Articles de revues sur le sujet « Minoranza »

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1

Staiano, Fulvia. « Diritto dei minori rom all'istruzione in condizioni di non discriminazione : il caso Orsus e altri c. Croazia ». DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no 1 (mai 2011) : 93–103. http://dx.doi.org/10.3280/diri2011-001006.

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Résumé :
1. Il diritto all'istruzione in condizioni di non discriminazione nella giurisprudenza della Corte di Strasburgo: centralitŕ del popolo Rom - 2. La tutela dei diritti fondamentali del popolo Rom nell'ambito del Consiglio d'Europa - 3. Il caso Orsus c. Croazia - 4. I Rom come "vera minoranza europea": problemi teorici e pratici relativi all'inquadramento dei Rom nel concetto di minoranza - 5. Tutela delle minoranze o principio di non discriminazione? La scelta pragmatica della Corte europea - 6. La tutela delle minoranze nell'ambito della giurisprudenza della Corte di Strasburgo: limiti e punti di forza - Conclusione.
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2

Vicenza, Giordano. « Multiculturalismo Specifico in Svizzera ». INFLUENCE : International Journal of Science Review 1, no 2 (25 août 2019) : 1–9. http://dx.doi.org/10.54783/influence.v1i2.87.

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Résumé :
Ci sono numerose aree, culture e lingue in Svizzera. In Svizzera, le minoranze sono per lo più minoranze etno-linguistiche la cui lingua comune è unificata. Lo Stato elvetico è stato quindi considerato uno Stato multilingue sin dalla costituzione della Confederazione nel 1848. La Confederazione ei Cantoni devono preservare le minoranze linguistiche. I fondamenti della struttura sociale svizzera sono due principi: libertà linguistica (Sprachenfreiheit) e territorialità con multiculturalismo storico e quattro lingue nazionali (Territorialitätsprinzip). Non esiste una religione di stato ufficiale in Svizzera. La religione predominante è il cristianesimo, l'islam è la più grande minoranza religiosa. Le maggiori confessioni cristiane sono quella cattolica (37,7%) e la CRS (25,5 per cento). La Svizzera ha iniziato l'afflusso di nuove minoranze culturali dopo la seconda guerra mondiale ed era fortemente legata alla migrazione economica e al massiccio numero di lavoratori ospiti dal Terzo mondo e dall'ex Jugoslavia nell'Europa meridionale. La tutela delle minoranze nazionali, ma non delle minoranze culturali, coinvolge il diritto internazionale. La tutela delle minoranze nazionali in Svizzera si basa anche su norme internazionali.
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3

Andrea Sacco, Giovanni. « La tutela collettiva delle minoranze linguistiche ». DIRITTO COSTITUZIONALE, no 2 (juin 2021) : 13–32. http://dx.doi.org/10.3280/dc2021-002002.

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Résumé :
La ricerca affronta l'argomento delle minoranze linguistiche. Partendo dalla definizione del concetto di minoranza, procede ad esplorare il quadro costituzionale italiano e bre-vemente quello comparato con particolare attenzione alla dimensione collettiva della tute-la dei diritti linguistici, intesi in senso ampio come diritti culturali identitari. L'attenzione è concentrata sui diritti del gruppo linguistico posseduti dagli individui in quanto "insieme" piuttosto che dai suoi membri separatamente e sulla tutela delle lingue minoritarie come bene partecipativo identificato da una condivisione solidale.
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4

Scala, Andrea. « La romaní in Italia tra rappresentazione e legittimazione ». Minorities in Italy in a changing legal landscape 44, no 3 (31 décembre 2020) : 346–70. http://dx.doi.org/10.1075/lplp.00070.sca.

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Résumé :
Astratta L’articolo esamina le dinamiche connesse con la (auto-)rappresentazione e la legittimazione della romaní in Italia. Comunità di lingua romaní sono presenti in Italia fin dalla prima età moderna e tutti i parlanti di romaní di antico insediamento nella penisola sono cittadini italiani, tuttavia la legge 482/1999 della Repubblica Italiana "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche" non include la romaní tra le lingue di minoranza da tutelare. L’esclusione della romaní dalla legge trova la sua radice prima in un’errata rappresentazione dei suoi locutori, generalmente percepiti come nomadi, mentre non lo sono più da tempo. La legge 482/1999 di fatto tutela le minoranze linguistiche legate a un territorio e la falsa, ma diffusa, percezione dei parlanti romaní come nomadi ha offerto un comodo pretesto a chi voleva escludere dalla tutela la lingua dei rom e dei sinti italiani. Il panorama linguistico della romaní in Italia risulta assai complesso e l’articolo si sforza di descriverlo e spiegarlo in diversi aspetti. I gruppi rom e sinti stanziati in Italia parlano dialetti piuttosto diversi, hanno repertori linguistici differenti, non percepiscono di essere accomunati da un’unica origine etnico-linguistica e non hanno gli stessi atteggiamenti nei confronti dell’uso pubblico della romaní. Questi fattori, insieme alla rappresentazione distorta delle comunità rom e sinte presso la cultura maggioritaria, rendono assai complessa la progettazione di un percorso di tutela. Tuttavia il riconoscimento della romaní come lingua di minoranza in Italia rimane un obbiettivo di alto valore civile, che si potrà forse perseguire con leggi regionali mirate.
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5

Strøm, Kaare. « GOVERNI DI MINORANZA E DEMOCRAZIE PARLAMENTARI ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 15, no 2 (août 1985) : 167–204. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200003129.

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Résumé :
IntroduzioneI governi di minoranza sono soluzioni anomale nelle democrazie parlamentari. Tale tipo di governo può essere definito come un governo composto da rappresentanti di partiti che, in totale, controllano meno della metà dei seggi parlamentari. Le alternative ai governi di minoranza sono due: 1) governi di maggioranza, 2) amministrazioni non-partitiche.
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6

Korac, Maja. « Politiche, agency e dialogo interculturale. Esperienze dei rifugiati dei conflitti jugoslavi in Italia ». MONDI MIGRANTI, no 3 (mars 2010) : 127–50. http://dx.doi.org/10.3280/mm2009-003008.

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Résumé :
Questo articolo esamina il processo di etichettamento politico e burocratico dei rifugiati e il suo rapporto con razza, etnicitŕ, classe e/o genere, oltre che con altri meccanismi di esclusione che operano nei luoghi del loro insediamento. Considera criticamente le prospettive e i processi di insediamento delle persone fuggite dai conflitti in Yugoslavia, a cui č stato garantito il diritto di lavorare e/o studiare in Italia sulla base di un decreto governativo speciale, senza una lunga procedura di determinazione dello status. L'analisi si basa su una ricerca etnografica condotta a Roma negli anni 1999 e 2000. Esplora i meccanismi e il processo che hanno permesso loro di beneficiare dei diritti garantiti al loro arrivo. La discussione si focalizza, da un lato, sulle connessioni tra strategie e politiche di assistenza e sui limiti strutturali che incarnano e, d'altro lato, sul tipo di agency che incoraggiano. Esplora il ruolo delle reti sociali co-etniche, cross-etniche e minoranza-maggioranza nel processo di insediamento. Questo articolo sostiene che se l'acquisizione formale di diritti legali e sociali legati all'inclusione e all'eguaglianza non č accompagnata da contatti e legami informali tra minoranza e maggioranza, a livello micro, l'esperienza dei gruppi di minoranza rimarrŕ fortemente condizionata dalla loro sensazione di "alteritŕ" e dalla percezione di diseguaglianza ed esclusione. Ciň avviene perché lo sviluppo della fiducia tra gruppi (etnici) di minoranza e gruppi di maggioranza dipendono solo parzialmente dal set di diritti che possono essere garantiti ai gruppi "etnici" o "di minoranza".
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7

Fassanelli, Benedetto. « Tra bando e integrazione. Gli zingari nell'Italia di etÀ moderna ». SOCIETÀ E STORIA, no 138 (novembre 2012) : 751–68. http://dx.doi.org/10.3280/ss2012-138004.

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Résumé :
Il saggio intende riflettere, attraverso alcune considerazioni sulla storia dei gruppi zingari in etÀ moderna, sull'opportunitÀ di introdurre il concetto di "ostilitÀ" come categoria interpretativa con cui leggere i rapporti tra societÀ maggioritarie e minoranze culturali. In particolare, si sofferma sulle forme del bando che colpiva, pressoché ovunque, gli zingari, assumendo come esemplificazioni la legislazione veneta del XVI secolo e il disegno di "riduzione" degli zingari intentato nel 1641 nello Stato pontificio. La persistenza della minoranza (nonostante i toni risolutivi del discorso repressivo e delle retoriche criminali) puň essere studiata alla luce dell'idea di ostilitÀ che rimanda ad una dimensione relazionale possibile, alla forma di integrazione di cui furono capaci le societÀ dell'epoca. Una relazione che si regge su un equilibrio instabile, ostile appunto, ma che non potrebbe essere compresa pienamente riferendosi al piů rigido binomio "tolleranza/intolleranza".
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8

Granata, Anna. « Di padre in figlio, di figlio in padre. Il ruolo innovativo delle seconde generazioni nelle comunitŕ religiose di minoranza ». MONDI MIGRANTI, no 2 (janvier 2011) : 87–100. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-002004.

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Résumé :
Le comunitŕ religiose di minoranza sono caratterizzate da una forte e dinamica presenza di giovani. Molti di loro appartengono alla cosiddetta seconda generazione dell'immigrazione: sono nati in Italia o giunti da bambini al seguito dei propri genitori, parlano, pensano, sognano in italiano e in questo paese immaginano di costruire il proprio futuro. Allo stesso tempo e senza contraddizione, sono inseriti in una tradizione religiosa che hanno ereditato dalle proprie famiglie, con riti, valori e linguaggi fortemente intrecciati con le culture dei paesi d'origine. Questo articolo - basato su una ricerca in pedagogia interculturale, condotta con metodi etnografici e interviste in pro-fonditŕ presso alcune comunitŕ religiose di minoranza nella cittŕ di Milano - descrive i tratti e le potenzialitŕ comuni alle seconde generazioni e le competenze interculturali che possono sviluppare a contatto con piů riferimenti culturali e linguistici nei propri contesti di vita. A conclusione della riflessione, si auspica che la lezione delle seconde generazioni possa parlare non solo alle comunitŕ religiose di minoranza, ma a tutte quelle realtŕ in cui convivono generazioni diverse per uno scopo comune.
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Romanň, Franco. « Brigatismo e realtŕ operaia. Walter Alasia : una storia sestese ». COSTRUZIONI PSICOANALITICHE, no 22 (décembre 2011) : 63–75. http://dx.doi.org/10.3280/cost2011-022006.

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Résumé :
La cittŕ di Sesto San Giovanni č stata considerata un bastione del Partito Comunista e poi della sinistra italiana. Fin dall"inizio del secolo scorso la sua classe operaia ha una tradizione di lotte sindacali, di resistenza al regime fascista fino alle lotte dell"autunno caldo nel 1969. Il saggio ricostruisce il contesto di quelle lotte e come una minoranza del movimento agli inizi degli anni 70 scelse la lotta armata. Walter Alasia, un giovane studente sestese di famiglia operaia, fu un protagonista del movimento armato. La sua vita la sua morte possono essere considerate anche una metafora delle ragioni per cui una minoranza di giovani lavoratori e studenti, scelse quella strada suicida.
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Cancian, Alessandro. « L'Islam sciita. Storia di una minoranza (review) ». Journal of Shi'a Islamic Studies 5, no 3 (2012) : 361–64. http://dx.doi.org/10.1353/isl.2012.0052.

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Patrone, Matteo. « La mancata perdita del controllo sui beni in trust da parte del disponente (Trib. Genova, 20 gennaio 2022) ». Trusts, no 4 (4 août 2022) : 684–88. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.154.

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Résumé :
Massima Il trust auto-dichiarato istituito dal disponente, direttore sanitario di una farmacia, sulle quote di minoranza della società che gestisce la farmacia medesima e con beneficiario il figlio del disponente è nullo per violazione dell’art. 2 della Convenzione de L’Aja, in quanto – di fatto – non vi era alcuna perdita di controllo dei beni conferiti da parte del disponente.
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Tekavčić, Pavao. « Quaderni di filologia e lingue romanze 7 (1992), Supplemento Terza serie, Attidel Convegno "Relazione di viaggi fra Italia e Spagna" Macerata, Università degli Studi, 15-17 dicembre 1992, 259 pp. ; 8(1993), 273 pp. ; 9(1994), 285 pp. ; 10(1995), 346 pp. » Linguistica 36, no 1 (1 décembre 1996) : 115–17. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.36.1.115-117.

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Résumé :
Il periodico maceratese, nato nel 1979, continua ad apparire a ritmo annuale re­ golare. Avendo recensito i voll. 1985-1992 nel numero 34 di «Linguistica», presen­ tiamo qui le annate citate nel titolo, concentrandoci sempre sui contributi di interesse linguistico (o almeno filologico), che continuano ad essere in minoranza di fronte a quelli di argomento letterario.
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Marzano, Arturo. « Fare gli ebrei italiani. Autorappresentazioni di una minoranza (1861–1918) ». Journal of Modern Italian Studies 18, no 2 (mars 2013) : 260–61. http://dx.doi.org/10.1080/1354571x.2013.753795.

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Scala, Spencer M. Di, et Giovanni Spadolini. « Italia di minoranza : Lotta politica e cultura dal 1915 a oggi ». American Historical Review 90, no 1 (février 1985) : 177. http://dx.doi.org/10.2307/1860850.

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Cadili, Alberto. « Gli hussiti come (mancata) minoranza conciliare al Concilio di Basilea (1431–1433) ». Annuarium Historiae Conciliorum 49, no 2 (17 août 2020) : 322–51. http://dx.doi.org/10.30965/25890433-04902005.

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Résumé :
Abstract In 1433 the hussite delegation in Basle wanted to discuss the Four Articles according to the pacts of Eger (the “judge of Eger”), i.e. primarily according to the Bible. The delegates insisted on persuading the other party or on being persuaded by it; they weren’t willing to become a conciliar minority because the decision-making processes were based on the majority-principle. Furthermore, the Council offered a different “judge”: It was the Council itself, because the infallible Church beheld the “monopoly” of the Bible exegesis and transmitted this monopoly to the Synod. In this way it became less relevant to discuss the specific topics of the Four Articles. The Hussites, however, remained outside this doctrine, which was fundamental for the legitimacy of the conciliar decision-making process: they didn’t recognize this new judge and didn’t subdue to him.
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Fellegara, Anna Maria, Veronica Tibiletti et Pier Luigi Marchini. « La disclosure sulla corporate governance nei gruppi, strumento di tutela di interessi diffusi. Un'analisi critica nel contesto italiano ». FINANCIAL REPORTING, no 1 (février 2011) : 9–35. http://dx.doi.org/10.3280/fr2011-001002.

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Résumé :
Nella normativa nazionale, il concetto di gruppo aziendale non è precisamente definito. Di conseguenza, il riconoscimento dei confini di gruppo non è sempre immediato, il che può implicare difficoltà nell'individuazione delle responsabilità delle scelte economiche assunte al suo interno. Tale circostanza può danneggiare gli interessi dei soci di minoranza. Con riferimento a questi temi, in Italia sono state introdotte regole volte a rendere maggiormente trasparenti gli assetti proprietari nei gruppi aziendali. Gli autori si propongono di analizzare qualità ed efficacia della comunicazione in tema didei gruppi aziendali, con particolare riferimento agli effetti prodotti dalla normativa in materia di direzione e coordinamento di società.
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Antonelli, Quinto. « Una società che si racconta ». REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), no 37 (21 juillet 2022) : 79–94. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2022.7056.

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Résumé :
Per il suo radicamento locale, l’Archivio della scrittura popolare di Trento ha avuto una storia molto specifica. Ha assunto, dapprima, le funzioni di un «contro-archivio» (raccogliere e conservare le scritture delle classi sociali subalterne), rimanendo tuttavia anche il luogo della memoria della minoranza italiana all’epoca dell’impero asburgico. Ha accolto in seguito i piccoli archivi famigliari con le tante scritture legate alla casa (perlopiù contadina). E infine, con il deposito delle lettere delle ammiratrici e ammiratori della cantante Gigliola Cinquetti, è diventato un archivio d’importanza nazionale, superando, nella qualità delle scritture raccolte, anche la definizione così connotativa di «popolare».
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Sansone, Andrea, Anna Schiavo, Francesco Romanelli et Emmanuele A. Jannini. « Esercizio fisico e doping : ricadute in medicina della sessualità ». L'Endocrinologo 22, no 4 (août 2021) : 311–17. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-021-00930-4.

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SommarioL’attività fisica rappresenta uno strumento essenziale per la prevenzione e la tutela della salute individuale. Ciononostante, solo una minoranza degli adulti raggiunge i livelli raccomandati di esercizio fisico. Nell’ambito della sessuologia medica, intervenire sulla sedentarietà può migliorare la salute sessuale e riproduttiva; tuttavia, è necessario che l’attività fisica sia adeguata, onde evitare lo sviluppo di quadri patologici come la triade dell’atleta o l’ipogonadismo indotto da esercizio fisico. Inoltre, l’eventuale uso di “sostanze atte a migliorare l’apparenza e la performance” ha trasceso i confini dello sport agonistico, trovando largo utilizzo fra gli atleti amatoriali al fine di massimizzare la resa dell’esercizio, sebbene siano noti gli effetti avversi sulla salute sessuale e riproduttiva in entrambi i sessi.
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Argenti Tremul, Alessandra. « Il Capodistriano del dopoguerra nelle fonti d’archivio conservate in Slovenia e Croazia ». Histria : the Istrian Historical Society review 2, no 2 (2012) : 205–19. http://dx.doi.org/10.32728/h2012.08.

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Résumé :
L’autrice, dopo aver visionato gli archivi regionali e nazionali, che conservano i fondi relativi all’amministrazione della zona B del Territorio Libero di Trieste, presenta una scelta delle raccolte analizzate. Queste possono venir oggi utilizzate per delineare in maniera sempre più chiara le vicende occorse nella penisola istriana dal 1945 al 1956, ed alcuni suoi momenti fondamentali come la rottura con il Cominform, l’amministrazione locale, il trasferimento di massa della popolazione autoctona. In questo periodo, dopo una lunga e plurisecolare permanenza sul proprio territorio d’insediamento storico, la popolazione italiana diventa minoranza. Un contributo importante allo sviluppo della storiografia regionale può essere dato pure da fonti di nuova tipologia, come ad esempio i filmati e le fotografie d’epoca, fino ad ora usate in parte minima.
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Bolko, Marianna. « L'estraneo sul confine ». PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no 2 (mai 2012) : 225–40. http://dx.doi.org/10.3280/pu2012-002004.

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Résumé :
Vengono fatte alcune riflessioni sul problema del razzismo e della paura dello straniero e del nuovo rispetto alla cultura di appartenenza del soggetto. Questi comportamenti vengono analizzati dal punto di vista psicoanalitico (utilizzando i concetti di proiezione, di identificazione con l'aggressore, ecc.), etnopsicoanalitico e sociologico. L'Autrice inoltre racconta aspetti della storia della sua famiglia, che durante la seconda guerra mondiale viveva sotto occupazione italiana e poi tedesca, e dopo il 1947 apparteneva a una minoranza etnica slovena a Trieste. (Questo testo č una relazione dal titolo "Aprirsi e chiudersi agli altri: patologie di confine", tenuta il 14 marzo 2011 all'interno del ciclo di seminari "Sulla strada", coordinato da Stefano Benni e Alessandro Castellari presso la Pluriversitŕ dell'Immaginazione "Grazia Cherch" di Bologna).
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Marotta, Anna. « La governance britannica della pluralità culturale di fronte all’applicazione di regole islamiche : tra tutele e antagonismi ». Società e diritti 6, no 12 (14 février 2022) : 246–72. http://dx.doi.org/10.54103/2531-6710/17352.

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Il presente contributo analizza gli strumenti giuridici predisposti a tutela della minoranza musulmana nelRegno Unito, di fronte al fallimento delle politiche multiculturali e alla proposta interculturale, neltentativo di comprendere il contesto attuale nonché l’evoluzione dei rapporti tra il sistema di common lawbritannico e il modello islamico. Il contributo ricostruisce pertanto le politiche di governo della diversità,passando attraverso l’analisi del modello multiculturale e dell’offerta interculturale, e soffermandosisull’applicazione, ufficiale e non ufficiale, delle regole islamiche in Inghilterra. L’analisi del caso ingleseillustra il carattere aperto del sistema di common law britannico, facendo emergere, al contempo, lepolemiche connesse alle regole e alle pratiche islamiche nelle materie del diritto di famiglia, in particolarmodo in relazione alla risoluzione intracomunitaria delle controversie attraverso istituzioni islamiche diAlternative Dispute Resolution (ADR).
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Zappia, Andrea. « Inserire una minoranza nello spazio cittadino. Il caso della comunità ebraica di Genova (1658-1737) ». STORIA URBANA, no 167 (mai 2021) : 119–45. http://dx.doi.org/10.3280/su2020-167007.

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Il presente studio si propone di ripercorrere le vicende relative alla comunita ebraica genovese, specie nel suo rapporto con gli spazi cittadini, negli anni compresi tra i primi Capitoli della nazione ebrea concessi nel 1658 e l'ultima espulsione dalla citta, decretata nel 1737 e concretizzatasi sei anni dopo. Conseguentemente all'arrivo a Genova di un certo numero di ebrei, nell'agenda politica del patriziato si impose la questione del ghetto, che richiedeva lo studio di soluzioni di natura urbanistica ma che d'altra parte presentava ricadute sociali, economiche e culturali da valutare con grande attenzione. Lo smantellamento dei cancelli del ghetto avvenuto nel 1679, e la collocazione degli ebrei nel tessuto urbano, rendeva necessario ripensare la convivenza tra la popolazione autoctona e questa minoranza. Il mancato raggiungimento dell'equilibrio, le difficolta legate all'individuazione di una nuova area per l'erezione di un nuovo ghetto, oltre al definitivo tramonto dell'idea di riattivare un imponente traffico commerciale con il Levante, furono i motivi che causarono nel 1737 la revoca dei Capitoli e la conseguente cacciata degli ebrei dalla citta.
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Palla, Luciana. « I Ladini fra Austria e Italia : vicende storico-politiche di una minoranza nel corso del Novecento ». Ladinia 21 (1997) : 59–71. http://dx.doi.org/10.54218/ladinia.21.59-71.

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Goldie, Charles M. « Records, permutations and greatest convex minorants ». Mathematical Proceedings of the Cambridge Philosophical Society 106, no 1 (juillet 1989) : 169–77. http://dx.doi.org/10.1017/s0305004100068067.

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Résumé :
AbstractTheorems on random permutations are translated into distribution-free results about record times and greatest convex minorants, by defining them together on appropriate probability spaces. The Bernoulli random variables that appear in the standard representation of the number of sides of the greatest convex minorant of a random walk are identified.
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Baldissara, Luca. « Un paradosso della modernità politica ? La sconfitta di una maggioranza popolare per mano di una minoranza attiva ». SOCIETÀ E STORIA, no 160 (juin 2018) : 369–78. http://dx.doi.org/10.3280/ss2018-160007.

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Marchesi, Andrea. « Qui ci vuole (anche) il maschio. Sulla latitanza degli uomini nelle professioni educative ». EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no 18 (septembre 2012) : 114–25. http://dx.doi.org/10.3280/eds2012-018012.

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Gli uomini impegnati in campo educativo sono, ormai, una minoranza sempre piů residuale e di questa evidenza invisibile si discute poco, come se fosse un dato naturale che ad occuparsi di educazione siano solo le donne. Eppure non č sempre stato cosě, basti pensare alla figura del maestro elementare come all'educatore dei servizi extrascolastici. Che cosa ha determinato la scomparsa degli uomini dal mondo dell'educazione? E quali effetti sta producendo sulle pratiche e sui soggetti? La perdita di prestigio sociale e l'indebolimento della carica trasformativa dell'educazione possono spiegare, in parte, l'assenza degli uomini, senza sottovalutare i cambiamenti che investono il genere maschile: la crisi della figura del padre, del principio di autoritŕ e responsabilitŕ. L'educazione sembra, allora, ridursi alla dimensione della cura, con una presenza esclusivamente femminile, indebolendo il gioco dei ruoli e delle differenze che segna il confronto tra generazioni. Č forse il sintomo di una crisi piů ampia, che prefigura nuovi orizzonti nei quali si collocano proprio i giovani uomini che, in controtendenza, scelgono di impegnarsi come educatori.
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Barisione, Mauro. « ELETTORI INDECISI, ELETTORI FLUTTUANTI : CHE VOLTO HANNO I «BILANCIERI» DEL VOTO ? I CASI ITALIANO E FRANCESE ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, no 1 (avril 2001) : 73–108. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029555.

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Résumé :
Introduzione In un sistema d'alternanza, un tipico esito elettorale è quello in virtù del quale il partito o la coalizione vincente accede alle funzioni di governo grazie ad un margine di voti esiguo, sufficiente tuttavia a fare la differenza rispetto alla coalizione avversaria e, magari, rispetto al proprio risultato delle elezioni precedenti. Se, tuttavia, i punti percentuali che una coalizione acquista (o perde) da un'elezione all'altra sono attribuibili a una pluralità di fattori (dal ricambio generazionale degli elettori, alla multidirezionalità dei flussi di voto, al peso di volta in volta variabile dell'astensionismo) più complessi di quelli rilevabili con una semplice operazione algebrica (del tipo: «35% all'elezione e, 40% all'elezione e2, uguale 5% di nuovi elettori»), resta però assai plausibile che le differenze percentuali tra una coalizione e l'altra ad un dato scrutinio possano essere determinate dal comportamento di una minoranza di elettori «marginali». E ciò è tanto più plausibile quanto più decisivi si rivelano quei seggi aggiudicati alla coalizione vincente, collegio per collegio, sulla base di pochi voti di scarto, sovente frutto di scelte effettuate da elettori rimasti indecisi fino all'ultimo momento.
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Wang, J., Z. Zhang, X. Kong, H. Wang et S. Zhang. « Intraspecific and interspecific attraction of threeTomicusbeetle species during the shoot-feeding phase ». Bulletin of Entomological Research 105, no 2 (30 janvier 2015) : 225–33. http://dx.doi.org/10.1017/s0007485315000048.

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Résumé :
AbstractThe shoot beetlesTomicus minor, Tomicus yunnanensis, andTomicus brevipilosushave been decimatingPinus yunnanensistrees for more than 30 years in Southwestern China. To understand the chemical ecological relationship between pines andTomicus, and among the three beetle species, we compared the attraction of these beetles to damaged shoots, extracts from damaged shoots, and volatiles from damaged shoots collected by the dynamic headspace sampling method. Experiments were performed using a modified open-arena olfactometer. The maleT. minorand both sexes ofT. brevipilosuswere more strongly attracted to damaged shoots than to undamaged shoots and they showed attraction to shoots damaged by the same species. FemaleT. minorand both sexes ofT. yunnanensiswere attracted to shoots damaged by femaleT. brevipilosus. The three beetle species were attracted to shoot extracts and dynamic headspace volatiles from shoots damaged by the same species and sex. FemaleT. minorand maleT. yunnanensiswere also attracted to dynamic headspace volatiles from shoots damaged by both sexes ofT. brevipilosus. The results suggested that specific semiochemicals that are induced or produced byT. brevipilosusalso attractT. minorandT. yunnanensis. The semiochemicals in damaged shoots affect the attraction of the three beetle species and play an important chemical communication role in weakening the host trees during the beetles’ shoot-feeding phase.
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Betti, Matilde. « Maternitŕ e infanticidio : lo sguardo del diritto penale ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 3 (décembre 2012) : 97–106. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-003006.

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Il neonaticidio č presente sin dall'antichitŕ, quando veniva praticato al fine del controllo demografico o per evitare l'infamia conseguente ad una maternitŕ in nubilato o illegittima. Tale fenomeno purtroppo non č andato scomparendo con la civilizzazione e, anzi, si pensa che la sua frequenza sia attualmente sottostimata per la maggior facilitŕ di occultare il cadavere o di far passare tale delitto per una morte infantile improvvisa. La criminologia clinica distingue in base a criteri cronologici, psicologici, sociali e statistici il neonaticidio dal figlicidio: mentre in quest'ultimo la vittima ha piů di un anno, il neonaticidio č commesso in epoca piů vicina al parto che avviene solitamente senza assistenza, generalmente da madri giovani, immature, disoccupate o studentesse, con sentimenti di ostilitŕ ed estraneitŕ verso il neonato. Entrambi i crimini sono spiegati solo in una minoranza dei casi dalla malattia mentale, poiché possono essere dovuti anche ad eccesso di mezzi disciplinari, a motivi di convenienza o pressione sociale, ideologici, a trascuratezza, a rivalsa nei confronti del partner. Fra le motivazioni patologiche si hanno le forme di psicopatologia puerperale. Vi sono poi dinamiche particolari, e appare chiaro come il primo passo in una prospettiva tesa a prevenire questi reati consista nella conoscenza di tali dinamiche e, in particolare, di tutte quelle situazioni considerate "a rischio".
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Di Nepi, Serena. « Autobiografie di minoranza. Prospettive individuali tra scritture personali e racconti di vita di ebrei e musulmani a Roma in età moderna ». SOCIETÀ E STORIA, no 160 (juin 2018) : 289–313. http://dx.doi.org/10.3280/ss2018-160004.

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Berardi, Silvio. « Le colonie italiane nel secondo dopoguerra : il Partito repubblicano e la questione somala (1948-1950) ». MONDO CONTEMPORANEO, no 1 (juillet 2012) : 91–118. http://dx.doi.org/10.3280/mon2012-001004.

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Il saggio intende ricostruire una tra le pagine piů complesse della politica coloniale italiana: la questione somala dai tragici fatti di Mogadiscio dell'11 gennaio 1948 al ritorno italiano in Somalia del 1950. La stampa nazionale fu concorde nel ritenere indirettamente responsabili dell'eccidio i funzionari britannici in Somalia, incapaci di tutelare e proteggere la comunitŕ italiana presente sul territorio. Il Partito repubblicano, impegnato in una difficile e complessa riorganizzazione interna, evitň di prendere nell'immediato una posizione ufficiale. Il ministro degli Esteri, il repubblicano Carlo Sforza, intervenendo a Napoli al XX congresso del partito, in cui l'orientamento prevalente fu quello di continuare a sostenere l'esecutivo e le politiche democristiane, escluse la responsabilitŕ del governo britannico nella strage. All'interno del partito, tuttavia, si stavano delineando delle frizioni, del resto sempre presenti, ma mai cosě ben avvertite: mentre la maggioranza era vicina alla posizione di Sforza di favorire il ritorno degli italiani negli antichi territori somali al fine di stimolare la collaborazione tra Europa ed Africa e salvare l'onore nazionale, una piccola minoranza, composta tra gli altri da Giovanni Conti e Giulio Andrea Belloni, richiamandosi agli antichi ideali del Partito repubblicano, era contraria a tale ritorno. La posizione "colonialista" risultň vincitrice, anche per l'emergere di una nuova classe dirigente, destinata a modificare, non senza contraccolpi, gli orientamenti del partito stesso.
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Maglie, Rosita, Claudia Marin et Ignazio Grattagliano. « Ageismo e psicologi : breve narrative review della letteratura ». RICERCHE DI PSICOLOGIA, no 4 (février 2022) : 1–21. http://dx.doi.org/10.3280/rip2021oa13312.

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Non sono molti gli studi e le ricerche sull'ageismo in Italia e limitate sono anche le casistiche. Eppure, l'aumento della popolazione anziana è un dato costante nel nostro paese, come in Europa e in tutto l'occidente industrialmente avanzato. Gli esperti di psicogeriatria, o coloro che tra gli psicologi scelgono di occuparsi a livello valutativo, clinico, assistenziale, trattamentale, terapeutico, di soggetti in età geriatrica, sono una netta minoranza, rispetto ad aree, bisogni, fasce di età, maggiormente frequentati dai professionisti della salute mentale (si pensi alla età evolutiva, all'adolescenza, o alla età adulta). Eppure, l'aumento notevole dei soggetti anziani comporta la presenza di bisogni di salute, anche e soprattutto psicologica, fino ad ora poco considerati e per questo i professionisti della salute e del benessere mentale sono chiamati a fare uno sforzo per riconoscerli e per poter poi calibrare i loro interventi clinici, assistenziali e terapeutici. L'ageismo, cioè il pregiudizio nei confronti di soggetti in età geriatrica, può caratterizzare anche gli operatori dell'area sociosanitaria, tra cui gli psicologi. Il presente lavoro fa parte di un progetto di ricerca molto più ampio, ancora in fase di implementazione, e vuole rappresentare un iniziale contributo di ricerca di letteratura sul tema ageismo e psicologi.
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Arbia, Monica, Annalisa Anzani et Antonio Prunas. « L'utilizzo di app per incontri nella popolazione genderqueer : esperienze, vissuti e motivazioni ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 1 (janvier 2021) : 32–52. http://dx.doi.org/10.3280/pds2021-001004.

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Background. Le persone genderqueer affrontano numerose sfide nel corso della loro vita e sono esposte ad un rischio aumentato di violenza e molestie dovute alla diffusione della cultura eterossessista e cisgenderista. Per ciò che concerne le relazioni sessuali e romantiche, negli ultimi anni, le app per incontri sono diventate sempre più popolari, cambiando il modo in cui le persone vengono in contatto con nuovi e potenziali partner. Scopo. Lo scopo di questo studio è quello di indagare le esperienze, le emozioni e le moti-vazioni delle persone genderqueer nell'ambito delle app per incontri. Attingendo alla cornice teorica delle microaggressioni gli autori hanno condotto tre interviste qualitative individuali con individui genderqueer adulti. Analisi dei dati. Per analizzare i dati emersi dalle interviste gli autori si sono serviti dell'analisi tematica. Risultati. Le esperienze dei partecipanti riflettono diverse forme di discriminazione, vitti-mizzazione e oggettivazione ma anche forme più positive di interazione, sottolineando così il potenziale positivo delle applicazioni per incontri. I risultati hanno rivelato tre tematiche principali: 1) utenza, motivazioni e benefici relativi all'utilizzo di app per incontri, 2) self-disclosure, 3) esperienze nel contesto delle app per incontri. L'ultimo tema comprende, a sua volta, tre sotto-temi: a) omologazione e morbosità, b) feticizzazione e oggettivazione, c) delegittimazione e discriminazione. Nonostante i suoi limiti, questo studio potrebbe aiutarci a fare luce sull'impatto psicologico che le diverse esperienze vissute nell'ambito delle app per incontri hanno, sul benessere della minoranza genderqueer.
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Pannarale, Luigi, et Michele Bellomo. « Adottanti e adottati. Alla ricerca della famiglia che non c'č ». SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no 1 (juillet 2011) : 149–62. http://dx.doi.org/10.3280/sd2011-001007.

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Molte delle indagini demoscopiche che si sono svolte in Italia negli ultimi anni sul tema del riconoscimento delle coppie di fatto, ivi comprese quelle omosessuali, hanno confermato una percezione ormai largamente condivisa: la maggioranza dell'opinione pubblica italiana č favorevole al riconoscimento di tutte le forme di convivenza. A confermare tale tesi vi č l'ultimo Rapporto Italia 2009 dell'Eurispes, che rileva come piů della metŕ degli italiani, per la maggior parte uomini, č disponibile al riconoscimento delle coppie di fatto, sia eterosessuali che omosessuali e, piů specificamente, sottolinea come che proprio gli uomini sono quelli piů favorevoli al matrimonio tra omosessuali. I dati cambiano significativamente allorquando si passa ad occuparsi del problema delle adozioni: mentre, infatti, una larga maggioranza degli italiani vede con favore l'estensione della possibilitŕ di adottare anche alle coppie eterosessuali non sposate; ancora una minoranza sono quelli che includerebbero tra gli aspiranti adottanti anche le coppie omosessuali. Se si escludono quei paesi che riconoscono anche alle coppie omosessuali la facoltŕ di contrarre matrimonio e di adottare, in molti altri sembra prevalere un atteggiamento di generale cautela. Gli autori evidenziano, tuttavia, come le perduranti resistenze siano fondate su alcuni pregiudizi duri a morire, sia perché ormai appaiono largamente diffuse, per i motivi piů diversi, famiglie in cui genitori omosessuali hanno in affidamento i propri figli, nati in precedenti matrimoni, sia perché numerose decisioni giurisprudenziali escludono drasticamente che l'orientamento sessuale possa essere determinante ai fini della scelta del coniuge al quale affidare i figli minorenni.
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Eijk, W. J., et J. P. M. Lelkens. « Medical-Ethical Decisions and Life-Terminating Actions in The Netherlands 1990-1995 ». Medicina e Morale 46, no 3 (30 juin 1997) : 475–501. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.878.

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L’articolo tratta della valutazione critica del Secondo rapporto sulla pratica dell’eutanasia in Olanda. In primo luogo, gli autori sottolineano che la legge olandese richiede una notificazione o un rapporto sulla procedura eutanasica effettuata, tramite una scheda prevista dall’articolo 10 della legge. Tale procedura si applica anche ai casi di eutanasia praticata senza esplicita richiesta del paziente ed implica che i medici interessati non redigano un semplice certificato di morte, ma notifichino il fatto alla magistratura municipale per mezzo di un questionario comprendente cinquanta voci. Una delle principali critiche rivolte alla legge olandese sulla depenalizzazione dell’eutanasia concerne la questione se la procedura di notifica sopra citata consenta la verificabilità della pratica eutanasica. Dai dati finora disponibili (1990) risultava che soltanto una minoranza dei medici - il 25% dei medici di base ed il 35% degli specialisti - redigeva certificati di eutanasia, per evitare problemi legali e questioni con i parenti del paziente. Nel 1994, il governo olandese ha deciso di condurre una nuova inchiesta su larga scala riguardo la pratica eutanasica nel Paese e sulla efficacia della sua procedura di notifica. Il Secondo Rapporto sull’eutanasia, reso pubblico nel 1995: 1. evidenzia il sostanziale incremento dei casi di eutanasia; 2. conferma l’esiguo ricorso alle procedure di notifica dell’eutanasia. Senza considerare l’obiezione etica di fondo allo stato di necessità invocato per attuare le procedure eutanasiche, dal documento appare che in pratica la procedura di notifica dell’eutanasia non è nemmeno riuscita ad operare un qualche controllo sulla pratica eutanasica, come voleva il legislatore.
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Puntin, Maurizio. « Pieris e Begliano : villaggi medievali del basso Isonzo dall‘incerta identità ». Linguistica 55, no 1 (31 décembre 2015) : 89–102. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.55.1.89-102.

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L’autore ha studiato a fondo, a cominciare dagli anni ’90, la toponomastica e l’antica antroponimia del Territorio di Monfalcone. Dopo la pubblicazione della II edizione dell’opera (P 2010) le ricerche sono continuate e hanno sempre confermato quei primi risultati. In pratica questo angolo sud-orientale del Friuli rientrò almeno fino a tutto il sec. XV nella Slavia submersa, con una maggioranza di abitanti slavofoni ed una minoranza parlante un dialetto friulano che si situava morfologicamente fra quello centrale e le antiche e scomparse parlate friulaneggianti di Trieste e Muggia. Nell’articolo si ripresentano brevemente molti nomi di persone e di luoghi di Pieris e Begliano (oggi Comune di S. Canzian d’Isonzo), con alcuni nuovi dati emersi ultimamente: per esempio sull’attuale località Isola Morosini (nel sec. XV Otoch) che apparteneva in età medievale all’Abbazia benedettina di Moggio. Viene rivista anche l’etimologia del nome della località di Begliano, lasciata in sospeso nei lavori precedenti fra l’opzione predialistica romana (*Bellius) e quella paleoslava (*Beljan o *Beljani); assegnando questo toponimo allo strato linguistico slavo. Bisogna distinguere però questo strato sloveno medievale da uno successivo, rappresentato essenzialmente da nomi e soprannomi di persone immigrate nel Monfalconese fra la fine del sec. XV e il sec. XVII. Gente di origine balcanica (sclabonus sive bisiacus) che fuggiva dalle invasioni turche ed entrava in un angolo di Friuli soggetto a Venezia. I tre villaggi erano vicini all’antico traghetto (zopum) di Pieris sul fiume Isonzo e la parte finale dell’articolo è dedicata alla discussione sull’etimo del termine friulano çòp/zòpul ‘piroga’ (slov. dial. čupa), su cui era intervenuto uno scrittore di Trieste proponendo un’origine slovena. L’autore dell’articolo mostra invece come non si possa facilmente disgiungere il termine çop/zop da tutta una trafila di voci, ben attestate nell’area romanza del nord-est italiano (compresa la lingua dalmatica oggi estinta). Voci che sembrano tutte gravitare attorno al semantema “ceppo, legno scavato” e che potrebbero in ultima analisi essere di lontana origine prelatina.
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Mattozzi, Ivo. « Il museo nel curricolo di storia : una questione di trasposizione didattica ». Educar em Revista, no 58 (décembre 2015) : 69–85. http://dx.doi.org/10.1590/0104-4060.43470.

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Riassunto Negli ultimi anni si sono diffusi i musei, ne sono stati creati molti, si è rinnovata la museografia, si è diffusa l'idea della didattica museale e sono usciti molti libri a tal proposito. I musei offrono dappertutto servizi didattici o educativi, molti alunni vengono condotti nei musei. Tutto bene, dunque, potremmo dire: una battaglia cominciata qualche decennio fa è ormai vinta. Il problema è che le offerte che partono dai servizi didattici museali in gran parte non si integrano nel curricolo di formazione storica, obbediscono a logiche e preferenze che nascono all'interno del museo da parte di educatori che non si pongono il problema del curricolo, gran parte dell'offerta consiste in visite guidate e giochi svolti con materiali poco efficaci dal punto di vista formativo. Da parte della scuola l'aumento della fruizione dei servizi museali c'è stato, ma non s'è generalizzata l'idea di usare didatticamente i musei a portata di uscita. Gli alunni che entrano in contatto con i musei sono una minoranza e sempre prevale la scuola primaria... Nella scuola secondaria l'interesse per i musei scema. In questo contesto il nostro scopo è valorizzare la didattica museale in funzione della formazione storica curricolare. Farla cessare di essere un episodio o un progetto. Vorremmo che gli educatori museali elaborassero offerte nell'ottica del curricolo e che gli insegnanti fossero in grado di incardinare l'esperienza di apprendimento mediante il museo entro il piano di lavoro annuale anche nella scuola secondaria di II grado. Perseguiremo lo scopo usando musei archeologici e storici. Non offriamo laboratori riguardanti musei d'arte. Ma le procedure e le attività che proporremo possono essere trasferite agevolmente ai musei d'arte. Lo scopo può essere perseguito a condizione di: a) pensare il curricolo continuativo e verticale; b) pensare i musei in rapporto all'apprendimento della storia; c) pensare il collegamento tra essi; d) pensare la trasposizione didattica funzionale ai processi di insegnamento e di apprendimento della storia.
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Rampazzo, Lino, et José Marcos Miné Vanzella. « RIFUGIATI : MINORANZE SENZA PROPRIETÀ ? » Revista Direitos Fundamentais & ; Democracia 23, no 3 (14 décembre 2018) : 258. http://dx.doi.org/10.25192/issn.1982-0496.rdfd.v23i31189.

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Questo studio si propone di esaminare il tema del “Diritto di Proprietà”, espresso particolarmente nei due primi articoli della questione 66 (II-II) della Somma Teologica di San Tommaso, che è ripreso, nel secolo XX, dal filosofo francese Emmanuel Mounier. La riflessione cerca, prima di tutto, di situare la questione 66, che tratta “Del Furto e della Rapina”, sia nella visione più ampia di tutta la Somma, come nel contesto specifico della parte morale della medesima opera. Subito dopo si analizzano i due articoli della Somma sul “Diritto di Proprietà”. Poi si studia un capitolo dell’opera “Dalla proprietà capitalista alla proprietà umana” di Mounier, che fa valere la dottrina tomista nel contesto della crisi mondiale della sua epoca. Si pretende così, a partire da un autore clássico, analizzare il tema del “Diritto di Proprietá”, con la possibilità di mostrare, come Mounier, un percorso che indichi la sua funzione sociale. Significativa è pure la ripresa della posizione tomista nella Dottrina sociale della Chiesa, che, in documenti ufficiali, dei quali si indicano due, a titolo do esempio, cita espressamente la stessa questione 66 (II-II) della Somma Teologica, su cui basa il suo insegnamento. La ripresa di questo problema è applicada alla situazione dei profughi, in particolare in Europa, al fine di mostrare il "diritto di proprietà" che essi possiedono, in una situazione di estrema necessità. E, molto significativo in questo senso, é il recente messaggio di Papa Francesco per la giornata del migrante e del Rifugiato.
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Cavaggion, Giovanni. « Minoranze e opposizioni in un Parlamento marginalizzato ». DIRITTO COSTITUZIONALE, no 3 (novembre 2022) : 95–124. http://dx.doi.org/10.3280/dc2022-003005.

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L'articolo studia il ruolo delle opposizioni e delle minoranze parlamentari alla luce delle trasformazioni in atto nella forma di governo italiana. A partire dalla stagione della "Se-conda Repubblica" il saldarsi dell'asse tra Governo e maggioranza parlamentare ha progressivamente ridotto i margini per la partecipazione dlle opposizioni e delle minoranze alla determinazione dell'indirizzo politico. La fine del bipolarismo e il ritorno a un sistema elettorale prevalentemente proporzionale sembrano avere aggravato anziché attenuare, le distorsioni in atto. L'articolo si interroga sui possibili rimedi, che potrebbero essere, alternativamente, la riaffermazione della centralità del Parlamento, ovvero l'introduzione di adeguati strumenti di tutela per le minoranze e le opposizioni parlamentari.
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Scalese, Giancarlo. « Qualche fugace riflessione sul preteso diritto all'autodeterminazione delle minoranze dal punto di vista dell'ordinamento giuridico internazionale ». Revista Estudios Jurídicos. Segunda Época, no 19 (11 décembre 2019) : 215–24. http://dx.doi.org/10.17561/rej.n19.a11.

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Considerazioni sul contenuto del diritto all'autodeterminazione nell'ordinamento giuridico internazionale e sulla sua pretesa applicazione al caso del cosiddetto processo di indipendenza della Catalogna, i cui promotori hanno effettuato una deviazione dal suddetto principio, riconosciuto per le minoranze oppresse e non per presunte minoranze in disaccordo con l'ordinamento democratico in vigore in Spagna.
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Complojer, Franz. « Disparità di trattamento accusata dai Ladini viventi nella Regione Trentino-Alto Adige nei rapporti con gli uffici pubblici nel settore culturale e riguardo alla salvaguardia della integrità e stabilità della minoranza ». Ladinia 15 (1991) : 273–87. http://dx.doi.org/10.54218/ladinia.15.273-287.

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Bruno, Licia, Shaniko Kaleci, Simona Chiodo, Angelo Fioritti et Antonella Piazza. « Adolescenti in transizione nei servizi di salute mentale : uno studio di follow-up ». RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no 3 (décembre 2021) : 111–31. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2021-003008.

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Scopi. Descrivere le caratteristiche degli adolescenti con disturbi psichici e comportamentali residenti nel territorio dell'Azienda USL di Bologna, dimessi dal servizio di Neuropsichiatria Infanzia e Adolescenza (NPIA) dal 2006 al 2015. Individuare i fattori predittivi della prosecuzione delle cure nei Centri di Salute Mentale (CSM). Metodi Studio di coorte retrospettiva con un follow-up di tre anni, basato sui dati dei sistemi informativi NPIA e CSM. Sono state effettuate due analisi multivariate per identificare i fattori predittivi del ricorso al CSM entro tre anni e della transizione entro il primo anno dalla dimissione. Risultati La coorte è costituita da 2594 adolescenti di almeno 15 anni dimessi dal servizio NPIA, in maggioranza maschi. Quasi l'80% è stato dimesso prima di aver raggiunto 17 anni; circa il 59% ha ricevuto diagnosi di ritardo mentale o di disturbi dello sviluppo psicologico specifici/misti. Nei tre anni successivi alla dimissione ha fatto ricorso al CSM quasi un quinto della coorte (489 soggetti), di cui più di metà dei casi (n=277) in transizione entro il primo anno. Sono risultati fattori predittivi del ricorso al CSM la nazionalità italiana, l'età alla dimissione di almeno 17 anni, più di dieci anni di trattamento, più di sette prestazioni nell'ultimo anno, disturbi psichici o comportamentali maggiori. I fattori predittivi della transizione entro un anno dalla dimissione NPIA sembrano in gran parte analoghi, con tre eccezioni: la nazionalità italiana perde significatività, tra i gruppi diagnostici sono solo i disturbi dello sviluppo psicologico specifici/misti a mostrare probabilità inferiori, mentre emerge come fattore predittivo avere avuto la dimissione negli ultimi sei anni del decennio. Conclusioni Analogamente a quanto riportato da altre indagini, il ricorso al CSM riguarda una minoranza di adolescenti dimessi dal servizio NPIA. Trattamenti NPIA intensi e prolungati e disturbi gravi appaiono i principali fattori predittivi. La maggior probabilità per i dimessi negli ultimi sei anni del decennio di transitare al CSM in continuità di cura può essere ascrivibile ai miglioramenti organizzativi apportati con il consolidamento di pratiche e procedure condivise per il passaggio dei casi. Tuttavia rimangono aperti interrogativi sui gap di cura e sulle azioni necessarie per superarli.
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Pizzo, Paola. « Islam, Egitto e minoranze religiose ». RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no 3 (novembre 2010) : 29–32. http://dx.doi.org/10.3280/sa2010-003003.

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Il fenomeno dell'Islam oggi in Occidente č oggetto di attenzione da parte di molti studiosi da molteplici punti di vista. Certamente il tema della libertŕ religiosa č tra i piů interessanti nel panorama. Esperti di diverse discipline si sono incontrati presso la Facoltŕ di Sociologia dell'Universitŕ "Sapienza" di Roma per discutere in modo particolare la situazione della popolazione copta in Egitto nella prospettiva storica, costituzionale, sociologica, religiosa e culturale. Il Convegno si č tenuto il 4 maggio del 2009 ed č stato realizzato e coordinato da Romano Bettini.
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Ripamonti, Chiara A., Emanuele Preti, Andrea Bassanini et Alice Castelli. « Immigrati e salute : cause di malattia, comportamenti di cura e accesso ai servizi sanitari in soggetti sudamericani, cinesi e filippini. Uno studio pilota sul territorio milanese ». PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no 3 (novembre 2011) : 29–51. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-003002.

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Questa ricerca indaga il rapporto delle minoranze etniche, presenti sul territorio di Milano e provincia, con la salute e con i servizi sanitari. Sono analizzati e confrontati tre gruppi etnici: latinoamericani, cinesi e filippini. Si ipotizza che la cultura e la tradizione popolare di queste minoranze etniche influenzino le modalitŕ con cui esse affrontano i problemi di salute e i loro comportamenti di cura. Pertanto, gli obiettivi del lavoro si concentrano sull'indagine dei comportamenti di cura intrapresi in caso di malattia, i rapporti con le strutture sanitarie e le cause che i membri dei gruppi etnici attribuiscono alle patologie tumorali. Č stata somministrata un'intervista con la metodologia free list a 114 soggetti appartenenti alle tre minoranze etniche considerate. Inoltre, č stata somministrata un'intervista semistrutturata a 10 medici di medicina generale e 15 medici volontari di alcuni centri di prima assistenza presenti a Milano. I risultati sottolineano la necessitŕ di comprendere sia le credenze che le esigenze nell'ambito della salute di persone appartenenti a culture differenti dalla nostra, cosě da poter implementare risposte da parte del sistema sanitario che siano realmente funzionali e efficaci.
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Gater, Richard. « WHO study of psychological problems in general health care. Baseline findings and implications for primary care ». Epidemiologia e Psichiatria Sociale 5, no 3 (décembre 1996) : 172–77. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00004152.

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RIASSUNTOScopo - Indagare la forma, la frequenza, la gestione e l'esito dei disturbi psichici comuni in pazienti della medicina generale. Disegno - Campionamento a due-stadi di coloro che si rivolgono ai servizi di medicina generale seguito da una valutazione longitudinale a 3 e 12 mesi dello stato mentale, della disabilità e del trattamento, eseguiti utilizzando gli stessi metodi in 15 Centri nel mondo, sotto il coordinamento dell'Organizzazione Mondiale della Sanita. Principali misure utilizzate - General Health Questionnaire, la versione per la medicina generale della Composite International Diagnostic Interview utilizzata per ricavare diagnosi secondo i criteri dell'ICD-10, la Groningen Social Disability Schedule, ed una valutazione da parte del medico di medicina generale dell'attuale stato fisico e mentale insieme ad un riassunto della loro gestione del caso. Risultati - Sono stati sottoposti a screening 25.916 pazienti e sono stati sottoposti a dettagliate interviste 5.438 pazienti. I disturbi psichici tra i pazienti degli ambulatori di medicina generale sono risultati frequenti (in media il 24% di pazienti visti consecutivamente, range 7.3%-52.5%). La disabilità è risultata più elevata nei pazienti con disturbi psichici: quanto più gravi erano i disturbi psichici, tanto pià grave era la disabilità. Il problema principale lamentato dai pazienti era spesso un sintomo somatico, mentre solo una minoranza di essi lamentava un chiaro sintomo psichico. Il riconoscimento dei disturbi da parte dei medici è risultato essere molto diverso tra i diversi Centri e in tutti i Centri metà dei casi ICD-10 non è stata identificata dai medici. I medici operand nell'area di Verona hanno messo in evidenza una particolare distorsione nei riguardi dei disturbi psichici. Un trattamento e stato prescritto a quasi tutti i pazienti che secondo i medici presentavano disturbi psichici, per cui i trattamenti sono risultati simili, indipendentemente dalla diagnosi. Conclusioni - La frequenza dei disturbi psichici nel setting della medicina generale e la disabilità ad essi associata sottolineano la loro importanza per la salute pubblica. Questi sono pazienti che si rivolgono agli ambulatori di medicina generale; la maggior parte di essi continua ad essere trattata in tale setting senza ricorrere ai servizi psichiatrici specialistici. È pertanto importante potenziare il training per il riconoscimento, la diagnosi ed il trattamento dei disturbi psichici comuni sia nelle Facolta di medicina che nei corsi di formazione dei medici di medicina generale.
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Maniscalco, Maria Luisa. « Libertŕ religiosa e minoranze in Europa ». RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no 3 (novembre 2010) : 17–28. http://dx.doi.org/10.3280/sa2010-003002.

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Coratella, Claudio. « Aspetti costituzionali e minoranze religiose in Egitto ». RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no 3 (novembre 2010) : 41–43. http://dx.doi.org/10.3280/sa2010-003006.

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Colombo, Alessandro. « MINORANZE E SICUREZZA NAZIONALE IN MEDIO ORIENTE ». Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, no 1 (avril 1993) : 39–65. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022048.

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IntroduzioneL'invasione del Kuwait e la guerra civile seguita alla sconfitta dell'Iraq hanno inferto un duro colpo alle semplificazioni più comuni della situazione mediorientale; quella, caratteristica delle fasi acute di tensione bipolare, che collocava le cause del conflitto fuori della regione, nella competizione Est/Ovest; quella, non meno parziale, centrata sul conflitto arabo-israeliano, che riportava all'interno del Medio Oriente le radici dell'instabilità ma non rinunciava a ricondurle tutte ad una sola; quella più recente, infine, del «nuovo ordine internazionale», che proprio dal «discorso» bipolare deduceva che, una volta venuto meno il conflitto tra le superpotenze, anche i conflitti regionali si sarebbero avviati a soluzione.
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Gabrielli, Patrizia. « Donne nel dopoguerra : associazionismo di massa e minoranze ». STORIA E PROBLEMI CONTEMPORANEI, no 68 (septembre 2015) : 5–30. http://dx.doi.org/10.3280/spc2015-068001.

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Baiguskarov, T. Yu, et B. N. Khabibullin. « Holomorphic Minorants of Plurisubharmonic Functions ». Functional Analysis and Its Applications 50, no 1 (janvier 2016) : 62–65. http://dx.doi.org/10.1007/s10688-016-0129-0.

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