Littérature scientifique sur le sujet « Modelli in vivo »

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Articles de revues sur le sujet "Modelli in vivo"

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Slade, Arietta, et Jeremy Holmes. « Attaccamento e psicoterapia ». QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no 45 (janvier 2020) : 13–24. http://dx.doi.org/10.3280/qpc45-2019oa8985.

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Résumé :
La teoria dell'attaccamento fornisce un modello per comprendere: 1) lo sviluppo nel contesto delle relazioni primarie e formative del bambino; 2) l'orientamento di un adulto verso legami intimi instaurati nel corso della vita, relazioni sociali ed esplorazione autonoma. I ricercatori in psicoterapia hanno messo in relazione le modalità di attaccamento dei pazienti con l'alleanza terapeutica, il processo clinico e i risultati. Gli studi di rotture e analisi del discorso distinguono i comportamenti in seduta associati a diversi modelli di attaccamento insicuro e identificano vari modi di lavorare con essi. Anche l'organizzazione dell'attaccamento e la capacità di mentalizzazione del terapeuta svolgono un ruolo significativo nel successo terapeutico. I principi chiave della psicoterapia connessa all'attaccamento sono: 1) la relazione di attaccamento terapeuta-paziente è fondamentale per promuovere il cambiamento; 2) il riconoscimento in vivo delle dinamiche di attaccamento durante la terapia guida la formulazione e l'intervento; 3) la terapia può rimodellare le dinamiche di attaccamento.
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Casarosa, Federica, et Marco Gobbato. « Forma e funzioni delle reti di imprese : evidenze da una ricerca nel settore vitivinicolo ». ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no 3 (mars 2011) : 61–91. http://dx.doi.org/10.3280/es2010-003009.

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Résumé :
Il tema delle reti di imprese, giÀ da tempo studiato, si presenta ora in tutta la sua rilevanza. La rete, infatti, costituisce uno strumento per incrementare la competitivitÀ delle imprese e per decretare il successo delle strategie da queste adottate. Il recente intervento che ha introdotto il contratto di rete testimonia anche il vivo interesse del legislatore. L'attuazione dello strumento introdotto, tuttavia, richiede l'adozione di modelli che ne consentano un impiego concreto, il quale tenga in considerazione le esigenze espresse dalle imprese come pure le caratteristiche settoriali. Il contributo illustra i principali risultati di una ricerca condotta nel settore vitivinicolo che consentono di comprendere piů a fondo le finalitÀ con cui vengono impiegate le reti e le forme giuridiche adottate dalle parti. L'indagine, pure focalizzata in un singolo settore, consente di tracciare, laddove possibile, parallelismi con altri ambiti e di trarre considerazioni di portata generale.
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Tagliagambe, Silvano. « Il Metaverso come ambiente e risorsa ». EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no 37 (septembre 2022) : 28–42. http://dx.doi.org/10.3280/eds2022-037003.

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Résumé :
Il concetto di Metaverso è introdotto come antidoto a un pensare per modelli. Una definizione accettabile di Metaverso è la seguente: "una rete massicciamente scalata e interoperabile di mondi virtuali 3D renderizzati in tempo reale, che possono essere sperimentati in modo sincrono e persistente da un numero effettivamente illimitato di utenti, e con continuità di dati, come identità, storia, diritti, oggetti, comunicazioni e pagamenti". La definizione proposta sottolinea il Metaverso come uno spazio di interazione, capace di far convergere e la dimensione fisica e quella virtuale: parlare nel caso del Metaverso di "gemelli" ha il significato non di una semplice rappresentazione/simulazione, come nel caso dei modelli, ma di un flusso bidirezionale di dati, capace di generare una relazione non trascurabile tra le due dimensioni. Nel Metaverso, differentemente da ciò che avviene in qualunque modello, non solo si vive, ma si è posti di fronte a un "gemello digitale", capace di condensare tutti gli aspetti e tutte le pieghe della personalità. Se è vero che la vita non ha bisogno di perfezione, secondo l'insegnamento di Jung, ma di completezza, completezza significa sapersi osservare e vedere anche il proprio lato oscuro, la propria ombra. Nel Metaverso l'Io è nudo: questa circostanza può indurre più facilmente a riflettere sulla realtà della propria ombra e del rapporto con essa.
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Klein, Silvan, Thiha Aung, Robert Michael Haas, Fabian Medved, Stefan M. Schiller, Oliver Felthaus et Jürgen H. Dolderer. « Tissue Engineering von Fettgewebe mittels bioabbaubaren Biomaterialien zur Weichteildefektdeckung ». Handchirurgie · Mikrochirurgie · Plastische Chirurgie 50, no 02 (avril 2018) : 83–92. http://dx.doi.org/10.1055/s-0043-115117.

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Résumé :
ZusammenfassungBestehende Weichteildefekte nach Unfallverletzungen, onkologischen Tumorresektionen, kongenitalen Anomalien oder chronischen Wunden stellen eine zentrale Herausforderung in der rekonstruktiven Chirurgie dar. Der derzeitige Goldstandard in der Therapie von Gewebedefekten besteht in der Gewebetrans plantation in Form von freien oder lokalen Lappenplastiken. Limitierend ist jedoch die unumgängliche Morbidität an der Spenderstelle nach dem Gewebetransfer. Vor diesem Hintergrund wurden in den letzten Jahren aufgrund der günstigen Gewebetextur und hohen Plastizität große Anstrengungen im Bereich des Tissue Engineerings von vaskularisierten, langzeitstabilen autologen Fettgewebskonstrukten unternommen. Dabei stellt der enge Zusammenhang von Adipogenese und Angiogenese eine entscheidende Hürde in der de novo Erzeugung von Fettgewebe dar. Eine besondere Rolle kommt hierbei bioabbaubaren Biomaterialien (Scaffolds) als Trägereinheiten für Zellen und der damit verbundenen Zell-Matrix-Interaktion zu. Ein ideales Biomaterial sollte die Zellproliferation, -adhäsion und -differenzierung unterstützen, und gleichzeitig unbedenklich in seiner Biokompatibilität sein. Die vorliegende Übersichtsarbeit gewährt einen Überblick über derzeitige Ansätze des Tissue Engineerings von Fettgewebe vor dem Hintergrund der aktuell verfügbaren Evidenz.Die Problematiken bisheriger Modelle sind einerseits hohe Resorptionsraten der gezüchteten Gewebekonstrukte und andererseits der fehlende Nachweis von klinisch relevanten Gewebevolumina. Das Tissue Engineering von Fettgewebe in einem Wachtumskammermodell in Kombination mit Scaffolds bietet eine weitere Möglichkeit zur in vivo Gewebezüchtung. Hier zeigen aktuelle Ergebnisse, dass eine de novo Fettgewebezüchtung mit klinisch relevanten und langzeitstabilen Volumina in vivo möglich ist. Dieses Modell besitzt, unserer Auffassung nach, das Potential die Therapie großer Weichteildefekte signifikant zu verbessern.
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ZORBOZAN, Orçun, Mehmet HARMAN, Vedat EVREN, Mümin Alper ERDOĞAN, Aslı KILAVUZ, Varol TUNALI, İbrahim ÇAVUŞ, Özlem YILMAZ, Ahmet ÖZBİLGİN et Nevin TURGAY. « Glia Hücrelerinin Antimona Dirençli Leishmania tropica ile Enfekte Edilmesi : Yeni Bir ex-vivo Modeli ». Mikrobiyoloji Bulteni 52, no 1 (15 janvier 2018) : 49–55. http://dx.doi.org/10.5578/mb.66350.

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Weigand, Annika, Kereshmeh Tasbihi, Pamela Strissel, Reiner Strick, Raymund Horch et Anja Boos. « Entwicklung eines neuen Zellisolationsverfahrens zur Erforschung der Mammakarzinompathogenese und -angiogenese für experimentelle in vitro und in vivo Assays ». Handchirurgie · Mikrochirurgie · Plastische Chirurgie 49, no 02 (avril 2017) : 111–22. http://dx.doi.org/10.1055/s-0042-123706.

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Résumé :
Zusammenfassung Hintergrund Brustkrebs gilt als die weltweit häufigste Krebserkrankung bei Frauen. Zunehmend wird autologer Lipotransfer zum Wiederaufbau der Brust nach Tumorresektion angewandt. Im zellunterstützenden Lipotransfer wird das Transplantat mit Stammzellen aus dem Fettgewebe (ADSC) angereichert. Trotz der positiven klinischen Ergebnisse gibt es aufgrund des Stammzellanteils Bedenken hinsichtlich der onkologischen Sicherheit. Bislang gibt es nur wenige Studien mit primären Zellen aus derselben Patientin, durch die es möglich werden könnte die Komplexität der Zell-Zell-Interaktionen im Mamma(karzinom)gewebe besser in experimentellen Settings darzustellen. Material und Methoden Es wurde eine Literaturrecherche zum Thema autologer Lipotransfer durchgeführt. Aus Mamma(karzinom)gewebe, bzw. Blut wurden 5 unterschiedliche Zelltypen (epitheliale, mesenchymale Zellen, ADSC, Endothelzellen, endotheliale Progenitorzellen) isoliert und nachfolgend hinsichtlich ihrer Gen- und Proteinexpression sowie funktioneller Eigenschaften charakterisiert. Das arteriovenöse (AV) loop Modell in der Ratte wurde als mögliches in vivo Modell für die Mammakarzinompathogenese und -angiogenese im Rahmen dieser Studie evaluiert. Ergebnisse In der Literatur konnten Hinweise auf eine in vitro Interaktion zwischen ADSC und Zellen des Mamma(karzinom)gewebes gefunden werden. In einigen klinischen Studien erschienen bestimmte Patientensubgruppen einem erhöhten Tumorrezidivrisiko nach Lipotransfer ausgesetzt zu sein, jedoch konnte in der Mehrzahl der Studien kein Zusammenhang zwischen Lipotransfer und Rezidivrate festgestellt werden. Aus Gewebe derselben Patientin konnten unterschiedliche Zellpopulationen isoliert werden, die sich hinsichtlich ihrer Oberflächenmarker, der Genexpression sowie funktioneller Eigenschaften deutlich voneinander differenzieren lassen. Im AV loop Modell konnte erfolgreich axial vaskularisiertes Gewebe gezüchtet werden. Schlussfolgerung Anhand dieser Studie können wir erstmalig zeigen, dass aus derselben Gewebeprobe unterschiedliche Zellpopulationen isoliert werden können, die die Heterogenität im Tumorgewebe widerspiegeln. Dadurch werden exakte Analysen der Zell-Zell-Interaktionen und ihre Auswirkungen auf die Tumorangiogenese und -pathogenese im Mammakarzinom möglich. In Kombination mit dem AV loop Modell könnten neue Wege eröffnet werden vaskularisiertes Mammakarzinom- sowie gesundes Mammagewebe in vivo als optimales Modell für das klinische Setting zu generieren.
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Ginoux, Jean-Marc. « Il paradosso del modello PREDATORE-PREDA di Vito Volterra ». Lettera Matematica Pristem 102, no 1 (octobre 2017) : 54–62. http://dx.doi.org/10.1007/s10031-017-0043-5.

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Köhrmann, K., J. Bensemann, F. Kahmann, A. Weber, J. Florian, Ch Bührle, J. Teubner, J. Rassweiler et P. Alken. « Die stoßwellen-induzierte Gefäßläsion am Ex-vivo-Modell der isolierten, perfundierten Schweineniere ». Aktuelle Urologie 25, no 05 (septembre 1994) : 298–304. http://dx.doi.org/10.1055/s-2008-1058243.

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Michel, R. Th, G. Bastert, H. P. Fortmeyer, D. Isner et H. Schmidt-Matthiesen. « Die Interpretation von Hormonrezeptorbefunden. Untersuchungen mit dem in vivo-Modell der Nacktmaus ». Archives of Gynecology 238, no 1-4 (septembre 1985) : 572–73. http://dx.doi.org/10.1007/bf02430105.

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Gunter, T., B. Merz, R. Merieske-Stern, J. Schmitt, R. Leppek et M. Lengesfeld. « Zahnimplantattestung am In-vivo-Finite-Elemente-Modell - Testing of Dental Implants Using an in vivo Finite Element Model ». Biomedizinische Technik/Biomedical Engineering 45, no 10 (2000) : 272–76. http://dx.doi.org/10.1515/bmte.2000.45.10.272.

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Thèses sur le sujet "Modelli in vivo"

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FARAVELLI, GIULIA. « Meccanismi molecolari dell'amiloidosi sistemica : modelli in vitro e in vivo ». Doctoral thesis, Università degli studi di Pavia, 2019. http://hdl.handle.net/11571/1301267.

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Résumé :
Il mio progetto di ricerca ha riguardato lo studio dei meccanismi di aggregazione di proteine globulari dalla loro forma solubile a quella fibrillare insolubile. In particolare mi sono occupata dello studio di due proteine: transtiretina (TTR) e β2-microglobulina (β2-m). La prima proteina è correlata ad una forma di amiloidosi senile e sistemica denominata Senile Systemic Amyloidosis. Inoltre esistono più di 100 mutazioni di TTR che danno luogo a patologie ereditarie differenti. Dallaltra parte, lelevata concentrazione di β2-m nei pazienti dializzati per lungo tempo può causare una forma di amiloidosi acquisita chiamata Dialysis Related Amyloidosis. Nel 2012, è stata scoperta la prima variante naturale di β2-m, che presenta una sostituzione amminoacidica in posizione 76 (β2-m D76N) ed è responsabile di una forma ereditabile e molto aggressiva della patologia. Per andare a meglio comprendere quali siano i meccanismi molecolari alla base dellinsorgenza dellamiloidosi correlata a queste due proteine, ho sviluppato sia modelli della patologia in vitro sia modelli a complessità biologica maggiore in vivo. Per quanto riguarda la TTR: il mio lavoro di ricerca è stato promosso dalla recente individuazione di un meccanismo di fibrillogenesi in vitro denominato meccano- enzimatico che, utilizzando la tripsina e in condizioni di agitazione meccanica, porta alla formazione di fibrille amiloidi con caratteristiche morfologiche simili a quelle estratte ex vivo da campioni di pazienti affetti da amiloidosi. In particolare ho potuto riesaminare con questo nuovo metodo di aggregazione, lefficacia di alcuni farmaci studiati per evitare la dissociazione della struttura tetramerica di TTR che rappresenta levento scatenante dellaggregazione ottenuta in condizioni di pH estremo. Tra questi ho potuto osservare che ligandi bivalenti, tra cui mds84, legandosi a entrambi i siti di legame della tiroxina, si sono dimostrati più efficaci rispetto a quelli monovalenti. In secondo luogo ho potuto contribuire allidentificazione della proteasi responsabile del taglio proteolitico della TTR e della sua conseguente aggregazione in vivo. La plasmina è stata identificata a partire da un database denominato MEROPS, e la sua abilità di generare fibre amiloidi in vitro con caratteristiche simili a quelle naturali, è stata dimostrata sperimentalmente. Nellottica di comparare le fibrille prodotte con quelle estratte ex vivo, ho effettuato degli studi di termodinamica e ho evidenziato la maggiore stabilità delle fibrille ottenute con il metodo meccano-enzimatico rispetto a quelle ottenute a pH acido con il metodo proposto da Kelly a pH acido. Il secondo progetto di cui mi sono occupata durante questi anni ha riguardato la creazione e la caratterizzazione di una linea transgenica di C. elegans che esprime la variante naturale della β2-microglobulina umana tramite lutilizzo di un sistema termo-inducibile. Infatti con questo sistema, lespressione della proteina è permessa solo quando i vermi vengono coltivati ad alte temperature (23-25°C). Per poter valutare il difetto fenotipico di questa linea transgenica, ho utilizzato un sistema automatizzato, chiamato INVAPP/Paragon, e tramite il suo utilizzo, ho dimostrato in vivo lefficacia della doxiciclina, un noto inibitore dellaggregazione della β2-m in vitro. Ho avuto anche loccasione di effettuare uno screening su una libreria di molecole disegnata a partire da una database disponibile online che raccoglie informazioni riguardo la struttura dei complessi proteina-proteina e dei loro inibitori. Ho quindi testato questa libreria su una linea di C. elegans esprimente il peptide Aβeta1-42, modello della patologia di Alzheimer, e sono riuscita ad identificare 11 molecole in grado di agire sul difetto di motilità presentato dai nematodi transgenici.
Systemic amyloidosis is a fatal disease caused by misfolding of native globular proteins that then aggregate extracellularly as insoluble fibrils, damaging structure and function of affected organs. My PhD project has been designed to address the crucial question of the mechanism of globular to fibrillary conversion of two amyloidogenic proteins, transthyretin (TTR) and β2-microglobulin (β2-m), in conditions that closely resemble the physiological environment. For those reasons, I have been trying to combine in vitro and in vivo methods in order to get a general and broadest comprehension of the process that leads toward the deposition of amyloid fibrils. Wild-type TTR is intrinsically amyloidogenic and tends to form microscopic and clinically silent amyloid deposits in the heart, in the lungs and in the blood vessels wall of the majority of elderly people, causing Senile systemic amyloidosis (SSA). Over 100 mutations codify for protein variants of the WT TTR, causing familial amyloidosis, although they have a rare incidence. Firstly, I investigated the inhibition of transthyretin isoforms by small ligands. The study was based on the discovery of the previously unrecognised mechano enzymatic mechanism in which shear stress and proteolysis play a key role towards the formation of amyloid fibrils. This pathway of aggregation is efficiently inhibited only by ligands that occupy both binding sites in TTR. Mds84, a bivalent ligand of TTR superstabiliser family, has shown to be more potent than the monovalent ligands probably because of its additional interactions of its linker within the TTR central channel. Secondly, I have been actively involved in the identification of the putative protease responsible for proteolysis of transthyretin in vivo. In a comprehensive bioinformatics search for systemically active proteases with tryptic specificity, plasmin was selected as the leading candidate. Indeed, plasmin selectively cleaves TTR in vitro, releasing full length and truncated protomers that rapidly aggregate via nucleation and elongation into genuine amyloid fibrils. Finally, I carried out a comparative analysis of the thermodynamic stability of natural and in vitro made TTR fibrils. The second protein that I studied was β2-m. WT β2-m is associated with the amyloidosis of patients under chronic haemodialytic treatment; known as dialysis-related amyloidosis, but in the presence of a specific mutation (D76N β2-m) causes a familial form of systemic amyloidosis. Recently C. elegans, a nematode model well suited to the investigation of age-related diseases, was used in order to establish three transgenic lines expressing the wild type and two highly amyloidogenic forms, but the expression of the D76N variant was not possible with this system. Therefore, the smg-1 temperature sensitive strain was engineered, in order to express the protein variant only at higher temperatures. Using the INVertebrate Automated Phenotyping Platform (INVAPP) and an algorithm, Paragon, we were able to rapidly detect growth and motility impairment in D76N β2-m expressing worms that were incubated at 25°C. Moreover, the INVAPP/Paragon system enabled demonstration of the efficacy of doxycycline, a drug able to inhibit β2-m fibrillogenesis both in vitro and in vivo. Thus, a useful C. elegans model for D76N β2-m related amyloidosis has been developed and the INVAPP/Paragon system provides a powerful tool with which to undertake high-throughput screening in the search for candidates able to combat amyloid-induced toxicity. Indeed, using the automated system for C. elegans phenotyping, a library-scale screening was performed and 11 molecules, which are interactors of protein-protein complexes, have been selected for their ability to revert the defective phenotype of transgenic worms expressing Aβeta1-42 peptide.
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CHIORAZZI, ALESSIA. « Studio della neurotossicità periferica indotta da farmaci antitubulinici in modelli sperimentali in vitro e in vivo ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/18017.

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Lo scopo di questo lavoro è stato quelli di studiare la neurotossicità periferica indotta da due differenti farmaci antitubulinici (epotilone B e sagopilone) in modelli sperimentali in vitro e in vivo In particolare lo studio è stato articolato in due fasi consecutive: la prima fase ha previsto lo studio della tossicità periferica indotta dalla somministrazione di epotilone B attraverso la messa a punto di un modello in vitro su colture organotipiche di gangli delle radici dorsali e un successivo modello in vivo che ha visto l’utilizzo di ratti Fischer; nella seconda fase è stato studiata la tossicità periferica indotta dalla somministrazione di sagopilone attraverso la messa a punto di un modello in vitro su colture organotipiche di gangli delle radici dorsali e due successivi modelli in vivo che hanno visto l’utilizzo di ratti Wistar e sono stati svolti per ricercare la massima dose tollerata di farmaco e la corretta scheda di somministrazione.
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CAVAGNINI, MIRIAM. « STUDIO IN VIVO DEL RUOLO DEGLI iMSN NELLA CODIFICA DELL’ATTIVITÀ MOTORIA IN MODELLI MURINI MEDIANTE CALCIUM IMAGING ». Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2022. http://hdl.handle.net/11380/1273445.

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Résumé :
Lo striato, il principale nucleo dei gangli della base, è costituito per il 95% da Medium Spiny Neurons (MSN) GABAergici. Gli MSN si suddividono in neuroni della via diretta e della via indiretta. Gli MSN della via diretta (dMSN), esprimono i recettori per la dopamina D1 (D1R), mentre gli MSNs della via indiretta (iMSN) esprimono i recettori dopaminergici D2 (D2R) e per l’adenosina A2A (A2AR) [Gerfen 1990; Gerfen 1992; Gong 2003]. Secondo l’interpretazione classica, queste due vie esercitano un effetto opposto nella regolazione dell’attività motoria: la via diretta promuove l’attivazione della corteccia coinvolta nella codifica dei piani motori, e di conseguenza promuove l’avvio del movimento, mentre la via indiretta inibisce l’attività corticale e il movimento [Albin 1989; Alexander and Crutcher, 1990; DeLong 1990]. Studi più recenti hanno modificato questa interpretazione e dimostrato che entrambe le vie risultano essere attive durante l’avvio del movimento, sebbene con alcune differenze [Bonnavion 2019; Tecuapetla 2016]. Ad oggi, mentre il ruolo di queste due vie è globalmente compreso, gli specifici meccanismi cellulari e la loro interazione in relazione al controllo motorio rimangono parzialmente sconosciuti. Tecnologie moderne, fra cui il calcium (Ca2+) imaging, possono essere applicate per meglio comprendere il coinvolgimento di queste due vie. Quando vi è un’intensa attività cellulare, il Ca2+ entra nelle diramazioni dendritiche e nei corpi cellulari, incrementando la concentrazione intracellulare. Queste fluttuazioni del Ca2+ possono essere monitorate mediante indicatori del Ca2+, come il GCaMP. Lo scopo di questo lavoro di tesi è stato quello di investigare il ruolo dello striato nella locomozione murina, in particolare il coinvolgimento degli iMSN mediante tecnica di Ca2+ imaging in vivo. L’attività motoria è stata studiata mediante test comportamentali, mentre l’attività GABAergica degli iMSN è stata investigata dopo somministrazione di anfetamina, una sostanza psicostimolante, a diverse dosi. In questo studio, il circuito della via indiretta è stato visualizzato mediante calcium imaging in vivo attraverso un microscopio associato ad un endoscopio impiantato cronicamente. Come modelli murini sono stati utilizzati topi A2AGCaMP6S esprimenti GCaMP negli iMSN. L’analisi comportamentale ha rivelato che l’iniezione acuta intraperitoneale di anfetamina alla dose di 3 mg/kg incrementa significativamente la locomozione, con un picco a 15 min dopo l’iniezione, mentre la dose di 1 mg/kg riduce lievemente l’attività motoria, probabilmente a seguito dell’induzione di stereotipie. L’analisi dei transienti del calcio negli iMSN ha evidenziato una decrescita marcata del numero di iMSN attivi e un incremento della durata degli spike a seguito della somministrazione di anfetamina a 3 mg/Kg. La stessa tendenza è stata mantenuta a seguito dell’iniezione ad 1 mg/kg. Inoltre, comparando i dati ricavati dal Ca2+imaging e i dati comportamentali, è emerso come gli iMSN codifichino il movimento, confermando precedenti studi [Parker 2018]. L’analisi dimostra che l’attività degli iMSN aumenta circa 0,5-0,7 secondi prima dell’avvio del movimento e decresce circa 1-0,5 secondi prima dell’arresto del movimento. Tuttavia, non è ancora chiaro se il movimento o l’assenza di movimento siano codificati da cambiamenti di attività distribuiti casualmente nella popolazione di iMSN o se determinate sottopopolazioni di iMSN modifichino con regolarità la loro attività specificatamente durante uno dei due stati di attività motoria. Questo studio ha portato nuovi elementi interpretativi relativi alla complessità dell’attività degli iMSN, portando supporto all’ipotesi che sostiene la necessità di un’attivazione della via indiretta all’avvio del movimento.
Striatum is the main input nucleus of the basal ganglia and 95% of its neurons are GABAergic Medium Spiny Neurons (MSNs). MSNs are subdivided into neurons of the direct and indirect pathway. The direct pathway consists of MSNs (direct MSNs, dMSNs) mainly expressing dopamine D1 receptors (D1R), whereas MSNs of the indirect pathway (iMSNs) express dopamine D2 receptor (D2R) and adenosine A2A receptor (A2AR) [Gerfen et al., 1990; Gerfen et al., 1992; Gong et al. 2003]. According to the classical model, these two pathways exert an opposite effect on movement regulation: the direct pathway promotes activity of the cortex that codes a motor plan, and therefore movement initiation, while the indirect pathway inhibits cortical activity and movement [Albin et al., 1989; Alexander and Crutcher, 1990; DeLong 1990]. Recent studies have challenged this interpretation and demonstrated that both pathways are co-activated during movement initiation but with differential activities [Bonnavion et al., 2019; Tecuapetla et al., 2016]. Yet, while the role of these two pathways is globally understood, cell-specific mechanisms and their interaction in relation to movement control are only partially known. Modern technological advances such as calcium (Ca2+) imaging techniques can be applied to directly observe the neuronal activity in these two pathways. During periods of heightened neural activity, Ca2+ flows into the dendritic branches and cell bodies of neurons, increasing its intracellular concentrations. These activity-dependent fluctuations in intracellular Ca2+ can be monitored by expressing a Ca2+ indicator, such as GCaMP, into the neuronal population of interest. The aim of this study was to investigate the role of murine striatum in locomotion, and in particular the involvement of iMSNs, using recent in vivo Ca2+ imaging technologies. Locomotor activity was tested by behavioural experiments and the GABAergic iMSN activity was stimulated by a psychostimulant drug, d-Amphetamine, at different doses. In this study, in vivo calcium imaging was used to visualize striatal neural circuit dynamics of the indirect pathway during mouse behaviour with head-mounted microscopes and chronically implanted endoscopes. A2AGCaMPs mice expressing GCaMP in iMSNs were used as an animal model. Behavioural analysis showed that acute intraperitoneal injection of d-Amphetamine at 3 mg/kg dose markedly increases locomotor activity with a peak 15 minutes after injection, while a dose of d-Amphetamine at 1 mg/kg modestly decreases locomotor activity, possibly due to the induction of stereotyped behaviour. Traces of iMSN calcium activity were extracted from the imaging data and analysed with custom developed software. The results showed a significant decrease in the average number of active iMSNs and a significant increase in the average spike duration after d-Amphetamine 3 mg/kg injection. At 1mg/kg dose, there was a trend for a significant decrease in the average number of active cells and a significant increase in the average spike duration. Analysis of the acquired datasets showed how iMSNs encode movement, confirming previous results reported by Parker and colleagues [Parker et al, 2018]. In detail, the analysis revealed that iMSN activity rises around 0.5-0.7 seconds before motion onset and falls around 1-0.5 seconds before motion offset, suggesting that increased firing of iMSNs encodes locomotion. However, it is not clear whether movement or rest are encoded by changes in the activity of randomly distributed iMSNs or specific sub-sets of iMSNs change their activity during rest or movement. This study allows us to better understand the complexity of MSN activity, challenging the classical view where the direct and indirect pathway show an opposite pattern of activity during movement.
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DA, SACCO LETIZIA. « Analisi dei profili di espressione di microRNA applicata a modelli sperimentali in vitro e in vivo ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1381.

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Résumé :
Nell’ultimo decennio la scoperta dei microRNA ha messo in luce un nuovo e fine meccanismo di regolazione post-trascrizionale, che interviene in molti processi quali lo sviluppo, il differenziamento la proliferazione e la morte cellulare. Inoltre, numerose evidenze hanno dimostrato il coinvolgimento dei microRNA in diverse patologie. Nella maggior parte degli studi effettuati, e' stata utilizzata la tecnologia microarray per identificare i microRNA coinvolti nei meccanismi patogenetici, ma anche per ottenere dei profili di espressione caratteristici di patologia con valore diagnostico o prognostico. Questi studi suggeriscono che l'analisi dei profili di espressione dei microRNA può essere considerata uno strumento utile per comprendere quale ruolo essi svolgono nella regolazione dei processi fisiopatologici. In questo lavoro abbiamo studiato il profilo di espressione di microRNA, mediante tecnologia microarray in due diversi modelli sperimentali: 1) un modello in vitro, utile per la comprensione dei meccanismi molecolari alla base della risposta immunitaria; 2) un modello in vivo, idoneo per lo studio della patogenesi di una patologia epatica molto diffusa nota come NAFLD ("Non-alcoholic fatty liver disease"). E' di recente scoperta la relazione tra infiammazione, immunità innata e microRNA, che sono descritti essere coinvolti nella regolazione della risposta cellulare all’infezione microbica. Noi abbiamo, così, analizzato lo specifico profilo di espressione di microRNA in cellule dendritiche umane, utilizzando un modello in vitro di stimolazione e attivazione mediante agonisti di differenti recettori Toll-like (TLRs): R848/Resiquimod, ligando del TLR7/8; LPS, ligando del TLR4; e poly(I:C), ligando del TLR3. Questa analisi ha permesso di identificare gruppi di microRNA espressi specificamente in risposta a determinati stimoli e puo' risultare utile per chiarire il possibile ruolo dei microRNA nei meccanismi attraverso i quali le cellule dendritiche discriminano i diversi patogeni. La steatosi epatica di origine non-alcolica, o NAFLD, è una patologia emergente caratterizzata da un ampio spettro di condizioni epatiche: dalla semplice steatosi, alla steatoepatite con fibrosi più o meno avanzata (NASH, non-alcoholic steatohepatitis). La patologia nelle sue forme più gravi può evolvere fino alla cirrosi e all’epatocarcinoma. La NAFLD ha una complessa eziopatogenesi ancora poco chiara. Per individuare i possibili meccanismi molecolari coinvolti nello sviluppo della NAFLD abbiamo utilizzato un modello animale, capace di riprodurre i vari aspetti della patologia umana. In prticolare, in questo studio abbiamo effettuato l’analisi dei profili di espressione dei microRNA nel tessuto epatico di ratti sottoposti a diversi regimi dietetici. I nostri risultati hanno dimostrato che il trattamento con i diversi regimi ipercalorici causa un aumento significativo del peso corporeo e del fegato, e di alcuni parametri metabolici rispetto agli animali controllo, come anche differenti danni epatici. L’analisi dei microRNA ha dimostrato la significativa deregolazione di 3 microRNA down-regolati (miR-122, miR-451 e miR-27a) e 3 up-regolati (miR-200a, miR-200b e miR-429) negli animali sottoposti alle diete ipercaloriche rispetto alla dieta standard. Fra i potenziali bersagli di tali microRNA emergono alcune molecole coinvolte nel controllo dell’apoptosi e dell'infiammazione, ma soprattutto proteine del segnale intracellulare, e del metabolismo lipidico e glucidico.
Over the last decade, the discovery of microRNAs revealed a new mechanism of post-transcriptional regulation. MicroRNAs are involved in many biological processes such as development, differentiation, proliferation and cell death. Moreover, several evidences showed the pathogenic role of microRNAs in various diseases. A lot of studies used microarray technology to identify miRNAs involved in the pathogenesis, but also to obtain the expression pattern characteristic of pathology with diagnostic or prognostic assessment. These studies suggest that profiling of microRNAs may be used to understand the role they play in regulating pathophysiological processes. In this work we employed microarray technology to investigate the expression profile of microRNAs in two different experimental models: 1) an in vitro model, useful for understanding the molecular mechanisms underlying the immune response, 2) a in vivo model, suitable for studying the pathogenesis of non-alcoholic fatty liver disease, also known as NAFLD. Recently, has been explored the relationship between inflammation, innate immunity and microRNAs, which are described to be involved in regulating cellular response to microbial infection. Thus, we identified the specific expression profile of microRNAs in human dendritic cells, using an in vitro model of stimulation and activation by agonists of different Toll-like Receptors (TLRs): R848/Resiquimod, ligand of TLR7/8; LPS, ligand of TLR4; and poly(I: C), ligand of TLR3. Analysis of expression profiles identified groups of miRNAs expressed specifically in response to treatments with LPS, R848, or their combination with respect to control dendritic cells. This analysis will help to clarify their possible role in mechanisms of dendritic cells to discriminate pathogens. The non-alcoholic fatty liver disease or NAFLD is an emerging disease characterized by a wide spectrum of liver conditions from simple steatosis, steatohepatitis with or without fibrosis (NASH, non-alcoholic steatohepatitis). The etiopathogenesis of NAFLD is complex and still unclear. To identify possible molecular mechanisms involved in the development of NAFLD, we used an animal model, able to reproduce various aspects of human pathology. In this study we performed the analysis of microRNAs expression profiles in liver tissue of rats subjected to different diets. Our results showed that treatment with different ipercaloric regimens caused a significant increase in body weight and liver, and some metabolic parameters, compared to control animals, as well as different liver damage. The analysis of microRNAs showed the significant downregulation of three microRNAs (miR-122, miR-451 and miR-27a) and the up-regulation of other three microRNAs (miR-200A, miR-429 and miR-200B) in animals treated with ipercaloric diets respect to those with a standard diet. Among the potential targets of these microRNAs we found some molecules involved in the regulation of apoptosis and inflammation, but also intracellular signaling proteins, and lipid and glucose metabolism.
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METO, AIDA. « Approcci innovativi per studi sui patogeni del cavo orale : modelli di studio in vitro ed ex vivo ». Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2021. http://hdl.handle.net/11380/1246163.

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Résumé :
Negli ultimi anni, sono stati proposti nuovi composti/strumenti per mantenere la salute orale e/o per trattare diversi problemi dentali/parodontali. Come è noto, la carie dentale si pone tra le infezioni più diffuse ed una sua gestione impropria comporta lo sviluppo di malattie rilevanti ed eventualmente all'estrazione dell’elemento dentale. Una vasta letteratura documenta il ruolo patogenetico di diversi microorganismi che sono in grado di persistere nel cavo orale, in quanto capaci di organizzandosi come comunità microbica eterogenea (comprendente batteri, virus e funghi), adesa alle diverse superfici, strettamente racchiusa in una matrice polimerica di origine polisaccaridica. Tale comunità sessile, che se adesa ai denti è detta placca dentale, è notoriamente refrattaria non solo alle comuni procedure di pulizia con collutori e dentifrici/spazzolini, ma anche ai farmaci antimicrobici e alle difese immunitarie dell'ospite. Questo scenario si complica ulteriormente considerando che l’ampio uso di attacchi fissi o rimovibili nei trattamenti ortodontici espande la problematica e la conseguente sfida clinica, essendo tali dispositivi un ulteriore habitat utile per l'adesione microbica, la crescita e la formazione di biofilm. In misura simile, i pazienti con impianti dentali possono sviluppare localmente malattie legate alla produzione di biofilm impianto-associato, consentendo la progressione clinica verso quadri di perimucosite o perimplantite infettiva. Da qui, sorge la necessità di strumenti/composti innovativi per facilitare la rimozione di microrganismi potenzialmente patogeni e il mantenimento dell'omeostasi del cavo orale. Oltre ai patogeni orali più noti, tra cui il gruppo Streptococcus mutans e il "complesso rosso" dei bacilli anaerobi Gram-negativi, anche Candida albicans (C. albicans), Staphylococcus aureus (S. aureus) e Pseudomonas aeruginosa (P. aeruginosa) possono essere agenti eziologici di malattie orali. Il primo germe, spesso ospitato come commensale delle mucose sane, è il principale patogeno fungino coinvolto nella mucosite orale. Gli altri due sono patogeni molto subdoli, responsabili di malattie ad ampio spettro; considerati i loro numerosi fattori di virulenza e l’ampia farmaco-resistenza, S. aureus e P. aeruginosa sono ampiamente utilizzati per studi in vitro come preziosi prototipi di patogeni Gram-positivi e Gram-negativi. Lo scopo della presente tesi era di valutare in vitro ed ex vivo l'efficacia antimicrobica e antibiofilm di approcci innovativi contro i patogeni orali. Questa tesi ha fornito prove in vitro ed ex vivo sull'efficacia antimicrobica di composti nuovi e tradizionali per la cura e l’igiene del cavo orale, da cui possono derivare in prospettiva scelte più razionali e consapevoli. Ad esempio, un nuovo utilizzo del prodotto endodontico Cupral potrebbe essere proposto nelle pratiche di igiene quotidiana, così come potrebbe essere privilegiato il trattamento delle peri-implantiti con il sistema Bic-40, vista la sua particolare efficacia nella pulizia e nella decontaminazione di superfici lisce e ruvide in titanio, senza influire sulla vitalità delle cellule staminali dell’ospite. Inoltre, il nostro lavoro ha aggiunto nuove conoscenze sulle proprietà antimicrobiche di un composto naturale come la propoli e sui suoi possibili meccanismi d'azione, offrendo nuove opportunità nella ricerca di molecole antimicrobiche alternative. Infine, abbiamo dimostrato che il dentifricio e la gomma Biorepair Peribioma possono influenzare profondamente il comportamento dei microorganismi del cavo orale, a favore di condizioni utili al mantenimento dello stato di salute di questo distretto anatomico. Questo lavoro ha fornito nuove evidenze su come contrastare i patogeni, particolarmente se produttori di biofilm; facilitando il disegno di strategie mirate per la prevenzione e/o il trattamento delle infezioni dentali e orali associate al biofilm.
During recent years, novel compounds/tools are being proposed to maintain oral health and/or to treat dental/periodontal problems. As well known, dental caries are among the most diffused infections and their improper management turns towards relevant disease(s) and eventually tooth extraction. Extensive literature documents the pathogenic role of certain microorganisms and their ability to persist in the oral cavity, as a complex microbial community, including bacteria, viruses and fungi, tightly enclosed in a polymeric matrix of polysaccharide origin. Such sessile community, and particularly dental plaque, the first deeply studied human-associated biofilm, is notoriously refractory not only to common cleaning procedures by mouthwashes and tooth-pastes/brushes, but also to antimicrobial drugs and host immune defenses. This scenario becomes further complicated considering that the widely diffused orthodontic treatments, with fixed or removal brackets, extend the clinical challenge, being such devices an additional good habitat for microbial adhesion, growth and biofilm formation. To a similar extent, patients with dental implants may locally develop biofilm-related diseases, allowing clinical progression toward pathogen-related peri-mucositis or peri-implantitis. From here, the need arises for innovative tools/compounds to facilitate microbial removal and maintenance of oral cavity homeostasis. Besides the most investigated oral pathogens, including Streptococcus mutans-group and the “red complex” Gram-negative anaerobe bacilli, also Candida albicans (C. albicans), Staphylococcus aureus (S. aureus) and Pseudomonas aeruginosa (P. aeruginosa) may occur as causative agent of oral diseases. The first, often harbored as commensal of healthy mucosae, is the main fungal pathogen involved in oral mucositis. The latter two are subtle pathogens, responsible of wide-spectrum diseases; they are being extensively used for in vitro studies, because of their numerous virulence factors and wide-spectrum antimicrobial resistance. The aim of the present thesis was to evaluate in vitro and ex vivo, the antimicrobial and antibiofilm efficacy of innovative approaches against oral pathogens. Our data provided in vitro and ex vivo evidence on the antimicrobial efficacy of several dental-care compounds. A novel use of the endodontic product Cupral could be proposed in daily hygiene practices. The Bic-40 treatment was shown as the best approach in cleaning smooth and rough titanium surfaces (without altering their properties); importantly, its device-decontamination efficacy did not affect the biological properties of reparative stem cells. Furthermore, our work added new insights on the anti-microbial properties of a natural compound, such as propolis, and on its possible mechanisms of action. At last, we showed that the Biorepair Peribioma toothpaste and gum deeply affected oral microorganisms’ behavior, drastically impairing their ability to contaminate and produce plaque onto orthodontic devices; interestingly, replacement by beneficial microorganisms was observed. The overall take-home message from this research is that basic science may greatly increase our knowledge on how to counteract biofilm-producing pathogens; in turn, this will facilitate prevention and/or treatment of dental and oral biofilm-associated infections, making a huge difference in terms of health promotion.
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CUTULI, Marco Alfio. « Modelli preclinici non convenzionali : vantaggi, limiti e applicabilità della proof of concept agli aspetti regolatori ». Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2021. http://hdl.handle.net/11695/100701.

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Résumé :
Le nuove regole globali e una maggiore coscienza etica implicano controlli sempre più rigorosi sull’impiego dei vertebrati negli studi in vivo. Di conseguenza, negli ultimi anni, per ovviare ai rilevanti costi e ai tempi necessari ad ottenere le autorizzazioni per condurre studi sui vertebrati, sono stati proposti modelli alternativi che non utilizzano o riducono l’utilizzo dei vertebrati. Nel presente lavoro sono stati proposti e messi a puto tre modelli preclinici non convenzionali per condurre studi sull’attività e sulla tossicità in vivo di sostanze chimiche e biologiche. Risultati promettenti sono stati ottenuti dal lepidottero Galleria mellonella che si è dimostrato un modello preclinico affidabile sia per lo screening di sostanze antimicrobiche naturali, probiotici che per lo studio del rapporto ospite-parassita. Anche per il coleottero Tenebrio molitor sono stati ottenuti dati incoraggianti su un suo utilizzo come potenziale modello di infiammazione intestinale. Infine è stato messo a punto un modello di mucosa impiegando la specie di lumaca Limacus flavus per determinare il potenziale irritante di sostanze chimiche. Questi modelli, nonostante alcune limitazioni, si sono dimostrati strumenti efficaci per condurre screening rapidi e riproducibili che non richiedono strumenti sofisticati ma che sono in linea con le normative vigenti sulla tutela della sperimentazione animale
New global regulations and greater ethical conscience lead to stronger controls on the use of vertebrates in pre-clinical studies. To overcome the significant costs and time required to obtain authorisation for mammalian studies, alternative animal models have been proposed in recent years to reduce the utilisation of vertebrates. Three non-conventional pre-clinical models were proposed and tested in the present work to evaluate in vivo activity and toxicity of chemical and biological substances. Promising results were obtained from the Lepidoptera Galleria mellonella, which proved to be a reliable pre-clinical model for screening natural antimicrobial substances, probiotics, and the host-parasite relationship. Encouraging data were also observed using the Coleoptera Tenebrio molitor as a potential model of intestinal inflammation. In addition, the snail species Limacus flavus was developed as an in vivo mucosal model to assess the irritant potential of chemicals. Although the proposed models have some limitations, they have proven to be effective for rapid and reproducible pre-clinical screening. These assays do not require sophisticated instruments and are aligned with current legislation on the protection of animals used for scientific purposes.
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PANNELLA, Micaela. « Valutazione degli effetti del Dexametasone e del Cisplatino nei modelli sperimentali in vitro (OC-k3)e in vivo(Ratti Wistar) ». Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2011. http://hdl.handle.net/11392/2388742.

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Résumé :
In this thesis I want to evaluate the Dexamethasone and Cisplatin effects in vitro (OC-k3) and in vivo (Rats Wistar) model. On more I want to get the protocol for future gene therapy, using the new non-viral transposable element Sleeping Beauty in vitro model (Human Fetal Auditory Stem Cells (hFASC). The Cisplatin is an antineoplastic agent used to contrast different types of malignant tumors (testicolaris, ovaric, bladder, neck and head). This drug is very toxic and it generates many side effects like ototoxicity. This agent destroys the inner ear tissues, but they are not able to regenerate for this manner it is very important to study the otoprotective drugs mechanisms. There are many agents otoprotective and I want to remember the Dexamethasone. Dexamethasone is a glucocorticoid and usually it is used to contrast the inflammatory processes. The aim of this thesis is evaluating the drugs effects and protective effect of Dexamethasone against the Cisplatin toxicity. I used the cell line OC-k3 for in vitro model, because these cells derive from immortal mouse inner ear. The OC-k3 don’t show the neurological markers, but epidermal markers. For evaluating the drugs toxicity I used the flow citometry and I noted that the Cisplatin toxicity is time dependent. Dexamethasone is not toxic and is able to protect the cells from Cisplatin action. Another method for toxicity and protection evaluation is studying the cytoskeleton morphology. I noted that after 24h Cisplatin and Dexamethasone are not toxic for OC-k3, but after 48h Cisplatin destroys the cytoskeleton, while Dexamethasone is not toxic and protects the cells from Cisplatin action. Finally I studied the apoptosis marker after Cisplatin and Dexamethasone treatment. Cisplatin generates apoptosi intrinsecal via, but Dexamethasone is not toxic and it protects the cells, because they don’t show the apoptosis marker. I can conclude that Cisplatin is toxic for OC-k3 and Dexamethasone is not toxic and it is able to protect the cells from Cisplatin action. In vivo model I used the Wistar rats and I injected the drugs introperitoneal via alone and in co-treatmennt. To evaluate the drugs effects I used the microscope (SEM) and Immunoistochemistry. I noted that Cisplatin destroys the inner ear tissues and Dexamethasone is not toxic and protects the tissues from Cisplatin action. In vitro and in vivo model, Cisplatinand Dexamethasone generate the same effects; Cisplatin is toxic as for the cells as for the tissues. Dexamethasone is not toxic and it is protective as for cells as for tissues. For gene therapy I used hFASC and I trasfected them with new non viral transposable element: Sleeping Beauty. Two plasmids derive from this transposable element (pT2/veus: gene for GFP, SB100: gene for transposase). I used different concentrations of these plasmids for evaluating their toxicity, I noted that high concentrations of plasmids are toxic for the cells and the green cells number decreases during the incubation time. I decided to decrease the plasmids concentrations and I noted that the green cells number increases. I can conclude that high concentrations of plasmids are toxic for the cells, but I can transfect the cells without problem if I use low concentrations. After I evaluate if the cells are able to express the typical marker of undifferentiated cells (SOX 2, PAX 2, OCT4). With immunoistochemistry I noted the cells show these typical markers. Finally I decided to differentiate the transfected cells to bipolar neurons and cells like hair cells. I got that no transfected cells are able to differentiate to neuronal cells and cells like hair cells only. It is not significant result because I had one only single cell transfected in that cells pool.
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Marchi, Enrica <1977&gt. « Pralatrexate sinergizza in vitro ed in vivo con l'inibitore del Proteosoma Bortezomib in modelli pre-clinici di Linfoma Non Hodkin T ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2430/1/Tesi.pdf.

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Marchi, Enrica <1977&gt. « Pralatrexate sinergizza in vitro ed in vivo con l'inibitore del Proteosoma Bortezomib in modelli pre-clinici di Linfoma Non Hodkin T ». Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2430/.

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BAZZINI, CHIARA. « STUDY OF MOLECULAR MECHANISMS AND NEW STRATEGIES AGAINST A CYTOTOXICITY AND NEUROINFLAMMATION IN EX VIVO CELLULAR MODELS FROM ALZHEIMER’S DISEASE PATIENTS ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/306480.

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Résumé :
La malattia di Alzheimer (AD) rappresenta una delle principali problematiche per la salute pubblica ed è stata identificata come una priorità per la ricerca. Le due caratteristiche patologiche fondamentali della malattia sono le placche amiloidi e i grovigli neuro fibrillari che sono alla base della neuroinfiammazione e del deterioramento cognitivo.Le forme solubili degli oligomeri sono la specie più tossica della β-amiloide (Aβ) e interagiscono con diverse chinasi proteiche coinvolte nella trasduzione del segnale intracellulare come Ras/MAPK e PI3K/AKT che regolano molti processi cellulari e funzioni cognitive, e alcuni meccanismi molecolari coinvolti nella degenerazione neuronale, come l'iperfosforilazione di tau e l'eccitotossicità del glutammato. Negli ultimi anni molta attenzione è stata focalizzata sull'utilizzo di composti naturali come agenti neuroprotettivi. Il luppolo (Humulus Lupulus) contiene flavonoidi, molecole aromatiche che hanno proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. È stato dimostrato che l'estratto di luppolo ha effetti antiaggreganti sull’Aβ e sembra impedire la sua produzione nelle cellule in coltura. L'accumulo di Aβ induce anche l'attivazione della proteina 3 del recettore Nod-like receptor 3 (NLRP3) dell’inflammosoma e il conseguente rilascio di citochine proinfiammatorie, il quale svolge un ruolo fondamentale nella neuroinfiammazione associata all'AD. NLRP3 attivato induce la produzione e il rilascio di mediatori infiammatori, tra cui i complessi proteici ASC (ASC specks), IL-1β e IL-18, che facilitano la deposizione di Aβ in un ciclo che si auto alimenta. Impedire l’assemblaggio e l'attivazione del complesso dell’inflammosoma potrebbe essere una possibile strategia per la terapia dell'AD. L'obiettivo generale di questo studio è quello di indagare i meccanismi molecolari coinvolti nelle malattie neurodegenerative e nella neuroinfiammazione utilizzando modelli cellulari periferici ex vivo di AD.Al fine di caratterizzare le interazioni Aβ e vie di trasduzione del segnale MAPK e AKT, abbiamo utilizzato fibroblasti di pazienti AD sporadici con diversa gravità della malattia. Per valutare i meccanismi molecolari che potrebbero prevenire o modulare la tossicità indotta da Aβ, sono stati studiati anche i potenziali effetti citoprotettivi dell'estratto di luppolo e il relativo signaling intracellulare. Inoltre, è stato dato particolare interesse alla via di attivazione del NLRP3-infiammasoma. Abbiamo studiato il coinvolgimento dell'attivazione di NLRP3 sulle vie MAPK e AKT e sui loro bersagli a valle, utilizzando una combinazione di studi in vitro e di campioni ottenuti dai pazienti. In particolare, abbiamo utilizzato monociti umani THP-1 di derivazione macrofagica e monociti derivati da cellule mononucleate del sangue periferico (PBMC) di soggetti sani (HC) e pazienti affetti da AD, per analizzare la modulazione autofagica e gli effetti della Stavudina (D4T), un inibitore nucleosidico della trascrittasi inversa, che riduce l'attivazione dell'inflammosoma bloccando il recettore purinergico P2X7R. Inoltre, abbiamo analizzato il pathway di attivazione dell'inflammosoma NLRP3 e il ruolo di CRID3 un inibitore selettivo, per confrontare gli effetti dell’inibizione dell’inflammosoma attraverso due pathway differenti. I monociti derivati da HC e AD sono stati differenziati in cellule microglia-like (MDMIs) e caratterizzati per l'espressione di proteine intracellulari e di superficie tipiche delle cellule mieloidi. Funzioni tipiche della microglia come il rilascio di citochine infiammatorie, la fagocitosi e la degradazione sono state valutate anche in seguito all'esposizione di attivatori dell'inflammosoma con o senza CRID3. MDMIs riflettono molte caratteristiche della microglia e sono un modello cellulare utile per comprendere la patogenesi dell'AD, identificare i target terapeutici e consentire lo screening farmacologico su larga scala dei nuovi composti per uso terapeutico.
Alzheimer's disease (AD) is a major public health concern and has been identified as a priority for research in Life Science. The two core pathological hallmarks of AD are extracellular amyloid plaques and intracellular neurofibrillary tangles which underlie microglial and neuronal damage, neuroinflammation and cognitive impairment. Soluble oligomers are the most toxic species of β-amyloid (Aβ) and interact with several protein kinases such as Ras/MAPK and PI3K/AKT pathways, which regulate many cellular processes and cognitive functions. These pathways mediate Aβ toxicity, regulating some molecular mechanisms involved in neuronal degeneration such as cytoskeletal impairment, glutamate excitotoxicity and neuroinflammation. In the last years much attention has been focused on the potential role of natural compounds as neuroprotective agents. Hop (Humulus Lupulus) contains flavonoids, aromatic molecules which have antioxidant, anti-inflammatory and anti-atherogenic properties. In fact, hop extract has anti-aggregating effects on Aβ, and it seems to prevent its production in cultured cells. Aβ induces also the activation of the pattern recognition receptor Nod-like receptor protein 3 (NLRP3) inflammasome complex in microglia and the consequent release of proinflammatory cytokines, playing a pivotal role in AD-associated neuroinflammation. NLRP3 activation results in the release of inflammatory mediators, including ASC protein complexes (ASC specks), IL-1β and IL-18, that facilitate Aβ deposition and neuroinflammation in a self-feeding pathogenic loop. Since specific therapeutical strategies are still lacking, the dampening of the inflammasome assembly and activation could be a new strategy for AD. The overall focus of this study is to investigate molecular mechanisms involved in neurodegenerative diseases and in neuroinflammation, using peripheral ex vivo cellular models from AD, to check new potential therapeutical targets. In order to characterize the complex interactions among Aβ, MAPK and AKT signaling, we used fibroblasts from sporadic AD patients with different disease severity. To evaluate any molecular mechanisms that could prevent or modulate Aβ-induced toxicity, the potential cytoprotective effects of Hop extract and related intracellular signaling were also investigated. Fibroblasts provide a useful cellular model for studying AD, since they could be differentiated into patient-specific neural cell lines, using iPSC technologies. Moreover, particular interest was given to NLRP3-inflammasome activation pathway. We investigated the involvement of NLRP3 inflammasome activation on intracellular pathways and their downstream targets, using a combination of in vitro studies and patient-derived samples. In particular, we used macrophage-derived THP-1 human monocytes and peripheral blood mononuclear cells (PBMC)-derived monocytes from healthy control (HC) subjects and AD patients, to analyse phagocytosis, autophagy and apoptosis modulation and the effects of the nucleoside reverse transcriptase inhibitor Stavudine (D4T), that reduces NLRP3 inflammasome activation blocking the purinergic receptor P2X7R. Furthermore, we analyzed the NLRP3 inflammasome pathway and the role of the selective NLRP3 inhibitor CRID3, to compare the effects of inflammasome inhibition through two different mechanisms. At this purpose, HC and AD-derived monocytes were differentiated into microglia-like cells (MDMIs) and characterized for myeloid surface and intracellular proteins expression. Key microglia functions such as inflammatory cytokines release, Aβ phagocytosis and degradation were evaluated upon exposure to NLRP3 inflammasome activators with or without CRID3. MDMIs reflected many features of microglia and, as fibroblasts-derived iPSCs, they are attractive cellular models helpful to understand AD pathogenesis, identify therapeutic targets and allow large-scale drug screening of the novel therapeutic candidates.
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Livres sur le sujet "Modelli in vivo"

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1974-, Stevenson Christopher S., Morgan Douglas W. 1951- et Marshall Lisa A. 1954-, dir. In vivo models of inflammation. 2e éd. Basel : Birkhäuser, 2006.

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2

1951-, Morgan Douglas W., et Marshall Lisa A. 1954-, dir. In vivo models of inflammation. Basel : Birkhauser Verlag, 1999.

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3

Ntziachristos, Vasilis. Textbook of in vivo imaging in vertebrates. Chichester, West Sussex : J. Wiley, 2007.

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4

van, Boxtel Christoffel Jos, Holford N. H. G et Danhof M, dir. The In vivo study of drug action. Amsterdam : Elsevier, 1992.

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5

1953-, Raeburn D., et Giembycz M. A. 1961-, dir. Airways smooth muscle : Modelling the asthmatic response in vivo. Basel : Birkhäuser Verlag, 1996.

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6

International Symposium on Nephrotoxicity (3rd 1987 University of Surrey). Nephrotoxicity : In vitro to in vivo : animals to man. New York : Plenum Press, 1989.

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Ferrick, David A. Transgenic mice as a in vivo model for self reactivity. Austin : R.G. Landes Co., 1994.

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8

C, Sahu Saura, et Casciano Daniel, dir. Nanotoxicity : In vivo and in vitro models to health risks. Chichester, West Sussex : John Wiley & Sons, 2009.

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9

C, Sahu Saura, dir. Hepatotoxicity : From genomics to in vitro and in vivo models. Chichester, England : John Wiley & Sons, 2007.

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10

Museo del vino (Torgiano, Italy), dir. Bozzetti, modelli e grisailles dal XVI al XVIII secolo : Fondazione Lungarotti, Torgiano, Museo del Vino, 28 ottobre-20 novembre 1988. Milano : Electa, 1988.

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Chapitres de livres sur le sujet "Modelli in vivo"

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Carlson, Richard P., et Peer B. Jacobson. « Comparison of adjuvant and streptococcal cell wall-induced arthritis in the rat ». Dans In Vivo Models of Inflammation, 1–50. Basel : Birkhäuser Basel, 1999. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-0348-7775-6_1.

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2

Weringer, Elora J., et Ronald P. Gladue. « T cell-mediated diseases of immunity ». Dans In Vivo Models of Inflammation, 237–63. Basel : Birkhäuser Basel, 1999. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-0348-7775-6_10.

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3

Orosz, Charles G., M. Elaine Wakely, Ginny L. Bumgardner et Elora J. Weringer. « Transplantation ». Dans In Vivo Models of Inflammation, 265–90. Basel : Birkhäuser Basel, 1999. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-0348-7775-6_11.

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Grass, David S. « Transgenics ». Dans In Vivo Models of Inflammation, 291–305. Basel : Birkhäuser Basel, 1999. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-0348-7775-6_12.

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Anderson, Karen M., Sandhya S. Nerurkar et Michael R. Briggs. « Gene transfer technology ». Dans In Vivo Models of Inflammation, 307–32. Basel : Birkhäuser Basel, 1999. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-0348-7775-6_13.

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6

Litwak, Kenneth N., et Howard C. Hughes. « Guidelines and regulations in animal experimentation ». Dans In Vivo Models of Inflammation, 333–36. Basel : Birkhäuser Basel, 1999. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-0348-7775-6_14.

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7

van den Berg, Wim B., et Leo A. B. Joosten. « Murine collagen-induced arthritis ». Dans In Vivo Models of Inflammation, 51–75. Basel : Birkhäuser Basel, 1999. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-0348-7775-6_2.

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8

Lewis, E. Jonathan, Jill Bishop et Anna K. Greenham. « Joint and cartilage degradation ». Dans In Vivo Models of Inflammation, 77–92. Basel : Birkhäuser Basel, 1999. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-0348-7775-6_3.

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9

Winkler, James D., Jeffrey R. Jackson, Tai-Ping Fan et Michael P. Seed. « Angiogenesis ». Dans In Vivo Models of Inflammation, 93–109. Basel : Birkhäuser Basel, 1999. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-0348-7775-6_4.

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10

Selig, William M., et Richard W. Chapman. « Asthma ». Dans In Vivo Models of Inflammation, 111–35. Basel : Birkhäuser Basel, 1999. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-0348-7775-6_5.

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Actes de conférences sur le sujet "Modelli in vivo"

1

Deka, Dhyanjyoti, Paul R. Hays, Kamaldev Raghavan et Mike Campbell. « Straked Riser Design With VIVA ». Dans ASME 2010 29th International Conference on Ocean, Offshore and Arctic Engineering. ASMEDC, 2010. http://dx.doi.org/10.1115/omae2010-20569.

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Résumé :
VIVA is a vortex induced vibration (VIV) analysis software that to date has not been widely used as a design tool in the offshore oil and gas industry. VIVA employs a hydrodynamic database that has been benchmarked and calibrated against test data [1]. It offers relatively few input variables reducing the risk of user induced variability of results [2]. In addition to cross flow current induced standing wave vibration, VIVA has the capability of predicting traveling waves on a subsea riser, or a combination of standing and traveling waves. Riser boundary conditions including fixed, pinned, flex joint or SCR seabed interaction can be modeled using springs and dashpots. VIVA calculates riser natural frequencies and mode shapes and also has the flexibility to import external modal solutions. In this paper, the applicability of VIVA for the design of straked steel catenary risers (SCR) and top tensioned risers (TTR) is explored. The use of linear and rotational springs provided by VIVA to model SCR soil interaction and flex joint articulation is evaluated. Comparisons of the VIV fatigue damage output with internal and external modal solution is presented in this paper. This paper includes validation of the VIVA generated modal solution by comparing the modal frequencies and curvatures against a finite element (FE) model of the risers. Fatigue life is calculated using long term Gulf of Mexico (GoM) currents and is compared against the industry standard software SHEAR7. Three different lift curve selections in SHEAR7 are used for this comparison. The differences in riser response prediction by the two software tools are discussed in detail. The sensitivity of the VIVA predicted riser response to the absence of VIV suppression devices is presented in this paper. The riser VIV response with and without external FE generated modal input is compared and the relative merits of the two modeling approaches are discussed. Finally, the recommended approach for VIVA usage for SCR and TTR design is given.
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2

Cheng, Yongming, Lixin Xu, Kostas F. Lambrakos et Karl Muriby. « Investigation of VIV Fatigue Prediction for a Top Tensioned Riser ». Dans ASME 2009 28th International Conference on Ocean, Offshore and Arctic Engineering. ASMEDC, 2009. http://dx.doi.org/10.1115/omae2009-79508.

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Résumé :
Top tensioned risers (TTRs) have been widely used with floating production systems such as Spars and TLPs in deepwater field developments. A TTR system provides direct access to subsea wellheads from a floating platform for drilling, workover, and completion operations. It is often subjected to Vortex-Induced Vibrations (VIVs) caused by ambient ocean currents. This paper investigates the VIV fatigue prediction for a TTR used with a Spar in deep water. The riser VIV predictions are mainly based on the frequency domain program SHEAR7 that is widely used in the offshore industry. The nonlinear finite element program ABAQUS is used to model the riser for the generation of modal data, including natural frequencies, mode shapes and mode curvatures. The riser is modeled using generic beam elements with equivalent section properties. The model considers the lateral supports from the keel guide and hard tank. The riser tensioner is modeled with non-linear springs. The riser VIV is predicted using different SHEAR7 versions. This paper investigates the sensitivity of the results to key parameters such as the type of lift coefficients, mode bandwidth, mode cutoff, and the Strouhal number. In addition, the time domain VIV prediction program ABAVIV is used to compute the VIV response for a few governing current profiles. The results by SHEAR7 are compared with those by ABAVIV.
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3

Hönzke, K., D. Fatykhova, M. Tönnies, TT Bauer, P. Schneider, J. Neudecker, JC Rückert et al. « Das ex vivo Modell der humanen Lunge in der Pneumonieforschung ». Dans Pneumonie & Co : Lungeninfektionen in Klinik und Forschung – 22. Workshop des Arbeitskreises ‚Respiratorisches System‘ der Deutschen Veterinärmedizinischen Gesellschaft (DVG) in Kooperation mit der Deutschen Gesellschaft für Pneumologie und Beatmungsmedizin (DPG). Georg Thieme Verlag KG, 2019. http://dx.doi.org/10.1055/s-0039-1692847.

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4

Draf, CS, E. Chavez, K. Pak, A. Leichtle, S. Dazert et AF Ryan. « Ein In-vivo-Modell als potenzieller Therapieansatz für geräuschinduzierten Haarzellverlust ». Dans Abstract- und Posterband – 91. Jahresversammlung der Deutschen Gesellschaft für HNO-Heilkunde, Kopf- und Hals-Chirurgie e.V., Bonn – Welche Qualität macht den Unterschied. © Georg Thieme Verlag KG, 2020. http://dx.doi.org/10.1055/s-0040-1711815.

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5

Moore, J. A., D. A. Steinman, S. J. Karlik, B. K. Rutt, D. W. Holdsworth et C. R. Ethier. « Accuracy Assessment of Computational Blood Flow Modelling in Realistic Arterial Geometries ». Dans ASME 1998 International Mechanical Engineering Congress and Exposition. American Society of Mechanical Engineers, 1998. http://dx.doi.org/10.1115/imece1998-0061.

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Résumé :
Abstract It is now possible to reconstruct patient-specific models of arterial geometries, and to use these models to obtain detailed information about in vivo hemodynamics. Several methods can be used to obtain such patient-specific arterial geometries, including in vivo medical imaging, vascular casting and pressure fixation of vessels. Ideally, any of these methods, when applied to a single artery, would yield the same ‘true’ arterial geometry. The objective of this study was to test this supposition.
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6

Tietz, U., C. C. Berndt et K. P. Schmitz. « Microstructural Modelling and Performance Simulation of Engineered Bio-Composites ». Dans ITSC2010, sous la direction de B. R. Marple, A. Agarwal, M. M. Hyland, Y. C. Lau, C. J. Li, R. S. Lima et G. Montavon. DVS Media GmbH, 2010. http://dx.doi.org/10.31399/asm.cp.itsc2010p0516.

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Résumé :
Abstract A primary goal in modern orthopaedics is increasing the rate and long-lasting anchoring of implants in the human body. Hydroxyapatite, having a chemical structure and chemistry that is identical to bone, significantly enhances the on growth and subsequent ingrowth of natural bone material. Nevertheless some aspects of the performance of hydroxyapatite coatings have not been investigated sufficiently; for example the in vivo, long-term behaviour of the material, including the time-dependent dissolution accompanied by changes of mechanical properties have been poorly documented. The current study creates an idealized, virtual microstructural coating model that examines the time-dependent behaviour and properties of hydroxyapatite coatings. The analyses examine time vs. dissolution dependencies that reflect in vivo behaviour.
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7

Wallin, Ake, et Kaj Klaue. « Three-Dimensional In Vivo Modelling And Evaluation Of Hip Coverage ». Dans Biostereometrics '88 : Fifth Intl Mtg, sous la direction de Juerg U. Baumann et Robin E. Herron. SPIE, 1989. http://dx.doi.org/10.1117/12.950466.

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8

Baldi, Gabriele, Andrea Cafarelli, Raffaele Bisogno, Stefania Vetrano et Leonardo Ricotti. « Modelling of in vivo LIPUS stimulation of murine intestinal wall ». Dans 2021 IEEE International Ultrasonics Symposium (IUS). IEEE, 2021. http://dx.doi.org/10.1109/ius52206.2021.9593434.

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9

Owen, John R., et Jennifer S. Wayne. « Influence of Loading Conditions and the Superficial Tangential Zone in Contact Models of Articular Surfaces ». Dans ASME 2009 Summer Bioengineering Conference. American Society of Mechanical Engineers, 2009. http://dx.doi.org/10.1115/sbc2009-206143.

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Résumé :
Engineering tissue to repair articular surface defects remains a challenge. Normal zonal characteristics of articular cartilage throughout its thickness, particularly the superficial tangential zone (STZ), and normal material properties have not been reproduced in vitro in scaffolds nor in vivo in repairing defects. Without sufficient quality, such transplanted scaffolds in vivo may be doomed mechanically from the outset. The importance of the STZ in normal function [1–3] and deficient behavior of repair tissue [4–5] is well documented in the literature. Studies have modeled higher tensile properties in the STZ via transverse isotropy [6–9] or tension-compression nonlinearity [10] to better predict experimental results. Models incorporating an STZ with strain-dependent permeability [11–13] have indicated protection of underlying repairs. Permeable and impermeable rigid contact models [12] have been thought to bracket in vivo conditions. Recent efforts have been to create more complex models to better represent in vivo conditions [13]. This finite element study compares permeable and impermeable rigid contact models with a more realistic model to determine if the added complexity is warranted.
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10

Cardamone, Luca, Arturo Valentin et Jay D. Humphrey. « Modelling Dynamical Arterial Adaptations to Altered Chemo-Mechanical Environments ». Dans ASME 2008 Summer Bioengineering Conference. American Society of Mechanical Engineers, 2008. http://dx.doi.org/10.1115/sbc2008-192097.

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Résumé :
Vascular smooth muscle cells (SMC), endothelial cells (EC), and fibroblasts exist in a dynamic mechanical environment and can sense and respond to mechanical stimuli in vivo (McKnight and Frangos [1]). It is becoming more and more clear that complex dynamics not only influences vascular tone but also SMC proliferation (see Dancu et al. [2]) and extracellular matrix turnover (Cummins et al. [3]) by stimulating cell activity.
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Rapports d'organisations sur le sujet "Modelli in vivo"

1

Nepom, Gerald T. Humanized in vivo Model for Autoimmune Diabetes. Fort Belvoir, VA : Defense Technical Information Center, février 2010. http://dx.doi.org/10.21236/ada523882.

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2

Nepom, Gerald T., et John A. Gebe. Humanized in vivo Model for Autoimmune Diabetes. Fort Belvoir, VA : Defense Technical Information Center, février 2009. http://dx.doi.org/10.21236/ada625335.

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3

Nepom, Gerald T., et John A. Gebe. Humanized in vivo Model for Autoimmune Diabetes. Fort Belvoir, VA : Defense Technical Information Center, février 2008. http://dx.doi.org/10.21236/ada482199.

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4

Hayward, Simon W. A Myc-Driven in Vivo Model of Human Prostate Cancer. Fort Belvoir, VA : Defense Technical Information Center, octobre 2007. http://dx.doi.org/10.21236/ada495670.

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5

Hayward, Simon V. A Myc-Driven in Vivo Model of Human Prostate Cancer. Fort Belvoir, VA : Defense Technical Information Center, octobre 2008. http://dx.doi.org/10.21236/ada502009.

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6

Hayward, Simon W. A Myc-Driven in Vivo Model of Human Prostate Cancer. Fort Belvoir, VA : Defense Technical Information Center, octobre 2005. http://dx.doi.org/10.21236/ada446297.

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7

Borgstrom, Per, et John Welsh. Ovarian Tumor-Stroma Interactions in an In Vivo Orthotopic Model. Fort Belvoir, VA : Defense Technical Information Center, août 2012. http://dx.doi.org/10.21236/ada580971.

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8

Hayward, Simon W. A Myc-Driven in Vivo Model of Human Prostate Cancer. Fort Belvoir, VA : Defense Technical Information Center, octobre 2006. http://dx.doi.org/10.21236/ada465209.

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9

Borgstrom, Per. Ovarian Tumor-Stroma Interactions in an In Vivo Orthotopic Model. Fort Belvoir, VA : Defense Technical Information Center, août 2011. http://dx.doi.org/10.21236/ada554643.

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10

Hayward, Simon W. A Myc-Driven in Vivo Model of Human Prostate Cancer. Fort Belvoir, VA : Defense Technical Information Center, octobre 2007. http://dx.doi.org/10.21236/ada482533.

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