Littérature scientifique sur le sujet « Melchiorre Cesarotti »

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Articles de revues sur le sujet "Melchiorre Cesarotti"

1

Brito, Emanuel. « Ensaio sobre a filosofia das línguas ». Belas Infiéis 9, no 2 (30 mars 2020) : 169–77. http://dx.doi.org/10.26512/belasinfieis.v9.n2.2020.27052.

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Résumé :
Apresento tradução do texto de Melchiorre Cesarotti, em que o autor discorre sobre as expressões peculiares de um determinado idioma, os chamados idiotismos. Cesarotti avalia a pertinência de se traduzir e incorporar na língua de chegada os idiotismos pertencentes à categoria do “retórico”, isto é, aqueles não diretamente ligados à uma nação, mas a um potencial comunicativo sem fronteiras.
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2

Chiancone, Claudio. « Melchiorre Cesarotti, les Lumières et la Révolution française ». Laboratoire italien, no 9 (1 février 2009) : 44–50. http://dx.doi.org/10.4000/laboratoireitalien.545.

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MHUNGHAILE, LESA NÍ. « Joseph Cooper Walker, James Macpherson agus Melchiorre Cesarotti ». Eighteenth-Century Ireland 17, no 1 (janvier 2002) : 79–98. http://dx.doi.org/10.3828/eci.2002.7.

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Bianco, Francesca. « « Stella maggior della cadente notte » : nocturnes mélancoliques à la fin du dix-huitième siècle ». Quaderni d'italianistica 43, no 1 (26 janvier 2023) : 37–56. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v43i1.40177.

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Résumé :
L’essai reconstruit le milieu culturel italien de la deuxième moitié du dix-huitième siècle et en souligne les caractéristiques par rapport aux contextes européens. Si de nombreuses œuvres allemandes ou anglaises se servent souvent du français avant d’être traduites en italien, d’autres passent directement à l’italien. C’est le cas des Poesie di Ossian traduites par Melchiorre Cesarotti, œuvre qui est aussi une expérience linguistique et culturelle, puisqu’elle se propose comme fenêtre ouverte sur un monde complètement nouveau, dont la mélancolie et la nuit représentent des fondements thématiques cardinaux. L’expérimentalisme linguistique de Cesarotti trouve dans sa traduction un point de rupture avec la tradition classique, qui ouvrira la voie à la grande poésie romantique.
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Penso, Andrea. « Le lettere di e a Cesarotti nella Biblioteca Nazionale di Parigi (con documenti inediti) ». Quaderni d'italianistica 37, no 2 (27 janvier 2018) : 75–100. http://dx.doi.org/10.33137/q.i..v37i2.29230.

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Résumé :
L’articolo presenta due lettere di Melchiorre Cesarotti ritrovate dall’A. durante alcune ricerche condotte alla Bibliothèque Nationale de France su materiali manoscritti. La prima lettera è indirizzata a Voltaire, e riguarda la traduzione delle due tragedie Le Fanatisme, ou Mahomet e La Mort de César. Si tratta di una missiva già edita nel 1977 a opera di Theodore Besterman in Inghilterra nel quadro dell’edizione dei carteggi di Voltaire. Questo ritrovamento è passato però quasi inosservato nell’ambito degli studi di italianistica: l’articolo punta dunque a rilanciare l’interesse per questo fugace carteggio. La seconda missiva, che data al giugno 1803, è invece inedita e proviene dal fondo Custodi, inesauribile fonte di informazioni e curiosità. Il tema del secondo documento è molto diverso: Cesarotti comunica a Pietro Custodi di non poter prendere parte al suo progetto, la raccolta Scrittori classici italiani di economia politica, che iniziò a svilupparsi proprio nel 1803. Nonostante il rifiuto, il letterato padovano si ripromise di sollecitare qualche amico, esperto di economia, a fornire qualche contributo. Per meglio contestualizzare la seconda lettera, pertanto, l’A. si sofferma anche su un altro documento del fondo Custodi, vale a dire una missiva che l’economista veneziano Francesco Battaglia indirizzò proprio a Cesarotti, il quale l’aveva a sua volta incoraggiato a prendere parte al progetto di Custodi.
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Hendrix, Harald. « The early musealization of writers’ and artists’ houses through guidebooks ». Nordisk Museologi 28, no 1 (27 mai 2020) : 8. http://dx.doi.org/10.5617/nm.7962.

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Résumé :
Writers’ and artists’ residences developed into museums only at the end of the eighteenth and beginning of the nineteenth centuries, when houses inhabited by Walpole, Rousseau and Petrarch as well as Canova’s birthplace were turned into tourist destinations. This shift is apparent in the guidebooks to these mansions published in the decades between 1780 and 1840. In examining such booklets, this article highlights the long-term transformations of the phenomenon of the writers’ and artists’ house, and particularly the changing interaction of curators and visitors these texts allow to identify. In order to investigate this evolution in museological communication, this essay discusses the guidebooks to Horace Walpole’s Twickenham villa (1784), Petrarch’s country house in Arquà close to Padua (1797 and 1830), the villa and gardens designed by Melchiorre Cesarotti in Selvazzano also close to Padua (1810), Jean-Jacques Rousseau’s “Les Charmettes” near Chambéry (1811) and Canova’s studio/residence/museum in Possagno (1837).
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7

Guggenberger, Rainer. « Sul saggio sulla filosofia delle lingue di Melchior Cesarotti ». Alea : Estudos Neolatinos 21, no 1 (avril 2019) : 343–59. http://dx.doi.org/10.1590/1517-106x/211343359.

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Résumé :
Riassunto Melchior Cesarotti è stato uno dei protagonisti illustri che si sono occupati della Questione della Lingua nel tempo dell’Illuminismo Italiano. Facendo una lettura attenta di tipo close reading utilizzando il metodo dell’analisi del discorso, questo articolo ricalca le tesi centrali e le motivazioni di Cesarotti e dimostra la loro importanza nel processo dello sviluppo di una lingua nazionale italiana. Il merito del Cesarotti non è di avere superato il linguaggio delle tre corone fiorentine come modello di lingua scritta, ma di avere introdotto la libertà di arricchirlo con termini nuovi, derivanti dalla parte nobile di tutti gli idiomi italiani e stranieri.
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Thèses sur le sujet "Melchiorre Cesarotti"

1

Fantato, Michela <1970&gt. « L'epistolario "Veneto" di Melchiorre Cesarotti : edizione critica e commento ». Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2003. http://hdl.handle.net/10579/399.

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Résumé :
La tesi di dottorato che qui si propone consiste nell'edizione critica e commentata delle lettere di Melchiorre Cesarotti (Padova 1730-1808) e dei suoi corrispondenti conservate nei fondi bibliotecari del Veneto. Si tratta di 441 missive (422 autografi) di cui solo 35 già edite, ma con vistose lacune, nell'Epistolario a stampa che l'allievo bassanese Giuseppe Barbieri allestì tra il 1811 e il 1813 (vol. XXXV-XL delle Opere cesarottiane) attingendo principalmente alle carte del maestro conservate in area veneta: da qui pertanto siamo partiti per ripercorrere il barbieriano lavoro di ricerca mirato, in questo caso, a recuperare quegli autografi dei quali egli scelse, arbitrariamente, di non servirsi. Si è dunque inteso dare a tale limitazione di campo le fattezze di un'integrazione, consapevolmente parziale, della silloge a stampa, dando vita ad un parallelo epistolario che solo per comodità abbiamo chiamato 'veneto'. Le missive rinvenute (comprese quelle dei destinatali, sebbene raramente si tratti di responsive) coprono, nel loro complesso, un periodo che va all'incirca dal 1751 al 1808 (numerose sono tuttavia le lettere non datate), con una concentrazione piuttosto significativa nell'ultimo decennio del Settecento e nei primi otto anni dell'Ottocento. Nel trascriverle sono stati adottati criteri volutamente conservativi (documentati nella Nota al testo) ai fine di mantenere una veste grafica e linguistica il più possibile vicina agli originali. In tal modo le peculiarità della scrittura epistolare sono state preservate da qualsiasi surrettizia modernizzazione mantenendo intatto il loro valore di testimonianza storico-linguistica. L'edizione critica è accompagnata da un commento, ovvero da un apparato di note che si prefigge un duplice scopo, rendere conto della situazione manoscritta delle singole lettere, della loro eventuale situazione editoriale (segnalando, qualora vi fossero, gli interventi censori subiti e i criteri che li hanno presieduti), dell'identità dei destinatari o dei mittenti. E, nel contempo, mettere in grado di cogliere il fitto reticolo di riferimenti storico-culturali che esse accolgono, il loro frequente configurarsi come terreno di discussione critico-letteraria, come ragguaglio del fare poetico e traduttorio dell'autore. L'inaspettata ricchezza dell'epistolario 'veneto' ci ha inoltre spinto ad affidare al liminare saggio introduttivo una breve disamina delle lettere cesarottiane che, dando per scontato l'uso sinora fatto della raccolta ottocentesca, ha privilegiato gli oltre quattrocento pezzi autografi rinvenuti nelle biblioteche venete: in parte per arricchire di nuove sfumature l'immagine talvolta monocromatica del letterato e traduttore trasmessaci dalle sue opere; in parte per aggiungere nuovi tasselli alla biografia cesarottiana la quale, proposta da quasi due secoli senza grandi variazioni, nella corrispondenza, e in particolare nella corrispondenza inedita (o affidata alla limitata, occasionale diffusione in ottocenteschi nuptialia), offre ancora elementi di novità, oltre ad un certo margine di ricerca biografico-culturale. Pur partecipando dell'eterogeneità stilistico-contenutistica che contraddistingue per sua natura ogni corrispondenza, le lettere cesarottiane seguono un loro, interno e discontinuo, ritmo: quello dell'epistolario 'veneto' è scandito dai fatti e dalle opinioni registrati con maggior calore, dagli avvenimenti professionali e personali più significativi, dai particolari inaspettatamente illuminanti nascosti nelle pieghe della conversazione, dai destinatari più presenti, dalle informazioni più spesso fornite (o ricercate). Nell'Introduzione ne abbiamo seguiti alcuni, degli uni e delle altre, lungo il medesimo percorso cronologico secondo il quale si è scelto di ordinare le lettere. Complementare a tale sondaggio tematico è la descrizione dettagliata dei criteri di censura utilizzati da Barbieri nell'Epistolario. La sezione conclusiva della Nota al testo accoglie pertanto i risultati del confronto testuale operato tra la versione manoscritta e la versione a stampa di 25 lettere indirizzate al conte veneziano Francesco Rizzo Patarol, le uniche missive presenti nella silloge ottocentesca di cui siano rimasti gli autografi. L'edizione si chiude con tre indici (cronologico delle lettere, dei corrispondenti, dei nomi) e una bibliografia completa delle opere di Cesarotti e degli studi critici usciti dalla metà del Settecento ad oggi. The present doctorate thesis consists in the critical and commented edition of the correspondence of Melchiorre Cesarotti (Padua 1730-1808) kept in Veneto libraries. Draft of 441 missive (422 autograph ones) of which only 35 already published ones, but with showy gaps, in the printed publication of Epistolario that the disciple from Bassano Giuseppe Barbieri prepared between 1811 and the 1813 (voll. XXXV-XL of the Cesarotti's Opere) reaching mainly to the papers of the master conserved in the Veneto Region: from here therefore we started in order to travel over again the research work of Barbieri aimed, in this case, to recover that autographs of which he chose, arbitrarily, not to use. Therefore one has agreed to give to such limitation of research the aspect of an integration, aware partial, of the printed compilation, giving life to a parallel letters collection that for comfort we have only called 'veneto'. The recovered letters (comprised those of the addressees, although very rarely answer letter features) cover, in their complex, a period that goes approximately from 1751 to 1808 (although the undated letters are numerous), with one rather meaningful concentration in the last decade of the 1700's and in the first eight years of the 1800's. In transcribing the letters have been intentionally adopt conservative criteria (documented in the Nota al testo) to the aim to maintain a garment graphical and linguistical the most possible close to originates them. In such a way the peculiarities of the epistolary writing have been preserved from whichever surreptitious modernisation maintaining intact their value of historical and linguistical testimony. The critical edition is accompanied from a comment, that is a note apparatus that resolves to do a twofold scope: to render account of the manuscript situation of single letters, their eventual publishing situation (signaling, in case there were, the actions of censorship endured and the criteria that have presided them), of the identity of the addressees or the senders. And, at the same time, to put in a position to picking the driven in reticulum of historical and cultural references that they receive, their frequent one to shape itself like land of critical and literary argument, like comparison of the job carried out by the author on the poetry and the translation. The unexpected wealth of the Veneto correspondence it has moreover pushed us to entrust to the introductory test a short examination of Cesarotti's letters that, giving for discounted the up to now made use of the nineteenth-century collection, has privileged beyond four hundred recovered autograph pieces in the Veneto libraries: in part in order to enrich of new shadings the sometimes monochromatic image of the writer and translator transmitted to us from his works; in part in order to add new dowels to the biography of Cesarotti which, proposed part from nearly two centuries without great variations, in the correspondence, and in particular in the correspondence unknown (or entrusted to the limited, occasional spread in wedding pamphlets) still offers innovation elements, beyond to a sure margin of biographical and cultural search. Also participating of the stylistic and content heterogeneity that marks for its nature every correspondence, the Cesarotti's follow they, inner and discontinuous, rhythm: that Veneto one is scanned from the facts and from the opinions it records with greater heat, from the professional and personal events more meant, from the particular unexpectedly illuminant hidden in the folds of the conversation, from the more present addressees, the information more often supplied (or searched). In the Introduzione we followed some, of the ones and of the others, along the same chronological course according to which it is chosen to order letters. Complementary to such thematic survey it is the detailed description of the censorship criteria uses from Barbers in the Epistolario. The conclusive section of the Nota al testo receives therefore turns out of the operated comparison between the manuscript version and the printed version of 25 letters addressed to Francesco Rizzo Patarol, the only present letters in the nineteenth-century compilation of which they are remained the autograph ones. The edition is closed with three indices (chronological of letters, the correspondents, the names) and one complete bibliography of the works of Cesarotti and the critical studies publishes from the half of the 1700's.
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Spacagna, Giuseppe. « Varianti e innovazioni Nell'Ossian-Cesarotti ». Thesis, McGill University, 1993. http://digitool.Library.McGill.CA:80/R/?func=dbin-jump-full&object_id=69639.

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Résumé :
Melchiorre Cesarotti (1730-1808) produced a blank verse translation into Italian of the rhythmic prose of James Macpherson's Ossian. On the basis of the numerous amendments to be found the three subsequent Italian editions of the Ossian (Padoa 1763 and 1772, Pisa, 1801), it could never be ascertained which English editions had served as source text for Cesarotti's translations and whether Italian variations could be led back to similar variations in the the English texts, or whether they were rather the independent and unwarranted work of the Italian translator. Our first successful search enabled us to clarify the nature of Cesarotti's role, somewhere between that of a translator and of a deft stylist looking for a new language for Italy's infant Romanticism. The first part of this dissertation is explanatory, critical and historical, it is followed by thorough appendixes, listing variants and cross-references leading back to the English original texts. The whole makes up a philological apparatus which will be put to use in the forthcoming publication of the Italian and English ossianic texts, side by side.
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Ranzini, Paola. « Entre Voltaire et Ossian : l'esthétique de Melchiorre Cesarotti (1730-1808) ». Paris 4, 1994. http://www.theses.fr/1994PA040274.

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Résumé :
L'œuvre et la pensée de Melchiorre Casarotti (1730-1808), le traducteur italien des poèmes d’Ossian, sont généralement rapportées aux prodromes du romantisme. Notre étude vise à redessiner le profil de ce critique-théoricien : nous avons cru retrouver le centre de sa spéculation esthétique ainsi que de son activité critique dans le domaine du théâtre. Son émotionnalisme modéré ainsi que son exigence de moralité et de clarté rationnelle s'expliquent très bien par la définition qu'il a donnée du plaisir tragique et de la tragédie parfaite. Le Ragionamento sopra il diletto della tragedia (1762 ; 1808) s'est révélé l'écrit fondamental pour notre enquête : c'est à partir de cet essai que la spéculation cesarottienne s'adresse vers une esthétique "tragique", le plaisir tragique devenant le plaisir artistique tout court. Une pareille esthétique est le fondement de la dramatisation de l'épopée homérique que Cesarotti a réalisée par son remaniement de l’Iliade, mais aussi du pathétisme mélodramatique de sa traduction poétique d’Ossian. D'ailleurs, des autographes inédits que nous avons retrouves (Cenni relativi al piano della prefazione sopra il "coriolano" di Shakespeare ; Dramaturgia universale antica e moderna) démontrent que l'intérêt pour la composition théâtrale, ainsi que l'activité même de critique théâtral a accompagné toutes les phases de sa vie
Melchiorre Cesarotti's work and thought are generally related to the beginnings of romanticism. The purpose of this study is the redefinition of the monograph of this critic and theorist: we think we found the center of his aesthetic speculation and of his critical activity within the limits of the theatre. His definition of the tragic pleasure and of the perfect tragedy well explains his moderate sensualism, his demand of morality and his rational lucidity. The Ragionamento sopra il diletto della tragedia (1762 ; 1808) was fundamental for our study : in fact from the appearing of this essay on, Cesarotti's speculation applies to a "tragic" aesthetics and the tragic pleasure becomes the artistic pleasure tout court. Such an aesthetics is the basis of the dramatization of the Homeric epos that Cesarotti carried out in his rearrangement of the Iliad, but it is also the basis of the melodramatic pathetism of his poetical translation of Ossian. Besides, some unpublished autographs that we found (Cenni relativi al piano della prefazione sopra il "coriolano" di Shakespeare ; Dramaturgia universale antica e moderna) show that his interest in theatrical composition and his activity as a theatrical critic were from during his lifetime
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LA, ROSA MADDALENA. « LE VERSIONI OMERICHE DI MELCHIORRE CESAROTTI : INTRODUZIONE, ANALISI E COMMENTO ». Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2021. http://hdl.handle.net/2434/833926.

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Résumé :
My dissertation, entitled "Le versioni omeriche di Melchiorre Cesarotti: introduzione, analisi e commento", aims to present an overall picture of the Homeric studies carried out by Melchiorre Cesarotti during his career as a professor in Padua and, specifically, to offer a study of the editorial, critical and translation work done by him on the Iliad in the two editions published in Padua, the first between 1786 and 1794 (at the Penada publisher) and the second between 1798 and 1802 (at the publisher Brandolese). The thesis is divided into two parts: on the one hand, the first traces the long period of Cesarotti’s Homeric criticism starting from his modernist turn of 1762, on the other it reconstructs the translation studies that he deepens in the years of his academic chair; the second part presents a textual analysis of his translations of the Iliad and a synthesis of the peculiarities of the poetic translation, aimed at carrying out both a poetic and moral reform of the Homeric poem.
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Chiancone, Claudio. « La scuola di Melchiorre Cesarotti nel quadro del primo romanticismo europeo ». Phd thesis, Grenoble, 2010. http://tel.archives-ouvertes.fr/tel-00957220.

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Résumé :
La storia del magistero cesarottiano mostra bene quel fenomeno, tipico della "biologia" letteraria, per cui in un grande autore si ha quasi sempre una fase di ascesa, di gloria, e quindi un declino, ed offre l'esempio lampante di quella classica loro tendenza a diventare sempre più conservatori e di maniera col passare del tempo. Cesarotti si formò ribelle, ma presto, ottenuta la gloria, spaventato dai tempi e dalla propria stessa fama, si moderò e, posto di fronte alla prova degli eventi, non seppe tenersi al passo coi tempi. Il suo cinquantennale magistero, nel giro di pochi anni, perse l'iniziale vigore e combattività, e non sopravvisse alla sua morte. Di esso, fu senza dubbio lodevole il tentativo di avvicinare la propria cultura a quelle straniere, senza pregiudizi e con il gusto della scoperta. Ma dopo gli eventi della Rivoluzione, questo nobile cosmopolitismo non fu più sufficiente. Fu notevole anche la sua capacità di restare sempre a contatto con l'ultima generazione e di coadiuvarla, e nobile la sua ambizione di fare, di quei giovani, l'élite da crescere e guidare all'amore del Bello e della Virtù. Di farne l'illuminata classe dirigente dell'avvenire. Credette fermamente e sinceramente a questa missione, ma non seppe applicarla nel modo migliore. Creò una squadra, ma non seppe renderla autonoma. Non riuscì a fare in modo che essa potesse proseguire da sola e riformarsi dall'interno, ed in tal modo sopravvivergli. Cesarotti cadde nel difetto di affezionarsi troppo al proprio ruolo pedagogico in sé, senza pensare alle conseguenze per gli allievi, e perdendo man mano contatto con la Storia. Anziché formare gli allievi, volle replicare se stesso in loro, imponendogli il proprio modello letterario ed affettivo perché a loro volta lo ripetessero uguale. Padre troppo affettuoso, viziò i "figli" e dimenticò il ruolo fondamentale dell'educazione, ossia non quello di creare un individuo ma di aiutarlo a trovare autonomamente la propria strada. Tradì in tal modo il suo stesso insegnamento letterario: predicò dalla cattedra e dai libri di non idolatrare nessuno, ma al momento della gloria accettò di divenire oggetto di culto. Dimenticò, o forse mai comprese davvero la natura storica della letteratura, come di un continuo, un progresso, uno sviluppo di idee necessariamente destinate ad evolversi col mutare dei tempi, da insegnare parallelamente al corso degli eventi e, se possibile, di partecipare a modificarli. Non comprese che persino il cesarottismo necessitava di una riforma interna, senza la quale non sarebbe sopravvissuto alla selezione della Storia. Cesarotti ebbe grandi intuizioni, ma gli mancò il tempo di metterle in pratica, e fu circondato da una squadra di allievi non in grado di farlo al suo posto, perché mai formata a tale compito. Previde i nuovi tempi ma non volle riconoscerne l'arrivo, e ne rimase deluso e travolto. Vide il nuovo secolo, quel secolo che egli stesso aveva preconizzato ma, una volta giunto, non seppe accettarlo: gli eventi procedettero troppo veloci e superarono le sue capacità di comprensione. Volle riforme, e si ritrovò addosso una rivoluzione. In mezzo a un mare di lodi e di glorificazione, un solo allievo sembrò accorgersi per tempo di questi limiti. La critica del Foscolo è stata esemplare nel mostrare con tempismo e lucidità i limiti della scuola cesarottiana. Fu l'allievo ribelle a capire che ciò che davvero mancava in quel gruppo era qualcuno che da quel magistero, da quella teoria di apertura e di rinnovamento, ricavasse concretamente nuova poesia, la poesia dei nuovi tempi e del nuovo secolo. A capire che il gruppo cesarottiano era un'eccellente fase di rodaggio, che sapeva preparare le macchine ma che non avviava un processo di trasformazione. I fatti gli diedero ragione. Giunto il nuovo secolo, la scuola cesarottiana mostrò tutta la propria crisi. I "figli" ed allievi, una volta diventati professori, non "salirono di fama", come appunto aveva notato Foscolo, e - aggiungiamo noi - non riuscirono a fondare un magistero altrettanto incisivo ed innovatore: ebbero allievi illustri, ma nulla di anche solo vagamente simile a quello che il Cesarotti era stato capace di assemblare. Mario Pieri, ottenuta la cattedra padovana, fu freddo e impacciato in classe, e distante dagli studenti: l'eloquente racconto, da lui stesso lasciatoci, dei fischi ricevuti ad una lezione dice tutto.1179 Non ebbe a sua volta né "figli" né allievi prediletti, né seppe metter su una squadra; non divenne il mentore di nessuno, e dopo appena sette anni riuscì - bontà sua - a farsi giubilare ed a ritirarsi a vita privata, letteraria sì ma fieramente solitaria. Giuseppe Barbieri, pur titolare di un insegnamento più duraturo, mostrò gli stessi limiti. Proseguì la lezione del "padre" in analoga solitudine, anch'egli bersagliato dal suo studente più celebre e promettente. Nel complesso, ottenne molto più sèguito come predicatore quaresimale.1180 Giuseppe Greatti ottenne la direzione di un collegio ma non si ha notizia di suoi continuatori. Angelo Zendrini visse lo stesso distacco, chiuso nei propri studi. Rarissimi i contatti di questi allievi con personalità europee: i loro carteggi sono pressoché limitati alla sola Italia, con larga preferenza per il Triveneto: nulla, assolutamente nulla di paragonabile alla rete epistolare a suo tempo intessuta dal Cesarotti, intellettuale rinomato ed aperto che aveva insomma creato una generazione di piccoli ingegni "locali", isolati, oggi per lo più dimenticati o ricordati unicamente come allievi di tanto maestro. Ma era Cesarotti stesso, in fondo, il principale responsabile di questo fallimento. Era lui a non aver saputo riconoscere il proprio continuatore. Molto più che nel docile Barbieri, era proprio nel giovane, irruento Foscolo che egli aveva avuto il migliore allievo. Non poté né volle accettarlo tra i suoi "figli": quel giovane e promettente poeta si muoveva troppo autonomamente, ne ebbe paura. In lui, Foscolo non aveva mosso solo sentimenti di paternità, ma anche di gelosia e d'impazienza. Cesarotti provò a moderarlo e a riassorbirne l'ingegno nel sicuro recinto della propria scuola, ma non riuscì ad irregimentarlo in quel tipo di educazione, in quella pedagogia letteraria da lui organizzata e affinata in cinque decenni di magistero ma che, alla fin fine, altro non lasciò in eredità al mondo poetico italiano che una breve generazione di epigoni ossianisti. Una generazione già individuata dal Foscolo, e definitivamente affossata da Luigi Carrer, lui sì degno erede, veneto e in Veneto, del magistero cesarottiano e foscoliano, come mostra il suo illuminante articolo Gli ossianeschi (1837), fine analisi della "crisi" del cesarottismo che concludeva per sempre la fase ossianica della letteratura italiana. Non Barbieri, insomma, ma Foscolo fu il vero "figlio" di Cesarotti. Ma Cesarotti non se ne accorse, non sembrò capirlo. Troppo affezionato al proprio ruolo ed al proprio modo di vedere gli affetti, e la letteratura che da quegli affetti doveva prendere ispirazione, trattò Foscolo da ribelle, e non comprese che era proprio questi ad aver assimilato e messo in pratica il suo insegnamento di proiezione verso il nuovo, di apertura al bello in ogni sua forma, di libertà creatrice scevra da qualsiasi idolatria. In questo davvero Foscolo superò il maestro. Non si fece intaccare dai pregiudizi della scuola. Apprese il metodo cesarottiano, e lo applicò sistematicamente a tutti: ad Alfieri, a Parini, a Monti, ed allo stesso Cesarotti. Tracciò la sua strada, in Italia e fuori d'Italia e, a differenza dei prediletti cesarottiani, seppe trovare elementi validi tra i propri allievi, e valorizzarli. Trovò Di Breme, Berchet, Pellico, Borsieri, e gettò con loro le basi di una nuova scuola e di un nuovo magistero adatto ai nuovi tempi e, proprio per questo, molto più duraturo.
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Barreca, Francesca. « Le belle infedeli : l'Iliade in versi e in prosa dell'abate Melchiorre Cesarotti ». Thesis, McGill University, 1992. http://digitool.Library.McGill.CA:80/R/?func=dbin-jump-full&object_id=68070.

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Résumé :
The following work consists of a careful analysis of the translation of the Iliad by Homer prepared by Melchiorre Cesarotti. Caught amidst the dilemma of loyalty to the original and the beauty of translation, Cesarotti decided to compose two versions: one in blank verses and the other in prose. This work is therefore none other than a comparison between Cesarotti's version in poetry and the version in prose.
The first part deals briefly with a few details on the criticism that Cesarotti's work raised.
The second part consists of the comparison work, which is subdivided in "Canti" (as Cesarotti's version in poetry) because the work proposes to compare the version in poetry to the version in prose and not vice-versa.
The last part examines the artistic value of Cesarotti's translations and the place they occupy in Europe in the eighteenth century.
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Scagnetti, Matteo. « Il Tieste di Ugo Foscolo e l’estetica teatrale di Melchiorre Cesarotti. Per la storia e le implicazioni di un’inconciliabilità ideologica e filosofica ». Thesis, Sorbonne Paris Cité, 2019. http://www.theses.fr/2019USPCA044.

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Résumé :
Ce travail approfondit la pièce théâtrale de jeunesse de Ugo Foscolo (1778-1827), célèbre poète italien vécu entre la fin du XVIIIème siècle et les premières décennies du XIXème. La pièce en question, le Tieste, n‟est pas seulement remarquable pour le jeune d‟âge de l‟auteur, encore adolescent, mais parce qu‟elle dévoile une idée de la littérature encore inconnue à son époque. Le Tieste est une tragédie qui ne respecte pas les conventions généralement acceptées à son temps, et ceci sur le double niveau du style et du contenu, tout à fait modernes et définitivement affranchis de la philosophie des Lumières.Afin de démontrer l‟envergure de l‟opération du poète vénitien, cette thèse se concentre sur le rapport entre l‟idéologie et, pourrait-on même dire, les préceptes du philosophe padouan Melchiorre Cesarotti (1730-1808), et la tragédie de Foscolo. Les idées de Cesarotti sur le théâtre étaient une sorte de Bible, qui prévoyait pour la tragédie des caractéristiques bien précises, autant qu‟une vision optimiste de la vie et de la société humaine, avec la victoire (du moins morale) des personnages vertueux et la défaite des personnages cruels.Le Tieste démonte morceau par morceau les caractéristiques qui selon Cesarotti font une bonne tragédie, en mettant en scène deux personnages qui devraient être positifs mais se révèlent confus et impuissants, tandis que le dictateur, impitoyablement, détruit les autres personnages, sans une vraie raison, comme un metteur en scène sadique qui joue avec ses marionnettes.L‟inexplicabilité du mal et son ineffabilité marquent la fin d‟un monde Ancien Régime pour permettre à l‟homme de s‟interroger sur ses peurs les plus profondes. C‟est là la valeur du Tieste, qui peut être donc considéré comme un texte qui ouvre à l‟époque contemporaine
This work analyzes the tragedy written by Ugo Foscolo (1778-1827) at the end of his adolescence : Tieste. The drama has not been sufficiently studied yet, but presents various and important elements of interest. The idea of literature emerging from it is definitely new, and Tieste tries untrodden ways, incompatible with the dominant idea of tragedy at its epoch.Most of all, Tieste marks a rebellion against the aesthetic canons of Melchiorre Cesarotti (1730-1808), a well-known philosopher who had a deep influence in the theatrical field and who had established the standards of a good tragedy. Cesarotti‟s parameters were still those of the Enlightenment, and imposed a moral message to every tragedy, whose characters should be rewarded or punished on the basis of their goodness or their wickedness. For Cesarotti, a character would have encountered an unfavourable fate only as a consequence of a moral crime. His virtue, instead, would have avoided any danger.In Foscolo, on the contrary, there is no providence, and the destiny of human beings doesn‟t depend on their behaviour. Virtuous characters are powerless and succumb without even understanding why, while the evil tyrant triumphs, moved only by his sadism.The evil is ineffable and inexplicable, and Reason, which solves every problem in Cesarotti‟s Weltanschauung, is now helpless and meaningless. Foscolo‟s first tragedy therefore represents the transition from an Ancien Régime world view to the phantoms and the nightmares of the contemporary age, when no certitude is possible anymore
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Livres sur le sujet "Melchiorre Cesarotti"

1

Melchiorre Cesarotti. Padova : Esedra editrice, 2011.

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2

Melchiorre Cesarotti e le trasformazioni del paesaggio europeo. Trieste : EUT, 2010.

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3

Ranzini, Paola. Verso la poetica del sublime : L'estetica "tragica" di Melchiorre Cesarotti. Ospadaletto (Pisa) : Pacini, 1998.

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4

Gennaro, Barbarisi, et Carnazzi Giulio, dir. Aspetti dell'opera e della fortuna di Melchiorre Cesarotti : Gargnano del Garda (4-6 ottobre 2001). Milano : Cisalpino, 2002.

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5

Gennaro, Barbarisi, et Carnazzi Giulio, dir. Aspetti dell'opera e della fortuna di Melchiorre Cesarotti : Gargnano del Garda (4-6 ottobre 2001). Milano : Cisalpino, 2002.

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6

Rizzo Patarol, Francesco, conte, b. 1770. et Fantato Michela, dir. Parleremo allora di cose, di persone, di libri-- : Lettere di Melchiorre Cesarotti a Francesco Rizzo Patarol. Venezia : Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, 2006.

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7

Giampaolo, Zagonel, dir. Quirico Viviani (Soligo 1780-Padova 1835) : Letterato, scrittore, poligrafo e traduttore discepolo di Melchiorre Cesarotti : vita, opere scelte, lettere. Vittorio Veneto (Treviso) : D. De Bastiani, 2009.

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8

Viviani, Quirico. Quirico Viviani (Soligo 1780-Padova 1835) : Letterato, scrittore, poligrafo e traduttore discepolo di Melchiorre Cesarotti : vita, opere scelte, lettere. Vittorio Veneto (Treviso) : D. De Bastiani, 2009.

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9

Cesarotti, Melchiorre. Dell'epistolario Di Melchiorre Cesarotti. HardPress, 2020.

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Chapitres de livres sur le sujet "Melchiorre Cesarotti"

1

« Melchiorre Cesarotti Il Fanatismo ossia Maometto profeta : tragedia di Voltaire (1742) – la traduction italienne de la tragédie voltairienne Le Fanatisme ou Mahomet le prophète (1741) ». Dans Cultural Transfer through Translation, 83–102. Brill | Rodopi, 2010. http://dx.doi.org/10.1163/9789042029514_006.

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