto di render conto della rappresentazione offerta da uno dei protagonisti di quegli anni, ovvero il francese Bertrand Goldschmidt, che influenzò grandemente il punto di vista di Ippolito e degli Amici del Mondo (cui Ippolito si legò) e che oggi testimonia in maniera particolarmente efficace il clima di “euforia atomica” che determinò allora fondamentali scelte di politica energetica europea. L'iniziativa Atoms for Peace diede l'occasione ad Ippolito di avviare un'intesa collaborazione con l'ambiente culturale che ruotava attorno alla rivista «Il Mondo» diretta da Mario Pannunzio e che in quel momento si presentava come la fucina, di stampo liberale radicale, dei progetti politici che portarono in seguito al Centrosinistra. Ripercorrendo le pagine della rivista ho messo in evidenza un percorso di progressiva presa di coscienza sulla questione nucleare. Se fino all'iniziativa Atoms for Peace erano considerate solo le applicazioni militari di tale tecnologia, in seguito e anche grazie all'intervento di Ippolito, il dibattito sul nucleare venne connesso alla questione della produzione energetica vista nella prospettiva della lotta contro i monopoli e per la nazionalizzazione del settore. Su questi temi centrali in quella fase politica (sulla nazionalizzazione del settore elettrico si giocò la battaglia fondamentale per il Centrosinistra), Ippolito in particolare, a metà degli anni '50, iniziò a tessere un discorso unitario tra crescente richiesta energetica, sviluppo della tecnologia nucleare e necessaria nazionalizzazione. Coerenti a questa linea iniziarono ad apparire su «Il Mondo» i “Dialoghi plutonici” di Ernesto Rossi che testimoniavano i rapporti sempre più stretti tra Ippolito e la rivista, nel contesto delle vicissitudini politiche che portarono alla nascita del Partito Radicale ed ai convegni degli Amici del Mondo “La lotta contro i monopoli” e “Atomo ed elettricità”. Usando gli atti dei convegni e analizzando i molti articoli in merito apparsi sulla rivista, ho messo in evidenza il processo che portò, a partire dalle posizioni antistataliste sempre sostenute sulle pagine di «Il Mondo» in particolare da Rossi, al definirsi della presa di posizione nazionalizzatrice espressa durante il convegno “La lotta contro i monopoli”. Del seminario “Atomo ed elettricità” ho ritenuto di particolare interesse l'identificazione operata dai relatori tra esigenze tecnico-scientifiche dell'energia nucleare e opzione nazionalizzatrice che portò ad una lettura prettamente politica delle scelte tecniche da operare in materia di filiere tecnologiche. Lettura che, come evidenzieremo, Ippolito non condividerà a favore di un approccio che preferisce le soluzioni particolari alle analisi universali. Atoms for Peace comporta un rilancio generale della politica nucleare italiana anche in termini di “gara atomica” tra ricerca e sviluppo pubblici e privati. In particolare, ho esaminato il crescente clima di ostilità tra il CNRN e l'industria privata (l'Edison in particolare) e le cause che portarono alle dimissioni di Giordani dalla Presidenza del Comitato. In un capitolo titolato “Come Mattei all'Agip” ho delineato le difficoltà istituzionali che dovette affrontare Ippolito da segretario plenipotenziario del CNRN ed il conseguente sviluppo di un modus operandi problematico che ebbe importanti conseguenze nella creazione del “caso” che sarebbe esploso. Tra le molte vicissitudini del CNRN ho seguito soprattutto il processo che portò alla costruzione delle prime centrali atomiche in Italia con particolar attenzione alla collaborazione tra CNRN e Banca Mondiale che portò alla costruzione della centrale di Garigliano e che sintetizzò istanze meridionaliste e nucleariste. Con il capitolo “Dal CNRN al CNEN” ho esaminato il percorso politico che portò alla nascita del CNEN nel contesto delle trattative per il primo Governo di Centrosinistra e della nazionalizzazione dell'energia elettrica. L'obiettivo è stato in particolare mettere in evidenza le tensioni che andarono delineandosi all'interno del nuovo ente elettrico, l'ENEL, tra le posizioni rappresentate dal Direttore Generale Angelini ed il consigliere Ippolito. Negli ultimi due capitoli ho riassunto in modo antologico l'aspetto più ampiamente trattato dalla storiografia esistente sul tema, ovvero il “caso” mediatico e giuridico che prese il nome del Segretario Generale del CNEN e che portò alla sua incarcerazione. Oltre alla fase processuale, ho ricostruito il quadro politico e gli avvenimenti che portarono alla messa in stato di accusa di Ippolito, nell'estate del 1963, ed alla sua incarcerazione l'anno successivo, che ebbero come diretta conseguenza il drastico ridimensionamento dei programmi nucleari del CNEN. Infine ho proposto un'analisi delle ipotesi interpretative date al “caso Ippolito” evidenziando anche alcuni aspetti che, per varie ragioni, non sono stati ancora indagati. In ultima analisi il presente studio tenta di mettere in luce la complessità della materia trattata che, pur prestandosi per molte ragioni alle semplificazioni complottistiche e dietrologiche di stampo giornalistico, risulta incomprensibile senza una contestualizzazione capace di connettere il percorso della fisica nucleare italiana (che a partire dall'esperienza dei “ragazzi di via Panisperna” tende a pensarsi e muoversi come una “comunità” portatrice di propri interessi e ideali), il dibattito filosofico, culturale e tecnico sulle ragioni e sui mezzi dell'intervento dello Stato nell'economia e sul ruolo di intellettuali e scienziati nella società, ed infine la storia politica italiana, europea ed internazionale che portò alla nascita del Centrosinistra.
XXIV Ciclo
1975
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4

Ranieri, Elena Maria <1990&gt. « L'immagine del mondo nel Rinascimento europeo ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13708.

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Résumé :
L’immagine del mondo come rispecchiamento della conoscenza. Questa ricerca intende indagare la conoscenza che gli artisti rinascimentali europei avevano dell’immagine del mondo. Dunque a partire dall’analisi di alcuni dipinti si riscontrano diverse maniere di rappresentare il globo terrestre e diversi gradi di conoscenza dello stesso. Il globo terrestre s’inserisce nell’apparato iconografico del rinascimento assumendo di volta in volta forme e significati diversi. Parallelamente alla ricerca sull’operato artistico si tiene il confronto con la coeva letteratura di viaggio e la cartografia ufficiale.
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GINNASI, A. G. C. M. TORNO. « L'INCORONAZIONE IMPERIALE NEL MONDO BIZANTINO. TESTIMONIANZE STORICHE, ARTISTICHE E NUMISMATICHE ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/218952.

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Résumé :
The research deals with the study of the iconographical theme of the divine coronation of the Byzantine Emperor, with particular attention to the luxury art and numismatics of the middle period. The subject represents the translation, in figurative terms, of the political ideas about the celestial origins of kingship. This concept, widespread in the Byzantine sources, reveals an ancient and far tradition: the first chapter is dedicated, in fact, to the Persian and Hellenistic cultural and artistic experiences which influenced the further thought of Constantinople. The second one concerns the early developments in the Byzantine ideology with attention to the period from the foundation of the Capital in 324 to the beginning of the 9th century, and the iconographic premises for the creation of the subject. The third and the fourth chapters deal with the codification of the image during the middle Byzantine period; the last section is dedicated to the review of the main research results with a brief summary of the developments during the last Byzantine age and a further remote fascination which still survives in the oriental tradition. The main aim of the research is the complete sampling of the known art works which present the figurative motif and the examination of all the possible variants, with particular attention to the historical context and implications between image and patronage. Another important aspect is the survey of the Byzantine coronation ceremony and the study of the possible relations with the art production.
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6

Dalpiaz, Marino <1990&gt. « Il mondo secondo Erodoto : aspetti geografici nel testo delle Storie ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/7070.

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Résumé :
La mia tesi, dal titolo Il mondo secondo Erodoto, verte sugli aspetti geografici nelle Storie. L'obiettivo che il lavoro si propone è quello di esaminare i passi dell'opera erodotea in cui traspare la concezione geografica che l'autore ha dell'οἰκουμένη: in particolare, la trattazione è stata condotta su due fronti. Il primo riguarda le modalità di concettualizzazione spaziale adottate dallo storico, cioè l'analogia, la geometria e la catalogia. Queste consentono allo storico di ordinare la mole di dati geografici da lui raccolta sia nel corso dei suoi viaggi sia tramite le sue fonti. L'analogia è lo stilema più utilizzato nelle Storie: esso permette di paragonare un oggetto o un fenomeno geografico sconosciuto ad uno più noto, con lo scopo di mettere in luce le somiglianze fra i due. In questo modo il primo oggetto, o fenomeno, risulterà più chiaro. La geometria permette ad Erodoto di creare una sorta di impalcatura con cui poter organizzare e ordinare le regioni e i popoli da lui descritti. La catalogia è lo strumento più antico a disposizione dello storico, considerato anche che è utilizzato già da Omero nel Catalogo delle Navi e, soprattutto, nei peripli del Mediterraneo. Consiste nell'elencare i popoli partendo da un punto della costa e proseguendo per ἔθνη confinanti. In questo modo è possibile descrivere ampie porzioni di territorio in poche righe. Il secondo fronte d'indagine, invece, riguarda una categoria geografica molto trattata nel testo erodoteo: i fiumi. Attraverso l'analisi di alcuni passi dedicati ai corsi d'acqua si dimostreranno concretamente le succitate modalità di descrizione dello spazio.
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ZUCCHELLI, Giovanni (ORCID:0000-0001-5944-3058). « L'evoluzione del concetto di sovranità tra il mondo occidentale e il mondo islamico ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2014. http://hdl.handle.net/10446/30379.

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8

Veneran, Davide <1996&gt. « Il mondo ebraico nell'Europa carolingia : dinamiche, volti e rotte ». Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20976.

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Résumé :
L'elaborato si prefissa di indagare quali problematiche e opportunità si accompagnino allo studio del mondo ebraico nell'Europa carolingia, una fase in cui le fonti a noi pervenute permettono di individuare elementi di originalità rispetto sia alle fasi precedenti che a quelle posteriori della storia medievale. Il primo ambito di indagine concerne le figure di Isacco, ambasciatore di Carlo Magno alla corte di Harun al-Rashid, Bodo-Eleazar, un diacono apostata convertitosi all’ebraismo e i mercanti protagonisti delle formule di Ludovico il Pio. L’analisi, successivamente, si incentrerà su un’opera sì discussa ma imprescindibile nello studio delle relazioni tra l’ambito religioso-culturale ebraico e l’Impero Carolingio, A Jewish Princedom in Feudal France di Arthur J. Zuckerman, che analizza, alla luce delle fonti classiche per lo studio del medioevo, quali gli Annali del Regno dei Franchi o gli Annali Bertiniani, e di fonti in ebraico di difficile accesso per molti studiosi del periodo, la storia degli ebrei nella Francia meridionale durante l’età Carolingia. Un capitolo sarà dedicato ai Radaniti, o meglio, al commercio intercontinentale e il ruolo dei mercanti Radaniti, di fede ebraica, durante la seconda metà del I millennio. Si analizzeranno le rotte e le merci che contribuirono a lasciar traccia di questi mercanti nelle fonti e come queste possano contribuire a illuminare lo studio della storia ebraica in contesto carolingio. Gli ultimi due capitoli dell’elaborato verteranno rispettivamente sull’analisi della posizione della legge e della Chiesa nei confronti dell’ebraismo in età altomedievale, con particolare attenzione all’età carolingia.
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Cuppini, Niccolo' <1986&gt. « Genealogia della città globalizzata. Presupposti politici dell'urbanizzazione del mondo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7621/2/Cuppini_Niccol%C3%B2_Tesi.pdf.

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Résumé :
Lo Stato non riesce più a proporsi quale unico attore del campo politico, e all'interno di quest'ultimo emerge la città globalizzata come polo di una politica oltre lo Stato. La tesi elabora dunque il concetto di città globalizzata ricorrendo a un approccio genealogico. Vengono individuati una serie di passaggi all'interno dei quali si mostrano linee di forza, rotture e mutazioni del suo divenire storico. L'analisi si muove analizzando il pensiero di autori vissuti in tali momenti, inserendoli all'interno della discussione di una sequenza di episodi che dalla città antica attraversano la modernità giungendo a oggi. Si dimostra come tutte queste capacità e problemi sviluppatisi storicamente si presentino simultaneamente all'interno della città globalizzata. La dissertazione è sviluppata seguendo la tensione tra la semantica dello Stato in relazione alla città. In questa direzione si mostra come la città globalizzata sia progressivamente divenuta forma di governo, società e territorio dello Stato – potendo dunque oggi configurare forme di parziale autonomia rispetto ad esso. Viene inoltre indicata una traiettoria che dalla città-mondo giunge alla città globalizzata passando per la metropoli e la città globale, discutendo come ciascuno di questi profili urbani indichi uno specifico assemblaggio dal quale si possono dedurre le mutazioni dei rapporti di potere nonché delle forme economiche e della guerra. La città globalizzata non è dunque il convergere verso un'unica forma di tutte le città del mondo, indicando invece una tensione con l'urbanizzazione planetaria contemporanea. Essa è piuttosto una griglia di intelligibilità politica per cogliere sistemi policentrici e multiscalari, attraversati da conflitti asimmetrici. La tesi si muove sui confini di numerose discipline, proponendo metodologicamente la formula seeing like a city e sostenendo la necessità di politicizzare il campo degli studi urbani e di urbanizzare il pensiero politico per poter articolare con maggiore complessità la costitutiva relazione tra città e scienze sociali.
The State is no more the unique actor of the political field. So, the globalized city is emerging as a new subject within the political arena. This thesis elaborates on the globalized city's concept through a genealogical approach. Within a series of tipping points, it shows the historical emergence of this new kind of city. The analysis focuses on many political thinkers that lived in that series of topical moments, from the ancient city to nowadays planetary urbanization. The dissertation is elaborated following the specific tension between the lexicon of the State related to the city. Than, it demonstrate that the globalized is historically become a form of govern, a society and a territory for the State. So, nowadays it shows some kind of autonomy in respect to it. Secondly, the thesis discuss the trajectory that goes from the World city to the Globalized city, passing through the metropolis and the global city. Each of this urban profile shows a specific assemblage through which it is possible to understand the transformation occurred in the economical and political relationships, and also the transitions in the war paradigm. The globalized city does not mean that every city on the planet is following the same model. Rather, it shows a tension in respect to the planetary urbanization forms. Instead, the globalized city is a grid to grasp politically the contemporary polycentric and multiscalar systems, that are crisscrossed by new asymmetric conflicts. In terms of methodology, the dissertation is elaborated on the boundaries of many disciplines, and it proposes a “seeing like a city” as a way through which to politicize the urban studies field and to urbanize the political theories. This is, finally, a way to gain more complexity on the fundamental link between social sciences and the city.
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Cuppini, Niccolo' <1986&gt. « Genealogia della città globalizzata. Presupposti politici dell'urbanizzazione del mondo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7621/.

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Résumé :
Lo Stato non riesce più a proporsi quale unico attore del campo politico, e all'interno di quest'ultimo emerge la città globalizzata come polo di una politica oltre lo Stato. La tesi elabora dunque il concetto di città globalizzata ricorrendo a un approccio genealogico. Vengono individuati una serie di passaggi all'interno dei quali si mostrano linee di forza, rotture e mutazioni del suo divenire storico. L'analisi si muove analizzando il pensiero di autori vissuti in tali momenti, inserendoli all'interno della discussione di una sequenza di episodi che dalla città antica attraversano la modernità giungendo a oggi. Si dimostra come tutte queste capacità e problemi sviluppatisi storicamente si presentino simultaneamente all'interno della città globalizzata. La dissertazione è sviluppata seguendo la tensione tra la semantica dello Stato in relazione alla città. In questa direzione si mostra come la città globalizzata sia progressivamente divenuta forma di governo, società e territorio dello Stato – potendo dunque oggi configurare forme di parziale autonomia rispetto ad esso. Viene inoltre indicata una traiettoria che dalla città-mondo giunge alla città globalizzata passando per la metropoli e la città globale, discutendo come ciascuno di questi profili urbani indichi uno specifico assemblaggio dal quale si possono dedurre le mutazioni dei rapporti di potere nonché delle forme economiche e della guerra. La città globalizzata non è dunque il convergere verso un'unica forma di tutte le città del mondo, indicando invece una tensione con l'urbanizzazione planetaria contemporanea. Essa è piuttosto una griglia di intelligibilità politica per cogliere sistemi policentrici e multiscalari, attraversati da conflitti asimmetrici. La tesi si muove sui confini di numerose discipline, proponendo metodologicamente la formula seeing like a city e sostenendo la necessità di politicizzare il campo degli studi urbani e di urbanizzare il pensiero politico per poter articolare con maggiore complessità la costitutiva relazione tra città e scienze sociali.
The State is no more the unique actor of the political field. So, the globalized city is emerging as a new subject within the political arena. This thesis elaborates on the globalized city's concept through a genealogical approach. Within a series of tipping points, it shows the historical emergence of this new kind of city. The analysis focuses on many political thinkers that lived in that series of topical moments, from the ancient city to nowadays planetary urbanization. The dissertation is elaborated following the specific tension between the lexicon of the State related to the city. Than, it demonstrate that the globalized is historically become a form of govern, a society and a territory for the State. So, nowadays it shows some kind of autonomy in respect to it. Secondly, the thesis discuss the trajectory that goes from the World city to the Globalized city, passing through the metropolis and the global city. Each of this urban profile shows a specific assemblage through which it is possible to understand the transformation occurred in the economical and political relationships, and also the transitions in the war paradigm. The globalized city does not mean that every city on the planet is following the same model. Rather, it shows a tension in respect to the planetary urbanization forms. Instead, the globalized city is a grid to grasp politically the contemporary polycentric and multiscalar systems, that are crisscrossed by new asymmetric conflicts. In terms of methodology, the dissertation is elaborated on the boundaries of many disciplines, and it proposes a “seeing like a city” as a way through which to politicize the urban studies field and to urbanize the political theories. This is, finally, a way to gain more complexity on the fundamental link between social sciences and the city.
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Livres sur le sujet "Mondo storico"

1

Battaglia, Felice. Mondo storico ed escatologia. Bologna : CLUEB, 1997.

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2

italiano, Touring club. Atlante storico del mondo. Milano : The Club, 1994.

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3

Il mondo storico degli Etruschi. [Firenze] : Istituto geografico militare, 1985.

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4

Lugarini, Leo. Hegel dal mondo storico alla filosofia. Milano : Guerini e associati, 2000.

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5

Ciacci, Patrizia. Il nuovo atlante storico del mondo antico. Milano : Vallardi, 2012.

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6

Lupoi, Maurizio. Alle radici del mondo giuridico europeo : Saggio storico-comparativo. Roma : Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, 1994.

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7

Leandro, Polverini, Università di Perugia. Dipartimento di scienze storiche dell'antichità. et Incontri perugini di storia della storiografia antica e sul mondo antico (3rd : 1988 : Acquasparta, Italy), dir. Lo Studio storico del mondo antico nella cultura italiana dell'Ottocento. Napoli : Edizioni scientifiche italiane, 1993.

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8

L, Stoppa Angelo, et Cicala Roberto, dir. L' umanista aronese Pietro Martire d'Anghiera : Primo storico del "Nuovo mondo". Novara : Associazione di storia della Chiesa novarese, 1992.

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9

Taviani, Paolo. Ridere un mondo : Temi storico-religiosi in Pettazzoni, Brelich, De Martino. Roma : Aracne, 2012.

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10

I ritrovamenti monetali e i processi storico-economici nel mondo antico. Padova : Esedra, 2012.

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Chapitres de livres sur le sujet "Mondo storico"

1

Fenzi, Enrico. « Petrarca, il mondo greco, la storia ». Dans Figures littéraires grecques en France et en Italie aux xive et xve siècles, 25–54. Turnhout, Belgium : Brepols Publishers, 2020. http://dx.doi.org/10.1484/m.rra-eb.5.118936.

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2

Muscardin, Luca. « Il primo ospedale dermatologico del mondo : l’Ospedale San Gallicano dall’origine (1725) fino all’inizio del XXI secolo ». Dans Storia della Dermatologia e della Venereologia in Italia, 167–71. Milano : Springer Milan, 2014. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-5717-3_8.

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3

Domingos, Ana Cláudia Munari, et José Arlei Rodrigues Cardoso. « Media Representation and Transmediation : Indexicality in Journalism Comics and Biography Comics ». Dans Beyond Media Borders, Volume 2, 79–115. Cham : Springer International Publishing, 2020. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-030-49683-8_4.

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Résumé :
Abstract This article analyzes the ways in which journalism comics and biography comics create indexicality through intermedial relations. These strategies include media representations of different qualified media types (journalistic report, biography, and autobiography) and of specific media products (such as familiar images of people and places). The article starts with a short history of comics. It then offers a theoretical discussion of intermediality, media representation, and transmediation, with specific focus on the tactics that journalism and biography comics use to represent reality indexically through media representation and transmediation. Furthermore, the authors analyze intermedial relations in the comic albums The Photographer: Into War-Torn Afghanistan with Doctors Without Borders by Emmanuel Guibert, Didier Lefèvre, and Frederic Lemercier; Il mondo di Aisha—Storie di donne dello Yemen by Ugo Bertotti; Maus by Art Spiegelman; To the Heart of the Storm by Will Eisner; Dotter of Her Father’s Eyes by Mary M. Talbot and Bryan Talbot; and Footnotes in Gaza by Joe Sacco.
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4

Edwards, L. A., R. E. Huber et T. J. Carne. « Methods of Separating, Detecting, Hydrolyzing and Storing Fluorotyrosine, Mono-Iodotyrosine and Di-Iodotyrosine ». Dans Methods in Protein Sequence Analysis · 1986, 457–62. Totowa, NJ : Humana Press, 1987. http://dx.doi.org/10.1007/978-1-59259-480-1_37.

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5

Azzetta, Luca. « Iniziative per un centenario. Dante al Dipartimento di Lettere e Filosofia ». Dans L'illustre volgare, 21–33. Firenze : Società Editrice Fiorentina, 2022. http://dx.doi.org/10.35948/dilef/978-88-6032-685-0.02.

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Résumé :
Il contributo presenta le iniziative maturate all’interno del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze in occasione del settimo centenario della morte di Dante. In particolare si sofferma su due iniziative: dapprima l’ampio ciclo di conferenze Dante e i poeti italiani del Novecento, dedicato al vario rapporto intrattenuto da venti poetesse e poeti del secolo scorso con la poesia dell’Alighieri; quindi la mostra Onorevole e antico cittadino di Firenze. Il Bargello per Dante, ospitata nelle sale del Museo del Bargello, che ricostruisce le modalità con cui Firenze, pochi anni dopo la morte di Dante, si riappropriò della memoria e della figura del poeta, dando vita a un profondo processo di rielaborazione della memoria: esso culmina con la consacrazione dell’Alighieri dovuta a Giovanni Boccaccio e ha ricadute decisive per la storia della letteratura e della cultura italiana, cioè del modo in cui ancora oggi si guarda a Dante e si legge la Commedia. All’interno di questo percorso di riappropriazione un aspetto rilevante è quello che riguarda le prime traduzioni dai classici latini, che intrattengono con la Commedia un rapporto privilegiato e complesso.
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6

« 5. Mondo piccolo and Vatican II ». Dans Don Camillo Stories of Giovannino Guareschi, 144–83. Toronto : University of Toronto Press, 2008. http://dx.doi.org/10.3138/9781442687912-006.

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7

Frapporti, Mattia. « Uno sguardo logistico sull’Europa unita. Per una nuova storia dell’integrazione continentale ». Dans Un mondo logistico, 29–43. Ledizioni, 2019. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.11215.

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8

« ISISMO ED ORGANIZZAZIONE DEL MONDO DIVINO ». Dans Prosopografia Isiaca, Volume 2 Prosopografia storica e statistica del culto Isiaco, 30–46. BRILL, 1990. http://dx.doi.org/10.1163/9789004295797_003.

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9

« 2. Livelli storico–situativi ». Dans I Cantici di Fidenzio di Camillo Scroffa e la pluralità dei mondi, 43–76. Göttingen : V&R Unipress, 2013. http://dx.doi.org/10.14220/9783847098256.43.

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10

d’Ercole, Vincenzo. « Il mito nel mondo italico : ». Dans Archaeologiae Una storia al plural : Studi in memoria di Sara Santoro, 37–48. Archaeopress Publishing Ltd, 2022. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv2x1npqm.8.

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Actes de conférences sur le sujet "Mondo storico"

1

Cerasoli, Mario, et Biancamaria Rizzo. « Il futuro tecnologico dei centri storici ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7979.

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Résumé :
Parlare di recupero e valorizzazione dei centri storici può essere quanto mai attuale in un’epoca in cui, forse per la prima volta, si mettono in discussione alcuni modelli insediativi e di sviluppo volti prevalentemente alla espansione delle aree urbane. A cinquant’anni di distanza da quando si è cominciato a parlare in modo organico di centri storici, in un periodo caratterizzato da una delle più gravi crisi economiche globali dopo quella del 1929, com’è cambiato il rapporto tra le città e i propri Centri Storici? Come sono visti i centri storici da chi li abita e da chi non li abita? Quale può essere allora il ruolo potenziale delle nuove tecnologie per la tutela e la valorizzazione dei Centri Storici? Le nuove tecnologie possono non solamente cambiare significativamente la qualità di chi abita e vive nei centri storici ma anche aumentare la competitività degli stessi, aumentando così la loro capacità di attrarre risorse umane e finanziarie e favorendone lo sviluppo economico e socio-culturale. Tuttavia, come si coniuga il valore della storia con le mutevoli esigenze della vita contemporanea? Quali le potenziali applicazioni delle nuove tecnologie per il miglioramento della vita nei centri antichi? Il Centro Storico costituisce un ambito territoriale estremamente delicato, con una precisa identità urbanistica e un elevato valore storico e testimoniale riferibile sia al tessuto urbano, sia a elementi del patrimonio edilizio di rilevante valore, sia ai suoi abitanti. Ma può in realtà rivelarsi una risorsa importante in un progetto di trasformazione virtuosa dell'intera compagine urbana, rafforzandone sia l'identità propria che la capacità di attrazione verso l'esterno. E le nuove tecnologie in questo progetto possono assumere un ruolo determinante. Talk about recovery and valorisation of the historic centers can be as timely as ever at a time when, perhaps for the first time, are put into question some settlement and development models principally aimed to the expansion of urban areas. After fifty years since it been started talking about in an organic way of historical centers, in a period characterized by one of the most serious global economic crisis after the one of 1929, as the relationship between the city and its historical centers has changed? As the historical centers are seen by those who live there and those who do not live in them? Which then can be the potential role of new technologies for the protection and valorisation of historical centers? The new technologies can not only significantly change the quality whose inhabits and lives in the historic centers but also increase the competitiveness of the same, thus increasing their ability to attract human and financial resources and promoting the economic development and socio-cultural. However, how it combines the value of history with the changing needs of contemporary life? What are the potential applications of new technologies for the improvement of life in the ancient centers? The historical center constitutes a territorial field extremely delicate, with a specific urban identity and an high historical and testimonial value referable both to the urban texture, both to elements the building heritage of significant value, both to its inhabitants. But it can actually become an important resource in a virtuous transformation project of the whole urban structure, strengthening both the its own identity that the attractiveness to the outside. And the new technologies in this project can play a decisive role.
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2

Burgio, Gianluca, et Giovanna Acampa. « Paradigmi relazionali nello spazio urbano : il caso-studio del centro storico di Palermo ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8031.

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Résumé :
In questo scritto analizzeremo le modalità attraverso le quali vengono sovvertite, con piccole azioni dei cittadini, le regole che disciplinano gli spazi urbani. Partendo dal caso studio del centro storico di Palermo illustreremo come la “conquista” anche temporanea, di strade e piazze possa permettere una rivitalizzazione ed una rivalutazione dei luoghi. Il nostro interesse è rivolto a comprendere come si siano sviluppati processi di ri-conquista dello spazio urbano, che hanno permesso di “addomesticare” alcuni spazi della città, modificando usi e configurazioni comuni, che estrapolati dal contesto abituale sono stati inseriti in nuove relazioni. La scelta di prendere Palermo come caso studio deriva da alcune caratteristiche di questa città: la prima caratteristica può essere individuata nelle sue radici storico-culturali che in qualche modo favoriscono l’insediamento di nuove comunità; l’altra caratteristica è che le forme di scambio con abitanti di diverse culture avvengono, non in periferia, ma in centro. Questo rende la città siciliana un caso non unico ma atipico nel panorama europeo, dove si tende ad avere una spinta centrifuga e quindi una emarginazione delle popolazioni non locali e dei ceti meno abbienti. Da questo punto di vista il centro di Palermo può essere considerato come una sorta di spugna, che riesce non solo ad assorbire nuove comunità ma anche ad attrarre esponenti del ceto sociale medio. A differenza di altre città europee, dove si sono innescati processi di gentrification grazie agli interventi strutturali promossi dalla pubblica amministrazione, a Palermo il processo di riqualificazione è dovuto a piccole azioni promosse dai residenti. L’inversione della tendenza degenerativa che era in atto e l’inversione dell’andamento dei valori immobiliari non è dovuta quindi ad una politica integrata, quanto alla libera iniziativa delle fasce sociali più deboli. In this script we’ll describe the everyday,little actions of the citizens that break the rules of the urban areas’ organization. Starting from the Old Town of Palermo, that we used as the example in our analysis, we’ll show how the “conquest”, even just temporary, of streets and squares could achieve a revitalization and a revaluation of quarters. Our focus is on understanding how revitalization/ re-conquest of urban areas has taken place. By altering people preconcieved ideas of areas of the city, this process achived the “domestication” of some areas that, out of their usual context, are inserted in new relations. Our choice to take Palermo as example derives from some typical characteristics of this city: the first one is due to its historical-cultural origins which, in some way, favor the settlement of new comunities; the second is that the way of live among population of different cultures develops in the centre of the city, not in the suburbs. These features make Palermo not unique, but atipical compared to the rest of Europe where immigrants and lower-class people, are generally forced to the external areas of towns. From this point of view we can imagine Palermo’s Old town as a sponge which is able not just to absorb new comunities, but also to attract people from the middle classes. In European cities gentrification processes are started thanks to projects realized by the Public Administrations, On the contrary in Palermo this process generates from actions of the inhabitants themselves. The change of degenerative trend and the increasing value in the Real Estate Market is therefore not caused by a political action, but thanks to the initiative of the lower class.
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Calisi, Daniele, Maria Grazia Cianci et Francesca Geremia. « Strumenti contemporanei a servizio del passato : il quartiere della Suburra a Roma tra storia e attualità ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8008.

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Résumé :
Questo scritto illustra il risultato di 3 anni di sperimentazioni e ricerche svolte in un’area urbana di prioritaria importanza nella formazione della città di Roma troppo spesso, in ragione della sua posizione non baricentrica rispetto all’attuale centro storico, trascurato dagli studi di settore. L’area presa in esame è stata una porzione del centro storico: uno stralcio del rione Monti, noto storicamente con il toponimo Suburra; nel dettaglio quella parte del Rione rimasta inclusa fra la via Panisperna, la via Cavour e via dei Fori Imperiali, che ha conservato in modo più autentico le caratteristiche del tessuto storico originario. La ricerca ha quindi attivato un processo di conoscenza della città intesa come approfondimento e analisi delle trasformazioni urbane attraverso l’indagine storico-archivistica, la lettura delle cartografie e dei documenti, lo studio tipologico, il controllo strutturale delle architetture messo in relazione alla conformazione geomorfologica del territorio ed alle trasformazioni subite dal tessuto edilizio. Contestualmente all’applicazione e verifica dei dati raccolti attraverso il rilievo e la sistematizzazione grafica. Per rendere più accessibile ed immediata la lettura di questo processo si è scelto di utilizzare la modellazione 3D per comunicare efficacemente e rendere agevole il confronto tra le successive epoche col fine di accogliere e dare una risposta innovativa alle istanze richieste dall’applicazione delle ICT nella documentazione del Cultural Heritage (Horizon 2020 - ICT for digital content and creativity). La modellazione, resa possibile dall’integrazione dei dati desumibili dalle fonti con il rilievo diretto, è stata estesa all’intera area oggetto di studio e si è soffermata sulla ricomposizione di determinati momenti della time-line. This paper shows the results of 3 years of research developped on a urban area of priority importance in the formation of the city of Rome, too often overlooked by the sector’s studies because of its not barycentric position in comparison to the actual historical center. The area is an excerpt of the Rione Monti, historically known with the toponym Suburra; in detail that Rione portion included among via Panisperna, via Cavour and via dei Fori Imperiali, which has preserved the original historic fabric characteristics. The research has then enabled a process of knowledge of the city meant as analysis of urban transformation through the historical-archival investigation, the maps and documents reading, the typological study, the architecture's structural control, all correlated to the geomorphological conformation of the territory and the urban farbic transformations. With the simultaneous application and the collected data examination through the survey and the graphic systematization. To make the reading of this process more accessible and immediate it has been chosen to use the 3D modeling to communicate and facilitate the comparison between the successive eras in order to receive and give a innovative response to the instances required by the application of ICT in the documentation of Cultural Heritage (Horizon 2020 - ICT for digital content and creativity). Modeling, possible by the integration of the data produced from the sources with the direct relief, was extended to the entire studied area and it’s been focused on the reconstruction of certain moments of the timeline.
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Samusideen, Salu A., Mohammed Abdo Alwani et Abdullah A. Kurdi. « Effective Mono Ethylene Glycol Meg Injection Optimisation at Offshore Gas Platform Facility : A Novel Case Study for Hydrate Control During Summer and Winter Operation ». Dans Offshore Technology Conference Asia. OTC, 2022. http://dx.doi.org/10.4043/31393-ms.

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Abstract The objective of this paper is to show five innovative options of operating the hydrate inhibition system which aims to eliminate future wet natural gas production limitations and optimize capital and operation expenses during a 25-year life cycle period. Mono-Ethylene Glycol (MEG) is injected in wet natural gas trunk lines from an offshore gas field, as a means of hydrate inhibition during the winter season. The used MEG is supposed to be recovered in MEG Regeneration Unit (MRU) at onshore gas plant, where the wet natural gas is further processed. The MRU often faces challenges in producing to achieve specified MEG purity, which consequently results in injecting a diluted solution of MEG into the offshore systems, and thereby lowering the maximum allowable production capacity of wet natural gas. This paper describes the study in five different options. Option 1 represents the current operating scenario of maintaining the existing system with MRU in service, while option 2 explores shutting down MRU at onshore gas plant, and pumping fresh MEG during winter days from the gas plant to the offshore platforms. Option 3 explores shutting down MRU at the gas plant and pumping fresh MEG during winter days, but from a Beach Valve Station (BVS) at an onshore location. Option 4 explores maintaining the existing system with MRU in service and upgrade the storage tanks to address the unsteady state nature of rich MEG flow. Option 5 explores pumping lean MEG during winter days from the gas plant, storing rich MEG in tanks for MEG regeneration and reclaiming MEG through the existing system during the summer including storing lean MEG in tanks for winter usage. The evaluation has shown that options 2 and 3 can easily meet the required hydrate depression specification during winter period, at far lower MEG injection rates and at a substantially lower life cycle cost (LCC) compared to option 1. The evaluation also showed that options 4 and 5 will ensure MRU operation not interrupted due to low-low levels in MEG storage tanks and will maintain high purity MEG in the trunk lines, which is different from option 1. In conclusion, option 5 has the lowest LCC which is the most economically attractive option.
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Ballarin, Matteo, et Nadia D'Agnone. « Paesaggio, suolo, tempo : la rappresentazione dei tempi geologici nella citta' di Catania ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8041.

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Parlare di tempo geologico è un modo di contestualizzare i processi materiali della terra nella sua storia. La scala dei tempi geologici suddivide la lunga storia della terra in eoni, ere, periodi ed epoche, non omogenei tra loro, ma in relazione l'un l'altro a seconda di ciò che emerge dall'analisi dei dati stratigrafici o dallo studio della stratificazione dei diversi livelli della crosta terrestre. Recentemente negli studi relativi a territorio e paesaggio è stata introdotta l'idea che l'epoca dell'Olocene, iniziata circa 11.700 anni fa, sia terminata e che sia stata sostituita da una nuova epoca geologica chiamata Antropocene, ovvero, 'l'era della razza umana'. Per confermare o meno questa ipotesi, siamo partiti da due categorie concettuali di paesaggio: il paesaggio terrestre ed il paesaggio costruito. Il caso studio della città di Catania, in Sicilia, ben si applica a questa ricerca: il suolo della città si è costruito sia tramite l'intensa opera dell'uomo -negli ultimi 40 anni fino a risalire al XVII secolo ed al nucleo greco antico- sia tramite una non indifferente attività geologica, rappresentata dalle molteplici eruzioni vulcaniche e dai frequenti terremoti che hanno colpito la conurbazione nel corso dei secoli. L'analisi -tramite sezioni e carotaggi- della stratigrafia storica ha evidenziato come la forma non solo della città ma del paesaggio di Catania abbia risentito in maniera eccezionale delle mutazioni geologiche intercorse, più di ogni altra città europea, e la rende un oggetto di studio privilegiato per esaminare la correlazione tra paesaggio, tempo ed usi. Geologic time is a way of contextualizing the material processes of the Earth within its long history. The geologic time scale divides the long history of the earth in eons, eras, periods and epochs, not separately, but in relation to each other depending on what emerges from the analysis of stratigraphic data and the different levels of the crust of the earth.Recently, studies related to territory and landscape have introduced the idea that the current Holocene epoch that began 11,700 years ago has ended and has been replaced by a new geological epoch called the Anthropocene, or, 'the era of human race'. To confirm or reject this hypothesis, we started from two conceptual categories of landscape: the terrestrial landscape and the constructed landscape. We apply this research using the case study of Catania, Sicily. The soil of the city of Catania is built is through both the intense work of man – in the last 40 years going back to the seventeenth century and to antiquity with the ancient Greeks – and, through substantial geological activity – by the many volcanoes and frequent earthquakes over the centuries. The analysis is defined by a sectioning and dissection of the historical stratigraphy of the ground of Catania. It reveals how the form of the city and landscape of Catania has undergone exceptional change and mutation evolving slowly in geologic time, more so than any other European city. It is therefore an interesting object of study to examine the relationship between landscape, time and use.
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Lutzoni, Leonardo. « Paesaggi in divenire : la territorialità attiva dei nuovi abitanti : il caso di Luogosanto in Alta Gallura ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7998.

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Résumé :
Il paesaggio urbano contemporaneo, governato dal movimento e dalla trasformazione, produce disorientamento. La velocità delle reti assorda la città, lacera e segmenta la campagna e il binomio oppositivo urbano/rurale non si presenta più in quanto tale. In diverse aree del nostro paese, però, in particolare lì, dove la rete dei flussi e delle infrastrutture, del mercato e dell'economia globale, che alterano la fisionomia locale della città e del territorio, si dirada, si nascondono dei territori meno illuminati, spazi aperti, di rallentamento, di silenzio, di sopravvivenza di campagna e agricoltura, di resistenza alla crescita lineare e senza senso dell'urbanizzazione (Lanzani, 2011, pag. 20). Sono territori densi di natura e di storia nei quali si stanno verificando fenomeni emergenti, indizi, che disegnano le traiettorie per una prospettiva di cammino differente, ormai necessario, anche per la pianificazione urbanistica contemporanea: nuove forme dell'abitare, dinamiche di insediamento neo rurali, nuove economie legate alla terra, processi di riterritorializzazione, rielaborazione del rapporto tra uomo e natura, una vera e propria svolta etico-culturale. Partendo dalla consapevolezza di vivere ed agire in un delicato equilibrio “sistema-mondo” a cui ogni realtà locale è connessa, nell’articolo si analizza il fenomeno dei nuovi abitanti a Luogosanto, piccolo Comune dell’Alta Gallura, in Sardegna. Fenomeno che richiede un'impostazione metodologica basata sull'osservazione attenta, infatti, si tratta, in buona sostanza, di associare un’analisi più generale a un’indagine di dettaglio che può arrivare addirittura alla ricerca della singola esperienza di vita, necessaria a tracciare le linee per il progetto di territorio.
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Di Giacomo, Tullia Valeria. « Riconnettere i percorsi della memoria per valorizzare e salvaguardare : la riqualificazione del corridoio fluviale dell’Aniene ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7968.

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Résumé :
I territori attuali, spesso frammentati dal crescente e incontrollato consumo di suolo hanno bisogno di una pianificazione che ristabilisca la continuità dei luoghi contribuendo a tessere nuove relazioni, intese come legami fisici o immateriali, ed eventualmente ricostruire preesistenti legami di senso depauperati o eliminati. Come mostrato dal crescente uso dei moderni strumenti di comunicazione che altro non fanno che creare delle reti per facilitare la comunicazione e il collegamento tra persone nello spazio digitale, allo stesso modo rimane evidente la necessità di creare delle reti di collegamento nello spazio fisico: collegando i diversi paesi, collegando gli abitanti gli uni agli altri, collegando gli abitanti con il territorio e le sue risorse storiche e ambientali. In misura ancora più marcata, si ritrova l’urgenza di restituire un senso ad alcuni luoghi che hanno subito una trasformazione e una perdita di ruolo, di uso, di cura e quindi di dignità. Il caso di studio si colloca a Roma, lungo il corso del fiume Aniene, nel corridoio fluviale che ancora sopravvive all’aggressione del consumo di suolo e che tuttavia necessita di particolari attenzioni verso la protezione della risorsa ambientale e verso la protezione dai rischi connessi dalla presenza del corso d’acqua a ridosso di zone anche fortemente urbanizzate. L’obiettivo è quello di ricucire la frammentazione urbana e impedire l’ulteriore consumo di suolo lungo questi spazi aperti che sono il risultato di interventi di urbanizzazione, i cosiddetti “vuoti” di risulta, gli SLOAP (Space Left Over After Planning).
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Miranda Mas, Carlos. « Aperturas narrativas desde la interacción espacial entre cómic y pintura. » Dans III Congreso Internacional de Investigación en Artes Visuales : : ANIAV 2017 : : GLOCAL. Valencia : Universitat Politècnica València, 2017. http://dx.doi.org/10.4995/aniav.2017.4945.

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Résumé :
La presente comunicación viene a mostrar un proyecto artístico basado en reconfigurar, cruzándolos, dos tipos de códigos, uno propio del consumo de masas como es el cómic, y otro de la recepción especializada y presencial como es el de la pintura. Asimismo, la temática que, como veremos, es objeto de narrativización mediante la citada confluencia disciplinar, retrotrae el resultado de difusión pública del trabajo intelectual al contexto de sus condiciones procesuales puramente domésticas. Por tanto, a través de la conjugación interesada de las citadas disciplinas produzco una suerte de narraciones espaciales que vienen a modificar los modos de recepción de los objetos culturales a que se refieren (novelas, exposiciones, artículos, ensayos, etc.). Para ello, se ha desarrollado todo un programa de trabajo que profundiza en las posibilidades de la representación pictórica para generar metarrelatos, produciendo una serie de instalaciones que, sobre la base de transformar el espacio expositivo en una infinita sucesión de grandes viñetas, integran cuadros que atienden a la caracterización gráfica y argumental del desorden propio de las prácticas íntimas de habitación durante el trabajo, que viene a ser reveladora de unos asentamientos en el territorio doméstico dados por su condición de espacios para crear historias, pues todos ellos son lugares de vida y labor de distintos narradores profesionales. Cada cuadro-viñeta, pues, es titulado con el de la ficha descriptiva de obra que estaba realizando cada uno de tales autores al recibir la visita –cámara en mano- de quien suscribe, a partir de cuyas fotografías se han compuesto las pinturas, narraciones de segundo grado que vienen a ofrecer aperturas a los modos de relato que nos dan cuenta tanto de nuestra cotidiana intimidad creativa como de los códigos actuales que la hacen pública, haciendo historias (stories) del íntimo modo de proceso previo de cada historia publicada.http://dx.doi.org/10.4995/ANIAV.2017.4945
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Zanon Cruz, Laura, Bruna Soares Boa Morte de Oliveira Rodrigues, Gabriela Santos Martins Fonseca, Jessica Gonçalves Moraes, Leandra Moura et Inez Barcellos de Andrade. « Educação em Saúde para prevenção da COVID-19 : divulgando ciência usando mídias sociais ». Dans Semana Científica da Faculdade de Medicina de Campos. Faculdade de Medicina de Campos, 2002. http://dx.doi.org/10.29184/anaisscfmc.v12022p3.

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Résumé :
No período da e pós-pandemia pela COVID-19, as redes sociais se tornaram cada vez mais um ambiente de caráter informativo e educacional. Por ser uma plataforma de fácil acesso e que abrange um grande público, a divulgação nas mídias de informações com base científica e confiáveis se faz extremamente necessária e deve ser incentivada para que a população possa adquirir conhecimento e seja capaz de formular um pensamento crítico sobre tais assuntos. Os infográficos, nesse sentido, têm sido uma promissora ferramenta de ensino utilizada para promoção da educação em saúde nas plataformas sociais, sendo utilizado como um popular recurso digital para disseminar informações de modo eficiente, objetivo e com credibilidade. Os infográficos se apresentam como uma publicação de fácil compreensão, com resumos bem didáticos e referências confiáveis, ajudando a combater a desinformação, promovendo melhor alfabetização em saúde do público-alvo. No entanto, o acesso volumoso de informações na internet não capacita os usuários a identificar a veracidade do que leem. Em geral, a aquisição da notícia se limita à visualização de uma única publicação, aos primeiros resultados da busca, sem preocupação em identificar a fonte e então seguem para outros assuntos, muitas vezes, sem nem recordarem onde consumiram tal informação. Muitas agências de saúde, como a própria OMS, encontram-se mais ativas nas redes sociais e, por conseguinte, a população está se acostumando a recorrer a essas mídias para adquirir conhecimento. A internet, portanto, também é um ambiente perigoso pois, por entre as notícias verídicas, muitas fake news também são disseminadas e acabam não sendo reconhecidas pelos leitores. Mediante essa situação, movimentos contra a ciência, como o discurso antivacina, encontraram no meio digital força para disseminar ideias baseadas em suposições com males não documentados causados pelas vacinas e minimização da gravidade da infecção pela COVID-19. Diante desse cenário, o principal objetivo do presente trabalho é promover a Educação em Saúde por meio de estratégias de divulgação científica sobre autocuidado e prevenção para COVID-19 no Instagram e Facebook. A metodologia utilizada foi: i) levantamento bibliográfico em bases de dados com os descritores COVID-19, coronavírus, prevenção, tratamento, sintomas, mídias sociais, divulgação científica e educação em saúde em português e inglês; ii) criação de um perfil no Instagram e Facebook para o projeto: fmcsaude_arte. iii) elaboração de posts e stories com base em pesquisas e evidências científicas e; iv) disponibilização semanal desses materiais de dez. 2021 a ago. 2022, totalizando 97 publicações e 153 stories no período. O alcance de contas é de 2300, com 132 seguidores, 704 não seguidores, visitas ao perfil 856, 651 curtidas e 1257 interações. Observa-se que os seguidores se concentram em Campos dos Goytacazes, RJ (76%), são do gênero feminino (73%), na faixa de 25 a 44 anos (60%). A Educação em Saúde com uso de estratégias que viabilizam a comunicação pública da ciência, tais como as mídias sociais são um caminho possível para divulgação de informação confiável e segura para a população. Os resultados obtidos apontam a necessidade de se pensar novas medidas para ampliação de contas e seguidores, além de estratégias para avaliação da interação que vem sendo realizada com o material disponibilizado.
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Pultrone, Gabriella. « Turismo e centri urbani minori : possibili percorsi integrati verso frontiere innovative di sviluppo sostenibile ». Dans International Conference Virtual City and Territory. Roma : Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8032.

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Résumé :
Il trend crescente del fenomeno turistico costituisce una sfida determinante nell’ambito delle questioni più ampie legate al paradigma della sostenibilità, in considerazione dei diversi effetti che le attività ad esso correlate producono su città e territori interessati. È un problema che va orientato nella giusta direzione come strumento privilegiato carico di valenze: capacità di sensibilizzare al rispetto dell’ambiente; elevate potenzialità di sostenere attività economiche tradizionali e innovative; capacità di contribuire al miglioramento della qualità della vita. Se correttamente programmato e gestito, esso può infatti giocare un ruolo chiave per il riequilibrio territoriale, attraverso la costruzione di sistemi turistici che comprendano destinazioni mature, emergenti ed aree marginali, in un’ottica di destagionalizzazione dei flussi e promozione delle economie locali, e in una logica in grado di coniugare stabilità e innovazione in un processo dialettico fra tradizione e creatività. Per molte città e regioni italiane, come la Calabria, la scelta di tutelare, valorizzare e gestire in modo integrato le risorse naturalistico-ambientali, paesaggistiche e storico-culturali attraverso la leva e il moltiplicatore del settore turismo può rappresentare, anche in momenti di crisi, un importante strumento per rivalutare il proprio patrimonio, sviluppare l’indotto a esso collegato, promuovere progetti strategici nel settore del turismo, stimolare la creazione di strutture ricettive e servizi complementari. Di fronte alle sfide della globalizzazione riscoprire i caratteri della propria specificità diviene quindi un’occasione imperdibile per ripensare il proprio sviluppo con intelligenza, laddove l’attributo smart si riferisca all’incontro creativo di tecnologie e capacità umane, che attraverso le comunità stesse diventano portatrici di innovazione. The growing trend of tourism is a key challenge in the context of broader issues related to the paradigm of sustainability, taking into account the different effects that the activities related to it produce on cities and regions concerned. This issue must be addressed in the right direction as a privileged instrument full of values: the ability to raise awareness of the environment; great potential to support innovative and traditional economic activities, the ability to contribute to improving the quality of life. If properly planned, it can play a key role in the territorial balance, through the construction of tourist facilities including mature destinations, emerging and marginal areas, with a seasonal adjustment of flows and promotion of local economies, that combines stability and innovation in a dialectical process between tradition and creativity. For many Italian cities and regions, such as Calabria, the choice to protect, enhance and manage the resources in an integrated natural-environmental, landscape and historical-cultural through the lever and the sector leverage tourism can be, even in times of crisis, an important tool to revalue its assets, develop the armature connected to it, to promote strategic projects in the tourism sector, to stimulate the creation of accommodation facilities and complementary services. Faced with the challenges of globalization, rediscover its own specificity then becomes a unique opportunity to rethink its own development with intelligence, where the smart attribute refers to the meeting of creative technology and human capabilities, through which the communities themselves become carriers of innovation.
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Rapports d'organisations sur le sujet "Mondo storico"

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Sarafian, Iliana. Considerazioni chiave : affrontare le discriminazioni strutturali e le barriere al vaccino covid-19 per le comunità rom in italia. SSHAP, mai 2022. http://dx.doi.org/10.19088/sshap.2022.024.

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Résumé :
Questo rapporto evidenzia come le discriminazioni strutturali e l'esclusione sociale influenzino le percezioni e gli atteggiamenti nei confronti del vaccino per il COVID-19 tra le comunità rom in Italia. Uno degli obiettivi è mettere in luce il ruolo che le autorità pubbliche e le comunità possono svolgere nel sostenere l'adozione del vaccino e nel contrasto ai più ampi processi di esclusione sociale.1 Le risposte contraddittorie che lo Stato italiano ha fornito durante la pandemia di Covid-19, insieme alle forme di esclusione già in atto, hanno comportato un aumento della sfiducia delle comunità rom nei confronti delle iniziative statali, impattando anche sull’adesione alla campagna vaccinale.2 Questo documento si propone di supportare e informare le amministrazioni locali e le istituzioni sanitarie pubbliche coinvolte nell’assistenza e nei processi di inclusione delle comunità rom in Italia. Il presente documento si basa su una ricerca condotta di persona e a distanza dal novembre 2021 al gennaio 2022 in Italia con le comunità rom e sinti di Milano, Roma e Catania. Sebbene queste comunità si caratterizzino per diversità storica e per differenti forme di identità linguistica, geografica, religiosa, sono state individuate delle somiglianze nel modo in cui hanno vissuto la pandemia di COVID-19 e nelle decisioni a proposito del vaccino. Questo documento è stato sviluppato per SSHAP da Iliana Sarafian (LSE) con i contributi e le revisioni di Elizabeth Storer (LSE), Tabitha Hrynick (IDS), Marco Solimene (University of Iceland), Dijana Pavlovic (Upre Roma) e Olivia Tulloch (Anthrologica). La ricerca è stata finanziata dalla British Academy COVID-19 Recovery: G7 Fund (COVG7210058) e si è svolta presso il Firoz Lalji Institute for Africa, London School of Economics. La sintesi è di responsabilità di SSHAP.
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