Thèses sur le sujet « Modello generale »

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1

Collini, Alex. « Blockchain : modello generale e tassonomia delle componenti chiave ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15566/.

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Résumé :
Recentemente, l’attenzione dei media e di molte industrie e compagnie si è rivolta a una particolare nuova tecnologia: la blockchain. Questa tecnologia è diventata famosa grazie alla sua applicazione più comune, ossia viene utilizzata principalmente come base per la creazione e gestione di criptomonete. Anche molti "privati" sono entrati nel mondo delle criptomonete, per lo più spinti dal guadagno offerto dall’ormai famoso "mining". Ma cosa si intende per "mining"? Ma un quesito più importante è: "Questa tecnologia è unicamente applicabile al mondo delle criptomonete, oppure è possibile applicarla in diversi campi?". La risposta è: "Sì, è possibile applicarla in diversi campi". Questa tesi vuole fare ordine per quanto riguarda l'ambiente delle blockchain e separare il concetto di blockchain da quello di "implementazione", andando a creare un modello generale nel quale collocare gli elementi base che compongono ogni qualsivoglia blockchain. Questo perché ogni implementazione ha sì caratteristiche proprie, ma condivide con le altre implementazione una serie di componenti comuni. Viene inoltre analizzato il funzionamento di base che regola questi sistemi. Un altro importante elemento introdotto da alcune implementazioni di questo sistema è il cosiddetto smart contract, la cui analisi dal punto di vista computazionale trova ampiamente spazio in questa tesi. Questi sistemi, inoltre, non sono esenti da problemi dal punto di vista della sicurezza e, essendo sistemi distribuiti, soprattutto per quanto riguarda la comunicazione e la coordinazione tra entità che fanno parte del sistema. Le soluzioni a questi problemi incontrati dalle blockchain vengono analizzate in dettaglio in questa tesi.
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2

Tanzarella, C. M. « LA TUTELA RIPRISTINATORIA IN MATERIA AMBIENTALE. MODELLO GENERALE E TRANSAZIONI GLOBALI ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/171331.

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3

Panebianco, Gabriele. « Introduzione al modello cosmologico Lambda-CDM ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19139/.

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Résumé :
Il modello Lambda-CDM è il modello della cosmologia attualmente utilizzato per la descrizione dell'universo e che meglio interpreta i dati osservativi disponibili. Questi dati sono utilizzati per capire quali siano gli elementi che compongono l'universo e in quale misura contribuiscano alla sua evoluzione; essi suggeriscono l'esistenza, oltre alla materia ordinaria e alla radiazione, della costante cosmologica Lambda e della materia oscura (o CDM, cold dark matter) che forniscono il nome al modello. Stabiliti i parametri tipici delle componenti, il modello prevede l'andamento del fattore di scala, una grandezza in evoluzione temporale determinante nel calcolo delle distanze. Lo scopo della presente trattazione è quello di esporre le principali caratteristiche del modello Lambda-CDM. Verrà pertanto effettuata una introduzione alla relatività generale e alla cosmologia soffermandosi su quali principi si basino, quali siano le grandezze fisiche tipiche di queste teorie e quali equazioni utilizzino. In seguito verranno introdotte la costante cosmologica e la materia oscura: si capirà qual è il loro effetto nell'universo e quali sono le evidenze sperimentali che hanno condotto al loro utilizzo. Infine verranno presentati i più semplici modelli cosmologici con lo scopo di capire come le varie componenti dell'universo contribuiscano all'evoluzione dell'universo e interagiscano tra di loro; la trattazione culminerà nell'esposizione del modello Lambda-CDM.
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4

Pacilé, Vincenzo <1975&gt. « Sviluppo di un modello sperimentale di insufficienza epatica acuta post- ischemica nel suino ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2804/2/vincenzo-pacil%C3%A8-Sviluppo_di_un_modello_sperimentale_di_insufficienza_epatica_acuta_post-_ischemica_nel_suino%E2%80%9D.pdf.pdf.

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Pacilé, Vincenzo <1975&gt. « Sviluppo di un modello sperimentale di insufficienza epatica acuta post- ischemica nel suino ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2804/.

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6

Debeljuh, Andrea <1979&gt. « Modello di formazione extrascolastica per la minoranza italiana in Croazia ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/275/1/tesi_dottorato_Andrea_Debeljuh.pdf.

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Debeljuh, Andrea <1979&gt. « Modello di formazione extrascolastica per la minoranza italiana in Croazia ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/275/.

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8

CRISTALDI, Laura. « I centenari, modello di invecchiamento di successo e la malattia di Alzheimer, modello di invecchiamento senza successo ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2020. http://hdl.handle.net/10447/395450.

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9

Cogliani, Maurizio. « Il codice delle emozioni. L'ascolto musicale come modello interpretativo ». Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2010. http://hdl.handle.net/10556/249.

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Résumé :
2008 - 2009
l. Un aspetto importante del recente aumento di interesse per la psicologia delle emozioni è rappresentato dallo studio del rapporto tra musica ed emozione. Storicamente, e limitandoci a un ambito occidentale, opinioni al riguardo si possono trovare già in Platone, che, nella "Repubblica", insiste sulla necessità di bandire dal suo modello ideale di Città alcune tipologie di musiche che, attraverso i loro presunti effetti sulle emozioni, sono associate a comportamenti negativi. Sul rapporto tra musica ed emozione esiste una lunga tradizione di studi ad opera di estetici e musicologi. le cui idee sopravvivono nel pensiero contemporaneo, sia nell'ambito della filosofia della musica, sia per quanto riguarda la psicologia sperimentale (anche Darwin, come è noto, rivolse la sua attenzione alle risonanze emozionali della musica nelle scelte sessuali). In particolare, il lavoro dell'estetica musicale sul significato in musica è importante per la ricerca psicologica sulle espressioni musicali dell'emozione, e per operare distinzioni tra emozioni semplici, emozioni complesse e stati d'animo. Lo studio delle emozioni musicali sta conoscendo oggi una rinascita. Tuttavia la letteratura su musica ed emozione presenta ancora un quadro disomogeneo, in quanto il suo terreno concettuale è tuttora in fase di ricognizione, e occorre inoltre un considerevole raffinamento nelle modalità di studio di questa tematica. Probabilmente, la questione centrale del rapporto Musica/Emozione riguarda l'espressione e l'induzione di emozioni con la musica. Per affrontare questo problema, Kivy ha descritto la dicotomia cognitivistico vs. emozionale per contrastare la prospettiva che guarda al rapporto Musica/Emozione, in cui la musica è pensata solo come mezzo finalizzato a rappresentare o "esprimere" emozioni, sulla base della concezione di una musica che induce emozione in chi ascolta. Questa dicotomia, pur essendo frutto di una semplificazione forse eccessiva, rappresenta una questione di base su cui si sono cimentati diversi psicologi, e comunque resta il fatto che l'innegabile capacità della musica di esprimere emozioni può in un certo senso formare lo sfondo su cui innestare la discussione sull'induzione emozionale attraverso l'ascolto musicale. Un altro problema è quello riguardante le emozioni percepite e quelle effettivamente provate nell'ascolto musicale. Si distingue fra percezione emotiva, ossia percepire un'espressione emotiva in musica senza venirne necessariamente coinvolti in prima persona, e induzione di un'emozione, ossia la risposta emotiva alla musica da parte degli ascoltatori. Tale distinzione non viene sempre osservata nelle conversazioni quotidiane sulle emozioni, e neppure negli articoli scientifici. È stato sottolineato in proposito come sia la percezione dell'emozione, sia in particolar modo, la risposta emotiva dipendano da un'interazione tra fattori musicali, personali e contestuali. Un'ultima, ma non meno importante questione, è di ordine metodologico. Lo studio degli effetti emotivi della musica appare ostacolato, infatti, da una carenza di paradigmi di ricerca e di metodi adeguati, a causa di una scarsità di analisi concettuali e teoriche dei processi che stanno alla base della produzione di emozioni attraverso la musica. È dimostrato che nessuno dei più importanti metodi usati per valutare l'induzione emozionale - come per esempio le tassonomie delle emozioni di base - si adatta bene al compito. Concentrandosi su un numero limitato di emozioni di base evolutivamente continue, in realtà si sminuiscono le forme più complesse di processi emozionali. Nella Parte III (Variationes) si scandagliano le possibilità di condensare le risultanze delle prime due parti nella definizione dell'ascolto musicale come modello interpretativo e costruttivo in ricerca educativa, e a tale proposito si mettono a confronto vari modelli di costruzione della conoscenza nel tentativo di identificare, nell'ambito dell'apprendimento, un ascolto emozionalmente orientato. Si offre quindi un esempio di attualizzazione didattica tratto da una personale esperienza d'insegnamento in una scuola di Management del Trentino - esperienza corroborata da una lunga attività d'insegnamento prima di Educazione musicale e poi di Pianoforte nei corsi a indirizzo musicale nella Scuola secondaria di I grado - in cui a futuri manager del mondo della cultura e delle arti si è proposto un percorso di ascolto multiparadigmatico (il paradigma scelto per essere presentato in questa sede è quello della Melanconia) lontano anni luce dalla nostra realtà quotidiana. ma così attuale nell'efficace induzione di emozioni attraverso l'uso di codici retorico/musicali. Si propone, infine, un'accezione del tutto musicale del termine, proprio della didattica enattiva, di "azione incarnata". La conclusione (parte IV, Cauda) riprende una serie di riflessioni scaturite dalla ricerca su Musica/Emozioni, con speciale riferimento ai risultati degli Studi esposti nella Parte II, sottoposti a confronto con altre ricerche per quanto riguarda il problema delle definizione stessa di Emozione quale emerge sperimentalmente e storicamente nel contesto psicologico ed estetico-musicale... [a cura dell'Autore]
VIII n.s.
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10

Cavallari, Giuseppe <1972&gt. « Capacità immunomodulatoria delle cellule staminali mesenchimali in un modello di trapianto d'organo in vivo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1130/1/Tesi_Cavallari_Giuseppe.pdf.

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Cavallari, Giuseppe <1972&gt. « Capacità immunomodulatoria delle cellule staminali mesenchimali in un modello di trapianto d'organo in vivo ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/1130/.

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CAPPELLETTI-TROMBETTONI, MARIA-MICHELA. « FANS ed anastomosi intestinale in un modello sperimentale di peritonite ». Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2016. http://hdl.handle.net/11566/243148.

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Résumé :
FANS ed anastomosi intestinale in un modello sperimentale di peritonite Scopo dello Studio. In questo studio ci proponiamo di valutare l’effetto del Diclofenac e del Ketorolac sulla guarigione di anastomosi colo-coliche a rischio di deiscenza perchè confezionate in condizione di peritonite. Materiali e Metodi. Sedici ratti Wistar sono stati sottoposti alla medesima procedura di induzione della peritonite tramite legatura e puntura del cieco e, il giorno seguente, a confezionamento di anastomosi colo-colica sul colon discendente. Tutti i ratti sono stati inoltre sottoposti a terapia medica antibiotica (Imipenem) ed antidolorifica (Dolorex). Gli animali sono stati casualmente assegnati a 3 diversi gruppi. Ai ratti del gruppo C (controllo) non sono stati somministrati ulteriori farmaci. Ai 6 ratti del gruppo K (Ketorolac) e ai 6 ratti del gruppo D (Diclofenac) è stato somministrata terapia sottocutanea giornaliera con FANS dal momento del confezionamento dell’anastomosi per ulteriori 4 giorni. Gli animali sono stati sacrificati a sette giorni per la valutare l’aspetto macroscopico dell’anastomosi, il microcircolo, la bursting pressure, i paramentri di guarigione istologica e l’espressione del VEGF con tecnica immunoistochimica. Risultati. Non ci sono state variazioni statisticamente significative dei parametri studiati fra I gruppi trattati con FANS ed il gruppo di controllo. Anzi, nei gruppi K e D è evidente precoce riepitelizzazione mucosa, invece assente nel gruppo C. Conclusioni. I risultati preliminari di questo studio dimostrano che la somministrazione di FANS non altera la guarigione delle anastomosi coliche in condizioni di peritonite.
Effects of FANS on colon anastomosis repair in a rat model of peritonitis Background. In this study we aimed to investigate the effects of Diclofenac and Ketorolac on the healing of colonic anastomoses in the presence of polymicrobial sepsis. Materials and Methods. Sixteen Wistar rats were divided into 3 groups. Cecal ligation and puncture were performed for peritonitis. On the day after, an anastomosis of the left colon was performed and all rats received antibiotic (Imipenem) and analgesic therapy (Dolorex). In group C (control group) no other therapies were administered. In group K, 6 rats received 5 mg/kg of Ketorolac. In group D, 6 rats received 4 mg/Kg of Diclofenac. The drugs were administred subcutaneously at costruction of colonic anastomosis and were repeated (every 24 hours) for 4 day at the same dose. On postoperative day 7, all animals were killed and anastomotic macroscopic appearence, bursting pressures and microcirculation were measured. Tissue samples were obtained for further investigation of histological parameters and immunohistochemistry for VEGF. Results. There were no significative differences, for all variables measured, among the groups, in particular FANS groups provided greater mucosal re-epitheliazation compared to control group. Conclusion. This study showed that the administration of FANS dosen’t affect anastomotic colonic healing in rats peritonitis.
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DI, SANTO PATRICK. « Interazioni pianta–micorriza–insetto : il modello Quercus sp.–Tuber sp.–Leiodes cinnamomea (Panzer) ». Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2013. http://hdl.handle.net/11695/66408.

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Résumé :
L’attività di ricerca, svolta con approccio multidisciplinare, ha riguardato l’interazione tra tartufo e ambiente, in particolare il rapporto tra tartufo, insetti ad esso infeudati, piante simbionti e comunità vegetale, secondo il modello Tuber aestivum Vitt. (Tartufo nero estivo) - Quercus pubescens Willd. (roverella) - Leiodes cinnamomea (Panzer). Il rapporto tra tartufo e comunità vegetale è stato analizzato conducendo rilievi fitosociologici in una tartufaia a T. aestivum, per mettere in relazione la presenza della micorriza, e delle sostanze emesse, con la presenza/assenza di particolari specie vegetali. Dall’analisi fitosociologica è emerso che alcune forme biologiche (Terofite ed Emicriptofite) sono dominanti nell’ambiente delle tartufaie. Nella zona della bruciata mancano Geofite e Fanerofite. Le Fanerofite, tuttavia, sono le prime forme biologiche a ricomparire nella zona di ricolonizzazione, dove la pressione allelopatica esercitata dalle sostanze emesse dal micelio inizia a diminuire. Le Geofite sono invece le ultime forme biologiche a ricomparire; potrebbero essere le più sensibili alla pressione allelopatica: risultano, pertanto, candidate come “piante indicatrici”. Per lo studio del rapporto tra tartufo e piante simbionti, è stato condotto un’analisi dei composti volatili (VOCs) emessi da Q. pubescens, pianta ospite di T. aestivum, con la finalità di valutare eventuali variazioni nell’emissione di VOCs da parte di piante micorrizate rispetto a quelle non micorrizate. Estrazioni di VOCs sono state effettuate da foglie di roverella, micorrizate e non micorrizate con T. aestivum. Sono state condotte, inoltre, estrazioni di VOCs da carpofori di T. aestivum, T. magnatum, T. borchii, T. melanosporum, T. mesentericum, T. uncinatum, T. brumale, al fine di determinare, nelle diverse specie, eventuali differenze di VOCs in termini qualitativi e quantitativi. I dati delle analisi chimiche evidenziano differenze nel profilo dei VOCs emessi sia dai carpofori di Tuber spp., che delle piantine di Q. pubescens micorrizate e non micorrizate. Le indagini sui VOCs sono proseguite mettendo a punto un protocollo di micropropagazione che ha permesso di ottenere piantine di Q. pubescens successivamente sottoposte a micorrizazione in vitro, utilizzando simbionti arbuscolari (Glomus intraradices Schenck and Smith). È stato calcolato un indice di micorrizazione che si è attestato intorno a valori del 20%. Dalle piantine micorrizate con questo protocollo, è stata realizzata un’ulteriore estrazione di VOCs, con successiva caratterizzazione chimica. Lo studio dell’interazione tra tartufo ed entomofauna ha valutato l’attività biologica dei VOCs emessi da piante micorrizate e da carpofori sul coleottero L. cinnamomea, particolarmente dannoso al tartufo. Gli estratti di foglie di Q. pubescens micorrizata e non, come pure gli estratti dai carpofori, sono stati utilizzati come stimoli in un biosaggio comportamentale a due-scelte, del tipo “a caduta”. Sono state osservate le risposte comportamentali di femmine di L. cinnamomea, esposte a dosi crescenti degli estratti (da 0,01 µg/µl a 100 µg/µl + estratto tal quale), a confronto con il solvente (esano). I dati evidenziano come alcuni estratti da carpoforo (T. mesentericum, T. borchii, T. melanosporum) abbiano elicitato una risposta comportamentale positiva da parte delle femmine saggiate, che hanno preferito gli estratti rispetto al controllo. Analogo risultato si è osservato con gli estratti di Q. pubescens micorrizata rispetto sia al controllo (esano) che allo stesso estratto di pianta non micorrizata. Sono state registrate, inoltre, mediante tecnica elettroantennografica (EAG), le risposte di L. cinnamomea a 13 composti volatili, identificati nello spazio di testa di diverse specie di Tuber, calcolando le curve dose-risposta (5 dosi, da 0,01 µg/µl a 100 µg/µl). I dati indicano che gli adulti del micofago sono in grado di percepire, con diversa intensità, la maggior parte dei composti saggiati, e che l’ampiezza della risposta è dipendente dalla dose somministrata.
The research activity, which has been conducted with a multidisciplinary approach, aimed to study the interactions between mycorrhizae and environment, with a focus on the relationship among truffle, mycophagous insects, host plants and plant community, following the study model Tuber aestivum Vitt. (black truffle) - Quercus pubescens Willd. - Leiodes cinnamomea (Panzer). The relationship between truffle and plant community has been analyzed performing phytosociological investigations in a T. aestivum plantation, to correlate the presence of mycorrhiza, and of its emitted compounds, to the presence/absence of plant species. Data from this phytosociological analysis showed that some plant groups (Therophyitae and Hemicriptophytae) are dominating plant species in truffle environments. In the brûlè area, Geophytae and Phanerophytae are missing. The last ones, however, are the first plant species to recovery in the re-colonization area, where the allelopathic pressure of the mycorrhizal volatile compounds starts to decrease. Moreover, Geophytae are the last plant species to recovery; they could be the most sensitive to allelopathic pressure and are supposed to serve as “indicator plants”. The relationship between truffle and symbiotic host plants has been investigated studying the volatile organic compounds (VOCs) emitted by Q. pubescens, a typical T. aestivum host plant, with the aim to evaluate differences in the VOCs emitted by mycorrhized plants versus not-mycorrhized ones. VOCs extractions have been performed by leaves of mycorrhized and not-mycorrhized Q. pubescens. VOCs extractions have also been conducted by fruit bodies of T. aestivum, T. magnatum, T. borchii, T. melanosporum, T. mesentericum, T. uncinatum, T. brumale, to determine if there are differences in VOCs quantity and quality in the different truffle species. Data from GC-MS analisys show differences in the VOCs profiles emitted from Tuber spp. fruit bodies, as well as from mycorrhized and not-mycorrhized Q. pubescens plants. VOCs investigations have been followed by a micropropagation protocol, which allowed to obtain Q. pubescens cloned plants to be mycorrhized in vitro with arbuscular mycorrhizae (Glomus intraradices Schenck and Smith). The mycorrhizazion index calculated was around 20%. From the in vitro mycorrhized plants, the emitted VOCs have been extracted and chemically analized. The relationship between truffle and insects aimed to evaluate the biological activity of VOCs released by mycorrhized plants and truffle fruit bodies on the mycophagous beetle L. cinnamomea. Extracts from mycorrhized and not-mycorrhized Q. pubescens leaves, as well as from Tuber spp. body fruits, have been tested as stimuli in a behavioural two-choice pitfall bioassay. The behavioural responses of L. cinnamomea females were observed, when exposed to increasing doses of the extracts (from 0.01 µg/µl to 100 µg/µl + pure extract) compared to the solvent (hexane). Recorded results show how some fruit body extracts (T. mesentericum, T. borchii, T. melanosporum) were able to elicit a positive behavioural responses by females, which preferred the extracts as opposed to the solvent control. The same result has been observed in response to the mycorrhized Q. pubescens leaves extract, compared both with the control (hexane) and the not- mycorrhized Q. pubescens extract. Electroantennographic (EAG) responses of L. cinnamomea have also been recorded, stimulating the insects’ antennae with increasing doses (5 doses, from 0.01 µg/µl to 100 µg/µl) of 13 volatile compounds, previously identified in several Tuber species’ headspace. From the calculated dose-response EAG curves, we can observe that L. cinnamomea adults are able to perceive, with differential intensity, most of the tested compounds, showing a response amplitude directly depending on the supplied dose.
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Vandi, Luca. « Il modello di Kaluza : unificazione tra gravità ed elettromagnetismo ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7843/.

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Résumé :
Una teoria di unificazione ha il notevole compito di fornire un modello in grado di unificare le forze fondamentali della natura in una sola. Storicamente uno dei primi tentativi è rappresentato dal modello di Kaluza, che propone una formulazione unificata di gravità ed elettromagnetismo. In 4 dimensioni il campo gravitazionale e il campo elettromagnetico sono entità nettamente separate. Tale dualismo può essere superato estendendo la teoria della Relatività Generale ad uno spaziotempo a 5 dimensioni. Se alle consuete 4 si aggiunge una quinta dimensione spaziale, allora si dimostra che la gravità e l’elettromagnetismo possono essere visti come la manifestazione di un unico campo di forza, che è interpretabile in termini della geometria dello spaziotempo a 5 dimensioni. Nonostante i suoi intrinseci limiti, il modello di Kaluza rappresenta comunque un punto di partenza per molte altre teorie di campo unificato più moderne e a più di 5 dimensioni. L'obiettivo è di sviluppare le linee fondamentali del modello di Kaluza. Preliminarmente si riportano i risultati principali dell'elettromagnetismo e della Relatività Generale, dato che il modello si formula a partire da questi. Si stabilisce la condizione di cilindro, secondo cui le quantità fisiche non subiscono variazioni nella quinta dimensione. Si ipotizza un ansatz per il tensore metrico 5D e si scrivono le equazioni di campo unitario e della geodetica, come estensioni a 5 dimensioni di quelle in 4. Si dimostra che il campo unitario in 4 dimensioni si separa nel campo scalare costante, nel campo elettromagnetico e nel campo gravitazionale. Le componenti quadridimensionali della geodetica 5D riconducono a quella 4D e alle leggi del moto 4D in presenza dei campi gravitazionale ed elettromagnetico. Inoltre si interpreta la carica elettrica come la quinta componente della velocità covariante 5D.
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Mazzoni, Mattia. « Modellazione CAD e sviluppo di modello dinamico di velivolo dell'aviazione generale per la simulazione del volo ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Résumé :
Scopo di questa tesi sono lo sviluppo del modello dinamico per simulazione del volo di un velivolo dell’aviazione generale, il Procaer F15E Picchio, e la prova del modello su di un simulatore di volo in ambiente Simulink. La prima attività svolta è stata la modellazione al CAD del velivolo per meglio comprenderne la geometria: è stato quindi modellato in 3D il Picchio in ambiente SolidWorks. Completato il disegno dell’aereo e assunta come geometria di riferimento quella modellata al CAD, sono stati calcolati tutti i coefficienti aerodinamici, che sono parte dei parametri necessari all'implementazione del modello dinamico di un velivolo. In un secondo momento, le derivate aerodinamiche, i parametri inerziali e geometrici del velivolo e il gruppo motopropulsore sono stati utilizzati per realizzare il modello dinamico del Picchio, che è stato testato in un simulatore di volo, in modo da verificare la stabilità dell’aereo in volo livellato ed il comportamento dinamico in seguito a manovre impostate sul simulatore. In seguito alle prove svolte, il velivolo risulta essere stabile sia per quanto riguarda la dinamica longitudinale che quella latero-direzionale.
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SARGENTONI, GIADA. « Affido, accoglienza ed educazione in Associazione Cometa : origine e sviluppo di un modello ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2016. http://hdl.handle.net/10446/61924.

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Focarelli, M. L. « GENERAZIONE DI CELLULE STAMINALI PLURIPOTENTI INDOTTE E LORO CORREZIONE IN VITRO IN UN MODELLO MURINO DI OSTEOPETROSI ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2014. http://hdl.handle.net/2434/231159.

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Résumé :
ABSTRACT The induced pluripotent stem cells (iPSc) entrance in the stem cell landscape has given the scientific community a novel approach for studying human diseases and a new promising tool for regenerative medicine. iPSc generation from patients affected by genetic diseases could allow their site-specific genetic correction followed by differentiation and autologous transplantation for disease cure. Infantile malignant osteopetrosis is a life-threatening recessive bone disease caused by a mutation in the TCIRG1 gene, which severely affects osteoclasts resorbing activity. The resulting increased bone density causes severe growth retardation, thickened bones, and reduced medullary cavity, symptoms recapitulated by the oc/oc mouse. Hematopoietic stem cell (HSC) transplantation is the unique possible treatment, however the chance of cure is strongly limited by the need for a matched donor. Therefore, patients should benefit from the generation of corrected autologous HSCs for a novel approach to therapy. The aim of the present thesis was to generate iPSc from murine wt and affected fibroblasts, to correct the TCIRG1 genetic mutation, to differentiate iPSc into the hematopoietic lineage including HSCs, and to transplant them in vivo to revert the oc/oc phenotype. To generate iPSc lines, as delivery system for the reprogramming genes Oct4, Sox2 and Klf4 we employed a third generation polycistronic lentiviral vector, excisable from the host genome by the Cre recombinase. After reprogramming, iPS clones with low vector copy number and normal numerical distribution of chromosomes were chosen, treated with Cre recombinase and sub-cloned to select lines without integrated vectors. Pluripotency of the obtained iPSc was tested by teratoma formation assay, embryonic germ layers in vitro differentiation, and expression of pluripotency markers through immunocytochemistry and real time PCR. Karyotype analyses showed the presence of normal sets of chromosomes. Importantly, iPSc were successfully derived from oc/oc fibroblasts, and subsequently corrected through homologous recombination upon transfection with a BAC containing wt TCIRG1. In conclusion, with our studies we will provide a proof of principle for the future clinical use of a new tool to treat osteopetrosis and potentially other genetic blood disorders.
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Russo, Marianna. « La diagnosi di abuso sessuale sul minore : studio di un modello predittivo ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3423304.

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Résumé :
Con l'obiettivo di elaborare un modello diagnostico predittivo da adottare nei casi sospetto abuso sessuale sul minore sono state selezionate, mediante revisione critica della letteratura, le variabili ritenute maggiormente rilevanti nel processo diagnostico. Successivamente, è stato condotto uno studio osservazionale retrospettivo su un campione di 256 bambini infradiciottenni valutati per sospetto abuso sessuale nell'arco di 18 anni e suddivisi in tre classi in base alla diagnosi conclusiva di abuso sessuale sostanziato, indeterminato o escluso. L'analisi bivariata e multivariata ha consentito di stabilire quali variabili sono più fortemente associate alle conferme o alle esclusioni diagnostiche.
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Corazza, Pietro <1992&gt. « L'intelligenza collettiva al tempo delle piattaforme digitali. Il modello del formicaio : implicazioni pedagogiche e alternative possibili ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9724/1/Corazza_Pietro_tesi.pdf.

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Résumé :
Questa tesi propone una riflessione sulle implicazioni pedagogiche delle modalità attraverso cui le piattaforme digitali producono conoscenze. In particolare il discorso si concentra sul concetto di intelligenza collettiva e sui modi in cui esso viene reinterpretato nei contesti digitali. Attualmente la maggioranza delle piattaforme digitali tende a sviluppare un modello di intelligenza collettiva definibile come “formicaio”: al suo interno la priorità è data all'elaborazione centralizzata dei dati, alla quale le persone contribuiscono senza avere consapevolezza del funzionamento complessivo del sistema, come le formiche all'interno di un formicaio. Gli scopi dell'intelligenza collettiva così intesa non comprendono la crescita personale degli individui né il loro apprendimento: l'obiettivo è unicamente quello di perfezionare le conoscenze detenute da chi controlla la piattaforma. Il modello del formicaio presenta implicazioni pedagogiche altamente problematiche. In primo luogo, esso appare in contrasto con un'educazione volta a promuovere lo sviluppo del pensiero critico negli studenti, poiché quest’ultima si basa sul presupposto che le persone siano, almeno in parte, autonome e capaci di scegliere per sé stesse, mentre il formicaio si fonda su una concezione dell’essere umano di derivazione comportamentista, secondo cui le persone sono considerate primariamente come organismi manipolabili. In secondo luogo, il formicaio appare fortemente in tensione con i presupposti dell’educazione democratica, secondo cui è necessario fornire un’educazione di qualità all’intera cittadinanza: al contrario, per garantire il funzionamento del formicaio appare sufficiente investire sull’educazione riservata ad una élite di individui destinati alla gestione delle piattaforme digitali, trascurando o destinando solo scarse risorse al resto della popolazione. Ciò suscita un interrogativo fondamentale: è possibile realizzare forme di intelligenza collettiva “a misura di essere umano”, che abbiano come priorità la crescita e la valorizzazione degli individui e delle comunità, oppure i moderni processi di burocratizzazione e specializzazione del sapere conducono inevitabilmente ad una diffusione sempre maggiore del modello del formicaio?
The aim of this PhD thesis is to reflect on the pedagogical implications of the processes through which digital platforms generate knowledge. In particular, the analysis is focused on the concept of collective intelligence and the ways in which it is reinterpreted in digital contexts. Currently the majority of digital platforms shows the tendency to develop a model of collective intelligence definable as an “anthill”: the users that contribute at the development of collective intelligence are not conscious of the overall functioning of the system, like ants in an anthill. In this model the priority is the continuous improvement of the centralised processes of data collection and analysis, not the learning or the personal development of those who contribute to the collective intelligence. The anthill model involves two deeply problematic pedagogical implications. Firstly, it appears to be in contrast with the promotion of critical thinking, because it is based on the behaviourist assumption that people are to be considered primarily as manipulable organisms, not as autonomous beings capable of choosing for themselves. Secondly, the anthill model seems to diverge from the democratic objective of providing quality education to the whole citizenry, since to guarantee the functioning of the anthill it is sufficient to invest in the education of a narrow elite of individuals entrusted with the management of digital platforms. These issues raise a crucial question: is it possible to realise human-scaled forms of collective intelligence, that prioritise the growth and valorisation of individuals and communities, or the modern processes of bureaucratisation and specialisation of knowledge inevitably lead to an always increasing spreading of the anthill model?
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MAZZOLA, CHIARA. « La regolazione del metabolismo in un modello in vitro di astrocity corticali : un meccanismo Ca2+-dipendente o Ca2+-independente ? » Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2022. http://hdl.handle.net/11577/3454110.

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Résumé :
Gli astrociti, principali cellule gliali del sistema nervoso centrale, sono coinvolti in diverse funzioni cerebrali tra cui trasmissione sinaptica, sintesi e riciclo di neurotrasmettitori, controllo dell’assorbimento di nutrienti e sopravvivenza neuronale. L’omeostasi del calcio è essenziale per le funzioni degli astrociti e per una corretta comunicazione bidirezionale tra astrociti e neuroni. Le diverse funzioni degli astrociti sono confinate in determinati compartimenti a livello cellulare, in particolare le oscillazioni di calcio possono avvenire in specifici microdomini. Un cambiamento dei transienti di calcio nei microdomini influenza la regolazione del rilascio di gliotrasmettitori che è alla base della comunicazione tra astrociti e neuroni. In questo contesto, i mitocondri giocano un ruolo cruciale nella modulazione dei segnali calcio e nella regolazione del metabolismo. Tuttavia, non è stato ancora completamente chiarito il ruolo svolto dal calcio mitocondriale nella fisiologia gliale. L’obiettivo finale di questo progetto è stato quello di studiare una possibile relazione tra calcio mitocondriale e metabolismo. I nostri risultati mostrano che gli astrociti radiali rappresentano un buon modello in vitro per studiare il ruolo del calcio e i segnali metabolici. In questa condizione, gli astrociti sono metabolicamente flessibili, poiché sono in grado di ossidare carboidrati, acidi grassi e amminoacidi. Questo risultato supporta il ruolo centrale degli astrociti nel soddisfare le richieste energetiche neuronali. Infatti, dal punto di vista del segnale calcio, ATP e glutammato generano simili mobilizzazioni di calcio a livello citosolico, tuttavia solo l’ATP causa un percettibile incremento nelle concentrazioni di calcio a livello della matrice mitocondriale. Inoltre, questi stimoli sono codificati in maniera diversa a livello metabolico. Da una parte, la stimolazione cellulare indotta dall’ATP incrementa il metabolismo glicolitico a livello citosolico. D’altra parte, la stimolazione cellulare dovuta al glutammato sostiene la respirazione mitocondriale, anche in assenza di un accumulo di calcio mitocondriale. Per studiare i meccanismi che sono alla base di questo diverso accoppiamento metabolico, abbiamo valutato il contributo dei trasportatori del glutammato GLT-1 e GLAST. In particolare, abbiamo dimostrato che la loro inibizione farmacologica previene parzialmente l’incremento della respirazione mitocondriale, ma influenzando solo limitatamente le dinamiche del calcio. Per analizzare ulteriormente il contributo del calcio mitocondriale sul metabolismo, abbiamo utilizzato due diverse strategie: una basata sull’ inibizione farmacologica del complesso MCU (Uniporto Mitocondriale del Calcio), e l’altra sull’utilizzo di un modello animale caratterizzato della delezione mono-allelica di Mcu. Esperimenti eseguiti in astrociti corticali isolati da topi Mcu+/- hanno mostrato, come atteso, un decremento nell’accumulo di calcio mitocondriale, ma senza causare alterazioni significative nel metabolismo ossidativo, suggerendo che l’aumento di calcio nella matrice mitocondriale giochi un ruolo marginale in questo contesto. In conclusione, i nostri risultati indicano che gli astrociti sono cellule con un profilo metabolico complesso e flessibile. Tuttavia, le dinamiche di calcio citosolico e mitocondriale svolgono una funzione secondaria in questa regolazione, almeno nelle nostre condizioni sperimentali.
Astrocytes are glial cells located in the central nervous system. They play several important roles, including synaptic signalling, neurotransmitter synthesis and recycling, control of nutrient uptake and neuronal survival. Calcium homeostasis is essential for astrocytes functions and for the correct bidirectional communication between astrocytes and neurons. Astrocytes are functionally compartmentalized, and calcium oscillations can occur in specific local microdomains. A change in astrocytic calcium microdomain activity influences the regulation of gliotransmitter release, a first crucial step in neuron to astrocytes signalling. In this context, mitochondria could play a pivotal role in shaping calcium waves and regulating cellular metabolism, at least in principle. However, the genuine contribution of mitochondrial calcium to astrocytes physiology is poorly investigated. Here, we study a possible link between mitochondrial calcium and metabolism. Our results show that star-shaped astrocytes represent a reasonable in vitro model for studying Ca2+ signalling and metabolic pathways. In our culture condition, astrocytes are metabolically flexible, being able to oxidize carbohydrates, fatty acids and amino acids. Thus, this supports the central role played by astrocytes in satisfying the brain energy demands. Indeed, in terms of Ca2+ signalling, ATP and glutamate cause similar cytosolic Ca2+ mobilization, but only ATP stimulates a consintent rise in [Ca2+] in mitochondrial matrix. Moreover, these stimuli are decoded differently at metabolic level. On the one hand, cellular stimulation with ATP selectively increases cytosolic glycolytic metabolism. On the other hand, cellular stimulation with glutamate boosts mitochondrial respiration, even in the absence of substantial mitochondrial Ca2+ uptake. To investigate the mechanisms underlying this different metabolic coupling, we evaluated the contribution of the glutamate transporters GLT-1 and GLAST, and showed that their pharmacological inhibition partially prevents the increase in mitochondrial respiration, but with limited impact on calcium dynamics. To further dissect the contribution of mitochondrial Ca2+ uptake to astrocytic metabolism, we devised two different strategies, one based on the pharmacological inhibition of the MCU (Mitochondrial Calcium Uniporter) complex, and the other based on the use of a mouse model carrying the monoallelic deletion of Mcu gene. Experiments performed in cortical astrocytes from Mcu+/- mice showed, as expected, lower mitochondrial calcium transients, but without major alterations in oxidative metabolism, suggesting a marginal role for matrix calcium elevations in this context. Overall, our results suggest that the astrocytes are cells with a complex and flexible metabolic profile. However, cellular and mitochondrial calcium dynamics play a minor role in this regulation, at least in our experimental settings.
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Pievo, R. « Studi di reattività dell'enzima tirosinasi e dei suoi sistemi modello ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2007. http://hdl.handle.net/2434/67027.

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Cantu', A. P. « UN MODELLO DI RETE PER LA GESTIONE INTEGRATA DELLA PATOLOGIA DIABETICA ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2014. http://hdl.handle.net/2434/232589.

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Résumé :
A network care model for the management of diabetic patients A feasibility study (approved for funding by the Italian Ministry of Health) has been designed to evaluate an innovative care model for diabetes, based on the Outpatient Day Service (ODS), in term of quality of healthcare, compliance, social and health costs and patient's quality of life and satisfaction. We enrolled eight Diabetes Unit of major regional hospitals. ODS has been defined as an innovative health care modality, which is part of the specialist ambulatory service operating at the territorial level and is aimed at the management of clinical conditions. It requires numerous, multidisciplinary and often complex laboratory and instrumental procedures as defined by a specific diagnostic and therapeutic path centred on the clinical problem, rather than on the individual procedure. ODS includes a basic package and packages for micro and macro vascular chronic complications. It has been investigated the feasibility to insert a "Clinical Pathway" for diabetic patients into the Local Health Authority database SISS (Sistema Informativo Socio Sanitario, Health and Social Informative System), as an Electronic Health Record (EHR) service. The EHR is a virtual healthcare repository that gathers all the citizen's information and clinical documents produced by doctors and health professionals, making them available even when they are produced in different institutes. The Clinical Pathway has been organized as a "virtual folder". The term "folder" expresses the concept of a binder issued to the patient for the specific pathology (in this case diabetes), used to gather structured documents; the term "virtual" describes that the folder filling is shared amongst the different actors that collaborate on the pathway. The clinical pathway implementation is essentially made as a clinical documents collection that belongs to the same subject. Additionally aim of the study is to evaluate whether sharing of a minimum data set across the levels of care can improve the integration between primary and secondary care. Structure indicators, Process indicators, Outcomes, Therapy indicators, Costs, Quality of life and patient satisfaction have been created. A preliminary analysis of the database has been carried out for evaluate data quality and the effective possibility of obtain the indicators. Project help the systematic management of diabetic patients by General Practitioner (primary care) and hospital diabetes facilities and improve integration between first and second care levels.
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Tuci, Francesco. « Modello predittivo dell'insufficienza epatica irreversibile dopo resezione epatica per epatocarcinoma su cirrosi : il "resection score" ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424698.

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Background and aim Liver resection is the one of the curative therapeutic options for Hepatocellular Carcinoma (HCC) on hepatic cirrhosis, with radical intent, and the best results in terms of survival rate and HCC recurrence can be achieved compared to liver transplantation. The risk of postoperative irreversible liver failure, increased by underlying cirrhosis, is one of the principal limits of liver resection. The aim of this study is to obtain a predictive score of irreversible liver failure and early death post-hepatectomy, available for clinic practice in the assessment of HCC patients on cirrhosis that could potentially undergo liver resection. Materials and Methods The study cohort included 367 patients that underwent liver resection for HCC on cirrhosis in the Padua Hepato-biliary Surgery Center from Jan.01, 2000 till Dec. 31,2013. Using uni and multi-variate logistic regression predictive variables of post-hepatectomy irreversible liver failure – early death (within 6 months from resection) were identified in order to build a predictive score; the predictive power of mid- long term survival of the score was tested. We validated the score with another cohort of 343 patients that underwent liver resection for HCC on cirrhosis at the Mount Sinai Institute of New York. Results Early death rate on the study cohort was 10% and 12% in the validation cohort. 1, 3 and 5 years survival rate on study and validation cohort were 82% vs 85%, 57% vs 71%, 45% vs 63%, respectively. At multi-variate logistic regression early death correlate variables were age (p= 0.0021), positivity to hepatitis B (p= 0.0151), sodium level <139 (p= 0.0089), platelets <150000 (p= 0.0002), AFP (p= 0.0011), MELD>8 (p= 0.0026), excessing “up to seven” criteria (p= 0.0016) for neoplastic characteristics. In the study cohort patients that obtained a score >10 had a median survival of 32 months if BCLC A-0 and 42 months if BCLC B-C, versus a median survival of 69 and 42 months in patients with a score <10. In the validation cohort patients that obtained a score >10 had a median survival of 25 months if BCLC A-0 and 14 months if BCLC B-C, versus a median survival of 120 and 63 months in patients with a score <10. Conclusion The obtained score can predict irreversible liver failure and early death post-hepatectomy, with a mid-long term survival survey. External validation makes this score calculator a potentially available instrument for clinic practice in the evaluation of HCC candidates on cirrhosis for liver resection .
Introduzione La resezione epatica è una delle opzioni terapeutiche ad intento curativo per l'epatocarcinoma (HCC) su cirrosi epatica, ad intento radicale, con i migliori risultati in termini di sopravvivenza e recidiva di malattia, insieme al Trapianto di fegato. Il principale limite della resezione epatica è rappresentato dal rischio di insufficienza epatica postoperatoria, gravato dalla presenza della cirrosi. Il nostro intento è di realizzare uno score predittivo dell'insufficienza epatica irreversibile postoperatoria e quindi della morte precoce, che sia di aiuto nella pratica clinica per la valutazione dell'indicazione alla resezione. Materiali e Metodi Lo studio è stato condotto retrospettivamente su 367 pazienti, sottoposti a resezione epatica per epatocarcinoma su cirrosi dal 1/01/2000 al 31/12/2013 presso il Centro di Chirurgia Epatobiliare di Padova. Attraverso una regressione logistica uni e multivariata abbiamo identificato le variabili predittive di insufficienza epatica irreversibile - morte precoce dopo resezione; con tali variabili abbiamo formulato uno score predittivo di cui abbiamo valutato la potenza prognostica della sopravvivenza a lungo termine. Lo score è stato validato con una coorte di 343 pazienti, sottoposti a resezione epatica per epatocarcinoma su cirrosi presso il Mount Sinai Istitute di New York. Risultati L'incidenza di morte precoce è stata del 10% nella coorte di studio e del 12% nella coorte di validazione. La sopravvivenza della coorte di studio e di validazione rispettivamente a 1, 3 e 5 anni è stata rispettivamente del 82% vs 85%, 57% vs 71%, 45% vs 63%. Le variabili che all'analisi multivariata sono risultate significativamente correlate con la morte precoce sono l'età  (p= 0.0021), la positività  all'epatite B (p= 0.0151), la sodiemia< 139 (p= 0.0089), piastrinemia< 150000 (p= 0.0002), l'AFP (p= 0.0011), il MELD>8 (p= 0.0026), il superamento dei criteri "up to seven" (p= 0.0016) per le caratteristiche tumorali. Nella coorte di studio i pazienti con punteggio dello score ottenuto> 10 avevano una sopravvivenza mediana di 32 mesi se in stadio BCLC A-0 e di 21 mesi se in stadio BCLC B-C, rispetto ad una sopravvivenza di 69 e 42 mesi per uno score<10. Nella coorte di validazione un punteggio >10 implica una sopravvivenza mediana di 25 mesi e 14 mesi nei pazienti BCLC A-0 e BCLC B-C, rispetto ad una sopravvivenza di 120 e 63 mesi, per uno score <10. Conclusione Lo score ottenuto ha potere predittivo di insufficienza epatica irreversibile e morte precoce dopo resezione, stimando anche la sopravvivenza a medio e lungo termine. La validazione esterna rende il calcolatore uno strumento potenzialmente utilizzabile nella pratica clinica nella valutazione dei candidati a resezione epatica per HCC su cirrosi.
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CIAVARELLA, Domenico. « Immunoflogosi e declino cognitivo dell'anziano. Contributo delle infezioni batteriche croniche : il modello umano della parodontite ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/90785.

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Résumé :
La parodontite (PD) è un'infezione periferica polimicrobica ad elevata prevalenza, associata a batteri anaerobi gram-. Nella PD l'equilibrio tra batteri e risposta dell'ospite è alterato, risultando in un'infiammazione incontrollata caratterizzata da alti livelli di mediatori infiammatori (IL-1, IL-6, IL-17, TNF-a) e bassi livelli di molecole anti-infiammatorie (IL-10). Localmente, tali molecole interagiscono amplificando la flogosi ed attivando i meccanismi responsabili della distruzione tissutale. Inoltre, nei pazienti con PD, chemochine (IL-8, Monocyte chemotactic protein-1 (MCP-1) e citochine (IL-1ß, IL-6, IL-17, TNF- a) infiammatorie sono elevate anche nel plasma, contribuendo al carico infiammatorio sistemico ed a potenziali effetti sistemici. I dati circa l'associazione della PD con le patologie neurodegenerative sono scarsi, tuttavia essa sembra plausibile sia da un punto di vista epidemiologico che biologico considerato il contributo alla flogosi sistemica/encefalica, l'incremento di citochine nel cervello evocato dalla stimolazione delle fibre nervose trigeminali, i prodotti batterici e/o i batteri stessi, alcuni dei quali sono capaci di invadere il sistema nervoso centrale e sono stati riscontrati in misura maggiore nei campioni di M. di Alzheimer rispetto ai controlli. Lo scopo del presente lavoro è quello di cercare di chiarire il ruolo ed i meccanismi attraverso cui le infezioni croniche possono contribuire all'insorgenza e/o alla progressione di malattie croniche complesse che caratterizzano l'invecchiamento patologico, in particolare il declino cognitivo e le patologie neurodegenerative. A tale scopo, è stato utilizzato, come modello umano di infezione cronica, la parodontite: condizione clinica ad elevata prevalenza caratterizzata da processi distruttivi a carico dei tessuti parodontali, ad eziologia polimicrobica (gram negativi, anaerobi) e patogenesi infiammatoria. Nel setting clinico su tale obiettivo, sono stati reclutati pazienti affetti solo da parodontite i cui dati sono stati utilizzati come controllo nella comparazione con gli analoghi dati dei pazienti con diversi gradi di impairment cognitivo. In particolare è stato analizzato il profilo proteomico salivare dei pazienti con la tecnologia SELDI-TOF-MS (Surface-Enhanced Laser Desorption/Ionization Time-Of-Flight Mass Spectrometry) che permette di eseguire l’analisi proteomica di piccole quantità di campioni biologici mediante la misurazione del rapporto massa/carica (m/z) delle diverse molecole proteiche, al fine di chiarire i meccanismi di interferenza reciproca ditali condizioni e potenzialmente individuare dei biomarkers utili alla loro caratterizzazione clinico-prognostica. I parametri clinici rilevati hanno evidenziato un significativo aumento degli indici di placca e di sanguinamento al sondaggio nel gruppo di studio (p <0,05), il che potrebbe essere giustificato dalla minore abilità e frequenza nell’eseguire una normale igiene orale. A fronte di ciò, non si è accertata significatività statistica nelle differenze per gli altri parametri parodontali clinici; ciò lascia, verosimilmente, supporre che lo status parodontale non differisce in maniera sostanziale nei due gruppi. L’analisi proteomica ha mostrato 10 picchi espressi in maniera significativamente diversa nella saliva del gruppo di studio rispetto ai controlli. L’analisi CART non è, tuttavia, riuscita a costruire un albero classificativo valido (sensibilità 8%, specificità 12%).
Periodontitis is a chronic infectious disease involving gingival tissues, the periodontal ligament and the alveolar bone. It is accompanied by increased low grade inflammation and transient bacteremia. Periodontitis is caused by microorganisms that adhere to and grow on the tooth's surfaces, along with an overly aggressive immune response against these microorganisms. Its association with neurodegenerative disease is still unclear. A possible relationship seems to be related to an increase of cytokines production (IL-1, IL-6, IL-17, TNF-a) in periodontal ligament and the presence of oral microorganisms that may increase the encephalopathy. Current knowledge on the association between periodontitis and encephalopathy is mainly based on small comparative and treatment studies. The aim of the present paper was to investigate the role of periodontitis (a chronic human infection) in neurodegenerative disorders, e.g. Alzheimer. In particular, the presence of markers in saliva by the surface enhanced laser desorption/ionization time-of-flight mass spectrometry (SELDI-TOF-MS) technology was investigated. SELDI-TOF-MS allows the generation of an accurate protein profile from minimal amounts of biological samples and may produce proteomic profile of saliva, recording all saliva components modification in patients. Clinical parameters measured showed a significant increase in the indices of plaque and bleeding on probing in the study group (p <0.05), which could be justified by the lower frequency and ability to perform a normal oral hygiene. Against this background, it was not found statistically significant differences in other clinical periodontal parameters; thus it seems likely to assume that the periodontal status did not differ substantially between the two groups. Proteomic analysis showed 10 peaks expressed in a manner significantly different in the saliva of the study group compared to controls. However, the CART analysis was not able to build a valid classification tree (sensitivity 8%, specificity 12%).
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Cruciatti, Flavio. « Le cure palliative, un paradigma culturale per un nuovo modello di medicina : implicazioni per il medico di medicina generale ». Thesis, National Library of Canada = Bibliothèque nationale du Canada, 1999. http://www.collectionscanada.ca/obj/s4/f2/dsk2/ftp03/NQ48759.pdf.

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Guidi, Manuel. « Messa a punto di un modello analitico generale ed efficiente per la verifica strutturale dell'anello rotante di macchine cellofanatrici ». Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5904/.

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Partendo da un precedente studio, realizzato su di una macchina cellofanatrice ad asse verticale, si è arrivati ad ottenere un modello analitico per la verifica strutturale dell’anello rotante di tali macchine. Si è cercato cioè, di fornire un valido strumento per il dimensionamento di anelli rotanti nelle moderne macchine cellofanatrici, aventi geometria coerente con quella presentata nelle ipotesi iniziali. Per fare ciò, si sono determinate, ove possibile, equazioni normalizzate e adimensionalizzate, che godono quindi di una più ampia validità di impiego; a partire dalle equazioni del precedente studio, che erano appunto finalizzate alla risoluzione del caso specifico preso in considerazione. Vengono presentate in questo elaborato le equazioni che descrivono la struttura precedentemente studiata ed il procedimento che si è effettuato per rendere il nuovo lavoro indipendente dalle caratteristiche delle sollecitazioni esterne e della geometria dell’anello stesso. Sono mostrate le equazioni ottenute per le varie incognite iperstatiche, per i momenti flettenti e sforzo normale normalizzati e assoluti, ed i relativi grafici. Grazie appunto ad alcuni di questi, si ottengono rapidamente, tramite l’applicazione di semplici formule, informazioni sullo stato di sollecitazione dell’anello. Sono infine presentati alcuni esempi per sottolineare la validità dei risultati ottenuti e la semplicità di utilizzo dei grafici ricavati.
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Baldazzi, Michele. « Modello dinamico di un motore tubolare sincrono a magneti permanenti ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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L’attività di tesi ha riguardato la definizione di un modello dinamico per la rappresentazione del motore tubolare trifase sincrono a magneti permanenti che, in prima approssimazione, è solitamente considerato analogo a quello delle macchine rotanti. Il suo ottenimento è stato raggiunto partendo da un modello matematico per un motore tubolare trifase a magneti permanenti generico. Successivamente, mediante l’utilizzo di FEMM, è stato possibile, con opportune simulazioni, caratterizzare il comportamento elettromagnetico di una macchina tubolare specifica e realistica, realizzata con opportuni script Lua. Sono stati poi ricavati i dati e gli andamenti riguardanti i flussi concatenati e i coefficienti di auto e mutua induzione in funzione della posizione dello slider, che rappresentavano le nostre incognite all’interno del modello generale. Una volta elaborati i dati con file Excel e opportune funzioni in Matlab si è potuto semplificare il modello matematico riadattandolo successivamente anche per il caso del controllo con tecnica ad orientamento di campo. Inoltre è stata verificata la validità del modello anche per la macchina sincrona circolare trifase a magneti permanenti isotropa ed anisotropa. Con quest’ultime è stato poi possibile effettuare un confronto mettendo in luce le differenze nella rappresentazione della macchina tubolare trifase sincrona a magneti permanenti con il nuovo modello specifico rispetto a quello per le macchine rotanti, mostrando la presenza di termini incrociati di disturbo. In conclusione il modello ottenuto garantisce la possibilità di rappresentare in maniera precisa il nostro motore tubolare specifico garantendo notevoli vantaggi nel caso del controllo dell’azionamento dando la possibilità di compensare i termini di disturbo riscontrati rispetto all’utilizzo del modello per macchine rotanti.
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PINNA, SILVIA. « Analisi della struttura dei geni codificanti i recettori dell'ormone tiroideo in un modello di epatocancerogenesi sperimentale ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2010. http://hdl.handle.net/11584/265926.

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PUGLISI, ANDREA. « Modello ortotopico di neuroblastoma : un valido approccio sperimentale per valutare in vivo l'efficacia dell'inibizione di p38MAPK nel sensibilizzare il neuroblastoma umano al trattamento con etoposide ». Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2018. http://hdl.handle.net/11567/931569.

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Modello ortotopico di neuroblastoma: un valido approccio sperimentale per valutare in vivo l'efficacia dell'inibizione di p38MAPK nel sensibilizzare il neuroblastoma umano al trattamento con etoposide
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RONCHI, Maria Sandra. « A scuola e a bottega. Il paradigma dell'unità della cultura come modello per la ricomposizione dello studio e del lavoro ». Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2010. http://hdl.handle.net/10446/498.

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Artiglia, Luca. « Metal Nanoparticles on TiOx/Pt(111) Ultrathin Films with Different Structures and Stoichiometries : a Study of their Properties and Reactivity ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3427439.

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In this thesis a three years study about model catalysts is presented. The model catalysts have been obtained depositing metals (Au and Fe respectively) nanoparticles (NPs) on TiOx/Pt(111) ultrathin (UT) films. The role of the substrate morphology on the metal NPs nucleation and growth modes have been deeply analyzed through the common surface science techniques and supported by theoretical (DFT) calculations. Also the reactivity of the metal NPs has been considered, together with a study of the evolution of such systems in "high pressure" conditions.
In questa tesi viene presentato un lavoro durato tre anni e riguardante la tematica dei catalizzatori modello. Tali catalizzatori sono stati ottenuti depositando nanoparticelle (NPs) metalliche (di Au e Fe rispettivamente) su film ultrasottili di TiOx cresciuti su Pt(111). Il ruolo della struttura del substrato nella nucleazione e crescita delle NPs metalliche è stato ampiamente analizzato attraverso le tecniche della scienza dei materiali e col supporto di calcoli teorici DFT. Anche la reattività delle NPs metalliche è stata considerata, assieme allo studio dell'evoluzione dei sistemi in condizioni di "alta pressione".
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Cardinali, Cristiana <1968&gt. « Empatia e apprendimento in rete : applicazione di un modello di analisi del quoziente di relazionalità ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/1028.

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Résumé :
Questa tesi mira alla costruzione di un modello di analisi del processo empatico che consenta l’elaborazione di una scala di valutazione del quoziente di relazionalità all’interno delle comunità di apprendimento in rete. Nel Cap. 1 si riassumono i principali approcci allo studio dell’empatia nella formazione in rete con particolare attenzione all’analisi del fattore della presenza sociale. Nel Cap. 2 si analizza la teoria del simulazionismo che si è ritenuta quella più capace di fondare la possibilità di una interazione empatica nel contesto della rete in assenza del rapporto face to face. Il Cap. 3 passa in rassegna tutti gli elementi che compongono il contesto della ricerca mentre il Cap. 4 chiarisce l’impianto metodologico e descrive gli strumenti di indagine utilizzati. Gli elementi portanti dell’indagine sono approfonditi nel Cap. 5 dedicato alle dimensioni cognitive, relazionali e linguistiche dentro cui si sono selezionati gli indicatori utili alla misurazione del quoziente di relazionalità. Il Cap. 6 fornisce l’analisi dei dati e l’interpretazione dei risultati costituendo la parte più sperimentale del presente lavoro.
This thesis aims at the formulation of a model of analysis for the processes involved in empathy, that should enable the construction of an evaluation scale for the individual quotient of relationality within an online learning community. Chapter one gives a short survey of the main approaches to the study of empathy in online learning practices, with a focus on the social presence factor. Chapter Two offers an analysis of simulationism, the theory which is commonly believed to give the best possible foundations to empathetic interaction within a framework where a face-to-face relationship is missing. Chapter Three reviews all the elements that build up the research framework, whereas Chapter Four clarifies the methodological structure and the tools of which we avail ourselves. The main points of this inquiry are dealt with in depth in Chapter Five, which concentrates on the cognitive, relational and linguistic dimensions within which the quotient-of-relationality indicators are selected. Chapter Six gives an analysis of the data thus collected and an interpretation of the results, and therefore it represents the experimental section of the present work.
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Toninelli, Ruben. « Dal medico di medicina generale al sistema integrato delle cure primarie : analisi e progettazione dell'architettura organizzativa di un modello in evoluzione ». Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6723/.

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L'oggetto della tesi è la costruzione di un modello organizzativo e funzionale per le nuove strutture previste a livello nazionale per l'assistenza primaria e denominate Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP). Il modello è composto da un profilo organizzativo, un'architettura funzionale e un sistema di indicatori per il monitoraggio di un insieme di prestazioni rilevanti.
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PALOMBI, CECILIA. « Ruolo delle cellule T regolatorie in vitro e in vivo in un modello di colite autoimmune ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/876.

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Résumé :
Le cellule CD4(+)CD25(+) T regulatorie (Treg) sono una sottopopolazione delle cellule T CD4(+) coinvolte nel controllo della risposta immunitaria. In vitro, le cellule CD4(+)CD25(+) Treg inibiscono la proliferazione delle cellule CD4(+)CD25(-) Th indotta mediante lo stimolo policlonale anti-CD3 mAb in presenza di APC. L’aggiunta di IL-4 alla coltura cellulare inibisce la soppressione mediata dalle cellule CD4(+)CD25(+) Treg. Partendo dal presupposto che tutti i tipi cellulari usati nella cotura esprimono la catena alpha del recettore per IL-4, noi abbiamo usato diverse combinazioni di cellule CD4(+)CD25(-) Th , cellule CD4(+)CD25(+) Treg, e APC da topi wild-type IL-4Ralpha(+/+) o topi knockout IL-4Ralpha(-/-). I risultati mostrano che la presenza della catena IL-4Ralpha sulle celluleCD4(+)CD25(-) Th le rende resistenti alla soppressione. In più, l’aggiunta di IL-4 alla coltura promuove la proliferazione delle cellule IL-4Ralpha(+/+)CD4(+)CD25(+) Treg , che comunque mantengono a pieno la capacità di sopprimere. Questi dati indicano che IL-4 è fondamentale per l’attiazione delle cellule CD4(+)CD25(-) Th e indicano che che la proliferazione delle cellule CD4(+)CD25(+) Treg indotta da IL-4 è compatibile con la loro attività soppressoria. Il trasferimento di cellule CD4(+)CD45RB(high) T cells da milze di topi normali a topi SCID recipienti induce lo sviluppo di una forma di colite Th1-mediata. E’ dimostrato che le cellule CD4(+)CD45RB(low) Treg prevengono lo sviluppo della colite. Il trasferimento di cellule CD4(+)CD45RB(high) T da milze di topi IL-4Ralfa-/-inducono lo sviluppo della colite in modo meno drammatico rispetto a quella indotta da cellule CD4(+)CD45RB(high) T provenienti da topi IL-4Ralfa+/+.
CD4(+)CD25(+) T regulatory (Treg) cells are a CD4(+) T cell subset involved in the control of the immune response. In vitro, murine CD4(+)CD25(+) Treg cells inhibit CD4(+)CD25(-) Th cell proliferation induced by anti-CD3 mAb in the presence of APCs. The addition of IL-4 to cocultured cells inhibits CD4(+)CD25(+) Treg cell-mediated suppression. Since all cell types used in the coculture express the IL-4Ralpha chain, we used different combinations of CD4(+)CD25(-) Th cells, CD4(+)CD25(+) Treg cells, and APCs from wild-type IL-4Ralpha(+/+) or knockout IL-4Ralpha(-/-) mice. Results show that the engagement of the IL-4Ralpha chain on CD4(+)CD25(-) Th cells renders these cells resistant to suppression. Moreover, the addition of IL-4 promotes proliferation of IL-4Ralpha(+/+)CD4(+)CD25(+) Treg cells, which preserve full suppressive competence. These findings support an essential role of IL-4 signaling for CD4(+)CD25(-) Th cell activation and indicate that IL-4-induced proliferation of CD4(+)CD25(+) Treg cells is compatible with their suppressive activity. The transfert of CD4(+)CD45RB(high) T cells from the spleen of normal mice to SCID recipient leads to the development of Th1-mediated colitis. CD4(+)CD45RB(low) Treg cells show to prevent the development of colitis. The transfert of CD4(+)CD45RB(high) T cells from spleen of IL-4Ralpha-/-mice leads to the development colitis less seriously than CD4(+)CD45RB(high) T cells from spleen of IL-4Ralpha+/+ mice.
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Liguori, Arturo. « Rete delle malattie rare : simulazione della gestione della rete con modello parametrico ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3425837.

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Résumé :
Italian ministerial decree number 279 of May 18th, 2001, provides the establishment of a national network devoted to rare diseases, by means of which preventing action is to be developed, care is to be activated, interventions directed to diagnosis and therapy are to be improved, information and education are to be promoted. Rare Disease Network is made up by all structures and regional system services which contribute, in an integrated way and each one related to its specific competences and functions, to develop and implement all actions provided by the up decree. In detail, main nodes of Rare Diseases Network are accredited providers, preferably hospital ones, suitably identified by Regions among those which possess documented experience in diagnosis and cure of specific Rare Diseases or Rare Diseases groups, and are equipped with adapt support structures and complementary services. Network providers are connected, in a diversified way on the basis of different regional health organizations, to hospital and territorial services closer to sick people residence places. These connections, even if experimented as strategic for the effective charge of people with rare diseases, currently suffer from a fulfilment diversity and still result lacking in many territorial areas. The present paper has the objective of carrying out of a simulation model, made out by language Rockwell Arena, which permits to reproduce the Rare Diseases network actual system and to dynamically analyse its behaviour, to test management criteria, to evaluate critical situations in running queues and in efforts to which each node is called, to suggest and validate planning choices, to compare alternative solutions in short times and with very small expenses. Moreover, data processing supplies a by-product consisting in a database which records all paths covered by every patient among centres both from a medical and simply from a geographical point of view; such paths may be influenced both by external parameters (managed as system variables) like for instance the appeal of a professional operating in a centre, or by inner parameters like the specific planning which assigns a larger or a smaller basin to a node. Such a way we can not only observe how patients’ population is distributed on the basis of statistical laws, but also how patients’ population behaves on the basis of strategic decisions. In the model, every newborn is inserted into the system according to a statistic which arrives at different distributions for every week of the year, with characteristics like for instance the birth zone. If the newborn is sick, then all necessary treatments are listed with necessary resources, duration, beginning, etc. All treatments remain in a queue until they are effected: queues (time and lengths) are revealed related to every centre resources and to centre choice policy. All of the parameters regarding each treatment is stored in a database and can be handled without accessing Arena Simulation giving to the model a great flexibility in representing actual situation and the issues concerning the Rare Diseases Network.
Il decreto Ministeriale numero 279 del 19 maggio 2001, ha disposto la realizzazione di una Rete Nazionale per la gestione delle Malattie Rare, con lo scopo di promuovere la prevenzione, attivare i percorsi terapeutici, migliorare gli standard degli interventi rivolti alla diagnosi e terapia, promuovere l'informazione e l'educazione in merito a queste patologie. La Rete delle Malattie Rare è stata costruita in Veneto utilizzando strutture mediche e servizi già esistenti in Regione integrandoli e collegandoli in un network in cui a ciascuno sono assegnate specifiche funzioni e competenze per realizzare quanto previsto dal decreto Ministeriale. Nel dettaglio, i principali nodi delle malattie rare di rete sono Centri accreditati, normalmente assimilabili a quelli ospedalieri, opportunamente individuati dalle Regioni tra le strutture che sono in possesso di documentata esperienza nella diagnosi e cura delle malattie rare o gruppi malattie rare, e sono dotate di adattare le strutture di supporto e servizi complementari. I Centri sono connessi, in modo diversificato in base alle diverse organizzazioni sanitarie regionali, a servizi ospedalieri territoriali il più vicino possibile al malato in modo da ridurne lo stress in termini di spostamento. Queste connessioni, anche se si sono rivelate assolutamente strategiche per la presa in carico della gestione di persone affette da malattie rare, soffrono ancora di una distribuzione di efficacia a “macchia di leopardo” e ancora risultato carente in molte aree territoriali. Scopo della presente ricerca è la progettazione e realizzazione di un modello di simulazione implementato nel software Arena Simulation della Rockwell, con lo scopo di riprodurre il sistema di gestione della Rete delle Malattie rare e di analizzarne dinamicamente il comportamento, testarne i criteri di gestione, valutarne le situazioni critiche nella gestione di code ed impegni (in termini di tempo e risorse) dei nodi della rete, suggerire e validare scelte progettuali, confrontare soluzioni alternative in tempi brevi e con spese contenute. Inoltre l'elaborazione dei dati nel modello di simulazione fornirà un sottoprodotto costituito in un database in grado di registrare tutti i percorsi coperti da ogni paziente che si muove tra Centri per avere accesso alle cure specifiche, sia da un punto di vista medico che semplicemente da un punto di vista geografico; tali percorsi possono essere influenzati sia da parametri esterni (gestiti come variabili di sistema) come ad esempio l’appeal di un particolare Centro per ragioni di professionalità o immagine, o da parametri interni come la pianificazione specifica che potrà assegnare un bacino di utenza più grande o più piccolo ad un singolo nodo. In questo modo il modello consentirà l’osservazione non solo di come la popolaizone dei pazienti affetti da malattie Rare si andranno a distribuire sul territorio sulla base di regole statistiche, ma anche come attraverso decisioni strategiche sarà possibile governare distribuzioni e flussi. Ogni nuovo nato viene introdotto come entità nel modello sulla base di una distribuzione statistica che definisce diversi tassi di natalità nell’anno con dettaglio a livello di settimana, e a ciascuno di questi viene assegnato un set di informazioni che lo personalizzano quali ad esempio la zona di nascita in relazione al Nodo di competenza che ne gestirà il decorso se necessario. Se il Nato verrà dichiarato malato nel modello, allora adesso verranno associate tutti i trattamenti necessari alla cura della patologia corredati delle informazioni necessarie alla gestione quali: risorse necessarie, durata, tempo di prima insorgenza… Tutti i trattamenti rimangono nel modello e vengono gestiti fino al compimento del ciclo di vita rimanendo in sospeso fino al momento in cui dovranno effettivamente essere applicati: per ciascuno dei Centri di cui è composta la Rete vengono registrate le caratteristiche dell’esecuzione della prestazione in particolare inerenti il tempo di attesa e il tempo di somministrazione. Tutti i parametri riguardanti i Trattamenti sono archiviati in una base dati e possono essere gestiti senza accedere ad Arena Simulation. Ne risulta un modello estremamente flessibile e capace di rappresentare la problematica della gestione della Rete delle malattie rare.
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Montagner, Diego. « Ruolo dei leganti ancillari nella coordinazione delle nucleobasi modello del DNA a complessi fosfinici di Platino(II) ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425167.

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Résumé :
Cisplatin, cis-diamminedichloroplatinum(II), plays an important role as a drug against different tumours (testicle, ovary, bladder and neck). The biological properties of this drug, casually discovered by Rosemberg in 1965, have incited studies on the interactions between Platinum (and other metals) complexes and DNA components (nucleobases, nucleotides and nucleosides). In this thesis is reported a deep study of the coordination of the model nucleobases with Platinum(II) complexes, stabilized by phosphine ligands, analogues to cisplatin. The use of phosphine ligands (L) PMe3, PMe2Ph, PMePh2 and PPh3, characterized by a progressive basicity reduction and steric hindrance increase, led to peculiar and original aspects of the coordination chemistry of the nucleobases concerning the metallation sites and the nuclearity of the isolated compounds. The study is based on the reactivity of neutral complexes cis-L2Pt(ONO2)2 and cationic ones cis-[L2Pt(m-OH)]22+ versus 1-MeCy, 1-MeTy, 9-MeAd and 9-MeGu. Hydroxo complexes cis-[L2Pt(m-OH)]22+ can depronate the NH2 exocyclic group of the 1-MeCy and 9-MeAd to form polynuclear adducts such as cis-[L2Pt{Nucleobase(-H)}]nn+, whose nuclearity depends on the nature of L. Low steric hindrance phosphines form very stable trinuclear species (with dinuclear intermediates species with L = PMe3). In these compounds, the 1-MeCy nucleobase is coordinated through the exocyclic deprotonated nitrogen N4 and the endocyclic nitrogen N3, forming species such as cis-[L2Pt{1-MeCy(-H),N3N4}]nn+ (n = 2, 3). With the PMe2Ph ligand we have been able to characterize a trinuclear asymmetric intermediate, a coordination isomer of the analogue trinuclear symmetric one more termodinamically stable. With PPh3, characterized by a high steric hindrance, a mononuclear species, cis-[L2Pt{1-MeCy(-H)}(1-MeCy)]+ has been obtained where the two nucleobases are coordinated to the same metallic centre with different sites, N3 the neutral cytosine and N4 the deprotonated one. With the 9-MeAd, the phosphine complexes showed a similar reactivity. PMe3 stabilizes a dinuclear specie cis-[L2Pt{9-MeAd(-H),N1N6}]22+ with the nucleobase, bridging two metal centres through the deprotonated exocyclic nitrogen N6 and the exocyclic nitrogen N1. PMe2Ph and PMePh2 stabilize the analogues trinuclear species, where the nucleobases maintain the same coordination mode. PPh3 leads to a change in the coordination mode of the nucleobase and forms a mononuclear specie, where 9-MeAd chelates a Platinum(II) centre through N6 and N7. In the condensation reactions conducted in acetonitrile, less basic phosphines with a high steric hindrance stabilize a new class of acetamidine compounds, where a solvent molecule of CH3CN is inserted into a Pt-Nucleobase bond. The neutral specie cis-L2Pt{1-MeTy(-H)}(ONO2) (L = PPh3) with the deprotonated nucleobase 1-MeTy allows to characterize the mixed complex cis-[L2Pt{1-MeTy(-H)}(1-MeCy,N4)]+ , where the neutral nucleobase 1-MeCy is coordinated through the exocyclic nitrogen N4 with a shift of a proton from N4 to N3. This complex stabilizes the rare imino-oxo tautomer of the 1-MeCy. Complexes cis-L2Pt(ONO2)2 react with the nucleobases 1-MeCty and 9-MeGu in their neutral form, leading to the isolation of mono and bis-adducts X-Ray structurally characterized. Also in this case, the biggest PPh3 phosphine plays an important role in the stabilization of monoadducts. In fact, the X-Ray analysis of these complexes shows a strong p-p interaction between the phenyl rings of the PPh3 and the aromatic rings of the two nucleobases. The substitution of both the nitrato groups leads to the bisadducts analogues cis-[L2Pt(Nucleobase)2]2+, where the nucleobases are coordinated in a head-to-tail fashion. The study of biological activity of the complexes has been focused on four cell lines. So far, only the precursors have been investigated and the results are quite modest in comparison to cisplatin.
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BELOTTI, CHIARA. « Buone Pratiche con le ICT in aula : individuazione di un modello tecnologico per la didattica ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1379.

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Résumé :
La ricerca muove dalla scarsità di definizioni scientifica riguardanti un concetto, come quello delle “buone pratiche”, che fa parte del vocabolario quotidiano. La letteratura non si è ancora resa sistematica rispetto all’individuazione di criteri e di indicatori che valutino le prassi, soprattutto in un ambito come quello dell’educazione. L’obiettivo è quello di ipotizzare criteri e caratteristiche che rendano definibili in maniera obiettiva le buone pratiche educative affinché queste possano essere ripetibili e ricontestualizzabili. Una particolare attenzione è volta ai possibili criteri di validazione deducibili dal modello tecnologico che perviene dall’introduzione in ottica di senso delle ICT in ambiente educativo.
The research source from the scarcity of scientific definitions about a concept, such as "best practices", which is part of the daily vocabulary. Literature does not have yet a systematic method to locate criteria and indicators that evaluate the procedures, especially in the education field. Our objective is to hypothesize criteria and characteristics that will define objectively the educational best practices so that they can be repeated and re-contextualized. Special attention is given to the possible evaluation criteria that come from the technological model that belongs from the introduction in the schools of the ICT in a key of sense.
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BELOTTI, CHIARA. « Buone Pratiche con le ICT in aula : individuazione di un modello tecnologico per la didattica ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1379.

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Résumé :
La ricerca muove dalla scarsità di definizioni scientifica riguardanti un concetto, come quello delle “buone pratiche”, che fa parte del vocabolario quotidiano. La letteratura non si è ancora resa sistematica rispetto all’individuazione di criteri e di indicatori che valutino le prassi, soprattutto in un ambito come quello dell’educazione. L’obiettivo è quello di ipotizzare criteri e caratteristiche che rendano definibili in maniera obiettiva le buone pratiche educative affinché queste possano essere ripetibili e ricontestualizzabili. Una particolare attenzione è volta ai possibili criteri di validazione deducibili dal modello tecnologico che perviene dall’introduzione in ottica di senso delle ICT in ambiente educativo.
The research source from the scarcity of scientific definitions about a concept, such as "best practices", which is part of the daily vocabulary. Literature does not have yet a systematic method to locate criteria and indicators that evaluate the procedures, especially in the education field. Our objective is to hypothesize criteria and characteristics that will define objectively the educational best practices so that they can be repeated and re-contextualized. Special attention is given to the possible evaluation criteria that come from the technological model that belongs from the introduction in the schools of the ICT in a key of sense.
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Conti, Luisa. « Interazione dialogica interculturale on-line. Sviluppo di un modello riflessivo. Webbasierte interkutlurelle dialogische Interaktion. Entwicklung eines reflexiv-orientierten Modells ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3421726.

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Résumé :
Goal of this dissertation is to discuss the possibility of using the web for projects of intercultural dialogue. But what is intercultural dialogue? This work tries to give a scientifical definition of it, through an intensive, multi- and interdisciplinary theoretical discussion which focus on following complex concepts: communication, dialogue, culture and intercultural dialogue as well as identity. Of particular interest is this work for scientists but also for practicioners, which deal with the conceptualization or facilitation of dialogical projects.
Questo lavoro nasce nell'ambito della comunicazione interculturale e assume nel suo percorso prospettive proprie della pedagogia interculturale, nutrendosi inoltre di ricerche originate in ulteriori settori disciplinari (in particolare: psicologia, sociologia, linguistica). La multidisciplinarità che caratterizza questa tesi e che in alcuni passaggi si trasforma in una vera e propria interdisciplinarità, permette un'analisi sfaccettata e il più possibile completa del suo oggetto. Al centro della ricerca si trova l'interazione dialogica, l'interazione cioè che ruota intorno allo sviluppo del sé tramite l'esperienza dell'altro. Di particolare interesse è per questo studio l'aspetto interculturale che può venire a caretterizzare tale interazione, aumentando la sua complessità a vari livelli. Imprescindibile si delinea dunque l'approfondimento degli ambiti teorici legati al concetto di comunicazione e a quello di cultura. Alla complessità del processo comunicativo viene dedicata la prima parte della tesi, il cui obiettivo è quello di discernere le diverse variabili che lo influenzano per poterle così analizzare. Il significato di cultura e interculturalità vengono invece discussi nella seconda parte del lavoro, permettendo così di specificare e delineare il significato di interazione dialogica interculturale. L'esplorazione di questo concetto svela la sua fragilità processuale, rendendo così evidente la necessità di creare un ambiente adatto al suo svolgimento, trasformando l'interazione dialogica, in maniera più o meno esplicita, in un percorso di apprendimento riflessivo. L'ideazione e lo svolgimento di progetti didattici orientati alla realizzazione di tali interazioni diventano dunque focus del lavoro di ricerca, il cui campo viene precisato ulteriormente scegliendo il web come campo d'azione. Nella terza e ultima parte della tesi vengono così discusse le variabili che lo rendono uno spazio potenzialmente adatto ad ospitare tali esperienze. Le peculiarità del gruppo di riferimento e i suoi possibili obiettivi dialogici specifici, la figura plurifunzionale del moderatore, la creazione di un'atmosfera di fiducia e l'offerta tecnologica attuale sono tra le dimensioni elaborate che si vengono a incrociare nelle diverse fasi del processo, dalla sua ideazione fino alla valutazione.
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LOFARO, FRANCESCO DEMETRIO. « Il ruolo del microambiente nei meccanismi patologici delle calcificazioni ectopiche : approfondimenti genetici e cellulari dal modello Pseudoxanthoma elastiscum ». Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2022. http://hdl.handle.net/11380/1278837.

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Résumé :
La calcificazione ectopica (CE) è una deposizione patologica di sali di calcio-fosfato che coinvolge attivamente le cellule e la matrice extracellulare. La CE si verifica in diverse condizioni acquisite e genetiche portando ad una grave compromissione delle proprietà meccaniche dei tessuti connettivi lassi (TCL). Nonostante i numerosi studi effettuati finora, alcuni quesiti rimangono ancora irrisolti: 1) la complessità genetica e l'eterogeneità della CE; 2) il ruolo delle cellule mesenchimali e/o dell'ambiente extracellulare nel modulare la deposizione di minerali; 3) l'identificazione delle vie molecolari coinvolte nel processo patogenetico; 4) i meccanismi che controllano le CE in aree specifiche di un determinato tessuto. Lo Pseudoxantoma elasticum (PXE) è una malattia genetica, caratterizzata da una progressiva mineralizzazione delle fibre elastiche dei TCL, frequentemente utilizzata come modello per comprendere la complessità delle CE. Varianti patogenetiche rare nel gene ABCC6 sono responsabili dell'insorgenza di PXE. Un'ampia coorte di pazienti italiani PXE è stata studiata retrospettivamente per valutare l'insorgenza di manifestazioni cliniche (dalle più frequenti a carico di cute, occhi e sistema cardiovascolare, a quelle meno frequenti come ictus, emorragie gastrointestinali e nefrolitiasi) a seconda dell'età, del genere e del tipo di mutazioni. Inoltre, per migliorare la consulenza dei pazienti PXE, lo score clinico (Phenodex), è stato implementato con manifestazioni oftalmologiche, che permettono di caratterizzare i disturbi molto precoci o tardivi. Poiché l'eterogeneità del fenotipo PXE può essere correlata a geni modificatori, sono stati condotti studi di sequenziamento dell’esoma completo i cui risultati evidenziano: i) la presenza di un'ereditarietà digenica di ABCC6 e GGCX o di ABCC6 e ENPP1; ii) la presenza di varianti genetiche rare in geni coinvolti in patologie retiniche ereditarie (es. ABCC4, IMPG1), ampliando così lo spettro dei geni potenzialmente coinvolti nella progressione della malattia; iii) il coinvolgimento di geni che contribuiscono all'assemblaggio, mantenimento e stabilità delle fibre elastiche creando un ambiente locale pro-calcificante iv) la partecipazione di geni che codificano per proteine mitocondriali. Quest’ultimo dato è stato approfondito con un approccio multidisciplinare su fibroblasti PXE i cui mitocondri risultavano morfologicamente modificati e caratterizzati da un proteoma alterato influenzando l'equilibrio redox, la fosforilazione ossidativa e l'omeostasi del calcio. Inoltre, è noto che lo stress ossidativo può portare all'attivazione delle vie di segnale SMAD che promuovono l'espressione di geni pro-calcificanti. Tale via è stata studiata confrontando la cute di controllo con la cute clinicamente affetta (CAS) e non affetta (CUS) dello stesso paziente PXE. Rispetto al controllo, la via delle SMAD risulta attivata nel PXE indipendentemente dall'area cutanea (CUS o CAS). Tuttavia, l’attivazione delle SMAD non è sufficiente per indurre la calcificazione delle fibre elastiche, in quanto quest’ultime nel CUS appaiono degradate ma non calcificate, suggerendo che ulteriori fattori locali possono contribuire all'ambiente pro-osteogenico. È stato quindi sviluppato un modello in vitro per studiare la mineralizzazione delle strutture fibrillari dell’elastina idrolizzate ed incubate in mezzi a diversa composizione ionica. I risultati dimostrano che la deposizione di minerali sull'elastina insolubile dipende dal tipo di idrolisi, dalla presenza di specie ioniche specifiche e dalla loro concentrazione, spiegando il motivo per cui le fibre elastiche non calcificate e calcificate in vivo possono coesistere all'interno dello stesso tessuto.
Ectopic calcification (EC) is a progressive deposition of calcium-phosphate salts actively involving cells and the extracellular matrix. Aberrant mineralization is responsible for the severe impairment of the mechanical properties of soft connective tissues and takes place in several acquired and genetic conditions. Despite the number of studies performed so far, the following issues are still unresolved: 1) the genetic complexity and heterogeneity of EC; 2) the role of mesenchymal cells and/or of the extracellular environment in modulating mineral deposition; 3) the identification of molecular pathogenetic pathways; 4) the mechanisms controlling the localization of mineral deposits in specific areas within a tissue. Pseudoxanthoma elasticum (PXE) is a genetic disorder characterized by a progressive mineralization of elastic fibers within soft connective tissues, being considered a paradigm of EC diseases, is frequently used as a model to understand the complexity of EC. Rare pathogenic sequence variants in the ABCC6 gene are mostly responsible for the onset of PXE. A large cohort of Italian PXE patients was retrospectively investigated to better evaluate the occurrence of clinical manifestations (from the most frequent affecting skin, eyes, and the cardiovascular system, to the less frequent as stroke, gastrointestinal hemorrhages, and nephrolithiasis) depending also on age, gender, and type of mutations. Moreover, to improve PXE patients’ counselling, the clinical score system (i.e., Phenodex index), was updated by adding ophthalmological findings, which characterize either very early or late manifestations. Since, it has been proposed that the heterogeneity of the PXE phenotype can be related to modifiers genes, whole exome sequencing analysis were performed on several PXE patients. Data highlighted the: i) occurrence of a digenic inheritance of ABCC6 and GGCX or of ABCC6 and ENPP1; ii) presence of pathogenic variants in inherited retinal diseases genes (i.e., ABCC4, IMPG1), thus widening the spectrum of genes potentially involved in the disease progression; iii) involvement of genes contributing to the assembly, maintenance and stability of elastic fibers which create a more favorable local environment to mineral deposition and iv) participation of genes encoding mitochondrial proteins. Consistently, by a multidisciplinary approach, it was demonstrated that PXE mitochondria were morphologically modified and characterized by an altered proteome affecting redox balance, oxidative phosphorylation, and calcium homeostasis. Moreover, the mitochondrial-dependent oxidative stress can lead to the activation of SMAD signaling pathways as inducer of the expression of calcifying genes. This pathway was also investigated in control skin and in both clinically affected (CAS) and unaffected (CUS) PXE skin biopsies from the same patient. Compared to control skin, SMAD signaling was activated in PXE regardless of the skin area (i.e., CUS or CAS). However, the activated SMAD signaling is not sufficient to induce the calcification of elastic fiber, because CUS elastic fibers appear degraded, but not calcified, suggesting that additional local factors can contribute to the pro-osteogenic environment. An in vitro model system was therefore fine-tuned to investigate the mineralization of elastin fibrillar structures hydrolyzed and incubated in cell-free environmental milieu of different ionic composition. Results demonstrated that mineral deposition on insoluble elastin depends on type of hydrolysis, on the presence of specific ionic species and on their concentration, thus explaining why, in vivo, non-calcified and calcified elastic fibers can coexist within the same tissue.
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LICARI, Leo. « IMPIEGO DI SCAFFOLD SINTETICO PER IL TRATTAMENTO E LA PREVENZIONE DEL LAPAROCELE – MODELLO SPERIMENTALE NELLA CHIRURGIA RIGENERATIVA ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2022. https://hdl.handle.net/10447/575051.

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MANCA, CLAUDIA. « Analisi integrata dell'espressione di geni/microrna in un modello di epatocancerogenesi sperimentale ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2013. http://hdl.handle.net/11584/266231.

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Résumé :
Hepatocellular carcinoma (HCC) is the fifth most common cancer in the world, accounting for an estimated half million deaths annually, and represents one of the major health problems. Although much is known about the cellular changes that lead to HCC, the molecular pathogenesis of HCC is not yet well understood. Gene expression studies conducted with microarray techniques and real-time PCR, suggest that tumors are characterized by an aberrant activation of signal transduction pathways involved in proliferation, survival, cell differentiation and angiogenesis. However, for HCC, these studies don’t allow the identification of a "signature" or a single specific pathway that is predominantly involved in the development and prognosis of the malignancy. Recently it has become clear that the classification and stratification of cancer can be performed not only through the analysis of gene expression, but also by analyzing the expression of microRNAs, small non-coding RNA molecules that negatively control gene expression and protein synthesis. In the present study we performed an integrated analysis of genome-wide mRNA and microRNA (miR) expression profiles to characterize the molecular events involved in the step-by-step progression (preneoplastic nodules-adenoma-early HCC-advanced HCC) of hepatocellular carcinoma (HCC) in the rat Resistant-Hepatocyte (R-H) model. Interestingly, while analysis of the transcriptome clustered together preneoplastic lesions and advanced HCC, suggesting that the majority of the genes dysregulated in HCC are already aberrantly expressed in early lesions, miRNome analysis did not co-cluster the two populations but, very interestingly, stratified the lesions according to their stage of progression to HCC. The results also unveiled specific genes/miRs, altered in the very early steps of the carcinogenic process, in the transition from adenoma to early HCC or in the progression to advanced HCC. By assessing the correlation between the expression of each miRNA and its targets, we determined that distinct pathways are aberrantly activated in different stages of the carcinogenic process. This integrated approach was also able to identify molecular events discriminating the preneoplastic lesions that will progress to HCC from those that spontaneously regress. Finally, 110 orthologous genes were almost super imposable between rat and human HCC signatures, supporting the value of the R-H model in recapitulating human liver cancer. Conclusions: This systematic analysis deciphered the molecular phenotypes of the several steps involved in the onset and progression of HCC and investigated their variations at mRNA and miR levels. In view of the striking similarity between mRNA and miRs commonly dysregulated in rat and human HCC, our results provide a valuable source for future studies and highlight promising genes, miRNAs, pathways and processes which may be useful for diagnostic or therapeutic applications.
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MALAGONI, Anna Maria. « Da un protocollo sperimentale a un modello assistenziale per l’arteriopatia periferica : compliance, outcome riabilitativo e costo-efficacia di un programma originale di sport-terapia ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2010. http://hdl.handle.net/11392/2389307.

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Résumé :
Background Exercise training is an effective, low-cost yet underutilized therapy to improve the functional ability of patients with intermittent claudication. Its diffusion could be favoured by models of intervention that would help ensure functional and cardiovascular improvements, patient compliance and lower costs for the healthcare system. Recently an original model of sport therapy for peripheral arterial disease (PAD) prescribed at hospital and performed at home (Test in-Train out, Ti-To) showed to be more effective than a traditional home based training. Aim of the study The study aims to evaluate compliance, effect on rehabilitative outcomes and cost-effectiveness of the Ti-To model in its application as a health care model during a two- years period. Subjects and Methods 250 (age 70.5±9.2, M=191) out of 289 patients included in the Rehabilitation Program were recruited into the study . Compliance was evaluated by means of a score ranging from 0 to 4 (higher score indicates higher compliance). Rehabilitative outcomes, evaluated upon entry and at discharge, were: Ankle Brachial Index (ABI), Pain Threshold Speed (PTS) and Maximal Speed (Smax) measured by means of an incremental treadmill test, Initial Claudication Distance (ICD) and Absolute Claudication Distance (ACD) measured by means of a constant load treadmill test. Quality of life (QoL) was also evaluated in a sample composed of 90 patients by means of SF 36 questionnaire. Besides a cost effectiveness analysis was performed in order to determine the cost to walk an additional meter for ICD and ACD, the cost to gain 10% of ICD and ACD and to increase of 1 m/min the parameter PTS. The intervention was based on two 10 min-sessions/day of intermittent walking performed at home at an intensity 20%-30% lower than PTS and on serial check-ups at hospital to update the exercise program. The rehabilitative team included one doctor, a nurse and one expert of sport sciences. Results Average compliance score was 3.1±0.9. Functional parameters significantly improved (ABI: 0.60±0.16 a 0.64±0.18, p<0.0001; PTS (Km/h): 2.9±1.2 a 4.0±1.2 p<0.0001; Vmax (Km/h) 3.6±1.2 a 4.3±1.1; ICD (m) 79.2±47.8 a 115.8±53.4, p<0.0001; ACD (m): 125.3±69.6 a 179.9±71.9, p<0.0001). Baseline characteristics of patients who underwent QoL evaluation were not different from the whole population under study. All SF 36 subscales significantly improved (p<0.0001). Most of parameters showed a moderate to large Cohen’s d Effect Size. 1839 visits were performed (7.4±2.0/patient). The average cost of a visit and of a therapy cycle were € 68.93 and €507.20 respectively, with an average cost of €8,14 E to walk one additional meter before stopping and a cost to gain 10% of ICD and ACD and 1m/min of PTS respectively of 65.8 e € 72,2 e €23.56. Conclusion An original rehabilitative model for PAD based on exercise prescribed at hospital and performed at home showed a high compliance, effectiveness on improving functional capacity and QoL and a lower cost-effectiveness ratio compared to the available models of intervention in AOP.
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Andrian, Nicola. « INTEREURISLAND. Da una ricerca sul campo ad un possibile modello per l'internazionalizzazione di esperienze di responsabilità sociale dell'Università ». Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3424686.

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Résumé :
An economic, political, social, cultural and technological 'globalized' contemporary society, more and more interdependent, articulated and, at the same time, complex, characterized by significant migratory flows further accentuating ethnic, language, class and gender differences already  present in the urban centers of contemporary societies, pose new and urgent challenges to  educational agencies, of every order and degree,. Intersectorality, internationalization and interculturalism, as well as being important goals of the European Union Horizon 2020 Program (and its implementation by the Italian Ministry of Education, University and Research, MIUR), are three of these new challenges to face in ever more contexts characterized by multiculturalism, social crushing and strong competitiveness, and on the other hand, increasingly open to the need for encounter, dialogue and collaboration. From this borders perspective, starting from the study of 'multi-year' experience, 'on-the-field', of university internship abroad and intercultural exchanges between the University of Padua and the context of the city of Petrolina, State of Pernambuco, Brazil, the research INTEREURISLAND aims to analyse and develop a model of internationalization of University social responsibility experiences through international mobility of undergraduate students, characterized by a combination of study and internship training. A model that is intended to create and develop an international network of partnerships that is intended as a preferred line of exchanges, mobility, intercultural and intersectoral dialogue, specific training, internships and research. Through the metaphor of the journey, a 'Compass' is introduced  as the main theoretical framework, and some landing, which represent the conceptual framework of the research. The central part of the thesis illustrates the pilot case study of the Progetto BEA (BEA Project), a social and intercultural exchanges project which offers italian universities students international mobility experiences characterized by mixed study and internship paths. It is hypothesized that this project proposal is significant with regard to the education of the students involved and to the practices and processes of internationalization and social responsibility of the university. The related chapters present a multiple case ctudy, which analyzes new strategies originated  from the pilot case study, and implemented in the contexts of Rovigo, Italy, and Juazeiro, Bahia, Brazil, as frameworks of collaboration between the Department of Applied Philosophy, Sociology, Pedagogy and Applied Psychology of the University of Padua and the Department of Human Sciences, at Campus III, of the University of the State of Bahia. One of the expected results of the research is to contribute to the identification, in fact, of new strategies through which to create and develop an international network of partnerships that is intended as a preferred line of exchanges, mobility, intercultural and intersectoral dialogue, specific training, internships and research.
Una società globalizzata, dai punti di vista economico, politico, sociale, culturale e tecnologico, sempre più interdipendente, articolata e allo stesso tempo complessa, e consistenti flussi migratori che accentuano ulteriormente le differenze etniche, linguistiche, di classe e di genere già presenti nei centri urbani, pongono alle agenzie educative di ogni ordine e grado nuove e urgenti sfide. Intersettorialità, internazionalizzazione e intercultura, oltre ad essere importanti obiettivi del programma europeo Horizon 2020 e del Ministero italiano dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, MIUR, sono tre fra queste nuove sfide alle quali anche il mondo accademico è chiamato a far fronte in contesti da un lato sempre più caratterizzati dalla multiculturalità, dalla frantumazione sociale e da una forte competitività e, dall’altro, sempre più aperti alla necessità dell’incontro, del dialogo e della collaborazione. In questa prospettiva di frontiera, e a partire dalla riflessione sull’esperienza pluriennale, sul campo, di tirocini universitari all’estero e scambi interculturali fra l’Ateneo di Padova e il contesto della città di Petrolina, Stato del Pernambuco, Brasile, la ricerca INTEREURISLAND ha l’obiettivo di analizzare e sviluppare giustificatamente nuove strategie di internazionalizzazione di proposte di responsabilità sociale dell'università (public / social engagement - terza missione), attraverso esperienze di mobilità internazionale di studenti in corso di laurea, con percorsi misti di studio e tirocinio formativo. Attraverso la metafora del viaggio, la tesi presenta una bussola, quale principale riferimento teorico, e alcuni punti cardinali, che costituiscono il quadro concettuale della ricerca. La rotta del viaggio, lungo le intersezioni fra questi punti cardinali, è stata disegnata utilizzando alcuni fra i temi comuni della pedagogia interculturale, quali il dialogo e la relazione, come chiavi di lettura per approfondire le tematiche dell’internazionalizzazione e della responsabilità sociale dell’università e del service learning, in un contesto di formazione giovanile. Attraverso uno studio di caso pilota, la ricerca analizza un ciclo completo del Progetto BEA, un intervento sociale e di scambi interculturali che propone, a studenti del corso di laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione dell’Ateneo di Padova, esperienze di mobilità internazionale con percorsi misti di studio e tirocinio all'estero. Due sono le ipotesi di ricerca: la prima è che tale proposta progettuale sia significativa in merito alla formazione degli studenti coinvolti e a pratiche e processi di internazionalizzazione e responsabilità sociale dell’università; la seconda è che sia replicabile, con le dovute tarature, in un contesto disegnato da un accordo bilaterale fra due atenei. Un successivo studio di casi multipli analizza una nuova strategia derivata dallo studio di caso pilota e implementata nei contesti di Rovigo, Italia, e Juazeiro - Bahia, Brasile, quali poli di una collaborazione fra il dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata dell’Università di Padova e il dipartimento di Scienze Umane del Campus III dell’Università dello Stato della Bahia. Uno dei risultati attesi dalla ricerca è quello di poter contribuire all'individuazione, appunto, di nuove strategie grazie alle quali poter creare e sviluppare una rete internazionale di partnership che si proponga come linea privilegiata di scambi, mobilità, dialogo interculturale e intersettoriale, formazione specifica, tirocini e ricerca.
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CASTELLANI, STEFANO. « Valutazione dell'efficienza, efficacia e sicurezza di vettori lentivirali nel trasferimento del gene CFTR in sistemi modello di epitelio respiratorio in fibrosi cistica ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2007. http://hdl.handle.net/11584/265953.

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Résumé :
One of the possible strategies for therapy of Cystic Fibrosis is based on gene therapy. Gene therapy goal is to provide a normal copy of CFTR gene to defective tissues by using different gene transfer agents. HIV-1 derived vectors allow a prolonged expression of therapeutic gene and they are able to infect quiescent cells like respiratory epithelium cells. Primary goal of the project is concerned with the realization of a lentivirus working live agent, transferring CFTR WT gene, or SHRNA molecules directed against ENAC subunits; ENAC is a sodium channel hyperactive in cystic fibrosis.
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CERMISONI, ROBERTA. « L'effetto Tau di Vittorio Benussi come modello di studio del presente fenomenico : nuove prospettive di ricerca per l'esame della percezione del tempo e della personalità ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/43699.

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Résumé :
This thesis investigates the concept of psychological time and, in particular, the concept of psychological present. Starting by the studies of the main authors who dealt with these issues, I delved into the relationship that space and time have within the present. The tau effect, a perceptual phenomenon discovered by Vittorio Benussi in 1907, is of particular interest for this field. The tau effect indeed shows that the duration of temporal intervals influences the perception of spatial distances in the sense of “equation” (e.g. briefer temporal intervals corresponded to perceptual shorter spatial distances). Even though this effect has been extensively investigated in the last decades, a conclusive theory doesn’t exist. Five experiments were hence performed to better understand this effect. The main result is that the tau effect could be found only when the Standard Stimulus (i.e. the Stimulus that does not vary during the whole experiment, Ss) is presented as first. Furthermore, results proved that this effect emerged only within the temporal limits of the psychological present (i.e. 2‐3 sec. on average). Since, according to the authors examined in this work, one of the features of present is its flexibility depending on individual differences, the possible correlations between the tau effect and personality traits have been also investigated. Results proved that the way space and time are intertwined is linked to Extroversion and Emotional Stability, as defined by the Big Five model. These results are in line with the literature on time perception. To explain the results about the order of presentation of Ss, an alternative explanation based on the general theories developed by Benussi is discussed. According to this alternative explanation, in our experiments the tau effect occurs only when Ss is presented as first because its temporal interval used is perceived as “indifferent” or “indeterminate”, that is not “long‐” or “short‐lived”. This condition would allow participants to judge only the spatial distances without being influenced by the corresponding temporal intervals of the first stimulus presented.
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SALA, MARTINA. « LO STAGE SPERIMENTALE NELLA SOCIAL WORK EDUCATION. UNA RICERCA ESPLORATIVA SUL MODELLO DELL'UNIVERSITA' CATTOLICA DEL SACRO CUORE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/17726.

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Résumé :
Questo lavoro di ricerca si colloca nell’ambito della Social Work Education e indaga gli Stage sperimentali in Servizio sociale, una nuova forma di tirocinio proposta al terzo anno del corso di laurea in Scienze del Servizio Sociale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Brescia. La tesi osserva l’evoluzione della professione di assistente sociale e della sua formazione, dedica attenzione alla Social Work Education di stampo relazionale ed in particolare a delle esperienze di campo innovative a livello internazionale. La parte empirica si concentra sugli Stage sperimentali: attraverso uno strumento originale sono stati raccolti 315 questionari on-line da laureati tra l’anno accademico 2008-2009 e 2014-2015 che hanno sostenuto questa attività. L’indagine ha osservato le caratteristiche fondamentali dei progetti realizzati sul campo e ha riscontrato continuità con il modello teorico degli Stage basato sull’approccio relazionale; si è infatti rilevata la presenza negli Stage sperimentali di: costruzione partecipata delle progettualità, ingaggio di collaboratori riflessivi non necessariamente professionali, innovazione relativa rispetto al contesto. Si è anche rilevato il proseguire di un numero rilevante progetti al termine degli Stage curricolari grazie al contributo dei partner coinvolti e lo scaturire dalle esperienze di Stage di nuove occasioni di lavoro per i neo assistenti sociali.
This study takes palce in the field of Social Work Education and investigates the Social Work Unconventional Placements, a new frame of placement proposed at the third year of Catholic University Social Work degree (Milan-Brescia). The thesis argues the evolution of Social Work profession and its education, giving attention to the Relational-way of Social Work Education and to international innovative practice learning experiences. The research project focused on Unconventional Placement inspired by Relational Social Work method. To collect data and opinions of UC Social Work bachelors an original survey was created. The on-line survey was administered to 315 former-social work students that practiced this activity in 2008-2015. The research explored the main characteristics of the Unconventional Placements realized by the students during their Social work education path. Findings from the study confirmed the presence of distinctive traits related to the theoretic model of Unconventional Placement developed in Relational SWE framework: participatory approach to projects, reflexive involvement of professional/non-professional partners, innovation in the specific context. The survey observes the carry on of a considerable number of projects after the end of curricular placements, through the community project partners activation; from Unconventional Placements emerge new job opportunities for new social workers involved.
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SALA, MARTINA. « LO STAGE SPERIMENTALE NELLA SOCIAL WORK EDUCATION. UNA RICERCA ESPLORATIVA SUL MODELLO DELL'UNIVERSITA' CATTOLICA DEL SACRO CUORE ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/17726.

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Résumé :
Questo lavoro di ricerca si colloca nell’ambito della Social Work Education e indaga gli Stage sperimentali in Servizio sociale, una nuova forma di tirocinio proposta al terzo anno del corso di laurea in Scienze del Servizio Sociale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Brescia. La tesi osserva l’evoluzione della professione di assistente sociale e della sua formazione, dedica attenzione alla Social Work Education di stampo relazionale ed in particolare a delle esperienze di campo innovative a livello internazionale. La parte empirica si concentra sugli Stage sperimentali: attraverso uno strumento originale sono stati raccolti 315 questionari on-line da laureati tra l’anno accademico 2008-2009 e 2014-2015 che hanno sostenuto questa attività. L’indagine ha osservato le caratteristiche fondamentali dei progetti realizzati sul campo e ha riscontrato continuità con il modello teorico degli Stage basato sull’approccio relazionale; si è infatti rilevata la presenza negli Stage sperimentali di: costruzione partecipata delle progettualità, ingaggio di collaboratori riflessivi non necessariamente professionali, innovazione relativa rispetto al contesto. Si è anche rilevato il proseguire di un numero rilevante progetti al termine degli Stage curricolari grazie al contributo dei partner coinvolti e lo scaturire dalle esperienze di Stage di nuove occasioni di lavoro per i neo assistenti sociali.
This study takes palce in the field of Social Work Education and investigates the Social Work Unconventional Placements, a new frame of placement proposed at the third year of Catholic University Social Work degree (Milan-Brescia). The thesis argues the evolution of Social Work profession and its education, giving attention to the Relational-way of Social Work Education and to international innovative practice learning experiences. The research project focused on Unconventional Placement inspired by Relational Social Work method. To collect data and opinions of UC Social Work bachelors an original survey was created. The on-line survey was administered to 315 former-social work students that practiced this activity in 2008-2015. The research explored the main characteristics of the Unconventional Placements realized by the students during their Social work education path. Findings from the study confirmed the presence of distinctive traits related to the theoretic model of Unconventional Placement developed in Relational SWE framework: participatory approach to projects, reflexive involvement of professional/non-professional partners, innovation in the specific context. The survey observes the carry on of a considerable number of projects after the end of curricular placements, through the community project partners activation; from Unconventional Placements emerge new job opportunities for new social workers involved.
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LA, TORRE ANGELA. « Studi molecolari del processo di germinazione in Clostridium sporogenes, modello non-patogeno di Clostridium botulinum ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10793.

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Résumé :
Quando le condizioni sono sfavorevoli alla crescita, membri dei generi Bacillus e Clostridia (incluso Clostridium botulinum, l’agente eziologico del botulismo) formano endospore, forme cellulari estremamente resistenti, metabolicamente dormienti e difficili da distruggere. Tuttavia, le spore attraverso il processo di germinazione, riattivano il ciclo vegetativo non appena le condizioni tornano favorevoli. Questa capacità di “riattivazione” delle spore è causa di “food spoilage” e di intossicazioni alimentari. Considerando che le specie Clostridium botulinum e Clostridium sporogenes sono filogeneticamente correlate, in questo lavoro, il ceppo Clostridium sporogenes UC9000, isolato da latte crudo, è stato utilizzato come modello non-patogeno di Clostridium botulinum per studiare la germinazione. Studi fisiologici hanno rivelato che le spore del ceppo UC9000 germinano in presenza di L-alanina/ L-cisteina in combinazione con L-lattato, mentre un analisi in silico ha permesso di identificare omologhi dei recettori coinvolti nella risposta all’L-alanina in Bacillus. Attraverso l’analisi del genoma sono stati identificati gli enzimi SleB, CwlJ e SleL, responsabili della degradazione del cortex. CwlJ è stato localizzato nel coat della spora grazie ad uno studio di proteomica, è stato espresso in forma solubile in E. coli ed un test di attività in vitro ha evidenziato la sua capacità di indurre la germinazione di spore “decoated”
When environmental conditions are unfavorable to the growth, Bacillus and Clostridium bacteria (including Clostridium botulinum, the causative agent of foodborne botulism) form endospores, metabolically dormant cell types resistant to several adverse conditions and difficult to kill. However, under suitable conditions, spores resume the vegetative life by triggering the germination process. Thus, spores are dangerous agents of human foodborne disease and food spoilage. In this work, the strain Clostridium sporogenes UC9000, isolated from raw milk, was used like not-pathogenic model of Clostridium botulinum to better understand the mechanisms underpinning the Clostridium germination. Clostridium sporogenes is a species phylogenetically related to Clostridium botulinum and often used like its surrogate. Physiological studies revealed that UC9000 spores germinate in presence of L-alanine/L-cysteine in combination with L-lactate, while in silico analyses allowed the identification of homologues of the Bacillus germinant receptors responsive to L-alanine. The genome screening also detected genes coding for SleB, CwlJ and SleL, enzymes participating to the cortex degradation. CwlJ was found resident in the spore coat by performing a proteomic analysis, it was expressed in soluble form in E. coli and an in vitro assay of activity revealed its capability to induce germination when added exogenously to decoated spores
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LA, TORRE ANGELA. « Studi molecolari del processo di germinazione in Clostridium sporogenes, modello non-patogeno di Clostridium botulinum ». Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2016. http://hdl.handle.net/10280/10793.

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Résumé :
Quando le condizioni sono sfavorevoli alla crescita, membri dei generi Bacillus e Clostridia (incluso Clostridium botulinum, l’agente eziologico del botulismo) formano endospore, forme cellulari estremamente resistenti, metabolicamente dormienti e difficili da distruggere. Tuttavia, le spore attraverso il processo di germinazione, riattivano il ciclo vegetativo non appena le condizioni tornano favorevoli. Questa capacità di “riattivazione” delle spore è causa di “food spoilage” e di intossicazioni alimentari. Considerando che le specie Clostridium botulinum e Clostridium sporogenes sono filogeneticamente correlate, in questo lavoro, il ceppo Clostridium sporogenes UC9000, isolato da latte crudo, è stato utilizzato come modello non-patogeno di Clostridium botulinum per studiare la germinazione. Studi fisiologici hanno rivelato che le spore del ceppo UC9000 germinano in presenza di L-alanina/ L-cisteina in combinazione con L-lattato, mentre un analisi in silico ha permesso di identificare omologhi dei recettori coinvolti nella risposta all’L-alanina in Bacillus. Attraverso l’analisi del genoma sono stati identificati gli enzimi SleB, CwlJ e SleL, responsabili della degradazione del cortex. CwlJ è stato localizzato nel coat della spora grazie ad uno studio di proteomica, è stato espresso in forma solubile in E. coli ed un test di attività in vitro ha evidenziato la sua capacità di indurre la germinazione di spore “decoated”
When environmental conditions are unfavorable to the growth, Bacillus and Clostridium bacteria (including Clostridium botulinum, the causative agent of foodborne botulism) form endospores, metabolically dormant cell types resistant to several adverse conditions and difficult to kill. However, under suitable conditions, spores resume the vegetative life by triggering the germination process. Thus, spores are dangerous agents of human foodborne disease and food spoilage. In this work, the strain Clostridium sporogenes UC9000, isolated from raw milk, was used like not-pathogenic model of Clostridium botulinum to better understand the mechanisms underpinning the Clostridium germination. Clostridium sporogenes is a species phylogenetically related to Clostridium botulinum and often used like its surrogate. Physiological studies revealed that UC9000 spores germinate in presence of L-alanine/L-cysteine in combination with L-lactate, while in silico analyses allowed the identification of homologues of the Bacillus germinant receptors responsive to L-alanine. The genome screening also detected genes coding for SleB, CwlJ and SleL, enzymes participating to the cortex degradation. CwlJ was found resident in the spore coat by performing a proteomic analysis, it was expressed in soluble form in E. coli and an in vitro assay of activity revealed its capability to induce germination when added exogenously to decoated spores
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